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Recensione libro goldstein, Schemi e mappe concettuali di Storia Contemporanea

Recensione del libro di goldstein "gli accordi di pace dopo la grande guerra"

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2021/2022

Caricato il 26/04/2024

GaeModa
GaeModa 🇮🇹

2 documenti

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Scarica Recensione libro goldstein e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Storia Contemporanea solo su Docsity! Gaetano Maria Modafferi Erik Goldstein, ed. originale: The First World War Peace Settlements, 1919-1925; Ed. italiana: Gli accordi di pace dopo la Grande Guerra (1919-1925), casa editrice: il Mulino, Bologna, 2005. Trad. Paolo Capuzzo, pagine 203. Il libro “Gli accordi di pace dopo la Grande Guerra, 1919-1925” può essere considerato una monografia di sintesi che vuole mettere in luce il complesso percorso proteso al raggiungimento di un ordine internazionale attraverso conferenze diplomatiche, trattati, e strategie nel periodo appena successivo alla conclusione del primo conflitto mondiale. Goldstein, professore di Relazioni Internazionali alla Boston University e particolarmente esperto di diplomazia, relazioni internazionali e politica estera della Gran Bretagna, inizia la sua trattazione, dalla Conferenza di Parigi del 18 Gennaio 1919, nella quale il presidente americano Woodrow Wilson (del quale l’autore sottolinea a più riprese la stesura dei 14 punti riguardanti in una visione democratica, idealista e forse utopica, il nuovo assetto mondiale postbellico1), il primo ministro britannico David Llyod George e il primo ministro francese Georges Clemenceau, coadiuvati da diplomatici, leader politici, militari e funzionari governativi si riunirono per definire l’ordine dell’immediato dopoguerra. La conferenza di Parigi, viene intesa nella trattazione di Goldstein come l’incipit di una serie di negoziazioni e strategie che si protrarranno fino al Trattato di Locarno del 1925, pur senza seguire un rigoroso ordine cronologico. Questo perché l’obiettivo dell’opera è quello di consegnare al lettore un quadro il più accurato possibile del panorama europeo nel periodo postbellico, che permette di cogliere chiavi di lettura di notevole importanza anche per comprendere le ragioni dell’avvento di un nuovo conflitto dovuto proprio al cessare di quel fragile equilibrio costituitosi sulla base di tensioni ben più profonde e antiche. Così l’autore si sofferma sui vari momenti cruciali in questi sei anni nell’ambito delle relazioni internazionali, come la realizzazione di accordi diplomatici con le potenze centrali uscite sconfitte dalla guerra, la questione tedesca e le forti ripercussioni legate a questa dall’armistizio di Compiégne in poi, e il delineamento di una nuova carta geopolitica in Europa. Passando per un’accurata analisi dell’area del Mediterraneo Orientale, orfana della caduta dell’impero ottomano, e per una sulla Russia sovietica che necessitava una trattazione a parte rispetto alla classica dicotomia tra vincitori e vinti, Goldstein vuole inoltre enfatizzare l’inizio del tramonto dell’età dell’imperialismo coloniale e l’inizio di quello della decolonizzazione che indubbiamente sono legati non solo all’introduzione del sistema dei mandati, ma in primis al mutamento del potere mondiale dove il predominio prebellico delle grandi potenze europee iniziava a venir meno per far fronte al ruolo di nuove potenze extraeuropee come Stati Uniti e Giappone; processo che tuttavia può essere considerato solamente formale essendo accompagnato dal persistere con nuove modalità di rapporti di dipendenza e aspetti che permettono di parlare di neocolonialismo2. Di fondamentale importanza, inoltre, è il ruolo ricoperto nel testo della Società delle Nazioni, proposta da Wilson nel XIV punto del suo progetto, con lo scopo del mantenimento della pace, dell’equilibrio politico-territoriale uscito da Versailles e della cooperazione internazionale. E nonostante sia vista da molti come un esperimento 1 https://www.storiacontemporanea.eu/nazione-e-nazionalismi/i-14-punti-di-wilson 2 https://www.treccani.it/vocabolario/neocolonialismo/ 1 fallimentare a causa dei suoi scarsi risultati dovuti prevalentemente all’assenza di Unione Sovietica (fino al 1935), degli stati sconfitti e ovviamente quella più inaspettata degli Stati Uniti (necessario a tal proposito menzionare il dibattito inerente all’art.10 del patto, contrario alla tradizione isolazionista americana), Goldstein nelle conclusioni riconosce anche i suoi aspetti positivi nell’ambito proprio della cooperazione internazionale che, soprattutto nei primi due anni furono notevoli, e che permisero la formazione di alcuni enti ancora oggi di rilevante importanza. Nell’ultimo capitolo trattato l’autore analizza, a conclusione del periodo postbellico di costruzione della pace, la conferenza di Locarno del 1925, considerata con le parole di Austen Chamberlain “uno spartiacque tra gli anni della guerra e quelli della pace” nella quale si giunse al reciproco riconoscimento dei confini raggiunti con il trattato di Versallies e si aprì un nuovo spirito nelle relazioni europee dopo sei anni di conferenze diplomatiche e mediazioni. Concludendo la sua opera, Goldstein pur riconoscendo che gli sforzi successivi per trovare una soluzione di stabilità si siano dimostrati infruttuosi, in molti casi sottolinea come gli accordi dopo il primo conflitto mondiale si sono rivelati incredibilmente durevoli. 2
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