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Recensione libro di Lavinia, Appunti di Letteratura

recensione fatta per esame di letteratura dell' infanzia

Tipologia: Appunti

2013/2014

Caricato il 30/04/2014

valentus
valentus 🇮🇹

5

(2)

2 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Recensione libro di Lavinia e più Appunti in PDF di Letteratura solo su Docsity! Recensione libro di Lavinia L’opera di Bianca Pitzorno dal titolo L’incredibile storia di Lavinia è un testo di narrativa per l’infanzia e racconta la vicenda di una bambina poverissima e senza famiglia, che nella lussuosa Milano degli anni ’80 cerca di vendere fiammiferi ai passanti nella notte della Vigilia di Natale. La piccola, seduta davanti ad una vetrina,infreddolita e affamata si addormenta, sognando panettoni e arrosti; svegliata dalla brusca frenata di un taxi, vede scendere una curiosa signora tutta vestita di tulle celeste e con un buffo cappello a punta: si tratta di una fata che vedendola li seduta al freddo e alla neve le offre in dono un anello, spiegandole che si tratta di un oggetto magico, capace di trasformare ogni cosa che Lavinia osserva in cacca. Dal quel momento la bambina inizia la sua rivincita su ciò che il destino crudele le aveva riservato. Per prima cosa si procura della scarpe nuove nel negozio del signor Marsupiali, abiti nuovi e per finire un pasto e un posto caldo nell’albergo Excelsior Extralusso dove lavora come portiere il signor Migliavacca. Dopo una serie di avventure, il salvataggio degli animali selvatici dello Zoo rimandandoli in Africa, quello dei bambini di una scuola materna da un incendio, viene ammirata, rispettata, invidiata, temuta, finché in un momento di sfrenata vanità, sbaglia la magia e trasforma in cacca sé stessa. Dopo un attimo di panico, che la induce a sagge riflessioni, viene salvata dalle scarpe di vernice del suo amico Clodoveo, dove potè riflettersi per annullare la magia. Passata questa brutta esperienza promette al suo amico che d’ora in poi userà l’anello con molta cautela e solo se estremamente necessario. Come possiamo notare, in questo romanzo fiabesco vengono ripresi dall’autrice i personaggi tipici della tradizione letteraria per l’infanzia, come la fata e la magia. La fata della pitzorno però è rappresentata in veste moderna, arrivando in taxi e con la sigaretta in bocca. Mentre l’aspetto magico di questo come degl’altri due romanzetti della “saga di Lavinia, è utilizzato come nelle opere di Voltaire, per criticare la nostra società. Lavinia e i suoi amici vivono nella Milano moderna, dove i piccoli lettori privilegiati possono realmente incontrare un mendicante per le strade, e quindi non sono catapultati fuori dalla realtà attraverso la fantasia,come accadeva nelle vere fiabe. Le avventure di lavinia dunque possiamo definirle romanzetti filosofici alla Voltaire e non fiabe. L’autrice bianca pitzorno ,nata nel 1942 e di origine sarda, per motivi di lavoro si stabilisce a Milano, e dopo una breve esperienza come insegnante e archeologa decide di fare la scrittrice. Il primo romanzo lo pubblica ne l 1970 dal titolo il grande raduno dei cow boys. La sua vocazione letteraria è precocissima, fin dall’elementari si diverte a scrivere romanzi e libretti per melodrammi in base alle sue ispirazioni nate dalle letture che affronta nel corso della sua infanzia. la motivazione per cui compose questa storia si chiama Valentina Compiani una bimba di 5 anni figlia di una coppia di amici dell autrice. Valentina fin da quando era molto piccola, di tanto in tanto, le chiedeva di raccontarle storie di “cacca e pipì” con molta naturalezza affrontava l’argomento in quanto non le era stato proibito dai genitori parlarne. Una vigilia di natale, Valentina chiese una nuova storia senza specificare l’argomento, così l’autrice decise di non inventarne una ma di raccontarle un classico natalizio, la Piccola Fiammiferaia di Andersen. Quando la bimba, si rese conto che non ci sarebbe stato il lieto fine, e che la fiammiferaia sarebbe morta di stenti, protestò. Allora la scrittrice cambiò le sorti della piccola fiammiferaia, introducendo un nuovo personaggio la Fata che arriva in taxi e salva la piccola da un destino crudele. Il nome che la Pitzorno dette alla sua fiammiferaia, è ispirato a Lavinia, la figlia di una collega della RAI, che già all’età di 2 anni partecipava con disinvoltura a dibattiti su diversi argomenti. L’intento dell’autrice non era quello di rompere i tabù della letteratura per l’infanzia ma solo di rendere felice Valentina con una storia a lieto fine. Visto l’enorme entusiasmo della bambina nei confronti della storia, l’autrice decise di passarla dall’oralità alla scrittura, rilengandola con ago e filo e donandola in regalo a Valentina. La pitzorno non aveva alcuna intenzione di pubblicare quella storia, scritta solo per la sua piccola amica , in quanto era già conosciuta e famosa anche all’estero grazie al cartone animato tratto da Clorofilla dal cielo blu; ma gianna vitali della libreria dei ragazzi, propose la sua copia ricevuta in dono dalla scrittrice, alla Elle di Trieste, che decise di pubblicarla subito, chiedendo alla pitzorno di fare solo qualche correzione. Oltre ad andersen per questa storia la scrittrice si ispira a tolkein per l’anello, ma con una differenza, il suo anello ha poteri magici “buoni” mentre quello di Tolkein è un oggetto pericoloso di cui il protagonista, Frodo Baggins deve disfarsene per il bene comune; Inoltre riprende King con il tema del sogno. La pitzorno nella sua carriera di scrittrice, non aveva intenzione di rompere i tabù ne di fare scandalo, ma soltanto di dare autorità e visibilità ad un personaggio che non era tra i più utilizzati nella letteratura per l’infanzia: la figura femminile. A mio parere questo Libro per l’infanzia rappresenta un esempio positivo per i suoi giovani lettori, insegna che nella vita ci sono cose più importanti che possedere un oggetto magico che ti permette di ottenere ciò che vorresti, come incontrare un amico con cui condividere le giornate, i giochi le “marachelle” le gioie e i dolori della vita.
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