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RIASSUNTI CEDILS PER ESAME ITALIANO L2, Sintesi del corso di Letteratura

RIASSUNTI DI TUTTE E CINQUE LE PROVE CEDILS

Tipologia: Sintesi del corso

2021/2022

Caricato il 21/05/2022

roberta-toma-3
roberta-toma-3 🇮🇹

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Scarica RIASSUNTI CEDILS PER ESAME ITALIANO L2 e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura solo su Docsity! PARTE 1 - RIASSUNTO QUESTIONARIO GLOTTODIDATTICA E DEFINIZIONI La glottodidattica rappresenta una scienza teorico-pratica e interdisciplinare, abbraccia competenze di più settori scientifici o di più discipline di studio. In quanto scienza dell’educazione linguistica, la glottodidattica può essere vista come: a. teorica, perché si basa su diverse discipline, e aderisce ai principi di queste attraverso processi di condivisione e di implicazione; b. pratica, ossia caratterizzata da scopi pragmatici in quanto ha come scopo l’acquisizione di una lingua e non solo di conoscerne la natura; c. interdisciplinare, perché riprende e ingloba principi di diverse aree disciplinari: scienze del linguaggio, della comunicazione, della cultura, della psicologia, dell’antropologia, della pedagogia. La glottodidattica, in quanto scienza che si occupa dello studio dell’educazione linguistica, individua la lingua in una serie di contesti e situazioni e, in base a questi, distingue la lingua in: a. lingua materna (L1): quella dell’ambiente familiare, in cui si cresce. Nel caso delle persone bilingui, c’è sempre una lingua prevalente; b. lingua straniera (LS): si trova in contesti guidati, quindi di studio. Non è parlata al di fuori di questi ambienti, per cui la persona che la studia non ha stimoli provenienti dall’esterno. Gli input linguistici sono forniti dall’insegnate, anche se ormai, grazie al contributo delle tecnologie e di internet è possibile utilizzare una varietà ragguardevole di materiali audiovisivi e interattivi. Un esempio concreto è lo studio dell’inglese o del francese a scuola. c. lingua seconda (L2): c’è immersione linguistica da parte dell’apprendente, poiché la lingua è parlata in tutto l’ambiente circostante, che offre stimoli anche per l’acquisizione spontanea. È il caso dell’italiano studiato in Italia da un apprendente straniero; d. lingua etnica: altrimenti detta “lingua di comunità” o di origine di una persona, che però non costituisce né la L1, né una L2. Un esempio è l’italiano parlato dagli immigrati negli Stati Uniti, dai figli dei bengalesi in Italia e così via; e. lingua classica: il greco e il latino, che pur non avendo più una dimensione orale e parlata vengono stu- diate a scuola. Nell’approccio formalistico, ad esempio, il ruolo dell’allievo è passivo (tabula rasa o “vaso da riempire”), mentre quello dell’insegnante è in rilievo (maestro, superiore) e la lingua è un sistema di regole, in cui l’esattezza formale conta più del messaggio comunicativo. Nell’approccio formalistico l’insegnante è visto come il detentore unico e privilegiato di un sapere assoluto. La sua autorità morale e conoscitiva è indiscussa e non criticabile. Nella glottodidattica umanistica, maestro/allievo, lingua e contenuto cambiano la loro valenza e i loro rap- porti di interrelazione. L’insegnamento linguistico ha come fine ultimo il “saper fare con la lingua”, ovvero deve mirare allo sviluppo della competenza comunicativa. La competenza comunicativa comprende: a. la competenza linguistica (comprendere e produrre atti linguistici); b. le competenze extralinguistiche (usare i codici non verbali); c. le competenze socio-pragmatiche (realizzare gli scopi della comunicazione, scegliendo anche i registri e gli stili adeguati al contesto); d. la competenza interculturale (interagire all’interno di un setting culturale o multiculturale). Nella dimensione glottodidattica umanistica il soggetto che apprende è considerato nella sua complessità di “persona”, con caratteristiche peculiari e proveniente da esperienze individuali e uniche sia dal punto di vista cognitivo, sia caratteriale. L’apporto della neurolinguistica riguarda la funzionalità del cervello, che acquisisce una lingua seguendo rispettivamente i meccanismi (Danesi, 1998) della: a. direzionalità, ossia l’elaborazione delle informazioni, parte dall’emisfero destro, che presiede ai meccanismi di globalità, visualizzazione, contestualizzazione e analogia e si dirige verso quello sinistro, preposto all’analisi, alla verbalizzazione, alla logica. Ecco perché la comprensione globale precede quella analitica e la visione d’insieme quella dei particolari; b. bimodalità, ovvero la capacità dei due emisferi di integrare le loro funzioni specifiche. L’emisfero destro è preposto alle attività globali, connotative, analogiche, mentre il sinistro a quelle