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Riassunti esame Storia dell'Asia MED Mediazione Linguistica, Appunti di Storia dell'Asia

riassunti cap. 1-11 Storia del Giappone (Caroli, Gatti) + riassunti cap. 1-19 La Cina contemporanea. Dalla fine dell'impero a oggi Primi 3/4 capitoli molto discorsivi, capitoli successivi più riassunti

Tipologia: Appunti

2020/2021

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Scarica Riassunti esame Storia dell'Asia MED Mediazione Linguistica e più Appunti in PDF di Storia dell'Asia solo su Docsity! RIASSUNTI LIBRI STORIA DELL’ASIA STORIA DEL GIAPPONE CAP I – DALLE ORIGINI ALLA FONDAZIONE DELLO STATO SUL MODELLO CINESE Il problema delle origini etniche e della cultura preistorica dell’arcipelago giapponese persiste ancora oggi, anche se l’ipotesi più accreditata è quella relativa al fatto che i primi popoli primitivi si stanziarono sull’arcipelago quando esso era ancora unito al resto del continente. Il giapponese infatti appartiene all’insieme delle lingue altaiche (=famiglia linguistica di oltre 60 lingue parlate in Asia), così come il coreano, il mongolo e il turco. Inoltre vi sono importanti analogie con la cultura polinesiana e quella dell’Asia Sud-orientale, dalle forme architettoniche a elementi mitologici. Le informazioni sulla cultura e sulla vita dei primi abitanti del Giappone sono limitate: sappiamo che utilizzavano utensili di pietra realizzati rozzamente, più di rado utensili di osso, praticavano forme di caccia, popolarono alcune zone costiere nella fase finale del Pleistocene e non erano in grado di lavorare la ceramica. Superate le incertezze relative al periodo “pre-ceramico”, sappiamo invece con maggiore certezza che il passaggio verso il Neolitico è collocato intorno al 10000 a.C. e coincide con l’inizio della manifattura ceramica —> periodo JOMON, detto anche del “disegno a corda” per via dei segni di corda che decoravano la superficie delle ceramiche. I più antichi manufatti di terracotta (detti dogu) rappresentavano figure antropomorfe a cavallo che avevano atteggiamenti superstiziosi e magici. Tali personaggi presentavano seni e addomi sporgenti, ricordando dunque le fattezze femminili. Si trattava probabilmente di donne in stato di gravidanza. Tali manufatti furono ritrovati tra i resti del cibo usato dalle popolazioni costiere, quindi probabilmente non si trattava di oggetti religiosi, ma di amuleti su cui trasferire le malattie e le calamità degli individui, come il rischio di morte legato al parto. Parlare di cultura Jomon per un periodo di tempo così esteso significa ritrovare una certa continuità nel tipo di ceramica realizzata, ma studi recenti hanno permesso di identificare alcune fasi distintive di tale periodo. Quella iniziale sarebbe stata una fase di transizione tra Paleolitico e Neolitico, in cui la popolazione viveva attraverso la caccia, la raccolta di radici, piante e frutti selvatici; mentre attorno al IX-VIII millennio a.C. la fine dell’epoca glaciale e la conseguente stabilità climatica, permisero lo sfruttamento di nuove risorse naturali e di prodotti marini (come indicano i resti di conchiglie ritrovati). Si registrano inoltre differenze culturali tra le popolazioni orientali e quelle occidentali, dovute alle diverse varietà di flora e di fauna delle rispettive zone. Un ulteriore mutamento si ebbe tra il 5000 e il 3500 a.C. per via di un miglioramento delle condizioni climatiche e per l’innalzamento del livello del mare. Nel IV millennio a.C. invece ci fu un abbassamento del livello del mare che comportò uno spostamento della cultura Jomon dalle zone costiere a quelle più continentali, soprattutto verso la zona settentrionale del Kanto e del Giappone centrale. Tale fatto si verificò anche per via di un miglioramento nello sfruttamento delle risorse della terra e grazie alle prime forme rudimentali di coltivazione. Dal 2000 a.C. si sviluppa un’economia fondata sullo sfruttamento dei prodotti marini grazie a un miglioramento delle tecniche relative alla pesca in profondità. Lo studio delle ceramiche prodotte nel Kyushu e nell’Honshu indicherebbe una forma di contatto tra il Giappone e la penisola coreana, dalla quale venne introdotta la tecnica della risicoltura —> Era Yayoi (300 a.C. - 250-300 d.C.), passaggio non uniforme in tutto l’arcipelago. In tale periodo si superò la cultura di cacciatori e raccoglitori, a favore di una cultura agricola per la quale gruppi di persone si stanziarono in modo più sedentario attorno a campi fertili e pianeggianti e che porterà allo sviluppo di un’organizzazione socio-politica basata su comunità locali legate al territorio. La ceramica lavorata nel periodo Yayoi risulta meno elaborata di quella Jomon, ma è di qualità superiore in quanto lavorata al tornio e prodotta in varie fogge e misure. Possiamo inoltre considerare la cultura Yayoi come il risultato di una sintesi tra l’apporto dall’esterno e gli elementi preesistenti. Oltre alla risicoltura e alle relative tecniche di irrigazione infatti, sarebbero giunte in Giappone, soprattutto dalla Cina, oggetti e prodotti nuovi, come armi e specchi di bronzo o attrezzi agricoli in legno, pietra e ferro. I contatti con il continente andarono sempre più aumentando, permettendo agli abitanti del Giappone di assorbire nuove idee e concezioni dall’esterno. La risicoltura interessò dapprima le zone più vicine alla penisola coreana per poi diffondersi in tutto l’arcipelago. Gruppi di famiglie si spostarono dunque nelle zone più facilmente irrigabili in modo da agevolare la costruzione di argini attorno alle risaie. Essi vivevano in capanne dal tetto di paglia e dal pavimento di terra, le quali erano raggruppate in villaggi. Il saper controllare le fonti d’acqua e costruire attrezzi agricoli con l’uso del ferro contribuì a rendere più proficua la coltivazione dei campi e a consentirne lo sfruttamento anche in zone più impervie. La vitalità di queste comunità agricole è testimoniata dalla produzione di una ceramica molto varia e diversificata, così come i culti e i riti che presero forma in questo periodo. Il benessere di queste comunità dipendeva dal sole, dall’acqua e dalla terra, ciascuno indispensabile per garantire un buon raccolto e i riti erano dunque finalizzati a garantirsi la benevolenza della natura e scandire il tempo delle fasi di coltivazione. Garantirsi un ambiente benevolo attraverso la protezione delle divinità locali, i kami, assunse un ruolo centrale nella vita comune e il capo della comunità arriverà ad assumere sia il potere spirituale che quello politico. Questo è il culto dello shinto (via degli dei) primitivo, caratterizzato da pratiche magiche e influssi sciamani, privo di una dottrina o di speculazioni metafisiche; esso era orientato a regolare la vita terrena e quotidiana attraverso i riti, i quali stabiliscono un contatto con le forze della natura e che coinvolgono l’intera comunità. Lo Shintoismo primitivo è dunque un culto della natura che identifica gli elementi naturali come delle divinità. Esso non concepisce il peccato come una trasgressione interna all’individuo, bensì considera il male come il risultato di un’azione esterna, una condizione che può essere trasformata ricorrendo a un rito, tanto che persino i kami più violenti (tifoni, tsunami, fulmini) possono essere propiziati con appositi riti e resi benevoli. Gli scarsi contatti tra le comunità hanno portato in origine a una serie di divinità locali differenziate che si sono poi unificate in seguito alla loro fusione. Le opere redatte in Cina prima dell’alfabetizzazione del Giappone, rappresentano le prime testimonianze scritte relative alla seconda metà della cultura Yayoi, anche se piuttosto frammentarie. È comunque possibile affermare che a partire dal 100 d.C. l’organizzazione socio-politica delle comunità si era evoluta e si erano stabilite le prime forme di scambi commerciali. Si andò così a creare una stratificazione sociale sempre più marcata, in cui alcune comunità vivevano in condizioni più favorevoli perché disponevano di territori più fertili e occupavano una posizione strategica per entrare in possesso delle innovazioni provenienti dall’estero. Tale fatto provocò una differenziazione della forza economica e militare tra le comunità, alla base della competizione per ottenere il potere all’interno di un futuro governo centralizzato. 1 Gli scavi archeologici hanno riportato alla luce numerose tombe ritrovate nel Kyushu, le quali contenevano specchi e armi di bronzo che testimoniano un’intensificazione dei contatti con il continente, attraverso delle missioni inviate dalle isole giapponesi alla Corte cinese (come testimoniano anche gli scritti cinesi). Si era ormai largamente diffusa la tecnica di fusione del bronzo per costruire campane e armi di vario tipo. Verso il III secolo sull’arcipelago ci furono diversi scontri tra “paesi” guidati da capi locali e si diffuse la realizzazione di grandi tombe a forma di cumulo, dette kofun, nella zona della pianura Yamato. Tale fenomeno mette in luce la sempre più presente stratificazione sociale, in cui l’élite disponeva di importanti risorse economiche e umane. Periodo Kofun —> diffusione di grandi monumenti funerari costruiti in tumuli di terra detti kofun va dal 250-300 d.C. sino al VI secolo (quando venne introdotto il Buddhismo). Tali monumenti erano a forma di serratura ed erano accompagnati da grandi sculture di terracotta, dette haniwa, destinate ad ospitare lo spirito del defunto; esse riproducevano infatti oggetti militari, ma anche figure animali e umane, le quali ritraevano persone legate al defunto. Negli spazi interni era disposto il corpo del defunto, attorno al quale venivano posizionati oggetti di provenienza continentale (come specchi, gioielli, spade). La grandezza delle tombe variava sulla base dell’importanza della persona che vi era sepolta e ci permettono di comprendere i costumi dell’élite dell’epoca. Le tombe più imponenti sono state ritrovate nella regione di Yamato, dove risiedeva un clan molto importante. I capi che disponevano delle risorse necessarie per la realizzazione di grandi tombe appartenevano al nucleo dominante, detto uji. Esso si riferisce a una famiglia potente di cui facevano parte una serie di membri legati da un vincolo di sangue. Ogni uji esercitava il controllo su una porzione di territorio più o meno estesa e i suoi membri occupavano un’importante posizione sociale. Essi ritenevano di discendere da un comune antenato divino (lo ujigami) e sottostavano ad una struttura gerarchica al cui vertice vi era il capo del clan. A lui spettava l’autorità patriarcale e il potere di sommo sacerdote, in quanto tramite diretto tra la divinità procreatrice e il gruppo famigliare che discendeva da essa. Tale carica era trasmessa in modo ereditario e accompagnata da alcuni simboli (uno specchio in bronzo, una spada e un gioiello). Altrettanto ereditaria era la posizione occupata dalle persone che lavoravano al servizio del clan dominante, i quali erano vincolati a restare alle dipendenze della famiglia grazie a un legame di devozione verso la divinità del clan, da cui poter ricevere protezione. Ciò contribuì a una sempre più sentita coesione sociale, alimentata da riti e festività shintoisti. Al livello più basso della gerarchia vi erano i servi. Questa era dunque l’organizzazione sociale delle comunità locali del Kyushu, dello Shikoku e dell’Honshu dal II-III secolo d.C. La vita quotidiana e comunitaria era collegata ai ritmi della natura e all’esistenza dei kami, da cui dipendeva il benessere collettivo. Tali comunità inoltre preservavano l’armonia sociale e la bellezza della natura attraverso riti di purificazione, i quali rappresentavano un momento vitale e il fatto che venissero svolti dal capo degli uji, gli conferiva un potere ultraterreno perché entrava in contatto con le divinità. Le impurità erano collegate alla morte, al sangue e anche alla sporcizia fisica, da cui derivarono numerose pratiche, come quella di spostare la sede del governo del clan ogni volta che ne moriva il capo. A un certo punto le comunità uji si raggrupparono in una confederazione guidata dal capo locale più potente, ovvero quello del clan stanziato nella regione di Yamato, il quale ottenne la sottomissione degli altri uji e stabilì un governo centralizzato. Il clan Yamato consolidò la propria supremazia affermando di discendere dalla massima divinità celeste, la dea del Sole Amaterasu. Il potere terreno di tale clan inoltre trovò la sua massima espressione quando si affermò l’uso della scrittura, attraverso la stesura di due grandi opere che confermassero tale discendenza: il Kojiki e il Nihon shoki. In questo periodo ci fu un’intensificazione dei rapporti d’oltremare testimoniata dalla presenza di oggetti di provenienza continentale nei kofun, perlopiù di origine coreana. Infatti ci furono diverse migrazioni da e verso tale penisola, tanto che alcuni gruppi giapponesi parteciparono agli scontri fra i tre regni coreani e riuscirono a fondare una colonia a Minama. La Corea lasciò infatti un’impronta significativa nella cultura giapponese. Tali attività militari mostrano la sempre più crescente forza dell’uji Yamato, il quale potè stabilire forme di controllo sul continente. Le haniwa dimostrano infatti come quella militare fosse divenuta un’attività di grande rilievo. La loro diminuzione a partire dal V secolo mostra invece come ci si cominciò ad avviare verso una specializzazione dell’attività militare che tende ad essere delegata a gruppi di guerrieri professionisti. Sul piano economico, attorno alla regione Yamato si sviluppano centri di produzioni di determinate merci (ceramica, sale, collane, specchi) e l’intensificazione di una rete commerciale con le altre regioni dedita al rifornimento di materiali. Tali attività erano controllate dal clan di Yamato, il quale andava assumendo le sembianze di un vero e proprio sovrano. Da questo momento in poi, la Cina fornì l’idea di un modello di governo efficiente e centralizzato, dove il potere dell’Imperatore era basato sull’attività di una burocrazia centrale e su una serie di norme che regolavano il sistema amministrativo e fiscale. Inoltre venne messo in luce come il Buddhismo potesse essere considerato uno strumento posto al servizio dello Stato per rafforzare l’idea di un sovrano assoluto che governasse un Paese pacifico e unificato. Per questo motivo si decise di accogliere in Giappone la dottrina buddhista e renderla la religione ufficiale dello Stato. Il Buddhismo nacque verso la fine del IV secolo in India e individuava le cause della sofferenza umana nelle passioni, dalle quali ci si poteva liberare attraverso l’annullamento della propria individualità; tale pratica si realizza con una serie di reincarnazioni sino al raggiungimento del nirvana, uno stato di completo annullamento dell’Io che interrompe il ciclo delle reincarnazioni e segna il passaggio alla felicità e alla salvezza finale. La prospettiva di una vita ultraterrena rese famosa tale dottrina in gran parte dell’Asia, quindi anche in Cina, dove la sua forza ideologica riuscì a porre in essere la riunificazione politica del paese. In seguito il Buddhismo raggiunse la Corea e nel VI secolo cominciò a entrare in Giappone, dimostrando di poter essere utilizzato come uno strumento politico. Tale dottrina è stata introdotta in Giappone nel 552, quando il sovrano della Corea inviò al capo dell’uji di Yamato una statua e alcune scritture buddhiste, assieme a un messaggio in cui venivano spiegati tutti i vantaggi che avrebbe potuto portare con sé questa religione. Nel 538 il Buddhismo entrò ufficialmente in Giappone e diede vita ad una forte contrapposizione in merito al futuro da destinare a tale dottrina. In questo periodo il clan di Yamato aveva consolidato una posizione suprema all’interno di una confederazione uji, con i quali aveva stabilito vincoli di parentela attraverso una serie di matrimoni combinati. Il sistema di titoli onorifici assegnati ai singoli clan serviva per stabilire il grado di potere e la vicinanza che essi avevano con la stirpe egemone. Tuttavia tale sistema non sempre riusciva a preservare l’autorità del clan di Yamato, in quanto i potenti capi locali ne ostacolavano il consolidamento. Il problema relativo all’accettazione di una nuova religione straniera non poteva quindi essere affrontato soltanto all’interno dell’uji Yamato, anche perché molti clan lo consideravano come una minaccia per via della posizione che essi occupavano grazie alla discendenza dalle divinità locali. La contrapposizione tra chi si dimostrò essere favorevole all’ingresso del Buddhismo e chi contrario, si trasformò in uno scontro tra clan che volevano preservare i loro interessi. A favore del Buddhismo si schierarono i Soga, immigrati dalla penisola coreana, i quali occupavano un ruolo di mediazione tra i due paesi ed erano dunque favorevoli a proseguire gli scambi con il 2 permise loro di avvicinarsi alla Corte; il loro prestigio aumentò ulteriormente quando un componente di tale famiglia, Yoshifusa, divenne Primo ministro e capo del Consiglio di Stato, oltre che reggente imperiale (sesshou) del primo Imperatore bambino, Seiwa. Egli mantenne tale carica anche quando il ragazzo raggiunse la maggiore età e creò il titolo di kanpaku. Tali vicende gettarono le basi per il consolidamento del potere dei Fujiwara, il quale si rinsaldò grazie ad una politica matrimoniale attraverso la quale i componenti di tale famiglia ricoprirono sempre le cariche di sesshou e kanpaku. La casa imperiale tentò di contrastare l’interferenza dei Fujiwara, ma essa era costantemente schiacciata dal malfunzionamento del sistema relativo al controllo statale sulle risorse agricole del Paese e dall’allargamento di tenute private. Così i Fujiwara riuscirono a ripristinare il monopolio su tali cariche inaugurando un periodo noto come governo dei reggenti. Esso fu superato dalla fase relativa agli imperatori in ritiro, i quali poterono così svincolarsi dal controllo esercitato dai Fujiwara e ridimensionarne il potere. La loro fortuna comunque era stata dettata dall’incapacità del governo imperiale di arrestare la privatizzazione delle terre, la quale provocò la riduzione delle entrate statali. Inoltre, al di fuori della Corte, vi erano altri centri di potere, rappresentati da alcune scuole buddhiste che disponevano di armi, guerrieri e privilegi su territori molto estesi. Molte istituzioni buddhiste stabilirono un forte legame con l’aristocrazia Heian e con la Corte, per via della pratica relativa all’abbracciare la vita monastica. Ancora più indipendenti dalla Corte erano invece i capi di bande guerriere provinciali, i quali in futuro porranno fine all’era dell’aristocrazia e al suo potere. Nonostante queste trasformazioni, la famiglia imperiale non fu messa in discussione né l’élite guerriera privò immediatamente l’aristocrazia civile del suo potere. L’esistenza della nobiltà di Heian continuò a essere caratterizzata dal benessere e dalla raffinatezza visibili nello stile di vita aristocratico e nella produzione letteraria e artistica del periodo. Dopo due secoli di scambi culturali con l’estero, il Giappone rielaborò le conoscenze ottenute creando dei modelli autoctoni in ambito politico ed economico, ma anche dal punto di vista artistico e letterario. Ciò nonostante non si privò mai la Cina del proprio alto credito; la sua cultura infatti rimase requisito indispensabile e distintivo per i maschi dell’aristocrazia e il confucianesimo continuò a dettare i princìpi di governo. In questo periodo si costituisce il sillabario fonetico, detto kana, il quale rappresenta l’emancipazione dal predominio della scrittura cinese e vi si realizzano una serie di opere letterarie, tra cui i diari (nikki), racconti e raccolte di poesie. L’abilità di saper comporre poesie di 31 sillabe diventa un passatempo negli ambienti di Corte nonché un tratto distintivo dello status aristocratico. Tale processo di nipponizzazione interessò anche la coscienza estetica, la quale si sviluppò attorno a canoni autoctoni, il cui rispetto era indispensabile per confermare il proprio status e la propria reputazione. Un tratto distintivo delle concezioni di questo periodo fanno riferimento al fatto che la virilità non si opponeva alla femminilità. La letteratura Heian inoltre è pervasa da un senso di ansietà che riguarda la transitorietà e la precarietà della vita umana, la quale viene rappresentata attraverso la metafora dei fiori di ciliegio, i quali esprimono come il culmine e la vitalità della bellezza di un’esistenza coincidano con l’inizio del suo decadimento e del suo declino. Tali aspetti sono intrisi della filosofia buddhista, la quale costituisce lo sfondo filosofico di molte opere, tra cui il celebre Genji Monogatari, prodotto da Murasaki Shibiku all’inizio dell’XI secolo. L’evoluzione del Buddhismo comportò la nascita di nuove scuole di pensiero, in primo luogo quello della scuola Tendai, la cui sede venne costruita in una zona strategica da cui poter difendere la capitale dagli spiriti del male. Secondo tale scuola, tutti gli esseri viventi potevano diventare “Buddha” e giungere cioè all’illuminazione, attraverso una serie di mezzi (=lo studio dei testi sacri, la meditazione, l’invocazione del Buddha e gli esorcismi). Altra scuola molto importante che si formò in quegli anni sarà quella di Shingon o della “vera parola”. L’edificazione di questi complessi monastici all’esterno di Heian voleva garantire una libertà del governo imperiale dall’influenza del clero e delle istituzioni religiose, anche se nel corso del tempo numerosi templi privati saranno costruiti all’interno della città. Tali scuole nel frattempo si erano rifornite di armi e disponevano di monaci guerrieri, i quali avevano il compito di dirimere contrasti dottrinali o politici. Per garantire un esito positivo alle loro richieste esse intimidivano il governo imperiale ricorrendo al loro potere magico-religioso e tali istituzioni entrarono a pieno titolo nella competizione per il possesso delle terre. Il Buddhismo si diffonderà tra le masse solo alla fine del periodo Heian e fu capace di assimilarsi perfettamente ai culti shintoisti. In questo periodo si introdussero anche nuove forme d’arte e la costruzione di giardini, stagni e laghetti sormontati da ponticelli all’interno delle corti e dei ricchi templi. Nel periodo Nara sono stati presi una serie di provvedimenti in contrasto con la riforma Taika, aventi lo scopo di aumentare le entrate provenienti dalle tasse sulle terre kubunden e di diminuire la pressione demografica sulle terre agricole —> si era concessa la possibilità di mantenere il controllo delle aree a coloro che le avrebbero bonificate. Dall’VIII secolo ci fu infatti un aumento demografico cui non corrispondevano sufficienti aree agricole, il quale unito agli obblighi fiscali aveva generato una povertà diffusa e spinto molti contadini ad allontanarsi dalle terre. Tale situazione aveva spinto il governo a far rendere coltivabili ampie zone delle regioni nord-orientali, senza però riuscire a trovare la manodopera necessaria; successivamente dunque si affidò il compito di bonificare tali terreni a singole famiglie o istituzioni in cambio della concessione del loro possesso da una a tre generazione che finì poi per diventare una garanzia del possesso perpetuo. Di questa opportunità ne approfittarono nobili di Corte e istituzioni religiose (monasteri buddhisti), i quali così ottennero più benefici rispetto al governo imperiale. Questo fenomeno prese sempre più piede nel corso del periodo Heian, così che le terre destinate al sistema kubunden si ridussero molto e si formarono grandi distese agricole sottoposte al controllo privato, le quali furono poi esentate dal pagamento delle tasse e verso cui si diressero gruppi di contadini ormai troppo schiacciati dagli oneri fiscali delle terre statali. Le terre e il popolo di fatto venivano sempre più controllati dai privati, a sfavore della dinastia regnante. Alcuni Imperatori tentarono di ripristinare il loro potere e il controllo sulle terre, ma per via del loro indebolimento, la nobiltà origine uji e le istituzioni religiose estesero il loro controllo su molte tenute agricole e sul lavoro dei contadini, il tutto grazie alla loro posizione politica e potere economico, con i quali acquistare i diritti di possesso sulle terre, occupare terreni abbandonati dai contadini oppure inglobare i campi degli agricoltori che glieli affidavano in cambio di condizioni più vantaggiose. La diminuzione delle terre statali infatti provocò un aumento delle tasse e i contadini cercarono di sottrarsi a tale sistema chiedendo protezione a coloro che erano riusciti ad ottenere l’esenzione dalle tasse. Sistema shoen —> concessione di esenzioni fiscali da parte del governo imperiale, privando lo Stato delle entrate derivanti dalle tasse. Manodopera —> fornita da quei contadini che abbandonavano le terre statali e trovavano negli shoen condizioni meno onerose + da agricoltori titolari di piccoli fondi che cedevano a un potente latifondista il proprio appezzamento, acquisendo diritti su una parte del raccolto dello shoen. 5 Inoltre furono esclusi i dipendenti del governo centrale dalla possibilità di svolgere i compiti amministrativi e di tutela dell’ordine delle terre, le quali divennero così veri e propri possedimenti privati di cui il beneficiario deteneva tutti i compiti di governo e diritti amministrativi. Questa figura apparteneva solitamente a una famiglia aristocratica, a un tempio o un santuario e ricopriva la carica di proprietario. La completa maturità di tale sistema si ebbe nel XII secolo ed era perlopiù nelle mani di importanti clan (Fujiwara), dei templi buddhisti e santuari shintoisti. Un singolo proprietario controllava molteplici possedimenti in regioni diverse, quindi era necessario delegare i compiti amministrativi a funzionari locali. I signori locali delle province per ottenere il possesso delle terre agricole ricorsero all’appoggio di potenti figure appartenenti alla Corte, le quali si trasformavano in una sorta di “garanti” in cambio di un compenso, rappresentato da una quota dei prodotti agricoli realizzati. In tal modo i proprietari di terre agricole residenti furono in grado di consolidare il proprio potere e di acquisire una forza militare nel momento in cui venne richiesto loro di armarsi per difendere le loro terre siccome stava iniziando a venir meno la capacità di controllo del governo imperiale. Con il passare del tempo questi individui divennero sempre più aggressivi nel voler rivendicare il loro controllo sulle terre. Da tali fatti è possibile comprendere come l’organizzazione interna dello shoen dipendesse dal fatto che il proprietario risiedesse o meno in loco. I benefici e la ripartizione dei prodotti delle terre dipendeva dal ruolo svolto dalle figure sopra elencate. Il sistema shoen pose in essere un miglioramento del sistema di comunicazione, il quale fu migliorato per via del trasporto dei prodotti locali verso le zone in cui risiedevano i proprietari, ma anche dal punto di vista culturale ed economico in quanto nelle campagne si intensificarono i rapporti con la cultura superiore prodotta dal centro e sorsero così numerosi centri artigianali e commerciali. Tale sistema provocò anche una crescente stratificazione nei villaggi, dove gruppi ristretti di famiglie (spesso discendenti dagli uji) ottennero più potere rispetto alle altre, imponendo sul territorio anche un controllo militare oltre che amministrativo, più efficace di quello del governo imperiale. È importante tener conto della figura di Masakado, il quale dopo non essere riuscito ad ottenere un alto incarico nel governo imperiale fece scoppiare una ribellione, dichiarando che nel momento in cui un uomo è in grado di vincere una guerra, allora diventa il padrone del mondo —> ribaltamento degli equilibri, inizio di una nuova era. All’epoca delle grandi riforme la creazione di un esercito nazionale serviva per indebolire il potere militare dei clan locali e difendersi da eventuali attacchi dall’esterno. La leva obbligatoria però non aveva avuto grande successo perché toglieva forza lavoro alle famiglie e le reclute dovevano provvedere autonomamente all’armamentario e ai viveri. Si decise allora di istituire un sistema di milizie locali, formate da valenti maschi. Tale sistema stabilì un potere militare locale sempre più autonomo dal centro e i capi delle milizie locali cominciarono a considerarle come dei veri e propri eserciti personali. Inoltre all’interno degli shoen si rese necessaria la creazione di corpi combattenti per scopi difensivi o punitivi —> costituzione di guerrieri professionisti appartenenti all’élite locale, i quali avrebbero via via creato un’identità comune come classe distinta dal resto della società. Tra il IX e il X secolo la forza militare fu esercitata in modo sempre più esclusivo da gruppi di professionisti che presero l’appellativo di samurai. Si trattava di abili guerrieri incaricati dalle élite dominanti a svolgere compiti militari e civili (assicurare protezione e raccogliere gli introiti negli shoen). Essi andarono anche assumendo il controllo sulle terre agricole perché la loro forza militare li rendeva competitivi rispetto persino alle famiglie dell’aristocrazia, le quali disprezzavano le armi —> ciò provocò il loro declino. Nel 1185 fu istituito in Giappone il primo governo militare a Kamakura che durerà sino al XVI secolo. Lo sviluppo della classe guerriera si verificò in quanto era progressivamente venuto meno il controllo del governo imperiale sulle terre e la produzione agricola, i quali finirono nelle loro mani. L’élite guerriera si consolido parallelamente all’aumento della produzione agricola e alla trasformazione delle modalità con cui controllare le terre, dalla quale scaturì una più marcata stratificazione delle comunità agricole. Le famiglie aristocratiche si trovarono costrette a fornirsi di milizie proprie, anche se disprezzavano le armi, per poter mantenere il controllo sulle proprie terre. La classe guerriera restò comunque sempre separata dalla colta e raffinata élite aristocratica, riservandosi il potere di risolvere i conflitti e mantenere l’ordine, mentre il prestigio della Corte non si eclisserà mai del tutto in quanto essa restò comunque la fonte di legittimazione del potere militare. Anche quando fu privo di ogni potere politico effettivo, il sovrano continuò comunque a conferire il supremo titolo militare di Shogun, cioè colui che era in grado di mantenere la pace nel Paese. Era necessaria la presenza di una forza militare che potesse fronteggiare le popolazioni ribelli poste sul fronte nord-est del Paese e discendenti dalla popolazione ainu. Tali guerrieri svilupparono un’identità di gruppo definita, dotandosi di norme comportamentali, coniando una propria cultura e acquisendo uno status ereditario, stabilendo al loro interno una rete di rapporti gerarchici fondati su legami di natura personale. Anche in questo caso i vincoli di parentela svolgevano un ruolo importante per stabilire il legame tra i membri di una casata, guidata da un capo e dalla sua famiglia. Il vincolo di obbedienza verso il signore (=capo della casata o leader di un’alleanza militare) era l’aspetto più importante da rispettare e il senso dell’onore divenne il tratto essenziale del codice comportamentale dei samurai, distinguendosi dal resto della società. La gerarchia delle classi guerriere vedeva al suo apice i capi delle grandi famiglie di nobili origini. Infatti si era consolidata la pratica di escludere dalla famiglia imperiale i membri eccedenti o pericolosi, ai quali veniva comunque conferito un cognome che ne indicasse il legame. Da tale pratica avevano avuto origine importanti famiglie come quelle dei Taira e dei Minamoto, legate alla dinastia imperiale ma escluse dalla successione al trono. Molte di queste famiglie decisero di trasferirsi nelle provincie dove poter ottenere alte cariche pubbliche o controllare gli shoen. Essi assunsero inoltre anche una grande forza militare che gli consentì di aspirare a posizioni sempre più elevate. Il ricorso alla pratica degli Imperatori in ritiro (o sistema Insei) utilizzata per indebolire il controllo sul trono attuato dai Fujiwara segnò una temporanea ripresa della dinastia imperiale e anche se creò una sede di potere distinta da quella del sovrano in carica, consentì alla stirpe degli Yamato di riassumere la gestione degli affari familiari e di prendere parte alla competizione politica ed economica. Ciò nonostante, nel corso del tempo, ci si era allontanati dalla concezione che voleva lo Stato al di sopra e indipendente dalla burocrazia nobiliare, per assumere sempre più le sembianze di un “governo familiare”. I Fujiwara infatti erano organizzati internamente come i vecchi uji, costituiti da una figura centrale attorno alla quale si articolavano i vari rami parentali, avevano esercitato la propria autorità servendosi di organismi privati che rivestivano il ruolo di enti governativi. L’unica differenza dagli uji era che il capo del clan non svolgeva solo le funzioni sacerdotali, ma dirigeva anche gli organismi interni, i quali controllavano gli affari familiari, regolavano l’acquisizione e l’organizzazione degli shoen. Venne dunque creata una base di esercizio del potere su base familiare, la quale fu imitata da altre grandi famiglie di Corte, ma anche dalla stessa dinastia imperiale, la quale rientrò nella competizione politica ed economica in seguito 6 all’istituzione della pratica Insei. Ciò consentì alla famiglia imperiale di sostituirsi ai Fujiwara e di acquisire il controllo su estese tenute agricole, trasformandosi nel più grande “proprietario” delle terre del Paese. Allo stesso tempo però, il ricorso alle armi rappresentava il modo per dirimere i contrasti politici e per risolvere le dispute sul controllo delle terre, di cui ne beneficiavano i detentori del potere militare (=famiglie guerriere e istituzioni buddhiste). Il mantenimento del governo civile venne così a dipendere dalla classe militare, come dimostrò la guerra civile del 1156 che si scatenò in seguito a una disputa per la successione imperiale. L’anno precedente l’Imperatore Sutoku non era riuscito a porre suo figlio sul trono, cui invece era asceso Shirakawa e l’anno seguente alcune grandi famiglie militari presero le armi schierandosi dalla parte di uno o dell’altro. I protagonisti principali dello scontro furono i Taira e i Minamoto, i quali avevano origine dalla famiglia imperiale. I Taira, guidati dal leader Kiyomori appoggiavano Shirakawa e riuscirono a sconfiggere i Minamoto, sostenitori di Sutoku. Tale vittoria comportò l’inizio di una fase di supremazia da parte dei Taira, il cui leader stabilì un diretto controllo sulla Corte, presso cui ottenne importanti cariche, tra cui quello di terzo rango che per la prima volta veniva conferito ad un membro dell’aristocrazia provinciale. Egli pose in essere anche importanti legami matrimoniali con la dinastia imperiale, sull’esempio dei Fujiwara. Il potere di Kiyomori si fondò anche sul ricorso alla violenza che dispiegò verso chiunque potesse minare al suo potere, istituzioni religiose comprese. Tale condotta suscitò una forte reazione anche presso coloro che erano stati legati a lui in passato. Si ricorse nuovamente alle armi e sotto la guida di Minamoto Yoritomo si sconfisse la coalizione guidata dai Taira. CAP III – LO SVILUPPO DEL FEUDALESIMO SINO ALLA VIGILIA DELLA RIUNIFICAZIONE L’istituzione di un governo militare a Kamakura a opera di Yoritomo mostra come fosse in atto un processo di trasferimento verso la classe militare forgiatasi attorno a importanti famiglie, le quali avevano consolidato il loro potere nelle province e che discendevano da rami collaterali dell’aristocrazia o dalla dinastia imperiale. Le nuove casate guerriere rappresentavano la nuova aristocrazia al potere. La vittoria riportata dai Minamoto creò un potere alternativo rispetto alla Corte imperiale, guidato dall’élite militare. Sul piano economico-sociale si registrò un incremento delle tenute shoen controllate dalle famiglie guerriere, le quali poterono fondare il proprio potere su tali ricchezze. L’aristocrazia invece riceveva sempre meno benefici dalle proprie terre perché gli amministratori degli shoen ricorrevano a vari espedienti per ridurre la quantità di prodotti agricoli da inviare a tali famiglie. Tali eventi segnarono la fine del periodo Heian che pur restando la sede della capitale, perse il suo ruolo centrale. Yoritomo scelse di porre le basi del suo governo a Kamakura, un piccolo villaggio di pescatori (vicino all’attuale Tokyo). Egli decise di creare un centro di potere militare nuovo, si tratta del Bakufu o “governo della tenda”, il quale indica il governo militare a carattere nazionale guidato dai capi guerrieri, detti shogun. Tale carica non implicò più solo il conferimento di poteri militari come in passato, ma anche la delega di potere politico che fino ad allora era rimasto esclusivamente nelle mani della dinastia regnante e delle famiglie aristocratiche. Il Bakufu divenne dunque il luogo in cui si concentrò il controllo amministrativo e militare del Paese —> diventando il garante dell’ordine e della pace interna, nonché l’arbitro nelle dispute relative al controllo dei terreni agricoli. Il ruolo del Bakufu crebbe proporzionalmente alla ridotta capacità del governo imperiale di svolgere i propri compiti; inizialmente ci sarà una sorta di “governo duale” e solo in seguito il governo imperiale sarà costretto a cedere ogni effettivo potere. Nel 1185, dopo aver ucciso il fratello Yoshitsune, Yoritomo divenne il più potente capo militare del Giappone alla guida di una grande coalizione formata da guerrieri provinciali. Delle casate militari facevano parte anche i gokenin, ovvero membri che avevano origini umili e che comunque vi appartenevano per legami di sangue, di parentela, per matrimoni/adozioni o per vincoli fondati sull’assoluta fedeltà. Yoritomo aveva organizzato i propri seguaci secondo tale sistema e aveva assegnato loro il titolo di gokenin, confermando e estendendo il loro potere in cambio di una fedeltà incondizionata e personale; in tal modo egli stabilì una rete di rapporti feudali, fondati sul vincolo signore-vassallo (=legame personale e politico). Yoritomo si prestò a garantire il proprio sostegno alla Corte, rispettando la tradizione imperiale, senza rinunciare a negoziati con Kyoto per la spartizione del potere. Egli ottenne il diritto di inviare in tutte le province un suo dipendente a svolgere compiti di sorveglianza e a sedare eventuali resistenze militari. Questi personaggi detti shugo, reclutavano i propri dipendenti sul posto, i quali avrebbero affiancato i governatori civili inviati dal governo imperiale, al fine di garantire il pagamento delle tasse, l’amministrazione della giustizia e il mantenimento dell’ordine pubblico. Nel corso del tempo tali figure sostituirono del tutto quelle inviate dal governo centrale, così da eliminare gli ultimi residui dell’autorità imperiale. La delega a Yoritomo rappresenta un riconoscimento formale della Corte imperiale al nuovo governo e il 1185 viene considerato come data d’ingresso al feudalesimo. L’ascesa al potere di Yoritomo è rilevante da un punto di vista politico, dato che la pratica di suggellare le alleanze militari attraverso la garanzia di proteggere i diritti sugli shoen, gettò le basi per un assetto politico feudale. I poteri di Yoritomo furono ulteriormente estesi ed egli poter inviare gli shugo e i jito (=amministratore delle tenute di alti funzionari di Corte incaricato di raccogliere le imposte) anche nelle province esterne al Kanto. Parallelamente all’introduzione di governatori militari (shugo), Yoritomo aveva nominato tra i suoi seguaci un intendente (jito) in ogni tenuta che collaborasse con i funzionari dello shoen, così da poter garantire un’equa ripartizione del prodotto agricolo tra quanti ne avevano diritto. In questo modo la posizione di jito (che divenne ereditaria) assunse un ruolo rilevante, offuscando il ruolo degli amministratori inviati dai “proprietari”. Yoritomo poté così stabilire un forte controllo sugli affari interni degli shoen, conferendo al governo di Kamakura la fisionomia di un ente amministrativo di carattere nazionale. Il riconoscimento degli shugo e dei jito da parte della Corte, gli permise di estendere il proprio dominio anche lontano da Kamakura e di rafforzare i propri diritti sulla raccolta delle imposte. L’effettiva legittimazione di Yoritomo avvenne nel 1192, quando ottenne la più alta carica militare, quella di shogun inviato contro i “barbari”. L’ottenimento degli ampi poteri di cui venne a disporre deriva dal fatto che egli ha sempre rispettato e sostenuto l’istituzione imperiale, la quale restò la fonte di legittimazione dell’autorità politica. Il Bakufu era suddiviso in tre organismi principali, guidati ognuno da un capo: l’Ufficio degli affari militari, l’Ufficio amministrativo e l’Ufficio investigativo —> organismi privati del clan Minamoto che funzionavano in sostituzione al governo ancora prima che il conflitto del 1185 finisse. Il potere di Yoritomo era basato sulla fedeltà di circa duemila casate militari e sul sistema di shugo e jito. All’interno della classe militare esisteva una rigida gerarchia al cui apice vi era un ristretto numero di vassalli gokenin, di comprovata fedeltà, comprendendo molte caste che avevano sostenuto i Minamoto; a essi venne garantita una posizione privilegiata. Al di sotto vi erano i samurai. A tutti i livelli della classe militare era imposto il vincolo di obbedienza verso il proprio superiore e ciascuno doveva conformarsi alle virtù della lealtà, dell’onore, coraggio, disciplina —> bushido. 