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La visione di Bacone e Cartesio sulla conoscenza e Dio: un'analisi, Sintesi del corso di Filosofia

Filosofia della conoscenzaFilosofia della scienzaFilosofia moderna

In questo documento si analizza la visione di due filosofi, Bacone e Cartesio, riguardo la conoscenza e Dio. Bacone, con il suo 'Novum Organon', critica Aristotele e propone un metodo induttivo sperimentale per comprendere la realtà, mentre Cartesio, con il suo 'Cogito ergo sum', vede in Dio la garanzia dell'esistenza dell'uomo e del mondo. Entrambi concordano sull'importanza della razionalità e dell'osservazione del mondo come fonte di conoscenza.

Cosa imparerai

  • Qual è la visione di Cartesio sull'esistenza dell'uomo e del mondo?
  • Come Bacone critica Aristotele nel suo 'Novum Organon'?
  • Qual è l'importanza della razionalità e dell'osservazione del mondo come fonte di conoscenza per Bacone e Cartesio?
  • Come Cartesio vede Dio come garanzia dell'esistenza dell'uomo e del mondo?
  • In cosa consiste il metodo induttivo sperimentale di Bacone?

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

Caricato il 08/05/2022

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Scarica La visione di Bacone e Cartesio sulla conoscenza e Dio: un'analisi e più Sintesi del corso in PDF di Filosofia solo su Docsity! INGHILTERRA FRANCESCO BACONE Filosofo empirista inglese (1500-1600) che si colloca all’interno di una nuova riflessione filosofica, quella che riflette su che cos’è il METODO CONOSCITIVO. Durante l’umanesimo e il rinascimento abbiamo utilizzato la parola “antropos” per indicare la centralità dell’uomo, il nuovo modo di vivere la propria storia e il rapporto con dio. Una dimensione dell’universo in cui ciò che è terreno si lega a ciò che è celeste, questo incastro avviene nell’immagine dell’uomo vetruviano (che coincide con l’eros platonico-ficiniano), aspirazione alla conoscenza, alla ridefinizione dell’essere umano che è capace di usare le proprie capacità intellettive per rivolgersi verso ciò che è degno di attenzione (come dice Cusano l’uomo non è una semplice creatura del mondo ma un soggetto conoscitivo). Se si parla di Elisabetta si parla di un’isola felice che “fiorisce nella sua potenzialità economica”. Bacone sa leggere questa epoca per l’uomo inglese riflettendo su che cos’è e quanto è importante il metodo della conoscenza. * Bacone è un empirista, quindi per lui la conoscenza inizia dai sensi, la fonte del conoscere resta quindi sempre l’esperienza: ma si parla di empirismo moderno (vecchio empirismo= fa riferimento ai vecchi libri di Aristotele, alla fisica di Aristotele che diceva che “i sensi sono semplici porte che fanno entrare nella nostra mente i dati”, infatti chi è che definisce il sinolo, la materia). Nell’empirismo moderno se io mi limito a utilizzare gli organi di senso posso fare grandi errori. Bacone infatti dice che Aristotele ne ha fatto uno enorme, quello di omettere un processo induttivo per semplice enumerazione (contare e osservare un numero di casi per poi arrivare a dedurre una regola generale, ad esempio “questo cigno è bianco, per cui tutti i cigni sono bianchi”). Questa però non è una legge, ma una generalizzazione. Bacone dice che Aristotele in primis ha sbagliato a dire che solo il sillogismo scientifico è quello necessario e universale, il sillogismo è qualcosa di astratto per Bacone, perché si parte da premesse universali quindi dal pensiero; la conoscenza deve sempre partire dall’esperienza, quando però Aristotele ha ammesso l’induzione ha commesso l’errore di concepirlo per semplice enumerazione, quindi per generalizzazione. Bacone smonta quindi tutto quello che era il vecchio libro di carta di Aristotele, di cui parlerà anche Galileo. Bacone critica il principio di autorità (come faranno anche Cartesio e Galileo): significa rimettere in discussione un sapere anacronistico (non corrisponde alle caratteristiche del proprio tempo) e Bacone fa questo perché parte dal presupposto che ogni verità è figlia del suo tempo (1° formula)  quindi il pensiero di Aristotele poteva andare bene nell’antichità ma non nell’età moderna, dove essere “scienziati” vuol dire riformulare i nuovi strumenti, ripristinare tutto il nuovo mondo di conoscere. Bacone scrive un’opera con quasi lo stesso titolo di quello precedente, ma lo rinomina perché non poteva scrivere solo “Organon” come aveva scritto Aristotele come metodo (che era alla base della conoscenza e della fisica) e Bacone scrive invece “novum Organon” e critica Aristotele per l’astrattezza del pensare sillogistico, che non era nulla di concreto (es. “se tutti gli uomini sono mortali, Socrate è un uomo ed è mortale), da Bacone viene considerato un procedimento inutile perché la verità non si coglie in maniera deduttiva, ma induttivamente (però non secondo la posizione aristotelica che critica l’induzione per semplice enumerazione questo ci permette di arrivare solo alla generalizzazione e non alla legge universale) per Bacone. Egli definisce il suo metodo induttivo sperimentale (che lo accomuna a Galileo) in cui non bastano più i sensi di osservazione sensibile ma ci vuole la verifica, l’esperimento. È chiamato anche metodo induttivo razionale (o critico). Bacone è un filosofo dell’esperienza che però non si limita alla semplice osservazione. Nel “nuovum Organon” quindi critica il principio di autorità aristotelico, i vecchi testi e teorie con cui si studiava la realtà, riportando tutto all’esperienza oltre la 1° formula (la verità è figlia del suo tempo): una 2° formula è “sapere è potere”, “la realtà diventa lo spazio in cui l’uomo si deve realizzare”, significa che la “natura” diventa per Bacone il “regnum hominus”, cioè, il mondo deve essere il segno visibile di questa traccia dell’uomo che tramite la scienza e un processo induttivo sperimentale non deve essere solo descrivibile ma deve realizzare il regnum hominus, cioè sfruttare la conoscenza delle leggi del mondo per volgerle a suo vantaggio, (scienza=potere)  cioè progresso della società che calzava con l’età elisabettiana ma in particolare Bacone è chiamato filosofo dell’età industriale perché riesce a cogliere leggi e utilizzare il suo metodo per un miglioramento della società in cui vive. Questo condiziona la 1° rivoluzione industriale e anche la 2° (1830) attraverso il filosofo August Kont (1830)  La Francia si industrializza, Kont scriverà “Corso di filosofia positiva” (positivo significa 