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Recensione del film Il Giglio Nero, Tesine universitarie di Storia E Critica Del Cinema

Una recensione del film Il Giglio Nero, diretto da Mervyn LeRoy nel 1956. Il film è di genere drammatico/psicologico ed è ispirato all'omonimo romanzo di William March. La trama ruota attorno alla giovane Rhoda Penmark, una bambina bionda e graziosa, ma con una doppia personalità. la critica sociale presente nel film e la rappresentazione innovativa del bambino come creatura amorosa e innocente. La recensione si concentra anche sulle espressioni dei protagonisti e sulle inquadrature che mostrano la bilateralità del personaggio di Rhoda.

Tipologia: Tesine universitarie

2020/2021

In vendita dal 29/04/2022

Valeria071295
Valeria071295 🇮🇹

4.4

(22)

43 documenti

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Scarica Recensione del film Il Giglio Nero e più Tesine universitarie in PDF di Storia E Critica Del Cinema solo su Docsity! RECENSIONE “IL GIGLIO NERO” “Il Giglio Nero” (The Bad Seed) è un film di genere drammatico/psicologico del 1956 diretto da Mervyn LeRoy, ispirato all’omonimo romanzo di William March. Tra gli interpreti principali ricordiamo Nancy Kelly nel suolo di Christine Penmark, e Patty McCormack nel ruolo di sua figlia Rhoda. Passiamo a parlare della trama. In una cittadina americana vive la giovane Rhoda Penmark, una bambina bionda e graziosa, dai modi precisi ed eleganti. E’ circondata dall’amore dei genitori, Christine, donna semplice ma fragile, spesso tormentata da incubi riguardanti la sua infanzia, e Kenneth, un militare in procinto di partire per lavoro. Durante l’annuale festa della scuola della bambina, il piccolo Claude Daigle muore annegato. In seguito ad alcune vicende si scopre che l’ultima persona vista assieme a lui era proprio Rhoda. La storia si svolge quasi sempre all’interno, nel salotto di casa Penmark. La camera si sofferma spesso sui volti dei protagonisti, in particolare quello di Christine, mostrando l’espressione di dolore tipica di chi comincia a sospettare della propria figlia. Allo stesso modo, le riprese ci mostrano le espressioni di disinteresse di Rhoda nei confronti delle persone a lei vicine, segnale che qualcosa in lei sicuramente non va. Certo, all’epoca deve essere stato strano vedere uscito al cinema un film con tematiche del genere. Uno degli aspetti più innovativi della pellicola è il ribaltamento della prospettiva del bambino dipinto come creatura amorevole ed innocente, presentandoci invece un mostro che racchiude dentro di sé una doppia personalità. Questo ci viene mostrato dal regista stesso con numerose inquadrature di Rhoda nello specchio, quasi a voler marcare questa bilateralità. Alla base di tutto c’è sicuramente una critica di fondo alla società. Rhoda è nata un una famiglia americana borghese, condizione privilegiata che le consente di risultare sempre innocente agli occhi degli adulti. Il regista ci mostra l’incapacità di queste persone di andare oltre le apparenze, oltre la loro condizione di cecità fissa. Ne sono una esempio la vicina di casa Monica e il padre di Christine, il quale ammettendo i problemi della nipote rischierebbe di mettere a repentaglio la sua reputazione di scrittore ed uomo di successo. Ed in generale, anche la felicità della sua famiglia.
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