7 perseguita da Toyotomi Hideyoshi e Tokugawa Ieyasu. Intanto nei mari dell’Asia Orientale avevano fatto la loro comparsa mercanti e missionari giunti dall’Europa. Fenomeno della pirateria (wakou) che si tentò di arginare con il sistema dei contrassegni emanato da Yoshimitsu, ma che risultò fallimentare per via del declino degli Ashikaga. Nel 1543 arrivo dei primi mercanti portoghesi in un’isola del Kyushu + missionari che diffondono il Cristianesimo, insieme ai gesuiti —> viene accolto per agevolare gli scambi commerciali con l’Europa, ma poi perseguitato e proibito da Hideyoshi e da Tokugawa. CAP IV – VERSO UN FEUDALESIMO CENTRALIZZATO Il superamento dello stato di decentramento scaturito dalle contese che caratterizzarono il periodo Sengoku, fu dovuto all’opera di tre daimyo, i quali dopo aver consolidato una salda base nei propri territori, estesero il loro controllo sull’area di Kyoto e poi dell’intero Paese. Nel 1568 l’esercito guidato da Oda Nobunaga riuscì a conquistare Kyoto, il quale assunse grande prestigio dopo aver sconfitto un daimyo nemico, al punto da riuscire a farsi notare addirittura dall’Imperatore. Il sovrano gli chiese allora di pacificare la zona della capitale e di assicurare a Yoshiaki Ashikaga la carica di quindicesimo shogun. Nobunaga acconsentì, ma in cambio richiese di poter ottenere poteri sempre più estesi. Tale fatto infastidì Ashikaga, il quale provo ad eliminarlo, ma fallì. Per questo motivo Nobunaga lo destituì dalla carica di shogun e segnò la fine del Bakufu degli Ashikaga, ovvero del periodo Muromachi. L’affermazione del potere di Nobunaga avvenne con il controllo sulla zona della capitale, il quale portò avanti una politica molto violenta, soprattutto nei confronti delle istituzioni religiose. Egli infatti gettò le basi per l’assoggettamento delle dottrine buddhiste e shintoiste. Nobunaga si dimostrò più clemente nei confronti del Cristianesimo o più in generale dell’Europa, dalla quale riuscì abilmente a sfruttare le innovazioni tecnologiche. Egli fu infatti il primo ad utilizzare le armi da fuoco in maniera sia offensiva che difensiva e costituì dei quartier generali fortificati, oltre che a solidi castelli, i quali dovevano glorificare il signore che li abitava. Nobunaga morì però improvvisamente, senza poter concludere l’opera di riunificazione che si era prefissato. La sua politica era stata prettamente di carattere militare e aveva posto in essere importanti innovazioni dal punto di vista dell’amministrazione. Nobunaga, pur riservandosi le terre migliori, suddivise tra i propri vassalli i feudi dei nemici sconfitti, all’interno dei quali fece edificare quartieri generali fortificati in cui far confluire le truppe. In questo modo allontanò l’esercito dai centri rurali e incominciò un processo di separazione tra la classe contadina e quella militare. Egli confiscò le armi alla popolazione non guerriera e vincolò i contadini al mantenimento del proprio status, obbligandoli a compiere lavori esclusivamente agricoli. Nobunaga inoltre riorganizzò le zone rurali in villaggi e impose la consegna dei registri catastali relativi ai territori assoggettati. In tal modo egli creò le condizioni ideali per la riunificazione del Giappone, la quale venne proseguita da Toyotomi Hideyoshi. Si trattava di un uomo di umili origini che fin da ragazzo lavorò al servizio di Nobunaga e ben presto si differenziò per le sue abilità militari, al punto da diventare il generale più importante agli ordini del primo riunificatore. Per questo motivo egli ottenne facilmente l’eredità lasciata dalla morte improvvisa di Nobunaga, impose un solido controllo sulla capitale, fissò la propria base nel maestoso castello di Osaka e concluse importanti alleanze con daimyo del calibro di Tokugawa Ieyasu. Nel 1585 ricevette la nomina di reggente imperiale, ottenne il cognome di Toyotomi e grazie a una serie di campagne militari, portò a termine la completa riunificazione militare del Giappone. Hideyoshi divenne il capo supremo del potere, la cui forza non era fondata sul potere di cui disponeva individualmente, ma sulla rete di alleanze che egli guidava. Questo aspetto mostra come nonostante fosse avvenuta la riunificazione, il Giappone fosse comunque frammentato in unità territoriali, dette han, al capo dei quali vi erano i daimyo, molti dei quali avevano ricevuto tale carica in cambio dell’assoluta fedeltà nei confronti di Hideyoshi. Egli però non si accontentò di questi semplici giuramenti di fedeltà o di alleanze matrimoniali, pertanto decise di disporre strategicamente i daimyo nelle varie regioni del Paese e dispose che ognuno di essi doveva inviare al castello di Osaka un proprio familiare o vassallo come ostaggio. L’importanza di ciascun daimyo dipendeva dunque anche dalla collocazione strategica che gli era stata assegnata e dalla rendita proveniente dalla tassazione delle terre agricole collocate nel suo han. Dopo aver ristabilito la pace interna, Hideyoshi consolidò l’opera di riunificazione forgiando una nuova organizzazione amministrativa a partire da una generale revisione catastale fondata su nuovi criteri e unità di misura, che Nobunaga aveva avanzato solo in parte e che rivoluzionò ora il sistema dei diritti fondiari —> prese il nome di taikou kenchi. Egli inoltre stabilì un nuovo e uniforme sistema di tassazione che resterà in vigore per oltre due secoli e mezzo. Hideyoshi inoltre dal punto di vista sociale promulga il decreto della “Caccia alle Spade” perché volle mantenere la separazione della classe contadina da quella militare ed emana il decreto delle Tre Fasce Sociali: i samurai e l’aristocrazia era al vertice, mentre alla base vi erano i contadini e gli artigiani. Hideyoshi pubblica tale decreto perché non vuole che si verifichi nuovamente il dekakujou = ribaltamento dei ranghi, grazie al quale egli stesso ora poteva governare il Paese. Se si separano le classi sociali invece si garantisce ad ogni componente della società un ruolo preciso e non si corre il rischio che i ranghi vengano alterati (fatto che tra l’altro potrebbe anche minare la sua posizione). Da un certo punto di vista si verifica un blocco dello sviluppo delle cooperative perché si vincolano i soggetti a restare in una determinata classe sociale, non permettendo lo sviluppo di chi ha maggior talento, ma dall’atro lato vi è un miglioramento dello status di queste classi, le quali essendo chiuse in sé stesse lavorano meglio. Hideyoshi inoltre per ripagare i debiti di guerra relativi alle invasioni mongole e al sistema di alleanze i cui componenti dovevano essere ripagati, decise di invadere la Corea, territorio ricco di materie prime che avrebbe potuto procurare al Giappone un bottino di guerra e sanare i debiti. Dopo due tentativi i giapponesi vinsero ufficialmente la guerra, ma solo attraverso un accordo formale, senza ottenere nulla. Hideyoshi nel frattempo sposò una donna aristocratica chiamata Nene, la quale lo cambia dal punto di vista culturale e che gli fa comprendere il valore del traffico del vasellame dalla Cina alla Corea. Egli decide dunque di deportare in Giappone famiglie di vasai coreani, così da poterli schiavizzare e ricavare da essi una produzione di vasellame che all’epoca andava molto di moda. Inoltre, dalla Cina venne introdotto un macchinario di stampa a caratteri mobili (proveniente dall’Europa), il qual permise una maggior diffusione di libri a un prezzo molto più conveniente e che facilitò l’alfabetizzazione del Giappone, la quale sarà completata a metà del 1600. Sempre grazie alle influenze di Nene, Hideyoshi decide inoltre di organizzare spettacoli all’aperto per rendere la cultura fruibile a qualsiasi classe sociale. Inoltre si rende conto che concedere ai contadini e alle classi sociali più basse dello svago permette di diminuire eventuali rivoluzioni, anche perché un popolo acculturato è un popolo migliore. (Nene era molto appassionata delle cerimonie del the, si trattava ormai di una moda, ma i vari tipi di the verde erano davvero molto salutari. Per gli uomini di battaglia e che devono continuamente esercitarsi nei combattimenti militari, il the è fondamentale. Le aristocrazie inoltre si erano dedicati a tutti questi rituali estetici per la degustazione del the. Non siamo ancora nella vera e propria fase della cerimonia del the, ma ci arriveremo con Hideyoshi, nello specifico attraverso 10 il monaco Sen no Rikyuu. I rituali che erano semplicemente estetici, grazie a tale monaco, vengono arricchiti con caratteristiche buddhisti —> diventa un rituale spirituale. Sen no Rikyuu era un grande frequentatore di Nene, tant’è vero che la donna, all’interno del parco della sua residenza privata, da al monaco i soldi per costruire delle Chashitsu, cioè piccoli padiglioni decorati con un disegno unico. Il loro principio estetico è quello della semplicità, la quale deve rasentare perfino la povertà, con elementi naturali. Al loro interno si svolgeranno i rituali del the di alto livello. Nene fa costruire sette padiglioni a Sen no Rikyuu e diventa sua allieva. Si tratta di una donna di grandissima cultura e sembra che il suo matrimonio con Hideyoshi sia stato fondato sul vero amore; la sua dimora inoltre è diventata un tempio. Il monaco diventa dunque un invitato abituale nella dimora di Hideyoshi e gira per tutto il paese. I rituali del the tenuti da lui diventano famosi e molto pagati —> si contende la sua presenza in tutto il paese. A questo punto possiamo davvero parlare di Cha no Yuu, ovvero cerimonia del the. Sen no Rikyuu iniziò a prendere una quantità di denaro un po’ troppo esagerata per le sue prestazioni e si dice che Hideyoshi fosse talmente geloso del suo successo che lo invita a suicidarsi attraverso il Seppuku. Sen no Rikyuu era una spia politica perché i grandi signori militari, approfittando dei benefici del the, compivano tali cerimonie prima di entrare in battaglia. Il monaco viaggiando da una zona all’altra era portatore di segreti di guerra e i suoi prezzi erano troppo alti per essere solo legati alla cerimonia del the, quindi probabilmente erano legati al suo lavoro di spionaggio. Per questo in realtà Hideyoshi decide di farlo uccidere. ) Hideyoshi aveva cercato di assicurare la successione del proprio figlio al trono, affidandone le cure a un Consiglio composto da cinque Grandi anziani. Dopo la sua morte però tale organismo non riuscì a sopravvivere, così come la fiducia dei suoi alleati. Mentre nel Paese si apriva una nuova contesa tra i vari signori feudali, uno tra i cinque Grandi anziani, Tokugawa Ieyasu, riuscì a prevalere sugli altri, realizzando la completa riunificazione del Giappone e stabilendo un governo militare nazionale. Tokugawa Ieyasu apparteneva a una famiglia che aveva acquisito la posizione di modesto daimyo, ma che col tempo ottenne il controllo su un’estesa regione del Giappone centrale, grazie alla brillante carriera militare di Ieyasu al servizio di Nobunaga. In seguito egli accettò di riconoscere la supremazia di Hideyoshi. Ieyasu scelse Edo (l’attuale Tokyo) per stabilire il suo quartier generale e da cui rafforzò il proprio potere in un territorio che gli assicurava una rendita tale da competere con lo stesso Hideyoshi. Egli fu prescelto come uno dei cinque Grandi anziani che avrebbero dovuto prendersi cura del figlio di Hideyoshi, ma alla sua morte si verificò una disputa per l’ottenimento del potere. Lo scontro decisivo si ebbe nel 1600, quando Ieyasu riuscì a sconfiggere i suoi rivali nella sanguinosa battaglia di Sekigahara, diventando il daimyo più importante del Giappone. La sua ascesa a capo assoluto del Paese fu sancita con l’ottenimento del titolo di shogun, assumendo così i diritti del governo nazionale che esercitò a Edo, nuova sede del Bakufu. Nel 1605, egli rinunciò a questa carica che conferì al figlio e divenne shogun in ritiro. La vittoria del 1600 non aveva comunque posto fine alla resistenza del figlio di Hideyoshi che Ieyasu dovette placare consentendogli di mantenere il castello di Osaka e il controllo su territori nelle zone limitrofe. Solo nel 1614 egli potè sferrare un attacco ai suoi rivali che si concluse con la presa di Osaka. Ieyasu era ormai il capo indiscusso del Paese e quando nel 1616 morì, il sistema di controllo del Bakufu sugli han era ormai istituzionalizzato. Il successo di Sekigahara fu seguito da una profonda riorganizzazione dei possedimenti feudali nel Paese e i signori videro scomparire o ridimensionare i loro territori. La presenza di grandi signori feudali richiese la messa a punto di un sistema capace di garantire l’equilibrio tra autorità centrale e potere dei daimyo. Ieyasu stabilì una gerarchia tra i daimyo fondata sui vincoli di fedeltà tra questi e lo shogun. Una posizione elevata fu affidata a un numero ristretto di fidati signori degli han imparentati ai Tokugawa. Poi vi era il gruppo costituito dai damiyo della casa dello shogun, cioè coloro che avevano aderito alla causa di Ieyasu già da prima di Sekigahara e che quindi erano del tutto affidabili. Con ciascun daimyo, Tokugawa stabilì un equilibrio di potere, fondato sulla concessione dell’investitura, cui corrispondeva un personale impegno di fedeltà a Edo, sull’assegnazione dei territori e sulla loro distribuzione strategica nelle zone del Paese. I daimyo furono infatti posizionati in modo da evitare la vicinanza al Bakufu di quelli più ostili. I territori che i Tokugawa si riservarono comprendevano fertili e importanti regioni, grandi centri commerciali e zone minerarie vitali. Lo shogun si serviva dei propri vassalli per amministrare tali possedimenti. Alle sue dipendenze vi erano oltre ventimila vassalli divisi in hatamoto e gokenin, di rango inferiore. Lo shogun era il più ricco daimyo del Giappone perché possedeva i territori migliori —> nesso tra rendita agricola e potere. Siccome l’Imperatore legittimava il potere dello shogun, i Tokugawa contribuirono finanziariamente affinché la Corte potesse mantenere il proprio prestigioso stile di vita, ma ne limitarono comunque l’autonomia politica non permettendo al sovrano di partecipare agli affari di Stato e vincolandolo all’approvazione dello shogun per poter conferire nuovi titoli imperiali. Lo shogun dunque regolava le questioni tra i daimyo e le istituzioni religiose, definiva la politica nazionale in campo fiscale e militare, gestiva gli affari esteri e disponeva della totalità della terra = piena autorità su ogni singolo daimyo. Già utilizzato da Hideyoshi, il sistema della “residenza alterna” a Edo rappresenta un efficace sistema di controllo sui daimyo, ai quali venne imposto l’obbligo di costruire una residenza nella capitale shogunale, dove dovevano dimorare per un certo periodo di tempo secondo precise scadenze e, in loro assenza, lasciarvi i propri familiari e funzionari al loro servizio, garantendo così la propria lealtà al governo di Edo. La regolare frequentazione del centro del potere, impose anche ai più lontani e meno fedeli daimyo di conoscere e rispettare i decreti del Bakufu. Inoltre, tale pratica sottraeva una cospicua parte delle risorse finanziare degli han, dato che gli spostamenti del signore e della sua famiglia richiedevano un certo impegno economico, dovuto alla costruzione e al mantenimento di una o più residenze a Edo. Fu questo dunque il sistema politico creato sotto i Tokugawa, dove si riscontra il carattere di un feudalesimo centralizzato; gli stessi legami tra daimyo e shogun erano di tipo feudale, essendo contraddistinti da un legame di fedeltà e da benefici fondati su un vincolo personale e politico. Il processo di differenziazione delle classi sulla base del ruolo occupazionale (già introdotto da Nobunaga e sviluppato da Hideyoshi) fu portato a termine dai Tokugawa, i quali realizzarono una scala gerarchica in cui vennero posti in ordine di importanza rispettivamente: guerrieri, agricoltori, artigiani e mercanti. Inoltre veniva riconosciuta l’esistenza di categorie privilegiate (famiglie aristocratiche, i religiosi e le monache) e gruppi di infima reputazione, disprezzati dalla cultura dominante per via delle occupazioni che svolgevano. Per ciascun livello furono sancite norme adeguate allo status. Ne scaturì una società fortemente differenziata, con una prevalenza di samurai, mercanti e artigiani nei centri urbani e di agricoltori nei villaggi rurali. Tale ordine era regolato inoltre da una legge naturale per la quale un individuo non avrebbe mai potuto cambiare la propria condizione sociale, la quale era ereditata sin dalla nascita e a cui egli era vincolato per l’intera esistenza. Il pilastro ideologico dell’ordinamento politico e sociale fu rappresentato dalla dottrina sociale neoconfuciana (proveniente dalla Cina). Dopo la sua morte Ieyasu fu divinizzato in un imponente mausoleo edificato a Nikko. Le istituzioni buddhiste, il cui potere era già stato ridimensionato, furono ora economicamente indebolite dalla riduzione delle terre. Buddhismo e Shintoismo vennero comunque protetti dai Tokugawa perché fungevano da strumento di 11 controllo sul popolo. Il Buddhismo inoltre servì a contrastare la diffusione del Cristianesimo, il quale venne sempre più considerato come pericoloso perché contrastava l’assetto dell’organizzazione politica, sociale e religiosa del Paese. CAP V – L’INGRESSO DEL GIAPPONE NEL SISTEMA INTERNAZIONALE 1. La crisi della società feudale e i prodromi dello Stato nazionale Nell’ultima parte del periodo Edo, si sentono i primi sintomi della crisi sociale ed economica  nelle zone rurali le insurrezioni contro le autorità feudali erano frequenti, soprattutto nell’era Tempō (1830-1844). Proliferano nuovi movimenti religiosi di natura messianica e nuove sette popolari che si guadagnarono un forte seguito tra le masse contadine in cerca di sollievo e sicurezza. Si verificarono episodi di violenza anche nelle città tra diversi strati della società, compresi i samurai, tra i quali si registrò malcontento dovuto alle difficili condizioni economiche.  il disagio e l’insoddisfazione tra i vari strati sociali però non produssero quell’unità necessaria per trasformare la protesta in un vero movimento politico per sovvertire il governo. Negli ambienti politici la crisi stimolò varie correnti di pensiero  alcuni proposero il ritorno ad una società agricola, alcuni auspicarono il rinvigorimento del governo militare e della sua politica economica, alcuni vollero la creazione di un’identità nazionale fondata sulle tradizioni, altri suggerirono un miglioramento scientifico e tecnologico in campo agricolo e militare ispirato ai progressi europei. Nel corso del 18º sec. in Giappone si aveva la consapevolezza dell’esistenza di un Occidente evoluto, ma verso la fine del secolo tale percezione fu pervasa dal timore riguardo la presenza degli occidentali in Asia, diversa dall’esperienza del ‘500 a causa del mutato equilibrio in campo scientifico, economico e militare tra Europa e Asia e dall’affermazione del “sistema mondo” che accompagnò lo sviluppo della società capitalistica in Occidente.  le opere tra fine ‘700 e prima metà dell’800 si concentrarono sulla difesa delle frontiere, la politica della limitazione dei contatti con l’estero, la sicurezza e l’identità nazionale. Gli studi occidentali furono applicati in Giappone dopo il tentativo del 1792 della Russia di stabilire rapporti commerciali col Giappone. Questa richiesta fu rifiutata ma indusse il bakufu a provvedere alla colonizzazione di Ezo (Hokkaidō) e a stabilirvi un proprio commissario. s Le elaborazioni dei kokugakusha esercitarono un forte influsso sui giapponesi, date le loro implicazioni con la sfera spirituale e religiosa. Si ricorda Aizawa Seishisai  esponente della scuola di Mito, che alimentò l’ideologia nazionalista e antifeudale. Formulò la teoria del “sistema nazionale” (kokutai) esaltando il sovrano imperiale e condannando le dottrine straniere; concepì il confronto con l’Occidente come la spinta per un rinnovamento morale che il Giappone avrebbe dovuto compiere per creare un’identità nazionale. Aizawa venne accolto dal joui  movimento xenofobo che si diffuse in Giappone prima della riapertura nel 1854; spingevano per un’espulsione dei barbari occidentali; ad esso si affiancò il movimento lealista sonnou (venerazione dell’imperatore). I kokugakusha vogliono difendere l’identità e il patrimonio nazionale contro il predominio culturale cinese, mentre la scuola di Mito si accanì più contro gli occidentali. Essi vengono accomunati dalla rivalutazione che fornirono ai vecchi miti shintoisti e alla tradizione imperiale, e dal rilievo politico che ebbero come precursori della restaurazione del ruolo del tennou, della promozione dello shinto a religione ufficiale di Stato, e di un nazionalismo incentrato sulla discendenza divina della nazione.  negli ultimi anni del regime Tokugawa si hanno fermenti intellettuali, tensioni, e un Paese dinamico alla ricerca di soluzioni per la crisi interna e la pressione esterna. Si diffonde insoddisfazione per l’incapacità del bakufu di instaurare un risanamento economico  si aggrava la frattura tra governanti e popolo, e alcuni han cercano di aggiustare la situazione a livello locale, sperimentando per sanare le finanze dei propri domini.  Chōshū  programma per migliorare l’assetto agricolo e ridurre le spese; gli sforzi destinati alle attività commerciali fruttarono ricchezze, che lo han investì per migliorare l’organizzazione militare e procurarsi equipaggiamenti occidentali  Satsuma  punta all’attività mercantile grazie al suo controllo sui traffici commerciali delle Ryūkyū e al suo monopolio sulla produzione dello zucchero del Regno meridionale Comunque, questo successo fu limitato dalla mancanza di un quadro generale di riferimento, che poteva essere assicurato solo da un’autorità politica nazionale. Nella prima metà dell’800, il Giappone possedeva altre potenzialità, non solo economiche, che gli avrebbero consentito di sviluppare uno Stato moderno. Bisognava creare una nuova forma di potere capace di garantire la sicurezza territoriale, gestire l’amministrazione e le risorse del Paese, e dotare le masse di una coscienza nazionale e di un’ideologia nazionalista. La geografia del Giappone della tarda era Tokugawa non aveva subito molte modifiche e comprendeva lo stesso territorio che sarebbe stato inglobato nello Stato Meiji  racchiudeva elementi che potevano essere usati come simboli di unità per il presente e continuità per il passato = comune storia d’Impero, autorità sovrana ancorata all’idea di sacralità, patrimonio dello Shintoismo, da cui l’identità giapponese attingeva in termini di unità etnica e razziale. Fu importante la ricerca di una posizione nel contesto internazionale  la contestazione della supremazia culturale cinese aveva stimolato l’emancipazione del Giappone e l’aspirazione a una posizione meno marginale. All’inizio per l’élite, queste concezioni crebbero con l’aumentare della pressione occidentale, inducendo i giapponesi a pensare che l’espansionismo fosse la soluzione all’insicurezza nazionale. 2. La riapertura del Giappone, l’ingresso nel sistema internazionale e il crollo del feudalesimo 1804  viene rinnovato il tentativo russo del 1792 di stabilire rapporti commerciali col Giappone, che ribadì il divieto d’accesso ai “barbari” al di fuori del porto di Nagasaki, senza riuscire ad impedire del tutto le incursioni. 12 La Costituzione del 1868 istituisce quindi un sistema di governo che sarebbe durato fino al 1885. Si ebbe una revisione nel 1869 quando, respinta l’idea di separazione dei poteri e assunta una posizione più autoritaria, il Dajōkan divenne l’unico organo esecutivo e fu affiancato dall’Ufficio degli Affari shintoisti (Jingikan), deputato al controllo della sfera spirituale. Il Dajōkan, guidato dal ministro della Sinistra (Sadaijin) e da quello della Destra (Udaijin), era composto dai membri del Consiglio Consultivo (Sangi), presso cui confluirono le principali funzioni di governo, e sovrintendeva l’attività di 6 ministeri.  nasce un’oligarchia formata da pochi capi provenienti dalla Corte e dai 4 han importanti Dal 1871 si procede verso l’opera riformista  fu abrogato l’obbligo occupazionale in base alla classe di appartenenza, così ognuno poteva scegliere il proprio lavoro; cortigiani ed ex daimyō vengono nominati membri dell’aristocrazia (kazoku); contadini, artigiani, samurai di basso rango e mercanti confluiscono nella categoria di heimin (popolazione comune). Agli heimin venne concessa la libertà di movimento +la possibilità di assumere un cognome e sposare persone di status diverso e di acquistare/cedere la terra  questo fu reso possibile dalla rimozione del divieto di compravendita riguardo le terre agricole. Tutto questo favorì la mobilità della popolazione ma privò altri del monopolio su alcune occupazioni (samurai), la cui posizione fu minata dalla leva obbligatoria, operante dal 1873. Prevedeva l’obbligo di 3 anni di servizio attivo e 4 come riservisti a tutti i maschi che avessero compiuto 20 anni; gettò le basi per un esercito moderno. Alla leva obbligatoria si opposero i samurai e i contadini, contrari all’allontanamento dalla terra  si ebbero rivolte violente. Nei primi anni dell’era Meiji il governo attinse ai fondi di alcuni han per i provvedimenti economici ma ciò non fu sufficiente a coprire tutte le spese, comprese quelle non economiche (difesa, amministrazione…). Quindi, la rapida industrializzazione poté essere compiuta a condizione che lo Stato assumesse il ruolo di investitore, procurandosi da solo il capitale. Per garantirsi fonti d’entrata stabili, il governo si rivolse all’agricoltura e alla sua tassazione. Nel settembre 1871, il Dajōkan si riunì per discutere una legislazione fiscale a livello nazionale, insieme alla necessità di abolire il divieto di compravendita della terra, premessa essenziale per trasformarla in una proprietà privata soggetta a tassazione. Nel 1872 si procedette alla verifica del possesso della terra e al rilascio dei titoli di proprietà a coloro che erano stati responsabili nel periodo Edo del pagamento delle tasse di un appezzamento. Ciò consentì di procedere alla stima della terra secondo il valore di mercato. Nel luglio 1873 fu varata l’Ordinanza di revisione dell’imposta fondiaria, che rispondeva all’esigenza di creare un sistema di tassazione facile da esigere e difficile da evadere e che garantisse entrate stabili. L’importo della tassa fu valutato secondo il valore della terra e fissato al 3%, e ora era solo il singolo proprietario ad occuparsi dei pagamenti e non il villaggio. Si passa da una tassazione in natura a un’imposta in denaro, che pesò sui piccoli proprietari. Costretti a convertire in denaro una parte del raccolto, divennero dipendenti dal mercato. La liberalizzazione della vendita della terra aprì la strada all’acquisizione illimitata di proprietà fondiarie attraverso compravendite  concentrazione delle terre nelle mani di ricchi proprietari +contadini spodestati; molti diventano affittuari, e pochi costituirono il proletariato agricolo o industriale. La riforma fiscale ebbe un effetto anche sul governo, che riuscì a stabilizzare le entrate: i proventi dell’imposta fondiaria sull’agricoltura costituirono l’80% delle entrate per il primo decennio  vennero finanziati i costi per la modernizzazione. Gli investimenti statali si concentrarono nella costruzione di infrastrutture, difesa e rafforzamento militare. Fu avviata la costruzione di una rete di trasporti e si espanse la linea ferroviaria tra il 1872 e il 1880, anno in cui si collegarono le maggiori città con una rete telegrafica e un sistema postale. Crebbero anche gli investimenti nel settore industriale, introducendo tecnologie occidentali e favorendo l’iniziativa privata incentivando gli investimenti in alcuni settori, promuovendo la crescita di una classe imprenditoriale. Lo Stato impiegò molti esperti stranieri per trasmettere le loro conoscenze; vennero organizzate anche missioni in Europa e USA. Quella più importante fu la missione che partì nel 1871 e tornò nel 1873 dopo aver visitato USA e molti Stati europei (missione Iwakura). Organizzata allo scopo di revisionare i trattati ineguali e acquisire conoscenze, vi parteciparono molti uomini di governo. Ci fu un insuccesso diplomatico dato che i trattati non vennero modificati, ma vennero attinte molte conoscenze in tanti campi (scienze, economia, politica…) e al rientro i partecipanti produssero molti scritti che misero in luce i ritardi produttivi del Giappone  l’Occidente venne preso come modello da seguire 4. Gli sviluppi della politica interna ed estera degli anni Settanta e Ottanta Gli obiettivi comuni del governo Meiji furono lo scardinamento dell’assetto feudale e la creazione di uno Stato forte, anche se molti erano scontenti, e questo si manifestò con atti di terrorismo e sommosse. Queste tensioni coinvolsero anche capi del governo (Saigō Takamori e Itagaki Taisuke), che si convinsero dell’opportunità di dare una dimostrazione di forza alla Corea, che non riconosceva i cambiamenti avvenuti in Giappone dopo il 1868. Questo piano raccolse molti consensi durante il periodo in cui molti esponenti erano all’estero con la Missione Iwakura, ma al ritorno, il dibattito sull’invasione della Corea (seikanron) divenne uno scontro, dato che molti volevano dare priorità al rafforzamento interno.  ottobre 1873, la scelta di abbandonare il progetto provocò la fuoriuscita dal governo di alcuni esponenti Il seikanron è un punto di svolta  il governo restò nelle mani dei rappresentanti di Satsuma/Chōshū, e la crisi fece emergere le diverse posizioni riguardo la politica estera e interna. Il dissidio riguardava le tempistiche e le modalità da adottare. I governatori tornati dopo la missione Iwakura volevano stabilire un rapporto paritario con le potenze occidentali e modernizzare il Giappone  molti non volevano invadere la Corea perché ritenevano che il Giappone non fosse pronto, dato che un impegno militare forse avrebbe provocato l’intervento occidentale e reazioni in un Paese che non era ancora centralizzato. 15 All’inizio del 1874, Etō Shinpei si mise alla testa di una rivolta insieme ad ex-samurai nella sua regione di origine, che venne repressa dal governo. I samurai esprimevano così il loro risentimento verso le riforme che li avevano privati del loro status sociale e del monopolio sulle attività militari, e le misure insufficienti attuate per cercare di aiutarli nell’attività agricola e commerciale: non avevano esperienza imprenditoriale, quindi questo provvedimento fu sfruttato solo da alcuni beneficiari, mentre molti altri vennero trasformati in forza lavoro. Seguirono altre rivolte a quella del 1874, e la situazione peggiorò nel 1877, quando da Satsuma si levò una grande ribellione guidata da Saigō Takamori; dopo qualche mese i ribelli vennero sconfitti e il capo si suicidò. Durante la ribellione, nell’esercito si rivelò una disaffezione alla causa nazionale  impegno per insegnare alle reclute obbedienza all’imperatore e allo Stato attingendo non all’Occidente ma al patrimonio tradizionale. Altri uomini abbandonarono in governo dopo il seikanron  1874, nasce la società Aikoku kōtō (Partito pubblico patriottico)  chiede uguaglianza e diritti per il popolo +presenta all’imperatore una petizione per l’istituzione di un’assemblea popolare elettiva (minkai). 1875, fondato il partito politico nazionale (Aikokusha, società dei patrioti), influenzata dall’Occidente: - istituzione di un governo parlamentare costituzionale - diminuzione dell’imposta fondiaria - revisione dei trattati I primi anni dell’era Meiji furono contraddistinti da una disponibilità ad accogliere le conoscenze dell’Occidente, non solo riguardo usi e costumi, ma anche idee e principi  intensa opera di traduzione di opere classiche straniere.  “bunmei kaika” (civiltà e progresso)  per emergere dall’arretratezza, si deve guardare all’Occidente 1874, fondato il Meirokusha = società di intellettuali che dibattono economia, politica, scienze, cultura… Nel 1872 viene introdotta la riforma del sistema educativo (Gakusei)  ispirata al modello francese; introduce un sistema piramidale di elementari, medie, istituti tecnici ed università, è basata sull’idea che l’educazione costituisse il fondamento di una nazione moderna e un diritto da dare a tutti. Nacquero associazioni dedicate a idee di libertà, sovranità nazionale e rappresentanza popolare  Movimento per la libertà e i diritti del popolo (Jiyū minken undō), fautore di una Costituzione e di un Parlamento elettivo. In questi esperimenti politici il governo Meiji vide un segnale che rischiava di alienare la società dal proprio controllo e allontanarla dalle scelte del governo  1883, provvedimenti che limitano l’attività dei partiti. Si afferma una reazione tradizionalista per filtrare le conoscenze dall’estero, con lo slogan “wakon yōsai” (spirito giapponese, sapere occidentale). Nel 1879 si hanno interventi della politica educativa  varata l’Ordinanza sull’educazione (Kyōikurei), che prevede una maggiore centralizzazione e un controllo rigoroso del sistema scolastico. Ribadisce la morale confuciana secondo cui non esiste una distinzione tra sfera pubblica e privata dell’individuo: vuole preparare i giovani a diventare fedeli sudditi dell’imperatore.  è in corso una riaffermazione di tendenze conservatrici, nel momento in cui bisogna decidere per il futuro della nazione Per procedere alla revisione dei trattati ineguali, bisogna consolidare le istituzioni politiche ed economiche, era stato preso l’impegno di scrivere una Costituzione dal 1868, e bisognava adottare qualche forma di rappresentatività popolare. Nella seconda metà degli anni ’70 si cerca di scrivere una Costituzione, ma le diverse bozze non furono accolte  1881, crisi politica con due schieramenti: - Ōkuma, propugnatore del modello politico proposto dagli inglesi (liberalismo)  vuole un governo parlamentare da inaugurare in due anni - Īto, vuole un governo trascendente in 10 anni Ōkuma però venne coinvolto in uno scandalo e costretto alle dimissioni  istituzione del Parlamento entro il 1890. Nel 1882 Īto si recò in Europa per studiare varie Costituzioni; al suo rientro, elaborò un sistema di nobiltà diviso in 5 gradi, che entrò in vigore nel 1884. 