4 accezioni: il fatto, il dato concreto, l’utile). Il suo metodo anche sarà induttivo sperimentale. Da copula mundi (di Bacone) dopo col 700 lascia l’illuminismo che esalta l’uomo come ragione, nella quale si indaga per studiare le leggi del mondo. **Illuministi  deisti = cioè vedevano Dio nel mondo dicendo che era il Dio della scienza, geografo, orologiaio che crea il mondo e lo predispone con le sue stesse leggi. ***Bacone non prende in considerazione la questione religiosa, è uno scienziato e si occupa di metodologia, quindi l’uomo deve fare questo atto di consapevolezza rispetto alla sua razionalità, ma rimanendo fedele al mondo dell’esperienza da cui attinge e a cui ritorna. FRANCIA CARTESIO (razionalista e matematico moderno) Ha studiato presso il collegio dei gesuiti. Egli ha scritto il DISCORSO SUL METODO (ha parlato di sé). Ha un legame con Galileo perché anche per lui scienza senza metodo non va da nessuna parte, equivale a disordine, alla non conoscenza corretta del mondo. Il metodo ci indica la procedura precisa che va rispettata. Il nuovo modo di osservare la realtà non può essere più semplicemente quella legata ai sensi. * Pur essendo razionalista parte dal dubbio, fa vedere il limite sottile tra lo stato di veglia e lo stato di sonno, dove c’è quasi una linea di continuità, dove il ciclo della vita non si spezza. Lui utilizza il dubbio e la metafora del sogno-veglia per rafforzare questa nuova logica che non deve avere fondamenta pericolose. Lui vuole arrivare al punto archimedeo su cui rifondare il sapere. L’uomo mette sé stesso sotto analisi per capire come riuscire a comprendere in maniera certa/stabile che cos’è (Bacone diceva che la natura deve essere il Regnum Hominus, anche per gli stati in Europa il problema è di poter definire lo spazio esistenziale dell’uomo con quello privilegiato, deve sapere creare una società armonica. Con la pace di Westfalia nasce per la prima volta la negoziazione, serve quindi la massima consapevolezza). La sua opera “il discorso sul metodo”, è un’autobiografia e il titolo ci fa pensare che lui è un intellettuale colto (non scrive della sua vita in modo infantile), qui si ha un’analisi, dove è scritto come l’uomo si deve interrogare per cercare di rendersi autoconsapevole di sé come sostanza cogitante (cioè come soggetto pensante, questa è una novità) acquisendo la verità (l’uomo è capace di giudicare). Questa è un’indagine necessaria. RICERCA DELLA VERITA’ (con il dubbio) Nell’opera infatti dice che uscito dal Collegio gesuitico ha sentito l’esigenza di ridefinire il sapere perché gli mancavano tante cose che non aveva colto, quindi si è rimesso in discussione nonostante avesse i migliori maestri. Si interrogava quindi sul CHE COS' È LA VERITA’, COS’ È LA CONOSCENZA UMANA. Si mette sotto analisi dubitante/metodologica corretta e ordinata nella sua 1° opera “Le regole”. Cartesio dice che bisogna dubitare per gradi:  1° dubbio: sulla conoscenza induttiva/esperienza sensibile che va a travolgere l’esperienza perché non può essere la fonte della conoscenza (antiinduttivismo  nell’induttivismo tipico degli empiristi, Telesio e Bacone, la conoscenza nasce dall’esperienza). Quindi Cartesio ha smontato la convinzione che la fonte del conoscere possa essere l’esperienza. Questo è un finto dubbio, in quanto lui già sa che la verità esiste, ma ci arriva con un’analisi ordinata (finto dubbio).  Non dobbiamo confondere il dubbio cartesiano con quello scettico (nelle filosofie ellenistiche: chi è scettico è un filosofo che esercita perennemente il dubbio, cioè sottopone tutto al dubbio, ma non arriva ad una verità assoluta). A Cartesio il dubbio serve per arrivare a dimostrare qualcosa, poiché è un razionalista. Infatti i suoi interessi scientifici li ha chiariti con la sua 1° opera “Le regule”, per dirigere la mente a fidarsi delle regole dove la verità esiste e si coglie in maniera certa. Cartesio dimostra che l’empirismo è sbagliato, bisogna abbandonare ogni conoscenza sensibile. Dice che i sensi ci ingannano, illudono, ci fanno deformare la realtà (Bacone diceva la stessa cosa, tra l’uomo e la natura esiste la mente umana che fa da specchio, che quando è opaco bisogna pulirlo bene o non vedrei mai in modo corretto la realtà (riportare la mente in una tabula rasa per gli empiristi, togliere i concetti e conoscere il mondo collegandosi all’esperienza sensibile) per conoscere correttamente cos’è il mondo). Il razionalismo in comune all’empirismo ha il frutto che la mente deve avere delle regole chiare sennò ci si confonde e se si usano i sensi si va a deformare la visione del mondo. Nella prima fase del dubbio/critica cartesiana, lui dice che: spesso gli è capitato di notte di indossare la vestaglia vicino al camino e scrivere, poi invece si rende conto di star dormendo, stava sognando ciò che a lui nel sogno appariva reale, tanto da percepire il calore del camino o lo scrivere sul foglio  come si distingue il sogno dalla realtà? (analisi di Cartesio che anticipa i tempi). Nel 1900 fu pubblicato il libro “Sui sogni” di Sigmund Freud, austriaco, mentre Cartesio, veglia-sonno nel 1600. Scambiamo a volte la realtà per ciò che non lo è. Gli empiristi danno più importanza al mondo che all’uomo perché dire che la fonte della conoscenza è la realtà mette l’uomo in una condizione subalterna, mentre i razionalisti dicono che il mondo senza l’uomo è nulla (umanesimo e rinascimento in Europa  superiorità dell’uomo rispetto alla realtà). Il suo modo di intendere la nuova logica razionale deduttiva non deve essere confusionaria, ambigua. Per questo motivo criticando il vecchio principio di autorità della logica aristotelica e scrivendo il Discorso sul Metodo si riconoscono:  1° parte di meditazione: lui ci illustra la fase del suo pensiero dubitante e metodologico (cioè non procede a caso, ma ordinatamente. Parte dal modo più sbagliato e illusorio di conoscere, cioè la conoscenza sensibile, soprattutto quando fa riferimento alla distinzione tra sonno e veglia, dicendo che non c’è possibilità di stabilire con certezza qualcosa che appunto abbia a che fare con l’esperienza sensibile, che ci inganna  i sensi sono i nostri peggiori consiglieri. Quindi per l’indagine non parte dall’esperienza.  2° fase: mette in discussione (il dubbio) le conoscenze matematiche (uscito dal collegio è certo solo della matematica), quando dice che 2+2 =4 chi mi garantisce che questo sia certo? Quindi estende il dubbio a livello radicale, cioè scettico.  3° fase: emerge la figura di un genio maligno (un Dio) e si chiederà chi può garantirgli l’esistenza di questo Dio?, che anziché essere buono (della Bibbia) che rivela la verità, è cattivo e vuole ingannare. (parte quindi dalle conoscenze empiriche, poi matematiche e religiose.) Quando non c’è più certezza (sensibile o matematica) a cui aggrapparsi, il dubbio da metodico diventa iperbolico. Il pensiero sembra così rimanere bloccato nel riuscire ad arrivare alla verità. Siccome però il suo è un finto dubitare, metodico, quando diventa iperbolico finge di toccare lo scetticismo (rimanendo bloccato senza nessuna certezza, verità).  2° parte di meditazione: quando dice che nulla può esistere di certo, in questo momento riesce a fare un ragionamento dicendo che è vero che riesce ad essere ingannato su ogni pensiero (che sia sensibile, matematico, religioso), ma non può essere ingannato sul fatto che lui stia dubitando. Si può dubitare di ciò che si pensa ma non su quello che il mio pensiero sta facendo, non sulla sua funzione (sul contenuto sì ma non sulla forma). Trova il suo massimo sviluppo del pensiero dubitante e trova il punto archimedeo (roccia granitica) da cui ripartire. Scopre quindi l’Io come cogito (io sono un’attività pensante), io sono ciò che so fare col mio pensiero, ribaltando quindi il dubbio arriviamo alla 1° e assoluta verità per un filosofo razionalista moderno Cogito - (ergo: il dunque non è necessario) sum (io esisto come cogito, il pensiero mi fa esistere in maniera certa). Questa verità (la prima verità) non è frutto di un ragionamento ma è invece un postulato che lui intuisce. Cogito (ergo) sum perché l’atto con cui noi prendiamo coscienza di essere uomini è l’avere la capacità di pensiero, in questo caso dubitante (Cartesio dice che il pensiero non sa solo dubitare, dubitare è solo una funzione del pensiero  il pensiero sa anche fantasticare, immaginare, volere, sa costruire giudizi e non solo. “Io sono cogito”, sono attività, perché il mio pensiero sa pensare e quindi diventa “io sono una sostanza pensante” che poi verrà criticata. Da Hobbes che lo criticherà per essere passato dalla forma alla sostanza (es. è come se io penso ad una passeggiata e divento una passeggiata, es. io sono una capacità pensante però poi divento una sostanza pensante). Quindi Hobbes si domanda come fa a dimostrare questo passaggio? Cartesio risponde che non sta ragionando, ma ha solo detto che per lui una cosa è l’uomo come sostanza pensante e un’altra l’uomo come cogito (cioè sostanza esterna). Lui da razionalista conserva la distinzione platonica tra anima e corpo (ragionare e cogito non interferiscono  il corpo è una sostanza diversa dalla mente umana poiché:  Corpo: - è materiale; -È una dimensione estesa perché occupa uno spazio e risponde a leggi fisiche.  Mente: - è spirituale; - pensiero è inesteso quindi non visibile, quantificabile quindi non occupa spazio; - è una dimensione metafisica. Cartesio ha una visione dualistica: l’anima è all’interno del corpo, ma non ha nessun contatto con essa (dualismo anima-corpo cartesiano). Quali sono i contenuti del pensiero? Che pensiero ho? Ci sono 3 tipi di idee:  Le idee innate (danno la conoscenza perfetta delle cose): sono già contenute nella mente dalla nascita (innatismo gnoseologico  la conoscenza si deduce dal pensiero.) Tra le idee innate c’è la matematica ma anche l’idea di Dio.  Le idee avventizie (provengono dall’esterno): non vengono stabilite da subito vere, certe. Bisogna prima rispondere a dei requisiti per non confonderci e per non scambiare un piano di esperienza con un piano di razionalità dell’esperienza. Il responsabile di queste idee è Dio; Le avventizie devono essere oggettive, e se diventano soggettive restano parziali e non danno verità.  Le idee fattizie (idee di fantasia): mi immagino figure di fantasia, mitologiche (es. centauro) che non esistono nella realtà. Queste idee sono le più pericolose perché non portano alla verità, non possono essere verificate nella realtà. Cartesio come Galileo (a differenza di Bacone) utilizza il linguaggio matematico per interpretare correttamente il mondo. Questa è l’epoca della controriforma. Cartesio è prudente e deve fare i conti con un’epoca legata alla censura, al controllo della libertà di pensiero, degli scritti perché circolavano libri eretici, proibiti che venivano censurati (come il “Sidereus Nuncius” di Galileo), deve stare attento a spiegare l’idea di Dio. Cartesio dice che l’idea di Dio è già nella sua mente, non proviene dall’esterno e non è un prodotto di fantasia. Essendo uomo, quindi un ente finito, dentro di me ho l’idea di un essere infinito (ricorda la prova ontologica di Anselmo d’Aosta, (dimostrazione a priori) dove se penso Dio allora sto nominando ciò di cui nulla è più grande). La reinterpretazione di Cartesio della prova che Dio esiste di Anselmo, viene riproposta con una rilettura moderna (che apparteneva già ai rinascimentali, platonici), cioè la dialettica finito-infinito e dice che essendo finito non può avere l’idea di un ente infinito. Quindi si pensa che l’infinito l’abbia messa in me, qualcuno me l’ha consegnata e io posso contemplare questa idea innata. Facendo così si sarebbe messo in sicurezza evitando le persecuzioni dei filosofi precedenti che avrebbero smontato il pensiero di Dio. Cartesio lo reimposta dicendo “io sono uomo ma penso Dio, quindi io sono finito, ma penso all’infinito, ed è lui che deve aver generato il finito e non il contrario”. Lui dice che è il pensiero umano a pensare Dio facendolo però passare come “deve esistere Dio che mi ha dato la vita, il pensiero, ed è Dio quindi garanzia del mio cogito”. Quindi viene prima Dio o il cogito? Cartesio non ci da una risposta precisa se viene prima Dio o il pensiero; dice che sta a noi capire se è il cogito che pone Dio, o viceversa. Tutti gli interpreti successivi parlano di circolarità viziosa, poiché non si è capito bene chi pone chi. Ma in realtà basta stare attenti alla filosofia cartesiana per rispondere, nascosta dietro questa tecnica nuova. Cartesio ha esaltato così tanto il cogito da dire che “col pensiero io penso anche Dio”, però se Dio mi ha dato il cogito io che ci faccio? Quello che dice anche Galileo: “io ci studio la natura, ci razionalizzo il mondo. Questo vuol dire che il cogito è il senso di studiare la realtà (non è Dio a studiarla, ma è Dio ad aver dato il cogito). Cartesio dice anche che Dio ha creato la natura, il cosmo (non in modo finalistico, teologico aristotelico, cristiano) dandogli le sue leggi meccaniche, perché parla di materia di movimento, quiete e quantità di movimento. Il mondo è un cosmo metallico (non ha nulla di biblico), già Galileo aveva detto che Dio ha creato la Bibbia della Natura scritta a caratteri geometrico/matematici. Cartesio è molto affine a Galileo e come lui è anche un fisico. Galileo ci ha parlato della meccanica, del principio di inerzia, la caduta dei gravi, la relatività del moto e come lui su questo anche Cartesio è allineato. Dio lo ha creato dandogli le leggi stesse. Dio non ha più il volto della Bibbia, diventa il geometra del mondo, il Dio della scienza.  2°  sintesi (ricompongo le parti e ho chiare le essenze di ciò che ho definito nel 1°);  3°  enumerazione (o revisione). Cosa si fa dopo aver raggiunto i risultati? Si ricontrollano tutte le fasi del processo, se c’è stato qualche errore, per vedere se è corretto. La matematica aiuta la filosofia a non cadere in errore che scatta quando non si rispettano tutte le fasi (l’ultima è importante perché consente il ritorno su tutto il processo, cioè la verifica). Nei metodi precedenti, baconiano, ipotetico deduttivo galileiano, era importante la verifica (cioè enumerazione o revisione). FISICA DI CARTESIO Con l’idea fittizia  alla fine del dubbio iperbolico l’uomo raggiunge una certezza di sé come cogito e arriva a definire l’idea di Dio come garante del cogito delle stesse idee innate. Con le idee avventizie della realtà, essendo razionalista deve partire dal fatto che i sensi ci ingannano, non possiamo partire dall’esperienza. Dio è garante anche del mondo  in questo modo lui riesce a superare il dubbio sul fatto che esista un mondo esterno (da genio maligno Cartesio ribalta Dio in buono, che permette all’uomo di studiare razionalmente il mondo, dandogli le idee, lo aiuta con la matematica dandogli le idee innate matematiche). Dio crea l’uomo come entità capace di pensare il mondo (lo diceva anche Galilei quando rispetto al cardinale Bellarmino che non credeva alle sue idee, diceva che Dio lo ha creato con un intelletto, con una mente che usa per conoscere la realtà). L’uomo quindi deve partire dal pensiero per mettere ordine e dare una versione scientifica universale e necessaria del mondo. Dio è garante del cogito dell’uomo, idee innate e del mondo (quindi non può dire che Dio non esiste). Egli ha dato materia ed estensione. Significa che la sua fisica si deduce dalla metafisica stessa, è Dio infatti che ha dato le leggi al mondo, quindi è una fisica-metafisica (ed è differente dalla fisica sperimentale moderna). È una fisica-metafisica perché Cartesio definisce la materia come estensione, aveva detto “io ho il cogito e sono una sostanza pensante (da cogito passa a res cogitans). Res cogitans cioè esisto come soggetto pensante, res= sostanza, cogitans= pensante. Dice che la materia è il contrario del pensiero (res cogitans, sono capace di usarlo), l’uomo appartiene alla natura e ha un corpo (uomo è sia pensiero che corpo). In ambito della psicologia, Cartesio fonda un dualismo psicologico (come Platone  corpo e anima, il pensiero è imprigionato nel corpo) quindi non si può confondere pensiero con corpo, perché a livello metafisico stabilisce che il pensiero è inesteso. Inesteso: cioè il pensiero non occupa uno spazio. Pensiero: realtà inestesa. Ciò che è estesa è solo la materia, estensione vuol dire che occupa uno spazio, e quindi che il mondo è fatto di tante res extense che occupano uno spazio e un tempo ben preciso. Cartesio sostiene che non esiste il vuoto (sulla base dell’equazione tra materia, estensione e spazio) (anche Parmenide diceva questo, da buon idealista, ha intuito il principio di identità e di non contraddizione). Nello stesso periodo Blaise Pascal, che ha creato la prima calcolatrice, aveva seguito ricerche sperimentali per dimostrare che il vuoto esisteva utilizzando il barometro di Torricelli. La fisica sperimentale moderna arriva quindi a smentire la fisica-metafisica cartesiana. Riassumendo: Cartesio afferma che la fisica deriva necessariamente alla metafisica, per cui è Dio che è garante del mondo e gli ha dato le leggi, ha stabilito che è una res extensa, per cui è fatta di materia, estensione, spazio. La conseguenza è che tutto ciò che esiste come ente materiale diventa una macchina, anche il nostro corpo è una macchina, un’animale, una pianta ecc. Però il corpo umano oltre ad essere una macchina, è anche dotato di memoria, prova emozioni. Mentre l’animale è una macchina senza emozioni (anche se non è così). La fisica cartesiana quindi è una fisica meccanicistica, riduce il mondo ad un cosmo metallico, fatto di parti estese dotata di proprie leggi, ma non è collegata ad emozioni (solo il pensiero lo è). Atto che non appartiene a res extensa = pensiero. L’uomo condivide le stesse leggi con gli altri enti della natura, ma nel corpo c’è il pensiero (dualismo psicologico). Il pensiero quindi coabita, senza però interagire, col corpo: formato da organi, sistema nervoso, come ogni altro ente naturale ha le proprie caratteristiche per poter esistere. Il sistema nervoso è un meccanismo formato da nervi, che sono piccoli condotti, connessi tra loro insieme a quello muscolare  tutto doveva essere spiegato come un sistema autonomo, ogni parte del corpo ha una sua spiegazione scientifica. Animale  non prova nulla, non ha memoria (invece non è così), è una limitazione visiva del corpo come macchina. Lui distingueva ciò che è materiale da ciò che è immateriale, esteso da inesteso, empirico da razionale poiché essendo un razionalista assoluto, non può far coesistere i due piani. Quando a livello antropologico gli si pone questo profondo dualismo lui risponde che “esiste nel nostro corpo la ghiandola pineale, che è la moderna ipofisi, che è la sede del pensiero dove le idee si trasformano in impulso sensibile, che arrivano nelle terminazioni nervose finali, creando il movimento”. Questo perché es. quando ho voglia di passeggiare perché poi mi alzo e passeggio? Quello che il pensiero pensa era sempre distinto dal corpo però lui voleva spiegare un collegamento tra la mente e il corpo. Lui riformula la morale, come si deve comportare l’uomo moderno? Quando si tratta dell’agire, non possiamo smettere, e in attesa di riformulare una morale razionale assoluta, ne formula una provvisoria. Essendo razionalista, le passioni non devono interagire con l’agire perché ci portano verso il piacere momentaneo (come dicevano gli stoici le passioni devono essere tenute fuori dalla condotta razionale). La condotta razionale si riassume in tre regole:  Accetta le leggi del tuo paese, le tradizioni, costumi. Cartesio dice “se abiti in un contesto storico preciso ti devi conformare alle leggi del tuo territorio” (renditi consapevole che appartieni a questa realtà, ti devi attenere al contesto in cui esisti  regola di rispetto non di sottomissione)  Se ti trovi in dubbio rimani fermo sulle tue decisioni (rimani sulla tua regola razionale, devi essere coerente con ciò che pensi, l’incoerenza non è accettabile).  