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La Migrazione e i Mercati Immobiliari: Impatto del Lockdown e Concetto di Reti Migratorie, Appunti di Sociologia

Sociologia economicaSociologia UrbanaSociologia comparataMigrazioni e Società

Dell'impact del lockdown sulla crescita del mercato immobiliare in Italia, con un focus sulle richieste di case nuove e la presenza di stranieri. Inoltre, viene introdotto il concetto di reti migratorie e la sua importanza per la comprensione delle migrazioni come processi sociali. le dinamiche sociali e le influenze di reti sociali sui flussi migratori.

Cosa imparerai

  • Come influiscono le reti sociali sui flussi migratori?
  • Che cosa significa il concetto di reti migratorie?
  • Come le teorie di reti spiegano le migrazioni?
  • Come ha influenzato il lockdown il mercato immobiliare in Italia?
  • Come i migranti stranieri hanno reagito al peggioramento delle possibilità di acquisto di immobili al centro?

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 16/01/2022

davide989
davide989 🇮🇹

4.4

(18)

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Scarica La Migrazione e i Mercati Immobiliari: Impatto del Lockdown e Concetto di Reti Migratorie e più Appunti in PDF di Sociologia solo su Docsity! 25-11-2021 Casa * 2014: 36mila compravendite « 2019: SSmila compravendite 2020: lockdown. Poi, nel corso del periodo primaverile ed estivo il mercato residenziale ha conosciuto un consistente rimbalzo, con numeri superiori al corrispondente periodo degli anni precedenti; ma per il mercato della casa riferito ad acquirenti stranieri questo recupero si è realizzato solo in parte. La ripresa del mercato immobiliare è un dato interessante. Si può azzardare che il lockdown abbia aiutato in questo perché ha fatto capire ai soggetti cosa andava bene e cosa si poteva cambiare. È diventato un mercato fiorente in cui le richieste di case nuove sono aumentate rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Durante la vita quotidiana non c'è tutta questa attenzione per l’ambiente che si vive e che a volte si vive di meno degli ambienti esterni. l'essere rimasto per forza dentro casa ha fatto capire cosa andasse e cosa no. Questo discorso vale in parte residuale per gli stranieri. Un terzo del mercato immobiliare per gli stranieri ha recuperato poco. * | protagonisti assoluti degli acquisti sono stati lavoratori stranieri di lunga residenza, con alle spalle almeno una decina d'anni di permanenza in Italia e una situazione lavorativa stabile già da qualche anno (una condizione, questa, indispensabile per l'ottenimento del finanziamento). Gli stranieri che possono agire sul mercato immobiliare sono una fetta minima e sono soprattutto coloro che risiedono nel nostro paese ormai da anni. Quest9o perché hanno la possibilità di accedere mutui e sono in quelle condizioni richieste per poter effettuare una compravendita. “ * La crisi economica indotta dall'emergenza Covid e la conseguente stretta creditizia sui mutui, insieme alle incerte prospettive dell’occupazione, hanno drasticamente ridotto il numero di acquisti di case da parte di cittadini stranieri nel 2020, anno nel quale si sono registrate 26mila compravendite di abitazioni da parte di questi ultimi, con un calo del 52,7% rispetto al 2019, per un fatturato complessivo calato a 2,2 miliardi di euro (-54,2% in un anno) e la spesa media per abitazione attestatasi intorno agli 85mila euro Il discorso non è omogeneo dal punto di vista territoriale. Ci sono vari fattori che hanno portato al calo. Anno Compravendite 2006 — 131000 2007 135.000 2008 103.000 2009 75.000 2010 56.000 2011 60.000 2012 47.000 2013 40.000 2014 36.000 2015 39.000 2016 42.000 2017 45.000 2018 51.000 2019 55.000 2020 26.000 Questi dati sono dati del sistema immobiliare e ci danno un’idea di come siano cambiate le cose tra il 2006 e il 2020. Sono diminuiti gli importi di spesa