1885, il Dajōkan venne sostituito dal sistema di gabinetto, che riuniva i vari ministri sotto la guida di un Primo Ministro responsabile sotto l’imperatore, da cui riceveva il mandato per formare il governo  questo incarico fu dato a Īto, che lo mantenne fino al 1888, quando andò a presiedere il Consiglio Privato (Sūmitsuin), l’organismo creato per approvare la Costituzione. Costituzione dell’impero del Grande Giappone (DaiNihon teikoku kenpō)  presentata l’11 febbraio 1889, anniversario della fondazione dell’impero giapponese, presentata al Paese come un dono imperiale. Improntata alla tradizione prussiana e coerente con l’ideologia dominante, sanciva l’inviolabilità della sovranità dell’imperatore, a cui spettava il controllo politico e militare supremo, assieme a un potere legislativo maggiore di quello del Parlamento. Inoltre aveva il diritto di nomina del governo, i cui membri erano singolarmente responsabili davanti a lui. Il Parlamento era composto da una Camera dei Pari riservata alla nobiltà e da una Camera dei Rappresentanti eletta a suffragio ristretto e con poteri limitati, ad eccezione del diritto di veto sulle leggi di bilancio. Restavano svincolati da ogni controllo il Consiglio Privato e il ministero della Casa imperiale, insieme al gruppo di genrō composto da oligarchi di Satsuma/Chōshū. La Costituzione Meiji gettò le basi di uno Stato di diritto e fu la prima Costituzione moderna adottata in Asia. 5. Ideologia e identità nazionale La costituzione di uno Stato moderno centralizzato implicò l’unificazione del Paese, necessaria per ottenere un consenso per le trasformazioni imposte alla società e per affrontare i problemi di sicurezza interna ed esterna. Però, essendo basata sul modello occidentale, pose un problema riguardo l’identità nazionale. Dopo un’infatuazione con l’Occidente, gli oligarchi si resero conto dei rischi di alcune idee, come libertà e individualismo  limitarono la validità del modello occidentale al “sapere” (yōsai), difendendo lo spirito giapponese 16 (wakon). Queste scelte furono ufficializzate nella Costituzione, che riconobbe i giapponesi come sudditi di un sovrano divino discendente dal Cielo, alimentando il mito dell’unità etnica e razziale giapponese  l’esistenza del popolo viene giustificata in termini più etici che politici Viene rifiutata la visione laica dell’Occidente e riaffermata la tradizione secondo cui il potere politico si basa sulla legittimazione divina  lo Stato viene concepito in termini confuciani, soprattutto nel rapporto Stato/cittadini. Lo Shintoismo svolse un ruolo primario nella costruzione dell’identità nazionale, rivolgendosi ai giapponesi come se fossero un’unità e rinsaldando la comunione spirituale con il tennō. La Costituzione però non risolse i problemi con i rapporti esteri  nel 1885 Fuzukawa Yukichi vuole che il Giappone si stacchi dall’Asia, considerata arretrata, e si unisca all’Occidente. Le sue dichiarazioni sembrarono una denuncia del fatto che il Giappone dovesse assumere un ruolo guida per civilizzare l’Asia, adottando i metodi occidentali. Fuzukawa aggiunse che l’identità giapponese, in relazione al mondo esterno, doveva ispirarsi alla civiltà occidentale, andando contro il progetto imperialista la cui premessa era che il Giappone si aprisse per accogliere sudditi esterni. La supremazia nipponica sarebbe stata imposta anche attraverso una politica di assimilazione (dōka), fondata sul presupposto secondo cui tutti i popoli dell’Asia Orientale condividessero la stessa cultura e razza. Inoltre, nelle zone colonizzate sarebbero state adottate misure d’indottrinamento all’ideologia imperiale per farli diventare sudditi del tennō.  il passaggio da una nazione mono-razziale ad un impero pluri-etnico insinuò una contraddizione nell’identità nazionale, dove l’affermazione dei giapponesi come popolo superiore era ostacolata dal progetto di dominazione dell’Asia. Gli anni ’80 furono contraddistinti da un ritorno alla tradizione sul piano politico ed ideologico, mentre lo Shintoismo venne utilizzato come uno strumento di potere sul popolo. Inizia anche una riduzione degli spazi di dissenso attraverso interventi. Il tennō era diventata un’autorità assoluta e sacra, insieme all’ininterrotta dinasta imperiale. Nel suo nome vennero introdotti cambiamenti basandosi sui valori dell’armonia, obbedienza ai superiori e fedeltà all’impero. Queste tendenze furono espresse nel Rescritto imperiale sull’educazione (Kyōiku chokugo), promulgato nel 1890 e distribuito in tutte le scuole insieme al ritratto del sovrano. Venivano enunciati i principi base su cui si sarebbe fondata l’educazione fino alla fine della WWII. Il Rescritto individuava i valori supremi su cui i giovani dovevano ispirarsi nella lealtà all’imperatore e nel patriottismo, e concepiva lo Stato come un’unica famiglia sottoposta al sovrano  la scuola viene usata come strumento di indottrinamento politico per garantire stabilità e armonia.  il Giappone porta a compimento gli obiettivi del fukoku kyōhei, chiamando tutto il popolo a sostenere il rafforzamento interno e la creazione di un impero coloniale CAP VI – NAZIONALISMO E PRIMA ESPANSIONE Ormai si è saldato il blocco dominante formato dall’oligarchia  Corte imperiale, esercito, marina, nuova nobiltà e zaibatsu (gruppi economici e finanziari). Il processo di formazione degli zaibatsu ebbe luogo a partire dalla cessione a privati di imprese pubbliche dal 1881 al 1885 dall’allora Ministro delle Finanze Matsukata Masayoshi, consentendo al governo di concentrarsi sulle industrie militari. La cessione di queste imprese a prezzi favorevoli agevolò i “mercanti politicamente protetti” = quelli che prima della trasformazione capitalistica Meiji avevano accumulato grandi ricchezze; essi divennero possessori di capitale commerciale, industriale e finanziario, favorendo la nascita degli zaibatsu. Sotto Matsukata venne attuata la politica per porre rimedio all’inflazione causata dall’aumento di carta-moneta necessario per vari interventi militari e la conversione degli stipendi dei samurai. Matsukata istituì la Banca del Giappone e creò le basi per un sistema di bilancio del governo  1886, fine della deflazione +acquisizione di una solida base monetaria. Inoltre, il Giappone aumentò l’esportazione di seta e filati di cotone, che divennero i pilastri portanti dell’industria. 1. La revisione dei trattati ineguali e l’inizio dell’espansione coloniale Come Primo Ministro, Yamagata Aritomo durante la prima sessione parlamentare (1890) sostenne l’esigenza di distinguere tra “sfera della sovranità” del Giappone, costituita dal territorio nazionale, e, “sfera d’interesse nazionale”, comprendente la penisola coreana. Questa concezione saldò le aspirazioni dei nazionalisti e gli interessi dei grandi gruppi monopolistici, e costituì il sostrato su cui proliferò l’ideologia imperialista. L’obiettivo primario del blocco di potere fu la piena indipendenza dell’impero da conseguire attraverso la revisione dei trattati ineguali. La politica espansionista fu avviata con la guerra contro l’Impero cinese (luglio 1894-aprile 1895), vinta dal Giappone; questo portò i nazionalisti asiatici a considerare il Giappone come un modello da seguire per la liberazione e trasformazione, senza cogliere la natura imperialista. Questo fu a causa del fatto che non compresero che il Giappone aveva combattuto contro la Cina solo per prendere il suo posto per il controllo della Corea, e non per liberarla. La guerra si concluse col trattato di Shimonoseki (1895) che, rifacendosi ai trattati ineguali, prevede pesanti clausole per Pechino: - riconoscimento dell’indipendenza della Corea - apertura di altri 4 porti cinesi al commercio giapponese - riconoscimento al Giappone dello status di “nazione favorita” - cessione di Taiwan, delle isole Pescadores e della penisola del Liaodong - risarcimento bellico Il tentativo del Giappone di annettere il Liaodong fu contrastato dal triplice intervento  1895, Russia, Francia e Germania imposero al Giappone la restituzione del Liaodong col pretesto che la cessione avrebbe danneggiato la Cina e messo in pericolo l’indipendenza della Corea. Tokyo, attraverso la mediazione italiana, cercò l’appoggio diplomatico di USA e UK, che rimasero neutrali. 17 crescita. Oltre alle conseguenze della guerra nippo-russa, pesò anche il fatto che il capitalismo giapponese era debole rispetto agli altri occidentali. Questa debolezza si palesò intorno alla svolta del secolo, gli anni in cui iniziò l’imperialismo. Con l’entrata in circolo dei capitali finanziari, le colonie, oltre che essere mercati per le merci prodotte dalla madrepatria, diventano anche luoghi dove investire il capitale  evidenziata la debolezza giapponese. Di conseguenza il blocco di potere dovette scegliere un’espansione fondata su una via intermedia = investimenti e conquiste coloniali = sub-imperialismo/imperialismo coloniale. Agli inizi del ‘900 il capitalismo giapponese risentiva ancora dei bassi consumi interni e di una ristretta base di accumulazione  questo pose gli zaibatsu in una posizione di inferiorità rispetto alla concorrenza straniera. Verso la svolta del secolo, la conquista coloniale non era più l’unico e principale strumento della dominazione su popoli e Paesi stranieri poveri, dato che nei Paesi più avanzati si stava sviluppando la pratica degli investimenti di capitale nei Paesi in cui il basso costo della manodopera consentiva più guadagno (delocalizzazione).  si sta passando dal colonialismo all’imperialismo Tuttavia, la situazione giapponese non consentì investimenti in Asia in misura adeguata a sostenere la concorrenza britannica e statunitense. Questo limite agli investimenti fu alla base dell’imperialismo giapponese, caratterizzato più dalla conquista militare che dall’espansione finanziaria. CAP. VII – PRIMA GUERRA MONDIALE E DOPOGUERRA 1. La crescita economica Durante la WWI, l’economia giapponese superò la fase di crisi  compì progressi completando la seconda rivoluzione industriale; hanno maggior peso il settore metalmeccanico e l’industria pesante. L’alleanza con l’Intesa gli permise di occupare dei territori cinesi e delle isole del Pacifico; alcune le mantengono dopo la pace di Versailles. I prodotti JPN penetrano nei mercati asiatici ed occidentali  questo incentiva l’espansione produttiva, favorendo lo sviluppo economico e inducendo trasformazioni sociali; inoltre, l’incremento della produzione bellica da parte dell’Occidente, con l’abbandono dei flussi di merci verso l’Asia, diede vantaggio al commercio dei manufatti JPN. Col prolungarsi del conflitto, la penetrazione JPN divenne più ampia = tessuti, macchinari e armi sono spediti in Europa  incremento di produzione e commercio del 300/400%, anche se non molto attendibili. La flotta mercantile raddoppiò le sue tonnellate con la costruzione di navi transoceaniche, e ne giovarono trasporti marittimi, cantieristica e industria pesante  porta anche all’indipendenza del JPN da armatori stranieri riguardo il tonnellaggio navale => aumenterà il proprio capitale finanziario.  ridotto il divario industriale tra JPN ed Occidente 2. Mutamenti sociali ed antagonismi Lo sviluppo ebbe conseguenze sulla società  si espanse il settore terziario e il numero degli uomini addetti all’industria superò quello delle donne; questo avrebbe mutato poi i rapporti di lavoro; il proletariato maschile mostrò una minore subordinazione ai valori sociali, mentre le donne tendevano a non esprimere contrasti con i datori di lavoro. Fu importante la migrazione dalle campagne alle città  1913-1920, le sei maggiori città raddoppiarono la popolazione; Tokyo raggiunge i 3 milioni di abitanti. ERA TAISHOU!!!  Si consolida la borghesia urbana attratta dal liberalismo, diffuso dopo i contatti con l’Occidente. I partiti però non riuscirono comunque a diventare organizzazioni politiche perché sulla loro legittimazione pesano vari fattori:  polizia e magistratura perseguitano i raggruppamenti ispirati al socialismo  difficoltà di propaganda Le difficoltà economiche a causa dell’abbassamento dei salari sfociano in una protesta  estate 1918, kome soudou = “moti del riso”; originati dall’impennata del costo al dettaglio del riso, il cui prezzo, imposto dagli zaibatsu che operavano nelle colonie e mercati internazionali, era crollato. I moti però avevano radici più profonde:  contrazione dei salari dei lavoratori industriali  condizioni di pura sussistenza dei coltivatori, impoveriti dagli affitti Le rivolte all’inizio furono appoggiate dai quotidiani nazionali dove lavoravano molti giornalisti progressisti, ma presto gli interventi del governo impedirono la diffusione delle notizie dei moti che si protrassero per due mesi, nonostante la partecipazione della polizia e dell’esercito. 3. Dai “governi trascendenti” ai “governi di partito” La repressione dei moti provocò la fine del Primo Ministro (generale Teauchi Matasake), sostituito da Hara Takaashi a settembre 1918; a ciò contribuirono lo sdegno popolare e la consapevolezza che l’emergere di forti antagonismi e gli spargimenti di sangue erano inconciliabili con l’armonia sociale. La nomina a PM di Hara fu seguita dai due genrou Yamagata Aritomo e Saionji Kinmochi e seguì la prassi che non prevedeva indicazioni del Parlamento. Tuttavia, introdusse una novità  Hara fu il primo uomo di partito a non appartenere all’oligarchia (che aveva diretto la trasformazione capitalistica). La sua nomina fu decisa basandosi sul fatto che era a capo del partito di maggioranza alla Camera bassa.  il governo non è più sotto l’oligarchia ma la presenza di molti funzionari civili e militari potevano indirizzarne le scelte in senso conservatore; Hara aveva comunque convinzioni dell’ideologia dominante, al cui interno ormai si collocavano anche i partiti moderati, unici non soggetti alla censura. Hara non assecondò i ceti medi urbani liberali, che chiedevano una riforma della Costituzione e il suffragio universale  mantiene i partiti politici in posizione subalterna nel blocco di potere dominante. 20 ERA TAISHOU (1912-1926)  è riduttivo chiamarla “democrazia Taishou”; si ebbe un declino relativo di gruppi costitutivi del blocco di potere dominante a favore dei partiti politici della Camera bassa. I pensatori liberali influenzarono i ceti urbani, richiamando l’esigenza di riforme che consentissero la partecipazione popolare alla vita politica, che avvenne in modo limitato  i partiti non accolsero le richieste e Hara si mostrò avverso ad ampliare i margini di democrazia a causa del suo timore di operare a favore dei nuovi partiti proletari, in una società non indifferente al socialismo e marxismo.  i rapporti di forza non vennero rovesciati e il blocco di potere dominante riprende il sopravvento Il conservatorismo di Hara non fu sufficiente ad attenuare le tensioni sociali  1921, ucciso da un nazionalista, dato che la propaganda l’aveva dipinto come il responsabile del mancato successo della diplomazia giapponese alla Conferenza di pace di Versailles. Divennero PM due ammiragli, Katou Tomosaburou e Yamamoto Gonnohyoue. Con la nomina a PM di Katou Takaaki si aprì la breve stagione dei governi di partito (1924-1932). 4. Contrapposizioni al blocco di potere I moti del riso diedero slancio all’organizzazione del proletariato; furono create molte associazioni dei lavoratori. Trovarono molti ostacoli al loro sviluppo, dovuti alle restrizioni delle libertà politiche e alla cultura sociale di molti lavoratori, impregnati dell’ideologia dell’armonia sociale e incapaci di identificazioni di classe. Fu fondato anche il primo sindacato = Federazione generale del lavoro – Soudoumei. Unificò le preesistenti società di mutuo soccorso e inglobò le prime organizzazioni sindacali sorte delle fabbriche:  insieme di lavoratori uniti per difendere e ampliare i propri diritti Rivendicò migliori condizioni di vita per i lavoratori; obiettivi:  abolire il lavoro notturno e minorile  prevenire la disoccupazione  restaurare i quartieri operai  suffragio universale  democratizzazione dell’educazione  revisione della Legge di polizia per l’ordine pubblico Organizzò poche lotte, dato che si scontrarono con debolezze interne e limiti esterni. Molte incertezze derivarono dalle ambiguità teoriche del fondatore, e dalla mancanza di una struttura articolata per provincia/categoria. Era difficile anche far comprendere ai lavoratori l’importanza dell’unità di classe e la necessità di uscire dalle formulazioni poste dalla propaganda del blocco di potere, con slogan che inneggiavano alla collaborazione tra sudditi e valorizzavano il paternalismo sul lavoro; il sindacato fu bloccato da leggi e controlli burocratici. L’attività dei critici del regime doveva limitarsi alla creazione di associazioni culturali, sulle quali la sorveglianza della polizia era finalizzata a impedire ogni manifestazione pubblica  dovevano stare in sedi chiuse. Gli intellettuali contrari al regime inoltre non furono capaci di formulare analisi soddisfacenti della società e dei rapporti di classe/potere  oltre alla poca coscienza di classe del proletariato, all’arretratezza culturale dei ceti rurali e alla repressione statale, la riflessione sul sistema imperiale era piena di ideologismi I ceti rurali, impregnati di cultura sociale confuciana e succubi dei grandi proprietari terrieri, erano alienati da ogni azione rivoluzionaria; la piccola borghesia considerava il proletariato portatore di disordine, e l’orizzonte politico della borghesia liberale era costituito da riforme borghesi che non mettevano in discussione gli equilibri di potere, rivendicando solo maggiori libertà e diritti politici.  non spinge a una rivoluzione anticapitalistica ma ad un adeguamento alla struttura politica ed ideologica alle condizioni socioeconomiche 5. La pace di Versailles e la “vittoria mutilata” Dopo la WWI, molti strati della popolazione provavano orgoglio nazionale, alimentato dai nazionalisti e favorito dalla propaganda del blocco dominante, ma rimasero delusi. Durante la guerra, il JPN aveva cercato di consolidare la propria egemonia in Asia Orientale  pochi giorni dopo l’inizio, l’esercito JPN aveva attaccato le isole del Pacifico e i possedimenti tedeschi in Cina, dato che gli europei erano impegnati nella guerra e non potevano intervenire.  1915, le “Ventuno richieste” vennero presentate al presidente della Repubblica cinese Yuan Shikai: Tokyo intende controllare le scelte economiche e di politica internazionale della repubblica. La Cina accettò 16 delle 21 clausole, ma l’imposizione JPN in Cina crebbe molto. Dopo l’avvento della Repubblica nel 1912, nel 1916 in Cina presero il sopravvento i “signori della guerra” = despoti regionali in grado di contenere gli sforzi dei nazionalisti di Sun Yatsen  la frammentazione politica favorì l’avvento del Giappone. Il JPN intensificò la propria offensiva diplomatica che aveva al centro la Cina. Tokyo strinse accordi segreti finalizzati al mantenimento di una condizione privilegiata al termine del conflitto, e spinta dal timore della vittoria della Rivoluzione bolscevica del 1917, aderì alle sollecitazioni degli Alleati e partecipò alla spedizione in appoggio alle armate “bianche” che in Siberia combattevano contro i bolscevichi. La preoccupazione per la situazione russa era dettata dall’intento di difendere i propri possedimenti in Cina e dal timore che, a causa della vicinanza tra Russia e JPN, l’ideologia comunista destabilizzasse i rapporti di potere. 1919  arrivano segnali preoccupanti per il blocco di potere a causa dei movimenti del Primo marzo in Corea e del Quattro maggio in Cina  gli organizzatori seppero portare il pubblico dalla parte della protesta anti-imperialista, 21 sabotando i prodotti giapponesi. L’armata JPN, quindi, fu mantenuta in Siberia fino al 1922 per combattere il comunismo, anche se gli altri Paesi se ne erano andati nel 1919. Alla Conferenza di Versailles del 1921 la delegazione JPN non riuscì a far accogliere tutte le richieste presentate:  assegnato il mandato di “tipo C” sulle isole del Pacifico ex-tedesche  riconosciuta l’acquisizione dei diritti sulle miniere e sulla ferrovia nella penisola cinese del Jiaochou prima in affitto alla Germania  la questione dello Shandong fu rinviata a trattative dirette tra Cina e JPN Il punto di maggiore attrito fu il mancato riconoscimento della parità razziale, a cui si opposero i presidenti USA e australiano a causa del timore da parte dei due governi per la crescente immigrazione di asiatici, che nella prima metà degli anni ’20 avrebbe ristretto i flussi migratori. Nel blocco dominante crebbe l’opinione che le potenze occidentali, nonostante il supporto economico del JPN agli Alleati, intendessero tenerlo subordinato nella politica ed economia  si rafforza l’antioccidentalismo, fondato sui principi della liberazione dei popoli asiatici dall’imperialismo bianco. novembre 1921-febbraio 1922  conferenza di Washington delle 9 Potenze (Usa, Olanda, Cina, JPN, UK, Francia, Italia, Olanda, Portogallo) che registrò il declino del primato mondiale della UK e il contenimento delle aspirazioni JPN nel Pacifico. Fu sancita la fine dell’alleanza anglo-JPN, sostituita dal Trattato del Pacifico firmato da UK, JPN, USA e Francia; il Giappone deve restituire la penisola del Jiaochou +il Trattato navale del 6 febbraio determina il rapporto delle navi da guerra tra USA, UK, JPN, Francia e Italia. I risultati furono accolti come sconfitte diplomatiche da alcuni gruppi nazionalisti, che intensificarono la propaganda. Comparvero le prime invettive contro l’imperialismo bianco, riproposizione aggiornata dello slogan pre- Taishou = “joui”, cacciare i barbari. novembre 1921, un nazionalista uccide il PM Hara, oggetto di accuse di corruzione e ritenuto responsabile dei cedimenti di Versailles. I ceti medi delle aree urbane e gli intellettuali sostengono rivendicazioni liberali, chiedendo il suffragio universale e la revisione della Costituzione +scioperi operai causati dalla crisi economica e dalla riduzione delle esportazioni dopo la WWI  governi di partito + nuovo PM 6. Difficoltà economiche e crisi rurale nel Giappone dei primi anni ‘20 Fino agli anni ’30, il mercato JPN fu soggetto a periodi negativi, seguiti da riprese. Alla crisi dopo la fine del conflitto si erano aggiunti altri elementi di preoccupazione internazionale  la Rivoluzione d’ottobre in Russia, estesa fino all’Asia centrale, era una delle più grandi +1919, movimenti in Corea e Cina contro la dominazione imperialista e il boicottaggio delle merci straniere, soprattutto giapponesi. La crisi del ‘29 negli USA si riversò sull’economia JPN  negli USA si registrò una caduta di domanda soprattutto dei beni di lusso (seta giapponese); i manufatti prodotti dai Paesi dell’Intesa rioccuparono il mercato asiatico, riducendo lo spazio per il JPN. settembre 1923  terremoto del Kanto, con conseguenze catastrofiche; oltre 100mila morti, con mezzo miliardo di yen per danni materiali; la massiccia importazione di beni di largo consumo e materiali per la ricostruzione aggravò il bilancio dei pagamenti. Nei giorni dopo il disastro, si verificò un episodio che fa capire la misura del razzismo dei giapponesi  per far fronte all’emergenza, vennero creati gruppi di volontari a fianco della polizia per mantenere l’ordine pubblico; da questi gruppi, compartecipi i poliziotti, partì una persecuzione di cinesi e coreani sul territorio. Il bilancio si concluse circa con l’assassinio di 4mila coreani e 400 cinesi; il governo non intervenne mai. La struttura del settore primario rimase inadatta a superare la stagnazione a causa di vari fattori: completata la messa a coltura delle aree coltivabili, la crescita agricola fu impedita dall’eccessiva frammentazione dei campi e l’introduzione della meccanizzazione fu limitata, non permettendo incrementi della produttività. 1927, a causa dello squilibrio tra molti proprietari e pochi ettari per persona, si ricorse all’affittanza e alla crescita di proprietari-affittuari  grava sui bilanci familiari. Gli affittuari fondarono loro unioni, che però non seppero creare un movimento nazionale, perché mancò la capacità di unificare le lotte e individuare obiettivi comuni  si limitarono a rivendicare l’istituzione d’indennità di fine rapporto o riduzioni dei canoni d’affitto. Anche i proprietari terrieri crearono unioni, le quali organizzarono la resistenza contro le rivendicazioni dei contadini senza terra. In molti villaggi furono fondate “unioni per la collaborazione” di cui facevano parte sia proprietari che affittuari e che delegittimarono gli antagonismi facendo leva sull’armonia sociale. Il maggiore incentivo delle lotte venne dal crollo dei prezzi dei prodotti agricoli più diffusi e dall’incremento del divario tra le condizioni di vita in città e campagna. Negli anni in cui si svilupparono le unioni, il governo predispose interventi che, oltre ad attenuare la crisi nelle campagne, depotenziarono le lotte. luglio 1924  Legge per l’arbitrato dell’affittanza; strumento dei proprietari terrieri per opporsi alle vertenze che stavano salendo di tono. 1923, fondata la Banca centrale per la cooperazione  finanzia vari progetti di bonifica; il governo agì attraverso finanziamenti alle noukai = organizzazioni controllate dal ministero dell’Agricoltura e dai grandi proprietari terrieri che erano obbligati ad associarsi. Le noukai offrirono prestiti a tassi agevolati ai piccoli coltivatori, ma non finanziarono gli affittuari meno abbienti o i proprietari-affittuari. Questo intervento divenne lo strumento di ricatto dei grandi proprietari contro gli affittuari e i 22 Nei villaggi, le associazioni di vicinato esistevano già dal periodo Tokugawa, e si rafforzarono nei periodi di guerra o cataclismi naturali. 1938, una campagna propagandistica avviata dai vertici del ministro degli Interni formò nuovi gruppi di vicinato.  la saldatura tra fascismo e imperialismo fu mascherata con l’esigenza di difendere l’onore e la gloria del Paese, in quanto incarnazione del kokutai; il fascismo giapponese ruotava intorno all’imperatore, in quanto nel suo nome furono imposti la repressione dell’antagonista di classe, l’aggressione imperialista e i sacrifici inflitti alla popolazione per la protezione della “discendenza divina” L’espansionismo ebbe interessi comuni con altre parti del blocco fascista  gli zaibatsu volevano espandere la loro base produttiva = possibile solo con la formazione di un “sub-imperialismo” protetto dalle armi a causa della loro debolezza finanziaria rispetto all’Occidente. 4. Il “tennousei fashizumu” TENNOUSEI FASHIZUMU (TF) = “fascismo del sistema imperiale”; regime costituito con la saldatura di interessi del blocco di potere dominante formato da zaibatsu, comandi militari, funzionari civili, Camera alta e Corte imperiale. Depotenziò il “movimento fascista” di Kita Ikki e occupò lo Stato dall’interno, soffocando i diritti civili. Gli storici JPN che negano l’esistenza del TF fanno parte della corrente che non ha rivisitato il processo storico del Paese a partire dall’alleanza con Italia e Germania  non considerano l’aspirazione del blocco di potere di spartirsi il mondo e far diventare il JPN la guida dell’Asia. Gli storici occidentali, invece, risentono della storiografia USA  dà un’interpretazione solo ideologica del fascismo e non riflette sulle dinamiche dell’economia monopolistica e delle pressioni sulla società attraverso la repressione +sottovaluta il ruolo della burocrazia JPN = fulcro dinamico del TS Un forte contributo è stato dato dallo scienziato politico Maruyama Masao, che analizzò il regime nel 1946.  distinse tra “fascismo dal basso” (movimento) e, “fascismo dall’alto” (regime), ponendo in rilievo come il regime JPN si concretò dall’alto, occupando lo Stato prima della sconfitta di Kita Ikki Le peculiarità del fascismo JPN sono diverse:  kazokushugi = familismo  impone alla società rapporti familiari; il JPN è una famiglia allargata dove tutti hanno origine dal Pantheon shinto; il ramo principale è la famiglia imperiale (amore paterno per l’imperatore) Si inserisce qui la teoria dei keiei kazokushugi = familismo imprenditoriale; alla base del corporativismo JPN  nouhonshugi = ruralismo; la comunità agricola è al centro della società; essa è il fondamento per il sistema imperiale  la comunità agricola dedita all’armonia sociale dev’essere il modello ideale; no conflitti  panajashugi = panasiatismo  unione dell’Asia sotto il JPN; mire espansionistiche sull’Asia contro l’imperialismo bianco. A differenza dell’imperialismo USA, quello giapponese non è finalizzato a investimenti finanziari ma al rifornimento di materie prime e agli investimenti per gli zaibatsu. 5. Gli effetti della Grande Crisi Gli anni ’20 furono percorsi da un andamento altalenante  1927, Showa kyoko (panico Showa) = l’origine risale alle misure adottate per riavviare l’economia, colpita dal terremoto del 1923. Dopo l’evento, il governo aveva deciso che le imprese potevano ricorrere a prestiti bancari presentando i titoli perduti durante il terremoto. Ancora nel 1926 erano un freno per la ripresa di concorrenzialità dell’economia JPN. Il governo decise di prendere provvedimenti ma il ministro delle Finanze affermò che molte banche erano “cotte” = in possesso di grandi quantità di prestiti non coperti da garanzia, non esigibili. Molte banche minori dovettero sospendere i rimborsi ai risparmiatori +c’era squilibrio tra il capitale bancario versato e i depositi della clientela  22 aprile 1926, il nuovo governo proclama una moratoria di 21 giorni = sospensione dei pagamenti da parte delle banche.  le misure introdotte e il fallimento di molte banche portano a una riforma del sistema finanziario; solo le grandi banche dei 5 zaibatsu più potenti beneficiano della situazione, dato che molte banche falliscono La riforma però non diede una spinta all’economia JPN a causa di una mancata riadozione del gold standard  lo yen è sottoposto a continue oscillazioni. In favore del ritorno alla base aurea si erano espressi diversi settori economici: - le grandi banche zaibatsu, attratte da investimenti all’estero delle eccedenze di disponibilità finanziaria conseguente alla ristrettezza della domanda interna di finanziamenti - imprese che operano nel settore internazionale - imprenditori del tessile, soprattutto seta novembre 1929  ministro delle Finanze annuncia che dal 1° gennaio 1930 si sarebbe adottata la base aurea per lo yen. Fu una decisione inopportuna  avvenne dopo il crollo di Wall Street, quando gli altri Paesi stavano abbandonando il gold standard per consentire la libera fluttuazione delle monete  la crisi ha effetti devastanti in JPN Furono colpiti soprattutto il tessile (fondato sulle esportazioni), le famiglie contadine, le società di navigazione e la cantieristica; moltissimi piccoli e medi imprenditori fallirono  gli zaibatsu potenti guadagnano. La svolta è dovuta al nuovo ministro delle Finanze insediatosi nel dicembre 1931  accentua l’intervento dello Stato in economia. - abbandona la base aurea per lo yen - dilata la spesa pubblica, sostenuta da emissioni di titoli fiduciari dello Stato sottoscritti dalla Banca del JPN - riduce gli interessi - sostiene l’economia rurale 25 Tra il 1931 e il 1935, il governo aumentò gli stanziamenti a Marina ed Esercito del 230% +i vecchi zaibatsu attuarono una riforma finanziaria che impedì loro immediati investimenti in Manciuria e furono sostituiti dai nuovi zaibatsu, legati agli ambienti militari e ai giovani funzionari civili inviati nel Manchukuo.  le opportunità di sfruttamento imperialista in Manciuria aumentano Dopo il 1935 i vecchi zaibatsu riprendono il potere grazie all’ampia disponibilità di capitali finanziari, che consentì nuovi investimenti, mente i nuovi zaibatsu si concentrarono nell’industria pesante e chimica. 6. La guerra totale Luglio 1937, il JPN invade la Cina  inizia la Guerra dell’Asia Orientale. Il conflitto comportò la ristrutturazione dell’economia a sostegno dell’impegno bellico, la stretta autoritaria nel controllo sulla società e la riorganizzazione del sistema politico. Il passaggio al dirigismo statale in economia era rivendicato da tempo dagli alti comandi di esercito e marina +funzionari civili, soprattutto ora a causa della guerra e dell’assorbimento maggiore di risorse umane e materiali, ma ad esso si opponeva il mondo economico, che difendeva la propria autonomia e il principio di trarre il massimo dei profitti dagli investimenti.  1° aprile 1938, il Parlamento approva la Kokka sodoinho (Legge di mobilitazione generale nazionale). Fornisce le indicazioni secondo cui il governo/Parlamento potevano emanare norme specifiche. Viene meno uno dei principi fondamentali del liberismo = separazione tra potere legislativo (Parlamento) ed esecutivo (governo). Il PM Konoe proclamò la volontà di istituire in Asia un “Nuovo Ordine”  1940-1941, i partiti politici furono assorbiti dell’Associazione per il sostegno della direzione imperiale. PATTO TRIPARTITO  1941, JPN, Italia e Germania (con la quale esisteva il Patto anti-Comintern dal 1936). Occupa l’Indocina settentrionale con l’approvazione del governo collaborazionista di Vichy; Washington chiese garanzie per le Filippine (colonia USA) e il ritiro delle truppe dalla Cina. Dopo la firma del Patto di neutralità con l’URSS, il JPN occupa anche l’Indocina meridionale, provocando la proclamazione dell’embargo totale da parte degli USA. 8 dicembre 1941, il JPN attacca per via aerea PEARL HARBOR, HAWAII prima della dichiarazione di guerra; con la dichiarazione successiva della Germania verso gli USA, la guerra diventa mondiale. Il JPN occupò moltissimi territori nel sud-est asiatico, oltre a Filippine, Malesia e Singapore; vennero sconfitti dagli Alleati solo nella battaglia delle Midway. 7. Programmazione e controllo dell’economia di guerra Negli anni in cui si sviluppò il dibattito sulla riorganizzazione dello Stato per avere controllo centralizzato sull’economia, si diffusero anche altre teorie, come quella dell’economista austriaco Spann = universalismo; la società non è un insieme di individui ma una comunità in cui i soggetti hanno reciproche responsabilità. Si chiarì anche il fine della riorganizzazione  espansione in Asia; il suo paladino più importante fu il giornalista Ryu Shintarou. Secondo lui, nel futuro il mondo sarebbe stato diviso in blocchi, uno guidato dal JPN a cui doveva essere riconosciuto il diritto naturale di espansione. La sua tesi ebbe risonanza quando nel 1941 il ministro degli Esteri Matsuoka affermò che il mondo si sarebbe diviso in 4 blocchi = America nord+sud guidati da USA; blocco sovietico, compresi India e Iran; europeo, compresa l’Africa; Asia orientale +sud-orientale, guidata dal JPN. Questa dottrina è debole se si tiene presente che sia USA che URSS avevano una concezione universalista rispetto al prevalere di liberalismo e socialismo. Ci furono due direttrici dell’intervento statale nell’economia: o investimenti pubblici nel settore degli armamenti o promulgazione di provvedimenti legislativi di regolamentazione dei settori industriale +finanziario. + altre norme per razionalizzare raccolta e distribuzione dei prodotti alimentari. L’obiettivo interno era la separazione tra proprietà e management attraverso l’intervento statale. I funzionari civili e militari ritenevano che l’economia di guerra avrebbe sostenuto la vittoria solo se l’industria privata avesse rinunciato alla massimizzazione dei profitti. 1937  Legge per la mobilitazione dell’industria degli armamenti +Legge della regolamentazione di import/export delle merci +Legge sul controllo temporaneo dei capitali  queste anticipano la Kokka sodoinho del 1938. La Sezione del Piano nel 1937 stilò il Piano per la mobilitazione delle risorse con cui venivano assegnate materie prime ai settori più importanti al momento. ottobre 1940, Konoe fonda l’Associazione per il sostegno della direzione imperiale, in cui confluiscono partiti politici e sindacati. Agosto 1941, promulgato il Decreto sull’associazione delle industrie principali  fino al gennaio 1942 permette la fondazione di 13 Associazioni di controllo nelle industrie chiave. Avrebbero dovuto collaborare all’attuazione di un piano economico ispirato all’URSS, ma fallirono a causa della rivalità tra i ministeri che non consentì il coordinamento, e del capitale privato che mise in atto resistenze per preservare margini di autonomia. Il controllo dello Stato sull’economia fu attuato tra l’inizio della Guerra del Pacifico e il 1943 grazie ad alcuni strumenti legislativi; i decreti più importanti furono sulle licenze per le imprese, la riorganizzazione delle imprese e il controllo dei materiali. Inoltre, il JPN operò attraverso varie società per la politica nazionale. 