Rinuncia ai tuoi desideri piuttosto di pensare di poter cambiare l’ordine del mondo (non puoi cambiare il destino, se non riesci a realizzare i desideri poi sei infelice). ITALIA GALILEO GALILEI Matematico, scienziato, filosofo toscano. Galileo come Bacone pensa che la scienza senza il metodo non va da nessuna parte. Il metodo è procedere in modo attento e ordinato, studia la realtà. Nelle lettere copernicane Galileo dirà:” un conto è come si vadia il cielo e un conto è come vadia il cielo” come funziona l’universo non ha a che fare con la questione religiosa del credere in questo passaggio dal mondo terreno al celeste, eppure era cattolico Galileo. Galileo riceverà da un amico una lente, e iniziandola a muovere, posizionandola su di un tubo di legno verso il cielo inizia ad osservare. Scopre che guardando la parte concava, piuttosto che quella convessa vede un’immagine completamente diversa. In Italia la lente diventa lo strumento del diavolo per i domenicani e la Chiesa cattolica. ** Dice che Dio ha dato all’uomo due grandi cose: lo strumento dell’intelletto, l’intelligenza per studiare la natura (Pico della Mirandola dice che Dio parla con l’uomo e gli consegna la sua stessa ragione come strumento di libertà e di conoscenza) ma anche il libro della natura, la Bibbia della natura, dove non ci sono miracoli, ma tutto è scritto in caratteri matematici, fatto di triangoli, quadrati, il mondo quindi lo devo distinguere tra la parte esteriore, qualitativa e soggettiva quindi SECONDARIA, rispetto alle qualità invece PRIMARIE, quelle matematiche, quantitative, misurabili e quindi oggettive. Come affermazione di scienza moderna e razionalismo moderno l’uomo (500-600, dopo Umanesimo) vede trionfare una filosofia che esalta la ragione umana. Il razionalismo ci mette nella condizione di tornare a pensare cos’è l’uomo e cosa può fare con la forza del pensiero. Lettera a Don Benedetto Castelli 21/12/1616: La Sacra scrittura e la natura provengono direttamente da Dio: non è detto che la sacra scrittura non confermi l’esperienza. Espressione galileiana: “Le sensate esperienze “e “le necessarie dimostrazioni”. Scrittura in natura, scrittura per intendere la Bibbia, esperienza. Il punto di partenza del metodo galileiano è che esiste una Bibbia anche della Natura, Dio ce ne concede due di Bibbie. Nell’epoca tra (500-600) lui è il fondatore della rivoluzione scientifica, perché parte proprio dal pensiero che dio ci ha donato due Bibbie, fino ad allora l’unica Bibbia a cui bisognava far riferimento era solo quella della Chiesa religiosa, ovvero che ha il suo linguaggio, le sue parabole, gli uomini la seguono a volte senza neanche capirla C’è una superficialità degli uomini, un aspetto dogmatico, e Galilei non lo accetta e quindi ci dice:  Bibbia religiosa: ci dice come andremo in cielo, chi la segue pensa all’immortalità dell’anima, ad un mondo trascendente, ad un paradiso da contrappore all’inferno sulla terra. Il credente spera in questo “premio” celeste, il paradiso.  Bibbia della natura: Dio ci ha consegnato la natura, la natura è la Bibbia, vuole che la studiamo perché l’uomo è dotato di intelletto, essa non è scritta in linguaggio simbolico/profetico, ma è scritta con caratteri matematici  io posso quindi comprendere quantitativamente il mondo, come i pitagorici dicevano che l’archè del mondo era la scrittura quantitativa (tutto ciò che era esteriore non era da confondere con i suoi accidenti/qualità), permetteva di misurare ciò che è al di fuori di me, oggetti, la realtà (il matematico quantifica il mondo, cioè lo organizza secondo principi non più soggettivi, es. non mi importa se il tavolo è marrone ma se misura 1 X 2 è rettangolare e pesa un tot. Queste sono caratteristiche primarie, il colore è secondario). Le sensate esperienze: sensate perché bisogna fare delle distinzioni quando osserviamo la realtà per non confondere i dati secondari/oggettivi (qualità) con quelli primari/soggettivi (quantità). Bisogna studiare la natura quantitativamente senza imbrogliarsi con i qualitativi.  Dire che senza esperienza (sensata) non si può conoscere non fa di Galilei un filosofo induttivo, perché lui introdurrà l’esperimento  Novità della rivoluzione scientifica moderna.  C’è bisogno di “necessarie dimostrazioni”, ad es. la matematica che mette in ordine ciò che osservo, fa fare ipotesi e poi si verificano se queste ipotesi mi spiegano il fenomeno. Se lo spiegano le ipotesi diventano teoria, legge del fenomeno, se invece non si spiegano allora ho tralasciato qualcosa, non è adeguato. Questo procedimento è induttivo ma anche deduttivo. Deduttivo perché tutto si gioca sul piano dell’ipotesi, che è frutto dell’osservazione e della rielaborazione, quindi qui c’è una forza razionale dello scienziato che interpreta i dati raccogliendogli e trovandogli una spiegazione, è difficile formare l’ipotesi, ecco perché delle volte si può trascurare qualcosa. Qui c’è una parte analitica e sintetica: scritto opere cosmografiche dove gli sorgono i primi dubbi sulla teoria tolemaica. Egli non era infatti d’accordo sulla quiete della Terra ed era favorevole al sistema copernicano. Nel 1609 arriva una lente speditagli da un amico dell’Olanda, si apre una nuova osservazione del cielo con il suo cannocchiale che costituirà la conferma del sistema copernicano invece che quella aristotelica. Nel 1610 compone un’opera di tutto ciò che ha osservato, il “Sidereus Nuncius”, il 13 marzo viene pubblicata a Padova, lo dedica a Cosimo II dei Medici, torna a Firenze, ma vuole il titolo di matematico e filosofo del Gran duca, e non vuole più insegnare ma dedicarsi alla ricerca. I primi problemi sono legati da parte degli ambienti osservatori, con accuse dai domenicani fiorentini (aristotelico-tolemaici) che non accettavano l’idea della nuova mentalità scientifica copernicana, che non coincideva con le Sacre