Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

RETORICA DI JURIJ M. LOTMAN, Sintesi del corso di Semiotica

riassunto del libro "retorica" di lotman

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

Caricato il 03/02/2022

micperrone
micperrone 🇮🇹

4.2

(5)

10 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica RETORICA DI JURIJ M. LOTMAN e più Sintesi del corso in PDF di Semiotica solo su Docsity! INTRODUZIONE. 1. RISCOPERTA SI UN TEMA CENTRALE La retorica potrebbe apparire un tema minore nella vasta produzione di Lotman. Solo tre saggi nella sua produzione vi fanno diretto riferimento nel titolo, come quello che qui viene presentato, “Retorica” pubblicato in italiano nel 1980. Il saggio pone in modo chiaro una cesura fra la retorica come fenomeno puramente linguistico, letterario, artistico e la retoricità come meccanismo del pensiero creativo che travalica queste sfere per permeare ogni campo della cultura: “i tropi non sono un ornamento esteriore, qualcosa che viene applicato all’idea dal di fuori, ma costituiscono l’essenza del pensiero creativo, e la loro sfera è persino più ampia dell’arte. Essa appartiene alla creazione in generale.” Fin da questo passaggio si delinea la portata dell’impresa lotmaniana e la centralità che la questione della retoricità, intesa dunque più come una qualità dei linguaggi che come una disciplina del parlare e dello scrivere, assume nel suo lavoro. Il concetto di retorica tende a farsi coestensivo a quello di testo. Questa idea di retorica segna uno slittamento sempre più deciso dal testo come luogo di conservazione e trasmissione di informazioni al testo come generatore di nuovi significati. Un percorso che porta Lotman vicino a una semiotica della parole, a vedere sorgere la langue dalla parole. La retoricità rimanda a un meccanismo più generale: quello dell’inserimento di un testo portatore di un linguaggio “altro” all’interno di una struttura che in partenza non lo comprende. “L’organizzazione retorica nasce nel campo della tensione semantica fra la struttura organica e quella estranea.” 2. AL DI LÀ DELLA LINGUA, FRA I LINGUAGGI La retorica non è una scienza della classificazione dei tropi, quantomeno non in prima istanza o non nella sua forma essenziale. Essa è invece un dispositivo di generazione di nuova significazione. Lotman fa sua la distinzione fra metafora e metonimia elaborata da Jakobson, secondo Lotman Jakobson vede nei due tropi “il fondamento della formazione di significato in ogni sistema semiotico”: è questa portata generalissima che affascina e interessa Lotman. Si tratta di staccare la retorica dall’organizzazione del verbale e dall’organizzazione di ciò che è artistico, per vedere che in essa qualcosa di molto più generale, che ci conduce direttamente al meccanismo proprio di qualunque coscienza creatrice. Lotman ci offre un esempio con duplice valore: 1. si può cogliere la retoricità e la significazione senza necessariamente dover mettere in gioco il linguaggio verbale; 2. ci mostra come una semiosfera pensa e agisce, producendo nuove significazioni dalla correlazione di linguaggi, ben al di là della possibilità di rintracciare una qualunque intenzionalità umana e men che meno individuale. Rapporto tra lingua e retorica: Lotman propende per l’ipotesi per cui fra le due ci sarebbe “una differenza di principio”: “la struttura retorica non nasce automaticamente da quella linguistica, ma rappresenta una sua decisa reinterpretazione. La struttura retorica è immessa nel testo verbale dal di fuori, costituendo una sua sistemazione complementare.” L’esempio che la dimostra è quello delle leggi della simmetria: la retorica le trae dal linguaggio spaziale e le inserisce all’interno della lingua naturale, che ne è sprovvista e che da essa guadagna la possibilità di generare effetti retorici. 