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Crescita demografica, economica e urbana in Europa nel Cinquecento., Prove d'esame di Storia

Come la popolazione in Europa crescesse dal 1450 al 1600, passando da 65 milioni a 110 milioni di abitanti. La crescita demografica portò a un aumento della produzione agricola, con una maggiore attenzione alla diversificazione colturale in piccole aree come la Lombardia, la Catalogna e i Paesi Bassi. Inoltre, si svilupparono nuove direttrici commerciali, con Anversa come centro nevralgico del commercio europeo. Il denaro giocò un ruolo importante nell'economia cinquecentesca, con la prima borsa finanziaria registrata a Anversa. Tuttavia, l'aumento della popolazione portò anche a un aumento dei prezzi, che non era dovuto solo all'arrivo di metalli preziosi dall'America.

Tipologia: Prove d'esame

2018/2019

Caricato il 14/03/2022

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Scarica Crescita demografica, economica e urbana in Europa nel Cinquecento. e più Prove d'esame in PDF di Storia solo su Docsity! UD10 - Economia e finanze nel secolo dei genovesi Il 500 è anche noto fra gli storici come il secolo di Genovesi, perché appartenenti alla Repubblica di Genova sono i più famosi operatori finanziari del tempo, ma prima di arrivare spiegare l'effervescenza economica del secolo che è per molti aspetti rivoluzionario, bisogna partire da una considerazione delle strutture di base, delle cosiddette demografiche. Il 500 è un secolo di grande aumento demografico pian piano si va a colmare il vuoto che si era formato con la peste del 1348, una peste che aveva decimato la popolazione Europea arrivando a colpire soprattutto i centri abitati in maniera fortissima, e che aveva spopolato gran parte delle città delle tempo. Quando il contagio defluisce e la peste diventa una presenza endemica che presenta con grande forza dell'Europa, il vuoto demografico causato da quella prima grande esplosione, da quel primo grande ritorno pestilenziale, si viene a colmare. Se lentamente durante il primo quattrocento e poi sempre con maggiore forza e vigore durante il 1500. Per tutto il secolo assistiamo ad un'impennata della presenza ed anche della densità della popolazione sul continente europeo. L'Europa dei 65 milioni di abitanti del 1450, passa a 80 milioni con un incremento al 23% a 95 milioni con un incremento ulteriore del 19% a 110 milioni con un incremento del 16% nel 1600. Naturalmente sono diverse le proporzioni che paese per paese questo momento ha, in Italia l'aumento è vigoroso, dagli 8,5 milioni di abitanti nel 1450 si passa ai 13,5 del 1600, minore l'incremento della Spagna da 4,5 milioni del 1450 ai 7 milioni del 1600, non abbiamo alcuni dati per alcune realtà europee ,ma diciamo che nell'arco di tempo preso in considerazione possiamo vedere come il Portogallo raddoppi quasi i suoi abitanti e come presumibile facciano anche i Paesi Bassi, un incremento deciso ma non così rilevante si ha in Francia che passerà dai 12 milioni del 1450 ai 18 milioni e mezzo del 1600, e così via. Quello che più colpisce è l'aumento della popolazione all'interno della città, la crescita della popolazione urbana si accompagna anche ad una crescita del tasso di urbanizzazione, significa che molte più persone che in precedenza in percentuale abitano nelle città, è un fatto reso possibile dall'l'incremento di attività che le città del cinquecentesche fanno registrare, da un lato alcune di esse, le città 1 capitali si candidano a essere il centro dei poteri politici, amministrativi, giudiziali, e fiscali, rispondendo in questa maniera alle esigenze della monarchia sempre più desiderose di accentrare nelle loro mani quanti più poteri possibili, dall'altro si dotano tutte di strutture produttive e manifatturiere che necessitano di manodopera. Ecco che le città nel corso del 600 diventano i centri dell'interesse generale sempre con maggiore affluenza, giungono persone dalle campagne che invece tendono ad avere una densità popolativa minore. Per quanto riguarda le città, l'incremento è veramente stupefacente, come si può vedere nell'arco di 100 anni alcune città arrivano quasi a duplicare il numero dei loro abitanti, altre invece lo aumentano in maniera considerevole, Napoli passa da 125.000 abitanti a 290.00, Palermo da 55 a 100.000 addirittura quasi raddoppiando abbondantemente, Roma da 55.000 a 105.000 abitanti, ma anche in altri centri dove l'aumentano non era così considerevole, esso è tuttavia notevole e poi si arriva naturalmente a fenomini veramente strabilianti come quello rappresentato da Amsterdam che da 10.000 abitanti passa 54.000, come Londra da 50.000 a 200.000, come Parigi che da 200.000 passa 350.000 abitanti, questo