Scarica Incontro 5 maggio 2022: Mutamenti e ripetizioni - Il maschile in discussione e più Guide, Progetti e Ricerche in PDF di Storia E Critica Del Cinema solo su Docsity! Relazione dell’incontro del 5 maggio 2022 - Quarto incontro del ciclo INCROCI DI GENERE 2022. Tema "Mutamenti e ripetizioni: il collezionista di carte e Gran Torino". Il titolo della nuova edizione del ciclo di incontri è “Il maschile in questione. Fra tradizione e trasformazione” che pone l’attenzione sul significato del ruolo maschile e femminile nella storia della società indagando il processo di ridefinizione questi due generi stanno attraversando. Il collezionista di carte Il film vede come protagonista un ex militare macchiatosi di crimini che neppure gli anni di carcere possono redimere. Torturato dal senso di colpa, il protagonista affronta la detenzione con la consapevolezza di chi sconta una pena meritata. In questa vita di azzardi fa irruzione un giovane il cui padre è morto suicida dopo essere stato con il protagonista in Iraq. Il ragazzo ha abbandonato gli studi ed è pieno di debiti ma Tell vorrebbe aiutarlo a ricostruirsi una vita. Tell accetta una proposta di lavoro da La Linda, una donna attirata dal mistero che aleggia attorno all’uomo. È lecito domandarsi se attraverso questo doppio incontro vi è una possibilità d’uscita dalla trappola infernale in cui si trova il protagonista oppure se è solo un modo perverso in cui essa prende forma. La violenza è un tema ricorrente e gli insegnamenti del passato non bastano per evitare di rivivere traumi già vissuti. Schrader crea storie di personaggi rosi dal senso di colpa che sono alla ricerca di un riscatto forse impossibile e che vogliono liberarsi dal peso morale delle azioni passate. Al contrario dei suoi protagonisti precedenti, Tell è un criminale vero, che ha compiuto cose terribili e che vive nella consapevolezza di essere nato per fare certe cose. Eppure, è evidente quanto gli eventi terribili di cui è stato aguzzino l'abbiano traumatizzato quanto le sue vittime. Per un momento Schrader ci fa cadere nell’ipotesi di ottenere un finale felice, per poi relegarci nella brutalità infernale della ripetizione del medesimo, una prigione dalla quale è impossibile evadere, un gioco in cui torturatore e torturato non sono più distinguibili. Il gesto finale immortalato dal film sembra includere una possibilità di salvezza anche nelle sentenze più dure e definitive, nel riconoscere e sfidare i confini delle proprie prigionie, nell’affrontare i propri demoni ma al contempo anche la propria capacità d’amare, di ricevere amore e aprirsi a qualcosa o qualcuno al di là dello specchio. Con l’ombra costante di Bresson, Paul Schrader conclude con un’immagine forte, gesto di contatto e al contempo di distanza, comunione e separazione, di creazione del possibile e insieme gesto di condanna al dolore del mondo. Nel film viene evocata un'atmosfera lurida e con una estetica austera, Schrader cattura la barbarie che ribolle sotto la società civile, suggerendo che le regole di William sono necessarie per tenere il male lontano. Non sorprende che William trovi la vita in prigione un bozzolo rassicurante, con regole particolarmente oppressive per mantenere la sua mente agitata e preoccupata. Nel film il protagonista è abituato alla vita carceraria, infatti per dormire nei motel copre tutti i mobili con teli bianchi, rimuovendo ogni ornamento superfluo in modo tale da avere la stanza il più possibile anonima, come se volesse ancora punirsi per quello che ha fatto, come se non meritasse la libertà. Spersonalizzando i luoghi e rimuovendo ogni traccia di alterità (ma anche di affettività e umanità), Tell territorializza il suo spazio mentale, rendendo la camera da letto l'estensione della sua psiche dove nulla potrebbe ricordargli il passato di torturatore che lo perseguita. Ma il gesto è ambivalente poiché forse desidera non essere mai distratto dalla sua inestinguibile colpa. Schrader poche volte rompe il rigore per dare un tocco di colore, esempio importante è una scena con La Linda. I dettagli della loro relazione non interessano praticamente a Schrader, con l'eccezione di un momento sorprendentemente bello in una città di luci. Ciò che interessa al regista è il senso di repressione stretto e imponente, l'incapacità di William di lasciarsi andare, di comportarsi con disinvoltura umana e di divertirsi. Il regista esita a indulgere in dirottamenti di genere. Tillich non è come il caso stereotipato del disturbo da stress post traumatico anche se il trauma sembra agitarsi sotto la superficie liscia. Il controllo estremo pervade le sue scelte e lo notiamo dal guardaroba elegante e neutro al suo modo di coprire ogni mobile. C’è una logica circolare nel mondo di Schrader. Questo è evidente nel modo in cui la voce fuori campo assume nuovi livelli di significato. La circolarità strutturale della narrazione sembra schiacciante, dalla quotidianità del gioco ai flashback notturni del carcere dalla struttura labirintica, realizzato per aumentare la paura di essere intrappolati all’interno. Ripetizione è la parola che viene usata per descrivere lo stile di vita di questi giocatori d'azzardo alla deriva ma viene associata anche nella struttura concentrica del film e nel suo stesso ciclo di disperazione. In una scena si vede il protagonista mimare il gesto del cerchio, che da solo potrebbe metaforizzare questo film la cui composizione sembra plasmarsi in tutto e per tutto a questo scenario: attesa, ripetizione, esplosione.