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Recensione Sound of metal, Guide, Progetti e Ricerche di Storia E Critica Del Cinema

Recensione personale del film Sound of metal, esercitazione in classe

Tipologia: Guide, Progetti e Ricerche

2020/2021

Caricato il 13/02/2023

alyssa-manca
alyssa-manca 🇮🇹

4.7

(11)

20 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Recensione Sound of metal e più Guide, Progetti e Ricerche in PDF di Storia E Critica Del Cinema solo su Docsity! Articolo di critica cinematografica quotidianistica sul film “Sound of Metal” per il giornale “La Stampa”. Sound of Metal è un film del 2019 diretto da Darius Marder, vincitore del premio oscar 2021 per il Miglior montaggio e per il Miglior sonoro. Il lungometraggio racconta la vita del batterista Ruben, il quale suona in un duo musicale insieme alla sua ragazza, la cantante Lou. Ruben si accorge di avere problemi di udito e in seguito ad una visita presso uno specialista il batterista viene informato che la sua condizione è destinata a peggiorare con gli anni. Preoccupata per il fidanzato, Lou decide di aiutarlo e lo convince a rivolgersi a una comunità di non udenti. La perdita dell’udito rimane il tema centrale, ma il dramma protagonista del film è quello psicologico, si sofferma sull!accettazione e sul cambiamento: si chiude, infatti, in modo antitetico alla scena di apertura, ovvero con il silenzio e la serenità. Ruben possiede una personalità rigida e chiusa in sé stessa, il suo dolore non trasuda quasi mai, schiacciato sotto il peso della sua incredula ostinazione: è convinto, infatti, di poter tornare a sentire. Nonostante l!impenetrabilità del personaggio, Marder riesce a far emergere quel dolore e quella rabbia, delicata ma allo stesso tempo intensa, attraverso un cinema fatto di sguardi. Ciò viene reso possibile anche dalla performance di Riz Ahmed, il protagonista, il quale riesce a dare vita ad un personaggio freddo, ma espressivo e intimamente sfaccettato. Sound of Metal non è un film sulla musica, ma un film sui suoni. Lo spettatore è chiamato a condividere la percezione sonora del protagonista e per questo motivo le scene sono composte da suoni ovattati o addirittura ne sono del tutto prive. L!incomunicabilità diventa il vero focus del racconto. Il film riesce a dare voce al dolore e allo strazio dell!uomo, senza il bisogno di farlo parlare davvero. Ruben deciderà infine di impiantarsi un costosissimo apparecchio acustico, illudendosi di poter tornare a sentire. La sua esistenza da ovattata diviene metallica. La recitazione non è mai caricata né enfatica e non ci sono discorsi strappalacrime: anche nei momenti più concitati, come la perdita dell!udito dopo il concerto e l!incontro tra Ruben e Lou a Parigi, il regista si mantiene equilibrato e posato, umanizzando così la vicenda del protagonista. L!unico reale momento di quiete interiore viene mostrato solo al termine del film. Il finale è ambientato nel silenzio più totale e rappresenta una delle sequenze conclusive, a mio modo di vedere, più toccanti del cinema del 2020: dopo tutto il rumore ora c’è solo una rinnovata pace quasi angosciante, mentre sul nero dei titoli di coda suona delicatamente Green, canzone scritta da Abrahm Marder appositamente per Sound of Metal. Per i fratelli Marder lo scopo di questa composizione è quello di permettere a tutti gli spettatori di unirsi al protagonista alla rassegnazione della fase finale, quella della resa. Il finale di questo film è semplice eppure travolgente, pace e quiete per un’anima che cerca di annullare la sua tragedia. Penso che si possa vedere un pezzo di noi stessi nel suo panico e forse è questo il motivo per cui il suo arco narrativo è così d’impatto. Si tratta di un film incisivo sul cambiamento e le conseguenze, devastanti o meno, che esso apporta, ma anche sulla crescita interiore, sull'accettarsi e accettare gli altri a prescindere dalle condizioni che li caratterizzano, sul saper cogliere la disabilità e vedere oltre ad essa, magari sfruttandola per ricominciare da capo e ripartire da zero.
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