perché queste città come vedremo hanno un incremento della loro importanza non soltanto a livello nazionale ma anche a livello internazionale, candidandosi a essere centri propulsori di attività economiche a larghissimo raggio. Le città nel XVI secolo (1500-1600) Napoli 125.000 - 290.000 Milano 100.000 - 120.000 Venezia 100.000 - 150.000 Genova 58.000 63.000 Palermo 55.000 105.000 Roma 55.000 100.000 Bologna 55.000 63.000 Firenze 50.000 70.000 Anversa 30.000 90.000 (1565) Bruxelles 30.000 50.000 Amsterdam 10.000 54.000 2 successo, Tanto più che nelle effervescenze economiche del tempo sui mercati internazionali questi tessuti ricchi e curati particolarmente belli, hanno un successo notevole. Ma è anche vero che accanto a questa domanda di nicchia, di lusso, di qualità, a cui rispondono le tante manifatture italiane che si occupano di produrre tessuti di lana e seta, si staglia una domanda di pezzi di stoffe di minore qualità, di più facile consumo, una domanda che non viene risolta con l'autoproduzione come accade spesso in molti centri agricoli e che naturalmente non può essere soddisfatta da stoffe di alta qualità. Per rispondere a questa domanda che si fà crescente, pressante e sempre più interessante dal punto di vista economico, è appunto nell'Inghilterra in cui le corporazioni urbane sono meno forti, che viene messa a punto un sistema di produzioni che riesce a licenziare dei panni di lana di qualità più scarsa delle stoffe italiane, di fattura più rozza ma anche di costo minore, in grado quindi di avere una capacità di presa sul mercato che le ricche stoffe italiane naturalmente non hanno. Particolare importanza all'interno del mondo economico europeo nel corso del 500, hanno gli scambi a lungo raggio, man mano l'Europa mette l'Europa mette a punto delle direttrici commerciali sempre più sicure in grado di permettere degli scambi sempre più intensi fra realtà molto lontane. Naturalmente vi sono dei centri particolarmente vocati a questa attività, che riescono ad assurgere a nodi di scambio e di comunicazione soprattutto fra la parte settentrionale dell'Europa è la parte Mediterranea, la parte meridionale. Particolare rilievo assume nel corso del Cinquecento la città di Anversa nei paesi bassi sostanzialmente, al centro dell'Europa e in grado di intercettare tutte le direttrici commerciali. Ad Anversa giungono i tessuti italiani pronti per essere poi diffusi nell'europa del nord, ma nella stessa inversa giungono i panni di lana inglesi che appunto rispondono a quelle domande di tessuti di bassa qualità che sempre più intense si fanno all'interno dell'Europa, giungono le spezie Portoghesi così come i prodotti medio orientali che da Venezia vogliono raggiungere il Nord Europa. Anversa così diventa proprio il crogiuolo di mercanti e di esperienze Mercantili, non appunto in questa città nascono le prime due prime borse, una borsa per gli scambi finanziari e un'altra per le merci, è un nodo fondamentale e lo rimarrà per moltissimo tempo fino a quando non sarà vittima del sacco delle truppe di Filippo II che per riconquistare i Paesi Bassi che si sono ribellati alla colia asburgica e che non vengono pagati e sa cheggeranno la città nel 1576, sarà un saccheggio durissimo dalla quale Anversa non si risolverà più e sarà costretta a passare il 5 testimone al altre città Amsterdam soprattutto, pochi chilometri lontana da lei e che quindi gode delle stesse magnifiche condizioni geografiche di passaggio, tra nord e sud e il Nord Europa, e sarà per la seconda metà del Cinquecento e per gran parte del Seicento sarà la città fondamentale per il commercio internazionale e con lei naturalmente gli operatori olandesi. Fondamentale è il ruolo del denaro all'interno dell'economia cinquecentesca, non a caso si è detto che Anversa è anche la sede della prima borsa finanziaria che si fà registrare in Europa. È appunto il primato del denaro e della Finanza dovuto al fatto che sempre con maggior forza ed interesse i sovrani del tempo per rafforzare il loro potere chiedono denaro. Naturalmente la maniera immediata per poter ottenere liquidità da riversare poi nell'esercito, piuttosto che nel rafforzamento della burocrazia è naturalmente la pressione fiscale, ma non sempre è possibile ricevere dal meccanismo fiscale (che sopratutto come ricorderemo è ancora rudimentale) non sempre è possibile ricevere tutti quegli emolumenti che sono necessari a mettere a punto i grandi eserciti che ormai sono i protagonisti degli scontri militari di quel tempo, e per permettere la dotazione degli armamenti sempre più costosa in funzione delle armi da fuoco. Accanto alla pressione fiscale, si mettono a punto dei mezzi sostanzialmente per monetizzazione dell'intera economia. Uno dei