Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Recensione libro Marzano, Appunti di Teoria Sociale

Recensione libro Cosa fare delle nostre ferite M. Marzano

Tipologia: Appunti

2012/2013

Caricato il 22/01/2013

estellas
estellas 🇮🇹

4.3

(112)

34 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Recensione libro Marzano e più Appunti in PDF di Teoria Sociale solo su Docsity! COSA FARE DELLE NOSTRE FERITE? La fiducia e l'accettazione dell'altro Michela Marzano Erickson, Trento, 2012 Gruppo A Relazione libro L'autrice Michela Marzano, in questo libro analizza se stessa per poi interrogarsi sul difficile rapporto umano basato sulla fiducia. L’autrice affronta nuovamente le ferite dell’essere umano, spiegando il personale argomento dell’anoressia cercando così di analizzare la propria fragilità, partendo dal concetto di controllo fino alla complessità del corpo umano così come viene vissuto oggi nel 2012. Per concetto di controllo l'autrice afferma che nella società attuale il corpo viene ancora concepito come ciò che rimanda inevitabilmente ai limiti e alle debolezze dell'essere umano. Il rifiuto del corpo non si effettua più in nome della verità o della virtù, bensi in nome del potere e della libertà : vivere in un mondo in cui il corpo non esiste significa non essere più assoggettati ad assumere le sue debolezze, significa uscire dalla finitudine del corpo/gabbia o del corpo/estensione che era un concetto tradizionale della filosofia, e che affermava un dualismo ontologico tra l'anima e il corpo, riducendo quest'ultimo a un'entità materiale da cui era necessario allontanarsi. Il solo corpo Oggi accettabile è sembra essere un corpo perfettamente padroneggiato, perchè dimostra la capacità di un individuo d'assicurare un controllo sulla sua vita. Dietro la pretesa di libertà di determinare la propria vita, si nasconde una vera e propria ideologia che strumentalizza il concetto di autonomia personale, riducendo l'autonomia all'indipendenza ed escludendo la stessa possibilità di una qualunque “dipendenza” e siamo talmente ossessionati dal controllo e dal raggiungimento di una presunta autonomia da dimenticare quanto in realtà l’essere umano sia fallibile per natura. L'ideologia dell'autonomia e del controllo genera il rifiuto di qualunque forma di differenza, colpevolizzando tutti quelli che non sono “capaci” di conformarsi ai modelli proposti. Dietro il controllo e la padronanza di sé si cela il mito dell'indipendenza totale e dell'autosufficienza. Ciascuno di noi è chiamato a divenire autonomo cioè a divenire indipendente dagli altri. Un altro tema affrontato dall'Autrice è a la fiducia dell’altro e di se stessi, quell’autostima tanto cercata ma che spesso fatichiamo a trovare. Il mito della fiducia in sé stessi viene molto “commercializzato” dalla società attuale, attorno al quale c'è un grosso mercato editoriale ma oltre al quale ha anche una chiave di lettura sociale, poiché per gli autori dell'argomento non possedere fiducia in sé stessi significa essere responsabile dei propri fallimenti. Questo comporta la negazione del principio di realtà innescando colpevolizzazione e sofferenza per alcuni e onnipotenza della volontà e manipolazione per altri. Infine come conseguenza si ha anche la diffidenza nei confronti di tutti gli altri e la paura di tutto ciò che sfugge o sembra sfuggire al controllo, alimentando la paura che c'è in ogni soggetto e, di conseguenza, isolandolo ancora di più. Michela Marzano affronta il delicato tema della fiducia, una scommessa umana poiché implica sempre il rischio che il depositario della nostra fiducia non sia all'altezza delle nostre aspettative o che le tradisca deliberamente la nostra fiducia. La fiducia è legata alla natura umana e al fatto che non siamo mai completamente indipendente dagli altri e autosufficienti, nemmeno quando abbiamo la possibilità di raggiungere un certo grado di autonomia morale. A differenza della fede che è insondabile (io credo senza sapere perché), quando ho fiducia esistono delle ragioni che mi spingono a concederla e che possono, in linea di principio, permettermi di giustificare il mio atteggiamento e giustificare l'affidamento all'altro e si conserva appena la possibilità di non controllare totalmente se vengo tradito. E' qui che la fiducia entra in campo. La