e tra il 2019 e il 2020 c'è una grande differenza. * Rimangono alte, per gli acquirenti stranieri, le difficoltà di accesso al mutuo, dal momento che essi raramente dispongono in partenza del 50% del prezzo della casa in contanti, necessario per procedere all'acquisto. * Inoltre, per loro non sempre si riscontrano sufficienti garanzie per il pagamento del mutuo, anche quando —- come spesso avviene — il nucleo familiare aiuta chi ha sottoscritto il prestito. ITALIA. Cittadini stranieri acquirenti di case per aree di provenienza. Valori percentuali | vari dal 2006 al 2021) O E RO Europa dell'Est 33,8 51,0 54,8 58,6 59,2 60,0 68,0 Nord Africa 140 6,8 5,0 42 49 6,0 5,0 Altri Paesi africani 66 5,2 33 25 17 10 10 Cina 14,6 na 19 15 127 138 100 India e Paesi limitrofi 191 14,0 13) 13,0 12,5 14,2 13 Sud America 70 6h 66 53 52 28 24 Filippine 2A 2,2 25 25 22 1,2 1,3 altro 27 20 18 16 16 10 10 TOTALE 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 1000 1 Coppie miste È * 2019: forte calo generale dei matrimoni celebrati (riduzione delle prime nozze e crescita progressiva delle convivenze more uxorio, quadruplicate nell'ultimo ventennio) ma ininterrotta crescita, da almeno 6 anni, dei matrimoni celebrati tra partner italiani e stranieri (dal 9 al 13,1%: diminuiti nel 2009 e 2010 per l'introduzione di una legge con la quale veniva imposto al cittadino straniero che avesse voluto contrarre matrimonio nel territorio italiano l'obbligo di documentare la regolarità del soggiorno, abrogata nel 2011) In generale, il discorso è di natura sociologia. I matrimoni diminuiscono in generale e aumentano le convivenze. A fronte di questo dato, che accumuna diversi paesi europei, i matrimoni misti in realtà aumentano. C'è stato un calo negli anni 2009/2010 ma questo viene dal fatto che in quegli anni vi era una legge più restrittiva che imponeva al partner straniero di dimostrare la sua residenza e regolarità del soggiorno. Quindi quando vediamo dei picchi in negativo o in positivo dobbiamo sempre chiederci se sia successo qualcosa o no. * Le prime nozze continuano ad essere celebrate ad età mature (ca.34 anni) * Perla seconda volta dal 2018 il numero delle celebrazioni con rito civile è risultato preponderante rispetto a quello con rito religioso » diffusione delle seconde nozze e delle famiglie ricostituite » crescita rilevante del numero dei divorzi (legge sul «divorzio breve») e delle separazioni Il fatto di sposarsi tardi e conseguentemente fare i figli tardi porta svariate conseguenze anche ad altri livelli. per la seconda volta dal 2018 i riti civili hanno superato quelli religiosi. Questo perché aumentano anche le seconde nozze. Le famiglie sono la base della società e negli ultimi anni sono molto cambiate. Ci sono tipologie di famiglie sempre più particolari. * Nei matrimoni misti prevale la tipologia sposo italiano con sposa straniera (17.924 casi, pari al 74,2% del totale dei matrimoni misti). * Sono soprattutto le donne dell'Est europeo a sposare gli uomini italiani: in particolare le romene (3.039 matrimoni, pari al 17,0% delle unioni italiano-straniera), le ucraine (2.511) e le russe (1.135). * Le italiame che nel 2019 hanno preferito un coniuge straniero sono invece 6.243, pari al 6,8% del totale delle spose, preferendo per lo più gli uomini provenienti dal Marocco (949 matrimoni, pari al 15,2% delle unioni italiana-straniero), dall'Albania (608), dalla Romania e dal Regno Unito (rispettivamente 308 e 301). dA «Il livello d'istruzione della’ sposa straniera (tendenzialmente più elevato del coniuge italiano), la sua età (generalmente più giovane del marito italiano), le sue condizioni lavorative in Italia prima delle nozze (sovente sottoccupata rispetto al titolo di studio conseguito nel Paese d'origine) indicherebbero una particolare situazione iniziale di fragilità nell'accesso alla cittadinanza, tale da accreditare la tesi di quanti sostengono