Scritture. La loro prima accusa sarà nel 1613, quando Galileo viene denunciato al Sant’uffizio (parte più importante della Chiesa controriformista, gestiva il mondo laico, la novità). Nel 1615- 1616 si conclude il 1° processo e lui viene sospeso dall’insegnare il copernicanesimo, il “Sidereus Nuncius” viene messo nell’Indice dei Libri Proibiti, a rischio di eresia. Viene ammonito (richiamato), ma lui supera questa fase, ne esce però segnato, dimostrando però di non rinunciare all’esercizio razionale. Nell’autunno del 1623 viene pubblicato il “Saggiatore”, dopo lo scontro con Orazio Grassi (gesuita, professore di matematica del collegio romano). Accade che un suo amico diventa cardinale e quando viene eletto Papa Urbano VIII, lui è convinto che fosse dalla sua parte essendo amante delle belle arti, fiorentino, umanista…. Questo Papa, cioè il cardinale Bell’Armino precedentemente lo aveva aiutato nel 1° processo per non farlo condannare. Fra loro si crea quindi un clima amichevole, Galileo crede nella sua libertà di pensiero (tutelati dalla nostra Costituzione nell’art.13, dove si parla dei diritti dell’uomo e le sue libertà di pensiero nell’art.19). Nel 1632 scrive quindi il Dialogo sopra i 2 massimi sistemi, per non farsi scoprire dagli inquisitori si nasconde dietro le sembianze del nobile Sagredo (veneziano) che accoglie a casa sua 2 scienziati, uno vecchio (tolemaico) e uno copernicano. Simplicio (vecchio aristotelico) e Salviati (moderno, eliocentrico). In occasione di una cena, invitando questi personaggi. Gli inquisitori però lo scoprirono e invitano il Papa a prendere provvedimenti, avendo capito che l’opera era una difesa del copernicanesimo da dietro Salviati. Nonostante la dedica al Papa, non poteva comunque accettarla perché avrebbe significato mettere a rischio le Sacre Scritture e l’impianto tolemaico della fede. La sua opera non può circolare e Galileo deve mettersi a disposizione del Sant’Uffizio (il diritto tutelato alla libertà di pensiero dell’art.19 viene ignorato). Nel 1633 viene processato dall’Inquisizione romana per la 2° volta, costringendolo a rinunciare alla sua tesi (abiura). Galileo così maledice e abiura le sue tesi (consigliato da bell’Armino, viene condannato per eresia al carcere formale presso il Sant’uffizio e il suo “Dialogo sopra i due massimi sistemi” finirà nell’Indice dei libri proibiti. Viene portato a Siena e poi gli viene consentito di tornare a Firenze nella sua Villa ad Arcietri, a 70 anni, cieco, senza incontrare nessuno, non poteva scrivere senza autorizzazione, ma comunque scrive “Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno alle nuove scienze”. Galileo nonostante fosse cattolico fu censurato dall’Inquisizione romana. Muore l’8 gennaio 1642. SCOPERTE ASTRONOMICHE DI GALILEO: “SIDEREUS NUNCIUS” Tramite il telescopio si scopre che il cielo non è perfetto, ma c’erano molte stelle che andavano al di la del cerchio delle stelle fisse. La Via Lattea aveva mucchi di stelle, non chiudeva lo spazio celeste (come nella tradizione vecchia aristotelica). I pianeti sono come dischi precisi, distinti dalle stelle fisse. Intorno a Giove si scoprono 4 satelliti anche chiamati astri medicei (perché dedicati a Cosimo II dei Medici) e le scoperte delle macchie solari. Galilei vede oltre i sensi, organi sensibili che ci permettono di vedere solo il confine del mondo. L’orizzonte diventa una novità, col cannocchiale si va oltre gli occhi sensibili (anche qui si distrugge la vecchia astronomia tradizionale). I 4 satelliti dimostrano che ci sono altri sistemi di rotazione oltre la terra, cosa che legittima la filosofia copernicana. La prova visibile era Giove che poteva orbitare intorno un corpo centrale senza perdere di vista i corpi minori. Il telescopio mette in discussione la vecchia immagine del mondo e insieme a questo uniamo l’esigenza di Galileo di vedere lo scienziato con la libertà di pensiero (libertas filosofandi) che ha a che fare con la Bibbia della natura (con la possibilità di decodificare il linguaggio della matematica. Ogni corpo si descrive con relazioni geometriche-matematiche, l’uomo quindi deve ragionare matematicamente per poterne comprendere la nuova struttura matematica). Questo implica la distinzione tra qualità primarie e secondarie e la fisica smette di essere finalistica/quantitativa diventando meccanica. NOVITA’ DELLA FISICA GALILEIANA  Linguaggio della scienza: è la struttura matematica dell’Universo.  Il pensiero fa esperimenti mentali (quindi è una fisica ideale)  Il problema da cui parte Galileo è l’indagine sul moto: secondo la fisica aristotelica il moto dei corpi (mondo terrestre, sublunare) è legato alle qualità naturali (Teoria dei luoghi naturali: ogni corpo tende per una sua qualità, pesante o leggero, a salire o a scendere, i corpi quindi si muovono per raggiungere il loro luogo naturale. Es. Aria e fuoco verso l’alto e Terra e pioggia verso il basso). Galileo le mette in discussione il fatto che invece di avere una sola qualità, ogni corpo è come se ne avesse più di una. Quando dice che l’unico moto naturale può essere quello verso il basso si parla dell’influenza di Newton e della Legge di gravitazione universale. Esistono qualità primarie (oggettive) e secondarie (soggettive): numero, dimensioni, forme, spazio e tempo, quiete e moto (sono caratteristiche intrinseche dei corpi, qualità primarie soggettive) mentre colore, sapore, odore cioè percezioni soggettive (qualità secondarie). Es. la statua non soffrirebbe il solletico (con questo si intende la distinzione tra animate e inanimate).  Legge della caduta dei gravi: afferma che la distanza percorsa da un corpo in caduta è proporzionale al quadrato del tempo di caduta. Essa è valida quando un corpo viene fatto cadere nel vuoto, viene quindi considerata la resistenza dell’aria che interferisce con la caduta dall’alto. La velocità dei gravi, la resistenza dell’aria e la proporzionalità al tempo di caduta dipende dal peso (dicevano gli aristotelici). Tutto ciò lo ha fatto attraverso esperimenti mentali. Nella caduta dei gravi la velocità è del tutto indipendente dal peso.  