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riassunti esame linguistica francese 1, Sintesi del corso di Lingua Francese

riassunti dispense esame lingua francese1

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Scarica riassunti esame linguistica francese 1 e più Sintesi del corso in PDF di Lingua Francese solo su Docsity! LINGUISTICA FRANCESE 1 STORIA DELLA LINGUA Il francese non è sempre esistito, la sua nascita resta nel mistero, nell’antichità è stato influenzato da numerose popolazioni e quello che conosciamo ora è il risultato di queste contaminazioni. Parliamo di evoluzione FONETICA quando una parola non si pronuncia più nello stesso modo di come si pronunciava in francese antico (mutare- mudhare-mudher-muer(che in passato si pronunciava facendo sentire la –r finale)). Parliamo invece di evoluzione SEMANTICA quando cambia il significato di una parola durante la sua evoluzione (caput, formale, oggi chef- testa, in latino parola familiare, oggi tete che porta in se sia il significato di chef che quello di testa). La storia della lingua dipende prima di tutto dalle popolazioni che la parlano (o parlavano). Le popolazioni che hanno in qualche modo influenzato la lingua francese possono essere riassunte in 10 punti: 1. PRIMA DEGLI INDOEUROPEI-prima del VIII sec a.C- delle popolazioni celte che venivano dalla zona dell’attuale Germania popolano i territori francesi a partire dal I millennio a.C e parlano il gallico (gaulois). Questa lingua rimane un mistero, loro si insediano in Francia tra il 700 e il 500 a.C ma non bisogna credere che prima non ci fosse nessuno. Le popolazioni presenti erano gli iberi, i liguri e gli aquitani (baschi), quest’ultima lingua è l’unica che ancora è parlata nel territorio francese. 2. DAI GALLI AI ROMANI-Fino al VI sec d.C- Il gallico non ha lasciato molte tracce scritte, una sessantina gli scritti ritrovati che però non lasciano capire molto di questa lingua. Ma sappiamo che questa lingua è molto prossima al bretone, anche se non possiamo dire che il bretone sia discendente dal gallico perché la zone della Bretagna è stata popolata da altri celti nei secoli 5/6 d.C. Il bretone attuale è il risultato del celtico insulare, di quello continentale e del contatto con il latino. Naturalmente il latino non ha rimpiazzato questa lingua da un giorno all’altro, i primi ad apprendere il latino sono stati i nobili ed i mercanti, per motivi economici e sociali quindi la latinizzazione tocca solo alcuni ceti, mentre il gallico rimaneva la lingua del popolo. Alla fine del VI secolo il gallico aveva smesso di esistere ma lascia nel francese alcune parole come ad esempio bec, boue, chemin, mouton, in totale le parole galliche nel francese attuale sono 71. Una parola che rimane e necessita particolare attenzione è “lieue” (la lega), i galli nonostante la conquista romana avevano continuato ad usare il loro sistema di misura senza adottare le miglia romane, questa parola appare nel francese attuale solo in alcune espressioni fisse come ad esempio “les bottes de sept lieues”. Un altro fattore che sottolinea il passaggio gallico della lingua è la toponomastica, i nomi delle città costituiscono la fonte più grande per la conoscenza della vita e della lingua gallica. I galli conoscevano 4 tipi di città differenti, e si differnziavano appunto grazie a suffissi o altri termini specifici. Ad esempio troviamo – donum/dorum/rato per i luoghi difensivi, -magus per i luoghi di commercio, -nemeto per i luoghi sacri e –lano in alcune situazioni particolari. (Alcune città antiche che conservano il loro nome, influenzato da quello dei popoli che le abitavano sono: Samarobriva-Ambiani-Amiens/ Juliomagus-Andecavi-Angers/ Divona- Cadurci-Cahors).Anche il nome Parigi ha a che fare con i galli, viene infatti dal popolo dei parisii, che vivevano in una piccola isola nella Senna (Lutetia). I nomi originari delle città sono andati persi a causa delle invasioni barbariche, che hanno portato nuovi nomi alle città conquistate. I Greci avevano fondato delle colonie in questi territori e quindi molti nomi di città sono di origine greca o latina (Nice-Nikaia/ Antibes-Antipolis, la ville en face de Nice). I Greci portano l’alfabeto e Marsigli diventa addirittura città trilingue (celtico greco e latino). 3. INVASIONI BARBARICHE INFLUENZA LINGUE GERMANICHE-II-VI sec-Due elementi fondamentali per lo sviluppo del francese sono in questo periodo: invasioni germaniche e diffusione del cristianesimo. Una zona che resiste alle influenze germaniche è la Provenza, la prima provincia romana, chiamata anticamente provincia Narbonensis, in questa zona i romani avevano portato il latino già dal 120 a.C. I popoli germanici che invasero la Gallia sono Franchi, Visigoti e Burgundi. I più importanti dal punto di vista dell’influenza sulla lingua e sulla storia francese sono i Franchi che erano presenti sul suolo gallico già da molto tempo, si erano arruolati come mercenari nell’esercito gallo-romano, si erano infiltrati ed avevano iniziato a coltivare i territori deserti, questa popolazione aveva quindi dei rapporti quotidiani con i gallo- romani. La zona di influenza maggiore è il nord della Francia attuale. I visigoti (avevano preso Roma nel 410) avevano occupato il sud della Gallia ma cento anni più tardi il re franco estenderà il suo potere al loro territorio. I Burgundi erano stati collocati nella zona della Savoia. Questa convivenza di vari popoli è responsabile della divisione dialettale che si forma: al nord si forma la lingua d’oil, questa zona corrisponde ai territori dei franchi ed è quindi la più influenzata dal punto di vista linguistico da questa popolazione, al sud di parla lingua d’oc e in una zona intermediaria si parla il francoprovenzale che contiene influenze delle prime due lingue. La zona sud, e quindi la lingua d’oc, non vengono influenzate dalla permanenza visigota perché fortemente romanizzate. Anche il latino parlato in Gallia era molto diverso da quello di Roma, e cambiava da regione a regione, secondo varie influenze e varie pronunce, la lingua comune era un latino mescolato al gallico e al germanico. Molte parole francesi di origine germanica vengono introdotte nella lingua anche prima dell’invasione dei franchi (questo sottolinea “un’invasione” culturale dei franchi anche prima della loro invasione vera e propria), queste parole sono legate ad aspetti culturali come la guerra e la cavalleria (bande, baron) la vita nei campi (blé, bois) la vita artigianale (étai, futre) la vita marittima (bouée, écume) i colori (blanc, bleu) e la vita domestica (banc, beignet, bille). francese. La prima grammatica francese viene scritta da un inglese, John Palsgrave nel 1530 e la giustizia parla francese fino al 1371. Il vocabolario inglese è pieno di parole di origine francese che sono arrivate in Inghilterra grazie ai normanni, spesso corrispondono a usi più ricercati o specializzati (to combat-to fight/ to conceal-to hide/ to perish-to die). I normanni hanno da subito abbandonato il loro linguaggio per il francese, questo dunque è sparito, perché la nuova generazione nata in territorio francese non l’ha mai imparato, ci rimangono solo alcune testimonianze di vocaboli in ambito marittimo. 6. FRAMMENTAZIONE DIALETTALE-IL FRANCESE MEDIEVALE- V-XII SEC- durante il medioevo si producono numerosi dialetti tutti molto differenti tra di loro a causa della frammentazione della vita feudale, non ci sono dei limiti precisi da poter stabilire, dipendeva molto dalla geografia e dalle vie di comunicazione presenti. Questi si diffondono perché il latino era una lingua colta e il francese stava conquistando le funzioni alte. Il francese non era altro che un dialetto come tanti altri ma c’è un evento importante per la diffusione di questo dialetto, l’elezione di Ugo Capeto come re di Francia nel 987, lui era il duce dell’ile-de-France, il suo regno è molto piccolo ma tra lui e l’elezione di Filippo Augusto nel 1180 il regno si ingrandisce molto. Ci sono varie motivazioni per cui il dialetto parlato a Parigi diventerà poi la lingua comune, un elemento importante è la posizione geografica favorevole grazie alla vicinanza di tre fiumi (Senna,Oise,Marna), altre motivazioni importanti sono quelle economiche, Parigi si trovava infatti in una zona economicamente sviluppata, e culturali. Alla fine del XI sec intorno a Parigi si diffonderà infatti la letteratura delle canzoni di gesta e dell’amor cortese. L’ideale comune è quello di voler parlare come a Parigi, perché qui si parlava la lingua della corte, da qui nasce il movimento che rifiutando le lingue locali fa del francese la lingua comune a tutta la Francia. 7. AFFERMAZIONE DEL FRANCESE- RE FRANCESCO I -1539- durante tutto il medioevo l’insegnamento è in latino, alla Sorbonne di Parigi gli studenti devono sostenere una tesi in latino, ma nel 1530 Francesco I crea il “College des trois langues” dove si insegnano appunto tre lingue concorrenti l’ebreo il greco e anche il latino, un esempio molto importante legato a questa scuola è quello di Charles Rollin, un professore che insegnerà in francese e spiegherà gli autori francesi, mentre il latino sarà considerato lingua straniera. Per la prima volta il mondo del sapere prende le distanze dalla chiesa e riconosce il francese come lingua del sapere. Il francese rimpiazza il latino nella vita amministrativa a partire dal 1539 con l’ordinanza di Villers-Cotterets voluta da Francesco I in cui si dichiara che tutti gli atti devono essere scritti in francese per evitare ogni tipo di fraintendimento. Infatti già dal XIII sec si era iniziato a non utilizzare il latino ma i dialetti, questi portavano però una grande confusione, per questo oltre al latino vengono vietati i dialetti negli atti ufficiali. Francesco I non si pone il problema dell’unificazione linguistica ma soprattutto un problema politico, vuole gettare le basi di un potere forte e per farlo deve limitare il potere della chiesa che si esprimeva in latino. In questo periodo (rinascimento) molti altri campi si aprono al francese grazie ad alcune opere: -in geografia, Bref recit de la navigation faicte es isles de Canada (Cartier) – Ambroise Parè usa il francese per far conoscere a tutte le innovazioni nel campo della medicina- in astrologia Propheties (Nostradamus) che usa un francese criptico e oscuro – Du Bellay scrive Defense et illustratione de la langue francaise 1549, in questo periodo i letterati sono preoccupati ed impegnati nella difesa del francese. Nel 1550, per la prima volta in francese, viene scritta una grammatica della lingua francese da Lyonnais Meigret, in questa grammatica egli distingue “bon et mauvais usage” della lingua. All’epoca c’era una grande confusione sulla pronuncia delle parole, la regola alla fine del XII sec era che la lettera finale di una parola si pronunciava solo se la parola seguente cominciava con una vocale, è in questo periodo che inizia il fenomeno che noi oggi conosciamo come liaison. Ma oggi non è sempre così, in parole come bac o bonheur la consonante finale si pronuncia sempre, mentre in trop e petit questa si pronuncia solo in caso di liaison. Per scoprire perché è nata questa differenziazione attuale bisogna tornare al punto di rottura nel XVI sec, in questo periodo viene reintrodotta la pronuncia delle vocali finali ma ogni parola ha una storia particolare. Ad esempio si raccomandava di dire mouchoi per mouchoir e tiroi per tiroir. Tuttavia è molto difficile imporre una pronuncia che poi andrà a scontrarsi con le tendenze dei parlanti. Nel XVI sec si precisa la tendenza iniziata precedentemente di non pronunciare le e alla fine delle parole, la e diventa muta e questo favorisce la pronuncia della r in parole come faire o dire in cui quest’ultima diventa consonante finale. In questo stesso periodo si fissa in francese l’uso della doppia negazione ne/pas, differentemente dalle altre lingue neolatine o dal fracese antico in cui la negazione semplice bastava. In francese antico si usava inizialmente la negazione “non” che poi diventa “ne” usata nella forma semplice ne-verbo, si trovano anche degli esempi in cui questo ne veniva rafforzato da un altro termine di negazione come ad esempio pas/mie/goutte/point. Successivamente pas sostituirà tutte le altre forme. L’uso del francese in nuovi ambiti spinge i letterati a fissare l’ortografia ed a cercare nuovi vocaboli per arricchire il lessico. Infatti il XVI sec è un periodo in cui il vocabolario francese si arricchisce di molte nuove parole, Ronsard scrive che più parole ci saranno più la lingua sarà perfetta. La fonte più grande di nuovi vocaboli è l’italiano, che in quel periodo è alla moda specialmente alla corte e grazie all’influenza di Caterina de Medici. Il fenomeno che nasce da questo arricchimento è la presenza di parole doppie nel vocabolario che hanno la stessa origine come ad esempio: camp/champ da Campus o acre/aigre da Acer. 8. LE BON USAGE- CODIFICAZIONE - XVII-XVIII SEC- finita la fase di arricchimento della lingua si passa ora ad una fase di codificazione e regolazione della lingua, che diventa un affare di stato. La lingua è uno strumento di centralizzazione politica. Il centralismo è un sistema politico in cui il potere è concentrato negli organismi centrali dello stato e che mira ad annullare il potere delle province. Nel 1635 proprio per questo motivo Richelieu fonda l’academie francaise che ha il compito di sorvegliare, controllare ed elaborare una grammatica della lingua. Nel periodo della nascita di quest’accademia in Francia c’è una divisione tra corte (modernista) e parlamento (conservatore), questa divergenza si trasporta anche sul livello linguistico e Richelieu comprende l’importanza di questo dibattito che diventa quasi legislativo. Vaugelas è l’incaricato per la formazione di un vocabolario della lingua francese, ma muore troppo presto. Il primo Dictionnaire de l’acedemie viene pubblicato nel 1694. Questo dizionario è un dizionario dell’uso della lingua, non l’uso comune ma il “bel usage” della corte, dei salotti intellettuali (hotel de Rambouillet). Per questo motivo vengono eliminate da questo dizionario delle parole considerate volgari o ormai “démodée” (angoisse, immense, épingle). Il dizionario conteneva 24 000 parole ordinate per origine, a partire dall’edizione successiva sarà usato l’ordine alfabetico. L’académie l’8 maggio 1673 decide di imporre una grafia a tutti, eliminando il disordine che si era creato nei secoli, si preferiscono le forma arcaizzanti con consonanti superflue: corps, temps etc. ma ci sono anche delle concessioni più moderne come devoir invece che debvoir o fevrier invece di febvrier. Inoltre cercano anche di fissare ed imporre la stessa pronuncia: asperge e non asparge, guérir e non guarir marquer e non merquer. Si cerca di dare dei sensi più specifici alle parole come ad esempio la differenza tra dormir e sommeiller, si fa in modo che con la lingua francese si possano esprimere tutti i pensieri umani. A partire dal 1660 cambia il pensiero dei filosofi, che vogliono ritrovare grazie alla lingua la ragione