3. NUOVE ETEROGENEITÀ “La coscienza dell’uomo è eterogenea”, “nell’ambito di una coscienza è come se fossero presenti due coscienze.” Questo indica che una delle due coscienze codifica secondo una modalità discreta, l’altra secondo una modalità continua. La prima considera come portatori di significato i segni che unendosi vanno a formare testi. La seconda, qui è prioritario il testo come un tutto: il quadro, lo schermo, il rituale, il sogno si offrono come portatori di iun significato globale. Ciò che una delle due coscienze codifica come unità discreta, l’altra lo codifica come una macchia dai confini sfumati. Queste due modalità di formazione del senso secondo Lotman sono immanenti e inscindibili. Il testo, la sua retoricità, risulta essere laboratorio o matrice delle più generali dinamiche della semiosfera e del pensiero. La profondità del meccanismo di generazione di significazione lo si coglie nella stessa definizione di a- retoricità data daz Lotman: il carattere prosaico della lingua viene pensato come riduzione a segno-zero del secondo termine di un tropo, come lo spegnersi di una tensione differenziale che pare che il vero stato essenziale de testi e della semiosfera. L’idea di tropo semantico che è al cuore dell’articolo sulla retorica: esso è il luogo di una “traduzione irregolare e inesatta” che in quanto tale sfugge da ogni riduzionismo. Una traduzione fra linguaggi- strutture che dà vita a qualcosa di impensato: nuova eterogeneità e nuova coscienza. 4. GRADIENTI DI RETORICITÀ Centralità della metafora in Lotman, è la metaforicità a stare al cuore del suo ragionamento e del funzionamento della cultura. Pe Lotman è la metafora all’origine e tutto il resto pare derivare da essa, tanto che il funzionamento stesso della metaforicità si complica e articola internamente. Il punto al cuore dell’effetto semantico proprio dei tropi è l’inclusione in spazi semantici incompatibili e dal grado della lontananza semantica dei semi non coincidenti. Vi è qui l’inserimento di un gradiente di retoricità, in cui la metaforicità sembra essere il big bang del senso e ciò che ne segue pare una forma di spegnimento di quella forza originaria. Se nella sua forma idealtipica la retoricità nasce dall’incontro-scontro fra strutture completamente differenti, incompatibili, nella pratica essa implica intensità diverse del suo realizzarsi. 5. APOLOGIA DELL’IRRAZIONALITÀ Per Lotman studiare la retorica significa studiare come si crea qualcosa che non si potrebbe creare altrimenti. Significa andare alla radice di un pensiero creativo il cui ambito d’azione va ben al di là della sfera dell’arte, ma attraversa ogni campo del vissuto e così pure il campo scientifico. La stessa coscienza scientifica si scinde in due sfere: “la prima, retorica, è la sfera degli accostamenti, delle analogie e della modellizzazione. È la sfera dell’avanzamento di nuove idee, dell’istituzione di postulati e ipotesi inattese, che prima parevano assurde. La seconda è quella logica, le idee qui avanzate sono sottoposte a verifica, sono elaborate le deduzioni che ne derivano e vengono eliminate le contraddizioni interne nelle dimostrazioni e nei ragionamenti.” È interessante che questo ragionamento lotmaniano, che cerca prova delle leggi del pensiero creativo nelle strutture fisiche del cervello, nelle pieghe della coscienza, nello stesso discorso scientifico sfoci nella costatazione di una sostanziale irrazionalità del meccanismo stesso. Lotman ricorre a questo termine per far cogliere l’essenza dell’effetto semantico del tropo, che si rivela in tutta la sua portata quando il dispositivo retoricogeno viene portato all’estremo. (esempio ruolo icona nella cultura bizantina) 6. VERSO UN REALISMO ONIRICO Ritornate sulla relazione tra la metafora e il suo referente ci è utile per specificare meglio in che senso la retorica è per Lotman una questione di creazione e creatività. Il rapporto tra la realtà e il segno apre il saggio sulla retorica iconica, la questione è che l’origine della segnicità porta verso un altro mondo. Il punto è, dunque, la possibilità della duplicazione che sottrae gli oggetti del mondo della sfera pratica per farli entrare nello spazio della significazione. Una prima duplicazione non basta, infatti, per far risaltare questa potenzialità semiotica, l’uomo è spinto a duplicare la duplicazione e rompere finalmente l’incantesimo che pare incatenare il segno all’oggetto. Lotman presenta gli esempi di inserimento di specchi all’interno dei quadri, l’uomo scopre la sua stessa capacità di creare il mondo. E scopre che questa creazione è un fatto essenzialmente retorico, dato che si dà retorica quando all’interno di una struttura unitaria confliggono lingue semiotiche differenti. Il testo retorico può essere pensato come “unità strutturale di due o più sottotesti codificati per mezzo di codici diversi reciprocamente intraducibili.” Il saggio sulla retorica iconica ci mette davanti a una ipotesi sull’emersione della significazione