Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

recensione del libro, Esercizi di Epistemologia

recensione del libro per l'esame

Tipologia: Esercizi

2021/2022

Caricato il 23/05/2023

beninivaleria12
beninivaleria12 🇮🇹

2 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica recensione del libro e più Esercizi in PDF di Epistemologia solo su Docsity! TECNOUTOPIE Tecnoutopie è un libro dell’ex responsabile delle pagine culturali del quotidiano “il manifesto” Benedetto Vecchi. È un testo postumo ed incompiuto che rappresenta un omaggio alla sua ricerca, tant’è che il libro si compone effettivamente in 58 pagine, mentre la seconda parte è composta da ‘altri scritti’ di cui un’intervista all’autore, scomparso prematuramente dopo una lunga lotta contro la malattia, nel gennaio 2020. Sua moglie Laura, con l’aiuto del professor Sergio Bianchi, sono riusciti ad ultimarlo e pubblicarlo con la casa editrice Derive Approdi di cui era uno dei fondatori del lavoro editoriale, alla quale “Benedetto aveva sottoposto il progetto”, come citato nel libro dalla stessa Laura. È un libro carico che, pur nella sua parzialità, riesce a far rammaricare quelli che avrebbero potuto essere i maggiori punti di riflessione e pensieri dell’autore, con un tentativo di riconquistare politicamente la dimensione del futuro. Ci racconta di questa dimensione utopica e distopica che le tecnologie comportano, e che abbiano da sempre spinto le persone ad immaginare un futuro perfetto, ad esempio senza lavoro, o nel quale il lavoro viene svolto da macchine, o un futuro distopico nel quale noi siamo completamente dipendenti dalle macchine. Le nuove tecnologie prospettano scenari illusori e che possono avverarsi in futuro, suscitando speranza e fiducia nel progresso. In ogni caso, il potenziale trasformativo di queste tecnologie porta anche con sé molti dubbi sugli effetti negativi della loro diffusione. Per sfruttare completamente le potenzialità del progresso scientifico, siamo chiamati ad assumere il ruolo di consapevoli creatori del nostro futuro. In Tecnoutopie, l’autore ha sottolineato come la ragione ha sempre bisogno dell’immaginazione sia per ammettere le forme del dominio sociale sia per rovesciarle e trasformarle. Internet mantiene le utopie tecno-ottimistiche ma anche potenti visioni distopiche: la sfida è sempre di immaginare e discutere sul futuro per poterlo costruire. Un’opzione semplice e vivamente estrema in una società che accetta l’evoluzione come un dato di fatto e rinuncia all’entusiasmo verso il futuro del desiderio, inteso come capacità di tenere insieme l’analisi, l’approfondimento e la forza profonda degli utopistici: è qui che si trova il principio del “socialismo scientifico”, per cui solo a partire dai valori e da un certo desiderio di futuro si può costruire sia una vera scienza sociale sia un’azione politica in grado di dare incentivo ad una buona società e una buona vita. L’utopia viene interpretata come ‘impossibile’ all’inizio della Grecia, mentre oggigiorno viene tradotta in ‘qualcosa di possibile’. La scrittrice e glottoteta statunitense Ursula K. Le Guin ha studiato sentieri sconosciuti del fantasy, forzando i generi letterari, ma avendo la capacità di demolire il continuo temporale tra passato, presente e futuro, riportando un’idea di utopia dove l'immaginazione di mondi possibili poteva prospettare una realtà che aveva determinate radici nelle potenzialità congenite nel mondo. Molto lontano anche da quella favola per adulti che parla di un mondo dove la miseria e la condanna al lavoro sono stati esiliati e tutti i lavori sporchi sono svolti da macchine intelligenti, disposte a qualsiasi ordine umano, nel rispetto delle leggi sui robot compliate dallo scrittore e biochimico Isaac Asimov, un progressista ma prigioniero nello spirito del suo tempo perché convinto che la scienza avrebbe risolto i problemi dell'umanità, anche se questo avrebbe potuto condurre a governi mondiali. Egli riporta l’utopia a narrazione di ‘isola che non c’è’, una possibilità che con la realtà non ha nessun legame che non sia quello di riprodurre i rapporti di potere in corso. Nel volgere degli anni sono mutati i termini dell’antitesi tra realismo e immaginazione che ha esercitato il dominio nel ragionamento dell'utopia: ‘l'isola che non c'è’ è stata mappa di continenti esaminati con la mente, rivelandosi una critica all'ordine sociale che collocava in un indeterminato altrove il mondo nuovo da erigere. Bisogna redigere un ordine del discorso plausibile prima di introdursi nel labirinto dell'utopia concreta, cioè di quel tentativo di dare uno status teorico a un «principio speranza» per il quale, come afferma il filosofo Ernst Bloch, bisogna parlare di quella natura