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Recensione film”Dante”, Appunti di Letteratura Italiana

Argomento prova in itinere jossa

Tipologia: Appunti

2023/2024

Caricato il 19/01/2024

Erika2310
Erika2310 🇮🇹

4 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Recensione film”Dante” e più Appunti in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! “Dante” è il titolo affidato ad un film dell’anno 2022 diretto da Pupi Avati. Le riprese di questo film sono iniziate il 28 giugno 2021 e si sono svolte in Umbria ,Emilia Romagna e Lazio. Il 16 giugno 2022 all ‘Auditorium di via della conciliazione a Roma ,si è tenuta la première della pellicola a cui era presente anche il presidente della repubblica, Sergio Mattarella. Il film è uscito nelle sale cinematografiche italiane il 29 settembre 2022. Smarrimento. Questo è ciò che prova lo spettatore alla vista di queste immagini. Ci si trova nel mezzo del cammin di una vita che per la verità sta già al termine e ci si domanda dove sia quel Dante Alighieri così composto e incatenato a quelle logiche politiche e ideologiche così distanti dalla modernità che segna una netta distanza tra noi e il poeta. Eppure tutto questo non si avverte. Lo smarrimento è il sentimento da cui ci sentiamo scossi dinnanzi un’immagine di Dante Alighieri che non sentiamo gli possa appartenere . Il poeta della Divina Commedia si sgretola,cessa di cingersi la testa d’alloro,di porsi sul piedistallo della conoscenza; si spoglia di perfezione per farsi uno di noi. Ci aspettavamo un film che parlasse di Dante col fare istituzionale di chi lo ha studiato ,ci troviamo invece di fronte il desiderio di risarcire il Sommo poeta ,restituire agli spettatori una fotografia puramente umana di colui i cui verso abbiamo imparato a memoria ,talvolta senza mai davvero capire. Il regista e sceneggiatore di Dante sa che per approcciarsi alla grandezza occorre grandezza,perciò nega di proporre una riproduzione autobiografica ,consegnandoci invece il racconto di un racconto nei panni di Giovanni Boccaccio. Sergio Castellitto,che lo interpreta,si fa per certi versi l’alter ego di Pupi Avati,donandoci un Boccaccio appassionato che deve a Dante l’amore per la poesia. Il film diretto da Pupi Avati si apre nel 1350, circa trenta anni dopo la morte di Dante a Ravenna, dove si trovava a scontare l’esilio impostogli da Firenze. Nei decenni successivi alla morte dell’Alighieri, la sua fama cresce, grazie alla divulgazione della Commedia. Uno dei più appassionati divulgatori dell’opera dantesca è Giovanni Boccaccio. Sarà lui a offrirsi di assumere il compito di andare a cercare la figlia del poeta, Beatrice, monaca in un convento a Ravenna, per consegnarle dieci fiorini d’oro da parte di Firenze, a titolo di risarcimento per le ingiuste sofferenze inflitte anni prima al padre e alla sua famiglia. L’autore del Decamerone deciderà sin da subito di rendere il lungo viaggio dalla Toscana alla Romagna una sorta di pellegrinaggio, ripercorrendo le tappe già toccate dal poeta in fuga, su cui pendeva una condanna a morte e costretto a vivere per molta parte della sua vita lontano da casa, spogliato di ogni bene, in miseria, pietendo ospitalità da chi poteva offrirgliela, mentre continuava a comporre il suo poema con l’unica speranza che la città natia che lo aveva ripudiato, davanti alla grandezza della sua opera, lo richiamasse a sé per ascoltarlo poetare. Il viaggio di Boccaccio diventa quindi occasione per scoprire l’esistenza di Dante e svelare momenti poco conosciuti della vita, delle gioie, dei dolori e delle difficoltà dell’uomo cui si deve la Divina Commedia. Dante si muove quindi su due linee narrative. Il viaggio di Boccaccio e la giovinezza del poeta, tra i primi incontri con Beatrice, amata e musa, da cui non è stato mai ricambiato perché ignara del suo sentimento, la guerra, il matrimonio senza amore, la passione politica. In questo modo Avati fa qualcosa di inaspettato: invece che mettere in piedi un film aulico e freddo, ci butta in mezzo ai tormenti dell'Alighieri adolescente, mostrandolo come uno di noi, un ragazzo pieno di sogni, insicurezze e vita. Sì, vita: il regista dà al suo film sangue e calore, facendoci avvicinare a Dante e alle sue opere in modo più diretto e interessante. Da buon artigiano del cinema, Pupi Avati sa suggestionare senza ricorrere alla retorica e senza abbandonare la sua nota stilistica. A lui non interessa adeguarsi al cinema contemporaneo nella stessa misura in cui a Dante non interessa essere un uomo del nostro tempo. Entrambi, il regista e il poeta (interpretato da Alessandro Sperduti), si trovano nel posto assegnato loro dalla fama e sanno che alla vera comunicazione non interessa il mezzo, quanto il contenuto. Dante ci guarda dentro e ci consegna le chiavi della sua religione, del suo tempo. Lo fa in un mitico passaggio di testimone che da Boccaccio passa ad Avati servendosi di simboli :la bambola che da Beatrice(interpretata da Carlotta Gamba) arriva alla figlia di Boccaccio, il denaro sinonimo materiale di risarcimento, l'iter stesso che compiono le opere e lo stesso itinerario che il protagonista compie calpestando gli stessi luoghi del suo ineccepibile maestro, rintracciando gli stessi volti che anch'egli ha incontrato durante l'esilio. A tenere stretto questo manipolo di sensazioni provvedono le musiche di Lucio Gregoretti e Rocco De Rosa, sinfonie che avvolgono e assecondano la
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