che il modello dei matrimoni misti in Italia si caratterizzi più per compensazione che per assimilazione. * la più elevata incidenza di matrimoni endogamici fra italiani si registra nelle regioni del Mezzogiorno e nelle Isole * tra le prime regioni a registrare l'incidenza più elevata di matrimoni misti sono la Lombardia (18,6%), l'Emilia Romagna (18,2%) e la Liguria (18,1%) * 2000-2018: sia le separazioni che i divorzi di coppie miste sono cresciuti sensibilmente (ca. il 10% di tutte le separazioni e di tutti i divorzi) *_ sia le separazioni che i divorzi riguardano per la maggior parte mariti italiani sposati con mogli straniere (o divenute italiane in seguito al matrimonio) Natalità * il numero medio di figli per donna delle cittadine straniere risulti anche nel 2019 più elevato in confronto alle italiane (rispettivamente 1,98 a fronte di 1,18) * l'età media delle donne straniere alla nascita dei figli è ancora di gran lunga inferiore (29,1 anni rispetto ai 32,7 delle italiane) MA la diminuzione della fecondità stia interessando sensibilmente anche la componente non italiana Se questa tendenza continuerà così come sembra cambieranno anche gli equilibri. * la quota più consistente di figli nati da coppie miste nel 2019 si registra nelle regioni settentrionali e segnatamente in Lombardia (6.785, pari al 9,3% di tutte le nascite annue di quella regione), in Veneto (3.253 e 9,7%) e in Emilia Romagna (2.961 e 9,6%). * di gran lunga inferiore nelle regioni del Meridione, in particolare in Campania (2,7%), in Puglia e in Sicilia (3,1% in entrambi i casi). * Macro: enfatizzano i grandi fenomeni strutturali (dai fattori espulsivi della povertà, dell'oppressione, del sovrappopolamento, a quelli attrattivi determinati dalla domanda di RESA) che provocano spostamenti di popolazione * Micro: muovono invece dal presupposto della scelta razionale, orientata al self interest, da parte degli individui: l'analisi dei legami di rete consente di comprendere come mai, tra le molte persone soggette ai medesimi condizionamenti strutturali, solo alcune intraprendano l’esperienza della migrazione internazionale, perché si dirigano verso determinate destinazioni, non necessariamente le più favorevoli dal punto di vista economico o normativo, e come cerchino di inserirsi nella nuova società * L'attenzione nei confronti delle reti è dunque un modo per analizzare le migrazioni come processi sociali a lungo termine, dotati di proprie dinamiche intrinseche [Castles 2004]. Però non tutte le persone che affrontano fenomeni come guerre ecc partono. Quindi a noi cosa interessa? Non tanto il perché parte ma il perché non parte. Ne parte solo una fetta perché c'è la dimensione micro e non tutti hanno lo stesso atteggiamento o fanno gli stessi ragionamenti, hanno le stesse risorse o volontà. Utilizzando il concetto di rete noi possiamo analizzare queste dinamiche considerando le migrazioni come processi sociali che si sviluppano nel tempo e hanno caratteristiche peculiari. * Le teorie dei network concepiscono le migrazioni come incorporate in reti sociali che attraversano lo spazio e il tempo, sorgono, crescono, infine declinano. * In questi approcci, le decisioni individuali si inseriscono all'interno dei gruppi sociali, che a loro volta si frappongono e mediano tra le condizioni sociali ed economiche determinate a livello macro e gli effettivi comportamenti migratori soggettivi. * La precedente esperienza migratoria degli individui o dei loro consanguinei, i legami stabiliti tra i luoghi di origine e di destinazione, l'esistenza di dispositivi di sostegno, il funzionamento di catene familiari, i flussi Informativi, appaiono almeno tanto importanti quanto i GAI economici nella spiegazione di arrivi e partenze. Le stesse rotte e destinazioni dei rifugiati e richiedenti asilo, che a prima vista parrebbero dipendere essenzialmente da fattori di espulsione e dalla ricerca