Legge della dinamica: lo stato di quiete non è più lo stato naturale dei corpi (sostenuto dagli aristotelici) e non è vero che il movimento si mantiene fino a quando permane la forza che lo provoca, dato che un corpo può muoversi indefinitamente di moto rettilineo uniforme (quindi non è vero). Nel “Sidereus Nuncius” viene scoperta che la superficie lunare è simile a quella terrestre (o sublunare). Questo va quindi a dimostrare che tra terra e parte sublunare non c’è poi tanta differenza. IL DIALOGO SOPRA I DUE MASSIMI SISTEMI Nella 3° giornata  la legge della caduta dei gravi. Nella 2° giornata  il moto della Terra e relatività del moto (Gran Naviglio). Giustificazione degli aristotelici: Se la Terra si muovesse realmente allora una pietra lasciata cadere dall’alto di una torre non dovrebbe toccare il suolo perpendicolarmente, ma in un punto leggermente spostato verso occidente, inoltre se in una nave ferma si fa cadere una pietra dalla cima dell’albero essa cade al piede dell’albero perpendicolarmente, se la nave però è in movimento cade lontano seguendo una linea obliqua verso poppa. La stessa cosa se si suppone che la Terra è in moto, dovrebbe quindi accadere, per una pietra dall’alto di una torre. Poiché ciò che non si verifica ne consegue che la Terra è ferma e non in moto. BERTOLD BREK (drammaturgo tedesco che fa raccolta della vita di Galileo) Delle volte un’ipotesi più forte della teoria, lo scienziato deve sempre esprimere il suo pensiero e ipotizzando si potrà avere una configurazione visiva della realtà. Una teoria non è sempre vera, ha bisogno sempre di eventuali rivisitazioni, di nuove menti. L’astronomia da Aristotele a Keplero ARISTOTELE, TOLOMEO, COPERNICO, TYCHO BRAHE E KEPLERO ARISTOTELE Nella cosmologia aristotelica i corpi celesti erano incastonati in sfere cristalline che ruotano di moto circolare uniforme intorno alla terra, posta al centro dell’universo. Il movimento composto delle varie sfere rende ragione del moto apparente dei pianeti. TOLOMEO Immagina che i pianeti si muovano liberamente di moto circolare uniforme, intorno ad un punto che a sua volta è in rotazione intorno alla Terra. E quindi il cerchio descritto dal pianeta si chiama epiciclo, mentre il cerchio descritto dal centro dell’epiciclo si chiama deferente (sembra volesse spiegare le variazioni di luminosità dei pianeti). COPERNICO Introduce la teoria eliocentrica secondo cui la Terra, insieme agli altri pianeti, ruota sempre di moto circolare uniforme intorno al Sole, posto al centro dell’universo. TYCHO BRAHE Lock studia l’uomo come ente dotato di sensi, perché è induttivo, quindi da importanza alla conoscenza sensibile, ma anche a quella razionale. Il valore assegnato all’uomo è quello di uomo dotato di ragione e linguaggio ed è per questo che sarà il filosofo del linguaggio. Riguardo la pace lui scrive il Saggio sulla Tolleranza (1667). Ogni suo scritto ci da l’idea del suo essere il nuovo filosofo empirista moderno. Scrive il Saggio sull’Intelletto umano (se si vuole spiegare la teoria della conoscenza). Da Londra si sposta in Francia alla ricerca di un clima mite, importante poiché studierà Cartesio (e non solo), conoscerà gli ugonotti e si troverà a fare considerazioni nel suo saggio sulla Tolleranza sulla necessità che lo Stato non perseguiti una diversità religiosa. Lock è in Francia nel periodo di Luigi XIV (considerato un politico assoluto che non ha avuto nessun problema a dichiarare di essere il Re Sole, centro vitale del mondo, introducendo una politica restrittiva). Da questa vicenda Lock rimane colpito e dice che la fede non deve interferire con la politica e che lo Stato non deve creare discriminazione sociale. Lui dice che un atteggiamento cattolico del mondo pretende la volontà di dominare la propria visione politica/religiosa, impedendo di poter esercitare la libertà religiosa dell’uomo. Lock dice che il fideismo (essere dogmatici, accettare una fede) non permette all’uomo di utilizzare la propria ragione. È come se la diversità religiosa venga tollerata, ma lo Stato si debba occupare di tutto ciò che è terreno. Lui fonda quindi il valore di uno Stato laico che comunque deve rispettare le libertà religiose, ma denunciare atteggiamenti irrazionali nati da posizioni religiose rigide (dogmatiche). Negli scritti di Parigi riesce a trovare una possibile soluzione al rapporto fede-ragione. Poi torna a Londra e scrive saggi politici (81-90) che si chiameranno “trattati sul governo”. Dal conte Shrewsbury (Sciartesbury) viene condannato per tradimento, scappa e se ne va in Olanda (essa era una falsa Repubblica, ci si poteva rifugiare perché sembrava fosse evoluta, nel tentativo di vedersi riconosciuta la libertà di pensiero). Lock però compie un errore, dovrà vivere appartato con una falsa identità per evitare l’estradizione politica. Continuerà comunque a professare libertà politica, religiosa e civile ed è quindi il filosofo del Giusnaturalismo moderno (liberalismo). LE SUE CINQUE ACCEZIONI: è il filosofo del  Giusnaturalismo moderno;  Linguaggio;  Tolleranza;  Empirista moderno;  Metodo induttivo sperimentale. SAGGIO SULL’INTELLETTO UMANO Sembra strano perché essendo empirista ci si aspetta un saggio sulla natura (come Cartesio che essendo razionalista moderno ha scritto il discorso sul metodo, e magari da lui ci si aspettava il saggio sull’intelletto umano). Anche Locke ribadiva il metodo che ricadeva su un’immagine sperimentale della mente umana, quindi è un discorso sul metodo ma da empirista. Il suo obiettivo era quello di indagare l’origine e i limiti (richiedono chiarezza) e la certezza della conoscenza umana. Egli usa un metodo preciso analitico, attento (come Cartesio e quelli moderni, ma anche umanisti e rinascimentali, per rendersi consapevole dei propri limiti, del proprio rapporto col mondo). Anche Locke critica la vecchia filosofia medievale scolastica, quella che diceva che l’uomo era in un’immobilità di pensiero, Dio detta all’uomo le leggi, l’uomo le guarda e contempla. Quella moderna invece stabilisce un nuovo metodo d’indagine (filologia per gli umanisti, razionalismo per Cartesio, metodo sperimentale per gli scienziati, metodo empiristico già annunciato da Telesio per quello di Lock). Anche Locke critica il principio di autorità di Aristotele, la mente astratta (come Bacone “pars destruens”, parte distributiva, ovvero un sapere che parte dalla natura per spiegare la realtà, o con Telesio “Iuxta Propria Principia). Locke preferiva le materie scientifiche poiché gli sembravano più collegate con la natura, rispetto allo studio teorico che è distaccato dall’esperienza. Egli non amava un sapere ripetitivo, perché dava importanza all’esperienza. In relazione a questo ha elaborato una psicologia dei processi mentali. Essa è un manifesto meraviglioso di tutto il modo con cui noi creiamo le nostre