universale. Nel 1660 viene pubblicata la grammatica di Port-Royal, una grammatica filosofica e non d’uso, la ragione si contrappone al “bon usage”. Questa grammatica non vuole solo descrivere ma anche spiegare e si inserisce per la prima volta la prospettiva storica delle eccezioni alla regola. Ma in questo contesto comunque non tutti sapevano parlare francese, dal 1539 questo era diventato solo una nuova lingua scritta che sostituiva il latino, ma la gente parlava ancora in dialetto, soprattutto nelle campagne. Questa è la situazione che emerge nel contesto della Rivoluzione Francese. Per capire quale fosse la situazione linguistica francese l’abbé Gregoire decide nel 1790 di fare quella che passa come la prima inchiesta linguistica della storia, questa comprendeva 43 domande sulla lingua. Da questa ricerca emerge che 6 milioni di francesi non conoscono la lingua nazionale, altri 6 non sono in grado di sostenere una conversazione e solo 3 milioni conoscono il francese, inoltre emergono quasi 30 dialetti differenti. Nelle risposte inoltre sorprendono delle lettere di richiesta da parte dei cittadini di organizzare dei corsi per l’insegnamento della lingua nazionale nelle province. Nel 1794 l’abbé Gregoire chiede alla convenzione che siano prese delle misure per risolvere la questione linguistica, come ad esempio degli opuscoli o delle canzoni in francese da far arrivare nelle province, inoltre i futuri sposi dovevano saper parlare e scrivere in francese prima di potersi sposare. I rivoluzionari spinti dall’abbé Gregoire volevano istituire in ogni comune una scuola primaria in francese, ma non c’erano abbastanza persone in grado di insegnare il francese, vengono così create delle scuole per formarei professori. In questo periodo le università rimangono wallon, il bourguignon, il berrichon ecc. In generale quelli del nord e quelli dell’est sono quelli che si differenziano maggiormente dal francese. I dialetti sono progressivamente diminuiti dal 1815 a causa di varie misure a difesa dell’unificazione della lingua, e le persone che erano bilingue hanno iniziato a parlare unicamente il francese. Naturalmente è molto più semplice eliminare il dialetto dalla forma scritta, uguale per tutti, che dal parlato, in quello rimango infatti molte varianti di pronuncia. Non possiamo parlare di un francese unico ed uguale per tutti, ma di varianti. Bisogna però fare una distinzione tra dialetti, che non sono francese ma sono forme derivate dal latino, e francese regionale, ovvero le varianti delle regioni francesi in cui esistono diverse pronunce. Le differenze regionali che si sentono chiaramente sono influenzate anche dall’età del parlante, dalla sua scolarizzazione e dal contesto sociale in cui vive e lavora. Per parlare della diversità della lingua bisogna partire dall’influenza di Parigi che da sempre ha influenzato il paese e che dall’elezione di Ugo Capeto non ha mai smesso di perdere la sua importanza ne dal punto di vista politico ne dal punto di vista della lingua. Le differenze regionali della lingua si percepiscono specialmente nella scelta delle parole e del significato ad esse attribuito, ad esempio “linge” a Parigi sono tutti gli oggetti domestici in tessuto mentre in Savoia linge = serviette de toilette. In generale quindi noi adattiamo il nostro vocabolario alla zona in cui siamo ma ci sono dei termini, specialmente nell’ambito della cucina e della casa, che sono diversi da regione a regione e che rimangono nella nostra testa così come li impariamo da piccoli nella nostra regione natale. Ad esempio a Parigi “diner” è la cena, ma in alcune zone del sud è il pranzo e ci si riferisce alla cena come “souper”, questo può provocare dei malintesi ma può anche farci capire da dove viene quella persona. Inoltre molte parole che crediamo di origine puramente francese sono in realtà parole di origine dialettale che sono state portate nel francese, la maggior parte sono di origine provenzale, ad esempio troviamo nel vocabolario parole come: boulanger, casserole, brusquer, maquiller, dupe, égrillard ecc. da un’inchiesta emerge inoltre che per un gesto quotidiano e semplice come quello di preparare l’insalata molte famiglie usano termini diversi: touiller, brasser, tourner ecc. il verbo più usato è tourner. Lo stesso accade per la grammatica, in alcune zone si usano più alcune forme verbali ed in altre forme diverse (passé composé/surcomposé), il surcomposé è più usato nella zona d’oc mentre in quella d’oil non si usa e si preferisce il passé composé. Anche per quanto riguarda la pronuncia esistono molte differenze, ma in linguistica l’accento è propriamente la realizzazione di una sillaba con più forza rispetto ad un’altra. Nella frase “un grand pain rond” ci sono 4 vocali nasali, diverse da vocali orali come ad esempio quelle di “paix” o “rot”, questa distinzione tra orali e nasali è compresa ed usata da tutti quelli che parlano francese, ma con delle differenze. Da alcune generazioni infatti non si distingue più la differenza tra la nasale di “un” e quella di “pain” e questo può portare a delle incomprensioni. Tutti i parlanti francesi non distinguono lo stesso numero di vocali, alcuni 3, altri 4 o addirittura 5/6. Si riconoscono 5 nasali in zone come Champagne e nel centro in generale mentre se ne riconoscono addirittura 6 in alcune parti della zona d’oil. Nella zona meridionale le vocali nasali sono accompagnate da un suono –ng, come ad esempio “tu vieng” “il est brung” ecc. Il francese ha perso la sua posizione di privilegio internazionale, presa dall’inglese, per questo nel 1966 il generale de Gaulle ha creato l’Haut Comité de la langue francaise, per difendere l’espansione della lingua. L’inglese è diventata la lingua unica della ricerca scientifica mondiale, tanto che anche quando i congressi sono in Francia non si usa il francese ma l’inglese, soprattutto quando si parla di fisica chimica o astronautica. Per quanto riguarda le scienze umane la situazione è meno catastrofica, ma in ogni caso i congressi in cui si utilizza il francese sono considerati molto rari. A partire dal medioevo il francese si è esteso oltre le frontiere del paese e fino alla prima guerra mondiale è rimasto come lingua della diplomazia e dell’alta società, inoltre nel corso del XIX sec la Francia si è lanciata alla conquista di territori lontani, questo ha portato anche all’espansione dell’uso della lingua francese. Il francese oggi quindi non occupa più una posizione di importanza internazionale ma è comunque lingua ufficiale in importanti organizzazioni come l’ONU e l’UNESCO. Non è stata quindi del tutto eliminata ma la sua situazione è precaria. Il francese inoltre è molto presente nelle altre lingue straniere. Possiamo costatare anche che il francese è presente su 5 continenti ma bisogna distinguere in paesi in cui è lingua ufficiale, paesi in cui è largamente usata dagli abitanti anche non essendolo e paesi in cui è la lingua ufficiale ma non viene usata dalla popolazione. Non possiamo sapere con esattezza quanti siano i francofoni nel mondo ma nel 1986 si stimavano 140 milioni di persone. Ad oggi possiamo indicarne 10 milioni in Europa (no Francia) 15 milioni tra l’Africa del nord ed il medio oriente, 7 milioni per l’Africa nera e 4 per il resto del mondo. Ma le cifre sono spesso variabili e non precise. In Europa, oltre alla Francia, il francese è usato in Belgio ed in Svizzera. Il Belgio si è formato nel 1830, qui la situazione linguistica è abbastanza complicata, il paese era infatti già diviso in due con al nord la