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Reti, memoria e narrazione, Dispense di Elementi di Informatica

Reti, memoria e narrazione di Federico Meschini - Informatica Umanistica

Tipologia: Dispense

2019/2020

Caricato il 17/11/2020

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giulia-pusceddu-5 🇮🇹

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Scarica Reti, memoria e narrazione e più Dispense in PDF di Elementi di Informatica solo su Docsity! RETI, MEMORIA E NARRAZIONE CAPITOLO 1. Dalla celebre copertina del 3 gennaio 1983, che nominava il computer come “machine of the year”, a quella del 25 dicembre 2006, dove il titolo era “man of the year”; quattro anni dopo, nel 2010, con una riduzione dei tempi che non può ricordare la velocità di diffusione del mondo digitale, su questa comparirà Mark Zuckemberg cofondatore e CEO di Facebook. Dopo poco più di un lustro la copertina di quello stesso social network sarà al centro di numerose polemiche e controversie per vari motivi (eccessiva polarizzazione nella diffusione delle fake news, ma soprattutto per la gestione dei dati personali degli utenti il quale è un argomento da sempre discusso, ma esploso con lo scoppio dello scandalo Cambridge Analytica). Ciò che ci interessa in questa sede, è l’evoluzione in meno di trenta anni che ha portato questo sistema ipertestuale ad essere la piattaforma globale che ha cambiato il modo di produrre le informazioni; i cambiamenti che hanno reso possibile la creazione di sistemi informatici complessi del web, rendendo così possibile lo sviluppo di nuovi paradigmi per la diffusione del patrimonio culturale, che è l’aspetto fondamentale della società contemporanea, definita come una knowledge society. In questa occasione è stata celebrata come persona dell’anno, quella comunità di utenti del web che aveva cambiato la fisionomia del World Wide Web, essendo ormai in grado di consumare, rielaborare, produrre e condividere informazioni in formato digitale. Con i blog, wiky, folksonomie, i tag e i social network è stato definito lo User Generated Content, ovvero uno dei fattori principali del web 2.0. Nella storia del Times non è la prima volta che a ricevere un titolo non fosse un singolo, ma bensì un gruppo, fattori che hanno contribuito alla scelta di “man of the year 2006” sia peculiare che estremamente significativa. L’introduzione del personal computer nei primi anni ’80, alla creazione di una information age: questo è stato un percorso non lineare, caratterizzato da fattori non facilmente prevedibili che combinati hanno prodotto i risultati che ancora sono sotto gli occhi di tutti e prodomi della situazione attuale. Tra i più importatnti va sicuramente annoverato lo sviluppo dei sistemi operativi dotati di un’interfaccia grafica avanzata, più semplice ed immediata rispetto alla riga di comando; ad essere determinante è stato anche lo sviluppo delle reti telematiche. Il sistema ipertestuale progettato da Bernes-Lee e denominato originariamente Mesh, è nato con lo scopo di gestire l’informazione sugli esperimenti del CERN, era adoperato esclusivamente in scala locale e non adoperato in ambito accademico, sino a quando venne sviluppato Mosaic (realizzato dall’Università dell’Illinois), il primo broswer che diede l’impulso decisivo alla diffusione del web come lo conosciamo oggi. Il linguaggio di marcatura HTML, è stato lo strumento principale per la pubblicazione delle informazioni. Nelle pagine web è possibile inserire elementi multimediali, i quali rimangono incastonati nella cornice documentale, sottostante alla stessa natura di HTML. Per molti anni, HTML, è stato il dialetto di SGML più diffuso e utilizzato, contribuendo a rendere popolare il suo genitore presso tutti quegli utenti e sviluppatori che fino a quel momento. I limiti di questo linguaggio si sono fatti sentire fin da subito. Da un lato le limitazioni intrinseche dei linguaggi di marcatura descrittivi, e di conseguenza all’interattività che in un ambiente come quello del web si rivela essenziale. I link ipertestuali contengono semplicemente l’informazione relativa al documento di destinazione, è poi il broswer a fare tutto il lavoro, a trasportare l’utente alla destinazione prevista dal collegamento come nella prima pagina realizzata. È stata sviluppata tutta una serie di tecnologie, con lo scopo di aumentare le potenzialità e le funzionalità del web: i primi programmi lato server all’inizio degli