idee (anche Aristotele lo aveva fatto quando parlava di logica a priori e a posteriori, la logica del sinolo, della sostanza come materia, come forma, della sostanza come sinolo). La filosofia di Locke mette il punto sull’esperienza e soprattutto sulla mente umana, perché va alla ricerca di un’analisi dettagliata del linguaggio. Si tratta quindi di una logica a posteriori, non a priori o formale: quella a priori ci porta a parlare dell’innatismo (contenuti della mente umana per un razionalista. Nel passato Parmenide, Eraclito, Platone e Aristotele, nell’età moderna Cartesio con la logica a priori). Quella a posteriori con Locke sarà più complessa:  1° libro del saggio sull’intelletto umano: usa una metafora per spiegare l’empirismo moderno, dirà “la conoscenza inizia con l’esperienza” (è la base della conoscenza), e dirà anche che “la mente è una tabula rasa su cui l’esperienza scrive i suo caratteri”. La mente è una tabula rasa, è un foglio bianco, non ha idee innate. Chi è empirista è anche innatista, quindi tutto ciò che posso conoscere necessita dell’esperienza, altrimenti non c’è nessuna idea. Quindi nulla esiste nell’intelletto che prima non sia esistito nei sensi. La mente deve ricevere i dati della conoscenza dall’esterno (non può far a meno dell’esperienza), attraverso i sensi. La mente è passiva fino a quando non riceve dati, quindi solo nella fase iniziale. Poi la mente elabora i dati (vale per contrattualismo, politica, giusnaturalismo, religione). Per un razionalista è il contrario, dice che la mente NON ha bisogno dell’esperienza (come Cartesio con la metafora della cera, dove dice che tutto ciò che è nella mente, era già contenuta li, è un’idea innata, al di là se io vedo la cera in qualità diversa, quindi fredda o calda, non importa, la cera è un’idea innata). Nell’età moderna l’innatismo vs antiinnatismo (empirismo)  Sempre nel 1° libro Locke impiega una critica per smantellare il razionalismo moderno dicendo che “se tutti gli uomini avessero le idee innate fin dalla nascita anche gli indigeni, i primitivi, i pazzi e i bambini dovrebbero aver presente nella mente le idee innate di tutto  ma appunto non è così, nessuno darà la stessa risposta dell’altro. METAFORA DEL MARINAIO DI LOCKE (a inizio saggio) “L’uomo è un marinaio che vive la sua vita nelle acque e può scegliere se vivere in oceano aperto o in prossimità delle coste”. Scandaglio. Strumento per misurare la profondità. Per Locke bisogna vivere in prossimità delle coste (l’esperienza), dove avviene la conoscenza. L’uomo non si può allontanare dalla conoscenza sennò si trova in acque alte, l’intelletto umano se naviga in oceano aperto e profondo, non riuscirebbe mai a toccare il fondo.  perché le questioni sarebbero metafisiche/teologia (tutto ciò che è astratto)  e quindi non indagabili, da evitare. L’uomo quindi utilizza un rasoio di Occam per sfoltire ciò che è inutile (le dispute metafisiche) per concentrarsi invece solo sull’esperienza sensibile da cui parte la conoscenza (che annota le sue leggi sulla tabula rasa della mente umana). La fonte della conoscenza è l’esperienza, la ragione è organizzare i dati dall’esterno. Il rapporto tra i sensi e la ragione, quest’ultima ha un compito attivo (quando poi organizza i dati), inizialmente passivo, certo e vero come per Bacone. La mente (nell’empirismo) non è piena, è una tabula rasa che senza esperienza non può conoscere nulla. Questo nella metafora di Bacone degli animali corrispondeva al ragno (razionalista deduttivo, trae da se la conoscenza) mentre l’altra, la formica (baconiana) sarebbe l’ape (empirista, trascrive i dati della conoscenza).  Le idee derivano dall’esperienza (simbolo dell’empirismo);  Le idee derivano dalla ragione stessa (razionalismo). Locke dice che i sensi ci fanno percepire la realtà e abbiamo: senso interno e esterno, cioè riflessione e sensazione. Questi sono i due modi con cui raccogliamo i dati. Si mettono così insieme sia gli oggetti che cadono sotto la nostra conoscenza con i nostri stati d’animo (che proviamo). Ogni singola informazione della realtà lui la chiama idea semplice. E perché la singola percezione sensibile la chiama idea semplice? Perché se la mente ha un contenuto in sé, questo deriva dall’esperienza e le collega  dice che la mente senza esperienza NON ha nulla, chi crea l’idea semplice è l’esperienza e non la mente. IDEE SEMPLICI ≠ IDEE COMPLESSE Le idee complesse sono la combinazione/ risultato tra le idee semplici (es. metto insieme il sapore aspro + colore giallo + forme e poi dico che sul tavolo c’è un limone  praticamente ho unito informazioni esterne (dati) e le ho unificate in un’altra idea). Quindi l’insieme delle idee semplici. SI possono avere le idee, di tutte le cose, comprese quelle degli stati d’animo (es. la paura genera ansia, sudorazione). ES: felicità = idea complessa (insieme di unione tra idee semplici), rossa = idea semplice, la rosa= idea complessa (concetto logico innato nelle mente per i razionalisti)  se mi stacco dall’esperienza non si ha il concetto di rosa. La sostanza mi dice ciò che è, l’esperienza non lo può fare (perché sennò è metafisico) cioè non si può verificare l’essenza di qualcosa (della rosa ad es.), io vedo questa rosa e ho l’idea di rosa. Fa riferimento ad una rosa della realtà. È sempre la realtà che è il punto di partenza. Per i razionalisti l’essenza è fondamentale, per Locke la sostanza viene svuotata, nella rosa non si vede l’essenza. Locke le idee complesse le classifica in:  Idea di modo: derivano dai sensi, dalla sensazione/riflessione (es. tempo e spazio reali). Spazio reale: relazione tra della distanza degli estremi, tra i corpi. Spazio geometrico: concetto che deriva dalla mente che riesce ad estrarre da quella che è una distanza reale e da essa mi ricavo lo spazio, si parte sempre dall’esperienza;  Idea di relazione: es. relazione tra 2 persone, si elabora partendo dall’esperienza  misurando l’altezza per poi dire la loro relazione che è astratta (es. Giovanni è figlio di Michele);  Idea di sostanza: (la sostanza per razionalisti importante perché è l’essenza) Locke dice che si può ricavare da quello che vedo, però non lo posso verificare nella realtà  quindi l’idea di sostanza è frutto della mente, quindi è astratta, mi limito a quello che vedo con l’esperienza (per un empirista tutto ciò che è metafisico, la forma non si verifica nell’esperienza)  idea di sostanza=idea complessa.
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