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Riassunti Geografia Economica - prof.ssa Romei, Appunti di Geografia Economica

Riassunti del programma di Geografia Economica della professoressa Patrizia Romei (Unifi).

Tipologia: Appunti

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Scarica Riassunti Geografia Economica - prof.ssa Romei e più Appunti in PDF di Geografia Economica solo su Docsity! Geografia Economica – Riassunti lezioni LEZIONI 1-2 Spazio: è il concetto fondamentale delle teorie di analisi spaziale Tempo: può essere di 3 tipi:  Economico (breve)  Storico (generazionale)  Geologico (lungo) e si suddivide in lineare (irreversibile) e ciclico. Lo spazio e il tempo rappresentano le due dimensioni fondamentali dell’agire umano (carte, atlanti e calendari, cronometri ecc.). Meridiano di Greenwich: è la linea che divide il mondo in due; fu scelta come punto di riferimento per sincronizzare gli orologi nel 1884, quando i delegati di 25 nazioni si riunirono a Washington per stabilire quale sarebbe dovuto essere il meridiano fondamentale (longitudine 0). La scelta cadde su Greenwich perché dalla Gran Bretagna partivano le principali rotte commerciali. Fino ad allora c’era grande confusione e non c’erano regole precise che stabilissero l’inizio e la fine di un nuovo giorno e ogni paese aveva il proprio orario locale; non era più accettabile per un mondo che andava in direzione della globalizzazione. La società, struttura di base della vita umana, è inserita in un contesto territoriale definito nel tempo (concetto astratto) e nello spazio (concetto concreto e reale, territorio). Il territorio è l’esito dell’agire collettivo, l’impronta che l’umanità ha lasciato sulla Terra. È l’oggetto fondamentale di ogni ricerca geoeconomica. La territorialità può essere definita come la propensione delle persone a costruire e controllare aree del globo. Un territorio è composto da 3 elementi: 1. Base fisica naturale (risorse, suolo, paesaggio) 2. Strutture e infrastrutture (attività sociali ed economiche, edifici, strade ecc.) 3. Cultura, tradizioni, valori La territorializzazione è il processo con cui il territorio prende forma e si trasforma nel tempo. Si definiscono: 1  Territorializzazione: processo attraverso cui il territorio prende forma e muta nel tempo  Territorio: risultato dell’agire collettivo nel corso del tempo Territorio  È un prodotto dell’azione umana  È una risorsa: è il risultato delle interazioni storiche, sociali ed economiche tra un luogo e i suoi abitanti  È un valore: è disegnato dai flussi, dallo scambio e dal movimento di beni e persone Il territorio è l’oggetto centrale di ogni ricerca geoeconomica. Le fasi della trasformazione di un ambiente naturale in un territorio sono 5: 1. Occupazione del territorio. Può avvenire in 3 modi: a. Tramite denaro b. Con guerre o colonizzazioni c. Tramite conquista 2. Delimitazione. Consiste nell’identificazione di confini esterni ed interni al territorio. 3. Denominazione. È un atto significativo: comunicazione linguistica = valore culturale. 4. Reificazione (ovvero costruzione vera e propria di un ambiente) 5. Simbolizzazione. È la costruzione di monumenti, immagini o edifici ad elevato valore identificativo storico-artistico-culturale.2 L’organizzazione territoriale Ha due funzioni: 1. Funzione economico-sociale: costruzione di strutture, infrastrutture, attività produttive; si ha un’intensa modificazione dell’ecosistema. 2. Funzione politico-amministrativa: vengono organizzati comuni, province, regioni; serve per individuare gli abitante per i servizi (sanitari, istruzione…) e per la funzione politica ed economica (elettorato, imposte…). I confini possono essere naturali o politico-amministrativi (artificiali) e possono mutare nel tempo, ad esempio con guerre o con la nascita di nuovi stati. Le funzioni socioeconomiche di un territorio sono:  Produttive (scambio e consumo)  Distributive (turismo, commercio)  Direzionali (finanziarie, politiche)  Culturali (istruzione, teatri, musei)  Residenziali o Insediamenti: è l’insieme delle strutture e delle relazioni. Ogni struttura possiede una forma specifica necessaria per svolgere la 2 LEZIONI 3-4 - Cartografia L’uomo ha l’esigenza di rappresentare la realtà che lo circonda per orientarsi e per conoscere il mondo intorno a lui. Le carte sono degli strumenti usati per comunicare, trasmettere e diffondere immagini, idee e informazioni geografiche dello spazio e del tempo. La cartografia fornisce regole e strumenti per rappresentare sinteticamente il mondo. La geografia fornisce, invece, teorie e metodi per analizzare il territorio e per spiegare e descrivere la complessità della realtà. In quanto semplificazione della realtà, la carta diventa un modello astratto della realtà stessa ed esprime l’ambiente socioculturale nel quale è nata. Innovazioni tecnologiche applicate alla cartografia Nel tempo, la cartografia si è evoluta grazie all’introduzione di tecnologie meccaniche (uso di nuovi macchinari), fotochimiche (qualità e precisione della stampa), introduzione della tecnica della fotogrammetria (ovvero rilevamenti tramite aerei). Una importante rivoluzione si ebbe nel 1960 con l’introduzione del telerilevamento. Definizione di carta geografica  Ridotta. È necessario riportare in maniera proporzionale la superficie reale su quella della carta  Simbolica. I fenomeni sono descritti tramite simboli, segni e colori  Selettiva. È necessario scegliere quali oggetti geografici rappresentare  Approssimata. È impossibile riportare correttamente sul piano la sfericità terrestre, quindi ogni carta risulta leggermente deformata. Tipologie delle carte geografiche Si distinguono:  Piante e mappe (a grandissima scala, da 1:5.000).  