anni ’90 erano basati su linguaggi molto diffusi ma non certo alla portata di tutti, il debutto di Java creato per i dispositivi portatili e perciò adattato ad un ambiente distribuito come quello di internet, e diffusosi con le Applet, programmi che possono essere inseriti in una pagina web e visualizzati ed eseguiti tramite il broswer per poi essere visualizzati con un altro scopo. I linguaggi di programmazione creati appositamente per essere utilizzati all’interno delle pagine HTML, rendendole dinamiche. Questo panorama tecnologico, estremamente variegato e multiforme ha costituito la base per lo sviluppo del Web 2.0; una delle manifestazioni più evidenti è stata la nascita della RIA: dai primi documenti statici aggiungendo continuamente funzionalità dinamiche si è arrivati ad applicazioni web dotate di caratteristiche simili a quelle dei programmi eseguiti normalmente nei personal computer. Tra i primi RIA ad avere grande diffusione sono state quelle avute dalle applicazioni diffuse da Google, in particolare i word processor come Gmail e Google Docs. Gmail ha avuto un ruolo strategico nell’inglobare nel web le altre applicazioni telematiche basate sempre su protocollo TCP/IP ma non con http; rispetto agli altri programmi di posta elettronica, quello di Google, è riuscito ha non far rimpiangere il client di posta elettronica tradizionali come Outlook, aprendo le porte al cloud computing e all’uso personale di risorse di calcolo e archiviazione rispetto a quelle fisicamente disponibili. Nel web, strumento fondamentale per la modellazione, memorizzazione e manipolazione dell’informaione strutturata è sicuramente il database relazionale, basato sull’ononimo modello, caratterizzato da un solido fondamento logico-matematico e, come facilmente intuibile, data-centrico, orientato verso i dati. Il web è documento-centrico incentrato sui documenti, come risulta evidente dalla stessa definizione di docuverso ipertestuale, i database razionali sono enormemente adoperati per le applicazioni web. Il sistema information menagement, fu progettato da Bernes-Lee, è molto distante dalla configurazione attuale del web; il modello originario del Mesh, è un grafo ipertestuale, ma in ogni grafo è tipizzato e influenza la relazione semantica di un nodo, il quale anche esso appartiene ad un nodo. Questa semplificazione ha permesso al web di diffondersi globalmente come sistema ipertestuale, avendo la meglio su numerose altre sperimentazioni più complesse e con maggiori riconoscibilità scientifiche, tra cui Xanada di Nelson, il quale ha coniato lo stesso tempo hypertext.  SEMANTIC WEB vs WEB 2.0 Bernes-Lee continuò a sviluppare la sua idea, che venne esposta in un libro ma soprattutto in un articolo pubblicato su Scientific American, intitolato “The Semantic Web”. L’informazione deve diventare machine undestandable, assumere un livello di significato anche per software avanzati, denominati agenti che siano in grado di effettuare interferenze ottenendo in modo automatico informazioni, che verranno inviate e utilizzate dall’utente finale, o eventualmente da un altro agente software in un circolo virtuoso di creazione e utilizzo della conoscenza. Per meno di dieci anni il semantic web è rimasto un qualcosa in continuo divenire, nonostante il lavoro sugli standard e sulle applicazioni che ne facevano uso. James Hendler, durante un seminario nel 2009, dinanzi ad un’affermazione dove ancora non vi era una larga diffusione del semantic web, diede come risposta il ciclo dell’hype cui è soggetta ogni tecnologia. Il semantic web aveva come simbolo principale le ontologie computazionali, formalismi logici per rappresentare un’esplicita specificazione di una concettualizzazione; il web 2.0 era caratterizzato da folksonomie, classificazioni collaborative basate su tag e singole etichette testuali. Durante un’intervista per l’IBM, Bernes-Lee si espresse dichiarando che il web 2.0 è certamente un linguaggio, e nessuno sa cosa significa. Sin dall’inizio il www, è stato considerato come un mezzo democratico e innovativo, in quanto rispetto ai media tradizionali, era relativamente semplice pubblicare le proprie informazioni a patto di avere un minimo di competenze tecniche: conoscenza di HTML e uno spazio disponibile in un server. In un medium decentrato come il web, è la possibilità di scambio e di circolazione delle informazioni secondo il principio dell’effetto del network. I sisti web personali, in una prima