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Recensione libro Illuminismo, Prove d'esame di Storia Moderna

Recensione del libro l’Illuminismo di Edoardo Tortarolo. Recensione molto dettagliata

Tipologia: Prove d'esame

2019/2020

Caricato il 03/02/2020

Utente sconosciuto
Utente sconosciuto 🇮🇹

4.3

(24)

12 documenti

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Scarica Recensione libro Illuminismo e più Prove d'esame in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! Recensione di “L’Illuminismo: Ragioni e dubbi sulla modernità” di Edoardo Tortarolo Il saggio analizzato è ad opera del professore di Storia Moderna Edoardo Tortarolo, docente dell’Università di Torino, ripropone in gran parte le lezioni che ha tenuto come Leibiniz- professore all’Università Leipzig nell’anno 1997-98. Tortarolo tratta il tema dell’Illuminismo strutturandolo in diverse sezioni tematiche, in modo da dare un quadro d’insieme del fenomeno. Negli ultimi decenni c’è stato un enorme aumento di informazioni, arricchimento sui singoli autori, su ambienti ritenuti in passato marginali, scoperte di aspetti o dimensioni trascurati o ignorati, e questo ci impedisce di organizzare un compendio enciclopedico strutturato e assoluto dell’Illuminismo. C’è il bisogno di interrogare di nuovo il mondo dell’Illuminismo e di chiedersi che cosa è stato l’Illuminismo. Una risposta diretta è impossibile da dare, ma è possibile ricostruire alcune dimensioni, considerate rilevanti, del movimento illuminista, cercando di cogliere i momenti di rottura rispetto alle tradizioni religiose, culturali, politiche, intellettuali in modo da indicare gli snodi su cui la nostra modernità si è costruita. Il primo tema analizzato da Tortarolo è Dio e l’uomo, ovvero la religione, un elemento ancora centrale nella società seicentesca e settecentesca e di conseguenza un argomento molto privilegiato se non di battaglia nel progetto di riforma razionale esercitato dagli illuministi. All’inizio del Settecento l’Italia, la penisola iberica e la Francia erano definitivamente cattoliche, mentre l’Inghilterra e i paesi scandinavi erano riformati con una chiesa fortemente dipendente dal potere politico, in Scozia, Svizzera e Province unite si era affermato il calvinismo. Con la pace di Vestfalia del 1648 le varie confessioni dovevano vivere se non in armonia ma rispettando l’esistenza delle confessioni rivali. La piena libertà religiosa si avrà solamente con la Rivoluzione Americana e con la Rivoluzione Francese. Per tutto il Settecento religione, vita politica e sociale rimasero strettamente legate, ogni individuo era caratterizzato dalla natura religiosa. Questo elemento fu uno dei motivi a spingere il movimento illuminista a modificare la sfera pubblica, in primo luogo modificare la natura estremamente fisica dell’esperienza religiosa, non solo nei sacramenti ma anche nella vita di tutti i giorni. Nella critica illuminista questo tipo di rapporti con Dio è stato messo in discussione da più punti di vista, in particolare dai tre padri della riflessione religiosa dell’Illuminismo, Spinoza, Bayle e Locke. Per i tre filosofi l’esperienza della persecuzione religiosa fu determinante e influenzò l’atteggiamento verso la concezione dei rapporti tra l’umanità e la divinità. John Locke nel suo Essay on Human Understanding (Saggio sull’intelletto Umano) del 1690 spiega che la religione e la ragione sono legate, ma la ragione è l’arbitro delle questioni fondamentali come l’esistenza di Dio e l’immortalità dell’anima. La verità si può ottenere solo attraverso la lettura della Bibbia con la mente sgombra e libera da ogni pensiero; così il lettore “ingenuo” avrebbe concepito seri dubbi sul peccato originale e sulla dottrina dell’eternità delle pene. Per Pierre Bayle, il centro della riflessione religiosa è la coscienza, che cerca la verità nascosta dalle menzogne. Inoltre Bayle si oppone alla concezione di Dio di Spinoza, cioè che Dio è la sola sostanza esistente nell’universo e che tutti gli esseri sono solo modificazioni di questa sostanza. Tortarolo specifica che il movimento illuminista opera per riformare la religione non per abolirla. Si comincia ad affermare una visione della religione volta al cambiamento della fede. Paul Hazard ha definito l’epoca 1685-1715 “crisi della coscienza europea” che si espresse soprattutto nei circoli intellettuali parigini, dove venivano reinterpretate e radicalizzate le idee razionaliste sulla religione, emerse una figura sociale e intellettuale, Du Marsais teorizzò questo modello di uomo nel Philosophe, un uomo che consapevolmente si rifiutava di dedicare troppe energie e pensieri superflui alle speculazioni teologiche. Sulla scia dei precursori, numerosi intellettuali si fanno portavoce di una nuova libertà di espressione, troviamo da una parte l’ateismo che nega l’esistenza di Dio e dall’altra il deismo che ammette l’esistenza di un principio razionale divino ma rifiutando ogni forma di rivelazione. Il portavoce del deismo è Voltaire che legò l’esperienza della libertà di ricerca religiosa alla conoscenza della nuova scienza newtoniana: un universo regolato da leggi matematiche, ordinato e armonioso, presuppone un “grande geometra”. Per lui, Dio è un geometra eterno che ha regolato matematicamente il corso degli astri per tutta la durata del tempo, è anche la garanzia che i meriti conseguiti dall’uomo con una condotta secondo virtù saranno ricompensati nell’aldilà, non sappiamo in che modo e quando ma comunque in accordo con i criteri di giustizia di cui l’Ente supremo è