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Riassunti dalla Restaurazione alla Seconda Guerra Mondiale., Appunti di Storia

Contengono approfondimenti anche su Simbolismo, Shoa, Totalitarismi, Guerra Fredda.

Tipologia: Appunti

2022/2023

In vendita dal 01/07/2023

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Scarica Riassunti dalla Restaurazione alla Seconda Guerra Mondiale. e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! La Restaurazione e il suo fallimento Origine e significato del termine La Restaurazione è un periodo storico che segue la caduta di Napoleone Bonaparte e il Congresso di Vienna nel 1815. Questo periodo è caratterizzato da un tentativo di ripristinare l'ordine monarchico e aristocratico in Europa, dopo gli anni di turbolenze causati dalle guerre napoleoniche. Durante la Restaurazione, molte dinastie regnanti che erano state spodestate da Napoleone tornarono al potere. I principali obiettivi della Restaurazione erano: ● il ripristino dei vecchi regimi ● ristabilire i confini sconvolti dagli eserciti francesi I rappresentanti delle potenze vincitrici affermarono i princìpi di legittimità e sicurezza con l’obiettivo di cancellare ogni traccia dell’esperienza rivoluzionaria e napoleonica. L’Europa venne riportata pressappoco ai confini precedenti al 1789.L'Italia si trovò sotto il completo controllo austriaco. Infine, il principio di legittimità fu subordinato a quello della sicurezza generale, ispirato alla volontà di mantenere un equilibrio tra gli Stati europei e di ridimensionare definitivamente la potenza francese. A tal fine, si reputò necessario rafforzare territorialmente gli Stati confinanti con la Francia, dando loro un ruolo di "cuscinetto": avrebbero dovuto resistere in caso di nuovi tentativi espansionistici francesi, consentendo alle maggiori potenze di organizzare poi un'efficace risposta militare. Per questo fu ingrandito il regno di Sardegna, mentre gli ex Paesi Bassi austriaci furono uniti all'Olanda per dar vita al nuovo regno dei Paesi Bassi. Durante questo periodo, si verificarono importanti cambiamenti politici e sociali. Molte riforme liberali e democratiche furono annullate, mentre i vecchi regimi assolutisti furono reinstaurati. Ciò portò a una reazione contro i movimenti liberali e nazionalisti che avevano guadagnato terreno durante il periodo rivoluzionario e napoleonico. La Restaurazione ebbe anche un impatto significativo sulle questioni nazionali ed economiche. L'equilibrio di potere tra le nazioni europee fu ristabilito, ma ci furono tensioni crescenti tra i movimenti di indipendenza nazionale e le monarchie restaurate. Inoltre, le potenze europee cercarono di mantenere il controllo sulle loro colonie e di ristabilire i legami commerciali con l'estero. La cultura romantica diede un contributo decisivo per la nascita del sentimento nazionale: sosteneva infatti la peculiarità dei vari popoli e nazioni d’Europa. Per quelle vittime dell’ordine disegnato a Vienna la missione era liberare i popoli dall’oppressione Nonostante i suoi obiettivi conservatori, la Restaurazione non riuscì completamente a eliminare gli ideali liberali e nazionalisti che avevano preso piede nel periodo precedente. Questi ideali sarebbero tornati a emergere con forza nel corso del XIX secolo, dando vita a nuovi movimenti politici e sociali. Principio di legittimità L'unica autorità legittimata a governare è quella che deteneva il potere prima della rivoluzione e di Napoleone: si ignorano così le aspirazioni dei popoli. Principio di sicurezza Prioritario è mantenere l'equilibrio tra gli Stati europei e ridimensionare la potenza francese: vengono perciò rafforzati territorialmente gli Stati confinanti con la Francia (Stati "cuscinetto"). Principio di intervento Austria, Russia e Prussia si uniscono in una coalizione (la Santa Alleanza), impegnandosi a reprimere ovunque con le armi eventuali insurrezioni rivoluzionarie. IL CONGRESSO DI VIENNA Il Congresso di Vienna giocò un ruolo chiave nella Restaurazione. Fu una conferenza internazionale tenutasi nel 1814-1815 a Vienna, in Austria, con l'obiettivo di ridefinire l'ordine politico dell'Europa dopo la caduta di Napoleone Bonaparte e le guerre napoleoniche. Il Congresso riunì i rappresentanti delle principali potenze europee dell'epoca, tra cui Austria, Russia, Prussia, Gran Bretagna e Francia, con lo Le potenze della Santa Alleanza avevano deciso di agire in base al principio di intervento. L’unica rivoluzione ad avere successo fu quella della Grecia, iniziata nel 1821 contro il secolare dominio ottomano e con l’appoggio di Francia, Russia e Inghilterra. Si concluse nel 1829 con l’indipendenza della Grecia. La questione greca pose il problema del vuoto di potere a Oriente di cui cercavano di approfittare sia i numerosi movimenti nazionali sia le potenze europee per controllare le aree e gli stretti per cui passava il commercio con il Mediterraneo orientale. I MOTI DEL 1830-1831 Il nuovo decennio si aprì con una nuova ondata rivoluzionaria, che prese le mosse dalla Francia, dove re Carlo X aveva cercato di mettere in atto un colpo di Stato, sciogliendo la Camera e indicendo nuove elezioni. La rivolta popolare lo costrinse alla fuga e il trono passò a Luigi Filippo d’Orléans, il quale concesse una Costituzione liberale e allargò il corpo elettorale. Dopo la rivoluzione parigina si estesero insurrezioni in tutta Europa: nei cantoni svizzeri, nei Paesi Bassi (i belgi si separarono dagli olandesi e crearono uno Stato autonomo), in Polonia (che tentò senza successo di conquistare l’indipendenza dalla Russia) e anche in Italia. All’inizio del 1831 anche l’Italia conobbe un nuovo ciclo di cospirazioni e rivolte. I moti ebbero luogo nei ducati di Modena e di Parma e in alcuni territori dello Stato pontificio. Motore dell’azione furono ancora una volta i carbonari. 