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recensione del libro, Sintesi del corso di Pedagogia

recensione del libro accurata e originale

Tipologia: Sintesi del corso

2022/2023

Caricato il 02/05/2023

marisa-grieco
marisa-grieco 🇮🇹

2 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica recensione del libro e più Sintesi del corso in PDF di Pedagogia solo su Docsity! Grieco Marisa Tramma S.(2019). L’educazione sociale. Roma-Bari: Laterza. L’educazione sociale è un manuale pedagogico redatto da Sergio Tramma, nonché professore di Pedagogia generale e Pedagogia sociale presso l’università degli Studi di Milano-Bicocca. Autore di più recenti testi pedagogici riunisce la maggior parte dei suoi scritti sotto un argomento di suo particolare interesse: l’educazione diffusa e la sua evoluzione. Tema ricorrente (quanto complesso) da circoscrivere a causa delle continue mutazioni sociali, e conseguenzialmente educative, verificatesi nell’ultimo decennio. L’Autore svolgendo corsi universitari in Scienze della formazione, indirizza la stesura di questo testo, in primis, ai suoi studenti, educatori, pedagogisti e professionisti del settore educativo. Ma che cos’è l’educazione? Con il termine educazione si designano quell’insieme di valori, comportamenti, saperi e competenze appresi. Ha un carattere binario definito universale (tutti apprendono) – particolare (tutti apprendono in un determinato tempo e luogo). Ma perché sociale? Il sociale è educativo, vi è un rapporto proporzionalmente inverso tra educazione e società: l’educazione è sociale, il sociale è educativo. L’educazione sociale fornisce quei saperi e quelle competenze che si intrecciano con gli episodi formali di cui l ’esperienza si pone come guida. La storia lo dimostra. Da sempre le istituzioni primarie e i luoghi educativi tradizionali e/o formali dicono essere la famiglia e la scuola, ma oggi, con l’evolversi socio-culturale, «l’educazione è dappertutto» (pag. 3), prescinde dai tempi, spazi e luoghi. Senza dubbio la scuola è un’agenzia formativa ma l’educazione si compie in un sistema più ampio: l’educazione formale è affiancata da quella informale; i tempi di apprendimento non sono ristretti alla giovane età, ma si estendono anche verso quella più adulta ed anziana, e non si apprende soltanto nei contesti scolastici, ma qualsiasi spazio (individuale o collettivo) potrebbe risultare educativo. Si parla dei mass media, delle Chiese, dei gruppi dei pari, della globalizzazione, delle immigrazioni, dell’ambiente, e ovviamente, non si può non considerare il contesto soci-culturale in cui si vive. Le attività scolastiche si confrontano costantemente con quelle extra-scolastiche, che, a causa delle loro modalità oppositore di agire (educazione formale vs educazione informale), tendono ripetutamente a scontrarsi. Dal secondo dopoguerra ad oggi si sono susseguiti una serie di eventi significativi a livello economico, politico e culturale, che hanno contribuito all’affermarsi di nuove espressioni educative, alla modifica e/o alla scomparsa delle medesime, ed è opportuno sottolineare l’impatto che queste trasformazioni hanno avuto sull’identità individuale. Un’esperienza fondamentale per la definizione dell’identità individuale è il lavoro: forma e educa. Educa ad acquisire competenze in grado si essere applicate in uno specifico campo e allo sviluppo della personalità. Il lavoro dovrebbe essere il fine ultimo del progetto educativo scolastico, ma è frutto di acquisizioni formali e informali. Con l’educazione sociale l’identità individuale, intesa come il proprio essere, come entità diversa dalle altre, diventa identità sociale, cioè entità collettiva. Si sviluppano rapporti tra l’io e il noi, tra sé stessi e gli altri grazie a diverse esperienze educative: religiose, di classe, di genere, etnia, ecc. Elemento di profonda separazione tra educazione premoderna e moderna è la nascita della Costituzione Italiana (1946), che in seguito al periodo fascista, ha segnato un progetto pedagogico in grado di (ri)educare gli italiani ad una nuova esperienza di vita democratica. Ci si affaccia ad un nuovo mondo fatto di leggi non più proibite, ad un mondo educativo che fa a pugni con l’educazione ufficiale, in cui i protagonisti prendono atto di questa realtà e si battono per essa: l’estensione al diritto di voto a tutti i cittadini maschi (1918) e poi alle donne (1945) ne è un esempio. La povertà del dopoguerra ha educato i cittadini al successivo benessere del “boom economico” della rivoluzione culturale degli anni ’50-’70. «La miseria educa a chi la subisce…educa a non avere alternative, sino a quando tali alternative non sono intraviste all’interno di periodi di cambiamento» (p. 34-35). Alla famiglia “tradizionale” si affiancano quella ricomposta e, successivamente, quella omosessuale. Si cerca di tramandare da una generazione all’altra quell’educazione dominante, composta da determinati valori che i più “giovani” dovrebbero captare dagli insegnamenti dei più “vecchi”, ma questa visione di educazione è stata oggetto di profonda criticità causa cambiamenti culturali radicali. L’Autore ne ripropone diversi. Una delle più rilevanti esperienze educative era data dal servizio militare obbligatorio, addestramento formale composto da regole non discutibili. Oggi, la scelta di entrare nelle forze armate è facoltativa, sia per gli uomini che per le donne (all’epoca totalmente escluse dall’inderogabile leva militare), e tutto ciò ha condotto ad un’educazione diversa tra chi si è sottoposto e chi si è privato di tale servizio. Il territorio urbanistico è sempre stato ricco di esperienze sociali educative: la città educa alla mobilità e all’immobilità, alla cultura locale, alle relazioni con gli altri. È ricca di istituzioni e attività formative che concorrono a educare la popolazione.
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