di scampo nel primo paese sicuro accessibile, in realtà sono notevolmente influenzate dai legami sociali. Le scelte razionali sono quelle che contemperano il livello macro. L'idea della teoria a metà tra il macro e il micro è già un'idea di Merton con le teorie a medio raggio, ovvero la volontà di prendere le distanze dalle teorie Macro (Parsons che descrive il sistema sociale). mettere insieme gli aspetti amcro e micro significa che io prendo in considerazione anche le esperienze personali degli individui, delle loro comunità, del sostegno che hanno con le loro famiglie, i flussi informativi ecc. Anche le storie dei rifugiati e richiedenti asilo sono il risultato di fattori di spinta ma sono anche esse influenzate da fattori sociali. * Lo studio delle reti consente di qualificare i fenomeni migratori come fenomeni propriamente sociali, non semplicemente governati dalle leggi della domanda e dell'offerta, da variabili demografiche o dai rapporti politici. Ciò significa, tra l’altro, rivendicare la pertinenza e il valore euristico di analisi condotte con l'apparato concettuale e metodologico delle discipline sociologiche. Per questa ragione, l'enfasi sulle reti migratorie nei migration studies è maggiormente riscontrabile negli approcci sociologici (e antropologici» mentre economisti, demografi, geografi, politologi preferiscono in genere battere strade interpretative diverse. x La prima parte della migrazione non ci ha creato tanti problemi, nel senso di prendere atto di una differenza e di provvedere ad alcune necessità come, ad esempio la religione (se per te venerdì è festivo mi chiedi di lavorare il sabato o la domenica). Questo non è un problema fino a quando la comunità non te lo chiede. Questo discorso vale per tanti concetti. Sono tutti elementi di divisibilità pubblici. All’inizio tutto questo non c'era. Questi sono tutti elementi che esulano dal mero discorso del migrante e che investono elementi sociali. Questo fa sì che l'approccio sociologico e sociologico sia diverso da quello degli economisti, geologi, politologi ecc.. probabilmente un approccio migliore sarebbe quello multidisciplinare. * Autopropulsività dei processi migratori: grazie alle reti, possono proseguire anche quando sono cessati i motivi (per esempio, l'esplicito reclutamento di manodopera) che inizialmente li avevano innescati. * Le reti già operanti non solo favoriscono nuovi afflussi di immigrati, ma sviluppano una trama di contatti sempre più densa tra i due poli delle migrazioni, consentendo ai processi migratori di assumere una consistenza autonoma. * Si verificano poi, sempre attraverso le reti di relazioni sociali, importanti effetti di retroazione delle migrazioni nei contesti di origine: rimesse, migrazioni temporanee e pendolari, ritorni periodici o definitivi incidono in vario modo sulle società di provenienza, influenzando — sia pure in modo controverso — i processi di sviluppo locale, i mutamenti culturali, le stesse aspettative e i comportamenti dei non migranti. | processi migratori si autoalimentano grazie alle reti sociali. Queste reti favoriscono i flussi di migranti, i contatti (nel bene e nel male). Nel 2020, in pieno lockdown sono aumentate le rimesse degli immigrati. perché? Perché appare dai dati che è aumentato il valore delle rimesse? forse perché ci sono stati maggiori sostentamenti statali oppure perché la pandemia può aver fatto pensare ad un rientro nella patria di origine perché magari si sta cambiando il progetto migratorio. Quali sono le vie informali delle rimesse? Qualcuno che torna al paese, ad esempio per cui io le do al parente, all'autista del pullman, perché non pago commissioni. Se questo è vero, ed è vero perché sono aumentate nel 2020 quelle registrate dai canali informali? Perché le vie informali si sono ristrette o annullate a causa dello stop degli spostamenti. Devo quindi per forza andare in banca, alle poste o al money transfer. Le rimesse sono una risorsa fondamentale per i paesi in cui arrivano. Le rimesse, almeno dagli anni 90 superano i sostegni allo sviluppo. Le rimesse dall'Italia vedono come paese maggiormente beneficiario il Bangladesh. Essere il 30% del PIL di una nazione vuol dire agire sul paese di provenienza perché innesco dei mutamenti e migliorano un po' di situazioni. Il concetto di rete rielabora, amplia e si collega al più complessivo concetto di «catena migratoria», comparso già negli anni ‘60 per spiegare le traiettorie degli emigranti dell'Europa meridionale [Price 1963; Reyneri 1979], MA mentre la «catena migratoria» spiegava soprattutto i meccanismi di richiamo che attraevano nuovi soggetti verso le destinazioni dove i congiunti avevano già instaurato delle teste di ponte, il concetto di network abbraccia un più ampio arco di fenomeni sociali, che fanno riferimento ai processi di inserimento nel mercato del lavoro, di insediamento abitativo, di costruzione di legami di socialità e mutuo sostegno, di rielaborazione culturale, nel senso del mantenimento, della riscoperta, della ridefinizione, 0, come altri sostengono, della «reinvenzione» dell'identità «etnica» nelle società ospitanti Il concetto di rete è un concetto più ambio che sicuramente non si usa dagli anni 60. Questo perché le immigrazioni di allora sono differenti da quelle di oggi. Oggi abbiamo migrazioni più complesse e interviene il concetto di identità. Quando mi trasferisco in un altro paese, di quale paese faccio parte? Dal paese di cui sono partito o nel quello in cui mi trovo. Da cosa è data la mia identità? Quello che oggi si sta verificando, rispetto alle prime migrazioni, è una reinvenzione dell'identità stessa che è sempre meno riconducibile all'uno o all’altro paese. È per ognuno qualcosa di nuovo. Cosa significa assimilare? Assumere delle cose e farle proprie. Assimilare è diverso da integrare quindi. Assimilare vuol dire un po' distruggere quello che c'era prima mentre integrare vuol dire aggiungere a quello che già c'è dell'altro. «Push factors: quelli che spingono a partire (Società di origine) * Pull factors: quelli che spingono a scegliere un determinato paese (Società di approdo) Perché spesso l’Italia è “la via per arrivare da un'altra parte”? perché in Italia trovare lavoro non è facile e quindi si tende a scegliere un paese in cui c'è più possibilità lavorativa. Oppure si sceglie un paese colonialista che ha la mia stessa lingua, o un paese in cui so che l'immigrazione è accolta meglio rispetto ad altri paesi. * Approccio “individualista” (o del “capitale umano”) [enfasi sul migrante] « Approccio “strutturalista” [enfasi sulla società di origine (fattori di spinta) e sulla società di arrivo (fattori di attrazione)] * Approccio di rete (network) [attenzione alle reti di relazioni formate sulla base della parentela, amicizia e di comunità d’origine che legano insieme migranti e non migranti in un sistema d'obblighi reciproci e mutue aspettative] Le reti migratorie mettono a disposizione degli individui quello che è stato definito «capitale sociale etnico» [Esser 2004, 1135]: un capitale sociale specifico, la cui utilizzabilità dipende dall'esistenza di una «comunità etnica» insediata nella società ricevente o di un network trans-nazionale. I Questo capitale sociale specifico, secondo Esser, risulterebbe di norma meno efficiente del capitale generalizzato, che è invece più flessibile e quindi spendibile in contesti diversi. Soffre infatti della carenza di abilità e conoscenze che possano essere impiegate nel nuovo ambiente, al di fuori della nicchia etnica di appartenenza, nonché dell'impatto di pratiche discriminatorie più o meno esplicite. In certe circostanze, però, l'impiego del capitale sociale etnico e l'impegno a migliorarne la produttività possono diventare un'opzione ragionevole, per esempio nello sviluppo di reti di connazionali, nell'investimento