fiducia in sé stessi, di fronte alle reazioni spesso imprevedibili degli altri bisogna potersi appoggiare a sé, su un nocciolo duro, su un certo numero di risorse interiori capaci di garantirci un minimo di coesione interna. Poi interviene la fiducia negli altri che è una fiducia complessa e difficile un dono forse senza ritorno, con la capacità di far fronte al tradimento. Grazie a questo gioco di specchi tra la fiducia in sé stessi e la fiducia negli altri che il desiderio individuale costruisce il suo sentiero e ci consente di divenire i soggetti della nostra esistenza. Un'esistenza in cui le “ferite” ha permesso all'autrice di far posto all'altro e di scoprire la potenza della fiducia reciproca. L'autrice parla di un altro tema importante l'accettazione dell'altro e ogni volta che si parla dell'altro, ci si turba poiché l'altro in quanto tale turba e ci destabilizza poiché ci obbliha a confrontarci con la differenza che l'altro porta con sé e a quell'alterità che ognuno di Noi si porta dentro e che si risveglia quando siamo di fronte agli altri. Con l'alterità l'autrice affronta il tema della paura, per accettare l'alterità dell'altro si deve smettere prima di avere paura. La paura è la sensazione di essere davanti ad un pericolo. L'autrice afferma che le paure che Noi abbiamo da bambini non invecchiano mai, e se non le si affronta, anche quando non si è più bambini Noi le porteremo avanti per tutta la vita. Perchè è nell'infanzia che affondano le radici delle nostre paura dell'Alterità e dell'Altro. L'Autrice parla anche della paura del giudizio altrui, poiché è dietro a questa paura che si cela il bisogno d'amore e di essere accettato per quello che si è e dell'alterità dell'autorità che ci giudica e fa paura di non essere all'altezza del giudizio altrui. Inoltre c'è la paura di ciò che emerge da noi stessi che è la paura di essere diversi rispetto a quello che pensavamo di essere. Imparare a convivere con l'alterità che ci portiamo dentro è molto difficile. Dietro a tutte le paure e all'alterità c'è tutto ciò che sfugge al controllo. Nella società attuale per essere un “riuscito” e non essere un fallito si deve poter controllare tutto, con l'illusione che tutto dipenda da noi. L'individuo contemporaneo è ossessionato dal controllo sulla propria vita, che ogni individuo oggi abbia la possibilità d'organizzare e usare al meglio il proprio tempo e le proprie energie, al fine di “riuscire” e se non si riesce è solo perchè l'individuo non “è stato all'altezza” e non ha saputo gestire le situazioni. Dietro al controllo c'è una paura di non farcela più ad essere esattamente come gli altri vorrebbero che noi fossimo, la paura disperata di essere altro da come si “deve” essere e la paura di ammettere che in realtà siamo dipendenti da tutto e da tutti. Non è a caso che nella nostra società il mito del controllo vada a pari passo con il mito della sicurezza assoluta. Il modo migliore per controllare la paura è la domonizzazione dell'altro, mostrandolo in quanto Altro, perciò pericoloso. Per ciò si ha l'omologazione poiché la differenza è pericolosa poiché mette in discussione il mito dell'omologazione e dell'identità, dell'appartenenza. Con la sua “differenza” l'altro ci mette a disagio perchè mette in discussione il notro IO. Come fare per accettare l'altro? L'unico modo per accettare l'altro e l'alterità altrui è cominciare ad accettare la propria alterità : cominciare ad accettarsi per come siamo, anche se non perfetti, o quasi adatti. Con l'accettazione c'è il tema del riconoscimento, poiché senza il riconoscimento altrui non è possibile garantire alcun rispetto della dignità umana. Rispettare la dignità significa sempre rispettare la specificità di ogni persona, la sua differenza, anche quando non siamo d'accordo con Lei.Il punto di partenza di questo riconoscimento è l'amore. L'amore è necessario per potersi costituire un nocciolo duro all'interno di sé stessi, un punto fermo su cui appoggiarsi per avere un minimo di fiducia in sé stessi e per imparare a “tenersi su da soli”. E' dal momento in cui c'è questo nocciolo duro di fiducia in sé stessi e che si comincia ad accogliere l'alterità propria che si può imparare ad accettare l'alterità altrui e aver fiducia negli altri e
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved