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riassunti e schemi su Aristotele seconda parte, Sintesi del corso di Filosofia

riassunti e schemi chiari e completi di aristotele

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019

Caricato il 19/12/2019

MaraB97
MaraB97 🇮🇹

4.3

(30)

78 documenti

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Scarica riassunti e schemi su Aristotele seconda parte e più Sintesi del corso in PDF di Filosofia solo su Docsity! La filosofia prima come scienza dell’ente in quanto ente: L’opera afferma che “tutti gli uomini tendono per natura al sapere” La SAPIENZA:  Ha un compito direttivo rispetto alle altre scienze  Viene caratterizzata come → conoscenza delle cause e dei principi primi Nel libro IV → viene introdotta x la prima volta → idea di scienza dell’ente in quanto ente, e delle proprietà che gli competono in quanto tale. L’ente → possiede molti significati = ovvero si dice in molti modi e sempre in riferimento a un’unità e a una natura determinata → che è la sostanza Aristotele → afferma che: questa scienza si occupa di principi primi e comuni di ogni dimostrazione (es. quello di non-contraddizione → questo, essendo assolutamente primo e perciò implicitamente utilizzato in qualsiasi dimostrazione, non può essere dimostrato direttamente, ma solo per via confutativa e indiretta) La filosofia prima come teologia o scienza divina: Nel libro VI → tripartizione delle scienze teoretiche:  La fisica → si occupa di ciò che non è separato, ma in movimento  La matematica → si occupa di ciò che non è separato, ma immobile  La scienza teologica o divina → si occupa di ciò che è separato e immobile La nuova scienza cercata da Aristotele → descritta solo come un’ontologia generale e come scienza dell’oggetto più elevato: il divino Aristotele inoltre afferma che tale scienza è universale proprio perché prima L’analisi della sostanza: Nel libro VI vengono descritti i significati principali dell’essere: 1. L’essere come accidente 2. L’essere come vero (e il non-essere come falso) 3. L’essere secondo la tavola delle categorie 4. L’essere come potenza e come atto I primi due significati→ meno importanti + vengono messi da parte attenzione particolare → agli ultimi due → in particolare alla sostanza Esistono due criteri di fondo che la sostanza deve avere: 1. Deve essere oggetto o sostrato → deve ricevere predicazioni e non essere predicato di qualcos’altro 2. Deve essere un qualcosa di determinato e capace di sussistere autonomamente 1 Esistono vari pretendenti x ricoprire il posto di sostanza:  Materia  Forma  Materia + forma (il sinolo)  Genere  Specie I primi tre→riscontrabili in tutti gli enti ≠ ultimi due → concetti predicabili di più realtà(universali) Interrogativo →tra questi cosa può essere chiamato sostanza ???  Genere e specie → esclusi perché si predicano di altro → quindi violano il primo criterio  di conseguenza x Aristotele → gli universali non possono essere sostanze  Materia → risponde al primo criterio (perché è il sostrato che riceve ogni forma e che sottende ogni cambiamento) MA non soddisfa il secondo (perché la materia non può sussistere senza forma ed è indeterminata e indefinita)  Restano → forma e composto (entrambi potrebbero essere definiti sostanza) MA siccome ogni composto è ciò che è in virtù della propria forma → la forma potrà essere considerata sostanza con maggior diritto del composto Aristotele afferma che→il livello della vera realtà non è dato da idee o forme separate MA da  sostanze “separate” = capaci di sussistere individualmente in modo determinato Aristotele →esclude che le forme possano essere comuni a più individui Ogni ente ha una materia e una forma proprie →perciò → ciò che è comune alle varie sostanze è che qualcosa funga da principio materiale e qualcosa da principio formale. Aristotele → prende in considerazione la coppia potenza e atto → afferma che l’anteriorità temporale della potenza sull’atto ha senso solo se si considera l’individuo MA in generale  è l’atto a precedere la potenza sia a livello logico-ontologico (poiché nessun processo potrebbe aver inizio alla pura potenza) sia x quel che riguarda la specie (le specie sono eterne: non c’è stato mai un primo uomo, ma esiste da