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Recensione film Io sono Li, Esercizi di Sociologia delle Migrazioni

Recensione film Io sono Li paglione

Tipologia: Esercizi

2022/2023

Caricato il 15/06/2023

anna-guarnieri
anna-guarnieri 🇮🇹

4.7

(6)

10 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Recensione film Io sono Li e più Esercizi in PDF di Sociologia delle Migrazioni solo su Docsity! Io sono Li (Shun Li and the Poet) di Andrea Segre, con Zhao Tao, Rade Šerbedžija, Marco Paolini, Giuseppe Battiston, Roberto Citran; Italia, Francia 2011; 93’. Drammatico. La protagonista del film diretto da Andrea Segre è Shun Li, immigrata cinese che lavora come operaia in un’impresa tessile nella periferia romana. Li si ritrova a lavorare molto più del necessario per poter scontare il suo debito col titolare, che ha pagato il viaggio e il permesso di soggiorno per concederle di stare in Italia, e per potersi ricongiungere con il figlio, rimasto in Cina con il padre di lei. Da subito è facilmente percepibile la sofferenza di una madre obbligata da agenti esterni a stare lontana dal proprio bambino, ricollegabile più genericamente al dolore delle persone costrette a migrare e ad allontanarsi dai propri affetti per poter sopravvivere. Li vive la sua vita in Italia in attesa della “notizia” ovvero della comunicazione dell’estinzione di tutti i suoi debiti per poter finalmente riabbracciare suo figlio. La donna è totalmente nelle mani di altri che, da un momento all’altro, le comunicano di doversi trasferire, fino a nuovo ordine, a Chioggia, in provincia di Venezia, per lavorare come barista in un’osteria frequentata prevalentemente da pescatori. Qui nascono i primi problemi, primo fra tutti la lingua, situazione di cui all’inizio i clienti abituali del locale si approfittano. Per fortuna però Li conosce Bepi, pescatore jugoslavo immigrato in Italia da più di trent’anni e chiamato da tutti “il poeta” data la sua capacità di chiudere le frasi in rima. Tra i due nasce pian piano una forte amicizia, dove l’uno dona qualcosa della propria cultura all’altro. Questa relazione non è però ben vista né dalla comunità cinese, rappresentata dai datori di lavoro di Li, né da quella italiana, rappresentata invece dai clienti dell’osteria. La donna viene infatti obbligata dalla prima a non frequentare più il suo amico, se non in ambito lavorativo, e minacciata che se non avesse adempito agli ordini del capo avrebbe dovuto ricominciare a pagare i suoi debiti dal principio, posticipando così la possibilità di rivedere suo figlio. Ad influire invece sul giudizio dei pescatori ci sono sicuramente i numerosi pregiudizi nei confronti, in questo caso, della comunità cinese; pregiudizi che però potrebbero tranquillamente estendersi a tutti i forestieri in generale, compresi i propri connazionali. A un certo punto infatti sentiamo Devis, definibile come l’antagonista della storia, davanti l’osteria nell’intento di offendere e screditare i cosiddetti “terroni” mentre dialogava con un proprio amico. Riguardo a Shun Li e ai suoi connazionali li vediamo discutere di notizie infondate o credenze sulla loro cultura; a partire da quelle più innocue, come la convinzione che i cinesi non siano in grado di cucinare pesce o l’idea che lo Stato americano dia tutti i soldi che dovrebbero essere destinati agli abitanti USA ai miliardi di cinesi che hanno invaso ormai il mondo, fino ad arrivare a dire che Li volesse solo approfittarsi di Bepi per poterlo sposare poiché la mafia cinese era solita far convolare a nozze le donne asiatiche con gli anziani per potersi accaparrare l’eredità. La donna per evitare quindi che tale situazione influisse negativamente sulla possibilità che il figlio arrivasse in Italia, interrompe l’amicizia col vecchio pescatore e va a lavorare in una fabbrica di import-export. Successivamente la vediamo ricongiungersi, ben prima di quanto si aspettasse, col bambino. Li si interroga su chi potesse aver estinto tutti i suoi debiti e decide quindi di tornare a Chioggia dove scopre che a pagare tutto è stata la sua vecchia coinquilina e amica, anche lei cinese, fuggita via dopo aver donato i soldi. Li fa inoltre un’amara scoperta: Bepi è morto e le ha scritto una lettera dove le donava la sua casa in laguna con la richiesta, una volta che fosse morto, di organizzargli un funerale tipico della cultura cinese. Non sappiamo quindi come si evolverà ora la vita di Li ma probabilmente le aspetteranno giorni più dignitosi rispetto a quelli precedenti, con la possibilità, ora che non ha più alcun vincolo, di trovarsi un lavoro che non preveda alcun sfruttamento ma soprattutto con la prospettiva di una vita più serena avendo ora il figlioletto accanto a lei. Queste sono certamente delle ipotesi che, considerando la realtà dei fatti, e quindi tralasciando per un attimo la pellicola, sono ben più complesse da immaginare. La vita degli immigrati è in alcuni casi piena di ostacoli e anche solo riuscire a trovare un nuovo lavoro e a condurre una vita dignitosa può essere molto complicato. L’immigrazione è un’esperienza traumatica, accompagnata da una sorta di processo di lutto, più o meno elaborabile. Lasciare il proprio paese risveglia sentimenti di perdita e di sradicamento: avviene la perdita di oggetti, persone, cose, luoghi, della lingua, della cultura, delle abitudini e, a volte, della propria professione, nonché dell’ambiente sociale e economico cui sono legati ricordi ed affetti profondi. Se infatti pensiamo alle storie che sentiamo un giorno sì e l’altro no potremmo addirittura definire la situazione di Shun Li come agiata. Molti immigrati, o anche solo stranieri, sono vittime di ben più pregiudizi, illazioni o insulti razzisti rispetto alla protagonista del film. Tutto ciò è dovuto sicuramente a preconcetti già esistenti, indotti da fonti esterne, che sono difficili da sdoganare. Famiglia e scuola giocano un ruolo fondamentale nell’abbattimento di pregiudizi e stereotipi. Rispetto al passato sono molti i passi compiuti in avanti riguardo quest’aspetto ma c’è ancora molto lavoro da fare, con la speranza un giorno di avere una cultura antirazzista molto più forte ed efficiente di quella dei giorni nostri. Anna Guarnieri
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