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La Chiesa Cattolica e la Nazione in Polonia: Un Unico Corpo, Appunti di Sociologia Della Religione

Il rapporto unico tra la chiesa cattolica e la nazione polacca, caratterizzato da un forte legame sociale e politico. Il ruolo della chiesa durante il regime comunista, l'accordo del 1950 tra chiesa e stato, e il cambio ruolo della chiesa con l'avvento della democrazia. Vengono anche discusse le differenze tra la situazione polacca e quella di altri paesi dell'est europa, come slovacchia e cecoslovacchia.

Tipologia: Appunti

2011/2012

Caricato il 23/05/2012

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Scarica La Chiesa Cattolica e la Nazione in Polonia: Un Unico Corpo e più Appunti in PDF di Sociologia Della Religione solo su Docsity! 7/04/2011 Dalla dissoluzione dell’impero ottomano inizia la trasmigrazione islamica. In questo periodo si è avuto il tentativo di costruire un Islam a carattere nazionale (in particolare con tribunali islamici). Nei Balcani tutto questo cambia con i regimi comunisti: 1. Tutte le istituzioni islamiche vengono abolite; 2. Si cerca di disintegrare la stessa identità islamica. Questi tentativi da parte del regime hanno avuto successo, infatti: 1. Ancora oggi l’identità islamica dal punto di vista religioso ha scarsa influenza; ha più importanza dal punto di vista etnico. La Comunità infatti rivendica un’identità etnica. 2. È mancata una politicizzazione dell’Islam nei Balcani. Ci sono state elezioni libere e democratiche e sono sorti partiti a ispirazione islamica, ma non hanno raccolto tutti i voti delle comunità islamiche. Alcuni ceti sociali hanno preferito votare per partiti comunisti che proponevano un certo conservatorismo dal punto di vista economico: avevano paura di riforme economiche sociali. 3. La secolarizzazione operata dal regime è sopravvissuta anche nel periodo post-socialista. Nazionalismo e Fondamentalismo sono idee pan-islamiche minoritarie che fanno riferimento a un Islam sovranazionale; varie comunità fanno riferimento a un Islam sovranazionale. Tre casi particolari: Bulgaria È sempre stata di religione cristiana ortodossa. L’organizzazione delle comunità islamiche si basa sul principio elettivo; in Bulgaria prima del regime comunista si era creato un equilibrio tra diritto secolare e diritto islamico, tra le diverse istituzioni islamiche e tra comunità diverse dal punto di vista etnico e religioso. Ma questo modello di convivenza fu distrutto a livello economico dal regime comunista: la Bulgaria era il principale produttore di tabacco, con manodopera islamica, ma il regime ha distrutto l’economia del tabacco. Dopo il crollo del regime si è posto il problema della ricostruzione dell’Islam: le élite hanno dovuto scegliere tra due modelli politico-ideologici dell’Islam diversi: • Modello islamico turco Si ispira alla laicità introdotta da Ataturk; la religione deve convivere con lo stato laico. • Modello Wahabita dell’Arabia Saudita È più fondamentalista, più legato alla tradizione coranica. Si è affermata la soluzione a carattere laico, che ha trovato espressione nella costruzione del partito laico: Movimento dei diritti e delle libertà. Lo scopo era recuperare la convivenza tra comunità etniche e religiose diverse. Questo partito ha avuto molti successi: • Ha svolto un’opera di contenimento contro il fondamentalismo; • Ha contribuito a ridurre l’antagonismo tra ortodossi e islamici; • Ha riconosciuto la legittimità dei rappresentanti politici della minoranza turco-islamica. Kosovo Bosnia Erzegovina La nuova élite è albanese; contesto nazionalistico. La maggioranza è albanese, e ha cercato di “albanizzare” l’Islam, cioè di costruire un’identità nazionale albanese, non kosovara. Milosevich non voleva l’albanizzazione. Le comunità islamiche dal punto di vista etnico sono più omogenee: ???? à musulmani, Serbi à cristiano-ortodossi; Croati à cattolici 11/04/2011 Ostpolitik: III Fase à Giovanni XXIII elaborò dei principi nelle due Encicliche: • Innovazione: non ha pregiudizi nel rapporto est-ovest; critica esplicitamente alcuni profili della politica occidentale: apertura di dialogo con l’est • Distinzione tra: errore = dottrina