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relazione deontologia Psicologica, Appunti di Deontologia

relazione Deontologia utile come breve riassunto per psicologia

Tipologia: Appunti

2019/2020
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Caricato il 12/06/2020

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Scarica relazione deontologia Psicologica e più Appunti in PDF di Deontologia solo su Docsity! Relazione Laboratorio Deontologia anno 2019/20 Emanuela Pizzolla - 935390 Intorno alla prima metà del Novecento, il famoso psicoanalista austriaco Sigmund Freud recitava uno dei suoi più famosi aforismi “I mestieri più difficili in assoluto sono nell'ordine il genitore, l’insegnante e lo psicologo”. A ben guardare appare chiaro che tali impieghi, oltre alle profonde difficoltà insite nel loro svolgimento, presentano un’ulteriore ed inequivocabile complicazione: l’estremo potere che viene esercitato dagli operatori sulla loro controparte, andando ad alimentare una condizione di disparità necessaria e fondamentale per l’adeguato svolgimento della mansione. La presenza di questo enorme potere che viene utilizzato nei confronti dell’altro comporta, necessariamente, alcune indispensabili limitazione e regole al fine di poter tutelare in modo totale il benessere, non solo di coloro che entrano in relazione con tali figure, ma anche dei professionisti stessi. La creazione di un paradossico equilibrio relazionale, delicato ma necessario, costituisce uno degli aspetti cruciali della professione dello psicologo, il quale deve muoversi offrendo aiuto e assicurando supporto, ma deve garantire alcuni elementi fondamentali per tutelare la relazione e le persone coinvolte. Il professionista, infatti, non deve abusare, consapevolmente o meno, del proprio potere, deve essere cauto assicurandosi di non violare la privacy del proprio cliente e deve garantire la mancanza di rischi per il benessere psicofisico del cliente. Al fine di offrire una chiara chiave di lettura per tali bisogni e dovere, viene utilizzata la Deontologia Professionale, ossia una particolare disciplina che racchiude al suo interno tutti quei valori, quelle regole, quei doveri e quei principi necessari per l’adeguato e corretto svolgimento di una professione. In particolare, qui ci soffermiamo sulla professione dello psicologo, la quale necessità di un insieme di regole, limiti, doveri e indicazioni, al fine di consentire al professionista il più agevole e valido svolgimento delle consuete attività, nel rispetto della propria persona e della propria professione, ma anche avendo consapevolezza ed estrema considerazione e tutela delle necessità, richieste e diritti del suo cliente e/o paziente e dei suoi colleghi. L’attuale Codice Deontologico Degli Psicologi entra per la prima volta in vigore in Italia nel 1998, andando a costituire uno dei più importati documenti a cui un qualsiasi professionista iscritto all’ordine degli psicologi, deve fare capo nella concretizzazione della propria professione. Tale documento non ha semplicemente il compito di raccogliere al suo interno un insieme di doveri etici, bensì il codice Deontologico illustra e sancisce una serie di norme deontologiche che descrivono e definiscono le regole di condotta e le limitazioni necessarie per lo svolgimento dell’attività di psicologo. Inoltre, in quanto derivanti da una Legge (58/89), esse sono norme giuridiche e, quindi, il mancato rispetto delle stesse comporta l’applicazione di sanzioni, anche severe, oltre a mettere enormemente a rischio il benessere psicosociale dei soggetti coinvolti nella richiesta di aiuto, i quali sono inequivocabilmente immersi in una relazione caratterizzata da “asimmetria”, necessaria per lo svolgimento del servizio ma, parzialmente disorientante per coloro che ne usufruiscono. Un altro aspetto interessante da considerare è la tutela della professione, infatti, il mancato rispetto di tali norme può danneggiare, anche profondamente, l’immagine pubblica della professione dello psicologo o dello psicoterapeuta andando ad agire come una sorta di boomerang che opera su tutta la categoria professionale. In tal senso, è fondamentale il lavoro dell’Ordine degli Psicologi, a cui tutti gli psicologi devono essere regolarmente iscritti, il quale si presenta come l’istituzione che, attraverso le proprie gerarchie a livello nazionale (Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi, CNOP) e regionale (Consiglio Regionale o Provinciale, per le sole province di Trento e Bolzano, dell’Ordine) regola la professione dello psicologo e dello psicoterapeuta, sorvegliando e garantendo il rispetto delle norme, l’applicazione