mezzi più utilizzati dai sovrani del tempo denaro per ottenere denaro, è naturalmente l'indebitamento, sia la richiesta di prestiti a banchieri in modo da poter immediatamente disporre di somme da impiegare. Si tratta di un debito che gli economisti chiamano fluttuante è che a fronte del quale, i sovrani spesso alienano cespiti e rendite della Corona, i Fugger e i Welser1 che finanziano l'operazione dell'imperatore Carlo V, vengono pagati con lo sfruttamento delle Miniere d'argento in Stiria2 tanto per fare un esempio, e molti genovesi verranno ripagati con i frutti delle Miniere americane. A fronte di questo debito fluttuante che è pericoloso anche per i Banchieri che erogano il loro capitali, perché i sovrani possono decidere anche di non onorare il debito contratto, sull'esempio e sulla base delle esperienze di quanto maturato nei comuni italiani nel tardo medioevo, ecco che si mette appunto il cosìddetto debito pubblico consolidato ossia l'emissione di titoli che vengono acquistati dai cittadini nei casi municipalità e dai sudditi nei casi di titoli reali, e che assicurano un interesse annuo. Grazie 1 La famiglia Welser fu una celebre famiglia di banchieri e mercanti tedeschi, originaria di Augusta, in Germania. Costituirono la maggiore potenza finanziaria in Germania al tempo di Carlo V, insieme ai Fugger. Finanziarono l’elezione imperiale di Carlo V (1519), ottenendo in cambio privilegi nel commercio con il nuovo mondo 2 Confina con la Slovenia (regioni Oltremura (Prekmurje), Stiria (Štajerska) e Carinzia (Koroška)) a sud e con i Länder dell'Alta Austria e della Bassa Austria a nord, del Salisburghese a ovest, del Burgenland a est e della Carinzia a sud-ovest. 6 a questi titoli di Stato che vengono emmessi con una certa regolarità dai sovrani, che essi possono riuscire a finanziare le imprese belliche del così detto secolo di ferro, ovvero di quel periodo che va dal 1550 al 1650 e che vede le potenze europee coinvolte in una serie di scontri cruenti. Naturalmente in un sistema non perfettamente rodato, in un sistema di debito pubblico agli albori, presenta anche delle notevoli difficoltà, i sovrani come Filippo II e questo è un esempio lampante si riservano la possibilità di rinegoziare gli interessi qualora questi risultino eccessivamente gravosi per le casse dello Stato, questo naturalmente non premia e non da fiducia agli investitori. Particolarmente rilevante è per questo il caso dello Stato pontificio della camera Apostolica che si rivela sino alla fine dell'età moderna un baluardo di sicurezza per gli investitori, che da tutta l'Europa comprano i titoli pontifici, perché sanno che la camera Apostolica è estremamente precisa ed estremamente puntigliosa nel riservare loro gli interessi annui. Altro moto da parte dei sovrani di recuperare Finanze per le loro casse è quello dato dalla venalità degli uffici, ossia dalla vendita dei vari incarichi burocratici, la strutturazione amministrativa dello Stato mette a disposizione un esempio significativo di questa pratica che vede nella messa a punto di uffici che poi vengono venduti e che danno luogo anche alla creazione di dinastie di Notai funzionari, burocratici, e così via è quella di Enrico IV che mette addirittura la tassa annua la Paulette3 sugli uffici che vengono esercitati nel Regno di Francia, in questa maniera egli può garantirsi da un lato un corpo di funzionari di amministratori estremamente fedele al sovrano, perchè a lui deve le sue Fortune e dall'altro un introito annuale di una certa rilevanza su cui può contare con certezza. La liquidità che si ricava da tutti questi mezzi e sistemi viene movimentata all'interno dell'Europa grazie appunto all'azione dei Banchieri, non a caso ci si rivolge a loro non solo e non tanto per prestiti di denaro liquido, ma anche per la capacità che essi hanno di far reperire questo denaro nei luoghi a cui serve, soprattutto la monarchia asburgica che è una monarchia composita che è composta da regni era e Domini molto lontani fra di loro, presenta la necessità di una facile mobilità di denaro. I Banchieri Genovesi che assicurano alla corona spagnola il fatto di poter trovare con facilità la dove voglia i capitali necessari alla sua azione, diventano il leader del secolo. Come mezzo per spostare denaro viene 3 La legge Paulette, promulgata da Enrico IV di Francia nel 1604, determinava in pratica l'ereditarietà delle cariche dei funzionari statali. Tecnicamente, la legge era definita del "diritto annuo" (droit annuel), una tassa speciale riscossa dalla Corona francese durante l'Ancien Régime. Venne istituita inizialmente il 12 dicembre 1604 da Massimiliano di Béthune, duca di Sully, ministro di Enrico IV, e prevedeva che chi era a capo di un ufficio governativo o di una carica pubblica poteva assicurarsi il diritto di trasferirla a chi voleva, pagando annualmente alla Corona un sessantesimo della somma che aveva pagato quando la aveva acquistata 7 congiuntura invece che, per quasi tutto il Cinquecento si presenta di tipo espansivo. 