parte germanica “Flandre” e al sud la parte romanza “Wallonie”. Il francese però si è diffuso in entrambe le regioni linguistiche diventando una lingua molto importante nella società. Oggi il francese si usa in tutta la zona della Vallonia e nella parte delle Fiandre a Bruxelles. L’accento belga è facilmente identificabile ma cambia da una zona all’altra del paese, in generale in Belgio troviamo: la distinzione delle vocali nasali, la differenza nella pronuncia di alcune vocali a secondan della lunghezza (pate/patte), l’articolazione delle parole in due sillabe (lion, bouée ecc), la tendenza a far diventare sorde len vocali finali. Alcuni di questi tratti sono nati proprio in Belgio. Il francese è parlato anche in Svizzera, qui la lingua non è molto diversa da quella parlata in Francia, la frontiera tra i due paesi è politica ma non linguistica. Il francese parlato in Svizzera ha quindi solo alcuni tratti caratteristici che sono comunque condivisi dalle altre regioni francofone circostanti, ad esempio alla fine di parole come pot o mot sentiamo una vocale aperta che ci permette di distinguere pot da peau o mot da maux. Altre caratteristiche riguardano l’uso di unità lessicali come ad esempio relaver per “faire la vaisselle” o poutser per “nettoyer, faire le ménage”. Il francese è arrivato in Canada dal 17esimo sec e a seconda delle regioni il numero di parlanti è variabile, particolarmente interessante è il caso del Quebec con gli Acadiens, popolazione discendente dai primi francesi che dal 1604 si sono istallati nella Nuova Scozia. Questo popolo è definibile “senza geografia”, esistono infatti gli Acadiens, ma non l’Acadie. L’origine di questo nome rimane oscura, si pensa possa essere stato confuso con Arcadia o che possa avere un origine indiana. Il periodo più nero per questo popolo è il “Grand dérangement” nel 1755, in questo periodo gli Acadiens vennero deportati perché non volevano sottostare al re d’Inghilterra per rimanere neutrali. Questi saranno smistati in Louisiana, nel Nuovo Brunswick o in Europa. Bisogna distinguere i parlanti di origine francese e quelli che lo parlano quotidianamente, l’inglese spesso ha sostituito il francese. Il Canada è uno dei pochi paesi in cui le statistiche linguistiche sono precise, si parla di 6 milioni di francofoni. La pronuncia francese in Canada è caratterizzata dall’assibilazione delle occlusive, per cui avremo una pronuncia ts per t e dz per d, in generale la pronuncia è simile per tutti i francofoni in Canada tranne che per gli Acadiens che sono rimasti isolati e hanno mantenuto degli arcaismi come ad esempio la pronuncia ou in parole come pomme. La Louisiana (Louis XIV) venne fondata nel 1683 e fu ceduta da Napoleone agli americani nel 1803, qui possiamo distinguere tre tipi di lingua, dovuti alla mescolanza di popoli che arrivarono in Louisiana (Acadiens, rifugiati francesi dopo rivoluzione, schiavi dalle Antille), questi sono: vieux francais créole, il cajun (orale) e il creolo della Louisiana. Nel 1968 il francese prende lo statuto di lingua ufficiale e viene creato il CODOFIL ovvero un consiglio per lo sviluppo del francese, nonostante ciò oggi solo gli anziani continuano a mantenere in vita il francese. Nelle zone francofone d’oltremare come le Antille e la Guyane il francese è lingua ufficiale ma la lingua più usata è il creolo, una lingua formata nel XVII sec grazie ai contatti tra i colonizzatori francesi e gli schiavi che parlavano lingue africane. In queste zone la pronuncia si distingue grazie ad una r articolata molto debolmente in parole come porte-terre-roue ecc. I paesi africani detti francofoni sono più della metà della superficie del continente, l’arrivo del francese in queste zone corrisponde all’epoca coloniale. Non esiste un solo francese in Africa ma tutte le varianti hanno in comune che sono apprese a scuola e non in famiglia, ogni lingua africana influenza il francese di quella zona. In ogni caso la conoscenza del francese varia molto a seconda della classe sociale, l’élite parla e scrive un ottimo francese mentre la popolazione lo usa molto poco. Questa lingua è usata in modo diverso a seconda dei paesi, infatti solo in alcuni paesi (Cote-d’Ivoire) è considerabile come lingua veicolare. Nei paesi del Magreb il francese c’è da molto tempo, ma la durata della sua presenza cambia da paese a paese, in tutti però ci sono delle espressioni ed inoltre al contrario del resto dell’Africa qui il francese vive grazie alle comunicazioni orali e non solo perché è insegnato a scuola. Oggi, malgrado la spinta dell’arabo “arabisation” e dell’inglese, il francese ha comunque un ruolo privilegiato: è insegnato a scuola, alcune materie sono insegnate in francese, affianca l’arabo nei cartelli stradali e nelle insegne dei luoghi pubblici ecc. un’inchiesta del 1970 indica come in quasi tutte le famiglie la maggioranza dei membri parlino francese, inoltre indica che quest’ultimo è impiegato nell’amministrazione e che i ragazzi a ricreazione parlano mescolando arabo e francese. Nella pronuncia notiamo che gli uomini pronunciano la R come in italiano, mentre le donne “alla parigina”, questo è dovuto al fatto che all’inizio della colonizzazione i soldati portano il francese in facilitata secondo cui i bambini imparano a scrivere partendo dalla propria pronuncia. Oltre alla fonia e alla grafia si può analizzare il senso di ogni parola, ma quello che troviamo sul dizionario non è il senso della parola, è la sua definizione. Ad esempio nel dizionario troviamo 75 parole per “chaussure”, alcune di queste parole hanno parecchi tratti comuni, altre meno. Come la grafia e il suono anche il senso delle parole cambia, ce ne sono alcune che non hanno mai cambiato il loro significato a partire dal latino (barbe, eau, fleur, mer, miel ecc). Etimologia di una parola significa ritrovare la storia che c’è dietro a quella parola/espressione partendo dal significato presente, ad esempio non possiamo capire del tutto l’espressione “faire la grève” se non sappiamo che inizialmente la piazza davanti l’Hotel de Ville de Paris scendeva fino alle sponde della Senna “grève” e qui i lavoratori si mettevano in protesta non possiamo comprendere il legame tra il bordo dell’acqua e uno sciopero. Tutte le parole hanno una storia, ma ce ne sono alcune con un’origine comune, ovvero quelle che vengono da un nome proprio, ad esempio abbiamo il caso della ghigliottina “guillotine” che fu inventata e prende il suo nome da Guillotin, o più recentemente quando il prefetto Poubelle impone ai parigini di mettere la spazzatura nei cassonetti, dando origine alla parola “poubelles”. MOVIMENTI ATTUALI DEL FRANCESE-OÙ VA LE FRANÇAIS? In una lingua ciò che cambia più rapidamente è il vocabolario, infatti basta che una persona influente utilizzi una parola nuova o riutilizzi una parola desueta per far sì che questa venga utilizzata da tutti. Dire quante parole formino il vocabolario francese è molto difficile, ma grazie a degli studi fatti a partire dagli anni 50 si è scoperto che bastano circa 3500 parole di lessico fondamentale per sostenere una conversazione. Il vocabolario si arricchisce ogni giorno di nuove unità che servono per comunicare. Possiamo considerare il vocabolario come un tesoro, a partire da questa parola è stato creato nel 1971 “Le tresor de la langue francaise” un dizionario storico. Continuando sullo stesso tipo di lavoro è stato creato il “tresor general des langues et parlers francais”, con le parole recensite in quest’ultimo e le nuove parole che entrano ogni giorno nel