dalla realtà in senso diacronico e verticale; il saggio sulla retorica generale ci offre, invece, una riflessione sull’emersione sincronica e orizzontale della significazione dalla testualità. Nei fatti i due meccanismi sono incrociati e si rincorrono circolarmente. Lotman vuole mostrare come il linguaggio del teatro entra in quello della pittura e come da questo incontro-scontro nascono nuove forme di rappresentazione artistica. Non sarebbe possibile capire questa dinamica se non venisse chiamato in causa un terzo linguaggio, quello della vita quotidiana. Il linguaggio teatrale si rivela come un codice intermedio-traduttore fra la vita e l’arte, che permette alla vita di entrare nella pittura e viceversa. L’arte entra nella vita per rendere presente, vivibile, ciò che della vita necessariamente sfugge. La retoricità equivale all’incontro-scontro fra almeno due linguaggi diversi e dunque rimanda a una fondamentale eterogeneità semiotica. Il sogno, “padre dei processi semiotici”, è luogo di un sincretismo originario, si distingue per il suo plurilinguismo e radicalizza la condizione propria della retoricità facendola vivere in tutta la sua intensità. Ci fa percepire la retoricità esteriorizzata, testuale-semiosferica, come un surrogato di quella interiore, onirica, un tentativo di ricreare la condizione del sogno con altri mezzi. Intravediamo in Lotman il profilarsi di un realismo onirico. 7. LA RETORICITÀ E LA PRESA DEL MONDO La retoricità sfonda le pareti della lingua e delle singole opere per mettere in causa il rapporto stesso fra semiotico e extrasemiotico. Infatti, ci offre un esempio mostrandoci come i grandi movimenti culturali come il Classicismo, Romanticismo e Realismo operano una vera e propria modellizzazione del mondo su basi retoriche. Nel caso della modalità metaforica (Romanticismo) è la parte a spiegare il tutto, nel caso della modalità metonimica (Classicismo e Realismo) è il tutto a spiegare la parte, anche se “in entrambi i casi è sottintesa una doppia operazione di visione del testo attraverso il contesto e del contesto attraverso il testo.” Tale problematica si ritrova anche nel saggio sulla nuova e paradossale. Se rispetto alla metafora ciò è evidente, riguardo alla metonimia può sembrare che, poiché qui la sostituzione si compie in base al legame all’interno di una stessa serie segnica, i membri sostituente e sostituendo in questo caso siamo omogenei. Ma in realtà la metafora e la metonimia sono isofunzionali: il loro fine è di esprimere un contenuto, di trasmettere un’informazione che in altro modo non può essere trasmessa. In entrambi i casi tra il significato diretto e traslato non ci sono rapporti di corrispondenza biunivoca, ma si stabilisce soltanto un’equivalenza approssimativa. Nei casi in cui si stabilisca tra il significato diretto e traslato un rapporto di corrispondenza biunivoca, si ha di fronte un tropo logorato che funziona come un fraseologismo nel significato semantico diretto. (esempio dell’icona) Il carattere retorico dell’icona si manifesta nel fatto che il ruolo del primo membro della metafora può essere svolto non da qualsiasi raffigurazione, ma soltanto da quella che è eseguita in conformità con il canone pittorico affermato, poiché l’icona è una metafora nata dallo scontro di due energie dirette in sensi opposti. Sullo sfondo di questa trattazione dell’icona, la reliquia può sembrare un fenomeno semanticamente monotematico. Il rapporto fra la reliquia materiale e io corpo del santo è monotematico, ma non si deve dimenticare però che il concetto stesso “corpo del santo” cela in sé la metafora dell’incarnazione e un complesso rapporto irrazionale fra espressione e contenuto. I tropi costituiscono il modo di formare un particolare sistema della coscienza. Tesauro elabora una “teoria della Metafora” come principio universale della coscienza sia umana sia divina. Alla sua base c’è l’Acutezza, il pensiero fondato sull’accostamento di ciò che è dissimile, sull’unificazione dell’inunificabile. La coscienza metaforica è uguagliata a quella creativa. Per lui le figure retoriche sono il fondamento del meccanismo del pensiero. Il tropo non è dunque un ornamento che appartiene soltanto alla sfera dell’espressione, non è l’abbellimento di un contenuto invariante, ma è il meccanismo di costruzione di un contenuto non costruibile all’interno di una sola lingua. Il tropo è una figura che