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Recensione: il Gattopardo, Dispense di Italiano

Recensione del celebre romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa.

Tipologia: Dispense

2021/2022

Caricato il 28/06/2024

auroracanzi
auroracanzi 🇮🇹

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Scarica Recensione: il Gattopardo e più Dispense in PDF di Italiano solo su Docsity! Recensione del libro “Il Gattopardo” Il Gattopardo è un classico della narrativa italiana del XX secolo, edito nel 1958, di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. L’autore nacque a Palermo nel 1896 e morì a Roma nel 1957. Il suo capolavoro rimase a lungo inedito; infatti, fu pubblicato dopo la sua morte. Oltre a Il Gattopardo ha lasciato alcuni racconti e bozze di opere incompiute, saggi e appunti di critica letteraria. Il Gattopardo è un romanzo storico che narra la vita di una famiglia nobile siciliana nel 1860 in Sicilia, all’epoca del tramonto borbonico. Il titolo del romanzo è proprio il Gattopardo perché simbolo araldico dell’alta casata. Don Fabrizio, nonché il Gattopardo, è il principe di Salina e protagonista principale. Egli, dopo lo sbarco dei garibaldini sulle coste siciliane, attende la rovina della propria classe e della propria famiglia, senza riuscire a trovare un modo per evitarlo. Don Fabrizio infatti viveva tra due età, tra due ere, quella della nobiltà borbonica ormai decadente e quella dell’affermazione della società liberale. Quando poi Garibaldi conquista la Sicilia, Don Fabrizio si trasferisce nella residenza estiva di Donnafugata. Qui il nipote Tancredi, giovane determinato e spregiudicato, ma approvato dal principe, si innamora della bella Angelica, figlia di un arricchito, Calogero Sedara, anche sindaco del paese. Tancredi finirà per sposare Angelica, soprattutto per la fortuna economica di lei, anziché Concetta, la figlia del principe. Successivamente, dopo che Don Fabrizio ha rifiutato la candidatura al Senato del nuovo Regno d’Italia, il romanzo continua con il narrare la distruzione delle ultime creature viventi della famiglia. Il personaggio che domina per importanza è Don Fabrizio di Salina. Egli è un uomo colto, altezzoso, forte, ateo nello spirito ma religioso nell’apparenza, diffidente riguardo ogni cosa che non sia lui e il suo partito. Dal punto di vista fisico la sua statura riempie una porta e il suo peso è paragonato a quello di un gigante. Date queste sue caratteristiche, Don Fabrizio è un personaggio autorevole e determinato, uomo il cui solo sguardo riesce ad ammutolire tutti. Tuttavia, dietro questa corazza da duro si nasconde una persona buona. Inoltre, il principe nutre un grande interesse nell’astronomia che ha la capacità di elevare il suo spirito ad una visione più bella dell’universo. Altri personaggi sono Tancredi e Angelica. Tancredi è caratterizzato da una grande irrequietezza e propensione all’azione tanto da unirsi alle forze garibaldine contro gli aristocratici, nonostante egli stesso lo sia. Angelica è una ragazza bella ma artefatta, sensuale e avida, la perfetta figura femminile corrispondente a Tancredi. Infatti, Tancredi e Angelica, con il loro amore di natura carnale sono i personaggi indiscutibilmente più dinamici e avrebbero potuto assurgere al ruolo principale del romanzo. Ma la storia è quella di una nobiltà decadente e non del nuovo che avanza. Padre Pirrone e Don Calogero Sedara sono altri due personaggi che fanno la loro parte nel romanzo. Il primo è il curato di casa Salina, il quale all’inizio sembra condurre una vita trasandata, successivamente si dimostrerà di maggior rilevanza quando riesce a placare una lite familiare tra i popolani. Don Calogero è il sindaco di Donnafugata ed è il personaggio che incarna l’ascesa della classe borghese. È presentato come un uomo avido e materialista, furbo e intraprendente. Il romanzo è scritto con uno stile ricercato, a tratti eccellente, soprattutto nella prima parte. Infatti, può essere diviso in due parti distinte. La prima in cui domina un senso ironico dell’esistenza. La seconda in cui è invece presente un grande senso di morte. Lampedusa utilizza nel suo romanzo dei vocaboli “difficili” e poco usati e anche espressioni e vocaboli “volgari” della lingua del tempo. Inoltre fa uso di digressioni, sommari ed ellissi; infatti, ci sono molti “salti temporali”. È anche importante l’uso che fa di numerose figure retoriche, similitudini e metafore soprattutto nelle descrizioni di Don Fabrizio.
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