vocabolario arriviamo a 1200000 parole. Il vocabolario si rinnova in due direzioni, da una parte le nuovo scoperte e la tecnologia, dall’altra i bisogni espressivi giornalieri. Per quanto riguarda le parole della tecnologia, queste sono spesso inglesi, nel 1983 una commissione ministeriale ha proposto delle parole francesi per sostituire quelle inglesi, senza successo (walkman-baladeur). L’unica differenza apportata dai parlanti è quella di adattare la parola inglese, come ad esempio compact-disc, all’uso francese più frequente con l’aggettivo dopo il nome, disque compact. La lingua francese si adatta quindi per fornire i vocaboli giusti per esprimere le nuove tecnologie. Inoltre la lingua viene modificata anche da proposte femministe, ad esempio nell’adattare i mestieri ad ogni genere grammaticale, modificando i suffissi –eur in –euse e –teur in –trice, nonostate ciò alcuni mestieri mantengono solamente il genere maschile (avocat,directeur). Il vocabolario inoltre si arricchisce ogni giorno grazie ad espressioni prettamente inventate dai giovani, spesso a cambiare non è la parola ma il senso ad esse attribuito. Altre innovazioni sono ad esempio delle forme “in codice” in cui ad esempio si invertono le sillabe delle parole o si cambiano le iniziali (verlan, loucherbem). A sua volta anche la grammatica si evolve ma in modo più lento, è più resistente alle pressioni della società e della moda. Un esempio di cambiamento grammaticale è quello del “passe simple” che viene sostituito dal “passe compose”, il passe simple stava già scomparendo dal parlato 50 anni fa, ora quasi nessuno lo usa più, perché è molto più semplice l’uso del passe compose, anche a livello scritto sta quasi scomparendo. Anche i pronomi relativi stanno cambiando, il relativo dont non si usa quasi più. Non bisogna però pensare che l’evoluzione grammaticale porti solo all’eliminazione, infatti si toglie solo quello che non è considerato necessario (economia della lingua) e se appaiono nuovi bisogni linguistici la lingua si adatta fornendo nuove unità grammaticali. Per quanto riguarda la pronuncia è in corso un processo di eliminazione di alcune vocali. Per capire da dove partono queste tendenze sulla pronuncia bisogna partire dal ruolo che ha sempre giocato Parigi nella storia della lingua, oggi però non sempre queste tendenze sono proprie del sistema fonetico parigino, infatti ad esempio la distinzione delle vocali tra pâte e patte che sta scomparendo era molto radicata nella capitale. Si sta regolarizzando anche la pronuncia della e muta, perché i giovani hanno portato la tendenza dell’influenza dello scritto, facendo influenzare dal segno grafico essi pronunciano sempre più lettere prima mute (es. la p sculpteur). La lingua quindi nonostante le istituzioni cambia, si parla di una specie di dualismo, infatti troviamo da un lato le istituzioni, le scuola e l’accademia di Francia, dall’altra le persone, la società in continuo cambiamento e nuovi bisogni da esprimere. Da una parte la tradizione con l’accademia di Francia, e dall’altra il movimento con la pubblicità. Nella nona edizione del dizionario dell’accademia di Francia (1986) sono presenti dei termini nuovi che fanno discutere sui criteri di selezione delle parole da inserire, sono inoltre presenti dei cambiamenti ortografici ad esempio il cambio dell’accento su alcune parole (afféterie-affèterie). Le istituzioni mettono quindi dei freni alla lingua ma la comunicazione di massa e le nuove tecnologie influenzano la lingua con nuove “mode”, ad esempio influenza moltissimo la lingua la pubblicità, con le parole nuove che introduce e che incantano le persone che guardano, essa libera la lingua dalle costrizioni di secoli di “bon usage”. Nei testi pubblicitari troviamo delle forme sintattiche nuove indirizzate ai giovani, ad esempio la differenziazione tra verbi transitivi e intransitivi perde di rigidità. La pubblicità usa il linguaggio dei giovani, questo entra quindi anche nel vocabolario quotidiano delle altre fasce d’età. PARTE 2- IL SINTAGMA NOMINALE GARY-PRIEUR Il termine DETERMINANTE è recente nella grammatica ed appartiene al linguaggio comune, è il participio del verbo determinare, esso infatti determina il nome. Il determinante precisa rispetto al vago, restringe ed è indispensabile per la costruzione di un sintagma nominale. Esempio: 1) on aperÇoit des arbes 2) on aperÇoit des arbres rouges qui s’inclinent à droite. La seconda frase ha molta più precisioni perché è più ricca di determinanti ma notiamo che entrambe hanno in comune DES, ovvero il determinante indispensabile alla formazione della frase che si trova a sinistra del nome. I determinanti non sono però solo articoli, fanno parte di questa classe anche espressioni molto complesse: 1) j’ai acheté DES pommes 2) j’ai acheté BEAUCOUP TROP DE pommes. I due elementi evidenziati occupano lo stesso posto ed hanno la stessa funzione, la seconda espressione è chiamata DETERMINANTE COSTRUITO O COMPLESSO. Nei determinanti ci sono quindi due sottoinsiemi, una classe chiusa quella degli articoli, e una aperta, costituita da tutte le espressione componibili in un determinante complesso che sono infinite. Le caratteristiche del primo sottoinsieme dei determinanti sono che: sono proclitici (stanno a sinistra) e che non possono combinarsi tra loro (X les mes amis sont arrivées). Esistono tre tipi di GN (groupe nominale), il primo quando è formato da un pronome, il secondo da un nome proprio e il terzo quando è formato da un nome comune. Il GN serve a mettere in relazione il discorso con le entità a cui si riferisce. Ogni nomi ha vari sensi lessicali, può far riferimento a molte cose, il compito del determinante è restringere il campo dei riferimenti del nome per adattarlo alla situazione, RESTRINGERE IL SENSO PER ADATTARLO ALLA SITUAZIONE. Non sono i determinanti determinano il senso del nome, ci sono anche il genere ed il numero. La differenza tra genere e numero è che il genere è una caratteristica lessicale della parola mentre il numero è definito dal discorso. Anche gli aggettivi contribuiscono a determinare il nome “testa” del sintagma, ma sono facoltativi. Gli aggettivi qualificativi sono gli unici che come il determinante stanno a sinistra del nome, questi sono tra il determinante e il nome “un PETIT arbre”, a volte questi passano in prima posizione ottenendo il ruolo di determinante “il a mis un CERTAIN temps”. La differenza tra i due non è quindi sempre così netta. I relativi e gli altri elementi che si possono trovare alla destra del nome contribuiscono alla sua determinazione in due modi diversi. Attraverso gli ARTICOLI la determinazione appare più netta, ma non sono gli unici determinanti, una lingua può avere determinanti anche senza avere articoli (in latino non c’erano ma esistevano i dimostrativi, i possessivi e gli indefiniti). Gli articoli sono una classe più semplice perché sono una classe chiusa e numerabile: le, la, les, un, une, des, du. G.Prieur considera gli articoli come un sistema unico (Saussure) e non li divide in determinativi e indeterminativi poiché attraverso le loro opposizioni se ne può spiegare il funzionamento. La prima ambiguità è tra un come articolo indefinito e un come numero, la differenza tra i due nel sintagma è che l’articolo è proclitico mentre il numero può essere in posizione accentuata 1) il mange un chocolat, pas un bonbon 2) il a mangé un chocolat pas plus. L’articolo un derivando dal latino unus (numerale) impone la determinazione di un qualcosa di numerabile UN-ENTITé