nasce al punto di congiunzione di due lingue e è isostrutturale al meccanismo della coscienza creativa in quanto tale. 4. LA METARETORICA E LA TIPOLOGIA DELLA CULTURA La metafora e la metonimia appartengono alla sfera del pensiero analogico, esse sono legate alla coscienza creativa coma tale. In questo senso, la retorica è intrinseca alla coscienza scientifica nella stessa misura in cui lo è a quella artistica. Nella sfera della coscienza scientifica si possono individuare due sfere: 1) retorica, è la sfera degli accostamenti, delle analogie e della modellizzazione, in cui si avanzano nuove idee; 2) logica, le idee qui avanzate sono sottoposte a verifica e vengono eliminate le contraddizioni interne nelle dimostrazioni e nei ragionamenti. Il pensiero creativo, sia nella sfera della scienza sia in quella dell’arte, ha una natura analogica e si costruisce su una base sostanzialmente identica, vale a dire sull’accostamento di oggetti e di concetti che fuori dalla situazione retorica non sono passibili di accostamento. La creazione della metaretorica si trasforma in un problema scientifico generale, mentre la metaretorica può essere definita come teoria del pensiero creativo., in tal modo i testi retorici sono possibili soltanto come realizzazione di una determinata situazione retorica. La somiglianza e la dissomiglianza, la comparabilità e l’incomparabilità, la percezione di due oggetti come non passibili di accostamento oppure come identici, dipendono dal tipo di contesto culturale. Anche il fatto che il testo venga inteso in senso diretto o traslato (retorico) dipende dall’applicazione a esso dei codici culturali generali. Il rapporto tra testo e le diverse strutture metaculturali forma un gioco semantico che è la condizione obbligatoria dell’organizzazione retorica del testo. 5. LA RETORICA DEL TESTO Dal momento in cui si comincia ad aver a che fare con un testo (formazione semiotica singola, chiusa in sé e dotata di significato e di una funzione integra e non scomponibile), il rapporto fra i suoi singoli elementi diventa retorico. La molteplicità dei legami strutturali all’interno del testo fa diminuire nettamente l’autonomia delle singole unità che ne fanno parte e aumenta il coefficiente di coesione del testo. Il testo tende a trasformarsi in una singola grande parola, con un unitario significato generale, che è sempre un tropo. (Es. sceneggiatura->film: nella trasformazione di questo tipo di testo con una determinata quantità di coordinate dello spazio semantico si tramuta in un testo per il quale il numero delle dimensioni dello spazio semiotico cresce di colpo). È possibile soltanto un’equivalenza convenzionale e sono possibili vari tipi di analogia, ed è proprio questo a costituire l’essenza dei rapporti retorici. Il principio dell’organizzazione retorica sta alla base di una data cultura come tale, trasformando ogni suo nuovo grado in mistero semiotico per i gradi inferiori . (Es. per Paolo I le parate erano una metafora dell’ordine e del potere nella stessa misura in cui per Napoleone una battaglia era metonimia della gloria). Nella retorica come nella logica si riflette il principio universale della coscienza sia individuale sia collettiva della cultura. Un aspetto essenziale della retorica contemporanea è la cerchia dei problemi legati alla grammatica del testo. Effetto generale: ciò che nella lingua naturale costituisce una catena di segni autonomi si trasforma in un tutto semantico con un contenuto spalmato su tutto lo spazio, cioè tende a trasformarsi in un segno unitario, portatore di senso. Le singole parole (tropo nel testo artistico) si spostano in senso semantico e si fondono e i loro sensi si integrano, sorge così la “densità della serie poetica”. Il problema della coesività poetica del testo negli ultimi decenni si è saldato direttamente con quelli della linguistica: le forme tradizionali delle strutture retoriche sembrerebbero acquistare un significato direttamente linguistico. -> critica da parte di Gasparov, esso propone un modello di legami grammaticali obbligatori che connettono ii segmenti del discorso a livello transfrastico: la struttura grammaticale immanente della proposizione impone in anticipo determinate limitazioni grammaticali a ogni frase che in una data lingua può essere unita, la struttura di questi legami forma l’unità linguistica del testo. Si possono formulare due approcci: 1) la struttura