8. La guerra totale dei sudditi giapponesi 26 I sudditi JPN parteciparono alla guerra per difendere il tennousei e il kokutai, influenzati dalla propaganda che puntava sul comunitarismo e l’unicità della razza JPN. Mancò qualsiasi forma di resistenza, e i pochi che dissentirono furono mandati al fronte come criminali di pensiero. I soldati giapponesi commisero atrocità tra di loro, arrivando a cannibalizzare altri commilitoni o prigionieri di guerra, e verso i civili, anche se i crimini di guerra furono occultati dal tribunale di Tokyo. La popolazione dovette razionare i prodotti tessili e alimentari e subì moltissimi bombardamenti. Le prime restrizioni dei consumi furono attuate poco dopo l’inizio della guerra con la Cina riguardo i beni di prima necessità. Le difficoltà di approvvigionamento indussero i ministri di Commercio e Agricoltura a mettere in atto il Nuovo ordine dei consumi = razionamento della distribuzione riducendo i punti vendita. I responsabili delle associazioni di vicinati raccoglievano i bonus dati alle famiglie per il diritto ai beni alimentari e si rivolgevano ai commercianti, ma la carestia si fece sentire fin dal 1940. Fiorì il mercato nero con prezzi insostenibili per la maggioranza della popolazione. Divennero frequenti i crimini economici = violazioni della Legge sul controllo dei prezzi, soprattutto riguardo gli alimentari. A sostenere lo sforzo produttivo bellico furono chiamate ampie fasce di popolazione  molte donne furono assunte dai servizi pubblici per sostenere la mancanza di manodopera maschile, così come gli studenti delle superiori e dell’università. Le condizioni di vita peggiorano dall’estate 1944  9-10 marzo, Tokyo subisce un’incursione aerea che provoca 84mila morti; in totale, i morti sono contati circa a 8 milioni. Centinaia di giovani diedero la vita come kamikaze, piloti suicidi che si lanciano contro aerei nemici. Dopo la liberazione dell’Italia il 25 aprile e la resa della Germania l’8 maggio terminò il conflitto in Europa, ma il JPN continuò a combattere. Dopo l’occupazione di Okinawa, in cui i militari costrinsero i civili a lanciarsi contro gli Alleati, ci furono i bombardamenti atomici di Hiroshima (6 agosto), Nagasaki (9 agosto), e l’entrata in guerra dell’URSS contro il JPN  15 agosto, Tokyo accetta la resa incondizionata. CAP IX – L’OCCUPAZIONE DEL GIAPPONE E IL MIRACOLO ECONOMICO 1. Le riforme democratiche L’occupazione USA del JPN va dal 1945 al 1952  i paesi occupati dal JPN tornano sotto la dominazione coloniale, tranne Taiwan e la Manciuria che tornano alla Cina + la Corea viene occupata da USA e URSS. Il 70% della flotta JPN è stata distrutta, così come la maggior parte delle sue industrie +milioni di disoccupati e senzatetto. Il piano per l’occupazione del JPN viene elaborato da una commissione istituita nel 1942  quando il JPN accetta la resa incondizionata, il presidente USA Truman nomina capo del Comando supremo delle forze alleate (SCAP) il generale MacArthur, dandogli il compito di smilitarizzare il JPN  i vincitori istituiscono la Commissione per l’Estremo Oriente per elaborare la strategia d’intervento nel JPN occupato.  ha poteri limitati = deve attenersi agli ordini di Washington senza aspettare le indicazioni degli alleati All’inizio dell’occupazione la politica USA verso il JPN cambia  1946-47, inversione di rotta = da nemico, il JPN diventa il principale alleato USA. Lo SCAP opera per mezzo di direttive impartite al governo JPN, responsabile della loro applicazione.  aboliti i ministeri della Guerra, della Marina, degli Approvvigionamenti militari e degli Interni, considerato il colpevole maggiore per le persecuzioni degli oppositori Vengono sospesi tutti i corsi scolastici + resi illegali i testi di storia, geografia ed etica = considerati strumenti della propaganda del blocco di potere; viene chiesto di riscriverli prima di aprire le scuole. MacArthur chiede di riscrivere la Costituzione, un piano di scioglimento delle zaibatsu e l’epurazione di coloro che avevano sostenuto il regime passato  liberati i prigionieri politici + libertà di ricostruire partiti politici e sindacati L’introduzione dei diritti politici avvia il processo di formazione dei partiti, come il Partito liberale o il Partito progressista + decine di partiti minori. Dal 1946 l’azione dello SCAP diventa meno incisiva, a causa delle resistenze da parte del governo JPN e perché Washington inizia a riconsiderare le sue politiche verso il JPN  applicata la “giustizia dei vincitori” = epurazioni + costituito il Tribunale militare internazionale per l’Estremo Oriente (Tribunale di Tokyo). Vengono epurati molti soggetti militari, anche se alcuni dirigenti JPN creano commissioni per la revisione delle sanzioni  molti riabilitati. Il Tribunale di Tokyo viene istituito dagli Alleati il 3 maggio 1946 e giudica i crimini di classe A = contro la pace, a cui rispondono responsabili di pesanti crimini di guerra; vengono giudicati 28 criminali contro la pace, con vari condannati a morte. In varie città dell’Asia e a Yokohama vengono istituiti tribunali per i crimini di classe B (= crimini di guerra convenzionali, commessi da militari in battaglia o civili di popoli nemici) e classe C (= crimini contro l’umanità, prevista per i crimini commessi dai nazisti contro gli ebrei). Per il JPN, la distinzione tra B e C non è chiara, ma vengono identificate migliaia di criminali, con centinaia di condannati a morte. Molti crimini JPN però, per volontà degli USA, non vengono presi in considerazione  es. massacro di Nanchino 1938, anche se ci furono 200-300mila morti. Viene nascosta la documentazione degli esperimenti su umani dell’Unità 731 = gruppo di medici dell’Esercito JPN che fa ricerche per la costruzione di armi biologiche e chimiche in un campo di prigionia in Manciuria. Vengono occultate anche le comfort women = donne coreane, taiwanesi e di altri paesi obbligate a prostituirsi ai soldati JPN in campi di detenzione. 2. La nuova Costituzione Secondo la resa incondizionata, l’imperatore Hirohito doveva essere perseguito, ma USA e UK decidono di non farlo, anche se l’URSS protesta contro: 27 3. Gli effetti sociali della recessione inizio anni 90, fragilità nell’economia  i prestiti bancari sono facili da ottenere = molti vi ricorrono per aumentare i propri consumi  le banche faranno fatica a recuperare i crediti prestati, perché tanti non riescono a ripagare i debiti = recessione. Grandi e piccole imprese iniziano a ridurre il personale, anche se non si tratta proprio di disoccupazione perché in JPN non sono considerati disoccupati quelli che lavorano almeno una settimana nel mese della rilevazione e i lavori part-time sono diffusi. conseguenze sociali negative  il disoccupato si considera un emarginato e si vergogna della sua condizione; questo porta spesso al suicidio. Un altro problema è l’invecchiamento della popolazione. 4. I sistemi burocratico e politico La particolarità del rapporto tra i due è il potere di gestione e iniziativa legislativa dei burocrati  in JPN le proposte di legge raramente sono d’iniziativa parlamentare; in genere sono i funzionari di medio livello dei singoli ministeri che provvedono da soli o su sollecitazione di enti locali  processo dal basso all’alto ; il disegno di legge si presenta dopo al Parlamento. Un segno del potere burocratico è l’organizzazione dei vertici dei ministeri  al ministero e ad uno dei sottosegretari politici si affianca un sottosegretario burocratico, che diventa il vertice dell’apparato.  l’interdipendenza ha conseguenze; nel Partito liberaldemocratico (Jimintou) molti parlamentari sono di provenienza burocratica = l’azione del partito è avvantaggiata da rapporti con funzionari superiori Dopo la WWI, a parte due volte, il governo è sempre stato liberaldemocratico  Jimintou al potere dal 55; se non raggiunge la maggioranza, il governo è formato da coalizioni di indipendenti o appartenenti ad altri partiti. Per le regole del PLD, ogni due anni viene eletto un nuovo presidente del Partito che diventa anche Primo Ministro. 5. I tentativi di riforma inizio anni 2000, premier Hashimoto  programma di riforme che ha molte difficoltà a partire; riguardano la finanza, l’economia, il sistema politico-burocratico e l’educazione. punto d’attrito  rapporti tra politica e burocrazia, dato che i funzionari sono in grado di mantenere intatto il loro potere di decisione ed intervento + riforme sulla scuola = sta emergendo una linea di conservatorismo e chiusura; ad esempio è vietato adottare testi scolastici che non hanno il visto ministeriale + la scuola è estremamente selettiva, e solo i laureati possono avere carriere in enti pubblici o privati; gli studenti spesso oltre alla scuola normale durante il giorno, il pomeriggio/sera devono frequentare un’altra scuola privata. 6. Una difficile collocazione internazionale Per molto tempo il JPN è stato condizionato dagli USA, e lo sviluppo economico è legato agli investimenti con altri Paesi = importante mantenere buoni rapporti con i fornitori di materie prime o esportatori di prodotti.  contrattazione permanente con gli USA, maggior importatore mondiale di prodotti jpn; per la fornitura di materie prime il JPN è meno dipendente dagli USA = es. azione diplomatica jpn nella crisi petrolifera, funge da mediatore tra vari paesi arabi ed Israele per assicurarsi la fornitura certa di petrolio 1988, nella guerra del Golfo l’ONU manda in Iraq una forza di combattimento e chiede al JPN di appoggiarlo; problemi, perché la Costituzione vieta al JPN ogni intervento militare  conflitti riguardo l’interpretazione letterale o meno della Costituzione fino al 1992, quando viene approvata una norma che consente l’intervento solo in caso di missioni di pace richieste dall’ONU. problemi con la Cina/Taiwan  da un lato il JPN non può interrompere i rapporti commerciali con la Repubblica di Cina a Taiwan, ma la Cina continentale è estremamente interessante dal punto di vista economico  il JPN si tiene lontano dalla questione di riconoscimento del legittimo governo cinese. Mancato riconoscimento dei suoi crimini di guerra nella WWII  i paesi asiatici accusano il JPN di non aver fatto i conti con la propria storia e lo vedono ancora come una minaccia in campo militare  dagli ultimi anni il JPN cerca di affermarsi come potenza regionale, trovando alleanze con i paesi asiatici e cercando di risolvere i conflitti pacificamente. punto di maggiore tensione  inizio 2000, condanna della Repubblica democratica popolare di Corea come parte dell’”asse del male” da parte di Bush  le relazioni con la Corea del Nord presentano molte tensioni; il JPN ha riaperto la comunicazione con Pyeongyang nel 2002, interrotta dal 96. Dal 2003, JPN, USA, Cina, Russia e le due Coree fanno parte del “gruppo dei sei”, anche se non ci sono stati grandi risultati. 7. Dalla grave recessione alla ripresa economica Dalla WII il JPN è diventato la seconda potenza economica al mondo, ma negli anni 90 scoppia la bubble economy e si sentono gli effetti fino al 2005  cresce la disoccupazione – diminuiscono i salari e quindi anche i consumi interni; il JPN non sa se affidarsi al libero mercato o all’intervento statale per risolvere i problemi. Dal 1997 la finanza ha sofferto una grande crisi, col fallimento di 5 banche a causa dei troppi prestiti concessi e poi non ripagati dai clienti. Negli anni successivi si fondono diverse banche tra di loro, e a questi cambiamenti nel settore bancario, si contrappongono le difficoltà in campo industriale, con riduzioni del personale e l’ingresso di capitali stranieri. La recessione è superata nel 2005, quando ricomincia a crescere il PIL. Il JPN tenta di seguire la kokusaika = internazionalizzazione, ma è difficile abbandonare la politica economica tradizionale CAP XI – SVILUPPI INTERNI E SFIDE INTERNAZIONALI NEL NUOVO MILLENNIO 30 1. Dal ventennio perduto all’Abenomics Lo scoppio della bubble economy ha portato alla fine dello sviluppo economico, con stabilità, sicurezza occupazionale e finanziaria  il periodo dopo lo scoppio della bolla è stato definito “decennio perduto”, ma poi la stagnazione economica inizia a durare di più e ora si parla di “ventennio perduto”. Dopo una piccola ripresa all’inizio del 2000 grazie a un deprezzamento dello yen, l’economia jpn ha risentito della crisi del 2008, che ha fatto crollare le esportazioni e la domanda interna  calo della produzione + aumento della disoccupazione + nel 2010 la seconda potenza economica mondiale è diventata la Cina. Il governo guidato da Asou Tarou non ha saputo fronteggiare bene le ricadute economiche della crisi finanziaria + le tensioni interne al Jimintou hanno portato ad elezioni anticipate nel 2009 = cambio di governo; il Partito Democratico ottiene la maggioranza assoluta  il democratico Hatoyama Yukio diventa PM alla guida di una coalizione tra Partito socialdemocratico e il Nuovo partito del popolo.  finisce il potere liberaldemocratico ; il suo calo di consensi è stato causato dalla sfiducia verso una leadership politica incapace di superare la crisi; il PD invece si è impegnato a stimolare i consumi interni, ha promosso una politica più solidale tagliando lavori pubblici inutili e fornendo sussidi alle famiglie e ha ridotto i privilegi della burocrazia. Però pochi mesi dopo il suo insediamento, vede un calo dei consensi per la scarsa capacità di Hatoyama di tradurre nella pratica le promesse fatte, e per il suo coinvolgimento in uno scandalo per violazione della legge sui finanziamenti ai partiti + ammette di non poter rispettare l’impegno di ridurre la presenza di basi militari USA ad Okinawa  dimissioni di Hatoyama il 2 giugno 2010, volute dal suo partito. Ha consensi il suo successore Kan Naoto, ma non ha avuto la maggioranza assoluta alla Camera Alta  la perdita rende meno incisivo il programma di governo che era volto a contenere il debito pubblico, aumentare la spesa sociale e rilanciare le esportazioni. Ci sono altri problemi per i disastri a Fukushima nel 2011 = migliaia di morti + danni ambientali + sospesa temporaneamente l’attività di tutte le centrali nucleari del JPN, creando il bisogno di più importazioni per sostenere il fabbisogno energetico del Paese.  c’è più collaborazione tra i partiti ma il governo di Kan non è abbastanza efficace  mozione di sfiducia presentata a giugno; non approvata solo perché il PM aveva promesso di dimettersi appena superata l’emergenza. Kan propone di ridurre la dipendenza dal nucleare  ampio favore dell’opinione pubblica; a fine agosto Kan dà le dimissioni e come suo successore viene eletto il suo ex ministro delle Finanze = Noda Yoshihiko  politica di rigore nella spesa + rialzo dei consumi ma questi sono incoerenti con l’obiettivo di superare la crisi.  legge fiscale 2012  prevede l’aumento della tassa sui consumi fino al 10% entro il 2015; provoca malcontento + riduzione dei consensi verso Noda che aveva anche deciso di riattivare due reattori nucleari.  Noda scioglie la Camera bassa e induce elezioni anticipate; pochissimi si recano alle urne, e vincono i liberaldemocratici PM ABE SHINZOU  corrente più conservatrice dei liberaldemocratici; programma di politica economica = ABENOMICS; vuole promuovere lo sviluppo economico attraverso una politica monetaria espansiva e riforme per aumentare la competitività dell’economia JPN.  immessi tanti liquidi nell’economia  corregge la deflazione = svalutazione dello yen = favorisce le esportazioni; ne beneficiano tante aziende che così incrementano i salari dei lavoratori  più consumi interni Il programma ha avuto esiti altalenanti  alcuni provvedimenti hanno risvolti negativi, facendo posporre l’aumento della tassa sui beni di consumo al 10% oltre il 2015; il debito pubblico si è alzato; i provvedimenti per innalzare il tasso di popolazione attiva procedono con difficoltà. 2. Le trasformazioni economiche e sociali Disagio crescente  aumento della disoccupazione e della precarizzazione del lavoro, soprattutto per i giovani = divario tra loro e quelli che hanno ottenuto il lavoro nel periodo di prosperità economica. Dalla metà anni ’90 si diffondono i lavori part-time o temporanei anche tra le grandi aziende per tagliare i costi del personale + non si pensa più che la retribuzione debba essere proporzionale all’anzianità di servizio  tante persone con remunerazioni più basse rispetto agli impieghi regolari. Differenze  i nuclei familiari giovani spendono meno di quelli anziani, anche se dipende dalla presenza di figli o meno. Molte donne rinunciano al lavoro dopo il parto  difficoltà economiche nelle famiglie con figli dato che c’è un solo stipendio. La situazione economica ed occupazionale pone a svantaggio i più giovani, sapendo che non avranno lo stesso livello di benessere dei genitori  tasso di suicidi elevato fra i 15 e 39 anni. Anche l’andamento demografico frena lo sviluppo  quelli nati nel baby boom anni ’50/’60 ormai sono in pensione e costituiscono un quarto della popolazione  JPN primo paese al mondo con la più alta % di anziani, destinata a crescere. L’invecchiamento della popolazione è generato dall’aumento della speranza di vita + bassissimo tasso di natalità; decrescita demografica  diminuzione della forza lavoro. Interventi per favorire la natalità  aiuti statali per la cura dell’infertilità + fecondazione in vitro + aziende che garantiscono congedi di paternità e asili nido nelle strutture; non sono però sufficienti a risolvere la situazione = disinteresse verso le relazioni di coppia, aumento dell’età media in cui si diventa genitori, disparità tra generi sul lavoro (molte donne sono obbligate a rinunciare ad una famiglia per avere un lavoro).  Womenomics = aumenta il tasso d’occupazione femminile ma non riduce la disparità salariale e i divari 31 Non si favorisce l’arrivo di immigrati per aumentare la natalità perché i jpn hanno paura di un possibile aumento della criminalità e di tensioni etniche  ricorso limitatissimo alla manodopera straniera. Un problema dell’invecchiamento è anche la maggiore incidenza di malattie nelle persone anziane  la cura degli anziani, inoltre, nei prossimi anni richiederà una preparazione più specializzata, difficile da ottenere. Si cerca di impiegare donne dal sudest asiatico ma non funziona perché è richiesta una conoscenza della lingua jpn, raramente riscontrabile:  il JPN si affida a robot umanoidi che si occupano del paziente e comprendono le emozioni; la ricerca scientifica si concentra quindi sugli anziani; ne beneficiano il settore sanitario, i consumi (più prodotti per il benessere e la cura della persona) + avendo più tempo libero, gli anziani si orientano verso attività culturali. 3. Il Giappone post 11 marzo 11 marzo 2011, momento più critico per il JPN dopo la WWII; ha conseguenze anche psicologiche, aumentando il senso di vulnerabilità e segnando un momento di svolta. Il trauma è causato da tanti eventi insieme (terremoto + tsunami + centrale nucleare)  vengono cancellate intere città costiere, impedita la comunicazione tra Tokyo e i governi locali ed evacuate tantissime zone radioattive. Il JPN si è mostrato impreparato alla gestione del nucleare, dato che ha avvisato la popolazione troppo tardi  la notizia dell’incidente nucleare è dovuta passare per il governo centrale prima di essere divulgata per evitare il panico, ma ha diffuso incertezza e malcontento verso i governanti e i media. Anche i problemi nel sistema di monitoraggio e della burocrazia hanno dimostrato che i rischi del nucleare erano stati sottovalutati; anche le opere di ricostruzione sono state lente. I disastri hanno fatto potenziare la previsione e prevenzione di eventuali catastrofi future, soprattutto in presenza del cambiamento climatico  tecnologia antisismica più avanzata + livello di preparazione più elevato + più potere alle autorità locali per gestire le emergenze. Il 2011 però ha comunque indebolito il mito di sicurezza che i governanti avevano garantito in passato  scetticismo verso il governo + astensionismo alle elezioni; alle elezioni 2014 vota solo il 7% degli elettori e vince Abe perché non ci sono alternative migliori. I cittadini ora sono meno inclini ad affidarsi alle autorità in casi di disastri e molti vorrebbero essere più informati, anche affidandosi a mezzi d’informazione che non siano i media nazionali  più diffuso l’attivismo popolare non attraverso movimenti organizzati ma con la partecipazione di individui singoli + molti si presentano all’ufficio del PM per protestare contro il nucleare. 4. Sviluppi e contese internazionali Asou Tarou  primo leader straniero ad essere ricevuto alla Casa Bianca nel 2009; collaborazione JPN-USA per economia e sicurezza; invece il programma di Hatoyama prevede una maggiore indipendenza da USA e una politica estera che punta più all’Asia Orientale per ricomporre le tensioni e ridimensionare le minacce esistenti (nord Corea) + importante per le relazioni USA  spostamento della base militare di Futenma fuori dalla provincia di Okinawa; questo era già stato concordato nel 1996 dopo varie proteste per violenze sessuali da parte di militari USA  2006, accordi con Bush per il trasferimento di tanti militari in altri paesi/isole del Pacifico vicine + Futenma doveva essere spostata solo a nord di Okinawa.  proteste per l’impatto che questo avrebbe avuto sulla barriera corallina e le specie marine presenti nel Pacifico + vogliono Futenma fuori da Okinawa 2009, incontro con Obama, Hatoyama chiede di rivedere quell’accordo militare del 2006 ma il ministro della Difesa USA si oppone ad ogni revisione  Hatoyama ammette di non poter trasferire Futenma fuori da Okinawa e riconosce l’importanza della cooperazione con gli USA  i socialdemocratici escono dal governo e lui è costretto a dimettersi. p. 260 -.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.- La Cina contemporanea. Dalla fine dell'impero a oggi. CAP I – NASCITA, SVILUPPO E CRISI DEL SISTEMA REPUBBLICANO 1. La rivoluzione del 1911 Si parte da WUCHANG, sede del governatore generale delle due province dello Hunan e Hubei e di una guarnigione militare della Nuova Armata, ora indebolita dopo l’invio di alcune truppe nella provincia del Sichuan per sedare scontri scoppiati durante le proteste contro il movimento centrale. A Wuchang operano alcune organizzazioni rivoluzionarie tra cui membri della Nuova Armata, i quali avevano stabilito contatti con la Lega giurata, l’organizzazione principale che lottava per rovesciare la dinastia mancese dei Qing e dare vita alla repubblica. La rivoluzione era stata contestata per anni da strategie meno radicali, che prevedevano un futuro assetto monarchico e costituzionale sul modello del Giappone Meiji  queste ipotesi avevano perso consensi dopo l’affermarsi di sentimenti nazionalistici che identificavano i mancesi come “stranieri” e vedevano la loro cacciata come una premessa fondamentale per qualsiasi ipotesi di rinascita nazionale. LEGA GIURATA  frutto dell’unione di organizzazioni diverse; guidata da SUN YAT-SEN (SYS), che si era circondato di intellettuali che avevano studiato all’estero, come università e accademie militari giapponesi  nel tardo periodo Meiji, 32 vertice dello Stato:  presidente; eletto per 5 anni dal parlamento  vice-presidente  primo ministro a capo di un consiglio di ministri + assemblea nazionale/parlamento La costituzione fu creata per dare più potere a primo ministro e governo, ma era ambigua e portò a conflitti tra i vari poteri. A livello provinciale, l’autorità venne divisa tra governatori militari e civili: - i primi avrebbero operato come “signori della guerra” indipendenti - i secondi avrebbero svolto in certi casi un’azione di contenimento dello potere del centro e di impulso riformatore, ma spesso sarebbero stati strumenti nelle mani dei governatori militari Emerge il potere esecutivo centrale; i governi intrapresero varie iniziative  centralizzazione amministrativa, sviluppo industriale, sistema educativo… però molti progetti non vennero portati avanti. Le carenze furono evidenti in due settori  tassazione + reclutamento del personale 1. nel periodo Qing, la tassazione era cresciuta in molte parti della Cina per il mantenimento delle quote versate al governo centrale. Dopo il 1911 la situazione peggiora e molte province si rifiutano di versare le tasse, e dopo la morte di Yuan Shikai il governo non riesce più a recuperare. 2. per il reclutamento del personale, c’erano due esigenze che pesavano sul “servitore dello Stato”: la pressione del sistema burocratico confuciano affinché l’individuo si attenesse alle regole e le relazioni personali che spingevano la persona a dare prova di responsabilità verso coloro che ne avevano sostenuto l’ascesa nella carriera burocratica  si cerca di mantenere equilibrio tra burocrazia e relazioni personali Con la Repubblica i due pilastri vengono meno  il sistema degli esami imperiali viene abolito perché arcaico e il reclutamento si scontrava con l’esigenza di rivolvere emergenze nazionali.  nel primo periodo repubblicano si dividono politica (definisce le strategie) e burocrazia (le applica) 3. Le idee della Repubblica Gli ideali repubblicani nacquero da riflessioni maturate alla fine dell’800  una forza motrice fu la nozione occidentale di PROGRESSO = la sua inevitabilità rimanda a una visione della storia che guardava in avanti, in contrasto con l’approccio cinese caratterizzato da modelli ciclici di cambiamento KANG YOUWEI  tra i principali attori delle “Riforme dei Cento Giorni” del 1898; le sue tesi sul progresso non si basano sulla preservazione della tradizione cinese, ma sulla preservazione della Cina in quanto nazione. Nel suo Confucio riformatore afferma che la storia dell’umanità si divide in tre epoche:  età del disordine (presente)  età della pace possibile (futuro vicino se verranno adottate misure adeguate)  età della pace universale (futuro lontano) Le sue idee erano ispirate all’Occidente ma riprendevano anche i “Nuovi Testi” confuciani. La Cina aveva bisogno di una monarchia riformata per affrontare i cambiamenti; i sovrani antichi avevano governato bene ma mancavano di istituzioni che assicurassero la collaborazione tra popolo e sovrano = bisogno di nuove istituzioni. LIANG QICHAO  allievo di Kang e oppositore di SYS; i suoi scritti sarebbero rimasti importanti per tutto il XX sec. Riteneva che ogni cambiamento dovesse nascere dall’esigenza di diffondere l’alfabetizzazione attraverso l’abolizione del sistema degli esami imperiali e la creazione di un sistema scolastico basato sull’integrazione tra sapere occidentale e cinese. Un concetto chiave è “associarsi, riunirsi in gruppo” = esigenza che l’élite desse vita a gruppi per studiare e discutere i cambiamenti politici e sociali. Secondo lui era naturale che gli umani si raggruppassero: oggi però bisogna estendere il processo all’intera nazione, promuovendo società di studio e altri gruppi. Se le riforme dovevano essere promosse dall’élite attraverso una sua coesione, la nazione moderna doveva basarsi su veri cittadini, educati ad assumersi le proprie responsabilità e ad essere autonomi  solo così si evita il dispotismo, basato su modelli comportamentali imposti dall’esterno. Il ruolo individuale nel gruppo è diverso  da una parte l’uomo nuovo deve esercitare i propri diritti e doveri, ma dall’altra, questa responsabilità va esercitata nell’ambito del gruppo, che non dev’essere danneggiato dall’azione individuale. L’uomo ideale è l’opposto del contadino cinese tradizionalista = coraggioso, con spirito di avventura, in sintonia con i tempi moderni e il progresso. Liang Qichao non usa il termine “nazionalismo” ma segue quel pensiero, secondo cui solo il moderno Stato-nazione nato in Europa può competere nel mondo.  influenza del darwinismo sociale, che spiega il successo dell’Occidente e del suo espansionismo ed imperialismo + rottura con la tradizionale cosmologia + speranze in un futuro di progresso L’appello alla coesione lanciato dalle élite intellettuali funzionò in varie province à si formano le prime società di studi a Pechino e Shanghai ma vengono bandite; nella provincia dello Hunan il messaggio è favorito grazie ad amministratori che avevano promosso la nascita di nuove istituzioni.  ultimi anni dell’800, circa 15 società di studio nella provincia Si diffondono anche grazie ai giornali, che diventano presto un veicolo essenziale di propaganda. Il confucianesimo viene indebolito grazie alla fine del sistema degli esami imperiali nel 1905, ma resta influente in società e famiglia. MOVIMENTO DI NUOVA CULTURA, 1915  rigetto dei valori tradizionali + definire nuovi orientamenti. Si concentra sulla riforma della lingua: la lingua classica era vista come un ostacolo all’alfabetizzazione. NUOVA GIOVENTÙ  periodico, veicolo principale per l’espressione della lotta contro il “vecchio”; scritto all’inizio in cinese classico, dal 1917 viene scritto in lingua vernacolare. 1921, il ministero dell’educazione annuncia che tutti i testi scolastici saranno scritti in lingua vernacolare. 35 Il giornale attacca la pietà filiale, il passato e le tradizioni, e la posizione subordinata delle donne nella società; pone i giovani al centro delle speranze future. Lo studioso Cai Yuanpei avviò una rivoluzione dell’università:  lo scopo doveva essere la ricerca accademica e la creazione di una nuova cultura, con una visione critica della società occidentale  gli studenti dovevano sapere che laurearsi all’Uni di Pechino non era solo un mezzo per trovare lavoro  difesa della libertà accademica Questo clima portò al MOVIMENTO DEL QUATTRO MAGGIO del 1919  esperienze politiche e culturali in aree urbane; si diffonde il senso di essere entrati in un’epoca storica di cambiamenti. I due movimenti furono le incubatrici per lo slancio intellettuale dal 1919  definizione di nuove idee e le strategie da adottare. Il dibattito sui bisogni dell’individuo toccò il culmine grazie alla debolezza dell’apparato statale e al senso di liberazione della gioventù urbana. estate 1920  nascono società di studio che fanno da base per la formazione delle prossime organizzazioni politiche. Si divisero anche i protagonisti del dibattito: o alcuni ritenevano che gli eventi degli ultimi anni spingessero verso un’azione politica diretta o altri volevano prima approfondire il cambiamento culturale MARXISMO  molti vi si avvicinano, dato che era “scientifico” e “occidentale” = visione del progresso basato sul materialismo storico, secondo cui lo sviluppo umano avveniva attraverso tappe; il passaggio da una tappa all’altra avveniva attraverso la lotta tra classi per il controllo dei mezzi di produzione. Inoltre, la Cina è vittima dell’espansionismo imperialista occidentale  la liberazione avrebbe portato al declino dell’imperialismo; il marxismo spiegava che la ragione principale dell’arretratezza della Cina stava nel suo ruolo di subordinazione nel sistema capitalistico. Altri insistevano sull’esigenza di collegare cambiamento e tradizione à secondo loro, i valori tradizionali cinesi potevano costituire la base per la futura nazione; materialismo e individualismo non andavano bene per la Cina. Però anche loro erano divisi: o scuola dell’essenza nazionale  cercava di trovare elementi della cultura tradizionale al di fuori del confucianesimo, nelle diverse tradizioni della Cina antica; non si fidavano del progresso e affermavano che la Cina doveva basarsi sulla propria forza spirituale o scuola di Liang Qichao  rintracciava nel sistema familiare gli elementi cruciali per la nuova Cina, sottolineando le gerarchie e l’autorità paternalistica verso i giovani o la terza opzione enfatizzava la superiorità della cultura cinese su quella occidentale; ciò aveva reso possibile la nascita di una società caratterizzata da flessibilità e preservazione dei sentimenti ANARCHISMO  diffuso tra giovani; attrae vari ambienti radicali partendo dal nichilismo, che propugnava l’azione politica diretta anche via attacchi terroristici; la violenza rivoluzionaria era vista come l’unica forma di forza reattiva. Furono importanti due gruppi:  gruppo di Parigi  importanza dell’industrializzazione e progresso. Sosteneva che il lavoro e mutuo aiuto erano elementi distintivi dell’umanità  il primo è un dovere dell’uomo, e il secondo esprime il valore dell’interdipendenza sociale; volevano preservare la specie ed evitarne la distruzione.  gruppo di Tokyo  critico verso le “pseudociviltà” giapponesi e occidentali; voleva un futuro utopico basato su piccole comunità agrarie e autarchiche. Era caratterizzato anche da radicalismo femminile e andava contro l’industrialismo e militarismo, invocando il ritorno a stili di vita naturali e uno spirito di aiuto verso chi soffriva ingiustamente + rifiuto della violenza. Gli anarchici fondarono il “Movimento del Nuovo Villaggio”  mirava alla promozione del lavoro nelle campagne; si mobilitò anche il Movimento Studio-Lavoro in Francia, che si indirizzava verso i lavoratori cinesi, e l’attività sindacale presso i primi nuclei operai. L’anarchismo fu quindi importante per i futuri sviluppi sociali, e pose le basi per la diffusione di idee socialiste. 4. L’organizzazione economica e sociale Primo ‘900, la Cina è molto popolata ma povera  pochi dati statistici, ma si stimano 500 milioni di abitanti. Nella prima fase della Repubblica, l’economia era prevalentemente agraria: 2/3 del PIL venivano dall’agricoltura e ¾ della forza lavoro derivavano la maggior parte del reddito dai campi. Meno del 10% del PIL era per i settori moderni (manifatturiero, minerario, finanziario, trasporti e comunicazioni). L’economia era poco commercializzata  meno del 50% della produzione agricola era per il mercato interno. La Cina riuscì a trasformarsi da economia chiusa ad aperta  la tecnologia occidentale è introdotta dopo il 1895 e agli stranieri era stato riconosciuto il diritto di fondare imprese senza il consenso governativo. La crescita economica però fu differenziata in base alle aree geografiche. La WWI e il dopoguerra furono utili per l’economia  tra il 1914 e il 1918 molte risorse dell’Occidente furono dirette in Europa, facendo diminuire le importazioni occidentali ed aumentare le esportazioni cinesi. Si ha una crescita soprattutto dell’industria leggera (tessile), e cresce la concorrenza nel campo del tabacco contro il capitale straniero grazie ai fratelli Jian, che adottano metodi produttivi da USA e Giappone. Sono i primi a servirsi della pubblicità, aprendo la strada a molte tecniche innovative  Shanghai, con la Nanjing Road, diventa luogo di una nuova cultura commerciale che combinava nuove forme di presentazione dei prodotti e nuovi approcci verso la clientela = immagini di una metropoli immersa nella modernità. 36 I protagonisti del boom furono imprenditori che si affermarono fuori dal sistema di sviluppo industriale dell’800, caratterizzato dalla supervisione governativa. Sono importanti i settori minerario e siderurgico  il cuore era la compagnia di Hanyeping, che coordinava fonderie, miniere di ferro e carbone. Sorsero banche moderne, derivate da una moltitudine di istituti di credito minori + si espanse il settore ferroviario con centinaia di chilometri nuovi che collegavano città. Le ferrovie furono importanti per il progresso dell’economia, e fu determinante il capitale straniero.  sviluppo di moderne attività industriali e finanziarie + influenza straniera + dualismo città e campagna = trasformarono la società cinese La società urbana era diversificata e i residenti si dividevano secondo vari criteri = identità originaria, occupazione, appartenenza alle società segrete… + forme di aggregazione più ampie.  BORGHESIA CINESE = commercianti, banchieri, imprenditori, compradores (cinesi impiegati in attività straniere e fungevano da intermediari). Ebbe un importante ruolo politico e sociale, con il boicottaggio delle merci USA e giapponesi. 1904, fondata la Camera generale di commercio  dal 1920 abbandona l’impostazione tradizionalista ed elegge una leadership moderna. 1918, Pechino e Shanghai  nascono associazioni dei proprietari dei cotonifici e banchieri, che poi avrebbero dato vita ad associazioni nazionali. Molte società di studi si specializzarono  Società cinese per l’educazione professionale. L’influenza di commercianti ed imprenditori si diffuse oltre i “porti aperti”, interessando province con la creazione di fabbriche. Le camere di commercio divennero più potenti, agendo sia per favorire lo sviluppo delle attività che come punto di raccordo con le autorità  limitate a due per distretto. Riuscirono ad aggirare la normativa, creando vari uffici distaccati. PROLETARIATO CINESE  gruppi distinti da origini geografiche, formazione scolastica/professionale e genere, ma questa frammentazione non fermò l’emergere di una coscienza di classe. Nelle fabbriche i salari erano bassi e l’orario di lavoro esteso; assistenza medica inesistente; alloggio misero. In alcuni settori la manodopera femminile era maggiore, ed era diffuso il lavoro minorile.  contrasto tra la condizione misera della donna e la vitalità intellettuale che dimostravano molte ragazze Si diffondono prostituzione e gioco d’azzardo  la prostituzione a Shanghai era segnata da varietà e gerarchizzazione, mentre l’oppio era molto integrato nell’economia e cultura. La produzione di oppio stimolò l’accumulazione di capitale e favorì la redistribuzione della ricchezza nelle aree interne + opportunità di lavoro per i contadini poveri, che si opposero spesso alle misure di restrizione imposte occultando i semi di papavero in altre coltivazioni o corrompendo i funzionari. La repressione della produzione ebbe risultati positivi ma causò anche l’egemonia di istituzioni criminali nel mercato illegale  i profitti derivanti dal commercio illegale di oppio diventarono una delle fonti di sostentamento più importanti per la criminalità organizzata + fonte di reddito per governi centrali e locali. CAP II – LA CINA, LE POTENZE E LA PRIMA GUERRA MONDIALE 1. Shimonoseki, Portsmouth, Versailles Questi tre trattati sono importanti nel processo di umiliazione nazionale cinese.  trattato di Shimonoseki, 1895  sconfitta contro il JPN; cedono Taiwan e il Liaodong (restituita poco dopo in seguito a pressioni internazionali) + rinunciano ad ogni influenza in Corea + indennità di guerra  trattato di Portsmouth, 1905  pone fine alla guerra nippo-russa; assicura a Tokyo controllo sulla Manciuria meridionale + affermazione del JPN come potenza mondiale L’affermazione di una nazione asiatica su una potenza europea dà speranza ai popoli dell’Asia sotto il dominio dell’uomo bianco e fu vista come espressione della superiorità del sistema monarchico-costituzionale (JPN) contro quello autoritario e dispotico (Russia).  trattato di Versailles, 1919  pone fine alla WWI; assegna lo Shandong al JPN ed esclude l’abrogazione dei trattati ineguali, umiliando la Cina La rivoluzione del 1911 e la Repubblica offrono alle potenze opportunità di sfruttare il caos per rafforzare la propria presenza. Il controllo sulle dogane marittime cinesi diventa più stretto  gli stranieri ora gestiscono direttamente le entrate e depositano il ricavato in banche straniere, prima di versare il resto al governo cinese. Alla vigilia dello scoppio della Rivoluzione del 1911, il controllo cinese sulle aree periferiche era limitatissimo. Le penetrazioni russa, britannica e giapponese in vari territori cinesi e stranieri (Corea) mostravano l’impossibilità della Cina di affermare la propria autorità. La frontiera a nord era problematica  Russia e JPN stavano cercando di spartirsi la Cina e i trattati firmati da Tokyo con alcune potenze europee miravano a dare al JPN la sicurezza di poter perseguire le sue ambizioni territoriali. La minaccia russa era la più seria  voleva annettersi Manciuria nord e Mongolia + potenziare la sua strategia aggressiva verso l’Asia. Verso il JPN la percezione era in cambiamento  dopo il 1905 molti paesi asiatici vedevano nel JPN un simbolo di speranza contro l’uomo bianco + SYS e altri avevano trovato ospitalità in JPN dopo il 1905 e nel 1913 erano stati riaccolti come vecchi amici dai ministri JPN = Tokyo voleva tutelare i propri interessi attraverso relazioni con Yuan Shikai, anche se sperava in una sostituzione di Yuan al vertice della Repubblica con SYS. 1914, esilio a Tokyo  SYS trova un clima freddo = non era più il favorito tra quelli che cospiravano contro Yuan Shikai; la sua posizione diventò più difficile nel 1915 con le Ventuno Domande, e anche dopo la morte di Yuan, dovrà condividere il suo ruolo privilegiato con altri. 37  DEMOCRAZIA  strumento più efficace per la ricostruzione nazionale; trovava le sue radici nella ricerca da parte di SYS e la Lega di antecedenti democratici cinesi su cui basare le proprie teorie. Si volevano collegare le novità occidentali con elementi positivi della tradizione, ma dal Movimento del 4 Maggio esse saranno accolte dagli intellettuali senza il bisogno di integrarle con le tradizioni cinesi. Per SYS, il concetto di democrazia si basava su condizioni storiche  la Cina deve seguire la sua via = porre al centro la lotta per la libertà della nazione, dalla quale discenderà la libertà del popolo.  indispensabile una transizione fra la presa di potere e l’installazione di un governo nazionale; 1924, nei “Fondamenti della ricostruzione nazionale” SYS propone una transizione in tre fasi: 1. periodo militare  il governo rivoluzionario sopprime le forze contrarie 2. periodo di tutela  il popolo accresce la propria coscienza civica attraverso la responsabilità e l’autonomia a livello di distretto 3. fase conclusiva  viene promulgata la Costituzione + eletto il parlamento nazionale + dissolto il governo rivoluzionario  BENESSERE DEL POPOLO  concetto formulato da SYS nel 1905-06; presentato come sinonimo di “socialismo”, faceva riferimento alle teorie del riformatore USA Henry George:  lo Stato doveva espropriare il plusvalore fondiario che si creava con la crescita del valore dei terreni; così lo Stato sarebbe stato in grado di sopprimere varie imposte contribuendo all’arricchimento del paese/lavoratori e garantendo uguaglianza. SYS integrò altre due nozioni: o socialismo di Stato  controllo del capitale e nazionalizzazione dei mezzi di trasporto/comunicazione o modernizzazione economica Nel 1924, dopo il consolidamento dei rapporti con l’URSS, si ebbe il significato definitivo = visione in cui il benessere viene equiparato al comunismo. STORIA DEL PNC + RAPPORTI CON L’URSS 1919, la nascita del PNC è il primo passo verso uno stato moderno, ma era comunque molto diviso e indefinito. Ottobre 1923, incontro con consigliere Borodin  basi per un rapporto positivo tra PNC e URSS. Borodin arriva a Canton come consigliere di SYS (per costruire la forza politica/militare per rovesciare il potere centrale), e a Pechino, il diplomatico Karakhan (tessere rapporti tra Pechino e Mosca). Sui rapporti Mosca/Canton influiscono il nuovo PCC e il Movimento del Quattro maggio, che nasce da rivolte di studenti contro le decisioni della Conferenza di Versailles e la delegazione cinese, che era stata incapace di imporsi. Il movimento si allarga, causando boicottaggi delle merci JPN e scioperi operai + nascono nuove forme di organizzazione studentesca e operaia + instillò in molti partecipanti l’idea che l’azione politica diretta fosse adatta a cambiare la Cina. Durante l’incontro, SYS si rese conto che bisognava riorganizzare il PNC, consolidandone le strutture e rendendolo più efficace + Borodin convinse SYS della necessità di una stretta cooperazione antimperialista, abbandonando il sostegno dell’Occidente.  1923, sotto richiesta di Borodin, PNC mobilita le masse contadine e operaie contro un possibile attacco militare a Canton, vincendo Gennaio 1924, Congresso di riorganizzazione del PNC  ci furono tre questioni essenziali: 1. rapporto col PCC  SYS propone una collaborazione come fronte unito con obiettivo la riunificazione della Cina, da realizzarsi attraverso una spedizione militare al nord a partire da Canton. 2. rapporti con l’URSS e Occidente  SYS disse che le nazioni capitaliste non avevano mai sostenuto davvero la Cina e solo Mosca poteva aiutarli; dopo varie critiche acconsentì a moderare nel suo programma politico le critiche all’Occidente ma viene sostenuto comunque da Borodin. 3. politica agraria  l’idea di Borodin era inserire nel programma economico la confisca e redistribuzione delle terre ma sollevò molte reazioni negative; fu raggiunto un compromesso menzionando la redistribuzione ma senza precisarne modi e tempi. La riforma agraria era il punto debole del programma  si basava sull’idea “la terra a chi lavora” per risolvere la miseria contadina e l’ingiustizia sociale, ma rifiutava ogni forma di espropriazione violenta basata sulla lotta di classe e consigliava una riforma progressiva, basata sull’assegnamento di terre + aiuti finanziari. L’organizzazione del PNC fu tracciata da Borodin secondo canoni leninisti = struttura gerarchica e centralizzata. Le decisioni adottate dal vertice del partito dovevano essere rispettate da tutti  centralismo. SYS venne assegnato presidente a vita. Al vertice c’era il Comitato esecutivo centrale = 24 membri + vari membri supplenti, coordina il lavoro di diversi dipartimenti. ESERCITO  essenziale per una nazione forte, soprattutto in una realtà condizionata dai signori della guerra. Estate 1923, SYS invia in Russia una delegazione guidata da CHIANG KAI-SHEK per studiare le istituzioni politiche e le accademie militari. Al ritorno in Cina venne presentato un rapporto sulla visita e nel gennaio 1924 venne nominato presidente del Comitato per la creazione dell’Accademia militare di Hanpu. L’Accademia fu sostenuta da finanziamenti sovietici + furono inviati vari consiglieri russi per guidare il nuovo esercito. Primavera 1924, CKS è nominato comandante militare. I corsi erano di 6 mesi per i giovani di 17-24 anni; al termine il cadetto doveva servire nell’esercito. I corsi militari erano tenuti da esperti sovietici con assistenza cinese, quelli politici erano incentrati sui Tre Principi del Popolo e la rivoluzione cinese.  il nuovo governo militare di Canton era pronto per consolidare la propria forza in città e in altre zone dove governavano i signori della guerra Autunno 1924, l’esercito di Canton sconfigge le milizie dei commercianti cantonesi che erano state create per proteggere le imprese contro truppe mercenarie; estesero il proprio raggio d’azione a oltre 100 centri della provincia. 40 1925, vincono diverse battaglie e in una serie di campagne militari costringono varie forze formate da signori della guerra ad abbandonare il Guangdong = provincia unificata sotto il controllo del governo di Canton.  poste le basi per la spedizione al Nord + la mobilitazione popolare che sostenne queste operazioni convinse i comunisti del bisogno di rafforzare i legami con le masse operaie e contadine autunno 1924, il signore di Pechino viene spodestato  SYS propone l’avvio di un’unificazione nazionale per vie diplomatiche, senza guerre; si reca a Pechino per far radicare nella capitale l’influenza della rivoluzione, passando per varie tappe, tra cui il JPN.  discorso di Kobe = parlò della “dottrina della Grande Asia”, parlando della superiorità della civiltà asiatica e celebrò le vittorie del JPN. Questo discorso sarà usato anche dal JPN durante la WWII per giustificare il suo piano di una coalizione asiatica per combattere l’uomo bianco. A fine dicembre però SYS venne portato in ospedale a Pechino, e morì a marzo 1925; seppellito a Nanchino. La sua morte privò della massima autorità il movimento rivoluzionario, e ci furono incertezze perché SYS, oltre al testamento normale, lasciò un “Testamento politico” e una “Lettera d’addio” per i dirigenti dell’URSS, anche se probabilmente furono scritti da altri.  Testamento politico  sottolineava l’importanza della mobilitazione delle masse per la rivoluzione, rimandava ai suoi scritti come guida teorica per l’azione e indicava come obiettivi l’organizzazione di una conferenza nazionale di riunificazione e l’abolizione dei trattati ineguali nuova fase politica  riemersero divisioni nel PNC che portarono a frizioni col PCC e l’URSS. Nel PNC c’erano vari gruppi:  quelli che ritenevano eccessivi i poteri dei consiglieri russi e criticavano la presenza di comunisti nel PNC, accusandoli di voler formare un “partito nel partito”  quelli che erano comunque preoccupati per l’eccessivo potere dei consiglieri russi ma avevano posizioni simili a quelle dei comunisti cinesi  altri che erano preoccupati per esercito ed istituzioni ed una possibile radicalizzazione del partito MOVIMENTO DEL 30 MAGGIO 1925  manifestazioni operaie e contadine a Shanghai contro l’uccisione di un operaio cinese in un cotonificio JPN; interviene la polizia armata, guidata da ufficiali inglesi, uccidendo molti manifestanti. Poche settimane dopo, le proteste si estesero, portando allo sciopero della Cina meridionale che bloccò per 16 mesi il traffico commerciale di Hong Kong. A Canton, dove le condizioni politiche favorivano il movimento sindacale, le proteste contro gli stranieri si intensificarono e squadre operaie pattugliavano le strade. La seconda minaccia alla stabilità tra comunisti, nazionalisti e sovietici fu l’assassinio di uno dei sostenitori dell’alleanza. CRISI MARZO 1926  si diffonde la convinzione che i comunisti cinesi stessero preparando un attacco contro CKS e l’Accademia militare. Questo porta all’arresto di molti consiglieri sovietici e l’installazione della legge marziale; la crisi fu risolta col loro rilascio + accordo in cui tutte le parti si impegnavano a continuare la politica di unità di SYS + riduzione della parte comunista nel PNC. La situazione evidenziò due elementi: 1. diffondersi di dubbi e sospetti reciproci + malessere nel fronte unito 2. esigenza di mettere da parte le divisioni per garantire l’unità per la spedizione al nord, che serviva a sconfiggere i signori della guerra rimanenti 2. La spedizione al Nord (1926-28) 1º luglio 1926, avvio della spedizione  guidata da CKS; si indicano due signori della guerra in particolare come nemici principali, i quali avevano stabilito un accordo = uno controllava la Cina centrale e l’altro il nord e Pechino prima fase  l’esercito nazionale rivoluzionario (ENR) occupa la Cina sud e centro-sud; nella seconda metà nel 1926 vennero occupati vari centri metropolitani nella provincia dello Hubei (Wuhan); 1927, conquistata Nanchino. A questo punto si verificarono divergenze sulla strategia militare: o consiglieri URSS, comunisti cinesi e sostenitori del fronte unito volevano attaccare il nord alleandosi con truppe esterne o CKS e quelli contrari alla presenza di URSS e comunisti nel PNC volevano conquistare Shanghai e altre due province vicine Non furono fatti passi avanti, quindi CKS procedette autonomamente alla conquista di Shanghai, mentre Wuhan accelerò la mobilitazione operaia contro il signore di Shanghai  obiettivo = conquistare la città prima dell’arrivo di CKS, per agevolare l’entrata delle sue truppe ma anche per mettergli pressione. Gli scioperi operai indebolirono Shanghai, prendendo possesso di vari edifici pubblici e tagliando le linee telefoniche, pochi giorni prima che arrivasse CKS. Le proteste cessarono ma non si sapeva chi avrebbe controllato la città. Da una parte, il potenziale rivoluzionario sosteneva i progetti di quelli che volevano un processo di cambiamento accelerato e confrontare i rapporti di forza nel fronte unito; dall’altra, molti erano restii a cambiamenti radicali. La mobilitazione di massa preoccupava i conservatori e anche alcuni moderati del PNC, che non volevano che la situazione sfuggisse loro di mano e che le Potenze ricorressero alla forza per terminare le manifestazioni antimperialiste. Allarmava anche i sovietici, che non voleva rovinare i rapporti con CKS e i suoi privilegi con la Cina e il PCC. Dopo l’arrivo a Shanghai, CKS organizzò incontri con vari ambienti industriali, conservatori, la Banda Verde e il mondo delle società segrete e della malavita  vennero forniti finanziamenti, consenso delle élite cittadine e la manodopera necessaria per risolvere la situazione. 11-12 aprile 1927  i sindacati furono attaccati dalla Banda Verde e forze vicine a CKS; la repressione si estese a varie province fino ad arrivare a Wuhan, dove molti comandanti militari si allearono con CKS. 41 Alcuni dirigenti nazionalisti accusarono sovietici e comunisti di aver intaccato la rivoluzione e di aver creato un’insurrezione rurale di massa  dopo pochi anni, il fronte unito non esisteva più; si intensificarono i contatti tra CKS e vari warlords, mentre i comunisti sopravvissuti alla repressione diventavano clandestini. Gennaio 1928, CKS riconfermato capo della spedizione al nord  avviò contatti con due importanti signori della guerra al nord così che Pechino rimanesse l’ultimo obiettivo. Aprile, le truppe entrano nello Shandong  nell’assedio al centro di Jinan, entrano in contatto con militari JPN, che li costrinsero alla ritirata. CKS deviò il percorso delle sue truppe per non incontrare più i JPN, ma gli scontri di Jinan rafforzarono l’ostilità tra le parti. L’accordo tra CKS e i due signori prevedeva come tappa successiva Tianjin per tagliare i collegamenti tra Pechino e la Manciuria, ma a Tianjin si trovavano concessioni e interessi stranieri, quindi la proposta fu abbandonata. Intanto, degli ufficiali JPN in Manciuria uccidono un signore della guerra in un “incidente” in treno, con lo scopo di provocare una crisi nell’area e sollecitare il JPN ad una politica più aggressiva verso la Cina. In estate le truppe dell’esercito nazionale rivoluzionario arrivarono a Pechino, conquistandola. Ai JPN fu concessa una larga autonomia per la Manciuria, e vennero rafforzati i rapporti col governo di Nanchino, che intanto era stato fondato nel 1928. Nanchino divenne la capitale ufficiale del nuovo governo, mentre Pechino divenne Beiping. Ragioni per la vittoria di CKS: o possibilità di controllare una forza militare organizzata o capacità di creare connessioni con molti capi militari o accesso a grandi risorse finanziarie + legami con importanti figure nel governo o abilità di enfatizzare il suo ruolo di continuatore della volontà di SYS 3. Il governo di Nanchino: nascita e sviluppi Fu fondato il 10 ottobre 1928, ed era basato sulle idee di SYS espresse nei “Fondamenti per la ricostruzione nazionale”, che però avevano definito in modo vago alcune questioni importanti = divisione di poteri nel governo centrale, distribuzione dei rapporti tra centro e periferia, durata del periodo di tutela politica che sostituiva il governo militare. fine anni ’20-inizio anni ’30  promulgate Costituzione + leggi + creata struttura di governo articolata sui “cinque yuan” (5 poteri), mescolanza di tradizione occidentale e cinese: - yuan esecutivo  composto da vari ministri, si occupa della burocrazia - yuan legislativo  compito di legiferare + a volte approva decisioni prese da altri organismi - yuan giudiziario - yuan d’esame  sovraintende al sistema degli esami per il reclutamento dei funzionari dello stato - yuan di controllo  forti poteri di censura + sanzione politica/morale nei confronti dei dirigenti pubblici e funzionari; spesso impotente, dato che le procedure erano lentissime Ognuno è guidato da un presidente; il più influente era quello dello yuan esecutivo, che era come un primo ministro. L’autorità decisionale suprema spettava a un piccolo gruppo delle cariche più importanti del partito, dello Stato, e delle forze armate, anche se sul piano politico operavano separatamente. A capo di tutto il sistema c’era CKS, che negli anni accumulò tutte le cariche più importanti, controllando il partito, l’esercito e infine lo Stato.  le relazioni tra potere centrale e locale divennero problematiche La debolezza del potere centrale e la sua frammentazione avevano rafforzato le comunità locali, irrobustendo le basi tradizionali della cultura cinese della famiglia, clan, origini provinciali. La loro crescita era stata incontrastata e spesso si era sviluppato fuori da qualsiasi indirizzo politico, senza però avere la forza necessaria per riunire il paese. CKS li considerava un ostacolo ai fini di uno stato forte e unito, dato che avrebbero peggiorato la frammentazione locale  nasce il progetto di Nanchino di radicare la propria presenza sociale ancora di più che nel periodo imperiale, in cui il livello più basso dell’amministrazione statale era il distretto. 1928, il distretto resta l’ultimo livello del potere statale, ma sotto di esso viene creato un sistema di unità amministrative; a capo di ognuna viene posto un responsabile nominato dall’autorità statale a livello di distretto. 1932, introdotto il sistema di mutua sorveglianza (baojia) la popolazione è divisa in gruppi da 1000 famiglie, articolati in 10 sottogruppi; ogni famiglia procurava alle autorità informazioni sulle altre. La reintroduzione di questo sistema pone le basi per il servizio militare obbligatorio. Si vuole passare dal sistema mercenario del passato a un sistema militare, prima a livello locale (milizie locali) e poi nazionale (esercito). La responsabilità per l’attuazione del sistema fu affidata ai centri di comando per le operazioni militari, creati dal 1930 per la lotta contro il comunismo e il banditismo  avevano autorità in campo militare, e nelle aree poste sotto la loro giurisdizione godevano di suprema autorità sugli organi di governo; diventano essenziali affinché CKS imponesse la disciplina agli apparati locali, consolidando il suo potere. 1933, legge sul servizio militare; 1936, avviata la coscrizione obbligatoria + promulgate regole per la formazione di “cittadini-soldati”, che combinavano formazione militare e spirituale (corsi sui Tre Principi del Popolo + nazione). Il sistema era aiutato da poteri paralleli che operavano nel PNC  Gruppo delle Colline dell’Ovest; Gruppo Central Club (burocrazia e organizzazioni sindacali); Cricca per gli Studi Politici/di Hanpu (legata a CKS) e altri. CRICCA DI HANPU  importante anche per il suo ruolo nelle forze armate; all’interno aveva un nucleo chiamato Società delle Camicie Azzurre. Le sue origini e ideali sono ancora indefiniti à era formata da giovani ufficiali preoccupati per il declino del partito/nazione, volevano restaurare lo spirito rivoluzionario del passato; alcuni storici li hanno paragonati alle camicie nere italiane, dato che rappresentavano il simbolo di un processo di “fascistizzazione”, anche se non erano uguali  fascismo confuciano. 42 Il decennio dopo la WWI furono gli “anni ruggenti” = trasformazione dei costumi e spensieratezza in molti paesi occidentali + nascita del fascino americano = paese in cui la ricchezza e potenza erano maggiori di quelli europei. Nelle città si radunano comunità di artisti, intellettuali e giornalisti, e nascono anche nuove correnti artistiche. Gli ex-soldati tornavano in realtà diverse da quelle a cui erano abituati, in cui molte donne avevano sostituito uomini al loro lavoro e le strutture patriarcali erano state messe in discussione  molti giovani cercano nuovi modi di divertirsi; ognuno cercava un compenso diverso per le proprie sofferenze e il disagio e rabbia di chi non lo trovò prese forma, negli anni successivi, in trasformazioni sociali e radicalizzazione politica. Nelle industrie si diffonde il FORDISMO = sistema basato sulla produzione in serie e nuova organizzazione del lavoro, che trasformò l’attività lavorativa in una sequenza di piccole mansioni svolte in tempi fissati intorno alla catena di montaggio. La politica europea si stabilizza, grazie al superamento della rivalità tra Francia e Germania e il patto Brian-Kellogg del 1928, in cui molti paesi si impegnano a rinunciare alla guerra come metodo di risoluzione dei conflitti. CINA  non si ha questa situazione positiva a causa della dura realtà politica e sociale, anche se alcune novità raggiungono le grandi città. Si concentrò soprattutto sulle sue relazioni con la Russia. Dichiarazione Karakhan, 1919  rinuncia da parte del nuovo governo rivoluzionario a tutti i privilegi accordati dagli zar dai trattati del XIX sec.  impatto in Cina  era parte di un progetto che mirava a mantenere una posizione strategica da parte di Mosca e a preservarne vari interessi; quindi bisognava avere rapporti diplomatici con Pechino, l’unico governo riconosciuto dalla diplomazia internazionale  accordo nel 1924 La Russia avviò contatti anche con SYS e il governo di Canton per sostenere la nascita di un governo comunista in Cina, tra il 1922 e il 1923. Alla fine SYS accettò l’alleanza con Mosca, a patto che essa si limitasse al sostegno all’unificazione cinese senza convertire la Cina al comunismo  dichiarazione del 1923; sarà la base per l’accordo tra SYS e Borodin e la nascita di Canton e del fronte unito. Negli stessi anni si sviluppano i rapporti Cina-Germania  la Germania era uno dei centri scientifici per molti studenti cinesi, anche nel campo industriale. L’interesse tedesco per la Cina si salda con gli sforzi dei settori conservatori e anti-comunisti del PNC di trovare nella Germania un’alternativa all’influenza russa. consigliere Max Bauer  suggerì la nazionalizzazione delle grandi imprese + base per l’industria pesante La UK fu sempre al centro di proteste e boicottaggi da parte di movimenti patriottici e antimperialisti negli anni ’20, rendendo più diplomatica Pechino e più radicale Canton. 1925-26, sciopero Canton-Hong Kong  danni all’economia UK + a commercio e trasporti nella Cina sud USA  erano sospettosi dell’influenza di Mosca in Cina e sostenne l’azione contro i comunisti da parte di CKS nel 1927, anche se aveva timore della crescita del movimento nazionalista ed antimperialista; rifiutò l’azione militare. 2. Nanchino e la Grande Depressione Il crollo del 1929 colpì prima i ceti ricchi, ma ebbe conseguenze peggiori sull’economia nazionale e si riflesse attraverso la contrazione degli scambi internazionali in tutto il mondo. La crisi portò alla chiusura di imprese, licenziamenti e crisi del commercio  raggiunse il culmine nel 1932, ma gli effetti ci furono fino agli anni ’40 per molti paesi. Cadde tutta la produzione mondiale e i prezzi, e dilagò la disoccupazione soprattutto in Occidente. 1932, presidente USA Roosevelt inaugura il New Deal  basato sul forte intervento statale nell’economia + associazione tra ripresa economica e riforme sociali. fine anni ’20, il JPN godeva del pieno controllo del proprio commercio internazionale e politica monetaria, al contrario della Cina  1930, riprendono il gold standard; a causa della forte dipendenza dal mercato USA, ci furono effetti depressivi sull’economia JPN, anche se furono avviate subito contromisure. CINA  la recessione arriva più tardi ma dura di più. Il sistema monetario era basato sull’argento e non l’oro: la crisi causò una caduta del valore dell’argento, ma la domanda crebbe temporaneamente, alimentata dai cinesi all’estero che acquistavano argento a prezzi bassi e lo rimandavano in Cina.  breve boom, ne beneficiano industria tessile e produzione agricola 1933, la depressione colpisce  1934, deflusso di argento nel paese aumenta a causa di politiche americane riguardo l’acquisto di argento.  Silver Purchase Act = obbligo per gli USA di mantenere il 25% delle riserve in argento, facendone il maggior acquirente mondiale  il prezzo dell’argento aumenta del 50%, forzando la Cina ad abbandonare il silver standard e attuare una riforma monetaria. Il governo si occupa di recuperare il controllo sulla politica tariffaria  Nanchino non poteva fissare autonomamente il valore dei dazi doganali né gestirne la raccolta = ripercussioni sulla sovranità nazionale e sull’impossibilità di difendere l’industria nazionale dalla concorrenza straniera. luglio 1928-maggio 1929  la Cina negozia la propria autonomia tariffaria con vari paesi e acquisisce il controllo del Servizio delle dogane marittime; 1931, negoziati per ridurre il numero delle concessioni straniere. 3. L’aggressione giapponese I JPN avevano una percezione distorta della Cina come nazione: i loro interessi si concentrarono troppo sul Nord e la Manciuria, e trascurarono il centro e il sud. Inoltre, l’affermazione nella politica JPN di tendenze aggressive e militaristiche rese difficile l’adozione di opzioni più moderate. Aprile 1928, durante la spedizione al nord, nello Shandong, quando si avvicinò CKS furono mandati 2mila soldati JPN a proteggere i residenti giapponesi, anche se in realtà non esistevano grandi pericoli.  combattimenti e molti cinesi uccisi; si intensifica l’odio verso gli invasori (incidente di Jinan) 45 La Manciuria iniziò ad essere colonizzata durante il 1912, quando i JPN inviarono molti coreani come sudditi per consolidare l’influenza JPN sul territorio. La nascita del governo di Nanchino modificò la situazione, allarmando il JPN, anche se riconobbero formalmente il governo. 1928, Mukden conquistata dai nazionalisti  sforzi per rafforzare la presenza di Nanchino, con cellule del PNC, intensificando la propaganda antimperialista + penetrazione nell’economia, contro i JPN. piano per consolidare il potere di Tokyo sulla regione  18.09.1931, incidente di Mukden; esplosione lungo un tratto ferroviario da parte dei JPN, che porta poi allo scontro militare. Lo scoppio era stato provocato per incolpare i cinesi, che però non reagirono, e anche l’occupazione di tutta la Manciuria con truppe JPN non fece muovere Nanchino  indebolita ogni futura prospettiva diplomatica. I JPN affrontarono il problema della gestione creando lo stato fantoccio del MANCHUKUO nel 1932, con a capo l’imperatore Pu Yi, irrilevante  da penetrazione coloniale indiretta a forma diretta di colonialismo. 1931, la Società delle Nazioni ebbe una riunione per discutere della situazione, e molti stati non riconobbero infrazioni, ma il rapporto finale rigetta la nozione di “Stato indipendente” al Manchukuo. Dopo il voto, il JPN abbandona la Società delle Nazioni. Fine 1931, inizia il boicottaggio cinese verso le merci JPN a causa della situazione in Manciuria; la tensione si alza a Shanghai, dove vivevano migliaia di JPN  alla fine Tokyo bombarda la città. L’Armata cinese contrattacca, protraendo gli scontri per 6 settimane finché a maggio non viene firmato un armistizio che stabiliva la creazione di una zona neutra intorno alla città. Dopo l’abbandono della SdN, il JPN riprende la propria avanzata  1933-35 il progresso fu incontrastato, ma accompagnato dalle proteste popolari e dalla crescente divaricazione tra la strategia militare prudente di Nanchino e le aspettative della popolazione, che vogliono un’azione più diretta. Gennaio 1933, conquistato il punto in cui la Grande Muraglia finisce sulla costa; nei mesi dopo vennero conquistate altre province, e a maggio Nanchino dovette firmare l’ARMISTIZIO DI TANGGU = creazione di una zona smilitarizzata tra la muraglia e Pechino, dopo la rapida avanzata delle truppe JPN. Vengono firmati altri accordi nel 1934, e nel 1935, dopo che Nanchino aveva respinto le pressioni di Tokyo per l’autonomia di 5 province al nord, viene dichiarata la nascita del Consiglio dello Hebei-Chahar, che porta alla perdita del controllo cinese su Pechino e Tianjin. 1935-36, si ripensa alla strategia nazionalista  manifestazioni studentesche a Pechino + Movimento del Nove dicembre + nascita di associazioni che chiedono il ritiro delle truppe JPN e dello stato fantoccio + ribellione di alcuni capi militari. 4. Cina e Italia: gli anni d’oro. I rapporti tra Cina nazionalista e Italia fascista furono finalizzati nel 1928 col trattato in cui Roma riconosceva l’autonomia tariffaria cinese e aboliva i diritti di extraterritorialità. Furono compiuti diversi progetti con le visite di responsabili politici nel 1933  Mussolini sottolinea l’importanza dell’unificazione cinese e della formazione di un esercito forte; gli inviati di Nanchino sostengono che il fascismo in Italia era dovuto alla validità delle idee e dalla bontà dei suoi leader. Vengono fondate una missione aeronautica e una navale in Cina e si aggiungono consiglieri italiani nel campo economico, politico e sociale. Si hanno i primi contrasti con l’invasione italiana dell’Etiopia nel 1935  la Cina sostiene le sanzioni contro l’Italia dalla SdN; la loro posizione era alimentata dal timore che un riconoscimento internazionale dell’azione italiana in Africa potesse ripercuotersi in Asia col riconoscimento dell’occupazione JPN in Manciuria. L’adesione italiana al Patto Anti-Comintern (1937, Ita + JPN + Germania) e il riconoscimento del Manchukuo portarono alla rottura dei rapporti Cina-Ita. CAP V – L’ALTERNATIVA COMUNISTA 1. La fondazione del partito comunista e il fronte unito (1921-1927) Il PCC è fondato a Shanghai il 1º luglio 1921 con 12 delegati, tra cui Mao Zedong; presenti anche due rappresentanti del Comintern. Il Congresso elesse un Ufficio esecutivo centrale provvisorio con tre incaricati, col compito di mantenere i contatti con i vari gruppi comunisti locali. Il loro programma chiedeva di rovesciare le classi capitaliste e stabilire una dittatura del proletariato, che doveva essere organizzato e ostile verso la collaborazione con altri partiti politici. La fondazione del PCC fu frutto di diversi fattori  la Rivoluzione Culturale dal 1915; la crescente dimensione delle proteste studentesche e popolari; la vittoria della Rivoluzione russa nel 1917; collaborazione con Mosca. I nuclei comunisti principali erano Shanghai, Pechino, Wuhan e la provincia dello Hubei, Jinan e lo Shandong, e Canton  intorno ad essi crescono varie associazioni da cui il PCC avrebbe tratto nuovi membri. Furono importanti anche i nuclei di Tokyo (con rappresentanti cinesi) e Parigi (con organizzazioni studentesche). II Congresso nazionale del PCC, luglio 1922  i rappresentanti russi nel loro rapporto al Comintern esprimono una valutazione positiva del ruolo di SYS nel PNC, ma negativa sul PCC, e propongono che i due partiti si uniscano in un blocco unico; questa richiesta fu respinta dal PCC, che chiede solo una collaborazione col PNC. Il congresso approva l’adesione del PCC al Comintern  creazione di un Comitato esecutivo centrale (CEC) col compito di dirigere il partito. La richiesta del fronte unito viene ripresentata e ri-rifiutata, fino al III Congresso del PCC, in cui si dissolve l’opposizione. 46 Questo fu influenzato dalla repressione del movimento sindacale dai primi mesi del 1923  la distruzione dell’organizzazione sindacale dei ferrovieri porta il PCC ad essere più prudente e considerare il proletariato cinese debole.  il Manifesto approvato riconosceva il PNC come la forza centrale della rivoluzione, mentre la Risoluzione finale assegnava ai comunisti nel PNC il compito di mantenere la propria autonomia e attrarre gli elementi radicali nell’organizzazione nazionalista Dopo la nascita del FRONTE UNITO (1924) e la creazione del governo di Canton, il PCC doveva portare avanti la rivoluzione nazionale/antimperialista in collaborazione con SYS e l’URSS, rafforzare l’influenza del partito nel fronte unito e stabilire collegamenti col movimento operaio e contadino. Nei primi anni, l’azione del fronte unito è positiva  l’influenza del PCC nel PNC cresce e gli scioperi operai a Shanghai, Canton e altre città portano nuovi membri. Sotto la protezione dell’Esercito nazionale rivoluzionario, a sud si consolida la forza comunista tra contadini, aggregati dalla radicalizzazione politica, l’affermarsi di un movimento di massa, e successivamente la morte di SYS, che aveva mantenuto unite le forze nazionaliste = unità. Ci sono scontri tra chi vuole tornare ad un’alleanza separata tra PNC e PCC e chi dal PCC mira alla leadership del PNC, ma nel 1927, il PCC viene sconfitto, costretto alla clandestinità. IV Congresso nazionale 1925  la vocazione proletaria del PCC viene riaffermata e si evidenzia il bisogno di un movimento sindacale organizzato; per i movimenti contadini, viene adottato un documento che li dichiarava essenziali, anche se non sono delineati piani d’azione. V Congresso 1927  preoccupazione; poche settimane prima, a Shanghai e altre aree, la repressione ispirata da CKS aveva inferto colpi al PCC, sindacati e contadini.  bisogna rafforzare operai, contadini, piccola borghesia e il lavoro militare. Viene evidenziato un approccio moderato, condannando gli eccessi delle ultime settimane (attacchi, requisizioni, violenze) e chiedendo una politica basata sulla riduzione della rendita fondiaria. Lo statuto approvato era più complesso del precedente + inserito il principio guida del centralismo democratico. Il massacro di molti comunisti nelle rivolte servì però al PCC per dotarsi di esperienza politica ed organizzativa. “Rapporto d’inchiesta sul movimento contadino nello Hunan”, Mao Zedong  ritiene gli eccessi necessari; pone il movimento contadino al centro del suo discorso, che può diventare determinante nella rivoluzione solo se integrato nell’ambito di una cornice politica più complessiva = saldatura tra contadini e militari. 2. Gli anni del dualismo: centralità operaia e soviet rurali (1927-31) 7 agosto 1927, Conferenza del Comitato centrale del PCC, Hankou  partecipano oltre 20 comunisti cinesi + alcuni consiglieri sovietici; si parla della definizione di una nuova strategia politica e l’elezione di un nuovo gruppo dirigente.  criticati gli errori della leadership passata + il fulcro della nuova strategia sono l’organizzazione di rivolte armate e il sostegno della rivoluzione rurale + non si esclude la collaborazione col PNC Contraddizione  pressione del Comintern/Stalin di non abbandonare la collaborazione col PNC, il che avrebbe comportato il riconoscimento del fallimento della leadership passata + il fatto che nel PNC alcuni erano ancora interessati a lavorare col PCC  nuova fase basata sulla clandestinità e segretezza + creato un Ufficio politico provvisorio 1º agosto, insurrezione a Nanchang da parte dei comunisti  gli insorti furono costretti presto ad abbandonarla e rifugiarsi nel Guangdong; dopo alcuni successi furono costretti alla fuga e all’esilio.  inizia la nuova strategia rivoluzionaria comunist Settembre 1927, sollevamenti in alcune province per mobilitare i contadini, introdurre riforme agrarie basate sulla confisca delle terre ai grandi proprietari terrieri e la loro distribuzione ai contadini +attacco ai maggiori centri urbani.  fallimento; insurrezione interrotta +molti fuggono nei monti Jinggang, dove nascerà il primo soviet comunista Il PCC quindi si concentra su un'area limitata = Canton +Guangdong; dicembre 1927, Canton occupata ma perdono con la caduta della città e la distruzione di due basi rurali  serve un cambio di strategia, dato che le insurrezioni avevano indebolito il PCC e allontanato dal proletariato dei centri urbani.  ora si riafferma l’obiettivo di conquista delle città, impegno maggiore nelle campagne e promuovere la guerriglia armata contadina. VI Congresso del PCC; Mosca, 1928  si sottolinea che la Cina era ora tra la prima ondata rivoluzionaria e una seconda; il PCC doveva mantenere i rapporti con le masse ed essere pronto per la prossima fase. Viene indicato il SOVIET come sistema di governo da creare prima della seconda ondata  la democrazia di massa avrebbe dovuto essere centrale, così come la creazione di basi militari nelle campagne dalle quali i comunisti avrebbero potuto accerchiare le città + eletto nuovo Comitato centrale e Ufficio politico. Li Lisan sarebbe stato scelto come prossimo leader del PCC, mentre Mao Zedong viene estromesso dal nucleo centrale per aver scelto la via della lotta rurale sui monti Jinggang. 1928, il fenomeno delle basi sovietiche si espande  viene posta enfasi sul bisogno di organizzazione. L’Armata rossa era un esercito di contadini illetterati  importanti la formazione militare e politica, che avrebbero poi definito lo sviluppo delle forze armate comuniste.  il PCC si stava trasformando in un partito contadino, trasformazione ben accetta da quelli che sostenevano la centralità del movimento contadino nella rivoluzione, ma vista male da chi era preoccupato per la perdita del “carattere proletario” del partito Il sostegno di Mosca a Li Lisan si basa sulla situazione di mezzo della Cina  il PCC doveva assumere la guida della rivoluzione; la strategia di Lisan punta ad assumere controllo dell’apparato militare e dei soviet, abbandonando la tattica della guerriglia e raggruppando le forze in quattro armate per attaccare i maggiori centri urbani del centro.  fallimento; Lisan viene giudicato troppo impulsivo e commette errori tattici nel processo 47 A Nanchino, alcuni propongono una spedizione punitiva e altri un negoziato. Il PCC all’inizio sostiene la ribellione e dice che l’eliminazione di CKS avrebbe avuto risultati positivi, ma dopo l’arrivo di un telegramma da Mosca, cambia idea, e chiede di non danneggiare il fronte unito  Mosca aveva paura che la morte di CKS avrebbe comportato la necessità del PNC di trovare un nuovo leader; la personalità più importante era WANG JINWEI, che però si era dimostrato disponibile ad un accordo con i JPN, il quale non è voluto da Cina e URSS. CKS viene liberato il 25 dicembre e torna a Nanchino; poco dopo iniziano le trattative tra nazionalisti e comunisti per il fronte unito; Xueliang viene condannato a 10 anni di carcere e poi lascia il continente. Le trattative per il fronte unito sono lunghe e complesse; due ostacoli: - richiesta di Nanchino che la giurisdizione sovietica fosse posta sotto le autorità delle province competenti; Yan’an accetta l’inserimento dei soviet come “regioni speciali” nella Repubblica ma la giurisdizione deve restare ai comunisti - proposta nazionalista di una riduzione dei militari che avrebbe penalizzato i comunisti; a questa si contrappone la proposta comunista di ridurre le proprie truppe a 3 divisioni  creata un’ALLEANZA NAZIONALE, con CKS come presidente, a cui ognuna delle due parti avrebbe contribuito con numero uguale di rappresentanti +accordo militare  l’Armata rossa viene incorporata nell’Esercito nazionale rivoluzionario col nome di VII armata di campagna. 