fase erano realizzati manualmente, sono stati integrati e poi sostituiti dai blog e da wiky, i quali necessitano di conoscenze tecniche minime o nulle, ed inglobano di base molte delle funzioni per rendere necessari i contenuti interscambiabili come la creazione di feed. Il web 2.0 ha dimostrato come utilizzo e scambio libero, fluido e continuo di dati e informazioni porti ad un valore aggiuntivo. Il web 2.0 ha dimostrato come utilizzo e scambio libero, fluido e continuo di dati porta con se un valore aggiuntivo. In piena esplosione del web 2.0, nel tentativo di definire il passo evolutivo, etichettato come web 3.0 un primo piano era assegnato ai dati semantici. Un caso utile per analizzare il rapporto tra questi due modelli, è quello di Visual Thesaurus, un dizionario della lingua inglese che utilizza il software di visualizzazione ThinkMap per la creazione di grafi navigabili. Ogni collegamento del grafo può diventare il punto di partenza di una navigazione, dopo quale utilizza risulta evidente che Visual Thesaurus sia basato su WordNet, progetto iniziato nel 1985, il suo utilizzo con ThinkMap dimostra come sia possibile la creazione di servizi avanzati basati su contenuti organizzati semanticamente. Il caso WordNet è esemplare da un lato perché relazioni linguistiche non sono in numero successivo, e per la completezza e la cura delle informazioni esistenti. Nelle Digital Humanities, c’è subito statu un notevole interesse per l’interazione tra i paradigmi del semantic web e del web 2.0, interesse almeno in parte reciproco per le sfide che in genere pone l’applicazione delle tecnologie e delle metodo-tecnologie informatiche al patrimonio culturale. E-Culture MultimediaN, ha vinto nel 2006 l’edizione del Semantic Web Challenge grazie ad una demo che permetteva l’accesso e la navigazione di collezioni che erano distribuite in diversi musei olandesi. Le varie funzioni di ricerca e la possibilità di creare collezioni personalizzate sono state implementate tramite un’interfaccia dinamica in AJAX laddove i dati sono stati modellati con RDF. affascinante e tanto amata da Jorge L. Borges ma pressoché inutile per fini pragmatici. Una prima strategia in grado di identificare almeno parte dei partecipanti è quella dell’utilizzo degli hastag sui principali social network, i quali danno come risultato i contenuti pubblicati a riguardo, da cui è possibile risalire alle relative fonti, selezionando naturalmente quelle più positive. Un surrogato di questa ideale mappa è il progetto 1914-18 online International Encyclopedia of the First World War, che come riporta il nome riporta il suo cuore in un’enciclopedia internazionale collaborativa ad accesso aperto, caratterizzato da un elevato rigore scientifico e modalità di navigazione avanzate, basata sui modelli logici del semantic web. La sezione WWI Websites, è un elenco estremamente significativo delle risorse online relative al conflitto. Per questo motivo la tappa successiva, non certo obbligata ma fortemente consigliata, è Europeana 1914-18, sottoinsieme tematico, come il nome lascia intendere, di Europeana, la biblioteca digitale europea. Europeana 1914-18, dopo una prima pagina con le risorse più recenti localizzate in base alla lingua selezionata, presentava un’interfaccia esplorativa che organizzava i materiali a seconda della tipologia documentale, dell’argomento, o classificazione decisivamente interessante e appropriata del fronte di combattimento. Rispetto alle versioni precedenti, per ogni singolo oggetto l’attuale interfaccia utente permette di visualizzare i metadati descrittivi collegati, i risultati simili suggeriti ed i link di condivisione delle principali piattaforme social. Infine, tra i tratti distintivi di Europeana 1914-18, va sottolineata da un lato la presenza di contenuti non europei, non appartenenti a istituzioni culturali quanto a collezioni private. Va ricordato come la vera funzione di Europeana 1914-18, come per il suo soprainsieme, non sia tanto di fruizione finale quanto essere un aggregatore che consenta che un successivo riuso configurabile in base alle esigenze specifiche, e suscettibili di arricchimenti informativi. Un esempio di questo circolo virtuoso dell’informazione è il progetto World War One della British Library. A questo proposito European Remix, presenta un interessante cortometraggio, un caso di digital storytelling, in cui una ragazza tedesca va alla ricerca di informazioni su di un