Carte topografiche (a grande scala, da 1:10.000 fino a 1:150.000)  Carte corografiche (a scala intermedia, da 1:150.000 fino a 1:1.000.000)  Carte geografiche (a piccola scala, maggiore di 1:1.000.000)  Planisferi “La carta geografica è una rappresentazione ridotta, simbolica, selettiva e approssimata della superficie terrestre.” GIS – Sistemi Informativi Geografici Sono stati descritti come “il più grande passo in avanti dall’invenzione della carta geografica”. Sono progettati come uno strumento per gestire, elaborare e rappresentare su carta le informazioni usando dei dati geografici; hanno la 5 struttura di un DBMS (oh no Uricchio intensifies). Uno dei vantaggi dei GIS riguarda la possibilità di modificare l’articolazione spaziale senza perdere le informazioni spaziali, che li rende particolarmente adatti all’analisi territoriale. Le fasi per la realizzazione di un GIS sono: 1. Fonti e immissione dei dati (carte, satellite, immagini) 2. Archiviazione e gestione dei dati (aggiornamento, implementazione, controllo qualità) 3. Analisi spaziale dei dati 4. Rappresentazione dei dati 5. Controllo di qualità e interpretazione dei risultati Il modello digitale dei dati può essere di due tipi: 1. A struttura vettoriale: è utile quando si vuole rappresentare fenomeni discreti (strade, edifici), ma è meno efficace per fenomeni continui (temperatura, precipitazioni) 2. A struttura raster: si basa su una griglia formata da celle uniformi (misurate in pixel). Le immagini possono essere acquisite da satelliti. Si definisce overlay la sovrapposizione di più strati informativi per ottenere nuove rappresentazioni di sintesi. La sovrapposizione permette di collegare tra loro informazioni spaziali provenienti da fonti diverse in maniera da analizzare contestualmente peculiarità di ogni singola realtà locale. Si definisce buffering l’atto di creare delle aree di rispetto attorno ad una figura geometrica. Si tratta di generare una zona di interesse attorno ad un punto, una linea o un’area in maniera da procedere per successive aggregazioni spaziali. LEZIONE 5 – Capitolo 1. Come siamo arrivati ad oggi? Cap. 1.1 Tra la geografia e ogni tipo di attività umana esiste una stretta relazione. L’obiettivo è quello di studiare le interazioni fra i comportamenti economici e l’ambiente. Spazio, tempo ed ecosistemi sono le parole chiave per descrivere le condizioni che hanno reso possibile l’economia. Clima – Le inversioni climatiche derivano dal fatto che da tre miliardi di anni la Terra si comporta da macchina termica, alternando fasi di clima freddo e caldo. L’alternarsi di glaciazioni e periodi interglaciali ha interferito con enorme energia sulla traiettoria evolutiva della vita. Pangea Deriva dall’unione delle parole “pan”, dal greco antico “tutto”, e “terra”: “tutta la terra”. 6 La Pangea è il supercontinente che si ritiene includesse tutte le terre emerse durante il Paleozoico e il primo Mesozoico. Dalla sua frammentazione derivano gli attuali continenti. Cap. 1.2 La nascita dell’agricoltura può essere considerata la più rilevante discontinuità nella traiettoria umana verso forme complesse ed efficaci di organizzazione economica e sociale. La transizione all’agricoltura ha luogo con il disgelo, circa 12.000 anni fa. Cap. 1.3 Uruk (Mesopotamia) è nota per essere la prima città fortificata con una popolazione urbana complessa e statalizzata. Nel quarto millennio a.C. aveva una popolazione di circa 80.000 abitanti. La città giovava di un’articolata organizzazione territoriale del proprio intorno agricolo. L’agricoltura irrigua si sviluppa con grandi canalizzazioni. La tecnologia irrigua si sviluppa con successo tale da creare le condizioni di surplus e quindi di un’enorme concentrazione di capitale sociale e di una crescente popolazione urbana. La città collasserà in seguito a causa del feedback negativo dell’irrigazione dovuto alla salinizzazione del territorio agricolo e al conseguente collasso derivato dal declino delle rese. Cap. 1.5  Il commercio è, rispetto alla produzione agricola, un vettore complementare  Lo sviluppo del commercio conferisce maggiore intensità alla strategia di sfruttamento delle risorse  È con il possesso della terra che si acquisisce insieme ricchezza e potere politico  L’antropizzazione del mondo cresce in ragione della diffusione geografica della pratica agricola. Si tratta di una geografia plurale: la diversità dei climi e degli ecosistemi, la diversa disponibilità di specie botaniche e anche di specie zoologiche da applicare al lavoro agricolo fanno sì che colture, tecniche produttive e paesaggi possano essere fra loro molto differenti. L’agricoltura è caratterizzata dalla persistenza e dal radicamento: coloro che ne vengono coinvolti si incardinano alla terra. Il commercio, invece, è un fatto di movimento: esiste, sopravvive e si sviluppa solo attivando flussi e mettendo in contatto luoghi diversi. Il mutamento geografico proviene dalla combinazione di questi due fattori: latitudinale per l’agricoltura, che si muove per superfici, e lineare per il commercio, che si muove attraverso spostamenti che cercano di minimizzare i costi, tempi e rischi. 7 La produzione industriale diviene presto l’attività umana in grado di generare la massima ricchezza. Questo accade in ragione di un salto tecnologico, con l’addensarsi nel tempo di innovazioni tecnologiche che emergono in Gran Bretagna verso la metà del Settecento. La formazione dei primi addensamenti industriali fu caratterizzata dalla disponibilità di materie prime e di energia. Il criterio di localizzazione dominante era “a bocca di miniera” per minimizzare i costi di trasporto. Le maggiori potenze industriali erano distribuite soprattutto in UK, Francia, Germania, US. Il mutamento è generalizzato e sistemico, ma può essere schematizzato in sei punti: 1. Crescita della popolazione 2. Grande divergenza fra le condizioni di vita della popolazione del mondo 3. Crescente integrazione geografica dei mercati a scala globale… 4. …ma anche a scala regionale e nazionale con i mercati interni 5. Inversione delle relazioni di dominanza tra mondo rurale ed urbano 6. Stravolgimento del modello geografico della produzione Analizzando questo sei aspetti si può vedere la tendenza del mutamento a creare disequilibrio. Cap. 1.12.1 – L’esplosione demografica Il primo impatto della strategia industriale è quello demografico; la popolazione mondiale si è triplicata tra l’anno Mille e il 1760 (inizio della Riv. Industriale), per poi raddoppiare con un vero e proprio boom nel 1980 (era industriale), dove raggiunge quota 1 miliardo e mezzo. Raddoppierà ancora nel 1960 e, di nuovo, alla fine del XX secolo; attualmente si avvia verso gli 8 miliardi. Tutto questo è da attribuire alle innovazioni tecnologiche e ai mercati dell’era industriale e alla loro interazione con le risorse: l’energia veniva ottenuta da combustibili fossili, mentre le fibre tessili verranno sostituite nel tempo dalla chimica. Si passa così da un mondo a bassa densità di abitanti (“mondo vuoto”) ad