retorica deriva automaticamente dalle leggi della lingua, 2) fra unità linguistica e retorica c’è una differenza di principio. La struttura retorica rappresenta una reinterpretazione di quella linguistica, ed è immessa nel testo verbale dal di fuori. Secondo approccio giusto, la struttura retorica oggettivamente introduce nel testo dal di fuori principi di organizzazione a esso estranei, essa è anche vissuta soggettivamente proprio come estranea rispetto ai principi strutturali del testo. L’organizzazione retorica nasce nel campo della tensione semantica fra la struttura organica e quella estranea, e gli elementi non sono passabili di doppia interpretazione in questo nesso. 6. RAPPORTI FRA STILISTICA, SEMANTICA E RETORICA La stilistica si costituisce attraverso due contrapposizioni: 1. stilistica – semantica ogni sistema semiotico (linguaggio) è caratterizzato da una struttura gerarchica, dal punto di vista stilistico questa gerarchia si manifesta nel fatto che lo spazio del linguaggio si divide in campi semantici a due a due isomorfi differenziati da una caratteristica stilistica (questo sistema potrebbe essere paragonato ad uno strumento musicale diviso in registri sul quale si può suonare una stessa melodia su registri diversi, facendo mutare la sfumatura di registro , ma conservando contemporaneamente la somiglianza melodica. Il confronto con la sintagmatica melodica mostrerà la differenza nella sfumatura di registro, mentre il confronto con la paradigmatica di registro mostrerà la somiglianza melodica). La stilistica nasce prima di tutto su uno stesso significato semantico che può essere detto almeno in due modi diversi e quando uno di questi modi stimola i ricordi di un gruppo di segni in sé chiuso che abbia un comune significato di registro. A ciò è legata: 2. stilistica – retorica l’effetto retorico nasce quando si scontrano segni che appartengono a registri diversi e, quindi, quando si ha un rinnovamento strutturale del senso del confine tra mondi di segni in sé chiusi. L’effetto stilistico si crea all’interno di un determinato gruppo lessicale, unificato da un comune significato di registro. La coscienza stilistica scaturisce dall’assolutezza dei confini gerarchici, dal fatto che il testo si dispone al loro interno, mentre la coscienza retorica deriva dalla loro relatività e anche dal fatto che i confini dei registri intersecano lo spazio interno del testo. Nella costruzione stilistica la parola è fissata al registro, e in quello retorica è oggetto del gioco delle posizioni di registro. tre fasi dell’organizzazione di registro dei significati della parola: a) livello zero un solo registro si identifica con la lingua come tale e l’organizzazione di registro è del tutto irrilevante; b) livello stilistico quello dell’organizzazione, in esso si attua la scelta di un solo registro del paradigma gerarchico e il testo costituisce la realizzazione dei mezzi linguistici di uno dei registri; c) livello retorico in cui il testo e i confini della gerarchia dei registri si trovano in un libero rapporto, il testo può spostarsi rispetto a questi confini. Queste tre fasi possono essere proprie della parola non-artistica, la differenza fra uso non-artistico e uso artistico della struttura di registro consiste nel fatto che nel primo caso la scelta è determinata automaticamente dalla situazione comunicativa, nel secondo caso essa è deautomatizzata e ha un’alternativa, è sottomessa a una determinata teleologia estetica ed è artisticamente funzionale. La dominanza stilistica nella coscienza artistica porterà paradossalmente all’indebolimento della rilevanza strutturale della categoria dello stile nello spazio intratestuale, mentre la dominanza retorica farà sentire lo stile con più acutezza. Conclusione essenziale: sia l’orientamento stilistico sia quello retorico sono aspetti diversi di un unico meccanismo formatore di testi di una determinata cultura, l’accentuazione di uno di essi e l’attenuazione dell’altro sono sempre legate al processo di descrizione e al confronto con una metacostruzione ideale. La lotta delle organizzazioni retoriche e stilistica del testo non si conclude mai con la vittoria di una tendenza sull’altra (solo a livello delle metastrutture come un orientamento), poiché la lotta è la forma della vita e una vittoria assoluta è la fine di una data cultura.
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved