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Recensione La terra di Dio, Guide, Progetti e Ricerche di Storia E Critica Del Cinema

Recensione personale del film La terra di Dio (God's own country)

Tipologia: Guide, Progetti e Ricerche

2020/2021

Caricato il 13/02/2023

alyssa-manca
alyssa-manca 🇮🇹

4.7

(11)

20 documenti

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Scarica Recensione La terra di Dio e più Guide, Progetti e Ricerche in PDF di Storia E Critica Del Cinema solo su Docsity! Recensione critica del film La terra di Dio (God’s Own Country) di Alyssa Manca Presentato nel 2017 al Sundance Film Festival, La terra di Dio (God’s Own Country) racconta la storia di Johnny Saxby (Josh O’Connor), un giovane ragazzo inglese tormentato e costretto a condurre una vita isolata nella campagna dello Yorkshire per portare avanti la fattoria di famiglia ereditata a causa della disabilità del padre, Martin, con cui convive insieme alla nonna taciturna, Deidre. Il protagonista vive un presente fatto di duro lavoro e lo spettro di un futuro che non può migliorare, riducendosi ogni sera ad ubriacarsi e a gettarsi in una serie di rapporti sessuali occasionali nel vano tentativo di evadere da una realtà opprimente. A causa della mole di lavoro e dell’inizio della stagione della nascita degli agnelli nella sua vita arriva l’aiuto di Gheorghe (Alec Secăreanu), un immigrato romeno che, con la sua pacatezza e sincerità, aprirà lo sguardo di Johnny verso il mondo esterno e verso l’amore. La loro forte vicinanza porterà i due ragazzi a un sempre più complice rapporto, fino a sfociare in una storia d’amore dai connotati fortemente passionali, in grado di aprire rinnovati orizzonti per entrambi. L’arrivo di Gheorghe dona alla sua esistenza colori e suoni nuovi, forse proprio perché è il primo che veramente si interessi alla sua persona e che, contemporaneamente, condivida la sua vita lavorativa. L’affetto che Johnny dapprima riusciva a rivolgere solamente agli animali, con la presenza del ragazzo acquisisce un sapore e un’intensità diversa, da riservare all’altro e persino lavorare diventa un piacere. La messinscena, apparentemente del tutto assente, racconta una storia particolare, aiutando il regista a soffermarsi su dettagli che raccontano più di quanto non facciano le parole di Johnny e della sua famiglia. Il film potrebbe essere ricollegato facilmente alla prima parte della storia di Ang Lee de I Segreti di Brokeback Mountain e questo potrebbe effettivamente penalizzare la sua riuscita complessiva e la sua originalità, tuttavia Francis Lee con il suo lavoro parzialmente autobiografico fornisce una personale prospettiva di stampo inglese, legata ad un folgorante realismo bucolico che permea l’intero film, incidendo come assoluto elemento di concretezza visiva. La terra di Dio (God’s Own Country) si identifica per la sua costituzione grezza, molto vicina al cinéma vérité. Le parole sono contate, pesate, quasi superflue. Il modo in cui i protagonisti si avvicinano e si innamorano è talmente evidente che non ha bisogno di spiegazioni. I protagonisti sono spaventati, soli, spezzati nel profondo e forse convinti di non meritare quel tipo di felicità che appartiene agli altri, quel tipo di amore che rende liberi, quindi si respingono, osano, cadono, fioriscono per poi scontrarsi con un sentimento familiare per Gheorghe, ma sconosciuto e invadente per Johnny. Il cambiamento lento di quest’ultimo è qualcosa che sembra di poter toccare con mano. Nel finale, vederlo mentre parla a cuore aperto con suo padre, dicendogli che deve andare a riprendersi la sua felicità, è stato come vedere un vecchio amico uscire da un periodo buio.
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