un mondo ad elevata densità (“mondo pieno”). Cap. 1.12.2 – La grande divergenza  Un altro impatto della strategia industriale è la grande divergenza tra la qualità della vita delle popolazioni della Terra  Aumentano le popolazioni anche nelle regioni che si industrializzano, anche se la crescita demografica è minore dell’aumento della produttività  Mentre il reddito europeo cresce di 17 volte e quello statunitense di 32, il reddito dell’intera Africa vede un aumento solo di 3 volte e mezzo 10 Trappola malthusiana: è il rapporto tra la crescita esponenziale della popolazione e la crescita limitata delle risorse naturali Cap. 1.12.3 – La seconda globalizzazione Il terzo grande impatto della strategia industriale è quello dell’accelerata integrazione dei mercati. Mentre in passato la colonizzazione aveva riguardato l’America, nell’Ottocento investe Africa ed Asia. Cap. 1.12.4 – L’avvento dei mercati interni Il quarto grande impatto è quello della nascita dei mercati interni, grazie agli effetti provocati dal telegrafo e dalla ferrovia che connetteranno i mercati locali con un’elevata rapidità. Dalla seconda metà dell’Ottocento, i numerosi mercati regionali si uniscono in un unico mercato interno. Sarà proprio grazie al mercato interno che le industrie inizieranno ad ottimizzare l’interazione tra domanda ed offerta: il lavoro sarà reperito su scala nazionale, così come le reti di vendita. Acquisendo dimensioni nazionali, si andrà via via ad organizzare il mercato in forma oligopolistica. Cap. 1.12.5 – Il trionfo dell’urbanizzazione Il quinto grande impatto è il capovolgimento del modello insediativo della popolazione. L’industria modifica drasticamente la base economica urbana domandando lavoro e attirando flussi migratori. Le città iniziano a dotarsi di sistemi di reti di trasporto e comunicazione. Termina così la dipendenza delle città dal proprio intorno agricolo Cap. 1.12.6 – Il modello duale della localizzazione industriale  Il sesto grande impatto è un modello geografico della produzione radicalmente diverso dai precedenti che ha trasformato la forma organizzativa dei territori  L’urbanizzazione fa parte di questo modello, che è però ancora più critico: l’industria si insedia in un numero limitato di luoghi  Questo rappresenta una discontinuità con il precedente modello di sfruttamento delle risorse (agricoltura e commercio).  L’industria necessita di un’elevata concentrazione geografica in quanto permetteva di abbattere i costi e di essere più efficienti  Il modello geografico dell’industria è un modello duale che tende a creare in pochi luoghi una crescita cumulativa drenando le risorse da altri (es. triangolo industriale del Nord Italia)  Controllare la tecnologia attraverso brevetti significa creare le condizioni per ottenere rendimenti crescenti 11 Cap. 1.13 – Le basi ecologiche e tecnologiche dell’era industriale Mentre oggi la fabbrica del mondo è la Cina, in passato questo ruolo spettava alla Gran Bretagna e agli US. Infatti, l’era industriale si suddivide tra: 1. Il secolo britannico (Ottocento) con la Prima Rivoluzione Industriale 2. Il secolo americano (Novecento) con la Seconda Rivoluzione Industriale 3. Asia, quindi Giappone e Cina, con la Terza Rivoluzione Industriale che va dalla fine del Novecento ad oggi Il secolo britannico è quello del dominio dei mercati manifatturieri che porterà ad un processo di accumulazione che farà della sterlina la valuta di riferimento internazionale e di Londra l’unica piazza finanziaria del pianeta. Lo stesso processo avviene nel Novecento con gli US. Dalla metà del XIX secolo apparve nel processo manifatturiero americano un elemento di distinzione: la standardizzazione, la produzione in serie. Le economie interne di scala daranno luogo ad un’ulteriore spinta alla competitività americana. FORDISMO Il fordismo è una radicare ristrutturazione del ciclo produttivo introdotta da Henry Ford che, nel 1913, aprì la prima fabbrica basata sulla catena di montaggio. È il momento di passaggio dal secolo britannico a quello americano. La crisi degli anni Trenta rallenterà ma non fermerà la capacità produttiva americana. La produzione era diffusa nella Manifacturing Belt che, in pratica, assorbe la totalità della produzione nazionale industriale, generando grandi flussi migratori (prevalentemente di afroamericani dagli stati del sud). TAYLORISMO È una teoria economica dell’organizzazione scientifica del lavoro elaborata all’inizio del Novecento. Si fonda sul principio che per aumentare la produzione ogni lavoratore deve svolgere una singola operazione di montaggio in un tempo e in un determinato modo. Prevedeva la razionalizzazione del ciclo produttivo, l’introduzione di sistemi di incentivazione, la gerarchizzazione interna e una rigorosa selezione del personale. Fu l’applicazione pratica di questi principi ad aprire la strada alla prima catena di montaggio della Fort Motors Company. Cap. 1.15 – La Golden Age e la crisi del mondo industriale maturo  Il periodo 1950-1973 è indicato come Golden Age e vede la rapida espansione del PIL mondiale  Il ritmo di crescita dell’economia supera di due volte e mezzo quello dell’incremento demografico 12 Vengono quindi estese le relazioni nello spazio globale. Il cambio di scala provoca impatti a livello globale su:  Ecosistema: aumentano i fenomeni sempre più globalizzanti (global warming, effetto serra ecc.)  Sistema economico  Sistema politico LEZIONE 7 – GEOGRAFIA E GEOGRAFIA ECONOMICA Cap. 2.1.1 – Le radici della geografia La geografia è una scienza che affonda le radici nell’antica Grecia. La geografia moderna si sviluppa grazie all’impulso delle grandi esplorazioni. Sul piano economico e politico, il suo sviluppo ha portato alla conquista e alla colonizzazione di gran parte del mondo. La descrizione cartografica e la conoscenza geografica della Terra diventano sempre più precise e dettagliate. Verso la fine del Settecento la corsa alle colonie divenne sempre più agguerrita per i paesi europei. Le esplorazioni hanno modificato radicalmente la percezione del mondo conosciuto e delle sue risorse; grazie alle grandi esplorazioni, il mondo è diventato uno spazio noto, delimitato e identificato in ogni sua parte. Cap. 2.1.2 – L’evoluzione degli studi geografici La geografia come scienza nacque nell’Ottocento in Europa. Nella storia del pensiero geografico, le relazioni tra le società umane e l’ambiente naturale sono state poste al centro di ogni ricerca. A partire da questa matrice sono nate due interpretazioni di queste relazioni: il “determinismo geografico” e il “possibilismo geografico”. Le basi della moderna geografia vennero gettate in Francia dia Reclus e Vidal de la Blache, attraverso i loro studi sui legami tra popolazione-risorse- ambiente. Determinismo geografico È una dottrina filosofica affermatasi a fine Ottocento. Le condizioni naturali influiscono in maniera determinante sull’organizzazione territoriale. È una rielaborazione di teorie già note nell’antichità. Il determinismo geografico ha come riferimento teorico la scuola di matrice tedesca e come riferimenti filosofici il positivismo. Secondo questa corrente, i caratteri e la morfologia dell’ambiente naturale influiscono direttamente sui caratteri della popolazione e sulle forme di organizzazione sociale e territoriale. 