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RECENSIONE IN CULO AL MONDO, Sintesi del corso di Letteratura Portoghese

Recensione in italiano del libro "In culo al mondo" dell'autore portoghese Antonio Lobo Antunes

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

Caricato il 14/05/2020

AmandaGrace
AmandaGrace 🇮🇹

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Scarica RECENSIONE IN CULO AL MONDO e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura Portoghese solo su Docsity! Recensione del libro “Os Cus de Judas” di António Lobo Antunes Ho iniziato a leggere “Os Cus de Judas” circa due settimane fa e ammetto di aver fatto fatica a destreggiarmi nella lettura. La scrittura è così pungente e impetuosa, avvolta da uno spesso velo di malinconia, intricata e frammentaria. È facile perdere il filo del discorso, ma non ci vuole molto per rimanere impressionati dalla capacità dell’autore di ricatturare l’attenzione del lettore. António Lobo Antunes scrisse “Os Cus de Judas” riconducendosi alla propria esperienza sul campo di battaglia in Angola, durante le lotte di liberazione delle colonie portoghesi. Erano i primi anni del ’70 e si stava combattendo una guerra per la libertà di popoli assoggettati ad un’autorità che non era mai stata riconosciuta. Questa esperienza fa da padrone nella sua letteratura. A Lisbona svolgeva la professione di psichiatra, finché non venne mandato come medico militare sul fronte angolano. La forte presenza autobiografica è tangibile. La voce di Lobo Antunes si unifica a quella dei narratori delle sue opere. In “Os Cus de Judas”, il narratore - e protagonista - è un medico lisboeta e reduce della guerra coloniale. Aveva una moglie e una figlia, ma l’esperienza della guerra è stata talmente traumatica da esaurire i rapporti umani che aveva costruito. A distanza di anni dalla guerra, lo vediamo seduto in un bar, in compagnia di una donna, sulla quale riversa tutta l’irrimediabile opacità della (sua) esistenza. Porta il fardello dell’esperienza sulle sue spalle. Il dialogo non è una vera e propria interlocuzione tra i due personaggi, sembra invece un accorato soliloquio del protagonista, perché la donna in questione non prende mai parola. La memoria percorre la narrazione in modo estenuante, egli non fa altro che ricordare e rielaborare ciò che ha vissuto. Il periodo spensierato dell’infanzia sembra essere il ricordo più nitido assieme all’incancellabile esperienza della guerra. L’infanzia è solo un ricordo a cui accostare ogni singolo miserevole momento della sua esistenza. La guerra lo ha fatto crescere in fretta: “(…) ero diventato un uomo: una specie di avidità triste (…) aveva sostituito per sempre il fragile piacere della gioia infantile” (p 27). La narrazione sembra un’unica e interminabile metafora, per cercare di esprimere le emozioni di un uomo che non vuole vivere la guerra, non ne trova il significato, eppure, da larva civile viene reclutato in nome della difesa della patria, o meglio, della difesa dell’orgoglio della patria, per diventare il guerriero perfetto. Lobo Antunes ha qui l’occasione di denunciare la missione civilizzatrice in Africa da parte del regime salazarista, dietro la quale si celavano delle violenze snaturate. L’insensatezza della guerra, porta il narratore a interrogarsi sulla ragione per la quale si trovi lontano da ciò che conosce, da Lisbona e dagli affetti, e sia capitato “in culo al mondo” a combattere una guerra assurda per conto di un paese angusto e vecchio, verso il quale non prova nessun spirito patriottico. Quando ritorna a Lisbona, per un breve congedo di paternità, si sente estraniato dalla città a cui tanto aveva pensato mentre si trovava in Angola. Non vi appartiene più; oramai Lisbona è solo un ricordo. Scorgo un profilo esistenziale del narratore, perso nel mondo dei perché, dove si sente disperso: “Appartengo sicuramente a un altro luogo, non so bene quale, d’altronde, ma suppongo che questo luogo sia così lontano nel tempo e nello spazio che non potrò mai recuperarlo, forse allo zoo di una volta” (p. 29).
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