DENOMBRABLE, al contrario abbiamo DU, che indica qualcosa di massivo 1) une voiture 2) du vin. LE d’altra parte è combinabile con qualsiasi classe, non ha restrizioni. Per quanto riguarda l’articolo partitivo, ottenuto dalla combinazione di de più un articolo determinativo, ci sono ancora molte discussioni sul suo statuto. Infatti è considerato determinativo dal punto di vista della forma, ma per quanto riguarda il suo senso e il suo funzionamento sintattico è un indefinito. Du è usato per una categoria non numerabile per questo non esiste il suo plurale, alcuni propongono des come plurale ma questo solo per alcuni nomi come des epinards, in ogni caso non c’è nulla che permetta di giustificare des come plurale di du, nell’esempio notiamo che 1) è il plurale di 2) e non di 3): 1) il y a des pommes 2) il y a une pomme 3) il y a de la pomme (X). vue superbe” X contiene due determinazioni e quindi può essere solo appositiva. La proposizione DE spesso nel caso dei possessivi esplicita la persona a cui si rapporta il possessivo “la maison de Paul” = sa maison ma non in tutti i casi è cosi ad esempio “la maison de Paris” la casa in questo caso non appartiene a Parigi, dunque la proposizione de non ha lo stesso ruolo. Le strutture sintattiche che corrispondono ad un possessivo si chiamano “genitifs subjectifs” e riprendendo gli esempi avremmo queste equivalenze “sa maison-la maison de Paul-Paul a une maison” ok / “sa maison-la maison de Paris-Paris a une maison” X inaccettabile. Quando il gruppo nominale può essere messo in relazione con il possessivo grazie a DE occupa in una frase equivalente la posizione di soggetto. I possessivi possono generare AMBIGUITà che se non è risolta con informazioni contestuali lascia libera interpretazione ex: son eloge= L’eloge de Pierre = 2 interpretazioni 1. L’elogio che Pierre fa a qualcuno 2.L’elogio che qualcuno fa a Pierre. POSSESSIVITà INALIENABILE quando il gruppo nominale si riferisce ad una parte del corpo non si usa il possessivo perché creerebbe un effetto di ridondanza non necessario dato che se dico “j’ai mal à la tete” è scontato che io parli della mia testa. DEFINIZIONE POSSESSIVO: IL POSSESSIVO IDENTIFICA UN OGGETTO DELLA CATEGORIA N DI CUI SI PRESUPPONE L’ESISTENZA E L’UNICITà DI QUESTO OGGETTO NELLA SITUAZIONE, L’IDENTIFICAZIONE DEL REFERENTE DEL POSSESSIVO SI EFFETTUA ATTRAVERSO UNA RELAZIONE CON LE TRE PERSONE GRAMMATICALI (LE PRIME DUE DEITTICHE, LE TERZA PER ANAFORA). I DIMOSTRATIVI Anche se vengono messi nella categoria dei determinativi (defini) hanno delle caratteristiche in comune con gli indeterminativi (indefini). La prima differenza è di carattere storico, infatti gli articoli francesi derivano dai dimostrativi latini (ille-le) ma allo stesso tempo ce viene dal latino ecce (hic), per questo je e tu (hic e iste) hanno un modo di referenza deittico mentre il (ille) ha un modo di referenza anaforico. Donne-moi l’eponge ok Donne-moi le truc X inaccettabile-non posso usare LE perché la frase è troppo vaga mentre LE presuppone l’identificazione di un oggetto specifico nella situazione. Al contrario possiamo dire Donne-moi ce truc, per questo G.P afferma che questi determinanti identificano il referente che introducono in modo deittico, rimandando alla situazione, è dunque la situazione del discorso che permette l’identificazione del referente e non il senso della parola, per questo nell’ultimo esempio non è fondamentale specificare che cosa. Un’altra differenza è che al singolare LE impone che quell’oggetto sia l’unico della situazione mentre questo non accade con CE: “je voudrais le gateau et aussi le gateau” X ma possiamo dire “je voudrais ce gateau et aussi ce gateau” in quanto CE si riferisce a più oggetti, non a tutta la classe, per questo è importante verificare quali predicati ci si associno ex. Ce chat est un mammifere X predicato valido per tutta la classe, non posso usare CE – Ce chat est affectueux ok, predicato che si riferisce in particolare a quel gatto. I dimostrativi possono essere usati per riprendere elementi della frase precedente ma solo se l’elemento in questione è l’unico presente ex. Il y avait un homme. Cet homme portait un impermeable ok – il y avait un homme et un femme. Cet homme portait un impermeable X essendoci due elementi (homme-femme) devo usare LE. Per far emergere la natura deittica del dimostrativo si può dire che: designa un oggetto-lo categorizza nella classe-attira l’attenzione, indica qualcosa a qualcun altro. G.P evidenzia delle asimmetrie nell’identificazione che provocano malintesi nella lingua perché le persone attribuiscono significati diversi alle parole ex. “j’ai acheté cette voiture” è chiaro per il mittente di quale macchina parli ma è meno chiaro per il destinatario che ha bisogno di più informazioni complementari. Queste informazioni si possono ricavare attraverso vari elementi: complementi, gesti, anafore, altri elementi contestuali. GLI INDEFINITI Sono un insieme non omogeneo, le unità raggruppata sotto questa etichetta variano da una grammatica all’altra e tutti i determinanti che non fanno parte degli altri gruppi vengono inseriti in questo, ma la è eterogeneo e questo si manifesta sotto vari aspetti. Ci sono varie sottoclassi 1. Quelli che sono incompatibili con gli altri (plusieurs, chaque) 2. Quelli che sono compatibili con gli altri (i numerali, quelques) 3. Quelli che necessitano di altri determinanti e quindi sono sempre nella posizione dell’aggettivo (meme e autre). La proprietà minima comune a tutti è che non impongono identificazione. Si dividono in varie classi: 1. QUANTIFICATORI che sono raggruppati insieme perché si oppongono a UN. La prima sottoclasse sono i numerali cardinali, i quali sono gli unici ad essere illimitati e sono all’origine dei nomi dei numeri (2-due/dos/deux)i numerali cardinali danno informazioni sulla quantità dell’oggetto presente ex. “j’ai achete des livres” / “j’ai achete trois livres” il primo esempio è meno preciso mentre il secondo ci da più informazioni. La seconda sottoclasse sono i quantificatori approssimativi, ovvero quelli che a differenza dei numerali danno un’informazione sulla quantità: quelque, quelques, certains, plusieurs, divers et differents. L’unico singolare è quelque, il quale impone l’assenza di identificazione dell’idea espressa dal nome. Quelque si usa molto in situazioni irreali o in cui non si ha idea di cosa si parli “aurais-tu quelque idee de ce qui se trame?”. Fa parte di questo gruppo anche plusieurs, il quale si oppone a quelque perché indica una moltiplicazione dell’oggetto preso in considerazione, mentre quelque indica un restringimento di quest’ultimo. Certains si oppone agli altri in quanto aggiunge un elemento di senso qualificante alla frase “j’ai quelques idees” quantitatif “j’ai certains idees” idee particolari. Divers e differents sono molto simili, il primo oggi è meno usato, sono incompatibili con i nomi delle misure, implicano la diversità dell’insieme di oggetti presi in considerazione “differents livres” = livres qui se distinguent les uns des autres, la differenza tra i due è che diff implica le proprietà che distinguono i vari elementi mentre divers segnala che le cose menzionate sono di varia natura (ex. Problemi di ogni genere). La terza sottoclasse sono i determinanti della quantità nulla, ovvero quelli che eliminano l’esistenza dell’oggetto in questione (pas, aucun, nul, zero), i primi (pas, aucun, nul) negano la presenza e quindi vanno in una frase negativa, zero al contrario afferma l’assenza e va quindi in una frase affermativa, inoltre quest’ultimo si usa in contesti familiari e presuppone l’assenza degli elementi della categoria presa in considerazione. Con zero posso usare sia nomi sing. Che pl. Perché questo neutralizza il numero, mentre con gli altri uso solo il sing “Pierre a fait zero tache/taches sur la chemise” “Pierre n’a fait aucune tache/tachesX sur la chemise”. 