razionali, logiche e sequenziali. Dalla psicologia gestaltica, invece, la glottodidattica fa propria la convinzione che la percezione sia un pro- cesso sequenziale trifasico di: globalità, analisi e sintesi. Nei processi di apprendimento, la prima percezione dell’evento comunicativo è di natura globale perché l’emisfero destro è il primo ad entrare in azione. L’informazione viene quindi processata in maniera sempre più dettagliata attraverso il meccanismo di modal focusing, che consente all’emisfero sinistro di riorganizzare le proprie conoscenze e di fissarle. Le ricadute glottodidattiche, quindi, prevedono il ricorso ad impostazioni rispettose dei meccanismi naturali di percezione, di elaborazione e di fissazione. Un percorso di tipo induttivo agisce “secondo natura” perché introduce gli stimoli in maniera graduale, attraverso strategie di esplorazione e di scoperta e non di memorizzazione meccanica. In tale situazione, è lo studente, guidato dall’attività didattica dell’insegnante, a formulare attivamente ipotesi sui comportamenti linguistici, pragmatici, contestuali. Sul piano acquisizionale è ormai superata l’idea che lo studente sia metaforicamente un vaso da riempire, a favore dell’esistenza nell’homo loquens, di una facoltà di linguaggio innata. La psicolinguistica è concorde nel ritenere che esista una facoltà di linguaggio proprio della nostra specie, che essa sia innata, quindi trasmessa geneticamente: - il meccanismo innato che Chomsky ha chiamato Language Acquisition Device (LAD) e che nel processo di acquisizione linguistica prevede cinque fasi: osservazione, creazione di ipotesi, verifica, fissazione, riflessione; Nella glottodidattica umanistica l’insegnante è una figura poliedrica. (Le definizioni con le quali negli ultimi cinquant’anni lo si è appellato sono molteplici, a seconda degli approcci: maestro, nell’approccio formalistico al facilitatore negli “approcci naturali”; consigliere, nei metodi clinici; regista, nella concezione dei Freddi). Nel paradigma complesso della glottodidattica, l’insegnante è prima di tutto: un professionista, al passo con le trasformazioni socio-culturali del mondo globalizzato, nel quale la competenza linguistica accorcia le distanze; negli ultimi decenni si parla insistentemente di una figura di “qualità”, la cui formazione è soggetta a continuità (lifelong e lifewide learning)*; all’insegnante viene richiesto di essere specialista non soltanto nei contenuti disciplinari, ma anche di essere preparato concettualmente e operativamente nella didattica della lingua che insegna. Inoltre, nell’ottica che fa di uno studente una persona che apprende, l’insegnante deve anche essere dotato di capacità relazionali ed empatiche. In aggiunta, in classe si identifica come un facilitatore dell’acquisizione linguistica, nel contesto educativo più ampio è anche capace di progettare e di organizzare attività extra-scolastiche e internazionali. *LIFELONG LEARNING: apprendimento permanente, cioè riuscire a formarsi per rispondere ai cambiamenti. LIFEWIDE LEARNING: oltre al contesto formale di apprendimento, si intende valorizzare anche il contesto informale e ogni esperienza di vita. Un’attività come il roleplay, presuppone l’interazione dialogica con i compagni e coinvolge non solo aspetti linguistici, ma anche socio-pragmatici ed extra-linguistici della comunicazione. Nelle tecniche di drammatizzazione, occorre parlare ad alta voce, muoversi, spostarsi, gesticolare, entrando nelle vesti di qualcun altro. Tutto ciò, potrebbe contribuire all’innalzamento del filtro affettivo (condizioni d’ansia, di imbarazzo e di vergona), soprattutto se il risultato della performance non dovesse essere ben riuscito. I meccanismi di difesa psicologica scattano più facilmente negli adulti, che portano con sé modelli di apprendimento meno flessibili rispetto a quelli dei bambini e degli adolescenti. Condizioni d’ansia, di imbarazzo e di vergona costituiscono un ostacolo per l’acquisizione. Non bisogna dimenticare che la Second Language Acquisition Theory (SLAT) di Krashen individua nel filtro affettivo uno dei fattori che non consente l’acquisizione stabile della comprensione e della produzione, ma soltanto un apprendimento momentaneo, che ha mera funzione di monitor nell’esecuzione linguistica. Una lingua franca è una lingua naturale usata per facilitare la comunicazione internazionale, vista come strumento per poter comprendere ed essere compresi in modo agevole e veloce. Può essere soggetta a delle semplificazioni, in quanto non costituisce la L1 dei soggetti parlanti e nemmeno una LS in cui si richieda di aver conseguito un determinato livello di competenza. Nel Medioevo era il latino ad assurgere al ruolo di lingua franca. Da svariati decenni lo è diventato l’inglese, soprattutto nelle contrattazioni