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Relazione sul teatro di Ippolito Nievo, Prove d'esame di Letteratura Italiana

Paper di fine corso sullo stile teatrale di Ippolito Nievo, con particolare enfasi sull'opera Emanuele

Tipologia: Prove d'esame

2019/2020

In vendita dal 15/01/2022

serena-fagioli
serena-fagioli 🇮🇹

5

(9)

28 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Relazione sul teatro di Ippolito Nievo e più Prove d'esame in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! Sincronie: forme parallele e contrasti Nievo e il teatro Serena Fagioli, 16-989-808 Corso di Letteratura del Settecento e del primo Ottocento Semestre autunnale 2020-2021 29.08.2021 Sommario Introduzione: Il teatro nell'Ottocento. Nievo e il teatro L° «Emanuele: Confronto intertes Conclusioni . Bibliografia essere difficilmente applicabili, soprattutto nel momento in cui l’unità territoriale ancora non esisteva e le diverse corti italiane si scontravano sui campi culturali ed intellettuali, dimostrando ora la superiorità di una e ora dell’altra. La seconda parte del pensiero di Giovanni è altrettanto importante: essa rimarca in maniera decisiva il ruolo negativo che a volte ricopre il pubblico, che con il proprio gusto arriva ad abbassare la qualità effettiva delle rappresentazioni sceniche. È inter inte notare come questa valutazione sul pubblico ritorni ciclicamente nella storia del teatro, basti vedere alcune delle recensioni pubblicate da Flaiano negli anni Sessanta. Soffermandosi, invece, sui generi, si può attestare come in Italia, in questo periodo, si stesse diffondendo la novità del dramma storico, veicolo anche per la propaganda risorgimentale. In questo momento, sono di grande importanza alcune opere manzoniane, che si rivelano fonti di ispirazione notevoli, e queste sono // conte di Carmagnola e |’ Adelchi, quest’ultima soprattutto in quanto è una tragedia storica, le cui vicende si situano tra il 774 e il 775, pubblicata per la prima volta nel 18228, quindi è probabile che Nievo la conoscesse. «[...] la diffusione sulle scene dell'Ottocento del dramma storico e i suoi usi nella propaganda risorgimentale, i compromessi degli autori stipulati con la cassetta dei comici, le tragedie che non smettevano di riprodursi. [...] Il teatro arme patriottica, anche quando non si propose d'essere tale». Cosa voleva dire? Che, dopotutto, a scorrere i testi, non sempre si riusciva a capire perché quelle storie, quasi tutte sparite, dovessero suscitare tanti entusiasmi e per tanto tempo»? Accanto a questo genere, emersero anche le biografie teatrali, di cui alcuni esempi sono: «Socrate» dell’abate Luigi Scevola, Maometto» di Gioacchino Rossini e l’«Ajace» di Ugo Foscolo. In questo caso è notevole come ci sia un certo grado di varietà nelle biografie, soprattutto per quanto riguarda le provenienze dei protagonisti dei testi in oggetto. Parallelamente continua la fortuna del melodramma, la cui fortuna risale al secolo precedente e che prospera ulteriormente anche grazie all’introduzione del libretto d’opera. Infine, la commedia porta avanti la linea goldoniana, per cui le rappresentazioni erano caratterizzate dalla verosimiglianza, contrapponendosi alla pratica precedente di utilizzare maschere stereotipate e stereotipanti. I personaggi vennero sostituiti, infatti, con individui singolari, raffinatamente descritti nella loro identità psicologica. È interessante notare, secondo Stefano Geraci, il fatto che molti drammi di questo periodo non vengano pubblicati dai rispettivi autori, restando inediti per molto tempo, e di conseguenza non 8 S. GERACI, «Un'arme industre e accorta». Una nota sul teatro dell’Ottocento, in « Teatro e storia : orientamenti per una rifondazione degli studi teatrali», Anno 21, N. 28, 2007, p. 276. ° Ibidem. vengano portati in scena. Tra questi, compare anche l’Emanuele di Ippolito Nievo, di cui si parlerà più approfonditamente in seguito. Nievo e il teatro Le prime esperienze nell’ambito drammatico di Nievo avvennero durante gli anni universitari, in cui frequentò i teatri di Udine, Padova, Mantova e Milano. In queste città strinse amicizia con