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Recensione Il Nastro Bianco, Tesine universitarie di Storia E Critica Del Cinema

Il Nastro Bianco è un film drammatico del 2009, diretto da Michael Haneke. Ambientato in un villaggio protestante del nord della Germania, il film racconta la vita apparentemente tranquilla della comunità che viene disturbata da alcuni episodi di violenza compiuti sotto lo sguardo delle famiglie. La pellicola unisce morti accidentali e violenze compiute da ignoti. Il film è girato interamente in B/N, sia per farci calare a fondo nell’epoca descritta, sia per infondere sensazioni di incompletezza e disagio.

Tipologia: Tesine universitarie

2020/2021

In vendita dal 29/04/2022

Valeria071295
Valeria071295 🇮🇹

4.4

(22)

43 documenti

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Scarica Recensione Il Nastro Bianco e più Tesine universitarie in PDF di Storia E Critica Del Cinema solo su Docsity! IL NASTRO BIANCO Tale padre, tale figlio Oggi parliamo di una perla che dovrebbe trovarsi nella top 30 di ogni cineasta. Il Nastro Bianco è un film drammatico del 2009, diretto da Michael Haneke (che qualcuno ricorderà per Funny Games). Passiamo alla trama. Il film è ambientato in un villaggio protestante del nord della Germania, negli anni antecedenti alla Prima Guerra Mondiale. Il pastore del villaggio educa i suoi figli a una totale ubbidienza in nome dell’innocenza, simboleggiata da un nastro bianco che i bambini devono portare al braccio. La vita apparentemente tranquilla della comunità viene disturbata da alcuni episodi di violenza compiuti sotto lo sguardo delle famiglie. Un campo viene devastato da una falce, il figlio del barone viene malmenato selvaggiamente, un ragazzino affetto dalla sindrome di down viene sottoposto a crudeli sevizie che lo rendono cieco. Oltre a ciò, avvengono anche morti inspiegabili e presunti suicidi. La pellicola unisce morti accidentali e violenze compiute da ignoti. Per quanto riguarda quest’ultime, i responsabili non verranno mai trovati. Verso la fine del film, però, gran parte degli interrogativi saranno spiegati e mostrati in maniera abbastanza esplicita, anche se non del tutto chiara. Il finale viene lasciato aperto perché, in una società malata come quella descritta in questa pellicola, ognuno ha le sue colpe. È il frutto di un silenzio malsano, dell’ignoranza e della cattiveria. Il film è girato interamente in B/N, sia per farci calare a fondo nell’epoca descritta, sia per infondere sensazioni di incompletezza e disagio. La splendida fotografia di Christian Berger ci trascina in un’atmosfera noir, che ci tiene con il fiato sospeso. Spiccano i primi piani, in particolare dei bambini, che mostrano costantemente le loro espressioni smarrite. La bellezza delle immagini, lente e fisse, è in netta contrapposizione con i contenuti violenti: una violenza mascherata e mai mostrata, come gli abusi familiari e i colpi di frusta, che avvengono a porte chiuse e a luce spenta. I personaggi incarnano l’indifferenza della società, isolata nelle sue convenzioni e nella forte tensione religiosa. Ai vertici della comunità abbiamo il pastore protestante, il medico e il barone, che dettano legge ai contadini e ai loro figli. Questi ultimi, vivono terrorizzati dalle punizioni, sia corporali che psicologiche.
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