economico-finanziarie e negli scambi commerciali. Nella fase di globalità, all’interno dell’Unità Didattica (UD), l’apprendente entra in contatto con un testo di partenza orale o scritto. Quest’ultimo, in base al livello di competenza dei discenti, può essere di genere e di lunghezza variabili: un dialogo, un’intervista, un articolo o altro. Il testo ha lo scopo di introdurre il tema dell’unità in maniera graduale e d’insieme, attraverso strategie che ne consentano un’iniziale comprensione estensiva e solo via via più precisa e particolareggiata. Naturalmente, al suo interno, il testo contiene un intake da raggiungere, ossia una parte dell’input che secondo la teoria di Krashen (SLAT) l’allievo dovrebbe acquisire al termine dell’unità. In questo stadio, gli stimoli orali o scritti devono condurre lo studente verso una comprensione generale, consentendogli di individuare similitudini con elementi già noti, di attivare conoscenze pregresse, di poter formulare ipotesi linguistiche e socio-pragmatiche, di sfruttare elementi contestuali o paratestuali. Tecniche didattiche come, ad esempio: domande vero/falso, incastri, accoppiamenti lingua-immagini e confronti tra pari tra un ascolto o una lettura e l’altra devono servire per esplorare il testo, per coglierne in modo globale i contenuti (skimming). DOMANDE DI ESEMPIO 1. In un percorso di tipo deduttivo l’insegnante A spiega le regole e le fa applicare 2. Quale tra queste tecniche è meno indicata con studenti adulti? C roleplay 3. Per lingua franca si intende C una lingua naturale semplificata usata per la comunicazione internazionale 4. Nella fase di globalità all’interno dell’unità didattica, l’allievo C legge o ascolta il testo e lo comprende 5. Definisca i concetti di LS, L2 e lingua etnica dal punto di vista glottodidattico. Una LS viene studiata in una zona o un paese in cui non è presente, se non nella scuola. L’input linguistico è fornito dall’insegnante in un contesto guidato. L’inglese appreso in Italia è una LS. Una L2 si trova anche fuori dal contesto di studio e l’input avviene per immersione linguistica. L’italiano studiato da uno straniero in Italia è, per lui, una L2. Etnica è la lingua della comunità d’origine di un individuo, quando quest’ultima non costituisce la sua L1, ma è presente nell’ambiente familiare e di comunità (ad es: l’italiano per i figli degli immigrati negli USA). 6. Descriva che cosa si intende per filtro affettivo. In situazioni negative di stress, ansia, paura di sbagliare, di essere giudicati, di perdere la reputazione, la mente che apprende ricorre a delle strategie che costituiscono una difesa psicologica. Krashen, nella sua Second Language Acquisition Theory, ritiene che in presenza di filtro affettivo attivato, si generi solo un apprendimento razionale, temporaneo e non l’acquisizione stabile di una lingua. 7. Che cosa si intende per expectancy grammar? Conosciuta anche come “grammatica dell’anticipazione”, si tratta di un’abilità correlata al processo di comprensione che consiste nell’inferire significati, nel prevedere cosa può comparire in un testo in base a: paratesto (immagini, didascalie, layout grafico), contesto (elementi propri del testo), conoscenza del mondo (esperienze pregresse). 8. Indichi tre tecniche utilizzate per lo sviluppo delle abilità produttive. • Autobiografia/biografia • Lettera • Narrazione (Il quesito richiede solamente di indicare, cioè di elencare senza dover motivare il perché delle proprie scelte. La condizione necessaria è che le tecniche individuate siano corrette, rispetto allo sviluppo delle abilità produttive che sono quelle del parlare e dello scrivere. Non c’è bisogno, quindi, di dilungarsi sui processi metodologici di creazione di un testo scritto). 9. Descriva le principali caratteristiche dell’approccio formalistico o grammatico-traduttivo. L’approccio formalistico considera la lingua come un sistema di regole fisse e immutabili che costituiscono il modello standard, secondo una logica purista. Il metodo è traduttivo: si veicolano significati formali e non socio-pragmatici e comunicativi. Lo studente è una tabula rasa da incidere, mentre l’insegnante è l’unico depositario della conoscenza e delle norme linguistiche, che vengono prima spiegate e poi fatte esercitare, più nella dimensione scritta che orale. 10. Che cosa si intende per certificazione? La certificazione è un’attestazione ufficiale, di solito rilasciata da un’istituzione accademica, o da un ente valutativo di alto profilo a livello nazionale e internazionale, che comprova il raggiungimento di un determinato livello di padronanza linguistica o di competenza glottodidattica nell’insegnamento. Si basa su parametri di riferimento che ne definiscono i contenuti e gli indicatori qualitativi.
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