15 Possibilismo geografico È una dottrina filosofica affermatasi a inizio Novecento secondo la quale ogni territorio offre molteplici possibilità di organizzazione territoriale. Viene introdotto il concetto di paesaggio e di genere di vita. Il paesaggio diventa l’oggetto centrale della ricerca della geografica umana. De la Blache introduce il concetto di “genere di vita” inteso come l’insieme delle tradizioni, dell’organizzazione sociale e dei valori radicati in un territorio. Secondo la dottrina, il ruolo fondamentale è assegnato all’azione umana. Lucian Febvre Rielaborò le idee di Vidal De la Blache coniando il termine possibilismo per indicare che non si deve studiare l’influsso della natura sugli uomini, ma bisogna chiedersi quali relazioni intrattengono le società umane con l’ambiente naturale. E. Reclus  La relazione tra l’uomo e l’ambiente è molto più complessa da comprendere di quanto si possa immaginare.  Reclus va oltre il possibilismo vidaliano perché mette l’accento sulle relazioni e interazioni tra l’ambiente naturale e l’ambiente storico e il sistema socio-economico Cap. 2.2.3 – L’approccio sistemico all’analisi geoeconomica  Dalla seconda metà del XX secolo, il diffondersi delle teorie e dei movimenti ecologisti influenzò anche la scienza geografica riportando centralità alle relazioni con l’ambiente naturale  Negli anni Sessanta si pose all’attenzione degli studiosi la “Teoria Generale dei Sistemi” (TGS) messa appunto negli anni Trenta da Ludwig von Bertalanffy. È una teoria biologica e filosofico-epistemologica applicabile anche alle diverse scienze empiriche (economia, geografia…)  Una delle intuizioni chiave dell’approccio sistemico è stata quella legata all’interazione e alla formazione delle reti. Il modello reticolare è comune ad ogni organismo vivente e si forma in ogni sistema economico e sociale quando si generano strutture materiali (territori) e immateriali (conoscenza) Lo studio del cambiamento  I processi evolutivi avvengono attraverso cambiamenti, trasformazioni e aggiustamenti continui  Bertalanffy proponeva di abbandonare il modello meccanicistico di causalità lineare che separa le singole parti di un tutto per privilegiare un modello di causalità circolare che tenga in considerazione le interazioni tra le parti 16 Si definisce sistema un complesso di elementi in interazione tra di loro. Ogni sistema è formato da un insieme di elementi e relazioni che si sviluppano nel tempo e nello spazio, tali che l’intero risulti diverso dalla semplice somma delle parti e qualsiasi cambiamento di una di esse influenzi la globalità del sistema. Possiamo distinguere:  Sistemi aperti o Sono quelli in cui si realizza uno scambio di energia, materie prime o informazioni con l’esterno o Tutti i soggetti viventi possono essere concepiti come sistemi aperti  Sistemi chiusi  Sistemi isolati Feedback – dinamica del cambiamento continuo  Feedback positivi o Amplificano il funzionamento del sistema o Aumentano l’instabilità del sistema o Portano il sistema a divergere  Feedback negativi o Riducono le azioni di perturbazione o Aumentano la stabilità del sistema o Portano il sistema a convergere Meccanismo di azione-retroazione Il sistema interagisce con l’ambiente esterno mediante un meccanismo di azione-retroazione (feedback). I meccanismi possono essere:  Lineari (circolarità)  A catena (sequenzialità) Nei sistemi socio-economici è probabile la formazione di reti di interazioni con anelli di retroazioni. Tutti gli ecosistemi si mantengono stabili attraverso meccanismi di autoregolazione che agiscono in risposta a perturbazioni dell’equilibrio. Auto-organizzazione Poggia su due principi: 1. Principio della minima resistenza 2. Principio del massimo beneficio Le condizioni affinché un sistema possa auto-organizzarsi sono:  Non linearità delle relazioni (sistema complesso)  Apertura del sistema 17 Cap. 2.2.2 – Distanza La distanza ha un ruolo fondamentale sia per le scelte dei consumatori (dove comprare i beni), sia per quelle degli imprenditori (dove posizionare la loro impresa). Anche per i decisori pubblici diventa fondamentale dove posizionare i propri servizi (ospedali, scuole…). La distanza è il fattore che regola la distribuzione della popolazione e delle attività umane nello spazio; può essere vista come un attrito esercitato dallo spazio fisico per gli spostamenti e per questo viene visto come un costo economico. Le scelte localizzative seguono il criterio di minimizzare gli effetti della distanza per ridurne i costi. Le principali interazioni della distanza relativa sono:  Distanza-accessibilità: misura la facilità di raggiungere un luogo  Distanza-costo: misura i costi di trasporto in relazione al tempo  Distanza-densità: all’aumentare della distanza dal centro urbano diminuisce la densità della popolazione  Distanza-valore del suolo: all’aumentare della distanza dal centro urbano diminuisce la rendita del terreno  Distanza-sociale ed economica: differenziali di reddito tra luoghi centrali e periferici Accessibilità  Misura il tempo/costo necessario per raggiungere il luogo  La regola generale è che l’accessibilità tenda ad essere massima nel centro e diminuisca rapidamente allontanandosi  È un elemento importante per la mobilità e delle merci e dipende dalla qualità e quantità delle reti di trasporto e dal livello complessivo di sviluppo locale e nazionale  Le componenti principali per l’accessibilità sono: distanza, gravitazione e interazione tra due o più luoghi Agglomerazione Le attività umane tendono a concentrarsi sul territorio per usufruire delle economie di agglomerazione o economie esterne. Alfred Marshall ha introdotto la categoria di analisi delle economie di agglomerazione per descrivere i vantaggi che le imprese ricevono dal localizzarsi vicine alle altre in uno spazio contiguo. Le economie di agglomerazione sono considerate come economie di scala esterne, ovvero esterne alle imprese. I vantaggi economici che ne derivano si traducono in risparmi per le imprese e per la collettività, ad esempio costruendo infrastrutture i costi unitari si riducono ecc. Inoltre, l’agglomerazione avvantaggia la diffusione di innovazioni, idee e conoscenze. Secondo Marshall, questo è un effetto che si autoalimenta. 