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Riabilitazione dell'anziano, Appunti di Medicina fisica e riabilitazione

Sindrome da immobilizzazione, definizione , complicanze. Scale di valutazione. Parte di sbobina di riabilitazione dell'anziano non completa.

Tipologia: Appunti

2018/2019

Caricato il 04/12/2019

Utente sconosciuto
Utente sconosciuto 🇮🇹

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Scarica Riabilitazione dell'anziano e più Appunti in PDF di Medicina fisica e riabilitazione solo su Docsity! RIABILITAZIONE DELL’ANZIANO SECONDA PARTE (min 29:22) Questo porterà ad un impoverimento degli atti motori finalistici, ossia il gesto (capacità di vestirsi, lavarsi, mangiare,eseguire compiti di manualità), nell’anziano. Se si prende in considerazione il passo si avrà una riduzione: della velocità, della lunghezza , della fase di oscillazione con un aumento della base di appoggio del passo che determinerà un’alterazione dell’equilibrio dinamico il quale verrà osservato e trattato dal fisioterapista. Per cui si avrà una riduzione dell’autonomia (svolgere attività di vita quotidiana) sempre in riferimento all’ICF. La riduzione dell’autonomia nell’anziano è spesso legata: - Alla presenza di malattie , - Allo stato socioeconomico; si è osservato che lo stato socioeconomico influisce sulla riduzione dell’autonomia poiché un paziente che sta bene economicamente può permettersi un’assistenza migliore rispetto ad un altro paziente che ha difficoltà economiche e quindi una scarsa assistenza. - Al disturbo cognitivo, lo sviluppo cognitivo è maggiore in un paziente che ha una condizione economica favorevole perché ha la possibilità di interagire cognitivamente con un medico. - Allo stato affettivo; la famiglia è in grado di influire sul raggiungimento degli obiettivi riabilitativi. - Alla rete sociale , - Alla personalità ;una persona attiva che ha voglia di modificare la sua condizione patologica, ovviamente quando non c’è un declino cognitivo. - Alle abitudini di vita; un soggetto abituato a stare a casa (sedentario) al momento della patologia starà tutto il tempo nel letto e non farà niente mentre ,un soggetto che ha un abitudine di vita stimolante, è un paziente che ha un’autonomia migliore e la riesce a conservare anche quando vi è un evento patologico. - All’obesità; il raggiungimento degli obiettivi riabilitativi è fortemente influenzato dall’obesità. Basta immaginare un paziente obeso che deve essere messo in piedi dal fisioterapista. Il paziente non solo deve reggere un peso eccessivo rispetto al normale (in condizioni patologiche) ma ha difficoltà anche nel movimentare limitando il lavoro del fisioterapista. Inoltre questo paziente è a forte rischio di formazione di piaghe da decubito. - Alla depressione; - Alla malnutrizione; come l’obeso anche l’anziano che si rifiuta di mangiare ha gravi difficoltà di recupero dell’autonomia. - Alla povertà e alla solitudine; - All’istitutalizzazione; anche se dipende in quali case di cura vengono portati gli anziani. Nell’anziano autonomo ( privo di patologia) si propongono: - Attività svolte in gruppo - Attività sportiva: nuoto, marcia, cyclette - Attività fisica adattata; ESEMPIO: progetto centro anziani  tutti pazienti anziani sani nei quali è stato fatto un programma di attività fisica adattata e di gruppo e si è ottenuto un miglioramento sia da un punto di vista delle autonomie che da un punto di vista sociale e depressivo. Quindi nell’anziano sano è utile consigliare queste attività, nonché, questi esercizi isotonici aerobici , che hanno dei carichi di lavoro molto bassi, favoriscono anche la condizione cardiologica. Questi esercizi sono personalizzati in base alle caratteristiche della persona. L’obiettivo in un anziano non autonomo, quindi un anziano che o è invecchiato male o nel quale c’è stata una patologia, si propone il recupero della maggiore autonomia possibile nelle attività di vita quotidiana. È importante il termine “possibile” poiché non si mira a un recupero di uno stato premorboso o ad una condizione di giovane adulto. Questo concetto è importante farlo comprendere alla famiglia più che al paziente poiché molto spesso il paziente è più realista della famiglia. SINDROME DA IMMOBILIZZAZIONE Si caratterizza per prevalenti meccanismi catabolici determinati da una prolungata inattività psicomotoria conseguenti a condizioni di fragilità non controllate: ossia un paziente fragile che o non ha mai effettuato controlli e quindi non si è mai curato e col tempo si è allettato oppure un paziente che ha avuto una grave patologia e si è allettato per un periodo prolungato. Essa è una malattia ipocinetica e può determinare gravi danni anche dopo sole 2-3 settimane infatti si può arrivare facilmente alla morte. EFFETTI SINDROME DA IMMOBILIZZAZIONE  APPARATO RESPIRATORIO :  Riduzione di forza dei muscoli respiratori  Ridotta ventilazione e perfusione  Stasi dei secreti bronchiali  Atelettasia delle zone declive  Broncopolmoniti (41:29 idrostatiche ??)  Embolie polmonari  Versamenti pleurici In primis bisogna fare una riabilitazione respiratoria da associare alla rieducazione neuromotoria. È importante intervenire sia in termini di miglioramento delle capacità della forza dei muscoli respiratori, quindi migliorare la ventilazione, sia in termini di migliorare e promuovere la disostruzione bronchiale per la stasi dei muchi.  APPARATO CARDIOVASCOLARE:  Riduzione della gittata cardiaca  Tachicardia a riposo  Ipotensione posturale  bisogna tenerne conto particolarmente quando si fanno i passaggi posturali per valutare poi il controllo del tronco.  Complicanze flebo trombotiche  APPARATO MUSCOLARE:  Retrazioni muscolari  vengono dopo la perdita di trofismo e di forza muscolare  Ipotrofia  Ipostenia
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