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Recensione del libro "Mongolia,la terra degli inseguitori di nuvole." di David Bellatalla, Appunti di Antropologia Culturale

Recensione/commento del libro "Mongolia,la terra degli inseguitori di nuvole" di David Bellatalla

Tipologia: Appunti

2018/2019

Caricato il 12/06/2019

Utente sconosciuto
Utente sconosciuto 🇮🇹

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Scarica Recensione del libro "Mongolia,la terra degli inseguitori di nuvole." di David Bellatalla e più Appunti in PDF di Antropologia Culturale solo su Docsity! Mongolia di David Bellatalla Ho letto questo libro in poche ore, non riuscivo a smettere di leggere, ogni capitolo mi affascinava e suscitava in me nuovi pensieri ed emozioni. L’autore è un personaggio straordinario, da La Spezia, sua città natale, si è trasferito ad Ulan Bator, capitale della Mongolia, dove insegna antropologia; questa sua scelta mi ha colpito, vivere lontano da casa, in un ambiente e in una società molto diversi, è segno di un grande coraggio intellettuale ed emotivo, rivela l’interesse e la passione, straordinari e ammirevoli, per ciò che è totalmente lontano dal nostro mondo, non solo geograficamente ma anche culturalmente. Mentre leggevo le bellissime descrizioni della vita dei popoli nomadi e dei paesaggi della Mongolia, la steppa, le montagne lontane, il cielo dal colore azzurro profondo e blu, e poi il lago Bajkal, la tundra e la taiga, ho percepito l’amore profondo di David Bt (che penso sia la scherzosa abbreviazione di Bellatalla, come lo chiama l’inseparabile amico Dino) per questi nomadi e per le loro tradizioni. Un grande amore perché David, in molti passaggi dei vari capitoli, vuole farci capire quanto importanti siano la cultura e le usanze di questi popoli, nei quali lui quasi si identifica, come quando scrive, nel capitolo Il filo di Arianna, che vorrebbe “ritrovare il nomade sepolto dentro di me” (pag.42). La narrazione del libro è scorrevole, mai noiosa o prolissa, anzi sempre ricca di pensieri, sensazioni ed emozioni dell’autore che rendono la scrittura viva e coinvolgente, e a me sembrava quasi non di leggere un libro ma di avere davanti a me David che raccontava le sue bellissime storie: nel primo capitolo i miti dei mongoli nomadi, il mito della creazione e le epopee degli eroi, la figura mitologica del lupo, l’universo e il mistero dell’ignoto che ancora oggi non abbiamo decifrato; poi il viaggio in treno con la Transiberiana in territori a volte monotoni e desolati, ma che sempre attraggono l’autore perché in essi si rispecchiano i suoi stati d’animo e “ il fluire del paesaggio mi conduce lungo i sentieri più intimi dell’anima” (pag.41); la cerimonia di guarigione di una donna malata che la sciamana deve guarire, la vita delle famiglie nomadi nelle gher, le tende di feltro, i cibi e le bevande tradizionali. Tutti i capitoli svelano (uso il verbo “svelano” perché per me sono veramente rivelazioni di un mondo sconosciuto, che solo attraverso questo libro ho cominciato a conoscere e a capire) fatti, personaggi, situazioni e argomenti interessanti; tuttavia ho trovato difficoltà nel leggere le parti più dettagliate sui riferimenti storici (Unni, Attila, Gengis Khan), sui riferimenti etnologici e linguistici e su quelli politici a proposito della situazione della Mongolia prima e dopo la sudditanza alla Russia, però qualcosa ho imparato e potrò approfondirli. Mi è piaciuto molto il capitolo “Lo specchio di Alice”, perché mi ha fatto conoscere un altro aspetto di David, il suo grande spirito di umanità e di solidarietà. Anche per questo lo considero una persona eccezionale, da cui possiamo trarre esempio per approfondire e migliorare tanti aspetti della nostra vita; penso alle potenzialità che abbiamo e che dovremmo esprimere e rendere concrete. In questo capitolo David si avventura nella terra degli uomini- renna, il popolo della taiga; per raggiungere i loro campi nella taiga il viaggio è lungo e pericoloso, le ultime due giornate vanno percorse a cavallo, dopo il guado del fiume Yenisei su una zattera. Il popolo degli Tsaatan, allevatori di renne, vive isolato nella taiga, in armonia con la natura, in uno dei luoghi più remoti del pianeta; ma purtroppo una strana malattia uccide le loro renne e gli Tsaatan non conoscono rimedi per curare i loro animali. David si rende conto che nessun ente nazionale o internazionale di Ulan Bator prende provvedimenti, quindi scrive una bellissima lettera che denuncia con forza la grave situazione e che viene pubblicata da molti giornali. Così la storia degli Tsaatan ha fatto il giro del mondo e gli aiuti sono arrivati grazie al progetto “Save the taiga people”. Il signicato del titolo del capitolo “Lo specchio di Alice” è che dobbiamo attraversare lo specchio ed entrare dall’altra parte, come fa Alice, cioè vedere le cose da un altro punto di vista e vivere esperienze diverse, in un mondo diverso dove impegnare le nostre energie nascoste. David lo fa costantemente, entrando nel mondo dei popoli nomadi, spesso in ambienti estremi dove mette alla prova se stesso; è uno stimolo ad avere coraggio e a offrire solidarietà a chi ne ha bisogno, senza mai voltarsi dall’altra parte, in un percorso che è un viaggio dentro noi stessi, per migliorarci. Come dice David “la nostra meta è il viaggio”.
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