umana che ha permesso all'animale umano di arrivare ad una statura eretta che lo differenzia dai suoi antenati. Ciò che è manifesto nei testi prodotti nell’Illuminismo è che i due termini possono essere disfatti in un unico ‘divenire storico’, poiché il mondo può essere svincolato dal rapporto con un Ancient Regime arrivato alla sua decadenza grazie della ragione. Per gli illuministi non c'è una ‘Città nuova’ da raccontare perché il mondo nuovo non è da scoprire, il futuro è a portata di un’immaginazione incoraggiata dal potere della ragione. L'utopista può tralasciare di essere un’”amico dell'impossibile” perché l’utopia può diventare un’anticipazione del futuro attraverso la mobilità di un'immaginazione dove la riproduzione del possibile è definita nell’inconfessato del divenire degli eventi, rivelandone il temperamento realista, così come reale è tutto ciò che viene ritenuto essere possibile agire nel modello di ordine sociale da concretizzare. Lo storico della filosofia polacco Baczko, riconosceva all’illusione del regno della libertà una forza immaginativa e normativa delle relazioni sociali che trovava la sua costituzionalità nell’Illuminismo, il primo momento dell’umanità in cui l'utopia aveva perso il carattere irreale che aveva, poiché risposta vincolata al potere asfissiante dell'ordine imperiale e chiesastico per incaricarsi della cornice di un’eventuale pratica vicina agli umani. Baczko prima di costruire il suo principio speranza ha preso in considerazione tutte le forme di utopia, da quelle di Tommaso Moro e Tommaso Campanella, sgranando la successione del possibile fino ad ammirare la saggezza dei falansteri del Settecento, esaminando il principio che le muoveva e il limite che le avvolgeva: erano tutte chiuse al futuro. Non c’è da stupirsi se l'interregno ha avuto una declinazione poliedrica dai cultural studies, all'interno dei quali la conciliazione tra passato, presente e futuro, viene abbandonata a beneficio di regimi temporali discordanti perché quelli in atto sono formula di un potere da parte del capitale rispetto a forme di vita superbe a quelle predominanti. Per tutti i decenni del Novecento sono stati prodotti decine e decine di film e libri su catastrofi dove la scienza è impiegata a salvatore di un mondo salvato da una possibile apocalisse da uno scienziato dissidente che si pone in rotta di divergenze con i paradigmi dominanti, Hollywood è un fenomeno di finanziamenti per film che richiamano sempre lo stesso scenario: l'annuncio di un disastro imprevisto e la trasformazione in catastrofe gestibile, con smisurate perdite umane e sociali, ma nulla di incontrastabile è dato. Il sociologo francese Foucault è convinto che quello che si sta manifestando segna una incoerenza nell'ordine del discorso dominante: esamina gli autori ritenuti ‘minori’ nel campo tradizionalista, rimanendo colpito dalla loro capacità di conservare e potenziare forme di comunicazione e di scambio intellettuale, nonché dalla loro capacità di produrre opinione pubblica, perché tutti orientati a immaginare un altro futuro politico e sociale da quello sognato dagli altri tradizionalisti. Foucault pone qui le basi di una rappresentazione della forma stato che i neoliberisti stanno sviluppando, in cui viene disapprovata la diffusa secondo la quale “il meno stato e più mercato” sostenuto è solo una frase fatta che implica un’inarrestabile centralità del Politico, e dello Stato nazione, che ha la funzione di educare l'uomo nuovo che corrisponde ma si allontana dalle proverbiali figure dell'individuo proprietario e dell'homo oeconomicus di Gary Becker, un soggetto che agisce solo per motivazione economica, legato alla massimizzazione della ricchezza. Frederic Jameson mette a rapporto l’utopia con la fantascienza in un saggio ha messo in relazione l'immaginazione del futuro in forma di parola con la produzione dell'ideologia e con la rappresentazione realistica della società. il filosofo segue lo schema teorico dell'utopia dello scrittore filosofo tedesco marxista Ernst Bloch, principalmente quando mette in turbamento il desiderio e bisogno e tra equivalenza e dissomiglianza. La disoccupazione di massa per produzione automatizzata diffusa, la comunicazione sociale deliberata a un avvicendamento e misurazione di like nel momento in cui i frame nei social network ne pronunciano distintamente il ritmo come enti che circoscrivono a quanto punto le relazioni sociali nelle quali ognuno di noi è impegnato e dove la consapevolezza di capitale sociale o/e intellettuale designa un fattore da dilapare nel mercato del lavoro cittadinanza e nel diritto di una condizione di libero mercato e di capitalismo radicale.
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved