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Recensione kafka, Sintesi del corso di Filosofia del Diritto

Recensione libro Franz Kafka per l'esame di filosofia del diritto con il Prof. De Giorgi UNISA

Tipologia: Sintesi del corso

2014/2015

Caricato il 22/11/2015

ines_bianco
ines_bianco 🇮🇹

2 documenti

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Scarica Recensione kafka e più Sintesi del corso in PDF di Filosofia del Diritto solo su Docsity! IL PROCESSO (di Franz Kafka) Uno dei romanzi, purtroppo rimasto incompiuto del celebre autore ceco Franz Kafka è “Il processo”, un’opera particolarmente introspettiva che consente profonde riflessioni sui temi più vari: dalla solitudine dell’uomo alla consapevolezza della condizione di escluso. Ma il tema portante dell’intero romanzo è la possibilità di analisi del carattere paradossale del diritto e della legge. “Il processo” ha come protagonista K., un banchiere di una delle più importanti banche della città, il quale viene sorpreso una mattina prima di colazione da due agenti che gli comunicano il suo arresto, lasciandolo in libertà provvisoria e non dicendogli qual è il capo di imputazione. Proprio il fatto che non gli viene mai comunicata nel corso dell’intero processo la colpa della quale viene accusato, lo porta a sminuire l’intera accusa e il processo penale a cui è sottoposto e che si concluderà con la sua condanna a morte in una cava, senza che K. sia venuto a conoscenza di tale imputazione: il processo di conoscenza per K. è impossibile. L’intera opera si basa sulla narrazione delle molteplici peripezie che K. affronta nel tentativo arduo di difendersi e che lo porteranno a incontrare personaggi minori, ma sempre connessi a un tribunale di cui è difficile riuscire a riconoscere la legittimità: dall’avvocato Huld che verrà poi licenziato, al pittore “Titorelli”, che in quanto ritrattista dei membri dell’intera corte, ha un’ottima comprensione del processo e toglie speranza a K. dicendogli che nessuno è mai stato dichiarato innocente. Le difficoltà incontrate da K. nella sua difesa derivano dal fatto che non sa con certezza che cosa sia la legge al quale è sottoposto: i libri del giudice istruttore, cioè i codici della legge, che K. ha sfogliato nella casa dell’usciere la seconda volta in cui si è presentato contenevano solo immagini pornografiche. In tutto il romanzo la legge resta una presenza costante ma indefinita. Ci si chiede se la natura della legge sia diversa da quella della violenza e dell’arbitrio: il tribunale del romanzo si definisce legge e tuttavia sembra essere un potere arbitrario e corrotto che opprime uomini innocenti con la violenza. È difficile interpretare questa legge, che potrebbe essere anche vista come legge di necessità: legge di necessità è proprio il processo che è inteso come espansione di quella macchina burocratica che il protagonista ritiene responsabile di ciò che è ad egli accaduto e che determinerà la sua morte. La legge risulta inaccessibile e nemmeno le molteplici interpretazioni che possono essere date alla storia della legge narrata a K.nel nono capitolo dal sacerdote riescono a spiegare che cosa essa sia . Questa storia narra in particolare di un uomo di campagna che persegue la legge e spera di conquistarla entrando in un portone. Il guardiano del portone dice all'uomo che non può passarvi in quel momento. L'uomo chiede se potrà mai farlo e il guardiano risponde che c'è la possibilità che vi riesca. L'uomo aspetta presso l'entrata per anni, tentando di corrompere il guardiano con i suoi averi; il guardiano accetta le offerte, ma dice all'uomo «Lo accetto solo perché tu non creda di aver trascurato qualcosa. ». L'uomo non tenta né di ferire, né di uccidere il guardiano per raggiungere la legge, ma attende presso il portone fino a che non sta per morire. Un attimo prima che ciò accada, chiede al guardiano perché, seppure tutti cerchino la legge, nessuno è venuto in tutti quegli anni. Il guardiano risponde «Nessun altro poteva entrare qui perché questo ingresso era destinato soltanto a te. Ora vado a chiuderlo.». Tutta l’intera storia porta ad interpretare la legge come qualcosa di vuoto e aperto: non c’è la possibilità di una definizione della legge perché non la conosce nessuno. Ed è qui che si individua il paradosso del diritto: per funzionare il diritto deve necessariamente occultare. PILIEGO MONICA 20014147
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