1848 IN EUROPA Il 1848 sarà chiamato l’anno della primavera dei popoli, cioè dopo che il Congresso di Vienna aveva bloccato tutte le libertà e in contrapposizione erano nate le sette segrete come la Carboneria. Poi erano nate le idee come quelli di Mazzini, che dicevano no alle sette, perché il loro limite era stata proprio la segretezza che aveva impedito il consenso del popolo e in più non avevano un programma preciso, e quindi l’idea di un popolo partecipe per formare un’Italia libera, indipendente e repubblicana. Fatto sta che nel 1848 in alcune città o in alcuni paesi viene concessa la Costituzione dopo una rivoluzione, dopo il tentativo di trasformazioni sociali- economiche- culturali di alcuni paesi, finalmente scoppia un ciclo di rivoluzioni (la coscienza ci mette un po’ a emergere, nel senso che agli intellettuali viene prima l’idea però c’è troppo scollamento con il popolo, magari il popolo capisce a grandi linee che queste idee degli intellettuali sono giuste, ma li sente troppo distanti). L’ondata rivoluzionaria del 1848 venne provocata da due elementi comuni: ● la crisi economica che aumentò disoccupazione e la miseria, specie tra il 1846 e il 1847, che accrebbe ovunque il disagio sociale; ● il rafforzamento dei moti liberali, che si battevano contro i poteri assoluti e per l’indipendenza e l’unità nazionali. Le rivoluzione del 1848 coinvolsero molti Stati e videro la partecipazione delle masse popolari urbane. Il 1848 in Italia: i moti risorgimentali iniziano in Sicilia All'inizio di quell’anno in tutti gli Stati italiani aumentarono le tensioni e si fecero sempre più forti le richieste di liberal-moderati e dei democratici repubblicani che cercavano la costituzione. Il 12 gennaio 1848 a Palermo scoppiò un moto rivoluzionario contro il governo repressivo dei Borbone; in particolare gli insorti rivendicavano l’indipendenza chiedendo la concessione di una costituzione. La sommossa dilagò nel resto del Regno delle Due Sicilie e soprattutto a Napoli. Pertanto, re Ferdinando II dovette accordare una costituzione, sul modello di quella francese del 1830. Questi avvenimenti suscitarono manifestazioni in tutta la Penisola, dove Leopoldo II di Toscana e Papa Pio IX concessero a loro volta le costituzioni nei rispettivi Stati. Il 4 marzo 1848, in Piemonte, Carlo Alberto promulgò lo Statuto Albertino, una carta costituzionale che sarebbe stata adottata nel 1861 dal nuovo Regno d’Italia, per poi rimanere in vigore fino al 1948. Lo Statuto Albertino prendeva a modello la Costituzione francese del 1830 e quella belga del 1831 e prevedeva l’istituzione di due camere: il Senato e la Camera dei deputati. 1. Alla prima appartenevano i membri nominati a vita dal re. 2. Alla seconda i membri eletti da un suffragio ristretto basato sul censo. Lo Statuto Albertino inoltre proclamava larghe libertà di stampa e di associazione e garantiva tolleranza religiosa agli ebrei e ai protestanti, anche se il cattolicesimo venne dichiarato religione dello Stato. PRIMA GUERRA D’INDIPENDENZA Sull’onda dei successi, Carlo Alberto di Savoia decise di intervenire. Così il 23 marzo 1848 varcò in armi il confine tra Piemonte e Lombardo-Veneto ed entrò in guerra contro l’Austria, dando inizio alla Prima guerra d’indipendenza. Mazzini e Garibaldi rientrarono dall’esilio per dare il proprio contributo. I liberali toscani, pontifici e napoletani indussero i sovrani a mandare truppe in aiuto ai Piemontesi, mentre molti partivano volontari convinti che Carlo Alberto avesse come obiettivo l’unificazione d’Italia. Sardegna nel frattempo aveva battuto l’esercito pontificio nella Battaglia di Castelfidardo e sancì l’annessione delle Marche e dell’Umbria al Regno sabaudo. L’Italia era ormai riunificata. Il 17 marzo 1861, il parlamento nazionale riunito a Torino, capitale del regno di Sardegna, proclamò la nascita del Regno D’Italia e Vittorio Emanuele II fu il primo re. Rispetto a come è ora però, al Regno d’Italia mancavano ancora dei territori. Con la Terza Guerra d'Indipendenza del 1866 la neonata Italia combatté a fianco della Prussia nel comune intento di sconfiggere l’Austria. Grazie alla vittoria della Prussia sul fronte settentrionale e all’intervento diplomatico della Francia, l’Austria cedette il Veneto e parte del Friuli, che, con un plebiscito, furono annessi al Regno d’Italia. Roma, Trento e Trieste Roma e lo Stato Pontificio appartenevano però formalmente ancora al Papa, così come buona parte del centro Italia. Papa Pio IX si rifiutava di trattare. Fu allora che Vittorio Emanuele II avanzò con le sue truppe e il 20 settembre 1870, un reparto di bersaglieri aprì la breccia di Porta Pia ed entrò in Roma. Al Papa restarono i palazzi del Vaticano ma, per ribadire la sua opposizione al Regno d’Italia, invitò tutti i cattolici a non partecipare alla vita politica del nuovo Regno (non expedit). Nel 1871 la capitale d’Italia fu trasferita a Roma. All’appello mancavano ancora Trento e Trieste che entrarono a far parte dell’Italia nel 1918. Per questo motivo la Prima Guerra Mondiale potrebbe essere definita anche Quarta Guerra di Indipendenza. Grazie alla partecipazione dell’Italia a fianco della Triplice Intesa e in nome dei patti segreti di Londra stipulati dall’Italia con gli alleati, alla fine della Grande Guerra, con la conquista di queste ultime due città, si concluse l’unificazione dell’Italia. BELLE EPOQUE Le caratteristiche dei primi anni del Novecento Col termine “Belle Époque” ci riferiamo al periodo storico, culturale e artistico che va dalla fine dell’Ottocento allo scoppio della prima guerra mondiale. I primi anni del XX secolo sono caratterizzati dalla diffusione della cultura positivistica e quindi da una grande fiducia nel progresso e nella ragione e dal concetto di superiorità della scienza. Questo periodo, che va dal 1900 al 1914, prende il nome di “Belle Époque”: in Europa, si ha un benessere generalizzato, la popolazione aumenta e le condizioni di vita migliorano. Le innovazioni tecniche e scientifiche Questi anni sono caratterizzati da molte innovazioni tecniche e scientifiche quali, per esempio, la diffusione dell’elettricità (prima si usata l’illuminazione a gas), la presenza dell’acqua corrente nelle abitazioni, la scoperta dei vaccini che riducono notevolmente le epidemie. L’utilizzo di nuove fonti di energia: al carbone, si aggiunge il petrolio e come materiale edile vi è l’introduzione dell’acciaio (le applicazioni dell’acciaio furono tante in campo edile: ferrovie, ponti, strade, edifici ecc..). Il petrolio, chiamato oro nero, copre una vasta gamma di applicazioni con diretta conseguenza della nascita del motore a scoppio: un motore che utilizza i derivati del petrolio per compiere combustione e produrre energia, a questo si aggiunge la nascita di industrie automobilistiche, come ad esempio nel 1889 la nascita della FIAT Durante la Belle Époque l’elettricità viene poi applicata anche alle fabbriche. L’elettrificazione delle fabbriche o meccanizzazione rivoluziona il mondo lavorativo: nacque la turnazione, ossia la divisione del lavoro a seconda delle fasi di fabbricazione del prodotto, quella che verrà chiamata catena di montaggio. Ciò viene messo in atto dall’ingegnere statunitense Frederick Taylor nella fabbrica automobilistica della Ford. Viene anche inventata la radio e sulle strade compaiono le prime automobili. Le città sono dotate di reti di trasporti pubblici come gli autobus, la metropolitana e i tram. L’uso della fotografia si diffonde sempre più e in Francia, con i fratelli Lumière, nasce il cinema. Antonio Meucci inventa il telefono e vende il brevetto agli americani. Il bolognese Marconi per la prima volta fa una trasmissione radiotelegrafica senza filo. Nasce anche un nuovo modo di fare notizia con le testate giornalistiche: “Corriere della sera”, “Il Messaggero”. Un nuovo modo di fare arte è il “Futurismo” che celebra il mito della velocità e della guerra vista come purificazione del mondo. Miglioramento della qualità della vita Le conseguenze di tali invenzioni e scoperte migliora notevolmente la qualità della vita, non solo delle classi sociali più abbienti quali la nobiltà e la ricca borghesia, ma anche degli operai e degli impiegati che, pertanto, diventano dei possibili consumatori. L’aumento del numero dei consumatori ha come conseguenza la crescita della produzione industriale che viene raggiunta per merito della produzione in serie dei beni di consumo e dell’invenzione della catena di montaggio. L’aumento della produzione dei beni richiede che la catena di vendita sia ampliata; per questo motivo, durante il periodo della “Belle Époque”, in Francia e negli Stati Uniti vediamo sorgere i primi Grandi Magazzini, la pubblicità e la messa in scatola ed il congelamento di molti prodotti alimentari. Alcuni lati oscuri della “Belle Époque” Tuttavia, non mancano alcuni aspetti negativi che gettano un'ombra su di un periodo così felice dell'Europa. Un simbolo di come la Belle Époque sia in realtà un momento di facili illusioni è dato dal naufragio del transatlantico Titanic che avrebbe dovuto attraversare l’oceano Atlantico, ma che, essendo stato urtato da un iceberg, non arrivò mai a destinazione. Infatti, si hanno delle tensioni politiche fra alcuni stati, le cui cause si ritrovano nel nazionalismo (superiorità di una nazione sull’altra) e che sfoceranno nella Prima Guerra Mondiale. All’interno della società, i contadini e la classe operaia conoscono dei momenti di difficoltà economica e per questo motivo molte persone decidono di emigrare dall’Europa verso altri continenti, soprattutto verso l’America del Nord e del Sud. Inoltre il diritto di voto è ancora concentrato in mano a poche persone (solo quelle che possiedono una certa ricchezza) e comunque le donne sono escluse dalla vita politica e questo non garantisce certamente la democrazia di un