leninista. errante = persone che applicano la dottrina. Si può dialogare con gli erranti per cercare di modificare l’applicazione della dottrina. • Distinzione tra una teoria atea e correnti storiche che la traducono nei fatti. Giovanni XXIII si limita a teorizzare questi principi; sarà Paolo VI (1963-1978) a tradurli in pratica: IV Fase à vera Ostpolitik! • Apertura all’est europeo con attività segrete: la condanna del ’49 resta, ma si ha un’impostazione di tipo pragmatico, in vista di una distensione anche politica; in quegli anni Willy Brandt aveva abbandonato le rivendicazioni sulla Germani dell’est, riconoscendo i confini dei due paesi. • La sua Ostpolitik riscontra difficoltà: • È difficile rapportarsi in termini politici con i paesi dell’est europeo • Alcuni vescovi di Paesi dell’est non capivano gli interventi della Santa Sede • C’erano settori ecclesiastici minori collaboravano con il regime. Questa Ostpolitik viene vista positivamente, tanto che Giovanni Paolo II, eletto Papa nel 1978, continua il dialogo tra Occidente e Oriente, con passi concreti: • Superamento della nozione tradizionale di Mittel Europa, che con il regime comunista veniva pensata come cuscinetto tra Est e Ovest. • Recupera l’idea di De Gaulle di un’Europa dall’Atlantico agli Urali: un’Europa che respira con due polmoni, l’Occidente e l’Oriente. Gli Urali erano visti come il confine fra l’Europa e la cultura mongola e tartara. Per Giovanni Paolo II quindi il comunismo non è solo un nemico ideologico, ma soprattutto un ostacolo all’identità europea. Quindi, rispetto alle azioni segrete di Paolo VI, la politica di Giovanni Paolo II è più aggressiva, sia da un punto di vista del linguaggio usato con i paesi dell’est, sia da un punto di vista politico: ad esempio la Santa Sede ha finanziato l’opposizione polacca e il movimento Solidarnosc. Un altro successo fu lo smascheramento dell’idea che il comunismo derivasse dalla cultura slava. Il Cremlino si accorse presto delle conseguenze. Polonia Caso di rapporto molto particolare tra la Chiesa Cattolica e la Nazione, dovuto al radicamento eccezionale della Chiesa. Date importanti: 1939 – Patto Molotov-Ribbentropp 1948 – Stalinismo 1952 – Repubblica Popolare Polacca La Chiesa assume fin da subito un ruolo di opposizione dura al regime, facendo leva sul collegamento con il popolo. Dopo la IIGM, la Polonia viene “spostata” a ovest; il nuovo confine corre lungo la linea dell’Oder- Neiss. La Chiesa vede positivamente questo cambiamento. La riconsiderazione territoriale ha due conseguenze: 1. Il paese diventa più cattolico 2. Il partito comunista si consolida e vede l’opposizione della Chiesa come un’opposizione alla Nazione. Ma è una visione errata: la Chiesa infatti distingue tra Nazione e Stato; ha un forte collegamento con la Nazione, e si oppone allo Stato. • Ciò vale anche per la Rep. Slovacca, dove il contenzioso si risolse bene e brevemente, accettando subito le richieste ecclesiastiche. Croazia • Oltre il 70% della popolazione è cattolica • Nasce dallo smembramento della Jugoslavia • Dichiarazione di indipendenza: 1991. Non tutti la riconobbero; i primi furono la Santa Sede e la Germania • Anche la Chiesa croata è stata coinvolta nel conflitto serbo-croato del 1991-1995 (Croazia cattolica vs. Serbia Ortodossa) • Le motivazioni religiose non furono solo un pretesto: vi erano stati episodi di conversioni forzate da parte della Chiesa croata di Serbi nella Craina. • I serbi accusavano i cattolici croati di alleanza con il movimento di ultra destra di Pavlovich. • In Craina durante la guerra civile vi è stata la vendetta degli Ortodossi, che hanno distrutto edifici sacri. La reazione cattolica è stata una pulizia etnica dei croati a scapito dei serbi ortodossi in Craina. Ungheria • La gerarchia della Chiesa ungherese era di tipo aristocratico prima dell’avvento del Comunismo. Vi era dunque un certo distacco tra la Chiesa del popolo e le alte sfere ecclesiastiche. Non vi è stato nessun collegamento con la Nazione. • Negli anni ’50 i vescovi ungheresi firmarono un accordo con il regime invitando i fedeli ad allearsi con la politica del regime (anche se lo fecero solo perché obbligati!). poi firmarono una