in forme di ethnic business o nell'organizzazione di movimenti politici a base etnica. È proprio il capitale sociale etnico a far sviluppare forme di business, come la possibilità di avere tutti prodotti etnici. Oggi possiamo mangiare marocchino, pakistano e via dicendo. Possiamo avere degli oggetti che derivano da parli paesi ecc.. Questo è dovuto al fatto della visibilità che vuole una determinata cultura. Perché devono mangiare gli spaghetti se per una vita ho mangiato altro? Sicuramente li mangerò ma non rinuncio ai sapori che mi rimandano alla mi patria e ai miei ricordi. All'inizio della migrazione questa possibilità non c’era. la concezione sociologica dei migranti come attori sociali si differenzia da quella di altre discipline, e in modo particolare dalla teoria economica: il migrante appare capace di scelte e di strategie, ma inserito in reti e contesti sociali che strutturano la sua visione della realtà, dei vincoli che presenta e delle opportunità che offre, influenzando le sue decisioni e la capacità di attuarle. Le risorse che i contatti sociali assicurano sono altresi di grande rilievo in ordine al successo nei percorsi migratori e possono funzionare in una certa misura come dispositivi di salvataggio e resistenza di fronte a difficoltà e discriminazioni. Le strutture di mediazione rappresentate dalle reti di relazione e da altre istituzioni sociali [Ambrosini 2001] consentono altresì di collegare il livello dell'azione individuale ed incanalare verso l'opzione dell'emigrazione l'insoddisfazione personale verso le condizioni di vita dei contesti di origine, e poi ad assumere concretamente il compito di mediare tra la volontà individuale (e familiare) di emigrare e i dispositivi regolativi delle società riceventi, cercando le strade per favorire l'ingresso dei congiunti che lo desiderano; sono sempre queste, e in special modo le reti, a far incontrare il lavoratore immigrato con la domanda di lavoro del sistema economico che lo richiede: sono dunque condizione della loro realizzazione e anello di congiunzione con le dinamiche sociali più ampie. In questo caso vi è la necessità della possibilità che ti da l'essere inserito in certe dinamiche per favorire le tue condizioni di vita e migliorarle. limiti delle teorie dei network * le reti migratorie spiegano in modo convincente la continuazione delle migrazioni, ma non i loro inizio, né lo spostamento verso nuove destinazioni: «i teorici dei network non hanno mostrato come le reti trovano, scelgono e si dirigono verso nuove località in grado di sostenere i migranti, quando le destinazioni già esistenti sono state saturate» [Light, Bhachu e Karageorgis 1993, 30] e Massey et al. [1998] collocano i network tra le teorie che rendono conto della perpetuazione delle migrazioni, non delle loro cause iniziali; Le teorie di reti spiegano le migrazioni nel loro svolgersi ma non il loro inizio né il loro cambiamento. Le teorie dei network non ti dicono come le reti scelgano nuove direzioni quando una è satura. Quello che sicuramente fanno i teorici delle reti è di sottolineare e enfatizzare la dimensione anche formale della migrazione. » affiora poi diffusamente un certo funzionalismo implicito, analisi di rete enfatizza le valenze positive dell’azione delle reti migratorie, trascurando i possibili effetti di invischiamento in nicchie marginali del mercato del lavoro o addirittura in attività devianti, su cui si è maggiormente concentrata l'attenzione dei criminologi. Noi tendiamo a pensare alla rete come una cosa positiva e mettiamo da parte gli effetti perversi che ha il concetto di rete, che è l'equivalente delle Echo chambers. Se io mi sono trasferito e lavoro in agricoltura e faccio venire un mio parente, dove lo faccio lavorare? in agricoltura, e così via dicendo. C'è il rischio che si resti invischiati in nicchie.
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