paese. LETTERATURA È in questi anni che si sviluppano nuovi movimenti letterari. Tra questi il Simbolismo, movimento letterario che corrisponde al cosiddetto Impressionismo in pittura. Il nome del movimento deriva da un'idea del mondo come una rete di simboli (le cose) mediante la quale il poeta evoca una realtà più profonda, ricostruendola su una trama di analogie e corrispondenze. Poiché è impossibile conoscere la realtà vera mediante l'esperienza, la ragione, la scienza, l'idea è che soltanto la poesia, per il suo carattere di intuizione non razionale ed immediata, possa esprimere le rivelazioni dell'ignoto. La poesia è dunque per i simbolisti la più alta forma di conoscenza, coglie le misteriose corrispondenze che legano le cose, scopre la realtà che si nasconde dietro le loro apparenze esteriori che vediamo, esprime quindi ciò che sta dentro alla “cosa”. La fine della Belle Époque La Belle Époque è destinata a finire con l'apertura di una nuova fase di conflitto. L'Europa, in piena euforia da progresso, precipita senza quasi rendersene conto, nel terribile baratro della prima guerra mondiale. Sul fronte italiano ci furono subito impetuosi attacchi degli italiani contro gli austriaci sul fiume Isonzo, ma presto anche qui la guerra si fermò nelle trincee. L’Italia affrontò la guerra in condizioni di grave impreparazione, per mesi molti soldati italiani non poterono avere l’elmetto indispensabile per la guerra di trincea. Nelle trincee si diffondevano gravi malattie, i rifornimenti erano difficili, il comandante generale Luigi Cadorna aveva imposto una durissima disciplina. Egli non fidandosi dei suoi soldati fece ricorso a gravi pene per ogni mancanza punendo i tentativi di diserzione con la fucilazione. Fra il maggio e il giugno del 1916 l’esercito austriaco si impegnò in quella che venne chiamato la spedizione punitiva, in quanto gli italiani erano traditori da punire perché non avevano rispettato la Triplice Alleanza. Gli austriaci volevano penetrare nella pianura padana attraverso l’altopiano d’Asiago. L’esercito italiano, però, respinse l’offensiva e riuscì a conquistare Gorizia nell’agosto del 1916. Il prolungarsi della guerra iniziava a pesare, soprattutto sugli imperi centrali i quali non potevano procurarsi facilmente le materie prime perché gli Inglesi controllavano i mari. La Germania affrontò la marina inglese nella battaglia dello Jutland ma la battaglia non bastò a sottrarre agli inglesi il dominio dei mari. Allora i tedeschi intensificarono la guerra sottomarina contro tutte le navi sospettate di portare rifornimenti agli avversari. L’affondamento del transatlantico Lusitania causò la morte di un migliaio di persone fra cui 124 cittadini statunitensi e ciò provocò proteste e gli Stati Uniti entrarono nel conflitto a fianco dell’Intesa. Il 1917 fu un anno decisivo per le sorti del conflitto, non solo per l’ingresso degli stati uniti in guerra. Intanto in Russia esplose una rivoluzione che abbatté il regime dello zar e così si ebbe la Rivoluzione sovietica di ottobre. Per evitare l’invasione del proprio territorio, la Russia uscì dalla guerra e il 3 marzo del 1918 la pace di Brest-Litovsk stabilì le condizioni della resa, infatti la Russia cedeva alla Germania la Polonia e i Paesi Baltici, riconosceva l’indipendenza dell’Ucraina. Gli austriaci spostarono le loro truppe dal fronte russo a quello italiano provocando una gravissima crisi militare all’Italia. L’esercito austriaco riuscì a sfondare le linee italiane riportando una netta vittoria a Caporetto vicino Gorizia il 24 ottobre 1917. L’esercito italiano cominciò una ritirata, il nemico catturò decine di migliaia di prigionieri e si impadronì di molto materiale. Con grande fatica si riuscì a stabilire una nuova linea di difesa lungo il fiume Piave. Cadorna venne sostituito dal nuovo comandante Armando Diaz. Intanto cresceva la disperazione per la guerra, tutte le popolazioni, anche quelle lontane dalle zone di combattimento subivano privazioni e fame, il malcontento cresceva ovunque, in Italia ci furono scioperi e scontri di piazza per la mancanza dei generi alimentari. In questa difficile situazione papa Benedetto XV chiese ancora una volta la fine dei combattimenti, invitava i paesi in guerra a rinunciare ai propri interessi in favore di quelli generali dell’umanità. Nella primavera del 1918 la Germania lanciò un’ultima e disperata offensiva, ma anche questa volta i Francesi e gli Inglesi respinsero l’attacco nella seconda battaglia della Marna, e con l’appoggio americano passarono allora all’offensiva. Anche l’esercito italiano passò alla controffensiva ottenendo la decisiva vittoria di Vittorio Veneto. L’Austria chiese l’armistizio e l’Italia risultava vittoriosa. L’11 novembre veniva firmato l’ultimo armistizio con la Germania, si chiudeva così la prima guerra mondiale, i morti furono circa 9 milioni , quelli italiani furono oltre 600.000.Occorreva ora giungere alla pace definitiva e i colloqui si svolsero a Parigi e i trattati di pace furono firmati tra il 1919 e il 1920. I rappresentanti delle quattro potenze vincitrici (Italia, Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti) avevano obiettivi diversi e non mancarono momenti di tensione. Wilson aveva steso un elenco di 14 punti che riassumevano i progetti per la futura politica europea, inoltre egli dava molta importanza all'autodeterminazione delle nazioni, cioè ogni nazione doveva essere indipendente e scegliere la propria forma di governo. Il Trattato di Versailles stipulato nell’ambito della Conferenza di pace di Parigi del 1919-1920 e firmato da 44 stati rappresentò uno dei momenti più importanti della storia contemporanea, non solo per il ruolo svolto nella fine della Prima Guerra Mondiale, ma anche per gli effetti duraturi che ebbe sulla politica e sulle relazioni internazionali. Innanzitutto, è importante sottolineare che il trattato impose alla Germania una serie di condizioni molto pesanti, che prevedevano la perdita di vaste regioni territoriali, l'imposizione di pesanti riparazioni di guerra e limitazioni militari severe. Queste misure furono intese a ridurre il potere della Germania e a prevenire una futura guerra, ma ebbero un effetto contrario, creando un forte senso di umiliazione e rabbia tra il popolo tedesco. Questi sentimenti, uniti alla crisi economica e sociale che seguì la guerra, portarono alla creazione di un clima favorevole all'ascesa del nazismo e alla presa del potere da parte di Adolf Hitler nel 1933. In questo senso, il trattato di Versailles rappresentò uno dei fattori scatenanti della seconda guerra mondiale. Ma il Trattato di Versailles ebbe anche effetti più ampi sulla politica internazionale. Innanzitutto, la creazione della Società delle Nazioni, un'organizzazione internazionale voluta dagli Alleati per prevenire futuri conflitti, non riuscì a impedire la ripresa del conflitto mondiale. Inoltre, il trattato non affrontò le cause strutturali del conflitto, come il nazionalismo, l'imperialismo e il militarismo, che continuarono a esistere e a creare tensioni tra le nazioni europee. Inoltre, la spartizione delle colonie e dei territori dell'Impero austro-ungarico tra le potenze vincitrici creò una serie di problemi geopolitici, come la nascita di nuovi stati nazionali in Europa centrale ed orientale, che avrebbero avuto un ruolo chiave nella politica europea degli anni successivi. L’Italia ricevette dall’Austria il Trentino, l’Alto Adige, la Venezia Giulia e Trieste. Questo provocò discussioni a Parigi, gli alleati comportandosi da traditori, non avevano dato all’Italia quello che avevano promesso col patto di Londra e a questa tensione si aggiunse la difficile situazione che il nostro paese si trovò a vivere nel dopoguerra. Finalmente il mondo uscì dalla guerra profondamente mutato, non solo dal punto di vista politico ma anche economico. Gli Stati Uniti cominciavano a emergere come potenza mondiale, mentre l’Europa si era indebolita. La guerra cambiò anche l’atmosfera culturale, infatti, con i suoi orrori aveva posto fine all’ottimismo con cui il secolo era iniziato, cominciava così un periodo molto più oscuro con numerose e gravi crisi. PRIMO DOPOGUERRA e CRISI DEGLI ANNI 20 Gli anni dell’immediato dopoguerra in Europa furono attraversati da una lunga crisi economica e sociale: inflazione, spese militari, riconversione dell’industria e disoccupazione aprirono un periodo di difficile assestamento. In primo luogo, era una crisi di legittimazione delle istituzioni liberali prebelliche (veniva meno il riconoscimento del popolo che durante la guerra era stato maggiormente coinvolto), l’Europa del dopo guerra era più democratica ma non era detto che questo si traducesse in un rafforzamento delle istituzioni parlamentari. TOTALITARISMI Il XX secolo in Europa è stato caratterizzato dall’avvento di regimi politici totalitari, favoriti da movimenti nazionalistici come conseguenza di una profonda crisi che interessò l’economia dopo la fine della prima guerra mondiale. I tre principali regimi totalitari del Novecento in Europa sono stati il fascismo/franchismo, il nazismo e il comunismo stalinista. Il regime fascista inizia quando nel 1925, con l’omicidio dell’onorevole Matteotti, Benito Mussolini diventa leader incontrastato del potere politico in Italia ottenendo da Re Vittorio Emanuele III l’incarico di formare il governo nazionale. Per garantirsi la stabilità politica il Duce emanò, nel 1926, le leggi “fascistissime”, eliminando la libertà di opinione, i diritti sindacali e dichiarando illegale ogni altro partito che non fosse il Partito Nazionale Fascista. Per controllare i “dissidenti” Mussolini istituì il Tribunale speciale e l’OVRA, una polizia fatta di spie che avevano il compito di scovare gli antifascisti. Dopo aver acquisito il potere politico il Duce si dedicò alla manipolazione delle coscienze. Fu così che, accanto al PNF, nacquero l’Istituto Fascista di Cultura e il Ministero per la stampa e la propaganda con il fine di operare una “fascistizzazione” della società attraverso il controllo degli intellettuali, della scuola e persino del tempo libero. In quest’ultimo caso strumenti utili per il regime furono la radio e il cinematografo. Il regime nazista in Germania ha un’origine simile a quella del fascismo in Italia, e il suo leader, Adolf Hitler, seppe sfruttare pienamente i mezzi di informazione all’epoca a sua disposizione per la propaganda. Fu diffuso l’antisemitismo per favorire le nuove teorie