20 I vantaggi economici dipendono dalle relazioni che si creano tra le imprese in un’area geografica ristretta, come i distretti e le aree industriali. Le economie di agglomerazione si dividono in: 1. Economie di localizzazione: la vicinanza tra le imprese facilita la divisione per fasi del processo produttivo e riduce i costi di logistica e trasporti 2. Economie di urbanizzazione: il centro urbano offre alle imprese un ampio mercato del lavoro e permette una rapida diffusione delle innovazioni. Derivano da: a. Urbanizzazione primaria (es. reti stradali) b. Facilità di scambi di merci e mercato del lavoro differenziato c. Presenza di servizi pubblici (es. istruzione, sanità) e privati (alle imprese e alle famiglie) Economie esterne Sono date dai vantaggi che le imprese ottengono grazie alle scelte di localizzazione che si basano su:  La posizione del luogo rispetto al mercato, città e reti di trasporto  L’accessibilità misurata dalla distanza relativa L’eccessiva agglomerazione può formare delle diseconomie esterne; quando questo accade, la localizzazione inizia a risultare svantaggiosa per le imprese a causa dell’aumento dei costi (es. congestione del traffico, inquinamento). Per individuare la dimensione ottimale di agglomerazione possono essere tracciate le curve di agglomerazione relative ai servizi che le città offrono (reti di trasporto, energia, istruzione…). All’aumentare dei numeri di abitanti anche i vantaggi dovuti all’agglomerazione aumentano, ma quando si supera una certa soglia si riducono mano a mano fino a diventare diseconomie. Densità È una semplice misura di agglomerazione; si calcola sulla popolazione, imprese, occupati. Cap. 2.2.4 – Diffusione, interazione e flussi I processi di diffusione spaziale sono particolarmente importanti perché assumono significato se posti in relazione alla dimensione territoriale e al tempo di diffusione. La diffusione spaziale può avvenire per espansione o rilocalizzazione (spostamento da un luogo iniziale di origine, es. migrazioni della popolazione). La diffusione per espansione richiede il contatto tra persone o imprese tramite l’interazione e può avvenire per contagio diretto (es. malattie) o per via gerarchica. Modello di Hagerstrand: fasi della diffusione delle innovazioni 21 Le modalità di diffusione spaziale sono utilizzate per spiegare i processi di diffusione delle innovazioni. Uno dei principali modelli li divide in tre fasi: 1. Fase di introduzioni delle innovazioni e avvio del processo 2. Fase di espansione e del consolidamento 3. Fase di saturazione L’intensità e la durata di ciascuna fase dipende da:  Accessibilità  Grado di ricezione delle innovazioni del territorio  Capacità di apertura e adattamento LEZIONE 9 – RETI DI TRASPORTO E COMUNICAZIONE Cap. 2.4 – Le reti di trasporto e comunicazione I territori sono attraversati da reti e flussi e pertanto è necessario pensarli in termini di interazioni e concentrazioni più o meno dense governato dalla distanza misurata come costo, tempo, accessibilità. Nello spazio relazionale, le reti di trasporto rappresentano un esempio di territorializzazione e di interazione spaziale nella loro triplice dimensione: economica, sociale e ambientale. Le reti facilitano gli scambi e la comunicazione e rappresentano le infrastrutture necessarie alla connettività e accessibilità di un territorio. Le principali funzioni delle reti riguardano:  Comunicazione, sistema sociale  Scambio, sistema economico  Distribuzione, sistema geo-economico Le reti:  Trasportano energia, merci, risorse, persone  Catturano risorse, facilitano scambi e circolazione  Sono vie di comunicazione  Assicurano la circolazione lungo specifici vettori (strade, ferrovie…) I fattori che influiscono nella localizzazione delle reti di trasporto riguardano: la morfologia fisica del territorio e l’aspetto economico dello stesso. Un sistema di trasporto efficiente rappresenta un vantaggio competitivo per il mercato in termini di riduzione dei costi e tempi di percorrenza. Le reti di trasporto creano una differenziazione spaziale tra le aree centrali, dotate di reti dense ed articolate, e aree periferiche. 22 si pone come elemento di rottura col passato; sono tuttavia le relazioni sociali a guidare le tecnologie. Le informazioni rappresentano una risorsa al pari di capitale, lavoro e materie prime e sono quindi un fattore strategico. Ian Masser – I caratteri della risorsa informazione Ian Maser individua quattro diverse caratteristiche dell’informazione: 1. Una risorsa 2. Un bene immateriale che può essere prodotto e scambiato 3. Una ricchezza per l’intera collettività 4. Infrastrutture del territorio importanti quanto quelle tradizionali Internet e le reti telematiche Da un punto di vista geoeconomico, le reti telematiche hanno favorito il decentramento produttivo e residenziale sia per i costi bassi ed accessibili per ogni paese, sia per la loro flessibilità e adattabilità alle diverse funzioni e situazioni; tuttavia, continuano i processi di ulteriore concentrazione e agglomerazione nelle aree più ricche del mondo. Se, quindi, con la rivoluzione delle ICT si parla di annullamento della distanza nel mondo, questo è ancora oggi lontano dal realizzarsi perché anche l’espansione delle ICT segue logiche territoriali dettate dalla domanda. Il successo di internet dipende dalla capacità di generare economie esterne, cioè all’aumentare del numero di utenti aumentano anche i vantaggi per le imprese e per gli utenti stessi. Cap. 2.4.4 – Il digital divide: telecomunicazioni e territorio Nelle ITC i divari geoeconomici sono molto forti a scala mondiale. Si