probabile antenato che ha partecipato alla prima guerra mondiale. Progetto accademico di rilevo è il First World War Poetry Digital Archieve, con finalità letteraria principale, e ben prima che i preparativi per le celebrazioni iniziassero a diffondersi su larga scala nel 2014, si è successivamente espansa, grazie anche a dei finanziamenti aggiuntivi. Nucleo centrale è una collezione ricercabile, contenenti come facsimili sia le trascrizioni delle fonti primarie dei più importanti poeti inglesi di quel periodo, tra cui Owen e Graves. La linea temporale, paradigma introdotto dal progetto SIMILE, nella metà degli anni 2000, assolve al primo compito mentre la geo-localizzazione, con largo uso del servizio Google Map al secondo. La timeline del Poetry Digital Archieve, permette sia di selezionare sia gli eventi storici sia quelli personali della vita dei poeti in questione, collegandoli alla riproduzione dei documenti o di visualizzare i dati caricati dagli utenti. Realizzato da una collaborazione tra Oxford ed il JISC, è il World War I Centenary, incentrato però esclusivamente sulle risorse educative, rimanendo ancora in ambito britannico ed estremamente interessante l’attività di archivio nazionale e rende disponibile una grande parte del loro archivio nazionale. In Italia il primo sito istituzionale è il Centenario Prima Guerra Mondiale, avente l’imprimatur della Presidenza del Consiglio dei Ministri, e che assolve principalmente una funzione rappresentativa e che assolve principalmente una funzione rappresentativa e di comunicazione governativa, senza trascurare l’aspetto educativo sezione dedicata a scuola e giovani.  Accade Oggi, timeline in cui vengono mostrati giorno dopo giorno gli accadimenti dell’epoca.  WWI – Dentro la Grande Guerra, descritto come una piattaforma collaborativa basata su una mappa interattiva, che mostra quello che era il fronte italiano nel nordest.  Archivio della Memoria sulla Grande Guerra  Cento Anni Grande Guerra in ambito scolastico. Risulta evidente che il coinvolgimento di istituzioni tradizionalmente orientate verso la cura e la conservazione, che per gli oggetti informativi vengono definite come digital curation e digital preservation, sia fondamentale e continuità a queste iniziative. Non a caso più stabile, e con un forte orientamento visivo e data-centrico, è l’Archivio fotografico dell’Archivio Centrale di Stato. Un’altra iniziativa italiana, è quella del progetto RAI cultura La Grande Guerra, il cui portale si inserisce e va ad arricchire lo già cospicuo network telematico, di questa struttura dell’emittente nazionale. È un progetto ad alto indice di contaminazione e trasversalità mediatica, che consiste in materiali sia recuperati e restaurati ma anche prodotti ex novo. Come già vista nel caso di Europeana, è un aspetto interessante la riusabilità dei contenuti: il fatto che lo strumento utilizzato per realizzarli sia a disposizione anche dei docenti, e significa replicare i webdoc, integrandoli e modificandoli a seconda della necessità. Digital Public Library of America, da diverse altre fonti, fra cui Wikipedia e YouTube, è possibile una contaminazione dei contenuti realizzati da RAI con materiali provenienti da diversi altri soggetti. Mondmilito RSS, ha una narrazione dei fatti settimanali fa un lungo uso dei giornali dell’epoca. Il portale presenta inoltre tutta una serie di contenuti video, provenienti dall’archivio RAI e organizzati in diverse categorie insieme un apparato fotografico e iconografico. La BBC, da sempre attenzione alle forme di comunicazione attenzione che ha trasportato anche sull’informazione in rete, nel 2014 ha dedicato un’intera stagione di programmazione su questo argomento parimenti distribuito, come riporta il trailer. BBC - History World War One, sono presenti tutti i materiali prodotti anche per i media tradizionali. Questa commissione di educazione, intrattenimento e informazione, definita come infotaiment, trova la sua massima espressione in un modo degli episodi della serie WWI Uncut, dedicata agli aspetti particolari del conflitto, come l’utilizzo degli animali o la presenza delle case di tolleranza nelle retroattive per alleviare la vita dei soldati Origins: Rap Battle, i motivi che hanno condotto allo scoppio delle interattività illustrati attraverso un sfida rap, in cui gli attori che interpretano i protagonisti dell’epoca si confrontano adoperando le forme di questo genere musicale. A questa