l’origine. Il deismo ebbe una posizione prevalente in Francia legati all’ammirazione per Montesquieu e Voltaire, ma ci furono anche dei componenti del gruppo dell’Ecyclopèdie come Diderot (inizialmente deista), d’Holbach, Naigeon e Boulanger che privilegiavano l’ateismo. Un esponente particolarmente importante dell’illuminismo fu Rousseau che aveva collaborato per un periodo all’Encyclopédie, ma per motivi di diversa concezione religiosa ci fu uno scontro violento, Rousseau basava la sua religione di stampo deista su una basilare componente emotiva. Il dibattito tra deismo e ateismo si espanse in tutta Europa in particolare in Germania. Il secondo tema affrontato è il rapporto dell’uomo con la natura e alla nascita delle scienze moderne, legami molto stretti e importanti nel XVIII secolo. Il miglioramento nelle conoscenze dei fenomeni della natura divenne una parte fondamentale della fiducia nel progresso del mondo, dai quali si trassero modelli di interpretazione e di comportamento validi anche per l’attività nella società umana. L’idea di natura acquistò una preminenza decisiva, parallela e complementare alla trasformazione del ruolo di Dio nel cosmo. La Natura artifex si sostituì al Deux artifex, la natura si impose come punto centrale della cultura illuminista. Per tutto il secolo, a partire da Isaac Newton, ci fu una forte consapevolezza di un cambiamento sulla base dell’osservazione sistematica e della sperimentazione. L’epoca del dogmatismo medievale e quindi di una comprensione imperfetta del mondo naturale era giunta a termine, secondo un processo che Max Weber ha definito come “disincanto dal mondo”. Si avviarono in tutta Europa iniziative che si sforzavano di unificare il sapere scientifico a un forte riferimento religioso. Il punto centrale fu l’organizzazione dell’Encyclopédie da parte di Diderot e d’Alambert: il suo scopo è quello di rendere accessibili a tutti le conoscenze raccolte. Nel discorso preliminare di d’Alambert c’è la consapevolezza di quanto l’organizzazione delle diverse scienze sia un tema complesso, sul quale la teologia non può più esercitare come in passato. Alla fine del secolo si riuscì a presentare ciascuna scienza in una serie di volumi di tipo monografico, in questo modo l’Encyclopédie non si rivolgeva più all’uomo colto ma al detentore di un sapere già molto avanti sulla strada della specializzazione. In questi anni si afferma la legge gravitazionale di Newton, il quale fondò una tradizione di descrizione matematica, astratta, dei fenomeni fisici, che rappresentò un modello di concezione dei fenomeni naturali di enorme impatto durante tutto il secolo. Il modello newtoniano rappresentò l’ideale di spiegazione scientifica, il suo modello matematico influì profondamente sulla concezione illuminista del cosmo, dopo aver avuto la meglio contro la teoria dei vortici di Cartesio; inoltre permise la riformulazione dell’ottica e della meccanica, dell’astronomia e della geografia, che si imposero come discipline quantificabili e formalizzabili. Finì anche per interessare ambiti sino ad ora largamente estranei all’applicazione di temi matematici. Negli anni cinquanta Diderot però smentì che questa fosse la strada del futuro per tutte le discipline scientifiche, il regno matematico era finito a favore della storia naturale. La scienza pre-illuminista era stata dominata dal principio creazionistica: l’uomo è stato creato da Dio a sua immagine e somiglianza e occupa in questo modo una posizione unica all’interno del creato, incommensurabile a qualunque altra manifestazione di vita. Mentre con l’Illuminismo e soprattutto con la zoologia, l’uomo viene posto al pari dell’animale, con i quali si cominciano ad individuare analogie e differenze mediante l’autonomia comparata. La trasformazione nella tassonomia naturale fu parallela all’evoluzione della medicina e alla concezione e raffigurazione del corpo umano, nella medicina illuministica fu caratteristica l’impostazione iatromeccanica secondo la quale la malattia è uno squilibrio chimico del corpo. Per quanto riguarda l’ambito chimico, di particolare importanza è il contributo di Lavoiser, riformulando il linguaggio della chimica in greco antico che equivale alla lingua della tradizione filosofica e in più formulò una propria classificazione e nomenclatura. Il terzo argomento trattato da Tortarolo riguarda sia la concezione del passato dell’uomo e della società umana sia la fiducia nella possibilità di raccontarne la storia, estremamente significativa della trasformazione della cultura europea compiutasi nel movimento illuminista. Questa trasformazione partì da un momento di crisi profonda della conoscenza storica. Lo scetticismo storico aveva messo in dubbio la possibilità stessa dell’uomo di appurare le vere modalità di svolgimento degli avvenimenti del passato: la scomparsa nel medioevo di documenti essenziali dell’antichità, la revisione radicale delle tradizioni ecclesiastiche in seguito alla riforma luterana, sono tutti fattori che diedero il via a questa profonda crisi, di cui i philosophers reagirono rivoluzionando il metodo di indagine del passato, valutando e criticando l’attendibilità degli storici del passato. I primi esempi possiamo trovarli in ambito cattolico con i bollandisti e maurini per contrastare le accuse della Riforma. Mabillon, il più grande degli eruditi tra il Seicento e Settecento, espose nelle sue riflessioni i tratti fondamentali del modello di storico professionista, capace di riflettere criticamente sulla
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