definisce digital divide la misura della possibilità di accedere alle ITC; si misura usando tre indicatori: 1. Famiglie e persone che posseggono un PC 2. Numero di abbonamenti telefonici per abitante 3. Utilizzo di internet Le reti telematiche sono importanti perché accelerano la globalizzazione. LEZIONE 10 – L’ANALISI GEOGRAFICA DEL PROCESSO ECONOMICO Cap 3.1 – Le teorie classiche dell’organizzazione spaziale Le basi per una teoria geografica sulla localizzazione delle attività economiche furono gettate da alcuni economisti e geografi tedeschi, tra cui Johann Heinrich, Von Thunen, Alfred Weber e Walter Christaller che elaborarono i primi modello teorici:  Modello del von Thunen: la rendita fondiaria (settore primario) 25  Modello di Weber: i criteri per la localizzazione industriale (settore secondario)  Modello di Christaller: Central Place Theory (settore terziario) Sono teorie che si basano sulla ricerca di regolarità, di regole generali e di spiegazioni valide per ogni analisi e che si differenziano dalle teorie economiche per la loro spazialità. Il ruolo della distanza relativa Nei primi anni dell’Ottocento, von Thunen osservò come le singole colture agricole si localizzassero attorno al mercato formando degli anelli concentrici per massimizzare la rendita agraria. Ipotizzò che la rendita possa efficacemente rappresentare il valore di uso del suolo, non solo in funzione della sua fertilità, ma anche della posizione e dell’accessibilità rispetto al mercato. Queste teorie e i relativi modelli hanno in comune il fattore distanza, nel senso che la distanza rappresenta un criterio decisivo per la localizzazione spaziale delle attività economiche; tra la distanza dal mercato e il costo di trasporto dei prodotti, infatti, si suppone una relazione lineare. Cap. 3.1.1 – Il modello di von Thunen Le ipotesi sulle quali si basa il modello sono:  Lo spazio è astratto, uniforme e isotropico, cioè non ci sono ostacoli alla circolazione. Porta come esempio quello di una pianura dove le condizioni climatiche e di fertilità sono uguali ovunque (così come i costi per ogni agricoltore)  Al centro di questa pianura vi è una città, l’unico luogo di mercato  Non c’è la possibilità di scambi con altri paesi (sistema chiuso)  L’obiettivo è quello di massimizzare i profitti  Il mercato è di concorrenza perfetta L’ipotesi di base è quella che il valore economico del suolo sia determinato dalla posizione geografica e dalla sua accessibilità nello spazio. La regola generale è che all’aumentare della distanza dal centro urbano, la rendita di posizione diminuisce. Le critiche a questo modello sono quelle della scarsa corrispondenza con il paesaggio agricolo reale. Per differenziare lo spazio preso in ipotesi, von Thunen introdusse un fiume navigabile per facilitare i trasporti e ridurne il costo; questo comporta una modifica degli anelli che si dispongono quasi paralleli al fiume grazie alla maggiore accessibilità. Cap. 3.1.2 – Il modello di ottima localizzazione di A. Weber Weber intendeva individuare i criteri per trovare l’ottima localizzazione delle attività industriali. Osservò che le industrie tendono a localizzarsi dove il costo di produzione è minore. 26 Inizia distinguendo tra costo delle merci e costo di produzione, che varia a seconda dei luoghi. Nel modello weberiano, la variabile fondamentale da minimizzare è il costo di trasporto. Il modello di spazio geoeconomico delle attività industriali è formato da un ipotetico triangolo che ha per vertici:  I luoghi di approvvigionamento delle materie prime  I luoghi di produzione  I luoghi del consumo La teoria weberiana offre una spiegazione orientata a minimizzare il costo di trasporto. Per rendere meno astratto il suo modello, immaginò che sulle scelte dell’ottima localizzazione industriale potessero influire altri due fattori: 1. Il costo del lavoro 2. L’agglomerazione La contiguità e la vicinanza rappresentano, quindi, per le industrie dei vantaggi sia di integrazione, sia di specializzazione. Anche questo modello presuppone ipotesi molto restrittive e quindi è poco realistico, ma ha gettato le basi degli studi in questo ambito. (!) Cap. 3.1.3 – Central Place Theory di W. Christaller Considera le città come il luogo di mercato ed applica un sistema funzionale gerarchico a seconda della rarità dei servizi e del grado di centralità. Ha come ipotesi:  Spazio omogeneo, isotropico, astratto  Mercato di concorrenza perfetto  Ogni punto dello spazio deve essere servito Nel modello, il mercato delle località centrali assume una conformazione circolare dove ad ogni punto corrisponde un cono di comanda circolare le cui dimensioni sono date dalla portata, ossia dalla distanza massima che i consumatori sono disposti a percorrere. La rendita di posizione dipende dall’accessibilità che a sua volta è inversamente proporzionale rispetto alla distanza dal centro. Ne segue una organizzazione gerarchica degli insediamenti basata sul fatto che beni e servizi più rari e più costosi possono essere forniti solo nelle città di rango più elevato a causa della presenza di un mercato più ampio. Partendo dal presupposto che la popolazione non sia distribuita in maniera omogenea, Christaller ipotizza che le aree centrali siano densamente abitate, a differenza delle altre a rango minore. Pertanto, anche i beni e servizi si concentreranno laddove la domanda è più elevata; si ottiene così un’offerta spazialmente differenziata. 