2. REFERENCE DISTRIBUTIVE (CHAQUE/TOUT) questi due indefiniti hanno una proprietà particolare, sono singolari ma il loro senso è plurale “les enfants avaient apport un gateau chacun” = “chaque enfant avait apporte un gateau”, inoltre volendo fare una ripresa anaforica il soggetto sarà plurale. Tout e chaque presentano la categoria presa in considerazione dall’interno a differenza di LES ad esempio che la vedo dall’esterno. Inoltre hanno una differenza sostanziale, chaque riguarda il mondo reale, la concretezza ed è legato alle differenze è eterogeneo, mentre tout rigurda la virtualità, la possibilità ed è omogenizzante perché c’è un livello di astrazione maggiore. 3. REFERENCE ILLOCUTOIRE (QUEL? / QUEL!) quel può essere usato come determinante, spesso è comparabile a un perché introduce un nuovo referente nel discorso. Se un gruppo nominale è introdotto da quel? Si crea un rapporto particolare tra mittente e destinatario, il quale deve fornire una risposta, quel? Indica quindi un qualcosa su cui io chiedo a te informazioni. Quel! Al contrario non mette il destinatario in condizione di fornire una risposta, è semplicemente qualcosa su cui io faccio un apprezzamento personale. 4. REFERNCE INDIVIDUALISANTE (TEL) questa parola è l’unica di questa categoria ed è molto particolare in quanto è sia indefinita che individualizzante (il referente non è identificato ma è presente come individuo), tel individua quindi un individuo non identificato della categoria presa in considerazione. WILMET Il sintagma nominale è costituito da una sequenza di parole composte da un testa nominale e i suoi determinanti. SN=NN-DET (nn= noyau nominal) Spesso il NN è un nome, ma non per forza, può essere anche un verbo, un aggettivo, un avverbio ecc. I determinanti hanno la funzione determinativa, Wilmet li divide in varie categorie: i quantificanti (danno info sulla quantità) i qualificanti (danno info sulla qualità) e i quantiqualificanti -extensité-extension-extensité/extension- Extensité= un cheval (quantifiants) Extension= cheval marron (qualifiants) Extensité/Extension= ce cheval, mon cheval (quantiqualifiants) I quantificanti danno appunto info sulla quantità e sono gli articoli, i numerali e gli indefiniti. QUANTIFICANTI TRANSVERRSALI Per quanto riguarda la differenza tra UN e LE Wilmet parte da precedenti teorie per arrivare alla sua. TEORIA 1 La prima che DE ET UN Grevisse “partitif= article indefini placé devant le nom des objets qui ne peuvent se compter” De ha diverse funzioni e questo rende difficile inserirlo in una categoria grammaticale precisa. Exemples problématiques: crea problemi perché cambia g1. Paul a du pain (frase positiva) g2. Paul n’a pas de pain (frase negativa) g3. je mange des pommes (frase positiva) g4. je mange de belles pommes (frase positiva) TEORIA A PREPOSIZIONE? problèmes : plusieurs fonctions de /DE/ g3a. il se sert des personnes pour ses fins se servir de + SN : utiliser >> les personnes DONT il se sert g3b. il se sert des portions énormes se servir une quantité >> les portions QU’il se sert g5a. Pierre verse du vin g5b. Pierre ne verse pas de vin si SP (c’est-à-dire si /de/ = préposition) il faut expliquer pourquoi du/de verser du : transitif direct (vu qu’il y a un article LE, de + le > du) verser de : transitif indirect (vu qu’il n’y a pas d’article) Le verbe se comporte de deux manière différentes QUESTA TEORIA A HA DEI PUNTI DEBOLI: On ne fait pas la différence entre DE préposition et DE article (thèse Wilmet) g3a. il se sert des personnes pour ses fins préposition (se servir de, intransitif) g3b. il se sert des portions énormes (servir de, transitif. DE a une fonction de déterminant g5a. Pierre verse du vin g5b. Pierre ne verse pas de vin Le verbe est à la fois transitif et intransitif TEORIA B AGGETTIVO secondo Martinet DE è un aggettivo come TOUT TEORIA C INTRODUTTORE secondo Goosse DE è un introduttore Goosse : “mot invariable qui sert à introduire un mot, un syntagme, une phrase” Autres introducteurs : Est-ce que tu viens ? Voici, voilà Ô ciel! Faiblesses : la classe est on ne peut plus hétérogène TEORIA D PREPOSIZIONE/ARTICOLO Une préposition dont la fonction est celle d’un article TEORIA E WILMET ARTICOLO 1ère argumentation histoire : /de/ vient du latin DE (éloignement, extraction logique) latin tardif : 1) edere panem (panem acc > le cas du complément objet direct) 2) edere de pane (extraction matérielle) ancien français : 1) mangier pain 2) mangier du pain • donc /de/ est un article qui marque la quantité (variable ou partitive) ; de est devenu en français un article DE SECONDO WILMET SAREBBE UN ARTICOLO (QUANTIFICANTE TRASVERSALE) 2ème argumentation g6. D’aucuns croient que Paul est français (d’aucuns : certains) de + aucuns >> d’aucuns (de fonctionne comme un article) g7. … d’autres disent qu’il est parti de + autres g8. manger de tout g9. vendre de n’importe quoi DE peut marquer une extensité variable ou partitive DIFFERENZA TRA DE E UN Le deux peuvent marquer tantôt la totalité tantôt le partitif Dunque è improprio definire DE solo partitivo e5. DES braves gens sont faciles à duper (T) e6. DU vin blanc désaltère mieux que du vin rouge (T) come UN può tendere alla totalità, ma con una visione partitiva. IN OGNI CASO DE E UN NON SONO LA STESSA COSA: UN dénombrer 1 x n > t ; UN objet multiplié ad libitum DE quantification sous l’aspect de la quotité (quantité déterminée, montant) q < t : la quantité est inférieure à T q < t x n > t : une quantité inférieure à T est multipliée ad libitum UN perception discrète, composée d’éléments séparés, numérative UN vin, UN dollar, UN kilo DE perception dense, considérée comme un tout dont on n'analyse pas les éléments, massive DU vin, un peu DE vin *un peu DE dollar, *un peu DE kilo (perception approximative proche de LE) UN selectionne le discret, un dollar: perception discrète DE selectionne le massif, du vin: perception dense Secondo la tesi di Wilmet bisogna distinguere: DE preposizione DE articolo DE + Ø (foneticamente uguale ai primi due) article zéro résistant, secondo W quest’ultimo è un fossile, inizia a sparire dal francese del medioevo DE + Ø A) boire DE Ø bons vins de + adj + nom B) Beaucoup de Ø personnes quantif + de C) Il ne mange pas DE Ø pain négative PER QUANTO RIGUARDA DES INVECE WILMET AFFERMA QUESTE IDEE: /de + les/ + partitif comme UN et DE - massif comme UN +/- massif comme DE partitif toujours discontinu, souvent numératif, parfois massif NEL CASO PARTICOLARE TIPO “DES LENTILLES” WILMET DEFINISCE DES COME UN PLURALE NUMERATIVO (UN LENTILLE-UN LENTILLE-UN LENTILLE) ARTICOLO ZERO per quanto riguarda questo argomento a differenza della G.P Wilmet ne afferma l’esistenza, dicendo che questo è applicabile a tutte le lingue che hanno la categoria articolo, quindi non al latino ad esempio. Paul mange une pomme- è un SN introdotto dall’articolo zero Caratteristiche: Ø refuse d’enregistrer une quelconque extensivité précise élément très malléable ni seulement extensif ni seulement partitif Wilmet evidenzia due tipi di articolo zero, uno resistente (un fossile del francese antico) ed un innovativo (del francese moderno) RESISTANT – INNOVANT. ESEMPI TIPO1: Ø Maire décédé. Ø Enterrement demain. (raccourcissement volontaire > télégrammes), enumerations, apposition h. le lion, Ø roi de animaux, m. le métier d’ Ø avocat, le chef d’orchestre (noms satellisés), noms propres ecc. ESEMPI TIPO2: perte de statut nominal, il forme avec le verbe ou la préposition une locution verbale ou adverbiale locution verbale: avoir besoin avoir hâte demander justice locution adverbiale: hors concours avec courage L’ARTICOLO ZERO PER WILMET NON HA UN SIGNIFICATO STABILE, è UN ELEMENTO MALLEABILE ED HA MOLTE FUNZIONI QUINDI NON Può DIRE SPECIFICAMENTE QUALE SIA LA SUA FUNZIONE. PER QUANTO RIGURDA LA COMPETIZIONE TRA ZERO E LE NOTIAMO SEMPLICEMENTE CHE METTENDO L’UNO O L’ALTRO PER WILMET CAMBIA IL SIGNIFICATO DELLA FRASE: faire fête: accueillir avec joie // faire la fête : festoyer - parler français : couramment // parler le français : le pratiquer à l’occasion - prendre eau : sombrer // prendre l’eau : être poreux- faire mouche : atteindre // faire la mouche : imiter la mouche- 2a. Un long triangle d’oies passe dans le ciel 2b ??Un long triangle d’oies passent dans le ciel N2 (oies) étoffé 3a. ??Un long triangle d’oies au cou noir passe dans le ciel 3b. Un long triangle d’oies au cou noir passent dans le ciel Nel primo caso abbiamo preso come noyau triangle, il quale era introdotto dal quantificante un e seguito da un qualificante, ed in questo caso il verbo doveva essere singolare. Nel secondo caso invece il noyau della frase era oies e quindi il verbo doveva essere plurale. Dipende quindi da quale parte della frase viene presa in considerazione come testa/nodo del sintagma. QUELQUES/PLUSIEURS Extensité =/>2 tra i due c’è comunque una differenza, la prima tesi è quella di Goosse, Arrivé-Gadet-Galmiche, afferma che:/quelques/ nombre peu élevé /plusieurs/ quantité plus importante MA QUESTA TEORIA RISCONTRA SUBITO UN PROBLEMA Problème: Ex.1 “Elle lui a donné quelques enfants dont plusieurs étaient de lui” dans Ex.1 /quelques/ > /plusieurs/ PER QUESTO WILMET AFFERMA CHE: /quelques/: minimise /plusieurs/: une attente a été dépassée (superamento di un’aspettativa) inoltre plusieurs indica l’eccesso. Gréa “Par conséquent, aucun élément ne permet de dire que quelques et plusieurs ont une orientation argumentative opposée.” Pour Gréa, quelques N désignerait un ensemble d’éléments pris dans sa globalité, ou pour le dire autrement, un collectif. Plusieurs N, au contraire, désignerait une sommation d’éléments distincts sans qu’il soit question de les intégrer dans un cadre plus global. a. Il lui reste quelques cheveux b.?Il lui reste plusieurs cheveux Les deux déterminants profilent différemment la pluralité dénotée par le groupe nominal. Quelques N dénote une collectivité constituée d’un nombre indéterminé d’éléments, alors que plusieurs N dénote une sommation (indéterminée) de N. CHAQUE ET TOUT ils quantifient unité par unité : extensité maximale + extensité partitive prédication INTERNE /chaque/: actuel, réel, hic et nunc m.1a Chaque chinois, une personne qui EST chinoise m.2a Chaque homme apporte en naissant un caractère, un génie et des talents qui lui sont propres (les hommes, c’est un fait, sont pourvus de caractéristiques... m3a. CODE PENAL : ?? Chaque condamné à mort aura la tête tranchée (cela manque de virtualité) /tout/ : virtuel, dans tous les mondes possibles m.1b Tout chinois, une personne qui SOIT chinoise m.2b Tout homme apporte en naissant un caractère, un génie et des talents qui lui sont propres (on n’est pas homme si...) m3b. CODE PENAL : Tout condamné à mort aura la tête tranchée /chaque/: généralisation au mépris des disparités il incorpore la différence, chaque est hétérogène /tout/: généralisation sur la base de similitudes prédication universelle qui homogénéise Esempi: Restauration à toute heure (n’importe quand) Restauration à chaque heure (de soixante en soixante minutes) TOUT I suoi plurali non abbandonano il campo della quantificazione, infatti parliamo di totalità “tous les hommes sont mortels” MA tous les hommes e les hommes non esprimono esattamente la stessa cosa, infatti invertendo la prima frase al negativo notiamo che: Les hommes sont égaux NEG >> Les hommes ne sont pas égaux Tous les hommes sont égaux NEG >> Tous les hommes ne sont pas égaux, Certains hommes ne sont pas égaux /tout/ + les: ha un suo valore proprio thèse Wilmet : /tout + article/ peut être une expansion adverbiale de l’article ; il s’agit d’un complément de l’article. POSIZIONE: I QUANTIFICANTI SETTORIALI PRECEDONO OBBLIGATORIAMENTE IL NODO, TRANNE AUCUN CHE A VOLTE è MESSO DOPO IL NOME. QUANTIFICANTI NUMERALI: QUANTITà NUMERABILE- POSSONO ESSERE USATI IN SENSO FIGURATO (faire mille sottises (= bêtise, idiotie, imbécillité, niaiserie, voir trente-six chandelles (= être étourdi par un coup) attendre deux minutes, faire les quatre cents coups (= Vivre sans respecter la morale et les convenances)). I NUMERALI POSSONO ESSERE INTERI O FRAZIONARI MA IN OGNI CASO SONO DEI PARTITIVI. GLI INTERI SONO FORMATI DA: vingt-quatre adjectifs en France, vingt-six adjectifs en Belgique: septante, nonante, vingt-sept en Suisse: septante, huitante (vx. octante), nonante. UN ALTRO TIPO DI INTERI SONO QUELLI FORMATI DA DETERMINANTE E NOME: une douzaine d’oignon, une centaine de personnes. I FRAZIONARI SONO FORMATI DA: ordinali come tiers, quart, cinquième, nomi come moitié, pour-cent e aggettivi come demi o semi. Demi e mi possono sembrare equivalenti in alcuni casi: à demi-voix / à mi-voix (à voix basse), mais: arriver à mi-parcours (à la moitié du) *arriver à demi-parcours donc /mi-/ est plutôt un qualifiant ex.un travail à mi temps, à la mi carême, à la mi août I NUMERALI SONO COMBINABILI TRA LORO E SONO COMBINABILI CON GLI ARTICOLI (ZERO NON Può ESSERE COMBINATO). I QUALIFICANTI (DETERMINANO L’ESTENSIONE DEL NODO DEL SINTAGMA NOMINALE) QUALIFIANTS STRICTS traditionnellement: adjectifs qualificatifs – compléments déterminatifs adjectifs: grand, rouge participes 1: eau bouillante participe 2: porte ouverte noms: tour Eiffel pronoms: Louis l’antisémite adverbes: une fille bien même, autre SI CHIAMANO DIRETTI PERCHé NON C’è UNA PREPOSIZIONE w1. Un ballon Ø rouge w2. Tour Ø Eiffel AUTRE E MEME FANNNO PARTE A TUTTI GLI EFFETTI DI QUESTA CATEGORIA MA HANNO UN COMPORTAMENTO PARTICOLARE autre = qualification par contraste même = qualification par similitude QUESTI DUE AGGETTIVI A DIFFERENZA DI TUTTI GLI ALTRI NON HANNO GRADI DI COMPARAZIONE, CON AUTRE E MEME NON POSSO FARE NESSUN CONFRONTO pas de degrés de comparaison possibles w3. Une robe plus ou moins belle w3. Une robe très belle w4. *Une robe plus ou moins autre w4a. *Une robe très autre w5. * Une robe plus ou moins même w5a. *Une robe très même QUALIFIANTS STRICTS INDIRECTS (TRE TIPI PREPOSITIONNELS, PRONOMINAUX, CONJONCTIVAUX). 1. z1. Le château de ma mère z2. Un arbre à fruits z3. Le bien d’autrui prépositions-complements du nom- z4. La discussion d’hier z5. des biscuits pour chiens QUANTIQUALIFIANTS (STRICTS, PERSONNELS, DEICTIQUES) indicano simultaneamente extensité e extension 1.STRICT aggiungono all’informazione sulla quantità un’informazione vaga sulla qualità 1 information quantitative + 1 information qualitative vague a. Certain Renard gascon, d’autres disent normand… certain = un + que je connais non confondere con b. je me suis fait une certaine idée de la France /une/ + /certain/; certain perde la sua sfumatura quantitativa. 2.PERSONNELS /LE + de moi, mien/ > mon /LE + nôtres/ > nos
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