sempre, in atto, la specie umana) Il divino come pensiero di pensiero: Nel libro XII → Aristotele parla del divino→partendo da un dato fisico  dal moto eterno dei cieli Poiché tutto ciò che si muove → è sempre mosso da altro  risulta necessario trovare le cause di questo movimento (che non possono essere infinite)  bisognerà fermarsi a un primo motore immobile (che muova senza essere mosso da altro) Siccome l’effetto (il moto celeste) è → eterno e continuo → il motore dovrà essere pura attività o puro atto, priva di potenza Questa attività eterna e continua  identificata da Aristotele con : il pensiero. Il PENSIERO  non può avere un contenuto diverso da sé, perché sarebbe in potenza nei confronti di questo possibile oggetto di conoscenza (e noi abbiamo già escluso in precedenza la presenza nel divino di qualsiasi forma di potenzialità) 2 La felicità speculativa → superiore → perché è più autosufficiente e meno legata alle condizioni esteriori (la speculazione basta a sé stessa) ≠ i progetti politici → essere frustrati dalle condizioni oggettive Per dedicarsi alla speculazione → bisogno di alcune condizioni minimali esterne: a) Non bisogna essere indigenti (chi si preoccupa della sopravvivenza, difficilmente troverà il tempo per darsi alla speculazione) b) Non bisogna avere preoccupazioni familiari c) Bisogna avere un minimo di ricchezze e schiavi d) Bisogna poter contare su buoni amici Per Aristotele → ricchezza, salute, piaceri→ concorrono alla felicità MA in modo subordinato a forme maggiori di felicità. Aristotele → non condanna/disprezza: condizioni materiali, passioni e ricchezze  devono essere riposizionate prospetticamente verso la forma più specificatamente umana della felicità Questo dipende da come li si usa → perché la felicità sta nell’agire e non nel possesso = accumulare ricchezze in vista della ricchezza stessa, non procura felicità ≠ spendere ricchezze per garantirsi la possibilità di portare a termine le opere corrispondenti alla propria virtù o disposizione, può procurare molta felicità + quando la ricchezza assicura la condizione ideale per dedicarsi alla vita speculativa. Se ci sono più virtù, la felicità più piena riguarda la virtù migliore, più perfetta. Virtù etiche e virtù dianoetiche: Le virtù dell’anima razionale → divisibili in due gruppi: 1. Quelle che appartengono all’anima razionale → virtù dianoetiche 2. Quelle che appartengono alla parte appetitiva dell’anima → virtù etiche Secondo Aristotele → noi scegliamo tra ciò che la ragione ci propone: l’etica aristotelica = forma di intellettualismo Virtù etica = stato abituale (una disposizione) che produce scelte, consiste in una medietà rispetto a noi. Per Aristotele → la virtù non è innata, ma è frutto delle abitudini e dell’educazione (fin dall’infanzia)  è infatti la ripetizione abituale di determinati atti a creare quella data disposizione che è la virtù. Perciò potremmo dire che  le virtù sono disposizioni stabili del carattere. Ogni virtù presuppone→ medietà (ovvero si colloca fra l’eccesso e il difetto) MA Aristotele non intende dire che la virtù = in mezzo tra due vizi opposti MA che NON esistono modelli assoluti di virtù + il comportamento corretto va sempre valutato in base alle circostanze affettive. La virtù consiste → capacità di dare risposte adeguate, misurate, calibrate sugli eventi  uno stesso atto può essere → vizio o scelta saggia ( a seconda delle circostanze) 5 Siccome→ l’etica di Aristotele non fa riferimento a norme oggettive→ il criterio del comportamento → è l’ipotizzare come si comporterebbe, con equilibrio →un saggio, in quella data circostanza. Aristotele distingue fra la saggezza (si ha a che fare con la conoscenza di ciò che può essere fatto dall’uomo) e la sapienza ( si ha a che fare con la conoscenza disinteressata della realtà, oggetto di conoscenza teoretica  quindi la loro differenza dipende dagli oggetti Il ruolo della saggezza è fondamentale → essa permette di deliberare in modo corretto rispetto ai beni che possono essere conseguiti con l’azione → permette il compimento e il perfezionamento di ogni altra virtù. Anche la saggezza si apprende→ tramite l’insegnamento, attraverso l’esperienza di vita Il vero fulcro dell’etica aristotelica è il saggio, colui che sa come