27 Erano, quindi, le grandi aree urbane il vero centro del sistema ed erano queste ad innescare relazioni di dominanza con le aree dipendenti; questa struttura si può trovare sia all’interno dei paesi, sia in scala mondiale, con un sistema formato da quattro ambiti: 1. Le aree centrali formate dalle aree urbano-industriali, con alta concentrazione di tecnologia e ampia disponibilità di capitali 2. Le aree periferiche ben collegate a quelle centrali, con attività economiche impiantate dal centro 3. Le aree di frontiera, le cui attività sono legate allo sfruttamento di risorse naturali 4. Le aree periferiche in via di marginalizzazioni, caratterizzate da penuria di investimenti ed emigrazione (!) Cap. 3.3.3 – La teoria del Sistema-mondo Fu Wallerstein ad elaborare la Teoria del Sistema-mondo. Partì dal riferimento al concetto di sistema. Sosteneva che per comprendere lo sviluppo economico dobbiamo capire a quali sistemi facciano riferimento i processi di creazione di ricchezza. Wallerstein sostiene che l’economia si è sempre organizzata in sistemi sociali sostanzialmente chiusi, all’interno dei quali si realizzava una divisione del lavoro. Con l’integrazione di un numero crescente di mini sistemi hanno iniziato a formarsi imperi-mondo (spazi economici vasti che comprendevano più popolazioni ed ha un solo governo) ed economie-mondo (se, al contrario, sono formati da più stati). Nel XVI secolo si forma una economia-mondo articolata e moderna: l’economia- mondo europea, che deve il suo successo alla sua natura capitalistica. Sarà la competitività degli Stati a portare all’espansione geografica dell’economia-mondo europea attraverso la navigazione oceanica; verrà così a crearsi un sistema-mondo economicamente, socialmente e politicamente organizzato in tre aree: 1. Centro: è un sistema di grandi città dove una acquisisce la supremazia e organizza la dinamica degli scambi (es. Londra che era al centro mondiale del commercio dei due mercati oceanici) 2. Semiperiferia: è una categoria dimanica 3. Periferia Questa teoria prende il nome di Modern World-System. Cap. 3.4 – Le teorie post-fordiste Negli anni Settanta si ebbe la crisi del Fordismo, una recessione decennale caratterizzata da due shock petroliferi. 30 Da questa crisi ebbe luogo una forte ristrutturazione dell’economia mondiale, iniziata negli anni Ottanta, che prese il nome di globalizzazione. Vengono così integrati i mercati interni nazionali e la specializzazione industriale inizia a migrare dalle tradizionali regioni del centro verso nuovi spazi, specialmente nell’Asia orientale e, in particolare, in Cina. Questi nuovi spazi l’industria continua a comportarsi come ha sempre fatto, cioè polarizzando la crescita e innescando forti differenziali regionali di sviluppo. L’industria, così, non è più l’attività economica primaria dell’Occidente, dove le regioni vanno specializzandosi nei servizi. Si parla di economia post-industriale. Cap. 3.4.1 – La nuova divisione internazionale del lavoro Si inizia a parlare, a fine anni Settanta, di globalizzazione dei mercati. Nel 1977, il lavoro di Frobel, Heinrichs e Kreye sulla nuova divisione internazionale del lavoro individua nella crisi degli anni Settanta una netta discontinuità, ipotizzando la fine della traiettoria di sviluppo industriale dell’Occidente. Il lavoro prevede, inoltre, la rilocalizzazione della produzione e l’avvento di mercati e oligopoli globali; le aziende avrebbero iniziato ad organizzarsi in base al mercato mondiale, non più a quello interno. Il prezzo della ristrutturazione sarebbe stato pagato dal lavoro. Cap. 3.4.2 – La produzione flessibile Michael J. Piore e Charles Sabel leggono lo sviluppo industriale come un processo caratterizzato da due grandi spartiacque: 1. Il primo sarebbe avvenuto all’inizio dell’Ottocento e avrebbe generato la produzione di massa 2. Il secondo è individuabile nella crisi del Fordismo, dove alla produzione di massa si sostituisce la produzione flessibile (!) Cap. 3.4.4 – Lo sviluppo endogeno e la centralità del territorio La specializzazione flessibile era una delle interpretazioni del mutamento attraverso cui la dimensione locale veniva rivalutata. Le interpretazioni della globalizzazione si basavano sempre più sul concetto duale globale-locale per significare che i due termini erano reciprocamente necessari e che non si poteva comprendere l’uno senza l’altro. La capacità di guidare i processi da un centro, con delle strategie top down, veniva sostituito nella considerazione della teoria dello sviluppo endogeno, basato sulle risorse interne e generato da attori locali attraverso iniziative bottom up. Cap. 3.4.5 – L’accumulazione flessibile 31 L’interpretazione geografica più radicale dei processi di sviluppo viene dal geografo David Harvey, che associa la modernità alla fase industriale matura del fordismo, a cui secondo lui corrisponde un particolare regime di accumulazione. Con questo termine, i regolazionisti intendono una particolare forma organizzativa della produzione che si afferma per lungo tempo, come, appunto, il modello fordista. La crisi del regime di accumulazione fordista porta alla nascita di un nuovo regime di accumulazione flessibile. Flessibili devono diventare, quindi, le forme organizzative delle imprese, i costi di produzione, i mercati del lavoro e, a questo scopo, è fondamentale operare politiche di deregolazione dei mercati. Cap. 3.4.6 – La Evolutionary Economic Geography La Geografia Economica Evoluzionista (GEE) si sviluppa a fine anni Novanta e si focalizza sui processi con i quali l’economia si trasforma dal suo interno. Le teorie sull’evoluzione economica devono soddisfare tre requisiti base: 1. Devono essere dinamiche 2. Il passato è un’eredità che condiziona il comportamento degli attori economici nel presente e nel futuro 3. Le teorie evolutive devono analizzare l’impatto della novità come agente principale dell’auto- trasformazione LEZIONE 11 – LA GEOECONOMIA DELLE RISORSE Cap. 4.1 – Le risorse: concetti, definizioni e tipologie Il concetto di risorsa spazia dalle risorse naturali a quelle umane e, pertanto, racchiude una pluralità di significati. Nel sistema economico, le risorse assumono valore di mercato quando vengono impiegate nel sistema produttivo. Un vero salto nel consumo di risorse naturali c’è stato nel Novecento sotto la spinta della crescita demografica e dell’affermarsi della società dei consumi di massa. Possiamo distinguere le risorse in:  Materiali o Incontrano il limite ecosistemico del nostro pianeta, sia nei consumi che nella capacità di rigenerazione o Non sono distribuite in maniera omogenea nel mondo  Immateriali (risorse umane, conoscenza) o Possono essere considerate illimitate e tendono ad accumularsi nel tempo o Possono potenzialmente essere distribuite ovunque 32 4. Dimensione economica Cap. 4.2 – Produzione e consumo di energia Il divario tra andamento demografico e domanda di energia si è accentuato nella seconda metà del Novecento quando quest’ultimo ha iniziato una crescita esponenziale in seguito all’affermarsi della società dei consumi di massa. L’uso dell’elettricità ha rappresentato una innovazione energetica fondamentale. La produzione e il consumo energetico sono profondamente differenziali su scala globale: il principale contributo alla crescita del fabbisogno energetico