1. Risposte alla scarsità alimentare Rispetto al Quattrocento, [nel Cinquecento] gli anni di insufficienza produttiva sono assai più numerosi […]. Le tecniche agricole hanno conosciuto nel frattempo qualche miglioramento, sia nel tipo di attrezzi impiegati, sia nei sistemi di canalizzazione delle acque, ma la concimazione dei campi rimane insufficiente (nonostante certi agronomi del Cinquecento abbiano già perfettamente intuito il nocciolo del problema, ossia la necessità di inserire le foraggere nel ciclo di rotazione delle colture, integrando agricoltura e allevamento) e le rese cerealicole rimangono molto basse: a parte sporadiche eccezioni, difficilmente riescono a superare la soglia del 5 per 1 di semente. La soluzione è dunque quella tradizionale: allargamento dello spazio coltivato, bonifiche, dissodamenti. È l'epoca della creazione dei polder nei Paesi Bassi; delle prime iniziative capitalistiche in campo agrario, che vedono nascere, ad esempio, monocolture risicole in Lombardia (già alla fine del XV secolo). Parallelamente si restringono i terreni a pascolo: certi governi sono costretti ad imporre misure di controllo per impedire che i contadini mettano a coltura i prati; analoghe limitazioni compaiono nei contratti agrari. […] Intanto, l'accresciuta necessità di cibo spinge a ricercare in nuovi prodotti la possibile soluzione del problema. È, in certe regioni, il caso del riso; già abbiamo detto della sua precoce diffusione in Lombardia, legata ad interessi finanziari e commerciali oltre che, in senso stretto, alimentari. Non è chiaro se il riso (prima di allora conosciuto come esotico prodotto d'importazione, venduto nelle spezierie ed impiegato con grande parsimonia in cucina, soprattutto come ingrediente di salse) sia giunto nel Nord dell'Italia tramite gli arabi di Sicilia o tramite la Spagna. Quest'ultima era infatti – anche qui, per influsso della cultura alimentare araba – l'unica regione europea in cui quel prodotto avesse precocemente assunto una certa importanza alimentare; dalla Spagna il riso si diffuse nei Paesi Bassi, ed è questo un altro esempio – se pensiamo ai rapporti che si instaurarono fra i due paesi nel corso del XVI secolo – di come la storia dei costumi alimentari non sia affatto disgiunta dalle vicende del potere e della politica. Altra nuova "scoperta" fu quella del grano saraceno. In realtà esso era noto e coltivato in Occidente da almeno un paio di secoli; ma solo nel Cinquecento conobbe ampia diffusione, dapprima forse nei Paesi Bassi, poi in Germania, in Francia, nell'Italia del Nord. Alla tradizionale polenta gialla di miglio se ne aggiunse una di 10 colore grigio. Assai più sconvolgente – almeno in prospettiva – fu l'incontro col mais, conosciuto da Colombo già nel suo primo viaggio oltre Oceano e dai lui portato in Europa nel 1493. Un po' per curiosità, un po' per bisogno, esso fu messo a coltura assai precocemente, anzitutto – è ovvio – nella penisola iberica […]. Solo di rado il mais fu coltivato nei campi al posto degli altri cereali; talora lo si utilizzò come foraggio, piantandolo sui terreni a maggese; talora lo si sperimentò nei terreni ortivi. […] I contadini gli danno nomi presi a prestito da altri cereali. Soprattutto lo chiamano – per evidente somiglianza di forme, se non di dimensioni – coi nomi del miglio e del sorgo; in Francia è miglio, millet; in Italia, melega, sorgo; in Ungheria è tengeribùza ossia miglio marittimo; nei Balcani è fava. Miglio, sorgo, grano, grano grosso… Poi ci sono i nomi "esotici": grano di Rodi, grano d'India, grano turco, grano arabo, grano d'Egitto… tutte espressioni per indicare la provenienza straniera, l'origine lontana del nuovo arrivato. I contadini ne avranno ben presto compreso le potenzialità nutritive, legate a un rendimento straordinariamente alto; ma per il momento l'avanzata del mais in Europa fu contenuta, anzi subì – dopo i successi del XVI secolo – una battuta d'arresto. Forse perché molti restavano diffidenti nei suoi confronti e continuavano a considerarlo un grano da bestie. Forse perché la cultura dominante ne restò profondamente estranea (nei libri di cucina "alta" non ve ne è alcuna traccia praticamente fino ai giorni nostri). Forse perché, dopo le grandi carestie di metà e di fine secolo, la situazione complessiva aveva recuperato quel minimo di elasticità che bastava per tirare avanti ancora un po'. 11
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