nazionaliste, diffondendo la concezione che la razza tedesca fosse la migliore e, dunque, la dominatrice. Queste teorie portarono presto alla deportazione di migliaia di persone e ai peggiori orrori che l’uomo potesse immaginare di compiere. Lo sterminio degli ebrei fu quindi realizzato in tre successivi passaggi: dal 1939 la ghettizzazione in Polonia, dal 1941 l’uccisione sistematica degli ebrei nei territori occupati con il trasferimento soprattutto ai campi di concentramento dove avvenne lo sterminio. Analizzando il caso russo, il regime stalinista nacque dopo la rivoluzione comunista quando, alla morte di Lenin, salì al potere Joseph Stalin il quale eliminò tutti i suoi rivali, che il despota dell’URSS considerava un intralcio al regime in costruzione. Gli oppositori al totalitarismo staliniano furono mandati nei gulag, corrispettivo dei campi di concentramento tedeschi. La “grande purga” era il nome dato da Stalin al processo che portò all’eliminazione fisica dei vecchi rivoluzionari dal partito e dall’esercito. Tra il 1936 e il 1938 furono eliminati migliaia di funzionari e nell’Armata rossa, in due anni, furono giustiziati moltissimi generali, alti ufficiali e commissari dell’esercito. La differenza più eclatante tra i totalitarismi è la loro durata e la loro fine: il comunismo che ha caratterizzato lo stalinismo, infatti, ha resistito fino al 1989, con la caduta del muro di Berlino. Nazismo e fascismo, più limitati nel tempo, sono crollati alla fine della II guerra mondiale. LA SECONDA GUERRA MONDIALE E’ bene guardare agli avvenimenti storici che accaddero prima del 1939. Il punto di partenza è infatti la Grande Guerra e la Conferenza di Parigi durante la quale viene stipulato il Trattato di Versailles con cui la Germania, uscita sconfitta dalla Prima Guerra Mondiale, è costretta a pagare una pesantissima indennità di guerra. Ecco quindi la situazione che si è venuta a creare tra gli anni '20 e '30 in Europa: ● Dopo la Prima Guerra Mondiale, i vincitori non sono in grado di controllare completamente la situazione europea che si trovavano davanti. ● La Germania, prima fra tutte, ha seri problemi di ordine sociale dopo il trattato di Versailles che aveva privato la nazione di molti territori (es. Alsazia, Lorena, controllo miniere di carbone in Renania). Questo portò ad una reazione nazionalista di rivolta, guidata dal partito nazionalsocialista di Adolf Hitler. ● In Italia, nel 1922, il sistema liberale viene eliminato perché considerato non in grado di sostenere la crisi e viene così sostituito dal regime fascista di Benito Mussolini. ● Hitler nel 1933 sale al potere in Germania creando in breve tempo una dittatura e iniziando a perseguitare gli ebrei. ● Nel 1935 l'Italia inizia ad avvicinarsi alla Germania con l'asse Roma-Berlino e parte alla conquista dell'Etiopia. ● Nel 1936, in Spagna, scoppia la guerra civile. L'Italia dà sostegno militare ai nazionalisti di Franco. ● Nel frattempo, nel 1938 la Germania annette l'Austria. ● Nel 1939, la Germania, dopo aver distrutto la Cecoslovacchia annettendo il territorio dei Sudeti, punta a Danzica, ma la Polonia, forte del sostegno di Francia e Gran Bretagna, si oppone. ● Il 1° settembre 1939 i tedeschi invadono la Polonia e a quel punto, Francia e Gran Bretagna dichiarano guerra alla Germania dando così il via alla Seconda Guerra Mondiale. SCHIERAMENTI SECONDA GUERRA MONDIALE: LE ALLEANZE IN CAMPO La Seconda Guerra Mondiale venne combattuta da due grandi schieramenti: ● l'Asse: nata come Asse Roma-Berlino nel 1936, l'alleanza vide anche l'ingresso del Giappone con il Patto Tripartito del 1940. Successivamente, anche altri Stati Europei entrarono a far parte della coalizione. Le tre potenze principali dell'Asse si distinguevano per un'ideologia fortemente nazionalista e per la volontà di creare un "Nuovo Ordine" che avrebbe visto la supremazione della Germania nel continente, dell'Italia nel Mediterraneo e del Giappone in Estremo Oriente. ● gli Alleati: inizialmente facevano parte dello schieramento solo Gran Bretagna e Francia, che per prime dichiararono guerra alla Germania. Nel 1941 si aggiunsero anche gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica, che in un primo momento aveva firmato un patto di non aggressione con Hitler. La causa più immediata e concreta della Seconda Guerra Mondiale, d'altra parte, fu l’espansionismo della Germania nazista che tra il 1938 e il 1939. L'intervento dell'Italia. L'Italia aveva proclamato il primo settembre 1939 la "non belligeranza" e quindi il non intervento nella guerra. Le ragioni di un simile atteggiamento erano principalmente tre: ● L'esercito non era preparato ● Le risorse industriali del Paese erano insufficienti a sostenere lo sforzo bellico ● Un accordo segreto tra Italia e Germania prevedeva un rinvio della guerra di almeno tre anni, ma Hitler non lo aveva rispettato. Così il 10 giugno 1940 l'Italia dichiarò guerra alla Francia e all'Inghilterra. IL FASCISMO E LA SECONDA GUERRA MONDIALE due documenti distinti, viene firmata la resa incondizionata della Germania sul fronte occidentale: è la fine delle ostilità in Europa. Ma nel Pacifico si continua a combattere, come dimostra la celebre battaglia di Okinawa, in cui il Giappone