2. La prima fase della guerra sino-giapponese e il “massacro di Nanchino” (1937-39) 7 luglio 1937, Pechino, INCIDENTE DEL PONTE DI MARCO POLO  sparati colpi contro truppe JPN che stavano facendo manovre notturne nell’area; dà inizio alla GUERRA SINO-GIAPPONESE; l’area del ponte era importante perché attraverso il controllo della linea ferroviaria che l’attraversava si può accedere a zone chiave della Cina. Il JPN inizia ad ammassare truppe a Shanghai e molte navi da guerra  CKS decide di attaccare per bloccare i tentativi di sbarco delle navi JPN, ma i JPN attaccano il 13 settembre. A novembre, i cinesi ordinano la ritirata generale, che si svolge in modo disordinato, tra bombardamenti aerei e disorganizzazione militare. A metà novembre, i JPN occupano le linee difensive tra Shanghai e Nanchino  inizia la “corsa sfrenata” dei comandanti JPN verso Nanchino, la cui conquista rappresenta più un trofeo militare, dato che militarmente non era fondamentale ma era più un luogo simbolico, dato che ci riposava Sun Yat-sen, il padre della Repubblica. 13 dicembre, i JPN entrano a Nanchino  dissacrarono la città così tanto da essere condannati di crimini di guerra dopo la fine della WWII. I soldati avanzarono nella città uccidendo e violentando i civili, e distruggendo qualsiasi cosa.  MASSACRO DI NANCHINO = dura per settimane, considerato una delle grandi tragedie dell’umanità durante la WWII Non si sa di preciso quanti morirono, forse decine o centinaia di migliaia; sul massacro influirono anche le condizioni brutali vissute dai JPN nel loro stesso esercito e la propaganda JPN sull’inferiorità dei cinesi; ci furono errori anche nell’evacuazione di Nanchino, che portò molti civili a restare in città. Dopo Nanchino, il principale obiettivo JPN è la conquista di Wuhan  serve prima conquistare Xuzhou = fondamentale per la sua posizione strategica; all’incrocio tra la linea ferroviaria che porta a Nanchino e quella che porta a Wuhan. Prima dello scontro finale il JPN subisce la sua prima sconfitta militare, ma a metà maggio, cade Xuzhou.  strada aperta per Wuhan; creati piani per la sua caduta, che dovrebbe essere accompagnata dalla conquista di Canton Dopo che i JPN iniziano ad avanzare, CKS ordina la rottura delle dighe del Fiume Giallo  le inondazioni ritardano di mesi i JPN ma provocano danni anche ai territori cinesi, con 2 milioni di sfollati. Ottobre 1938, conquistate prima Canton e poi Wuhan. I JPN quindi puntano a Chongqing, dove si stava insediando il nuovo governo di CKS  la caduta della nuova capitale avrebbe portato al crollo della Cina. COMUNISTI  nella prima fase della guerra sono impegnati nella strategia di “preservazione ed espansione delle aree di confine” = territori controllati da loro, spesso al confine tra 2+ province. Vengono inviate divisioni della VII Armata di campagna della provincia dello Shanxi  sconfiggono diversi battaglioni JPN ma ci sono disaccordi tra chi (Zhou Enlai) voleva un impegno attivo dei comunisti contro il JPN per non provocare fratture nel fronte unito e chi (Mao Zedong) voleva la guerriglia mobile e non voleva sacrificare i suoi militari in battaglie frontali. 1939, quando scoppia la guerra in Europa, l’avanzata JPN si ferma e ci furono scontri più dispersi, differenziati in base alle aree. 3. Guerra sino-giapponese e Seconda guerra mondiale (1939-41) 1º settembre 1939, la Germania invade la Polonia e poco dopo Francia e UK le dichiarano guerra, In Europa ci sono le POTENZE DELL’ASSE (Germania +Italia, legate dal Patto d’acciaio del 1939) e le POTENZE DEMOCRATICHE (UK +Francia +USA), alleate con l’URSS, che venne coinvolta dal 1941. Grazie al Patto di non-aggressione del 1939, Hitler all’inizio mantiene una situazione statica in Occidente fino ad attaccare la Francia nel 1940. 1941, la Germania attacca l’URSS; pochi mesi dopo, il JPN attacca Pearl Harbour, coinvolgendo gli USA nella guerra. Negli anni precedenti erano stati avviati contatti tra l’Asse e il JPN con la firma del PATTO ANTICOMINTERN = lotta contro il comunismo.  settembre 1940, PATTO TRIPARTITO; Germania +Italia +JPN A causa dell’accordo Germania/URSS che lasciava spazio all’URSS di rafforzare la sua influenza in Oriente, il JPN decide di riattaccare la Cina, che così vede svanire la speranza di un conflitto JPN/URSS, che li avrebbe tenuti lontani dalla Cina + deve affrontare la riduzione dell’aiuto sovietico  1937-39, mentre i comunisti cinesi ricevono aiuti limitati da Mosca, questa aiuta di più CKS inviando molti più materiali ed armi. 50 Dal 1939 questo aiuto viene meno e cessa nel 1941, quando la Germania attacca l’URSS e firma il Patto di neutralità col JPN. obiettivo del JPN  Changsha, Hunan; la conquista della città e provincia avrebbe consentito il controllo di un’area importante per la produzione agricola e il blocco dell’accesso alle aree controllate dai nazionalisti. La battaglia inizia nel settembre 1939 e finisce un mese dopo, i JPN sconfitti. In inverno Chongqing avvia un’offensiva su scala nazionale, che risulta difficile per due motivi: 1. accordo tra i JPN e il governatore nazionalista dell’area = ritiro dei JPN dalle province in cambio di un impegno da parte dei nazionalisti di cessare la resistenza e attaccare i comunisti 2. invasione del Guangxi (nazionalista) da parte JPN a fine 1939 Seconda metà 1940, Chongqing lancia una vasta offensiva verso i JPN = OFFENSIVA DEI 100 REGGIMENTI. Nella prima fase si hanno risultati positivi, ma dopo essersi attenuata, finisce con una controffensiva JPN. L’azione cinese fu danneggiata anche dal peggioramento dei rapporti del fronte unito.  durante la prima fase della guerra i comunisti si erano espansi in varie aree al nord, creando alcune basi. CKS reagì con la ripresa del blocco militare ed economico delle basi, che danneggiò Yan’an. Intanto erano scoppiati scontri tra la Nuova IV Armata (com) e i nazionalisti  per evitare che i comunisti si espandessero anche al sud, CKS ordinò alla Nuova Armata di trasferirsi più a nord e ai comunisti di fermarsi a nord del Fiume Giallo entro un certo arco di tempo, il che avrebbe comportato il rischio di trovarsi stretti tra i JPN e i nazionalisti. Ne deriva un contrasto tra Chongqing e Yan’an che porta alla FINE DEL SECONDO FRONTE UNITO  gennaio 1941, quando la IV Armata stava iniziando a muoversi, viene attaccata dai nazionalisti e decimata.  INCIDENTE DELL’ANHUI MERIDIONALE; fine dei contatti tra Chongqing e Yan’an +chiusura di molti centri di collegamento militare che i comunisti avevano aperto in varie città 4. Da Pearl Harbour alla fine della guerra (1941-45) Nel 1941, l’attacco tedesco alla Russia e quello JPN agli USA portano ad una svolta nella guerra, coinvolgendo Russia e USA. Fino alla metà del 1942 si ha un’intensificazione delle forze italo-tedesche e JPN; dal 1943 si ha un’inversione di tendenza, con la vittoria USA nella battaglia delle Midway, la sconfitta dell’Asse in Africa nord che consente lo sbarco delle truppe UK/USA e la controffensiva russa a Stalingrado. 1943-44, con l’arrivo degli americani in Italia e in Normandia permettono la liberazione di Italia e Francia dai nazisti +altri successi USA nel Pacifico. 1945 la Germania crolla, e poco dopo anche il JPN si arrende. conseguenze della guerra del Pacifico in CINA  il JPN deve estendere le proprie forze, che ora coprono un’area grandissima del sud-est asiatico e Pacifico, riducendo le truppe in Cina. Inoltre, gli USA e gli Alleati entrano in guerra a fianco della Cina, con benefici per le forniture militari. DICHIARAZIONE SULLA GUERRA NEL PACIFICO  1941, Yan’an propone di formare un fronte antifascista e antiJPN che avrebbe incluso tutti i governi opposti a Tokyo; cooperazione con USA e UK. 1941, il JPN si chiede se attaccare l’URSS in modo da stringerla tra Germania e JPN  alla fine non si fa perché ci sarebbe voluto troppo per organizzare tutto e perché si sarebbe potuto fare solo se la Germania avrebbe dimezzato l’esercito russo.  si riafferma l’obiettivo di creare una “sfera di co-prosperità” nell’Asia orientale e dare priorità all’”avanzata verso sud”, puntando alla base indocinese del governo di Vichy. Iniziano i primi attacchi da parte dell’aviazione USA sui JPN, partendo dalle basi in Cina. Per distruggere le basi USA da cui partivano gli aerei, il JPN attua diverse offensive; 1944, l’offensiva Ichigo fa conquistare molte basi. L’avanzata JPN però si ferma presto a causa delle perdite subite, perché aveva raggiunto l’obiettivo di infliggere danni al nemico, e perché la priorità era la sopravvivenza del JPN, pressato dagli USA. In quegli anni ci sono accordi e conferenze in Occidente per delineare il futuro assetto mondiale (Mosca, Cairo, Potsdam, Teheran). CONFERENZA DEL CAIRO, 1943  partecipa CKS; è il tentativo da parte di Roosevelt di sancire la potenza della Cina insieme a USA, UK e URSS. CKS viene rassicurato circa l’impegno USA affinché la Cina recuperasse quanto aveva dovuto cedere al JPN, ma gli USA rifiutarono le richieste cinesi che li avrebbero indeboliti davanti all’URSS. 5. Chongqing, Yan’an e Shanghai CHONGQING (naz)  1938; dopo la perdita delle aree industriali, si trova priva di tasse e dazi doganali (maggiore fonte di entrata prima della guerra)  deficit costante che viene colmato con la stampa di più cartamoneta, causando una fortissima inflazione La crisi finanziaria riduce la capacità di spesa dello Stato, con gravi effetti sui salari dei funzionari pubblici. I nazionalisti si concentrano su un maggiore intervento economico dello Stato  incrementate le tasse sui consumi e redditi +reintrodotto il diretto controllo governativo sull’imposta della terra = poste le basi per un vero capitalismo di stato. Viene assunto un ruolo centrale dalla Commissione Nazionale per le Risorse  deve creare “un’economia per la difesa nazionale”; vengono nazionalizzate varie imprese, settori della produzione di beni di consumo sono posti sotto il controllo dello Stato e introdotte regole per produzione e prezzi. Dal 1941 l’espansione industriale inizia ad avere difficoltà e nel 1943 si arriva alla depressione industriale. Intanto, dal 1938 Chongqing era rimasta anche isolata dal mondo esterno  chiuse le vie marittime per America ed Europa +strade ridotte per la chiusura delle vie che legavano le aree controllate dai nazionalisti. 51 Vengono emanate leggi d’emergenza, come le misure per il mantenimento della sicurezza, per la punizione di crimini contro lo stato e dei banditi +altre regole sull’organizzazione dei comitati di villaggio. YAN’AN (com)  1937, giunti Wang Ming e comunisti cinesi che avevano trascorso gli ultimi anni a Mosca come rappresentanti del PCC nel Comintern  conflitti tra questi e i comunisti di Mao riguardo il ruolo del PCC durante la guerra e i suoi rapporti col PNC. Wang Ming  sostiene che il fronte unito doveva essere consolidato e trasformarsi in “alleanza rivoluzionaria nazionale” che sarebbe diventata poi una confederazione di partiti in cui i soggetti politici avrebbero mantenuto la propria indipendenza = bisogno di un esercito e comando unici e che guerra di posizione e mobile si combinassero. Si tengono varie riunioni finché non vince Mao, che critica vari aspetti di Ming ma sostiene anche lui il bisogno del fronte unito, insieme però all’indipendenza del partito. L’espansione comunista peggiora i rapporti nel fronte unito, ma la decisione di Wang Jinwei di lasciare la Cina per lavorare col JPN preoccupa i comunisti che ritirano il loro sostegno a CKS per impedire ipotesi di alleanze tra Chongqing e Tokyo. Dopo l’incidente dell’Anhui, la crisi si consuma e i comunisti si distaccano dai nazionalisti, modificando le loro strategie soprattutto in tre ambiti:  politica economica  dev’essere più moderata e flessibile, sostenendo i piccoli proprietari e artigiani e avendo un sostegno minimo dallo stato, che doveva concentrarsi sugli armamenti Peng Zhen non vuole leggi economiche rigide improntate ad una visione organizzata dell’economia, e ritiene le cooperative lo strumento giusto per rafforzare e migliorare il lavoro. Anche Mao vuole sviluppare un’economia mista ed enfatizza l’importanza dell’autosufficienza  il modello proposto metteva alla base l’agricoltura e poi industria, artigianato, commercio e trasporti.  riduzione della burocrazia  due problemi principali: 1. eccesso di personale al vertice e carenza alla base  bisogna spostare verso il basso personale esperto e decentrare i poteri 2. troppi organismi e strutture  processo di semplificazione e accorpamento  riforma del partito  a causa soprattutto della crescita del numero di membri del partito; bisogna avere un’identità più definita e una direzione centralizzata; la “campagna di rettifica” del 1941 ha 2 obiettivi: 1. legare meglio teoria (marxismo e leninismo) e pratica 2. fornire un’interpretazione corretta della linea politica e storia del periodo precedente Febbraio 1942, intervenendo alla Scuola centrale di Partito, Mao individua 3 tendenze errate nel partito: o soggettivismo o settarismo o formalismo Critica Wang Ming e i bolscevichi, ricordando che per essere veri marxisti non serve studiarlo ma saper applicare gli insegnamenti dei classici della realtà cinese. Diventa importante il tema del lavoro di massa, con la nascita di molte associazioni. La mobilitazione di massa si basava sulla lotta di classe contro i nemici = grandi proprietari terrieri e borghesi. A nord si punta alla riduzione delle tasse, mentre a centro e sud, dove ci sono più ricchi, l’obiettivo sono loro. Il partito deve quindi sollecitare la rabbia contadina verso obiettivi precisi, per spezzare legami di clan e familiari e per scuotere le masse dalla passività. SHANGHAI (mista)  dal 1937 si muovono le folle, seguendo nazionalisti o comunisti; furono dislocate fabbriche, scuole e negozi, soprattutto statali. Solo una parte dei privati lascia la città, a volte traendo profitto dalla guerra. Successivamente viene occupata dai JPN, ma in due fasi: 1. agosto 1937 – dicembre 1941  tutta la città tranne le Concessioni internazionale e francese sono occupate 2. 1942 – fine guerra  occupate anche le Concessioni Nel primo periodo, le concessioni ebbero anche più profitti, grazie alla nuova dislocazione di personale e all’incremento di abitanti benestanti dopo le migrazioni di ricchi. Nel secondo periodo, molti di questi erano diventati poveri e senza lavoro e sono costretti ad andarsene, anche perché la polizia militare JPN era ovunque e si occupava del controllo della popolazione e risorse; l’inflazione inizia a colpire le classi medie e si diffondono speculazione e corruzione. Molti stranieri restarono per aiutare i JPN nella gestione, ma alcuni intellettuali JPN residenti presto si sentirono a disagio con i propri connazionali e preferirono frequentare librerie e caffè con scrittori cinesi pacifisti. 6. Il collaborazionismo filogiapponese Ci furono cinesi che collaborarono nelle istituzioni JPN in Cina, alcuni che operano sotto il comando diretto degli occupanti e alcuni che prima lavoravano con i JPN e poi entrarono nella resistenza, e questo successe per vari motivi complessi  opportunismo e difesa di sé stessi, o scelta politica ed ideologica nutrita da legami passati col JPN, o la convinzione che la patria potesse essere salvata solo con la collaborazione. Ancora oggi in Cina permane una forte emotività per questo periodo  questo ha impedito una riflessione da parte della storiografia cinese sul tema, considerato ancora oggi come “tradimento nazionale”, anche se ci furono diverse forme di collaborazione e per diversi motivi. o collaborazionismo di Wang Jinwei  dicembre 1937, creato il Governo provvisorio della Cina settentrionale, diretto da Wang Kemin, che nel 1935 aveva collaborato con i JPN per vigilare su delle zone smilitarizzate; marzo 1938, a Nanchino è fondata la Repubblica di Cina; si allea col leader. A Tokyo però i due leader non sono considerati credibili  bisognava trovare qualcuno abbastanza autorevole da mettersi contro CKS o costringerlo a dialogare col JPN.  il JPN sostiene Wang Jinwei, rinunciandovi quando si stringono i legami tra CKS e gli USA. 52 Nel progetto di formazione del nuovo gruppo dirigente, Mao opera secondo l’ottica di unificare i rivoluzionari, separando chi ne aveva ostacolato l’ascesa nel 1935 e chi non aveva condiviso la politica di Mao ma l’aveva sostenuta dal 1935.  considerati talento individuale, autorità politica e militare e anzianità politica Liu Shaoqi arriva al secondo posto nella gerarchia comunista, dato che aveva sostenuto Mao dopo il 1935  Mao per la difesa della propria strategia nelle basi rosse e Liu per lo sviluppo politico nelle basi bianche. Il discorso di Liu Shaoqi del 1939 (Come essere un buon comunista) diventa un documento importante da studiare per i militanti comunisti e viene lodato da Mao, facendo conoscere Liu come teorico, fino a dargli il secondo posto nella gerarchia del partito come suo successore. Zhou Enlai  si era trovato in opposizione con Mao nel 1937 quando aveva sostenuto Wang e i 28 bolscevichi. Fu rivalutato negli anni dopo, anche grazie alla sua lunga carriera politica e all’autocritica per gli errori commessi. L’Ufficio politico e il Comitato permanente sono il cuore decisionale del partito; il Comitato centrale aveva una funzione di sostegno e ratifica delle decisioni del vertice – erano importanti le sue sessioni plenarie ogni 6 mesi. Il Congresso nazionale rappresenta una parte importante. L’organizzazione era completata da vari comitati e commissioni, tra cui la Commissione centrale di controllo e vari dipartimenti con funzioni diverse. Nelle province il partito era strutturato nello stesso modo, ma a volte con denominazioni diverse per le unità organizzative. 2. Emergenza, nuova democrazia e “dittatura del popolo” (1950-54). Il rinnovamento del partito è fondamentale per l’opera di ricostruzione riguardo le emergenze principali  crisi ed inflazione, corruzione, rafforzare il senso di unità sociale, ed avviare le riforme promesse durante la guerra. Quest’opera si sviluppa in anni di tensione, accentuata dall’intervento delle truppe cinesi in Tibet, dal peggioramento dei rapporti con gli USA, e dall’intervento nella guerra di Corea. Consiglio per gli affari di governo  al vertice del potere istituzionale; presieduto da Mao con 60 membri, in cui sono compresi 6 vicepresidenti. L’attività del Consiglio per gli affari di governo viene coordinata a quella del Consiglio per gli affari di Stato, presieduto da Zhou Enlai. La struttura dello Stato/governo costituisce il secondo pilastro del sistema di potere, insieme al partito e all’esercito. ESERCITO POPOLARE DI LIBERAZIONE  funzione vitale per la sicurezza delle sei zone in cui era stata divisa la Cina (Nordest +Nordovest +Nord +Est +Centrosud +Sudovest). Questa suddivisione era il risultato delle precedenti basi comuniste  ognuna aveva un proprio comando militare, guidata da ufficiali regionali e si basava sulla cooperazione tra partito ed esercito. Gli altri obiettivi sono il risanamento dell’economia per la stabilizzazione sociale e della burocrazia +l’avvio delle riforme previste in precedenza, oltre ad affrontare i nemici dello stato e della rivoluzione. L’inflazione viene spezzata e vengono adottate misure per il controllo dei prezzi e la riforma monetaria; di queste misure ne beneficiano operai, contadini e la piccola borghesia produttiva. Ai capitalisti che avevano sostenuto i comunisti viene consentito sviluppare le proprie industrie per avere una struttura economica moderna  creata un’economia mista che resta per la maggior parte in mano al governo attraverso il controllo delle materie prime e l’affermazione dello stato come maggior acquirente delle commesse pubbliche e private. Quando molti privati si trovarono in difficoltà nel competere con le imprese statali, viene permessa la creazione di imprese a capitale misto. La strategia di incentivare i privati a vendere i propri impianti raggiunge l’apice nel 1954; la maggior parte delle proprietà straniere invece viene requisita e gli imprenditori stranieri costretti a lasciare il paese.  la politica economica viene definita come “TRE ANNI DI RISANAMENTO, 10 ANNI DI SVILUPPO” e diede ottimi risultati; la produzione raggiunge livelli altissimi. 1950 LEGGE SUL MATRIMONIO  per migliorare la posizione delle donne nella società accordando eguaglianza e libertà nella scelta dello sposo. Matrimoni combinati, compravendita di bambini e infanticidio sono proibiti; uomini e donne sono posti sullo stesso piano legale nel divorzio. Fu difficile applicarla: il diritto di divorzio porta problemi nella gestione di migliaia di richieste mandate da donne che erano state bloccate in matrimoni infelici  l’impreparazione dei responsabili locali è una delle cause della parziale applicazione della legge. 1950 LEGGE SULLA RIFORMA AGRARIA  l’obiettivo era liberare le forze produttive dal sistema feudale, per sviluppare la produzione agricola e porre le basi per l’industrializzazione: l’attuale sistema agricolo doveva essere distrutto attraverso la lotta di classe e un nuovo sistema basato sulla produzione collettiva rurale. Viene modellata sulle basi comuniste al nord pre-1949  qui la lotta per la riforma agraria si era sviluppata dagli anni ’40, anche perché i proprietari terrieri erano in minoranza. Nel resto del territorio la riforma venne avviata spesso dal 1949 in poi, dato che la proprietà terriera era più importante. Viene formulata una suddivisione in cinque categorie della popolazione contadina a causa delle differenze tra province, sia sociali che economiche che politiche, basata sulla proprietà terriera per realizzare poi la redistribuzione della terra. Ne beneficiano soprattutto i lavoratori e i contadini poveri, ma sono coinvolti anche i contadini medi e ricchi; la terra dei proprietari terrieri invece doveva essere confiscata e redistribuita. Dopo due anni, quasi la metà della terra arabile era stata distribuita alla maggioranza della popolazione. La riforma ebbe effetti soprattutto politici e sociali  le aree rurali sono trasformate, anche se la socializzazione radicale è rinviata a tempi successivi. Spesso la riforma fu applicata in modo violento, anche se non si sa se questo sia stato frutto della strategia comunista o opera di gruppi locali di contadini. La lotta per la riforma agraria poteva essere introdotta pacificamente se gli attivisti appartenevano allo stesso villaggio, ma era più difficile se gli attivisti arrivavano dall’esterno. 55 Un secondo ostacolo era anche la “barriera socio-psicologica” tra gente comune ed élite locali  i primi avevano appreso attraverso secoli di esperienza che non era prudente andare contro il proprietario terriero locale, ma i comunisti invece ora chiedono di aderire ad associazioni che miravano a mettere in discussione il potere anche con la forza. Tra il 1951 e il 1953 vengono avviate campagne di massa per spezzare il potere dei nemici di classe, e anche perché, a causa della guerra di Corea, si aveva paura dell’influenza USA e del potenziale rovesciamento comunista. o 1950, Campagna di resistenza all’America e di sostegno alla Corea  prende di mira gli stranieri in Cina; portate avanti operazioni di investigazione per scoprire eventuali spie su associazioni che avevano rapporti con stranieri; dopo la campagna tutti gli stranieri avevano lasciato la Cina. o ’51-’53, Campagna contro i controrivoluzionari  mira alle spie e coloro che operavano per opporsi al nuovo regime, soprattutto ex membri del PNC. o ’51-’52, “Campagna dei tre contro”  contro corruzione, dissipazione delle risorse e cattiva gestione; gli obiettivi sono responsabili del partito e manager d’impresa – serve a rafforzare il controllo governativo sulla forza lavoro operaia eliminando l’influenza dei capi di lavoro. o ’52, “Campagna dei 5 contro”  contro evasione fiscale, corruzione, truffa, appropriazione indebita e furto di beni statali; mira a uomini d’affari e imprenditori illegali Soprattutto le prime due portano a moltissimi morti, e le ultime due servono più ad umiliare agli occhi dei loro subordinati gruppi coinvolti nelle campagne +mettere alla prova parti della vecchia burocrazia nazionalista al potere. Le campagne creano un forte senso di unità sociale  milioni di contadini si sentono protagonisti attivi della critica di proprietari terrieri. Viene sperimentato il SISTEMA DELLE UNITÀ DI LAVORO, con l’obiettivo di radicare la presenza comunista nella società e rafforzare il controllo ideologico sulla popolazione.  ogni cinese fa riferimento ad un’unità (lavoro, scuola, villaggio…) – deve ottenere il suo permesso per sposarsi, divorziare o avere assistenza per i figli; l’unità controlla gli alloggi, distribuisce i buoni per i beni razionati, attua il controllo delle nascite e l’assistenza sanitaria. 3. Stato socialista e pianificazione economica (1954-57) 1953, l’armistizio in Corea allenta le tensioni internazionali e la Cina è sostenuta dall’URSS. Febbraio 1954, prima crisi del partito  due dirigenti sono epurati dai loro incarichi perché accusati di attività mirate a dividere il partito. Settembre 1954  prima sessione dell’Assemblea nazionale popolare (ANP) col compito di formulare la prima COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA CINESE.  indica che “la RPC è una democrazia popolare guidata dalla classe operaia e basata sull’alleanza tra operai e contadini” Gli organismi attraverso i quali viene esercitato il potere del popolo sono l’Assemblea nazionale popolare e le assemblee popolari ai vari livelli del sistema amministrativo territoriale. La costituzione enfatizza l’obiettivo dell’abolizione del sistema di sfruttamento e dell’edificazione di una società socialista – il Consiglio degli affari di stato viene confermato come massimo organismo del potere esecutivo, insieme ad altri. Prevede l’insediamento di un sistema giudiziario basato su un sistema di corti e riformula il ruolo delle forze armate nello Stato  l’EPL viene confermato come componente fondamentale dello stato ma sono abolite le sei regioni amministrative e creato un ministero della Difesa. Viene definito il rapporto con le aree abitate dalle “minoranze”  la Cina era definita come uno Stato multinazionale in cui era prevista l’autonomia per le aree abitate dalle minoranze etniche, dato che occupavano grandi porzioni del territorio anche se era una percentuale minima rispetto ai nativi.  create divisioni amministrative autonome (villaggio, provincia…) Vengono sviluppati trasporti e comunicazioni, e la propaganda afferma che le minoranze erano comunque parte del popolo cinese +inviate squadre per promuovere l’unità nazionale. Viene deciso che la Conferenza politica consultiva sarebbe stata mantenuta come l’organismo di collaborazione tra il PCC e i partiti minori, minoranze etniche e cinesi all’estero. PRIMO PIANO QUINQUENNALE, 1953-57  detta gli obiettivi nel campo della produzione e investimenti. Si ispira ai piani dell’URSS, sviluppati in un’economia non avanzata e che prevedeva il ruolo dello stato nell’economia per accumulare il capitale da investire nell’industria pesante. Quest’accumulazione presuppone la collettivizzazione delle aree rurali. Negli anni ’50 l’economia cinese era ancora più arretrata di quella russa ai tempi del primo piano, ma la pianificazione centralizzata sembrava la scelta migliore per distribuire le risorse in modo efficiente. Obiettivo principale = INDUSTRIALIZZAZIONE; 88% degli investimenti nell’industria pesante +costruzione di 700 imprese industriali  richiesto aiuto da Mosca prima di attuare i piani  febbraio 1950, TRATTATO DI ALLEANZA, AMICIZIA E MUTUA ASSISTENZA CON L’URSS Nella prima fase il piano funziona  la produzione industriale cresce molto annualmente e la produzione di materiali per l’industria supera le previsioni. Migliorano anche le condizioni di vita: crescono l’aspettativa di vita e i salari operai e contadini. La produzione agricola però cresce di poco e ci si chiede se sarebbe bastato per i successivi aumenti della popolazione. Col tempo, la Cina evidenzia dei tratti negativi che si erano mostrati anche in URSS  squilibrio nella crescita economica – bassa produttività – enfasi sulla quantità piuttosto che sulla qualità…  bisogna trovare nuovi metodi per eliminare l’arretratezza economica Viene messa come priorità la COLLETTIVIZZAZIONE  in un discorso nel 1955, Mao sottolinea che nelle condizioni attuali della Cina, ci avrebbero messo troppo se si fosse data priorità alla modernizzazione industriale. 1956, PIANO IN 12 ANNI per l’agricoltura che propone la socializzazione come premessa per la crescita produttiva. 56  si deve superare l’eccessiva parcellizzazione della terra e portare nuove tecniche agricole 1952, create le squadre di mutuo aiuto  una squadra era composta da 10 famiglie, che possedevano terra, animali e strumenti ma lavoravano insieme. 1956, 90% delle famiglie appartiene a una squadra. Il processo di collettivizzazione inizia nel 1954-55  nascono le “cooperative di livello inferiore” = associazioni volontarie di famiglie che mettevano insieme terra, animali e strumenti; i contadini ricevevano l’introito in base al lavoro svolto e al valore della terra. In questi anni si hanno le prime manifestazioni contadine, soprattutto dove le squadre di mutuo aiuto non erano state sviluppate bene. Dove si verificò un’accelerazione troppo brusca della collettivizzazione, la ragione fu la pressione dei responsabili locali, che forzano molti contadini ad unirsi alle cooperative  resistenze e proteste. SECONDA FASE 1956-57  cooperative di livello superiore; tra 100 e 300 famiglie, viene consolidata la proprietà collettiva della terra = fine della proprietà privata. Gli introiti dei contadini derivano dal lavoro prestato secondo un sistema di punti-lavoro. L’impatto si diversifica in base alle aree, ma molti contadini percepiscono l’imposizione di questi vincoli come una svolta negativa nel rapporto con lo stato, che ora poteva controllare la loro vita. Si ha la collettivizzazione anche nell’industria  dal 1957 i salari degli operai iniziano a scendere, provocando vari scioperi nelle grandi città. 4. Successi e contraddizioni (1956-57) Molti intellettuali provengono da famiglie ricche; tanti avevano operato nelle istituzioni a contatto con i nazionalisti o si erano formati all’estero. Negli anni ’50 decine di migliaia seguono corsi di 6/8 mesi sulla natura della rivoluzione, marxismo/leninismo e Mao Zedong. Nelle prime fasi del Piano Quinquennale, il ruolo degli intellettuali è positivo, e vengono visti come indispensabili per lo sforzo economico. Ci sono comunque segnali di frizioni  HU FENG; sostiene la superiorità dei valori artistici su quelli politici – criticato nel 1955 come controrivoluzionario e imprigionato fino al 1979 = apre la strada a una campagna contro modi di pensare simili al suo. Nel PCC, alcuni consideravano il rapporto positivo con gli intellettuali essenziale per la nazione, mentre altri pensavano che anche una collaborazione non potesse fermare il PCC dal reagire alle critiche.  ricerca della strategia più giusta, non si ha un accordo su come ci si deve comportare; anche l’andamento economico/sociale e le relazioni internazionali erano instabili Bisogna allentare le tensioni, allargare il consenso e non introdurre elementi di frizione  questo porta all’avvio del MOVIMENTO DEI CENTO FIORI = mira a “lasciare che 100 fiori sboccino” nel campo della cultura e “permettere che 100 scuole di pensiero si confrontino” nel campo scientifico, come diceva Mao.  sollecitato il contributo delle idee degli intellettuali sul loro paese, anche se molti rimangono prudenti Il movimento ha due fasi = maggio 1956 – giugno 1957; si conclude con la fine della campagna sancita dal “Quotidiano del Popolo”, in cui si riflette sull’amarezza di Mao per le critiche sollevate e si accusano quelli che avevano abusato della libertà per attaccare il partito.  inizia la Campagna contro la Destra; migliaia di intellettuali sono puniti con la perdita del lavoro, imprigionamento e invio nei campi di lavoro; il rapporto con gli intellettuali è compromesso VIII Congresso nazionale del PCC  Pechino, autunno 1956; tratta di questioni economico-sociali +rapporti internazionali. Prende atto dei risultati positivi del primo Piano Quinquennale e approva il Secondo (1958-62), che accordava una bassa priorità all’agricoltura ma maggiore enfasi sull’industria leggera per venire incontro alle richieste dei beni di consumo. Il PM Zhou Enlai sottolinea l’importanza che l’economia procedesse in fretta ma in base alle loro possibilità. Alla fine, si indica l’esigenza di combattere due tendenze opposte ma sbagliate: quella conservatrice di chi non è in grado di cogliere le potenzialità offerte dalla situazione +quella di chi guarda ad una crescita spedita senza tenere in conto i limiti del paese Nel rapporto successivo si pone l'enfasi su marxismo/leninismo e si combatte il “culto della personalità”, creato da Stalin nell’URSS negli anni precedenti e criticato dalla Russia dopo la sua morte  in Cina si aderisce alla conduzione collettiva del partito. Prevede la possibilità di istituire un presidente onorario del Comitato centrale per preparare la prossima generazione di dirigenti. Nel rapporto di Liu Shaoqi, si indica che con il completamento della trasformazione socialista la contraddizione tra proletariato e borghesia era risolta e lo sfruttamento di classe, finito.  il compito principale ora era proteggere e sviluppare le forze produttive e trasformare la Cina in una potenza industriale avanzata. Mao approva le decisioni, ma le considera come una tappa provvisoria. Due discorsi di Mao:  aprile 1956, SUI DIECI GRANDI RAPPORTI  delinea un metodo di direzione politica basato sull’equilibrio dello sviluppo tra città e campagne, crescita industriale e agricola, appartenenza al partito e impegno fuori  febbraio 1957, SULLA CORRETTA RISOLUZIONE DELLE CONTRADDIZIONI IN SENO AL POPOLO  distingue due diversi tipi di contraddizioni nel socialismo = noi vs nemico (risolvere attraverso la dittatura) +quelle nel popolo, da risolvere attraverso democrazia e persuasione Nel 1956 Mao diventa più cosciente di alcuni errori commessi dalla leadership e delle reazioni negative, e si accorge di un duplice dilemma  data l’esigenza di creare una Cina socialista e prospera e di garantire il controllo politico comunista, quali strumenti e tempi erano più adatti? E per il partito, come dividere gli onori per i successi e gli oneri per gli errori commessi da politici, e come correggere gli errori? CAP IX – RADICALISMO E COLLETTIVISMO 57 Anche negli USA la guerra di Corea lascia segni nella percezione verso i cinesi, eliminando ogni speranza di compromesso e creando profondissime fratture. Si diffonde l’idea di un sistema dittatoriale e disumano, insieme alla convinzione che i cinesi fossero solamente automi al servizio di Mosca. Il disprezzo nei confronti della Cina si vede nelle leggi sull’immigrazione e sul lavoro, insieme a campagne anticinesi e anti-asiatiche nell’intrattenimento. 2. Iniziativa diplomatica e coesistenza pacifica (1953-56) La fine della guerra di Corea e la morte di Stalin nel 1953 distendono la situazione cinese: i rapporti con l’URSS si rafforzano e così la Cina è in grado di intervenire in modo più importante nelle questioni internazionali. Il rafforzamento del sostegno economico e della cooperazione bilaterale sono al centro dell’impegno sino-sovietico, soprattutto durante il primo Piano Quinquennale cinese  cresce il numero di consiglieri sovietici e dei centri di ricerca in Cina +più scambi tra ministeri. I cinesi sono più coinvolti nelle questioni internazionali  partecipano alla CONFERENZA DI GINEVRA nel 1954, per il movimento di liberazione vietnamita e sancire l’uscita della Francia dall’Indocina. Questo è favorito dai buoni rapporti tra Cina e Ho Chi Minh, dato che i cinesi avevano sostenuto la liberazione vietnamita con l’Esercito popolare di liberazione. CONFERENZA DI BANDUNG, Indonesia 1955  per affrontare i problemi di pace e indipendenza nell’area e accelerare il processo di decolonizzazione. Vi partecipano diversi leader africani e asiatici, ponendo le basi per il movimento dei non allineati = neutrali durante la Guerra Fredda. A Bandung viene affrontata la questione dei milioni di cinesi che vivevano in paesi del sud-est asiatico dove avevano una posizione dominante in politica ed economia. La Cina nel passato aveva portato avanti una politica secondo cui i cinesi all’estero rimanevano cittadini cinesi e dovevano obbedire alla madrepatria; in molti paesi del sud Asia però le comunità cinesi erano considerate una minaccia alla sicurezza nazionale per questo.  1955, accordo Cina/Indonesia  si riconosce la possibilità ai cittadini cinesi di scegliere entro 2 anni il mantenimento della propria nazionalità o quella del paese ospitante Nei confronti di Taiwan la Cina sceglie un approccio moderato, e avrebbe lottato con mezzi pacifici per ottenere la liberazione di Taiwan; questo allenta le tensioni Cina/USA. 3. L’alleanza sino-sovietica: sviluppi, crisi e rottura (1956-60) Dal 1956 la Cina inizia a riflettere sull’applicazione del modello russo all’economia, anche in seguito a varie tensioni in Russia per la denuncia del culto della personalità di Stalin +crisi sociali in paesi socialisti europei.  la Cina sceglie vie più autonome per arrivare al comunismo per evitare situazioni del genere Gli eventi del 1956 si fanno sentire con ritardo per tre motivi  il processo di ridefinizione della strategia cinese, che si concentrava più sulla politica interna – lo sviluppo in URSS della lotta per il potere con l’esigenza di non inasprire i rapporti esterni – la preoccupazione per l’unità del campo socialista. Durante la visita di Mao a Mosca nel 1957 si firma un accordo per un programma di aiuto militare da Mosca a Pechino +assistenza russa in caso di costruzione di armi nucleari in Cina  aiutano i cinesi a organizzare le strutture di ricerca nel deserto per creare basi per esperimenti nucleari. Dal 1958, col GBIN, i rapporti si deteriorano a causa delle divergenze sui problemi della pace e del socialismo. Mosca non offriva l’aiuto necessario per il GBIN, criticava le comuni cinesi, e Mao pensava che la liberazione potesse essere ottenuta solo attraverso le proprie forze, sia politica che militare. Pechino riteneva che servisse un confronto deciso col capitalismo, sottolineando l’inevitabilità della guerra, mentre Mosca era più prudente  non nega le affermazioni cinesi ma voleva allentare la tensione con gli USA e avviare una competizione pacifica e non militare, dicendo che la transizione al socialismo poteva essere pacifica. La Cina teme che un compromesso tra URSS e USA avrebbe sacrificato la rivoluzione in Asia  interviene nel novembre 1957 a Mosca alla Conferenza mondiale dei partiti comunisti e Mao sostiene che il socialismo in quel momento sia molto più forte dell’imperialismo. Agosto 1958, gli USA annunciano che volevano dare a Taiwan missili capaci di portare testate nucleari  l’EPL bombarda l’isola di Jinmen, avamposto nazionalista a Taiwan. Il presidente USA Eisenhower mobilita la flotta USA a sostegno di Taiwan, e l’URSS ritarda nel sostegno alla Cina perché considera la sua impresa folle, dato che rischiava di portare a una guerra più ampia e la Cina non si era confrontata con Mosca prima. Anche il peggioramento dei rapporti Cina/India peggiora quelli con l’URSS  si erano aggravate le tensioni con l’India dopo l’invasione cinese in Tibet, sostenuto dall’India, e per problemi di confine. L’URSS rigetta le rivendicazioni territoriali della Cina e aiuta finanziariamente l’India. Ottobre 1959, visita di una delegazione russa in Cina  clima di ostilità; basi per la rottura definitiva che sarebbe avvenuta a metà 1960 col ritiro dell’aiuto russo; la Cina vuole porsi come guida del movimento comunista mondiale, perché non riteneva la Russia adatta al compito. CAP XI – LA RIVOLUZIONE CULTURALE: APOGEO E FINE DEL MAOISMO 1. Le origini politiche e ideologiche della Rivoluzione Culturale 60 Negli anni ’40 si svilupparono tendenze che sarebbero state alla base della Rivoluzione Culturale negli anni ’60, come l’affermazione dell’esistenza di un’unica linea interpretativa giusta (quella di Mao)  portò il partito a non saper riconoscere i propri errori e a ricercare le origini della crisi nei “nemici” dello stato. Alla linea corretta sono contrapposte linee di sinistra o destra, concepite come derivazioni della prima e modelli negativi. SINISTRA  di tendenza comunista ma con visione astratta della realtà che conduceva all’introduzione di politiche non adatte rispetto ai tempi del processo rivoluzionario DESTRA  posizioni che portavano all’abbandono della causa rivoluzionaria; deviazioni più gravi I responsabili di queste deviazioni vengono etichettati come revisionisti o anarchici: durante la RC il principale obiettivo è Liu Shaoqi, indicato come “il numero uno al potere che ha imboccato la via del capitalismo”.  demonizzazione del nemico Si vuole mostrare la loro “malvagità” politica e morale, denunciarli attraverso incontri del partito ed enfatizzare il fatto che la loro cattiveria era radicata in valori del passato. La polizia è considerata uno strumento importante  KANG SHENG, formato dalla polizia segreta e dalla polizia sovietica negli anni ’30; è ossessionato dalla purezza ideologica del partito. La tensione tra fedeltà all’organizzazione e al leader supremo (Mao) fu una costante nella cultura socialista cinese: per garantire un forte impatto delle proprie idee, Mao deve accrescere il suo potere. Gli altri dirigenti comunisti però non vedevano ancora come contrapposti direzione individuale e collettiva, e vedevano il leader come uno strumento per unire la collettività. Tra gli anni ’50 e ’60, nel PCC ruolo del leader e visione collettiva iniziano ad essere contrapposti. Settembre 1962, decima sessione plenaria del Comitato centrale  Mao solleva il problema della situazione generale del partito e si sofferma sulla lotta di classe, che continuava ad esistere nella società socialista. Secondo lui la tendenza recente di fissare le quote produttive in base alla famiglia era pericolosa perché presagiva il ritorno della proprietà privata e rifletteva l’emergere di tendenze capitaliste.  il documento finale approva l’impegno del PCC nella lotta di classe e nel riaggiustamento economico +avviato il Movimento di Educazione Socialista per rinvigorire lo spirito di classe e di lotta Nelle aree rurali il MES si concentra nelle 4 pulizie = errori commessi in campo economico, politico, ideologico e gestionale. La pulizia viene avviata da gruppi di attivisti del partito provenienti dall’esterno dei villaggi per garantire la trasparenza delle indagini  rimanevano mesi sul luogo, sostenendo i contadini poveri e reclutando nuovi iscritti. Dal 1963 il MES si radicalizza  a maggio Mao approva la PRIMA DECISIONE IN 10 PUNTI che esprime preoccupazione per le campagne e sottolinea l’allargarsi della lotta di classe. SECONDA DECISIONE IN 10 PUNTI  afferma ancora che la lotta di classe è la chiave e si potranno risolvere tutti i problemi con essa. primavera 1964, le decisioni vengono aggiornate  Mao si lamenta di Liu Shaoqi che assume posizioni più autonome, che Deng Xiaoping da tempo non lo consultava più nella gestione del partito e che vari responsabili della politica estera volevano allentare le tensioni con gli altri paesi, soprattutto verso URSS e India.  i 10 punti aggiornati inaspriscono le misure prese; ci sono le squadre di lavoro ma il centro prende in mano la situazione 1964-65, Conferenza nazionale del Comitato centrale  DOCUMENTO IN 23 PUNTI, cambia l’obiettivo del MES = sostiene che la contesa tra socialismo e capitalismo si era allargata oltre la lotta sociale e si era radicata nel partito stesso; si denunciano le personalità del partito che si erano avvicinate al capitalismo. Il documento indica che la supervisione dei quadri locali ora spettava alle masse e le associazioni contadine potevano assumere il potere se il villaggio era stato occupato da “personalità capitaliste”.  registrati sia episodi di cattiva gestione che di corruzione e oppressione nei confronti delle masse, ma spesso fenomeni diversi tra loro vengono confusi e sono adottati strumenti di rettifica sbagliati. In quegli anni si formano anche gruppi che facevano riferimento a Mao e alla sua politica come il centro della loro azione comune = organizzazione del maoismo; importanti durante la Rivoluzione Culturale; sono l’esercito, i servizi di sicurezza, il fronte letterario/artistico e il rapporto di fiducia con Mao (moglie e segretario personale). 2. La Rivoluzione Culturale e le Guardie Rosse (1966-69) Il triennio 1963-65 è una fase di transizione nella politica economica, tra il Secondo Piano Quinquennale (1958-62) e l’inizio del terzo. La produzione agricola e industriale cresce e si attenuano gli squilibri tra i settori industriali. Si sviluppa l’industria petrolifera, facilitando l’approvvigionamento energetico. Il settore dell’istruzione ha uno slancio e cresce il numero di diplomati e laureati, e si sviluppa anche la ricerca scientifica, con lo scoppio della prima bomba atomica cinese a ottobre 1964. II Assemblea nazionale popolare 1964-65, Zhou Enlai annuncia il terzo Piano Quinquennale. Estate 1964, ricostruito il GRUPPO PER LA RIVOLUZIONE CULTURALE (GRC)  diretto da Peng Zhen; tra i partecipanti c’era Kang Sheng; l’obiettivo era una campagna nazionale per valutare la qualità della letteratura post 1949; Mao scelse circa 40 opere “negative” da far circolare per essere criticate  es. le opere di Wu Han, considerato revisionista e accusato di celare sotto allegorie le critiche a Mao. Queste opere negative sono poste sotto il controllo del GRC e furono pubblicati articoli contro l’autore, diffusi in tutto il paese. Inizio 1966, formulato il RAPPORTO DI FEBBRAIO  si riconosce l’esistenza di tendenze borghesi in campo culturale ma si suggerisce di tenere il dibattito circoscritto al mondo accademico. 61 Il documento si stacca in due punti dalle indicazioni di Mao  non tratta delle opere di Wu Han e riconosce il pericolo del revisionismo politico ma anche dell’estremismo di sinistra. Il documento alla fine viene fatto girare come documento ufficiale del Comitato centrale.  Mao critica il rapporto e chiede il dissolvimento del GRC Nello stesso periodo i gruppi estremisti vicini a Mao organizzano un forum sulla cultura nell’ambito delle forze armate  il SECONDO RAPPORTO DI FEBBRAIO è opposto al primo e indica che dal 1949 la cultura del paese era stata una lotta tra socialismo e revisionismo e quest’ultimo aveva preso il potere e doveva essere rovesciato. Tra il 1965 e il 1966 Mao esprime la sua preoccupazione per non riuscire più a influire sugli eventi del Paese come prima; ipotizza un colpo di Stato contro di lui, e crea una squadra speciale per investigare a Pechino su presunte attività segrete. Dopo l’allontanamento di due dirigenti per attività di spionaggio, Mao lascia Pechino e va in una zona più sicura della Cina centrale; torna a Pechino mesi dopo. Mentre Mao era via si hanno diversi incontri senza di lui  si riorganizza la leadership di Pechino escludendo Peng Zhen e si rimuove il responsabile della propaganda.  approvata la CIRCOLARE DEL 16 MAGGIO = si critica il primo Rapporto di febbraio e si indicano due obiettivi: smascherare l’atteggiamento reazionario di alcune società intellettuali opposte al socialismo +ripudiare i rappresentanti della borghesia che si sono infiltrati nel partito La circolare favorisce la critica alle accademie attraverso articoli e “giornali a grandi caratteri” (poster nelle città); fine maggio, creato un nuovo Gruppo per la Rivoluzione, guidato da Chen Boda. Uno dei primi compiti è assumere il controllo del “Quotidiano del Popolo”, il più importante giornale di Pechino. 1º giugno, un poster scritto da alcuni laureati viene affisso nell’Università di Pechino  critica il Comitato di partito dell’università, accusato di aver sostenuto il primo Rapporto. Il PCC chiede a Mao, che non era a Pechino, come intervenire e lo invita in città, ma Mao rifiuta, anche se dà il via libera per agire.  delle squadre di lavoro politico entrano nel campus ma si scontrano con vari studenti; 20 giugno, adottate misure repressive forti, e in poche settimane migliaia di studenti e docenti vengono accusati di essere controrivoluzionari. 18 luglio, Mao torna a Pechino, chiede al GRC di inviare nuove squadre di lavoro a sostegno degli studenti ribelli e di ritirare le squadre che stavano attuando la repressione. La crisi viene discussa ad agosto 1966 durante l’undicesima sessione plenaria del Comitato centrale, anche se non si arriva ad una soluzione. Alla fine, si decide per un ricambio dei vertici dirigenti, tenendo Mao in cima; molti avrebbero subito violenze e critiche negli anni successivi, come Liu Shaoqi, Peng Dehuai e Wu Han. Vengono arrecate perdite consistenti nel mondo della cultura dopo la persecuzione di insegnanti e artisti, e il tasso di ricambio politico fu molto alto a causa delle frequenti epurazioni. La principale causa di perdite furono le GUARDIE ROSSE  nascono dopo il ritiro delle squadre di lavoro dai campus universitari. Partecipano soprattutto i figli di famiglie “rosse” (contadini e operai) – l’obiettivo diventa l’affermazione del proprio ruolo nella nuova fase rivoluzionaria +denuncia e critica degli appartenenti alle classi “nere” (non-socialisti). Mao e il GRC approvano le varie organizzazioni di guardie rosse  18 agosto 1966, Mao riceve in piazza Tian’anmen un milione di giovani rivoluzionari col bracciale rosso al polso  si formano migliaia di organizzazioni che si dedicano alla rivoluzione in modo violento e radicale Il compito principale che Mao e Lin Biao avevano richiesto era “spazzare via i quattro vecchiumi” (idee, cultura, abitudini e comportamenti)  compito portato avanti violentemente, segno anche di tensioni accumulate e delusioni provate dai giovani negli anni precedenti. Le abitazioni dei “nemici” vengono cercate e perquisite, i beni distrutti e le persone arrestate e costrette a sfilare in strada umiliate; vengono vietati capelli lunghi e vestiti in stile occidentale. La nascita delle guardie rosse porta ad un altro fenomeno  il flusso di persone tra province e capitale al fine di scambiare le esperienze rivoluzionarie. In vari gruppi rossi emergono divisioni, soprattutto tra quelli in cui la base sociale era fatta da figli di dirigenti del governo e di operai e quelli che reclutavano figli di intellettuali. I primi tendono ad essere meno radicali e ad una rottura minore nei confronti delle istituzioni; puntavano più ai simboli della cultura borghese. Vogliono affermare il valore della loro origine sociale e il contributo che le loro famiglie avevano dato alla causa rivoluzionaria e socialista. I secondi sono i protagonisti degli atti rivoluzionari più violenti e vedono la Rivoluzione Culturale come un riscatto per la discriminazione che avevano subito in passato. Esprimono il malcontento nei confronti della politica del PCC verso determinati ceti sociali, che avevano avuto pochi vantaggi dalla vittoria della rivoluzione. Col consenso di Mao, nel 1966 le organizzazioni escono dalle scuole e raggiungono anche le fabbriche. Nel 1967, Mao crede che bisogni usare i giovani per portare a fine la rivoluzione ideale  preparate regole per guidare il movimento +organizzati allenamenti militari per gli studenti delle medie e università per insegnare lo spirito rivoluzionario e l’autodisciplina. La radicalizzazione della Rivoluzione ebbe conseguenze diverse a seconda della zona  in alcune essa ha molto successo, in altre i risultati sono superficiali, e in altre (Shanghai) portò solo caos e collasso dell’autorità. Primavera 1967, Mao usa le forze armate per contrastare il disordine e ricostruire il potere  l’EPL reprime le guardie rosse più violente e diventa il perno dei comitati rivoluzionari, composti da rappresentanti dell’esercito e delle organizzazioni di massa.  il compito dei comitati rivoluzionari è ristabilire l’ordine, garantire la produzione e scegliere quali organizzazioni sciogliere e quali rimangono 62 Dopo vari controlli, la risoluzione affermò la grandezza storica di Mao e indicò che aveva più meriti che demeriti; sottolinea anche che le sofferenze imposte alla popolazione durante la RC erano frutto degli errori di Mao, che negli ultimi anni aveva confuso giusto e sbagliato ed erano colpevoli anche i suoi collaboratori, che non avevano corretto i suoi errori, minando alla tradizione della direzione collettiva. CAP XII – L’INGRESSO ALL’ONU TRA MARGINALITÀ INTERNAZIONALE E TERZOMONDISMO 1. La crisi con l’URSS e la teoria delle “zone intermedie” Dalla fine degli anni ’50 l’URSS è al centro della politica estera, insieme alle relazioni con gli USA e Taiwan. Negli anni ’60 la rottura con l’URSS si approfondisce per vari fattori  la guerra di confine con l’India (1962) mette in evidenza i rapporti stretti tra Mosca e New Delhi, spingendo Pechino ad allearsi col Pakistan. Negli stessi anni ci sono preparativi militari a Taiwan, facendo pensare ad una possibile invasione dell’Asia con l’aiuto USA, ma le tensioni vengono alleviate. La crisi dei missili a Cuba, con la minaccia di un attacco USA all’isola per eliminare eventuali missili sovietici, spinge Pechino ad essere solidale con Mosca, ma a crisi conclusa, l’accusa di aver provocato gli USA e aver sfiorato una possibile guerra mondiale. Altri due fattori sono più importanti: 1. problema delle frontiere  la Cina accusa l’URSS di aver violato le frontiere negli ultimi anni ed aver occupato territori cinesi; ribadisce che i trattati ineguali imposti dalla Russia alla Cina nell’800 non erano ancora risolti. L’URSS denuncia l’espansionismo cinese e il fatto che la Cina tollerava che Hong Kong e Macao fossero ancora sotto il dominio straniero. 2. proliferazione delle armi nucleari  i russi informano i cinesi che avrebbero discusso con gli USA dell’ipotesi di non dare alcuna arma nucleare a nessun paese; luglio 1963, l’URSS firma con USA e UK un trattato sul bando dei test nucleari nell’atmosfera Pechino sottolinea che questo atto era solo una provocazione nei confronti della Cina, privandola di ogni possibilità di difendersi da un eventuale attacco nucleare USA  1964, scoppio della prima bomba atomica cinese come risposta. 1964, Pechino sviluppa la teoria secondo cui, nel sistema internazionale, esisteva una zona intermedia tra USA e URSS, articolata in due parti:  paesi indipendenti in Asia, Africa e America latina  paesi capitalistici in Europa, Oceania e Canada, basati sullo sfruttamento di classe ma soggetti al controllo americano  il Terzo Mondo diventa terra di confronto tra il “vero socialismo della Cina” e il “socialimperialismo” URSS La Cina preme su altri paesi asiatici per ottenere il loro sostegno Indonesia, Laos, Cambogia +legami con la Tanzania con aiuti economici e militari per rafforzare la presenza cinese in Africa. La Cina incontra ostacoli e fallisce  aveva offerte limitate in confronto all’URSS; i suoi interventi allarmarono diversi paesi, e molti non erano così antioccidentali da schierarsi con loro. Fine 1964, l’intensificazione dell’impegno militare USA in Vietnam crea problemi per la Cina in campo internazionale, alimentando le sue posizioni anticapitaliste, e accelera la disputa con Mosca. I bombardamenti USA nel nord Vietnam allarmano la Cina riguardo la sicurezza sul confine sud, mentre ci sono problemi anche al confine nord con l’URSS  voglio rafforzare i legami Cina/Vietnam 2. Il Vietnam, la crisi alle frontiere con l’URSS e il disgelo sino-americano (1965-71) Nel 1965 sono poste le basi per la Rivoluzione Culturale ed è avviata la radicalizzazione ideologica. Bisogna però valutare le condizioni internazionali, per evitare che le divisioni interne favorissero un attacco verso la Cina. 1965, dibattito sulla guerra in Vietnam  Mao vuole evitare ogni compromesso con Mosca; vuole solo garanzie che l’occupazione militare in Vietnam non sarebbe diventata un’invasione, ma settori del partito e delle forze armate premono per una soluzione diversa. capo di stato maggiore Luo Ruiqing  occorre intervenire contro gli USA e accettare dei compromessi temporanei con i russi. Dal 1965 oltre 300mila soldati cinesi EPL si insediano in Vietnam ma senza venire a contatto con gli USA. Liu Shaoqi e Deng Xiaoping volevano escludere ogni intervento militare in Vietnam, che avrebbe comportato anche uno sforzo economico quando si dovevano concentrare sulla politica interna; preferiscono un possibile dialogo con l’URSS  Mao alla fine viene convinto che la minaccia russa sta crescendo ma che l’azione USA si sarebbe attenuata grazie a due dottrine:  dottrina Nixon, 1968  segna l’inizio del disimpegno USA dal Vietnam  dottrina Breznev  i paesi socialisti godono di una sovranità limitata e quindi Mosca poteva intervenire nei loro affari quando necessario La minaccia si intensifica con l’intervento russo e il Patto di Varsavia in Cecoslovacchia nel 1968, e gli incidenti scoppiati tra truppe russe e cinesi nel marzo 1969 nell’isola Zhenbao  la Cina riconsidera un’alleanza con gli USA; vengono avviati negoziati a fine 1969 e riprendono i colloqui nel 1970. 1º ottobre 1970, Mao appare durante le celebrazioni per il 21º anniversario della Repubblica Cinese col giornalista americano Edgar Snow e la moglie +scambio di lettere che testimoniano il riavvicinamento. 3. L’ingresso all’ONU e lo sviluppo delle relazioni sino-americane (1971-79) Il riavvicinamento porta alla rinuncia USA di porre il veto all’ingresso della Cina nell’ONU, la quale entra il 25 ottobre 1971 come membro permanente del Consiglio di Sicurezza. 21 febbraio 1972, Nixon a Pechino:  28 febbraio, COMUNICATO DI SHANGHAI = impegno di entrambe le parti di evitare ogni atteggiamento egemonico in Asia +gli USA riconoscono che esiste una sola Cina e Taiwan fa parte di essa 65 Questo accordo solleva la dirigenza cinese dalla minaccia di un impegno militare su due fronti e garantiva che non ci sarebbero stati scontri tra Mosca e Washington. Si deve accettare però che Cina e Taiwan saranno separati ancora per un po’, dato che la situazione interna aveva fatto rinviare le trattative per la questione. Mao indica a Nixon che non ci sono minacce cinesi nei confronti di JPN o Corea  Nixon crea le basi per una presenza militare USA nell’area per il Trattato di mutua sicurezza tra USA e JPN, dopo che il JPN aveva dichiarato di essere indispensabile per la sicurezza in Corea e Taiwan. Pechino però non si sente rassicurata, e anche Tokyo vede come una minaccia il viaggio di Nixon. 1972, il viaggio del PM JPN in Cina è per cercare soluzioni bilaterali migliori e sviluppare relazioni economico-commerciali.  apre la strada al Trattato di pace e amicizia del 1978 La perdita USA in Vietnam convince la Cina che la potenza USA stava diminuendo, lasciando come minaccia solo l’URSS  inizio anni ’70, elaborata la teoria dei tre mondi = due superpotenze (USA +URSS) – paesi capitalisti – Terzo Mondo Mosca ora è il bersaglio principale, gli USA sono una minaccia secondaria e dopo l’entrata all’ONU si può allargare la potenza cinese e allearsi con l’Occidente +abbandonata l’enfasi sul sostegno ai movimenti rivoluzionari nel Terzo Mondo, preferendo gli accordi con i governi nazionali. Il riavvicinamento all’Occidente è difficile  1974, le dimissioni di Nixon colpiscono la Cina e l’elezione di Carter porta incertezze perché era sconosciuto alla Cina e le priorità USA in quel momento era risanare le relazioni col Vietnam +anche la situazione in Cina nel 1976 è tesissima. Nei primi incontri, USA e Cina si scontrano perché gli USA vogliono continuare a vendere armi a Taiwan, mentre la Cina vuole relazioni diplomatiche a tre condizioni  fine del riconoscimento USA di Taiwan +abrogazione del trattato di mutua difesa tra USA e Taiwan +ritiro dei militari USA dall’isola. Viene trovato un accordo nel 1978  il comunicato indica che gli USA riconoscono il governo della Repubblica Popolare Cinese come l’unico governo legale cinese e che Taiwan non è parte della Cina. Le relazioni Cina/URSS negli anni ’70 peggiorano  i negoziati per definire la questione delle frontiere sono spesso interrotti; lungo il confine entrambi rafforzano i propri eserciti, cercano di accattivare la popolazione con aiuti economici e investono nelle infrastrutture locali. Inizio 1979, Xiaoping visita Washington  discute con Carter delle potenzialità che l’industria USA poteva offrire alla Cina e Deng informa Carter del progetto di una “lezione punitiva” in Vietnam.  poche settimane dopo truppe cinesi attaccano il Vietnam, causando una breve guerra violenta. Parte dalla crisi cambogiana  il Vietnam aveva progettato da mesi di invadere la Cambogia per porre fine al dominio dei Khmer rossi, supportati dai cinesi; avevano rafforzato i rapporti con Mosca; dicembre ’78, vince Vietnam La guerra con la Cina evidenzia come le truppe cinesi siano impreparate per un conflitto serio, quindi l’EPL viene riorganizzato e ammodernato. L’alleanza URSS/Vietnam inasprisce le relazioni URSS/Cina, così la Cina non rinnova il Trattato del 1950 e condanna l’espansionismo russo quando la Russia attacca l’Afghanistan nel 1979  interrotti negoziati con URSS. 4. Cina ed Europa: alcune considerazioni generali. Dopo il 1949 solo alcuni paesi non allineati con gli USA (Danimarca) si relazionano con la Cina, mentre gli altri si tengono alleati di Taiwan, tranne la UK che riconosce la RPC nel 1950, soprattutto per la colonia di Hong Kong e per la questione del suo futuro ritorno alla Cina, che accetta che HK rimanga colonia fino al 1997. 1964, la Francia riconosce la Cina popolare e avvia lo scambio di ambasciatori, ma gli altri paesi europei non lo fanno ancora. Dal 1970-71 i rapporti con l’Europa si sviluppano più velocemente, così come gli scambi commerciali. 1975, stabiliti rapporti tra la Repubblica popolare e la Comunità Europea; 1978, accordo bilaterale commerciale. I rapporti con l’Europa orientale, sottomessa dall’URSS, sono mediati dall’andamento delle relazioni URSS/Cina; questi paesi sono i primi a riconoscere la Cina popolare. Dopo la crisi con l’URSS dal 1960, i rapporti si congelano e la Cina enfatizza l’importanza della sovranità nazionale nell’ambito della relazione tra stati socialisti. - Jugoslavia  criticata dalla Cina dagli anni ’50 per la sua posizione revisionista nel comunismo internazionale - Albania  dopo la rottura con l’URSS è l’unico paese socialista ad avere legami stretti con Pechino, alleandosi con essa; l’alleanza viene rotta dopo l’avvicinamento USA/Cina CAP XIII – MODERNIZZAZIONE ECONOMICA, TRASFORMAZIONI SOCIALI E COMPATIBILITÀ AMBIENTALI 1. Le tappe del processo di modernizzazione PROGETTO DELLE QUATTRO MODERNIZZAZIONI = industria, agricoltura, scienza +tecnologia, difesa; si sviluppa tra il 1978 e il 2004 attraverso varie tappe scandite dalle decisioni adottate nel corso dei congressi nazionali del Partito cinese e dall’approvazione di vari piani quinquennali. Nell’11º Congresso nazionale nel PCC si adottano due decisioni  la modernizzazione sarebbe stata al centro del lavoro del partito mentre il ruolo dell’ideologia dev’essere minore; la nuova strategia di sviluppo deve muoversi verso una maggiore liberalizzazione economica, limitando le radicalizzazioni. Le riforme economiche sono avviate nel settore agricolo  il sistema di responsabilità familiare (come quello introdotto nel riaggiustamento post primo piano quinquennale) viene introdotto nel 1979 e sono cancellate le etichette di 66 classe (contadini ricchi) +create le “zone economiche speciali” per introdurre forme di cooperazione con l’economia internazionale, incoraggiando gli investimenti e tecnologie avanzate e le unioni di capitale cinese ed estero. 1979, avviata la POLITICA DEL FIGLIO UNICO  porre sotto controllo la crescita demografica definendo le quote locali di natalità per avere un solo figlio per nucleo familiare. Avviata la ricostruzione del sistema giudiziario + riattivato il Ministero della Giustizia e il sistema delle corti popolari; è reintrodotto l’insegnamento del diritto nelle università +aggiornata la legge sul matrimonio +1982, nuova Costituzione che ristabilisce il principio della legalità socialista. 12º Congresso del PCC, 1982  dice che bisogna costruire una civiltà materiale socialista basata sulla trasmissione dei valori rivoluzionari di integrità morale e disciplina. Queste idee hanno origine dalle dichiarazioni di Deng Xiaoping del 1979, che afferma che bisogna attenersi ai quattro principi fondamentali = marxismo/leninismo/maoismo – ruolo guida del PCC – socialismo – dittatura del proletariato. Questi principi indicano che la riforma è vincolata a limiti precisi, in particolare nell’ambito politico. Ottobre 1983, approvata una circolare con cui si definisce la fine delle comuni popolari  al loro posto vengono creati i villaggi (non sono sede di organismi locali – più territorio – meno gente – dediti all’agricoltura) e borghi rurali (sede di governo – più gente – altri settori economici). Ottobre 1984, riforma del SETTORE URBANO  ci sono molti difetti nella struttura industriale nazionale e mette al centro l’esigenza di rendere le imprese responsabili in termini economici garantendo loro la possibilità di trattenere parte dei loro profitti. L’impresa ora versa allo stato non più una quota del proprio profitto ma l’equivalente sotto forma di imposta. RIFORMA STRUTTURALE IN CAMPO SCIENTIFICO E TECNOLOGICO, 1985  si focalizza sulla riforma del sistema di allocazione delle risorse, sull’interazione tra istituzioni impegnate nella scienza e tecnologia e sulla cooperazione internazionale. Viene avviata anche la riforma della dirigenza  obiettivo di rendere più efficiente lo stato, le amministrazioni e la burocrazia, ponendo le basi per un sistema di reclutamento meritocratico. Dopo anni dall’avvio del programma di riforme, i punti essenziali sono compiuti: ora bisogna affrontare la riforma delle imprese statali e del sistema bancario. Novembre 1993, STABILIMENTO DI UN SISTEMA ECONOMICO SOCIALISTA DI MERCATO  esigenza di ricentralizzazione del controllo del centro sull’economia. Febbraio 1997, muore Deng Xiaoping e divampa la crisi finanziaria in Asia +ritorna Hong Kong alla Cina; vengono prese altre riforme per migliorare economia e politica. Inizio 1999, Jiang Zemin propone una campagna di studio basata sulle “tre enfasi” (importanza dello studio – politica – integrità e rettitudine), seguita nel 2000 da una per lo studio delle “tre rappresentatività”, con cui si evidenzia che il PCC rappresentava le forze produttive, la cultura e gli interessi del popolo cinese  Zemin viene consolidato come leader politico. 2. Agricoltura e società rurale Prime misure dopo il 1978  aumento dei prezzi da pagare ai contadini per la fornitura di cereali, possibilità di mantenere appezzamenti privati, ripresa dei mercati privati +sistema di responsabilità familiare. La famiglia diventa il perno della produzione agricola  stipula il contratto con la struttura collettiva per una porzione di terra e un periodo di tempo. Il contratto riguardava i materiali e i mezzi di produzione, mentre il diritto di utilizzo alla terra rimane sotto il controllo collettivo. Più avanti la durata dei contratti viene allungata da 2/3 anni a più di 30, fino a modifiche nel 2004 per rafforzare l’impegno dello Stato a tutelare i diritti della proprietà privata. Lo Stato vuole abolire il suo monopolio sull’acquisto dei maggiori prodotti agricoli, introducendo un contratto fra Stato e famiglia = la quota di produzione residua può essere commercializzata sul mercato. Di solito lo Stato acquistava a prezzi bassi i cereali necessari per il consumo e vendeva il resto a prezzi più alti sul mercato.  la produzione dei cereali cresce del 30% tra il 1978 e il 1984 Dal 1985 la produzione declina perché lo Stato non riesce a stare dietro agli incrementi dei prezzi che devono pagare ai contadini; la situazione viene aggravata dal taglio degli investimenti statali nel settore rurale nella speranza che le famiglie coprissero da sole una parte degli investimenti  in realtà le amministrazioni di villaggio investono i profitti nelle imprese locali, mentre le famiglie nelle colture industriali, più importanti dei cereali. Metà anni ’90, prese misure  lo Stato evita ogni intervento nella politica dei prezzi e non acquista cereali a quote fisse; molti coltivatori trovano più conveniente vendere ai privati piuttosto che allo Stato, il che rende necessario incrementare i prezzi d’acquisto davanti a una caduta dell’offerta.  dal 1993 si ha un’impennata dei prezzi dei beni alimentari, contribuendo all’inflazione. Vengono reintrodotte misure economiche degli scorsi anni, ma i costi per il bilancio statale sono troppo alti  bisogna completare le riforme rurali creando un mercato competitivo, superando l’autosufficienza cerealicola e riducendo i sussidi governativi  fine anni ’90, altri provvedimenti che però portano ad un incremento delle importazioni e alla diminuzione della produzione interna. Rapporto annuale 2004, il premier Wen Jiabao afferma come la priorità dello Stato siano le aree rurali, con l’obiettivo di rafforzare l’agricoltura e incrementare i redditi contadini  alleggerite le tasse +migliorati i sistemi finanziari. 67 QUESTIONE AMBIENTALE  industrializzazione – urbanesimo – crescita dei consumi e rifiuti inquinanti, soprattutto negli ultimi 20 anni. Il governo ha promulgato diverse leggi, a partire dalla LEGGE SULLA PROTEZIONE AMBIENTALE (1979)  creato un ufficio centrale per la protezione ambientale, però con personale insufficiente. Sorgono altri uffici nelle province ma vengono contrastati dalle industrie o dai governi locali per favorire gli interessi economici. Seconda metà anni ’80  Agenzia nazionale per la protezione ambientale con ampio personale e la possibilità di creare una rete di monitoraggio nazionale. Dopo il Vertice sulla terra a Rio nel 1992, la Cina si sforza di mettere in atto gli impegni previsti, formulando strategie di sviluppo sostenibile. 1993, creata una commissione in seno all’Assemblea nazionale popolare (NEPA) = Commissione per le risorse naturali e la protezione ambientale  per elaborare una legislazione nuova e assicurarne la promulgazione. In diverse città viene approvata l’introduzione dello smaltimento di rifiuti e rafforzata l’azione dei confronti di industrie che non volevano applicarsi.  compiuti sforzi per accrescere la sensibilità nella popolazione. I comitati di quartiere controllano gli uffici locali per la protezione ambientale e i media sono sollecitati ad occuparsene di più. 1998, la NEPA diventa un ministero a tutti gli effetti e viene chiamata Amministrazione statale per la protezione ambientale (SEPA)  funzioni ampliate, assumendo i compiti relativi alla sicurezza civile in campo nucleare +affidati i poteri della Commissione dell’Assemblea nazionale popolare. Vengono approvate leggi per il controllo delle acque, inquinamento, flora e fauna +disposizioni penali per punire gli atti che danneggiano l’ambiente (uccisione di specie protette +inquinamento con sostanze pericolose) Fenomeni preoccupanti  erosione del suolo ad effetto della deforestazione; industrializzazione; imprese rurali che sono responsabili di metà dell’inquinamento totale. CAP XIV – RIFORME E SISTEMA POLITICO-IDEOLOGICO 1. L’impasse delle riforme Nella fase di avvio delle riforme, il PCC approva (1978) una nuova valutazione politica riguardo gli incidenti di piazza Tian’anmen del 1976  rovescia il giudizio precedente, e afferma il ruolo positivo di Deng Xiaoping in quei giorni. Dopo, compaiono molti poster in giro per Pechino che sostengono Deng e criticano Hua Guofeng e Mao. WEI JINGSHENG  chiede di aggiungere una “quinta modernizzazione” = democrazia; indica che democrazia vuol dire “potere da parte del popolo di sostituire i propri rappresentanti in modo che questi non potessero ingannare altri in nome del popolo”. Deng all’inizio accoglie queste idee e sostiene che le masse debbano esprimere le proprie insoddisfazioni  vuole dare al popolo uno strumento di supervisione sullo stato; apre il dibattito sul tema delle riforme. In seguito, cambia atteggiamento  migliaia di giovani mandati in campagna dopo la RC chiedevano giustizia +il PCC era preoccupato per le proteste nascenti che ricordavano la RC.  si decide che bisogna restaurare la leadership del PCC senza spezzare del tutto la struttura = “cambiamento guidato dall’alto”; il PCC ha sempre il controllo per evitare disordini. Marzo 1979, “QUATTRO PRINCIPI FONDAMENTALI” di Deng Xiaoping  ricordano la centralità del PCC. Molti intellettuali sono scontenti e affermano che i principi sono un passo indietro di matrice radicale. Vengono avviate campagne negli anni ’80 per sopprimere queste idee:  1981, CAMPAGNA CONTRO LA LIBERALIZZAZIONE BORGHESE = contro intellettuali accusati di non rispettare i 4PF; Bai Hua, “colpevole” di aver scritto un’opera in cui viene accusato di criticare la dittatura cinese +altri casi simili.  1983, CAMPAGNA CONTRO L’INQUINAMENTO SPIRITUALE = vengono criticate le attitudini liberali e gli scrittori che “farebbero di tutto per denaro”; si va contro gli stili di vita occidentali. Alcuni credono che l’inquinamento spirituale sia una minaccia per l’esistenza del PCC, mentre altri lo consideravano una cosa negativa ma bisognava smetterla con le campagne per non allontanare gli altri Paesi. 1986-87, emergono contrasti riguardo la politica economica, alimentati da altre divisioni legate a proposte avanzate da ambienti intellettuali che miravano a spingere in avanti la riforma politica: molti si oppongono a ogni sistema di “liberalizzazione politica”. A fine anno ci sono manifestazioni studentesche per la riforma politica insieme a questioni inerenti alle difficili condizioni di vita nei campus e alla richiesta di maggiore libertà  forme limitate di solidarietà Da una parte ci sono quelli che considerano l’Occidente come ispirazione o che criticavano l’assetto politico in vigore; dall’altra ci sono quelli che criticano le riforme economiche, preoccupati per l’effetto che l’apertura al mercato poteva comportare. La crisi porta alle dimissioni del vertice del partito Hu Yaobang, accusato di essere stato troppo tollerante nei confronti degli studenti. Deng Xiaoping contrasta le critiche alle riforme, anche grazie alle forze armate e al processo di riforma del partito portato avanti con varie misure  incentivi economici, la creazione di una commissione che aiutasse i dirigenti anziani a ritirarsi dalla politica; l’esempio di Deng Xiaoping che abbandona tutte le cariche tranne quella di presidente della Commissione militare. 13º Congresso nazionale del PCC  Zhao Ziyang (segretario generale del partito) afferma che la Cina si trova nella prima fase del socialismo, in cui il compito primario non è la lotta ideologica ma il miglioramento delle condizioni economiche  le divisioni emerse peggiorano con la crisi inflazionistica del 1988, che rallenta l’economia. La crisi ha conseguenze sociali, soprattutto nelle aree urbane, anche in seguito all’indignazione della popolazione a causa di episodi di corruzione  sfiducia nei confronti del partito, accusato di incompetenza e di non essere una buona guida morale per il paese +proteste studentesche del 1989. 70  primavera di Pechino, aprile-giugno 1989 All’inizio il PCC crede che qualsiasi ipotesi repressiva doveva essere presa in considerazione solo se non ci fossero state alternative. Però, molti dirigenti affermano che ogni apertura con i manifestanti sarebbe stata pericolosa, e avrebbero rischiato il riconoscimento di organizzazioni autonome.  