timeline si affianca, con la stessa estensione temporale il programma di BBC Radio 4 1914 Day by Day, in cui gli eventi vengono raccontati adoperando le fonti dell’epoca, tra cui giornali e documenti ufficiali. Contraltare mediatico ideale di questo programma la rimediatizzazione dell’antenato Sarajevo sotto forma di Breaking News contemporanea. Una prima innovaione informativa è costituita dalle guide interattive iWonder, nelle quali la grande guerra è stata adoperata come banco di prova iniziale e successivamente sperimentate con altri argomenti. Il New York Times, nelle sue storie interattive nel The Great War – A 100 years legacy of world war one, si presenta una macchina dinamica in cui si mostrano i cambiamenti nell’assetto geopolitico pre e post conflitto, insieme ad altri articoli che evidenziano dei parallelismi fra la situazione attuale e quella di cento anni fa, e voler far sottolineare l’ideale di tratto di comunità, insieme a riproduzioni digitali dell’edizione europea del New York Herald, precursore della nota testata. Per concludere un accenno alla ricerca scientifica, Voci della Grande Guerra è un’iniziativa congiunta di diverse istituzioni le università di Pisa e Siena, l’istituto linguistico computazionale e la crusca. Lo scopo di questo progetto è la creazione di un corpus testuale di documenti, ufficiali e non, del conflitto sia la loro analisi tramite strumenti e metodologia di Natural Language Processing e Text Mining, sia la conseguente visualizzazione per mezzo di interfacce interattive. Memorie di Guerra, ne declina perfettamente le finalità, estendendo l’ambito ad entrambi i conflitti mondiali ma limitando la spettro delle fonti primarie ai bollettini ufficiali del comando supremo. A partire dalla seconda metà degli anni 2000, nelle Digital Humanities si è iniziato a parlare sempre più frequentemente di VRE, ambienti virtuali dotati di tutte le risorse e gli strumenti necessari agli studiosi per effettuare il loro lavoro di ricerca.  DALL’ARCHIVIO AL RACCONTO Per ciò che riguarda la componente formativa non si può non prescindere dal Massive Open Online Courses (MOOC), piattaforme specializzate nell’erogazione di corsi online aperti a tutti, ma in genere privi di strumenti di tutorato individuale e tracciamento presente invece nelle piattaforme LMS utilizzate nell’ambito e-learning. Grazie anche ad un accordo con la BBC, la suddetta piattaforma presenta una serie coordinata di corsi incentrata su questo argomento che viene affrontato sotto diversi punti di vista. Pianificati per essere fruiti nell’arco di poche settimane , generalmente tre con un impegno settimanale, ognuno di questi percorsi formativi fa un forte uso del video, aspetto che contraddistingue la maggior parte delle MOOC. Insieme a tutta questa serie di materiali, di corredo sono fornite dispense PDF a risorse esterne più complesse e stratificate, che possono andare da collegamenti esterni a Wikipedia a riferimenti a libri cartacei fino alle già citate guide iWonder. Diverso impatto è quello di The Great War and the Modern Philosophy, il quale ha un approccio fondamentalmente filosofico, oltre che ad una contestualizzazione storico-culturale, la grande guerra viene analizzata attraverso le reazioni di grandi pensatori. Eccezione è costituito da la Premiee Guerre Mondiale Expliquee Ses Erchives, disponibile in francese, accessibile tramite MOOC nazionale d’oltralpe France Université Numeriqué (FUN). In uno scenario caratterizzato dalla compresenza di corrispondenza geografica e scarso temporale l’utilizzo dell’augmented reality, la realtà aumentata, ossia la sovrapposizione di livelli informativi digitali a luoghi concreti, sembra essere la risposta ideale per sfruttare al meglio il potenziale creativo presenta in questa disperanza. Tra le diverse iniziative, basate su questo approccio tecnologico spicca LJWW1. Scaricando un’app è possibile percorrere tre diversi itinerari della cittadina inglese identificato ognuno di questi da un colore diverso, e vivere altrettante storie ambientate durante il conflitto. Questo rilevante, fattore sociologico, e conseguentemente la fitta rete di intrecci e intersezioni tra la grande storia collettiva e le piccole storie personali, ha fatto si che nella narrazione siano presenti numerosi riferimenti a personaggi storici realmente esistiti e collegati in qualche modo alla cittadina inglese. La continua sovrapposizione e l’intreccio è altamente