alcuni commediografi, come Teobaldo Ciconi! , con il quale si instaura un forte legame e un sistema di rimandi intertestuali tra uno e l’altro, che in Nievo si vedono soprattutto nei Beffeggiatori e nelle Invasioni moderne!. Inoltre, a Padova frequenta dei corsi universitari e in città avrà la possibilità di avere dei contatti con Leone Fortis e altri commediografi, i quali facevano parte dell’Istituto filarmonico-drammatico, il quale ricordò con menzioni onorevoli Le invasioni moderne. Bisogna ricordare che negli anni Cinquanta dell’Ottocento, Nievo era già impegnato sia negli studi universitari sia in ambito politico; quest’ultimo impegno in particolare passa attraverso la scrittura. Infatti, la vita di Nievo si divide tra fasi compositive e fasi attive, dove per le prime si dedica alle proprie opere, mentre nelle seconde si occupa della propria carriera militare, come dimostra nelle campagne in Sud Italia e sulle Alpi. Nievo compose opere teatrali adenza quasi regolare dal 1852 al 1857. L’anno più prolifico da questo punto di vista è proprio l’ultimo, che consta di ben quattro opere: / beffeggiatori e Le invasioni moderne, due commedie inedite; / Capuani e Spartaco, due tragedie anch'esse inedite. A precedere questo gruppo, ci sono altre due commedie inedite, ovvero Emanuele e Pindaro Pulcinella, rispettivamente del 1852 e del 1855. È singolare il fatto che la produzione teatrale sia addirittura precedente a quella poetica dei Versi. Tuttavia, la poesia avrà la fortuna di venire stampata e di incontrare il grande pubblico, mentre gran parte delle opere teatrali rimangono inedite fino a dopo la morte di Nievo. Un altro elemento straniante è il fatto che l’autore non sembri curarsi della mancata pubblicazione delle sue opere teatrali. Secondo alcuni critici questo è dovuto al fatto che i drammi si intrecciavano, a livello di tempistiche, con altri testi sicuramente più graditi al pubblico!?. 10 AA.VV,, voce «Nievo, Ippolito» in Dizionario della letteratura, Milano, Garzanti, 2005, pp. 717-718 !! L NIEVO, Drammi giovanili, Venezia, Marsilio, 2006, pp. 28-29 2 AA.VV,, voce «Nievo, Ippolito» in Dizionario della letteratura, Milano, Garzanti, 2005, pp. 717-718 Quando Nievo scrive delle critiche, parte dall’analisi del testo riportato nei libretti d’opera. In questo modo si può notare la grande importanza della stampa e della diffusione di questi supporti nel primo Ottocento. Tuttavia, non tutti gli spettacoli avevano una fortuna tale da avere un’ampia distribuzione del rispettivo libretto, quindi è importante osservare quali siano le rappresentazioni recensite dall’autore. Leggendo le sue opinioni, è possibile riscontrare la stes avversione verso il pubblico, che già era possibile osservare nel componimento sopra esaminato. In particolare, si scaglia contro l’accondiscendenza che i commediografi e i musicisti palesano in alcune situazioni. Per questo elaborato è interessante citare la recensione dello spettacolo L’ebreo di Apolloni, la cui prima rappresentazione risale al 1855 alla Fenice di Venezia, non solo perché riporta l’attenzione verso il mondo ebraico di cui aveva già parlato nell’ Emanuele, ma anche perché riprende alcune idee espresse in una lettera polemica, che aveva pubblicato su «La Sferza», parzialmente censurata, in difesa degli ebrei accusati di usura. L’«Emanuele» Emanuele è uno dei due drammi giovanili di Ippolito Nievo ed è un dramma a tesi, composto durante un periodo di emancipazione semitica ed ambientato nella Mantova ancora asburgica, città in cui gli scontri scaturiti dall’intolleranza religiosa erano eventi frequenti, nonostante l'avvenuta emancipazione della comunità ebraica. Quindi, è una commedia con un fulcro prettamente politico e di stampo risorgimentale”. A questo proposito, bisogna ricordare che la politica asburgica di pacificazione era decisamente più progressista e meno brutale di quella francese. Gli ebrei, con la nuova legislazione, furono esentati dall’avere segni di riconoscimento visibili, poterono acquistare beni immobili e attività lavorative. Inoltre, si allargarono anche le possibilità di studio per i giovani ebrei, che poterono