sciopero della fame +dimissioni di Zhao Ziyang; legge marziale; militari a Tian’anmen Jiang Zemin, nuovo segretario generale  deve affrontare il post-proteste; viene annullata ogni speranza di riforma politica, e l’austerità e il rallentamento economico vengono criticati molto. Deng e i suoi sostenitori affermano che, dopo la riorganizzazione post-1989, il PCC era rimasto chiuso, ma Jiang Zemin era ottimista sul futuro del socialismo, vedendo il rapporto con l’Occidente come il punto di partenza per la trasformazione.  Deng non condivide queste tesi; agisce subito dopo la dissoluzione dell’URSS nel 1991 1992, Deng a Shanghai e al sud  afferma che le riforme economiche sono indispensabili per tenere il PCC alla guida del paese +afferma che le principali tendenze da affrontare erano di “sinistra” = coloro che si opponevano allo sviluppo del processo riformatore. Jiang Zemin non riesce a rafforzare il suo controllo sul paese  declino della capacità dello stato di controllare la società. 2. Legalità socialista, diritto sociali e individuali, nuove idealità Vengono sviluppate istituzioni nuove e cancellati vincoli alla libertà collettiva e individuale; vengono promulgate leggi su vari argomenti (economia, commercio internazionale, diritti umani e ambientali…). Marzo 2004, modifiche alla Costituzione per proteggere i diritti di proprietà + introdotto l’art. 33 = “lo Stato è tenuto a rispettare e salvaguardare i diritti umani”. Vengono ampliate le funzioni dell’Assemblea nazionale popolare, con un ruolo più attivo nella supervisione degli organi amministrativi. Altre leggi cercano di limitare lo strapotere della burocrazia, ad esempio spingendo i tribunali a sottoporre a revisioni le loro decisioni e permettere la compensazione monetaria per coloro danneggiati da azioni burocratiche non conformi alle leggi. Rapporto tra legge e controllo politico  dopo il 1979, l’ordine pubblico è mantenuto attraverso campagne politiche; successivamente le disposizioni penali hanno ristabilito la legittimità delle misure coercitive, però è rimasto molto potere in mano alle autorità, soprattutto riguardo l’autorizzazione all’arresto e alla detenzione di sospetti  fine anni ’90, modifiche alla legislazione penale = maggiore difesa degli imputati, esibizione di prove certe e abolire i crimini “controrivoluzionari” Viene dato più potere alle organizzazioni di massa (sindacati, associazioni studentesche)  ad esempio i sindacati hanno ottenuto la riduzione dei giorni lavorativi da 6 a 5 e vengono approvate altre leggi col sostegno del governo, il che aumenta la credibilità dei sindacati. Federazione delle donne  emersero divisioni all’interno tra coloro che preferiscono seguire le indicazioni politiche e chi vuole più autonomia. La Federazione si impegna nella denuncia di abusi, discriminazione e alto numero di suicidi femminili nelle zone rurali. Le autorità tengono d’occhio queste associazioni, mirando a inserirne l’azione nelle strutture di partito + create delle organizzazioni non-governative su iniziativa degli organismi di governo; ci sono comunque delle proteste, ma più di rivendicazione economica che politica. SETTA FALUNGONG  aprile 1999, migliaia di adepti circondano il quartier generale del PCC a Pechino. Questi avvenimenti nascono dall’incapacità del PCC di attirare nuovi membri nella sua ideologia e dalla nascita di nuove tendenze in grado di offrire nuove strade.  nuove religioni, tradizioni popolari, clan e società segrete +nelle aree urbane il desiderio di individualismo ha dato sfogo a bisogni repressi nel periodo maoista Fine anni ’90  il NEOMAOISMO ripropone la centralità dello stato in economia; il neoconservatorismo pone sotto accusa l’apertura al mercato e l’emergere di una classe media che avrebbe agevolato la democrazia. 3. Centralismo, localismo e autonomia regionale Cambiano i rapporti tra centro e periferia  il sistema amministrativo locale, basato sulla provincia, è rimasto inalterato anche se si aggiungono Hong Kong e Macao, però aumentano le differenze tra province + ci sono tensioni nelle aree autonome (Tibet). Tra le province esistono differenze in quanto a dimensione territoriale e popolazione  alcune contano decine di milioni di abitanti, mentre il Tibet 2,5 milioni, ma ha un territorio molto esteso. ECONOMIA  il Guangdong o la zona di Shanghai hanno un PIL 180 volte superiore rispetto al Tibet, e ancora di più rispetto ad altre province poverissime.  dopo il 1978 le relazioni tra centro e periferia sono diventate più complesse I meeting a Pechino sono occasioni di incontro tra dirigenti centrali e locali, e la rappresentanza politica dei leader delle province è cresciuto molto +varie province hanno fornito il modello per riforme su scala nazionale. Anche la rivalità tra province si è intensificata, sia per tutela dell’economia che in seguito alla crescita di diseguaglianze  quando le differenze erano meno marcate era il centro a dover intervenire finanziariamente per eliminarle, ma ora le risorse disponibili sono limitate. Le province costiere ad est si sono sviluppate molto, mentre quelle dell’interno ad ovest meno; anche l’area dell’ex- Manciuria è in declino, dato che l’industria pesante non è più al centro delle politiche governative. 71 Le diseguaglianze sono accentuate anche dalla divisione degli investimenti stranieri  le province costiere, Shanghai e Pechino ne hanno beneficiato molto (oltre 60%), mentre le altre province hanno avuto molto di meno. Per aiutare le province più povere, viene lanciata la politica di “andare a ovest” = investimenti nelle infrastrutture +politica di persuasione nei confronti delle province più ricche affinché investano nelle povere. Un altro peso sulle province povere è il fatto che mantengono un apparato burocratico statale superiore a quello delle province più ricche = derivato dalla struttura economica precedente e riformato in modo insufficiente  difficile portare avanti la riorganizzazione della burocrazia. Si tenta di aumentare la partecipazione popolare nelle amministrazioni  il processo elettorale non ha dato risultati uniformi: pochi villaggi hanno avuto successo, mentre altri l’hanno avviato male o per niente.  la nomina di candidati all’elezione è fortemente vincolata all’apparato locale del partito; la campagna elettorale è debole e limitata, e il potere dei comitati elettorali è condizionato dalle leggi che enfatizzano il ruolo del governo centrale nel villaggio Nelle aree urbane ci sono i comitati dei residenti che si occupano di controllo e supervisione ma acquisteranno un ruolo più attivo per abbattere il tradizionale territoriale e sociale. Il rapporto tra centro e zone abitate da minoranze è più complesso  ci sono grandi differenze tra i vari gruppi, a partire dalle dimensioni; la maggior parte è stanziata nelle zone periferiche del territorio. La zona del Tibet e quella islamica del Xinjiang danno molti problemi:  Tibet  la sua storia ha radici antiche e con diversità etniche, religiose e linguistiche. Negli ultimi anni Pechino ha messo enfasi sulla modernizzazione economica della regione, soprattutto nell’industria leggera e risorse energetiche.  Xinjiang  ricco di petrolio e minerali, abitato da milioni di musulmani. I rapporti col centro sono sempre stati tesi: ci sono stati vari conflitti tra esercito cinese e separatisti locali, intensificando la repressione militare. Pechino teme il radicarsi del fondamentalismo islamico = formula accordi con Cina e Russia 4. L’Esercito popolare di liberazione tra fedeltà e professionalizzazione La modernizzazione delle forze armate è uno dei punti fondamentali delle riforme. Deng Xiaoping condivide le posizioni di Mao sul ruolo centrale dell’EPL, ma vuole renderlo più moderno, senza pesare sul bilancio statale.  riforme dagli anni ’80 nella strategia militare e innovazioni nella tecnologia bellica Vengono riaperte le accademie militari, quindi si dispone di personale più organizzato e addestrati alla guerra moderna. La tecnologia straniera e nuove soluzioni portano alla creazione di unità militari terrestri, marittime e aeree in grado di affrontare crisi velocemente, come un eventuale attacco nucleare. L’EPL assume la nuova funzione “imprenditoriale”  per coprire i costi e affrontare i tagli del sostegno statale, negli anni ’90 controlla circa 10mila imprese Vengono sempre affermate la fedeltà alle forze armate e la causa nazionale socialista, ma è stato rafforzato anche il controllo da parte del PCC. Sono stati ridotti i militari ai vertici del PCC, ma ora hanno la funzione di promuovere i sentimenti nazionalisti e difendere la nazione. CAP XV – IL NUOVO RUOLO REGIONALE E INTERNAZIONALE 1. La Cina nel contesto internazionale: alcune considerazioni generali Dal 1949, la politica estera fu influenzata dall’impegno per contrastare gli sforzi USA e URSS di ridurre Pechino alla sottomissione. La debolezza strategica cinese fu compensata dal tentativo di esportare la rivoluzione nel Terzo Mondo e contenere l’espansionismo delle due potenze.  Pechino è convinta che la sua vulnerabilità possa essere contrastata rafforzando l’esercito e cercando una cooperazione con USA o URSS, che però non le impedì di rimanere indipendente. Dopo la morte di Mao, Deng vuole porre fine all’isolamento internazionale cinese, ma l’apertura all’Occidente porta la paura di smarrire la propria identità o sottometterla ad altri. La fine della guerra fredda e la dissoluzione dell’URSS obbligano la Cina ad aprirsi al mondo. La fine della rivalità USA/URSS esige che Pechino cambiasse la propria strategia internazionale senza contare sulla rivalità che aveva usato in passato  la Cina deve diventare un membro attivo della comunità economica e tutelarsi dai suoi possibili effetti negativi Si pone l’enfasi più sulla globalizzazione economica che quella culturale; molti dibattiti sull’impatto della globalizzazione sono caratterizzati da incomprensioni delle relazioni tra paesi occidentali, i quali a loro volta sono scettici riguardo la crescente potenza economica cinese.  il conflitto sembra inevitabile, ma è possibile un compromesso. Negli ultimi 20 anni Pechino è entrata in decine di organismi internazionali, operando nelle regole esistenti purché non entrassero in conflitto con i propri interessi economici o le rivendicazioni di sovranità. In quei casi si usa il nazionalismo, come dimostrato dal sostegno iniziale alle dimostrazioni popolari anti USA nella primavera 1999, dopo il bombardamento dell’ambasciata cinese a Belgrado. Il nazionalismo può essere uno strumento di pressione verso l’esterno e coesione all’interno, ma è un limite nei confronti del coinvolgimento della Cina in questioni estere e rafforza una visione del mondo concentrata sulla sovranità nazionale e non sulla collaborazione internazionale. Oggi la politica cinese è meno dipendente da una sola persona à 2000, National Security Leading Group per occuparsi della politica estera +comprende vari esperti che interagiscono con le loro controparti straniere. Il personale è più preparato, è richiesta la conoscenza di almeno una lingua straniera, e in pubblico si parla di più delle relazioni internazionali, con libri, pubblicazioni… 72 Alla fine, i taiwanesi si accorgono che l’arrivo dei cinesi e la fine del dominio JPN era solo una restaurazione dei legami passati, che la nascita di nuove relazioni. In 50 anni, i livelli di istruzione e scolarizzazione si erano alzati, molti conoscevano il giapponese, migliaia di giovani erano andati in JPN a studiare e altri lavoravano nelle amministrazioni JPN, anche se rimanevano discriminati.  con l’arrivo della Cina, molti si aspettano di vedere valorizzata la loro cultura acquisita sotto il dominio coloniale per una collaborazione politica I nazionalisti però si aspettano di mettere sotto controllo l’isola, per eliminare ogni influenza JPN. La gestione dell’amministrazione taiwanese (Chen Yi) si scontra con le aspirazioni dei civili à il controllo dell’economia si scontra con le intenzioni di molti taiwanesi di espandere la propria attività ai settori controllati in passato dai JPN, però molti uomini d’affari cinesi vengono agevolati dalle autorità +l’amministrazione pone sotto il suo controllo tutto quello di cui si occupavano prima i JPN. Il conflitto peggiora quando si decide che ai cinesi sarebbe stata affidata la maggior parte del governo; molti taiwanesi vengono estromessi dalle posizioni che ricoprivano. Cresce l’inflazione, disoccupazione +diffondersi della corruzione. Molti cinesi disprezzano i taiwanesi, dato che per 50 anni erano stati solo servi dei JPN e non conoscevano la cultura cinese, quindi non potevano partecipare ai processi decisionali. 1947, “incidente del 28 febbraio” à scontri nati dall’arresto e maltrattamenti di una venditrice illegale di sigarette da parte di un poliziotto. Vengono avviate trattative per terminare gli scontri ma alla fine Chiang-kai Shek e Chen Yi impongono la legge marziale sull’isola inviando truppe dalla Cina. A marzo viene annunciata una campagna per “sterminare i traditori” à 10mila taiwanesi uccisi e 30mila feriti. La vittoria dei comunisti nel 1949 porta al ritiro di CKS e dei nazionalisti da Taiwan à nasce la Repubblica di Cina, ammessa all’ONU e riconosciuta come rappresentante ufficiale del popolo cinese da molti paesi; va avanti così fino all’ammissione della Repubblica Popolare di Cina all’ONU e al riconoscimento di Pechino internazionalmente. 1950, CKS presidente della Repubblica à riorganizza il PNC nel segno dei Tre Principi del popolo di Sun Yat-sen e dell’anticomunismo; mantenimento della legge marziale; sviluppo di un’economia moderna e interventi in campo sociale. La legge marziale ha diversi effetti à viene proibita la formazione di partiti politici di opposizione, censurata la stampa, riorganizzata la sicurezza nazionale sotto la guida di CKS e avviata una campagna di terrore contro i “traditori”. I tentativi di cambiare la situazione e portare la democrazia vengono soppressi brutalmente. Per decenni non si tengono più elezioni e non vengono rinnovate le istituzioni. La Costituzione fu modificata prevedendo l’estensione del mandato presidenziale oltre i due termini à CKS viene eletto 5 volte fino alla sua morte. Dopo la riduzione dell’inflazione e la riforma monetaria ci sono altre riforme economiche. Si parte dalla RIFORMA AGRARIA à la rendita fondiaria viene ridotta, le terre pubbliche vendute ai coltivatori e nel 1953 viene avviato il programma “la terra a chi la coltiva”, con cui viene posto un limite alla proprietà fondiaria; se uno avesse superato il limite, il governo avrebbe comprato le terre in eccesso per vendere ai coltivatori poveri. Le riforme hanno successo, anche perché le persone e terre in Taiwan erano molto meno che in Cina +aiuto finanziario dalla Commissione sino-americana per la ricostruzione rurale, creata dal Congresso USA. L’aiuto USA è importante anche per il miracolo economico degli anni ’60, in cui l’economia dell’isola cresce moltissimo, grazie anche a stabilità politica, infrastrutture sviluppate dal periodo coloniale, alto livello di istruzione. 1954, Trattato sino-americano di mutua difesa = parte da qui l’aiuto USA; invio di aiuti militari. Consente al governo taiwanese di concentrarsi sui problemi interni dato che è tutelato da minacce militari. L’industria nazionale quindi viene risanata e sono poste barriere di protezione; viene data priorità all’industria leggera per la domanda interna e le esportazioni. Vengono avviati progetti come quello delle “zone economiche per l’esportazione”, per incoraggiare le esportazioni e gli investimenti esteri à boom di elettronica e macchinari. È fondamentale anche il settore dell’educazione, che fa alzare il livello di istruzione e il numero di persone che possono accedere alle scuole. 3. L’esclusione dall’ONU e il processo di taiwanizzazione (1975-1990) CKS è costretto a subire l’umiliazione dell’esclusione dall’ONU e della sua sostituzione con la Repubblica Popolare Cinese; Chiang Ching-kuo, suo figlio, che assume la guida del paese nel 1978, deve assistere all’avvio delle relazioni diplomatiche tra USA e Cina popolare e alla crescente emarginazione politica di Taiwan, che però mantiene comunicazioni e commercio con la maggior parte del mondo, preferendo gli USA. CCK è legato al processo di taiwanizzazione à negli anni precedenti alcuni “senza partito” avevano cercato di attaccare il PNC; nel 1979 creano una pubblicazione indipendente e tentano di organizzare delle manifestazioni per attrarre il popolo, ma il governo li arresta e sopprime le loro pubblicazioni. Negli anni ’80 aumentano le proteste  manifestano i senza partito insieme a femministe, ecologisti e sindacati. Nel 1986 CCK avvia riforme per trasformare il partito autoritario in un sistema con più partiti; a settembre vari leader dell’opposizione si riuniscono e creano il Partito Democratico Progressista (PDP); poche settimane dopo inizia il processo per abrogare la legge marziale, ma il PNC mantiene comunque il potere per anni; CCK muore nel 1988. L’economia deve affrontare degli ostacoli, come il disimpegno finanziario USA e la crisi petrolifera dei primi anni ’70. Si punta alle esportazioni e sulla sostituzione delle produzioni tradizionali con quelle più moderne, però Taiwan rimane abbastanza chiuso à gli investimenti stranieri sono consentiti solo in alcuni settori, e trasporti e comunicazioni sono controllate ancora dal governo A metà anni ’80 si chiede la liberalizzazione dell’economia soprattutto da parte degli USA à le restrizioni alle importazioni sono abolite e avviata una relativa deregolamentazione in alcuni settori statali. La nuova importanza dei servizi crea una classe media = personale governativo e delle istituzioni, tecnici e commercianti che avevano contribuito ad accelerare la taiwanizzazione. 75 Si sviluppa il movimento femminista dalla critica al sistema scolastico, fonte di discriminazione tra maschi e femmine; si inizia a parlare di tutela del lavoro femminile, rivalutazione dell’impegno domestico e relazioni tra i generi. Si sviluppa il movimento ecologista, riguardo il disinquinamento dei fiumi, riciclaggio e pericolo nucleare. 4. La sconfitta nazionalista e il dilemma dell’identità di Taiwan (1990-2004) 1990, vince Li Teng-hui alle elezioni presidenziali, sostenuto dal PNC; primo taiwanese ad essere presidente. Porta il paese verso la taiwanizzazione, nonostante i conservatori gli andassero contro. Vengono tolti i vincoli allo sviluppo della democrazia à le elezioni nel 1992 vedono il PDP avere il 30% dei voti. 1994, la Costituzione viene modificata in vari punti à il presidente della Repubblica dovrà essere eletto dal popolo – la legislatura sarebbe durata 4 anni. Nel 1996 le elezioni riconfermano LTH come presidente, e anche nelle elezioni dell’assemblea nazionale prevale ancora il PNC, ma il PDP si sta avvicinando alla maggioranza. 2000, Chen Shui-bian, candidato del PDP, diventa presidente della Repubblica, e anche il secondo più votato è del Nuovo Partito. Nel 2004 CSB viene rieletto, anche se questo causa varie proteste in alcune città. Relazioni Taiwan e Cina à all’inizio entrambi pensavano esistesse una sola Cina; poi, nei taiwanesi si afferma l’idea per cui Taiwan e Cina esistono separatamente, indipendenti l’uno dall’altra. Questa posizione è rifiutata da Pechino, che vuole una riunificazione pacifica anche se una dichiarazione di indipendenza di Taiwan ufficiale avrebbe comportato una reazione pesantissima. I rapporti tra i due si sono intensificati à nati comitati per occuparsi della cooperazione bilaterale, comunicazioni sviluppate, scambi di delegazioni e convegni. 1993, primo meeting bilaterale dal 1949 à da politica di scontro a coesistenza. Grazie all’interscambio economico bilaterale le esportazioni da Taiwan a Cina sono cresciute tanto, e soprattutto viceversa. Le relazioni Taiwan/USA sono state rinnovate dopo il 1979 con la firma del Taiwan Relations Act, che accorda a Taipei un trattamento preferenziale +gli USA hanno confermato l’interesse a voler mantenere in sicurezza Taiwan, rifornendone le forze armate. Rapporti anche con paesi dell’America latina + Africa, con scambi di aiuti finanziari. Le relazioni col JPN sono positive ma complesse per il passato coloniale e le dispute territoriali, mentre il riconoscimento nel 1992 della Cina Popolare da parte della Corea del Sud ha indebolito l’influenza taiwanese in Asia. Sono importanti le relazioni positive in Vietnam e Thailandia. Dopo il 2000 cresce il settore dei servizi e diminuisce quello industriale +declino dell’agricoltura, anche se prendono vita nuove forme (fiori e piante decorative). CAP XVII – LO STATUS SPECIALE DI HONG KONG E MACAO 1. Hong Kong: da colonia a Regione amministrativa speciale La colonia di HK era composta da 3 parti: isola di HK (ceduta alla Cina da UK dopo la prima guerra dell’oppio) – penisola di Jiulong (ceduta a UK nel 1860) – Nuovi Territori (affittati nel 1898 per 99 anni dalla Cina). Durante lo sciopero anti UK del 1926 e durante la guerra sino-JPN del 1937-45 viene conquistata dai JPN e controllata da loro fino alla fine della WWII. Dopo il 1949 Pechino nega il riconoscimento dello status coloniale ma accetta quella realtà per i vantaggi che comportava. Nei decenni successivi HK svolge un ruolo di tramite nei rapporti tra Cina e mondo esterno, e consente a Pechino di mantenere contatti aperti con l’Occidente. Nei primi anni ’70 l’ONU cancella HK e Macao dalla lista dei territori sotto dominio coloniale, affermando la loro appartenenza alla sovranità cinese; ci sarebbero tornati quando “le condizioni sarebbero state giuste”. Rimangono così per decenni; primi anni ’80, quando si avvicina la scadenza (99 anni – 1997) dell’affitto dei Nuovi Territori, si cerca una soluzione tra Cina e UK. UK si rende conto che la Cina vuole la sovranità completa su HK ed era difficile opporsi alle richieste perché Pechino potrebbe attuare blocchi economici nei confronti dell’UK e ricorrere ai militari.  1982, avviate trattative da Margaret Thatcher; dicembre 1984, DICHIARAZIONE CONGIUNTA: - dal 1° luglio 1997 HK sarebbe diventata una regione amministrativa speciale della Cina, retta da una Legge Fondamentale valida per 50 anni Durante quel periodo HK avrà autonomia mantenendo i poteri esecutivo, giudiziario e legislativo + il sistema economico in vigore; la politica estera e di difesa saranno di pertinenza della Cina, che mantiene truppe sull’isola ma solo per precauzione. Ci sono contrasti tra UK e Cina sul fatto che il potere esecutivo appare troppo forte (1997 il nuovo governatore di HK sarebbe stato nominato da Pechino) e sul fatto che non ci sono garanzie sul mantenimento dei diritti e libertà individuali.  1989, Alleanza per il sostegno al movimento democratico composta da associazioni, per dare solidarietà agli studenti di Pechino e premere per più garanzie democratiche 1990, fondato il Partito Democratico di HK a cui si uniscono gruppi critici della Legge Fondamentale. Nelle elezioni 2004 però vincono comunque partiti più vicini alla Cina à molti elettori democratici non votano perché pensano che gli equilibri politici non si possano modificare +molti sostenitori di Pechino vedono le proteste come uno strumento violento di pressione. 1997, governatore Tung Chee-hwa à conservatorismo e patriottismo; crescita economica e buoni affari; sostiene una collaborazione con Pechino e il sistema “un paese, due sistemi”. 2. Il ruolo economico di Hong Kong Dall’800 HK è deposito commerciale cinese à porto, cantieri navali, settore manifatturiero. La vittoria dei comunisti nel 1949 è positiva, perché l’afflusso di cinesi dalla Cina popolare crea manodopera economica abbondante + molti immigrati sono imprenditori privati che forniscono capitale. 76 Anni ’50-’60, industrializzazione à buona gestione manageriale, manodopera diffusa; ma poco spazio per l’agricoltura e scarse risorse naturali. All’inizio emerge il settore manifatturiero per l’esportazione, poi soppiantato da nuovi settori (strumenti di precisione + elettronica). Anni ’70, rivoluzione economica à crescono i servizi bancari, finanziari e turistici; molte imprese delocalizzano in Cina sud, assorbendo manodopera locale e portando l’industrializzazione anche in zone cinesi più arretrate. Anni ’90, simbiosi tra economia cinese e HK à molte imprese cinesi sono quotate nella Borsa di HK, e gli investitori di HK hanno incrementato la loro presenza in Cina, anche se la SARS e altre crisi interne hanno penalizzato HK. 3. Macao tra passato e futuro Occupata dai portoghesi a metà 1500 col controllo cinese. Dagli anni ’60 del 1900 Lisbona offre alla Cina la possibilità di riprendersi Macao, però la Cina rifiuta perché ha paura dell’effetto che una decolonizzazione prematura di Macao avrebbe potuto avere sulla stabilità di HK. Il processo di transizione è avviato nel 1979; 1987 firmata una dichiarazione congiunta simile a quella di HK à prevede il ritorno di Macao alla Cina il 1º dicembre 1999 e la sua trasformazione in Regione amministrativa speciale. Macao è più legata alla Cina, e i settori trainanti dell’economia sono quelli più tradizionali (tessile, giocattoli); col tempo, quindi, ha perso la sua capacità competitiva; il frutto dell’economia ora è diventato il gioco d’azzardo. CAP XVIII – GUIDARE IL PARTITO, GOVENARE LA CINA 1. Stabilità e consenso, crescita ed equità: il decennio 2002-2012 Il decennio è segnato dalla SARS, pesantemente sottovalutata, e l’ascesa della “quarta generazione” di WEN JIABAO (PM) e HU JINTAO (presidente della Repubblica). È emerso il tema della sostenibilità, legato al superamento dello sviluppo quantitativo che aveva caratterizzato gli anni ’90. Nello statuto del PCC emanato dopo il congresso del 2002 si fa riferimento all’obiettivo dello sviluppo sostenibile = ringiovanire il paese attraverso la scienza e l’educazione + promuovere l’innovazione scientifica e tecnologica. 2003, Risoluzione del PCC riguardo l’economia di mercato  esige una cr escita più equilibrata che tenga conto dei fattori di squilibrio sociale e territoriale. Sottolinea i problemi del paese, tra cui il sistema di distribuzione delle risorse che non funziona, gli squilibri occupazionali, il problema delle risorse ambientali... 2004, Risoluzione del PCC sul rafforzamento delle capacità di governo  ha priorità lo sviluppo scientifico del governo; bisogna modificare l’approccio di vari politici con carenze riguardo la gestione di un’economia di mercato, mettere la popolazione al primo posto, e concentrarsi sullo sviluppo sostenibile. 2005, si risolleva il problema della sostenibilità nel quinto plenum del Comitato centrale del PCC, collegato alla definizione del nuovo Piano quinquennale 2006-2010: - bisogna trasformare la crescita economica e modellarla su risorse sostenibili per conciliare economia e ambiente - approcciarsi ai problemi nazionali in modo più scientifico, valutando le condizioni economiche e sociali del paese prima di risolvere dei problemi - prima dello sviluppo devono venire le risorse ambientali e vengono fatti interventi per promuovere il riciclaggio e migliorare la gestione delle imprese - tra le massime priorità devono esserci la prevenzione e il controllo dell’inquinamento, dell’erosione del suolo e della desertificazione Nel 2006 il sesto plenum si basa sulla costruzione di una società armoniosa + il modello di sviluppo basato su investimenti ed export deve continuare per far fronte ai problemi occupazionali. La leadership cinese però sa che questo modello di crescita è insostenibile  cerca di concentrarsi dagli investimenti ai consumi, stimolando la spesa delle famiglie con incentivi e programmi sociali come pensioni, educazione… Rapporto “Linee generali per uno sviluppo sostenibile in Cina”  obiettivo di inserirsi entro il 2050 tra i 10 paesi al mondo con il migliore sviluppo sostenibile. Nel 2008 ci si concentra sulle Olimpiadi a Pechino, ma negli ultimi mesi il terzo plenum del CC ha posto enfasi sul tema dello sviluppo rurale, mentre il governo ha approvato un pacchetto di stimoli all’economia per rafforzarne la crescita e far fronte alla crisi finanziaria del 2008. 2009  considerato come l’anno più difficile sul piano economico dall’inizio del secolo a causa dell’impatto della crisi finanziaria; gli stimoli del 2008 sono accompagnati nella prima metà del 2009 da sessioni di studio da parte del governo per contrastare la crisi.  gli stimoli hanno aiutato la Cina a fronteggiare la crisi e hanno posto le basi per il suo superamento dal 2010, anche se hanno alimentato la corruzione. Rapporto di Wen Jiabao post crisi  la Cina ha anticipato l’uscita dalla crisi rispetto a molti stati, alzando il suo PIL prima di altri; ora bisogna ridurre gli stimoli senza intaccare l’economia. Il premier però è preoccupato per la ripresa dell’inflazione che può minacciare la stabilità interna se unita alla diseguaglianza nella distribuzione della ricchezza. Dal 2010, il tema centrale è trovare equilibrio tra la riduzione degli stimoli e gli impegni già assunti per investimenti senza intaccare l’economia. Poi, la concentrazione dei poteri è stata determinante nel superamento della crisi, e ci si chiede se tali interventi dall’alto dovrebbero essere un’eccezione o uno strumento essenziale in situazioni critiche. Preoccupano il governo le proteste in varie aree, a causa di problemi irrisolti da tempo o di effetti della crisi e della cattiva gestione delle risorse.  sono importanti i gruppi dirigenti ristretti, il cui obiettivo è coordinare le decisioni prese al vertice e analizzare la situazione; i più importanti sono i gruppi del Comitato centrale. Sono creati altri gruppi per monitorare la gestione delle risorse economiche e occuparsi dell’ordine sociale e del rispetto delle leggi, in vista dell’anniversario del Movimento del 4 maggio 1919. 77 L' approccio di Xi mostra elementi di continuità col passato ma anche novità  progetto a lungo termine basato su uno sviluppo pacifico - relazioni internazionali caratterizzate da cooperazione bilaterale - opposizione verso espansionismo ed egemonia - non interferenza negli affari interni degli altri paesi - esigenza che le dispute tra vari paesi siano risolte pacificamente. Elementi di novità  Intreccio tra sviluppo pacifico e difesa degli interessi cinesi - rifiuto dell'esistenza di un modello a cui i paesi devono riferirsi per svilupparsi - più importanza data all'ONU nella lotta contro il terrorismo - cooperazione economica con Europa e Africa - enfasi sul fatto che lo sviluppo cinese non avverrà a spese di altri paesi - due obiettivi a lungo termine per realizzare il sogno cinese  2021 (centenario della fondazione del PCC) + 2049 (centenario della fondazione della RPC). 2. Pechino e Washington: diversità, rivalità e cooperazione Hanno un ruolo centrale le relazioni con Stati Uniti e Russia:  USA  La Cina vorrebbe un sistema multipolare e non unipolare; è cosciente della forza americana ma ritiene che essa sarà costretta a vincoli nella propria azione per ragioni interne e internazionali. elezioni USA 2016  La Cina mostra cautela per non rovinare dall'inizio i rapporti con il futuro presidente. le opinioni sulla Clinton erano però più positive, e le impressioni su Trump erano molto più negative a causa delle sue considerazioni sulla Cina, anche se essa è convinta di poter trovare delle intese concrete. Dopo la vittoria di Trump, Xi insiste sulla possibilità di cooperazione (opinioni di giornalisti USA pp. 641-643). I primi mesi della presidenza Trump preoccupano la Cina dato che le posizioni di Trump non cambiano  una guerra commerciale tra i due paesi e tariffe sulle importazioni cinesi in USA avrebbero avuto un impatto negativo. 3. Pechino e Mosca: un’alleanza solida ma non strategica Si hanno elementi di cooperazione insieme alla competizione per le risorse energetiche e il timore russo per l'ascesa di Pechino = cooperazione che però non è destinata a costituire un'alleanza strategica. Gli sviluppi positivi si sono verificati dopo il ‘91 e dopo la fine dell’URSS si è espanso l’interesse della Cina a sviluppare le relazioni con la Russia  questo interesse all'inizio è dovuto all'esigenza di risolvere le dispute territoriali, ma successivamente Pechino vuole anche proteggere i propri interessi economici nell’area. Pechino considera Mosca una connessione fra Asia ed Europa  la collaborazione con la Russia è basata sullo sviluppo di quel “mondo armonioso” che è stato posto come obiettivo nel corso degli anni. Sono stati aggiornati i tradizionali “5 principi della coesistenza pacifica”  rispetto per l'integrità territoriale estera - non aggressione -non interferenza negli affari interni -eguaglianza -coesistenza pacifica. L’approccio cinese alla Russia però appoggia su una base diversa = protezione degli interessi nazionali. La Cina è favorevole a una Russia forte  essa può rappresentare un fattore di pace e stabilità nell’Asia del Pacifico; le relazioni sino-russe sono un modello positivo a cui dovrebbero ispirarsi le relazioni tra altri paesi influenti nel mondo. Xi indica i futuri obiettivi bilaterali in tre punti:  rafforzare la collaborazione nel rispetto degli interessi di ognuno dei due paesi  rafforzare l'interscambio economico e commerciale  approfondire la cooperazione tra i due popoli “diplomazia delle aree periferiche”  Il nuovo approccio teorico della Cina mira a definire le diverse aree periferiche a cominciare dall’anello interno = vitale per gli interessi cinesi al suo centro stanno la Russia e i Paesi dell'Asia centrale. “anello intermedio”  paesi marittimi del pacifico e Oceano Indiano; “anello esterno” = America, Africa ed Europa.  strategia basata su “tre punti, un cerchio e quattro bandiere” = tre relazioni diplomatiche (USA + Russia + JPN); periferia su cui basare la propria diplomazia; 4 bandiere (pace, sviluppo, cooperazione e risultati in cui guadagnano entrambi i paesi in relazione). 4. Il contesto regionale  Shanghai Cooperation Organization (SCO)  Fronte comune con Russia e Asia centrale per lottare contro separatismo ed estremismo; la crisi finanziaria internazionale ha creato difficoltà a molti paesi = esigenza di una cooperazione stretta con al centro accordi economici e commerciali + cooperazione nella sicurezza alimentare e nel settore culturale  esigenza di costante miglioramento nelle relazioni tra Cina e Asia del Pacifico; proposta di creare una banca asiatica per sostenere lo sviluppo delle infrastrutture  rafforzare la cooperazione nella sicurezza del continente asiatico  Allontanamento dalla passata credenza che la Cina avrebbe dovuto mantenere un basso profilo nelle relazioni internazionali Importante  PROGETTO DELL’OBOR per le relazioni intra-asiatiche, 2015; basato sui “3 assieme”:  Discutere su come identificare i progetti di cooperazione  lavorare insieme per realizzare questi progetti sulla base del comune interesse  utilizzare insieme i benefici risultati da questa cooperazione È visto come uno strumento fondamentale per rispondere alla nuova realtà economica e integrare mercati e risorse energetiche di paesi diversi. Priorità  relazioni con Russia e Asia; Africa e Medio Oriente sarebbero stati un collegamento tra Asia ed Europa. La lotta contro il terrorismo ha riproposto l'Asia sud-orientale come uno dei punti di interesse della politica estera USA = crescente influenza regionale della Cina. negli anni ‘90 la Cina è stata percepita come una minaccia a causa delle sue rivendicazioni territoriali nel mare cinese meridionale, ma questa percezione si è attenuata con la crisi finanziaria dell’ultima parte del decennio, in cui l'azione cinese è stata apprezzata  Cooperazione bilaterale con più paesi. Tra il 2012 e il 2013 però, le rivendicazioni nel mare cinese meridionale si sono fatte risentire  le contese riguardano le relazioni della Cina con Vietnam, Filippine, Malesia e Brunei. 80  situazione più grave con le Filippine; gennaio 2013 Manila annuncia di aver richiesto un arbitrato internazionale contro Pechino riguardo il problema della sovranità nell'area del mare cinese meridionale; la Corte internazionale dà ragione alle Filippine suscitando una dura reazione cinese. 5. Cina ed Unione Europea: tante voci. 2015, Pechino e Bruxelles  quarantesimo anniversario delle relazioni diplomatiche ufficiali; la Cina è il secondo partner commerciale dell’Unione europea, e l’UE è il primo partner commerciale della Cina. Negli ultimi anni il volume del commercio bilaterale è più che quadruplicato, e sono aumentati molto anche gli investimenti = l'obiettivo principale della Cina è l’assimilazione di nuove tecnologie. Cuore delle relazioni = cooperazione economica e commerciale. Le esportazioni in Cina sono composte soprattutto da macchinari, abbigliamento, pelletteria e articoli da viaggio; le importazioni riguardano abbigliamento e macchinari di impiego generale (percentuale di componenti italiane). negli ultimi anni la Cina ha investito molto in Italia partecipando nelle nostre industrie e acquisendo il controllo di alcuni simboli della italianità (es. calcio, Milan e Inter). 6. La presenza cinese in Africa L'interesse per l'Africa in passato fu legato da una parte al progetto di esportare il modello maoista di lotta politica in alcune aree, e dall'altra dall'esigenza di contrastare l'influenza sovietica nell’area. Ora, gli obiettivi della presenza cinese in Africa sono legati a fattori economici e culturali  rafforzate relazioni bilaterali - incrementato interscambio commerciale e degli investimenti - intervento cinese finalizzato a creare un’alternativa alla tradizionale egemonia occidentale. In occidente viene fatto notare come l'azione cinese in Africa possa sembrare una presenza neocoloniale ma la Cina ha respinto queste accuse, facendo notare come la sua azione in Africa sia diversa da quella delle potenze coloniali nel ‘900. CAPITOLO XX: TAIWAN, HONG KONG E MACAO: QUALE FUTURO NEL NUOVO SECOLO? leggere sul libro 81
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