solubile di quotidiano e storico, di reale e immaginario, di collettivo e singolare, rende questo progetto l’app che è stata realizzata e la relativa esperienza che ne deriva qualcosa di non totalmente immersivi. CAPITOLO 3. Nella letteratura odeporica dato e racconta, narrazione e informazione, vivono strettamente intrecciati; una delle caratteristiche precipue di questo genere, è la continua tensione e interazione, riassumibili nel compito della sensibilità. A livello strutturale, questo genere presenta una commistione tra natura documento centrica e data centrica perfettamente declinabile, come definita nel linguaggio dei new media nella contrapposizione fra logica del racconto e logica del database. Genere letterario ma con una caratteristica interdisciplinare. Controprova di questa affermazione, è come si trovino caratteristiche immediamente riconducibili alla letteratura di viaggio nel recente filone di critica letteraria teorizzata da Franco Moretti e definito come Distant Reading, ove le modellazioni e le analisi computazionali, ma non solo , di tipo statistico-quantitativo, sono fattori imprescindibili. L’aver citato Distant Reading, offre il destro per effettuare un ulteriore precisazione sul genere della Digital Humanities. I metodi computazionali vengono confusi tout court, con gli strumenti automatici e deterministi utilizzati o che vengono sviluppati. Da un lato questi strumenti non vanno a sostituirsi al lavoro critico, vanno considerati non tanto come spalle giganti , ma bensì come supporti per poter ampliare maggiormente la linea d’azzione. Dall’altro lato la stessa tipicità critica tipica dei procedimenti ermeneutici, si ritrova nella creazione dei suddetti sistemi, va sottolineato come l’abitudine della riflessione e della consapevolezza di dover trattare informazione ambigua e mutevole stia iniziando a venire considerata una risorsa anche strategica nell’ambito culturale. La possibilità di poter presentare in dettaglio uno di questi strumenti, un archivio digitale sulla letteratura odeporica, con relativa contestualizzazione nel periodo in cui è stato progettato e sviluppato, presentando successivamente un prof of concept, relativo ad un possibile sviluppo di uno dei testi contenuti, in base agli strumenti attualmente disponibili.  VIAGGI 2.0 Non è difficile immaginare come la sostanziale distinzione effettuata da Calvino, nelle Lezioni Americane, tra due diverse accezioni di leggerezza, una relativa alla pensosità e l’altra alla frivolezza, possa essere estesa alle proposte rimanenti per il nuovo millennio. Può scambiare paradossalmente come nell’attuale scenario informativo digitale, sovente considerando caratterizzato da queste stesse declinazioni, il viaggio trovi una sua dimensione significativa. Gli aspetti più interessanti si trovano nelle forme nate dal basso grazie agli strumenti messi a disposizione dalla continua evoluzione del web. Non tanto per le sue piattaforme social se non come ulteriore possibilità di disseminazione, a causa di quel problema di fondo più volte sottolineato: i componenti social sono tendenzialmente frammentati e a scarsa complessità verticale. Come conseguenza l’impostazione dominante nella descrizione del viaggio è fondamentalmente turistica e la sua ragione d’essere è l’interruzione della quotidianità. Tanto maggiore la felicità di mostrarsi in un posto estremamente riconoscibile quanto maggiore l’efficacia nel comunicare la distanza della quotidianità. L’esperienza in questo caso non è di rottura superficiale bensì di conseguenza questo spinge ad un racconto affatto diverso, caratterizzato da una dimensione intima e riflessiva, figlia dell’esperienza intima e riflessiva, figlia dell’esperienza del cammino, con uno sguardo proiettato sia verso l’interno sia verso l’esterno e una funzione al tempo stesso liberatorio e di coinvolgimento. La generale tendenza all’assenza di complessità sembra svanire una volta passati nella blogosfera. Ciò non dovrebbe sorprendere più di tanto data la stessa radice etimologica del blog, contrazione di web log, un riferimento esplicito al diario di bordo. Parlando di blog tematici fa fatto riferimento a quelli di viaggio, ove lo scopo è un racconto non banale del viaggio, per motivi profondi e pragmatici. Tutto questo si inserisce nel filone del già citato storytelling, termine che pur seppure quanto mai abusato descrive molto bene la
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