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RELAZIONE PROVA VICKERS, Guide, Progetti e Ricerche di Tecnologie di mecaniche, processo e prodotto

relazione di tecnologia meccanica sulla prova vickers eseguita in laboratorio

Tipologia: Guide, Progetti e Ricerche

2020/2021

Caricato il 16/11/2022

mirco.lomboni
mirco.lomboni 🇮🇹

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Scarica RELAZIONE PROVA VICKERS e più Guide, Progetti e Ricerche in PDF di Tecnologie di mecaniche, processo e prodotto solo su Docsity! LOMBONI MIRCO 3MD ITIS PALEOCAPA BG A.S.2020/2021 RELAZIONE DI TECNOLOGIA MECCANICA PROVA VICKERS Il giorno 25 febbraio 2021 io e gli altri cinque componenti del mio gruppo (Marassi, Zanini, Gotti, Karaje, Seenadirage) alle ore 10:30 abbiamo svolto la prova di laboratorio relativa alla determinazione della durezza Vickers. La prova è stata svolta nel laboratorio di tecnologia meccanica (aula M1- 18) adiacente all’aula M1-23 nella quale era presente il resto della classe. All’interno del laboratorio erano presenti sei studenti, un assistente di laboratorio e il professore Quattrore che ci ha assistito per tutta la durata della permanenza in laboratorio. Il laboratorio risultava essere ordinato e pulito, non erano presenti intralci a terra e ogni componente dell’aula era ben disposto. La temperatura risultava essere ottimale, si aggirava infatti sui 20°Celsius e quindi rientrante nel range di temperatura per un corretto svolgimento della prova compreso tra i 10° C e i 35° C. L’ambiente del laboratorio era ben illuminato e non erano presenti rumori di sottofondo o vibrazioni avrebbero potuto influenzare il corretto svolgimento della prova. In seguito il professore ci ha mostrato il fascicolo della norma riguardante la prova: la norma in questione è la UNI EN 1955 la quale specifica il metodo per la prova di durezza Vickers da HV 0,2 a HV 100 sui materiali metallici, con carichi di prova da 1,961 N a 980,7 N. Il principio della norma dice che la prova consiste nel premere con una determinata forza un penetratore di diamante a forma di piramide retta a base quadrata con un angolo di 136° tra le facce opposte al vertice, contro la superficie del pezzo in prova. In seguito si devono misurare le diagonali dell’impronta lasciata sulla superficie dopo la rimozione del carico. Nel nostro caso il penetratore non aveva la base perfettamente quadrata in quanto su uno spigolo era evidente uno sbeccamento dovuto, secondo il professore Quattrore, ad un urto subito dal penetratore probabilmente in seguito ad una caduta. In questa foto del visualizzatore di profili è possibile vedere lo sbeccamento presente sul penetratore tramite l’impronta lasciata da esso sul provino. Planimetria laboratorio LOMBONI MIRCO 3MD ITIS PALEOCAPA BG A.S.2020/2021 Dopo aver visionato la norma siamo passati alla preparazione del provino. Si trattava, come quello utilizzato per la prova Brinell, di un dischetto di acciaio di cui non ci sono state indicazioni sulle dimensioni e sulla tipologia di acciaio. Anche in questo caso, come per la prova Brinell, è presente un parametro da rispettare sullo spessore del provino: secondo la norma esso deve essere almeno 1,5 volte la diagonale media dell’impronta lasciata dal penetratore. Nel nostro caso lo spessore era visibilmente ad occhio nudo maggiore di 1,5 volte il diametro medio dell’impronta e per questo non è stato necessario eseguire delle misure di accertamento. In seguito si è proceduto con la levigazione della faccia superiore del provino, utilizzando 4 diversi tipi di carta vetrata (grana 240, 320, 600, 800 e contenute in uno stanzino all’interno del laboratorio) e levigando il pezzo solo in una direzione. Dopo aver levigato il pezzo si passati alla sua pulizia mediante un panno di carta e dello sgrassatore, per rendere la superficie il più pulita e omogenea possibile. Questa procedura è similare a quella della prova Brinell ma questa è stato necessario prestare maggiore attenzione alla preparazione del provino in quanto anche minime impurità (ossidazioni, materie estranee) rappresentano un ostacolo alla lettura dell’impronta. Dopo essersi accertati che il provino fosse stato preparato correttamente esso è pronto per essere messo sulla macchina per eseguire la prova. La macchina utilizzata per questa esperienza di laboratorio è chiamata durometro ed è utilizzata anche per la prova Brinell e la Rockwell. Si tratta di una macchina di marca “Wolpert” che il professore Quattrore ci ha detto risalire intorno agli anni sessanta. Il durometro è appoggiato su un tavolo metallico ed è stabile nonostante non sia ancorato al tavolo stesso tramite i fori di ancoraggio presenti sul durometro. La macchina è costituita da un basamento al di sopra del quale è posta una barra filettata con un volantino. Girando il volantino sarà possibile alzare o abbassare il piano di appoggio posto al di sopra della barra filettata, che ha lo scopo di fare da appoggio per il nostro provino. Esso è costituito da una superficie piana e liscia è può essere regolato longitudinalmente o lateralmente da due viti micrometriche. Salendo troviamo l’alloggiamento del penetratore, che ruotando ci permette di inserire agevolmente il penetratore. Il penetratore è costituito da un estremità che si inserisce nella sua sede e da una parte costituita dal diamante a forma di piramide a base quadrata. Vicino all’alloggiamento del penetratore è presente una luce concentrata e una lente di ingrandimento che ha il compito di riportare ingrandita la forma dell’impronta su di un visualizzatore di profili posto nella parte superiore della macchina. Nella parte alta destra del durometro è poi presente un selettore che ci permette di impostare la macchina per la prova Brinell/Vickers o dall’altra parte per la Rockwell. Nel nostro caso il selettore era già spostato su Brinell/Vickers. Nella parte destra sono presenti una serie di pulsanti disposti verticalmente che rappresentano i carichi. In base al carico Il durometro
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