delle sanzioni e il supporto ai professionisti dell’Ordine che affrontano dilemmi etici e legali. Alla luce di quanto appena detto, è facile comprendere come negli anni l’implementazione e il progressivo miglioramento, non solo del Codice, ma anche dei diversi organi istituzionali ha garantito, a coloro che svolgono tale entusiasmante professione, la possibilità di affidarsi e confrontarsi con valori, norme e doveri ottimizzati e in grado di assicurare un progresso nella tutela e comprensione dell’etica professionale. Uno degli argomenti che sicuramente ha maggiormente attirato il mio interesse è la presentazione dei quattro imperativi guida del Codice Deontologico: 1. Meritare la fiducia del cliente 2. Possedere una competenza adeguata a rispondere alla domanda del cliente 3. Usare con giustizia il proprio potere 4. Difendere l’autonomia professionale Al fine di comprendere pienamente la loro portata è necessario fare un importante passo indietro. Prendendo, infatti, spunto dal considerevole testo deontologico di Eugenio Calvi e Guglielmo Gulotta1, possiamo affermare che, in origine, l’intero “corpus” del Codice Deontologico, nella sua stesura, sembrava aver subito l’influenza di quattro “finalità ispiratrici”: 1. Tutela del cliente; 2. Tutela del singolo professionista nei confronti dei Colleghi; 3. Tutela del gruppo professionale complessivo degli Psicologi italiani; 4. Responsabilità degli Psicologi italiani nei confronti della Società. Una cosa interessante da notare è che, sebbene tali finalità possano sembrare banali, esse non sono sancite e specificate in un solo articolo del Codice, bensì ritornano numerose volte nel corso dei diversi articoli2, confermando e sottolineando la loro semplice, ma fondamentale, importanza nel guidare la scelta delle tematiche etiche da seguire. Nonostante quanto detto, apparve immediatamente chiaro che tali finalità ispiratrici fossero, in realtà insufficienti per la realizzazione di una completa definizione dei principali valori che dovevano accompagnare lo svolgimento dei diversi compiti dello psicologo. È proprio in questo frangente che, per la prima volta, precedentemente all’approvazione definitiva del Codice, si parlò di “principi fondamentali” ai quali ogni psicologo deve fare costantemente riferimento durante lo svolgimento della propria attività. In seguito, tali principi generali, vennero ulteriormente definiti e illustrati in un illuminante saggio, sempre di E. Calvi, nel quale per la prima volta appare il termine di “imperativi deontologici”. In linea con le descrizioni e i commenti proposti dall’autore sull’argomento, possiamo affermare che ogni imperativo si riferisce ad un aspetto singolare ma cruciale per il corretto svolgimento della professione psicologica. Il primo imperativo, “meritare la fiducia del cliente”, può sembrare un concetto piuttosto scontato, ma in realtà la sua origine è più complessa: esso, infatti, fa riferimento alla concezione del professionista come “servizio”. Alla base di tale imperativo risiede l’obbligo dello psicologo di fare soltanto ciò che va a vantaggio del cliente, ponendo in una posizione di subordinazione qualsiasi evento o fattore che vada a vantaggio del professionista o di terzi, ma che contrasti con ciò che avvantaggia il cliente. Tale imperativo è ciò che permette la creazione di un reale e profondo rapporto fiduciario tra colui che usufruisce del servizio (il cliente) e colui che lo offre, questo perché il cliente deve confidare che lo psicologo gestisca e modifichi la sua condotta seguendo l’obiettivo di conseguire l’interesse e il vantaggio del cliente. Sembra straordinario come poche semplici parole possano definire, quasi interamente una professione. Nella mia umile opinione, tale principio rappresenta la pietra fondante delle professioni di supporto. Porre il vantaggio di colui che si sta cercando di aiutare al di sopra del proprio, permettendo la creazione di un rapporto fiduciario in cui il cliente può sentirsi tutelato e protetto, è un obiettivo indispensabile da raggiungere per i professionisti del settore. Personalmente ritengo che affidare la propria fiducia in una persona che 1 Il codice deontologico degli psicologi. Commento articolo per articolo, Milano, Giuffrè Editore, 1999. 2 Ad esempio, la “Tutela del cliente” è presente negli artt. 4 – 9 – 11 – 17 e 28; la “Tutela del professionista nei confronti dei Colleghi” si può rinvenire negli artt. 35 e 36; la “Tutela del gruppo professionale” è ribadita in particolare negli artt. 6 ed 8 e la “Responsabilità nei confronti della società” si ritrova, tra gli altri, negli artt. 3 e 34.
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