dichiarazione di lealtà allo Stato, che fece perdere alla Chiesa ulteriori collegamenti con il popolo. • Una motivazione importante per l’Ostpolitik è stata la volontà di ricostruire la Chiesa ungherese, che era il caso più critico. Ci si riuscì negli anni ’80-’90, quando la Chiesa Cattolica diventò un interlocutore del governo, dandosi da fare per l’adesione all’UE. Mentre è possibile delineare un modello per la Chiesa Ortodossa nei paesi dell’est europeo, non è possibile delinearne uno per la Chiesa Cattolica. Vi può essere però un corrispettivo tra i due modelli di tipo più astratto: il modello che si rifà all’attività diplomatica della Santa Sede. Tale attività si è espressa nei paesi dell’est al livello degli accordi tra la Santa Sede e i diversi Stati, quasi sempre dopo la caduta dei regimi comunisti. Per impostare gli accordi, la Santa Sede si è ispirata al concordato polacco del 1993. In questo fenomeno si nota un importante ruolo della Santa Sede. Elementi fondamentali del modello cattolico e degli accordi: 1. Autonomia tra l’ambito dello Stato e quello della Chiesa Cattolica, la quale ha autonomia organizzativa 2. Tali accordi si occupano anche della questione economica, assicurando un sostanziale contributo dello Stato per il mantenimento del clero e degli edifici di culto e la benevolenza fiscale 3. Tema della restituzione dei beni 4. Assicurazione degli effetti civili del matrimonio effettuato con rito cattolico 5. Insegnamento religione cattolica nelle scuole e potere della Chiesa Cattolica di gestire gli istituti scolastici. (In Croazia ci sono stati 9 accordi successivi, e la Chiesa Cattolica ha ricevuto un trattamento di favore da parte dello Stato per l’appoggio nella guerra civile e per il pronto riconoscimento di indipendenza nel 1991) 6. Assistenza cattolica nelle strutture obbliganti 7. Comunicazioni radio-tv Quanto viene previsto negli accordi viene poi gestito nei singoli Stati da parte delle Conferenze Episcopali. La conseguenza per la Chiesa Ortodossa è che essa si troverà a dover fare i conti con un modello cattolico che deriva da un accordo di diritto internazionale; essa non ha un’autorità analoga alla Santa Sede, perciò non potrà far leva sul fondamento giuridico internazionale dei suoi accordi. A vantaggio della Chiesa Ortodossa resta però il suo collegamento con la Nazione, che manca invece per la Chiesa Cattolica (tranne in Polonia). Le chiese cattolica e ortodossa si sono sempre ritenute le rappresentanti religiose dell’est europeo, tuttavia dall’ ’89 sono entrati nuovi movimenti e confessioni, i cosiddetti “nuovi culti”, con la specifica intenzione di aggredire l’appartenenza religiosa cattolica e ortodossa. • I nuovi culti hanno un’organizzazione reticolare con enormi finanziamenti provenienti dagli USA, hanno una componente politica. • Hanno avuto grande successo • Hanno avuto una forte connotazione etica, facendo breccia nel tessuto sociale • Hanno comportato una limitazione notevole delle libertà di religione, ad es. in Russia. In molti stati è stata introdotta una distinzione tra culti radicati e non, secondo criteri storici. • La Chiesa Ortodossa è stata in prima fila nella lotta per la promulgazione di tali legislazioni, volte a limitare i nuovi culti, accusati di essere fondamentalisti a carattere politico e di voler trasformare l’etica della Nazione e dei testi sacri. Erano però accuse strumentali, che dimostra come la Chiesa Ortodossa non sia disponibile a una libertà di proselitismo. 9/05/2011 Secessione secolo XI ad opera del patriarca di Costantinopoli che si staccò da Roma. La divisione nacque nel contesto dell’impero bizantino, nato come duplicazione dell’impero romano. Culturalmente l’impero bizantino fu la somma di apporti greci e romani. Da questo contesto derivano le chiese ortodosse. Il patriarca di Costantinopoli rimase per lungo tempo il leader, ma nel tempo nell’est Europa molte chiese si staccarono ottenendo l’autocefalia. La prima chiesa autonoma fu russa, nel XVI secolo. Chiese ortodosse slave vs chiese ortodosse costantine: Slave: Mosca Costantine: Costantinopoli Tre approcci di studio sull’ortodossia: 1. permanenza nel fenomeno religioso anche durante il comunismo 