accedere sia alle scuole pubbliche sia all’università. Ciò nonostante, la comunità ebraica si ritrovava ad affrontare molte difficoltà sul piano legale e politico?!. Sono proprio questi i punti che Nievo tocca nel suo dramma. L’opera è divisa in quattro atti ed è dedicata all’amicizia con Emanuele Ottolenghi. Tuttavia, secondo il critico Faccioli, più che di un dramma, si tratta di una trascrizione di conversazioni, un dialogo continuo, in particolare se si nota che l’azione vera e propria termina nell’Atto III, mentre l’ultimo non è che un corollario??, una sorta di epilogo per tirare le fila della vicenda. Il protagonista Emanuele, un giovane borghese ebreo, aspira ad occupare un posto nella società, affermare i diritti degli ebri e combattere contro ogni discriminazione razziale, nonostante sul piano giuridico queste siano state debellate. Sostiene che i tempi per gli ebrei siano cambiati, ma vi sono molte idee ancora retrograde, come nel caso del suo vecchio tutore Giosuè, che rappresenta l’ebreo conservatore e respinge qualsiasi prospettiva di cambiamento. Emanuele ribatte, ma sa che lo scetticismo del suo tutore è fondato, per cui tenta di entrare nel mondo celando la sua reale identità, e solo quando si saranno accorti delle sue capacità e le avranno apprezzate rivelerà la sua appartenenza alla comunità semitica. Nievo così mette in scena, e allo stesso tempo denuncia, la condizione sociale degli ebrei, in un momento (1849-50) i cui i pregiudizi sulla comunità israelitica mantovana continuavano a sopravvivere. 20 I. NIEVO, Teatro, a cura di E. Faccioli, Torino, Einaudi, 1962, p. 80. 2! P. BERNARDINI, Drammi giovanili. Emanuele e Gli ultimi anni di Galileo Galilei, in «La rassegna mensile di Israele», Vol. 72, N. 02, 2006, pp. 172-175 2 I. NIEVO, Teatro, a cura di E. Faccioli, Torino, Einaudi, 1962, pp. 88-89 Come detto, uno dei temi principali di questo dramma è proprio quello dell’integrazione, dal momento che gran parte dei personaggi appartiene alla comunità ebraica di Mantova. L’illuminismo filo-ebraico che permea gli atti del dramma consente di capire bene il comportamento di gran parte della popolazione cittadina cristiana, soprattutto per quanto riguarda l’avvicendarsi di diverse élite economiche, basate sulle proprietà terriere oppure sull’usura, il cui maggiore esponente è proprio il vecchio Giosué, il cui punto di vista si scontra con quello del giovane Emanuele, più propenso all’apertura verso la comunità cristiana e l’integrazione”?, anche se con metodi non completamente sinceri. Nievo è particolarmente attento alla resa realistica della situazione da lui descritta e ne ha un’esperienza personale. Infatti, la famiglia dell’autore era di origini mantovane e suo padre aveva esercitato la professione di pretore in una delle cittadine di provincia. Questo legame rende la narrazione e la resa delle circostanze precisa e accurata?*. Tuttavia, leggendo attentamente il testo, è possibile rilevare alcune incongruenze e contraddizioni che dimostrano un percorso di riflessione meno evidente, in particolar modo quando si sofferma sul legame tra accettazione e denaro. Emanuele aveva, infatti, affidato le proprie prospettive di successo alla propria ricchezza, celando la sua reale identità. In effetti, ha conseguito diversi obbiettivi grazie al denaro, ma ciò non è un aspetto positivo, poiché non riesce a far convivere la propria fede con le caratteristiche richieste dalla buona società mantovana per essere accettato. Un secondo tema notevole è quello del teatro come luogo di apprendimento. Quest’idea viene promulgata dal Medico, soprattutto durante una discussione con Giosuè, mentre cerca di difendere l’atteggiamento di Emanuele nell’ultimo atto. [...]ei fori, i teatri, questi licei del popolo li vediamo popolarsi ogni di più da uomini coscienziosi che han dedicato la loro vita al culto della verità. Voi vedrete la tolleranza divenir a poco a poco di fatto da semplice teoria ch’ella era, vedrete finalmente la ragione avanzarsi finalmente verso una filosofia pratica e sociale che sarà presto o tardi la sola politica dei governi, ad una filosofia d’eguaglianza