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Recensione Un'ora sola ti vorrei, Tesine universitarie di Storia E Critica Del Cinema

Recensione del film Un'ora sola ti vorrei

Tipologia: Tesine universitarie

2020/2021

In vendita dal 29/04/2022

Valeria071295
Valeria071295 🇮🇹

4.4

(22)

43 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Recensione Un'ora sola ti vorrei e più Tesine universitarie in PDF di Storia E Critica Del Cinema solo su Docsity! Un'ora sola ti vorrei, Alina Marazzi, 2002. Due donne meravigliose. Un archivio di diari, lettere, filmati amatoriali e documentazioni cliniche. Alina Marazzi dà voce a sua madre, sussurrando delle frasi al suo posto e inserendo, come colonna sonora, la registrazione di una canzone cantata dalla stessa Liseli. Grazie a questo film, Alina dice di essersi riappropriata di una parte di sé che le mancava: la conoscenza della donna che le ha donato la vita, morta quando lei era ancora una bambina. Liseli nasce nel 1938 e muore nel 1972, quando Alina aveva sette anni. Si sposa con un uomo che sembra amare, e ha due figli: Alina e suo fratello. In seguito a un esaurimento nervoso, viene poi ricoverata in un ospedale dal quale non uscirà mai più. Si toglie la vita nel 1972, vittima di una società che non è riuscita a comprenderla e ad aiutarla. Il film opera su due livelli: 1 L'identificazione con il vissuto di Liseli. 2 Il punto di vista di Alina, sua figlia. Liseli non si sente adeguata al ruolo di moglie e madre imposto dalla borghesia. E così, inevitabilmente, ricade nel senso di colpa, pensando di avere qualcosa di sbagliato. Molto curioso che tutto ciò sia accaduto solo pochi anni prima della legge Basaglia, che avrebbe messo in discussione le istituzioni del periodo, tra cui anche i manicomi. Erano gli anni della liberazione femminista: diverse donne venivano rinchiuse perché troppo ribelli, o incapaci di adempiere al ruolo che gli era stato cucito addosso. Molto problematico è, soprattutto, il passaggio di Liseli dall'infanzia all'età adulta. Perché da bambina era, in un certo senso, grata alla famiglia per tutto ciò che aveva. Poi, a un certo punto, il crollo nervoso le permette di rendersi conto della realtà che la circonda. Il contrasto tra le immagini di una famiglia apparentemente felice e le parole di Liseli, che rivelano una ragazza schiacciata dal peso di troppe responsabilità, è più forte che mai. Come quando Alina ci mostra il filmato di suo fratello che corre nell'erba, con la voce di Liseli in sottofondo che ci rivela quanto sia difficile quel periodo per lei, perché il bambino piange sempre, non mangia e non la fa dormire. È la conferma di quanto gli Home Movies siano celebrazioni ipocrite. Non che Alina avesse davvero il desiderio di parlare male del nonno, ma è chiaro a tutti quanto abbia leso, a Liseli, la figura di suo padre: un uomo convinto che i problemi di sua figlia siano solo capricci. E il marito di Liseli, invece? molto ambiguo. Non si sa fino a che punto si sia spinto per aiutare sua moglie, e se abbia mai lottato per riaverla con sé.
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