comportarsi nelle varie situazioni. Lo Stato e la realizzazione dell’individuo: la Politica: Aristotele → il fine dello Stato  analogo a quello di ciascun individuo = la piena realizzazione di sé Aristotele non crede a → ideale platonico di → re filosofi Aristotele cerca → connessione tra etica e politica → connessione che recupera → attribuendo allo Stato la funzione di educare i cittadini alla virtù Lo Stato come comunità naturale: Lo Stato/ la società → hanno un’origine naturale → l’uomo è per natura → animale sociale o politico Lo Stato è → qualcosa di più di una semplice forma di vita associata  presuppone la condizione di certe scelte, criteri di comportamento, e del fine. Lo Stato = risultato storico di forme crescenti di aggregazione, che partono dalla famiglia e passano per il villaggio. L’orizzonte di riferimento della riflessione di Aristotele è la polis = la città stato. La schiavitù è giustificata sulla base dell’assunto →x cui gli schiavi sono incapaci di deliberare razionalmente perciò→ devono dipendere dal loro padrone → questa argomentazione si applica ai barbari, ovvero ai “non-greci”. Aristotele ammette che possa esistere una schiavitù ingiusta come quando sono ridotti in tale stato i prigionieri di guerra. Nell’ambito della politica→ il pensiero di Aristotele si differenzia da quello di Platone  punti di dissenso: proprietà privata e la famiglia. Platone aveva proposto l’abolizione di entrambe. Aristotele invece difende la proprietà privata → sulla base della tesi x cui i beni comuni vengono ritenuti beni di nessuno, e in quanto tali vengono abbandonati alla trascuratezza. La famiglia costituisce x Aristotele il nucleo naturale di sviluppo dello Stato. 6 Le forme di governo: Le forme di governo → sei (divise in tre coppie a seconda del numero di coloro che esercitano il potere). Ogni coppia → costituita da una forma corretta (potere esercitato nell’interesse comune) e forma degenerata (interesse di chi lo detiene): A. La monarchia (governo del singolo nell’interesse di tutti) // la tirannide (regime di un singolo che governa nel proprio interesse) B. L’aristocrazia (governo di pochi, nell’interesse comune) // l’oligarchia (governo di pochi, nell’interesse di quegli stessi molti che lo detengono) C. La politeia (governo di molti nell’interesse comune) // la democrazia (governo di molti x il vantaggio di quegli stessi molti che lo detengono) Aristotele non indica quale costituzione possa essere la migliore in astratto, ovvero in ogni tempo. Tutte le forme potrebbero funzionare, a patto che il singolo o i gruppi che detengono il potere esprimano la parte migliore di quello Stato. Le preferenze di Aristotele sono l’aristocrazia ma è estremamente difficile che accada. È preferibile in concreto la politeia  prevede la partecipazione di tutti i cittadini alle assemblee o all’esercizio del potere giudiziario + tra tutti i cittadini, solo quelli migliori sono chiamati alle cariche di governo. Aristoele ritiene che le assemblee possano prendere decisioni corrette e migliori di quelle dei singoli  perché l’unione delle virtù supplisce alle mancanze individuali. La retorica e la poetica: La suddivisone aristotelica delle scienze → la retorica e la poetica  rientrano tra le scienze poietiche (quelle finalizzate alla produzione di qualcosa) La retorica → si ricollega alla politica. Il suo scopo = produrre discorsi persuasivi (sono di tre tipi): 1. Deliberativi (discorsi da tenere nelle assemblee) 2. Giudiziari (discorsi da tenere nei tribunali) 3. Epidittici (discorsi celebrativi di personalità o eventi della città) Per ottenere la persuasione→ servono argomenti convincenti o risorse persuasive ( x esempio la capacità dell’oratore). La retorica → legata alla dialettica  poiché l’oratore deve esibire un impianto logico coerente, partendo da premesse condivise da coloro ai quali si rivolge + avvalendosi di sillogismi retorici. Aristotele concorda con Platone nel dire→ l’arte è imitazione l’imitazione è x Ari → del tutto naturale + ha un valore cognitivo fondamentale  impariamo moltissimo attraverso l’imitazione = è una forma di apprendimento che procura piacere. Anche l’imitazione artistica  ha un valore cognitivo. 7
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