sfrutta con una mossa disperata il sacrificio dei kamikaze. Poi, il 6 agosto, il bombardiere B-29 Enola Gay sgancia una bomba all'uranio su Hiroshima. Tre giorni più tardi, un ordigno al plutonio distrugge Nagasaki. Il 2 settembre si arrende anche il Giappone: Finisce così la Seconda Guerra Mondiale. IL RUOLO DELL'ITALIA NELLA SECONDA GUERRA MONDIALE L’Italia entra in guerra il 10 giugno 1940 a fianco della Germania, anche per una questione di prestigio nei confronti della Germania: l’esito delle operazioni belliche non sarà quello sperato. Messo in minoranza dallo stesso Gran consiglio del fascismo, il 25 luglio 1943 Mussolini fu destituito e posto agli arresti, rimpiazzato alla guida del governo dal maresciallo Pietro Badoglio. Il 3 settembre, l’Italia firma l’armistizio di Cassibile, reso poi noto cinque giorni dopo. Mussolini, dal 27 agosto detenuto a Campo Imperatore, sul Gran Sasso, viene liberato da un commando di paracadutisti tedeschi e posto a capo della neonata Repubblica Sociale Italiana, voluta da Hitler per governare parte dei territori italiani controllati militarmente dai tedeschi dopo l'armistizio. A seguito della grande insurrezione di massa in tutta l'Italia settentrionale del 25 aprile 1945, Mussolini fugge verso la Germania nascosto a bordo di un convoglio di truppe tedesche: catturato dai partigiani, viene fucilato il 28 aprile. L'OLOCAUSTO NAZISTA E GLI ALTRI CRIMINI DI GUERRA E CONTRO L'UMANITÀ La Seconda Guerra Mondiale viene ricordata per i crimini di guerra e contro l’umanità. Su tutti l’Olocausto (o Shoah), ovvero lo sterminio sistematico degli ebrei, deciso il 20 gennaio 1942 quando, nel corso della conferenza di Wannsee, viene approvata la cosiddetta "soluzione finale". Nel corso della guerra finiscono nei campi di sterminio anche moltissimi rom. LA RESISTENZA In tutti i Paesi invasi dalle forze dell'Asse si sviluppano da un lato forme di collaborazionismo e, dall'altro lato, di resistenza. In Italia la resistenza si sviluppa a partire dall’armistizio del 1943: lungo la Penisola si verificano le azioni di guerriglia più violente e le repressioni contro la popolazione civile più sanguinose. Solo per citare la più famosa: strage di Marzabotto. LE CONSEGUENZE DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE La Seconda Guerra Mondiale ha avuto grandi conseguenze a livello politico, economico e sociale, senza dimenticare ovviamente il tributo di vite umane, tra vittime militari e civili. Ogni anno, il 27 gennaio, si celebra la Giornata della Memoria e in questo periodo dell'anno sentiamo spesso parlare di Shoah e Olocausto. SIGNIFICATO DI SHOAH: COSA SIGNIFICA LETTERALMENTE E DEFINIZIONE Negli ultimi anni per definire il genocidio ebraico la parola Shoah (distruzione, apocalisse) ha sostituito il termine Olocausto. Sia Shoah sia Olocausto fanno riferimento entrambi allo stesso avvenimento, tuttavia si preferisce utilizzare Shoah, perché Olocausto faceva riferimento a un sacrificio rituale che legava il discorso della distruzione programmatica e dava una sfumatura più tenue a livello di significato. Definire Olocausto questa tragedia è spesso molto discusso, perché lo sterminio approvato dal regime nazista ha lasciato segni indelebili nella memoria collettiva. La Seconda Guerra Mondiale aveva portato una quantità infinita di crimini di guerra che erano stati commessi da vari popoli, con rappresaglie civili e la bomba atomica che aveva raso al suolo intere cittadine con le relative conseguenze. Ma la decisione programmatica da parte di un popolo che si dichiarava civile di annientare un altro popolo era qualcosa senza precedenti e per questo è risultato così grave. L'antisemitismo nella Germania nazista ha ragioni ideologiche che hanno portato a una serie di conseguenze politico-sociali. ● I nazisti perseguivano l'ideale della purezza della razza e consideravano gli ebrei inferiori. La politiche antisemite hanno portato a: ● Leggi di Norimberga, nel 1935, con cui gli ebrei vengono privati della cittadinanza ● Notte dei cristalli nel 1938, che porta alla distruzione di negozi, incendio di sinagoghe e uccisione e arresti di centinaia di ebrei 3 FASI: ● Nel 1939 inizia la deportazione di massa di ebrei in campi di concentramento, iniziano ad essere costruiti i Lager. ● Nel 1941 durante l'avanzata nazista sul fronte orientale cominciano fucilazioni di omicidi di massa nei confronti degli ebrei. ● Nel 1942 viene dato avvio alla soluzione finale, ovvero alla sistematica opera di sterminio degli ebrei presenti nel Reich. Nei lager vengono costruiti forni crematori e camere a gas, i campi di lavoro diventano campi di sterminio. GUERRA FREDDA Con l'espressione Guerra Fredda si intende il conflitto, successivo alla seconda guerra mondiale, tra Stati Uniti e Unione Sovietica, conflitto che si combatteva non con le armi ma sul fronte politico ed economico. Alla fine della seconda guerra mondiale truppe americane, inglesi, francesi e sovietiche occuparono il suolo tedesco, una parte del quale fu ceduto alla Polonia. Le zone di occupazione furono ben delimitate a seguito della spartizione dei territori. Fra il 1947 e il 1949 USA, Gran Bretagna e Francia uniscono le rispettive zone, mentre nella sua zona l'URSS dava