e di filantropia””. In questa battuta, si può vedere come apprendimento e tolleranza, mondo culturale e civico, vanno mescolandosi ed unendosi, creando una società nuova. Come in diverse altre opere del periodo, emerge anche qui l’importanza del legame famigliare, soprattutto nella vicenda di Teresa e del marchese Alberigo. La giovane donna sarebbe in poss SO 2 P. BERNARDINI, Drammi giovanili. Emanuele e Gli ultimi anni di Galileo Galilei, in «La rassegna mensile di Israele», Vol. 72, N. 02, 2006, p. 174 2 I. NIEVO, Drammi giovanili, Venezia, Marsilio, 2006, pp. 43-44 25 Ivi, pp. 182-183 ad avere un comportamento simile nel momento in cui si iniziano entrambi ad interessarsi della vita politica attiva. Sempre restando nell’ambito dei suoi romanzi, Nievo ha un altro protagonista simile ai due appena citati, ovvero il barone di Nicastro, che è orfano dei genitori e si chiude nella biblioteca di famiglia, luogo di isolamento e allo stesso tempo di conoscenza. Clodoveo, in questo caso, è diviso tra il mondo esterno, che potrebbe raggiungere nell’attimo in cui spalanca la finestra, e la comodità della sicurezza della biblioteca. Inoltre, il protagonista dell’ Emanuele e il Barone si assomigliano nell’epilogo delle loro storie, dato che entrambi definiscono il loro percorso come fallimentare. Quindi, anche in questo caso i temi dell’integrazione e della conoscenza si inseriscono nella narrazione e si confondono tra di loro. Conclusioni Come visto 1’ Emanuele è un testo ricco, vivo e capace di riflettere precisamente la realtà di un’intera cultura e di un’epoca. I protagonisti, realizzati con dovizia, sono capaci di instaurare nel lettore il dubbio su ciò che sia lecito e su cosa non lo sia, in particolare quando si parla del tema dell’usura. Soprattutto l’antagonista, almeno in parte, il marchese Alberico, si rivela un personaggio pieno di sfaccettature, che alla fine, quasi con una pena dantesca per analogia, si ritrova economicamente distrutto e socialmente irrilevante. Nievo, quindi, è in grado di creare una raffinata commistione tra la propria realtà e la finzione, riuscendo anche in qualche modo ad entrare in contatto con un mondo pieno di contrasti, a cui cerca di dare una propria interpretazione e una sorta di soluzione sociale. Questo dramma è altresì importante perché dimostra l’impegno politico del suo autore, che andrà comunque intensificandosi negli anni successivi, ma che qui e con la lettera su «Sferza» era già ben evidente, soprattutto per quanto riguarda la sensibilità nel trattare temi sociali delicati e non del tutto apprezzabili dal pubblico. Bibliografia AA.VV., voce «Nievo, Ippolito» in Dizionario della letteratura, Milano, Garzanti, 2005, pp. 717-718 AA.VV., Enciclopedia storica Zanichelli, Bologna, Zanichelli, 1975, pp. 570, 572 P. BERNARDINI, Drammi giovanili. Emanuele e Gli ultimi anni di Galileo Galilei, in La rassegna mensile di Israele», Vol. 72, N. 02, 2006, pp. 172-175 S. GARAU, «Nievo e le traduzioni del canone», una diversa famiglia di letterati, in «Romanticismi», anno IV, 2019, pp. 159-179 S. GERACI, «Un’arme industre e accorta». Una nota sul teatro dell'Ottocento, in « Teatro e storia : orientamenti per una rifondazione degli studi teatrali», Anno 21, N. 28, 2007, pp. 275-295 G. MAFFEI, Nievo, Salerno, Salerno editore, 2012, pp. 78-106 G. MAFFEI, Nievo e De Sanctis — La nuova scienza come rinascita dell’identità nazionale, in La storia della letteratura italiana di Francesco de Sanctis (1870-2010), Napoli, Edizioni scientifiche italiane, 2012, pp. 367-378 C. MELDOLESI e F. TAVIANI, Teatro e spettacolo nel primo Ottocento, Bari, Laterza editore, 2003, pp. 168-233 A. MOTTA, «Rossini è il Manzoni della musica»: Nievo giornalista teatrale, in La letteratura degli italiani, Atti del XVI congresso nazionali Adi, Vol. 04, 2012-2014, pp. 1-5 I. NIEVO, Drammi giovanili, Venezia, Marsilio, 2006, pp. 8-185 I. NIEVO, Drammaturgia popolare, in Tutte le opere di Ippolito Nievo, Milano, Mondadori, 1981, pp. 41-44, 903 I. NIEVO, Teatro, a cura di E. Faccioli, Torino, Einaudi, 1962, pp. 7-86 e 475-619
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