2. riferimento allo scontro di civiltà sottolineando la specificità ortodossa 3. impossibilità di individuare un modello unico di riferimento Tutte le chiese ortodosse uscite dal comunismo hanno due elementi in comune: 1. sono sopravvissute al comunismo e per questo rivendicano un ruolo di legittimazione nel nuovo stato; sono più aperte al dialogo con l’Islam (soprattutto le chiese balcaniche) 2. hanno un atteggiamento critico nei confronti della modernità. Questo spesso si traduce in un atteggiamento critico verso l’occidente. RUSSIA Qui il filo rosso è l’alleanza tra potere ecclesiastico e potere civile. Esempi: • 1988: si è tenuta la solenne celebrazione del millennio del battesimo della Russia (nata nel 988). Le celebrazioni hanno segnato la rivincita della chiesa ortodossa sul comunismo. • 1991: il passaggio di potere fra Gorbaciov e Eltsin è avvenuto con la benedizione del patriarca di Mosca. • 2000: il patriarca di Mosca conferma il ruolo della chiesa ortodossa nella società. Premesse storiche della chiesa ortodossa: 1. Ha sempre teorizzato una sorta di collaborazione tra potere religioso e politico con la cosiddetta Sinfonia 2. Teoria della Terza Roma: sacralizzazione dell’autorità imperiale. La seconda era Costantinopoli. 3. Paradigma Imperiale: l’idea sempre estremamente mobile delle frontiere, basata sui popoli RUS (Russi, Ucraini, Russi Bianchi cioè i Bielorussi) Periodo Stalinista: Stalin si rende conto che il carisma conta molto e che è collegato al carisma religioso. A questo si aggiunge il recupero del paradigma imperiale: la proiezione internazionale della Russia sovietica era coerente con la tradizione imperiale. Si aggiunse inoltre l’idea che l’elemento ortodosso non fosse estirpabile dal popolo russo. La chiesa russa ha sempre avuto una grande presa a livello popolare. Nel 1941 la penetrazione tedesca in territorio russo con l’Operazione Barbarossa suscitò una forte reazione di risveglio religioso e patriottico. La Chiesa Ortodossa non approfittò del momento per mettere in crisi il regime, che operava persecuzioni nei suoi confronti. Invece, essa si percepì come tutrice del territorio e dell’identità del popolo russo. à conferma dell’indissolubilità del legame tra Chiesa e identità russa; “patria” e “popolo” sono due parole chiave nei discorsi al popolo da parte della Chiesa. Stalin prese atto della possibile collaborazione con la Chiesa Ortodossa, e infatti durante la IIGM cessò ogni atto persecutorio. Nel 1943 invitò al Cremlino tutti i maggiori esponenti della Chiesa Ortodossa per coinvolgerla nei piani di espansione dell’URSS. Chiese che fosse nominato un Patriarca di Mosca e di tutta la RUS. Inoltre furono stabiliti vari provvedimenti inaspettati. Questa svolta di Stalin fu guidata da due idee: 4. Idea tattica, controllare il risveglio religioso ortodosso 5. Idea strategica, richiamare il paradigma imperiale con il ruolo di garanzia della Chiesa. Il patriottismo recuperato dalla Chiesa doveva giustificare l’espansione sovietica. Anche nel periodo zarista la Chiesa Ortodossa si era mostrata funzionale e disponibile a collaborare con lo zar, sia per tentativi di russianizzazione di piccole minoranze (tra cui i polacchi, i finlandesi, i lituani..) sia per regolamentare la vita dello sconfinato gruppo contadino. Stalin riteneva che la Chiesa sarebbe stata funzionale per le sue nuove direttive imperiali. Aveva come obiettivo fondamentale l’avanzamento nelle frontiere occidentali annettendo i paesi balcanici. Avrebbe ottenuto anche un obiettivo della Chiesa Ortodossa staccando le chiese balcaniche dal Patriarcato di Costantinopoli e rivendicando nei loro confronti un ruolo di primazia d un punto di vista ideale/morale. Quindi, le finalità della Chiesa Ortodossa coincidevano nell’idea dell’unione dei popoli slavi sotto la copertura della Chiesa Ortodossa. L’unificazione della Slavia sarebbe avvenuta per motivi politici e religiosi. La Chiesa Ortodossa come volano della politica estera staliniana ebbe successo. Nel 1945 alla riunione per rieleggere il Patriarca parteciparono anche patriarchi esterni alla Russia; fu una constatazione del potere della Chiesa di Mosca.
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