il via a misure economiche e politiche che miravano chiaramente alla costituzione di una repubblica tedesca comunista. Da cosa è nata la contrapposizione trasformasse in uno scontro diretto: entrambi i contendenti sapevano che un conflitto militare sarebbe troppo distruttivo anche per il vincitore. La tensione dei primi anni ‘80 e la dissoluzione dell’URSS L’inizio degli ’80 fu un periodo di forte tensione e nel 1983 un’esercitazione della NATO in Europa, l’operazione Able Archer, fece temere ai sovietici che stesse per essere lanciato un attacco nucleare contro di loro. Il mondo fu di nuovo sull’orlo della guerra atomica anche se, a differenza della crisi di Cuba, le notizie non divennero di pubblico dominio e non si diffuse il panico. La situazione cambiò dopo il 1985, quando alla guida dell’URSS salì Gorbačëv, che avviò una politica di riforme all’interno e instaurò rapporti più distesi con l’Occidente. Reagan e Gorbaciov firmano un trattato sulla limitazione dei missili. Il sistema sovietico, però, per molti aspetti si era dimostrato arretrato rispetto al suo rivale, in particolare per il tenore di vita dei cittadini e la mancanza di libertà civili. Nel 1989 gli Stati dell’Europa orientale caddero uno dopo l’altro e nel novembre del 1989 il Muro di Berlino fu abbattuto, aprendo la strada alla riunificazione della Germania. Nel 1991 la stessa URSS si dissolse e le repubbliche che la componevano divennero Stati indipendenti. La Guerra Fredda era così terminata con la vittoria degli Stati Uniti. Anni di piombo e terrorismo in Italia In Italia furono definiti anni di piombo gli anni 70 del Novecento per il succedersi di episodi di violenza, con un alto numero di vittime sia negli attentati terroristici sia, in misura minore, negli scontri di piazza. Furono gli anni del terrorismo di destra o terrorismo nero e del terrorismo di sinistra o terrorismo rosso, ma anche quelli in cui l’Italia riuscì a varare alcune riforme fondamentali. Il terrorismo di destra o terrorismo nero Il terrorismo di destra o “terrorismo nero” (chiamato così perché determinato da gruppi eversivi neo fascisti) puntò alle stragi indiscriminate di civili con l’intento di terrorizzare la popolazione e indurla a chiedere un governo “forte” di destra che desse poteri illimitati al presidente del Consiglio e alle forze di polizia, privasse di autorità il Parlamento e spazzasse via le Sinistre. l terrorismo nero aveva già esordito il 12 dicembre 1969 con la bomba di Piazza Fontana, collocata nella sede della Banca nazionale dell’agricoltura, a Milano: provocò 17 morti e oltre cento feriti. Dopo la strage di Piazza Fontana, vi furono le bombe in Piazza della Loggia a Brescia il 28 maggio del ’74. Sei anni dopo, l’attentato del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna, con oltre 80 morti. L’immagine di uno Stato debole e minato dalla corruzione politca, la presenza di un terrorismo di destra e la psicosi di un colpo di Stato furono tra i fattori che contribuirono alla nascita del terrorismo di sinistra o “terrorismo rosso“. Terrorismo di sinistra o terrorismo rosso Il terrorismo di sinistra o “terrorismo rosso”, di matrice comunista, eseguiva rapimenti e assassinii di uomini-simbolo delle istituzioni (magistrati, uomini politici, funzionari di polizia, giornalisti e sindacalisti) per dimostrare alla classe operaia che i suoi peggiori nemici erano proprio coloro che apparivano più aperti alle riforme e spingerli quindi a fare la rivoluzione. La banda più celebre fu quella delle Brigate rosse che esordì nel 1974 sequestrando il giudice Mario Sossi. La loro impresa più feroce fu però compiuta nel 1978: il 16 marzo rapirono lo statista democristiano Aldo Moro, massacrando gli uomini della scorta. Dopo 55 giorni di prigionia, Moro fu ucciso e il suo corpo fatto ritrovare nel centro di Roma (9 maggio). Alle Brigate rosse si affiancarono, fra il 1975 e il 1976, i Nuclei armati proletari e Prima linea. Le riforme varate negli Anni di piombo Eppure, proprio nel cupo decennio del terrorismo definito “anni di piombo”, sebbene con enorme ritardo rispetto ad altre nazioni, il Parlamento varò alcune fondamentali riforme: nel 1970 una legge stabilì il diritto di divorzio, ribadito nel 1974 dai risultati del referendum chiesto dalle forze antidivorziste; nel 1975 fu varato il nuovo diritto di famiglia; nel 1978 fu approvata la legge 194 che legalizzava l’interruzione di gravidanza entro i primi 90 giorni dal concepimento, confermata da un altro referendum del 1981. Nasce la coscienza ambientalista in fabbrica entra le democrazia attraverso lo Statuto dei lavoratori (1970).Paradossalmente il rapimento di Aldo Moro rappresenta l’apice, ma anche il momento di svolta. Lo stato impegna tutte le sue risorse per smantellare il terrorismo e grazie a una legislazione speciale sul pentitismo, vengono adottati nuovi strumenti di contrasto che in pochi anni riescono a smantellare le principali organizzazione terroristiche. Queste comunque continuarono a colpire isolatamente, senza la forza rivoluzionaria e l’organizzazione mostrata nei fatti più efferati. Nel 1981 si contarono quasi 800 attentati, quasi sempre tra le forze di polizia.
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