globale viene dalla Cina e dagli Stati Uniti; dal 2010 è la Cine il primo produttore e consumatore di energia. Il consumo elettrico viene usato come indicatore di crescita economica e sviluppo sociale in quanto l’energia non solo è il motore dell’economia, ma anche della società. Cap. 4.2.1 – La transizione energetica Per transizione energetica si intende il passaggio da una fonte energetica dominante ad un’altra. Ogni passaggio ha portato un cambiamento tecnologico nel sistema produttivo e sociale. Nella storia, il legno è stato la risorsa energetica principale fino all’Ottocento, quando fu soppiantato dal carbone. LEZIONE 13 – LE RISORSE ENERGETICHE FOSSILI Cap. 4.3.1 – Il carbone e il gas naturale Il carbone è un combustibile fossile solido e deriva dalla trasformazione e decomposizione dei resti di antiche foreste; per la sua formazione occorrono milioni di anni (il carbone che usiamo oggi si è formato 350 milioni di anni fa). Viene usato sia per produrre energia, sia nel settore siderurgico e chimico. Le risorse globali di carbone sono molto consistenti e sono distribuite nelle regioni temperate del mondo; ha rappresentato una delle principali voci di commercio fino al 1950. Il gas naturale È composto da idrocarburi gassosi formatisi lentamente in milioni di anni; i principali gas naturali sono metano ed elio. La loro ubicazione coincide spesso con quella del petrolio. Il gas naturale è stata l’ultima fonte ad essere utilizzata per produrre energia; la sua estrazione e produzione ha avuto inizio verso fine anni Settanta. Prima di allora, il gas che fuoriusciva dai pozzi petroliferi veniva semplicemente rilasciato nell’ambiente. 35 Il suo massiccio impiego ha portato alla costruzione dei gasdotti, che possono essere sia terrestri che marini. Il gas naturale è il combustibile fossile che inquina meno a parità di resa energetica. Shale oil e shale gas, la rivoluzione che ha cambiato il mondo dell’energia Lo shale gas è il gas naturale intrappolato in particolari rocce (shale, scisto in italiano). Il Nord America sta vivendo una vera rivoluzione energetica dal 2007 grazie alla produzione di shale gas, con una produzione pari al consumo annuale di Italia, Germania, Francia e Spagna messe insieme. Il vantaggio dello shale gas è soprattutto economico. Cap. 4.3.2 – Il petrolio Il petrolio è un insieme di sostanze naturali che si trovano di norma associate a rocce sedimentarie. I depositi di combustibile si formano in circa 100.000 anni. La sua utilizzazione è antichissima: il bitume fu impiegato già in Mesopotamia nel 3000 a.C. L’estrazione di petrolio inizia verso fine Ottocento. La sua crescente domanda ha influito significativamente sullo sviluppo di ogni paese. L’avvento dell’automobile e dei trasporti ha contribuito a far diventare il petrolio la fonte energetica predominante dal Novecento ad oggi. Gli spazi del petrolio La risorsa petrolio è distribuita in maniera disomogenea nel mondo. I principali paesi produttori sono: USA, Arabia Saudita, Russia, Venezuela. Il Medio Oriente produce oltre un terzo del petrolio esportato in tutto il mondo; seguono la Russia, coi suoi giacimenti in Siberia, e l’America del Nord, anche se in costante declino. La crescita della domanda ha portato ad una progressiva separazione tra luoghi di produzione e luoghi di consumo del petrolio. Il trasporto e la logistica, così come i porti, giocano un ruolo fondamentale nella distribuzione. Ha assunto, per questo motivo, sempre più importanza strategica il controllo geopolitico di stretti e di terre attraversati dai condotti. I paesi che consumano più petrolio in valore assoluto sono USA e Cina; per consumi pro capite, invece, sono Arabia Saudita, Canada e USA. 36 Nonostante una progressiva perdita di quote di mercato dal ’73, il petrolio rappresenta ancora la fonte energetica principale più usata al mondo. Il petrolio e i suoi derivati si posizionano al primo e al secondo posto delle esportazioni mondiali, seguiti dalle automobili. Le prime previsioni sulla fine delle riserve di petrolio risalgono al 1956, quando Marion Hubbert ipotizzò che il declino della risorsa sarebbe iniziato a partire dagli anni Settanta. In realtà, questa teoria si rivelò incompleta poiché fondata su dati che non tenevano conto dello sviluppo tecnologico e dell’andamento dei prezzi: diversi studi smentirono le ipotesi di Hubbert e il picco di produzione fu spostato avanti nel tempo. Di recente, nuove teorie hanno ipotizzato che non è il petrolio ad essere prossimo all’esaurimento, ma sarà la domanda a ridursi e quindi i consumi. L’offerta di prodotti energetici è determinata dal prezzo di mercato; è il petrolio europeo, chiamato Brent, a dare i riferimenti per il prezzo totale. Brent è un giacimento di petrolio nel Mare del Nord il cui sfruttamento parte nel 1976. Il petrolio WTI è una materia prima di elevata qualità proveniente dal Texas. Gli shock petroliferi e l’Opec Durante gli anni Settanta ci sono stati due shock petroliferi. Il primo (1970-71) fu causato dalla guerra tra Egitto e Israele e dalla sovrapproduzione di petrolio, ma anche per l’azione dell’Opec (Organization of the Petroleum Exporting Countries). Il secondo shock ci fu nel 1978 con la rivoluzione iraniana e la nazionalizzazione dei campi petroliferi, oltre alle politiche di risparmio energetico messe in atto da Europa e USA. La rivoluzione dei prezzi del petrolio: shale oil e fracking Si definisce fracking una nuova tecnologia del petrolio che ha influito sull’andamento dei prezzi dello stesso, a fronte di un raddoppio della produzione, nel 2018, soprattutto negli USA e in Arabia Saudita. Petrolio e inquinamento  A bocca di pozzo: quando viene estratto, vengono inquinate aria e acqua (scala locale)  Durante il trasporto: dai luoghi di produzione a quelli di distribuzione (scala mondiale)  Durante l’utilizzo: con il processo di combustione (scala locale) 37 Il settore minerario Lo scenario del settore minerario globale è caratterizzato da:  Forte crescita delle esportazioni dagli anni Cinquanta  Progressiva riduzione del costo di trasporto  Estensione a scala globale delle aree di estrazione  Diffusione dell’attività estrattiva Nel tempo, l’attività estrattiva ha portato alla creazione di regioni minerarie, aree specializzate in estrazione ed esportazione di materie prime. Gli effetti geoeconomici sono:  A scala mondiale: aumento della domanda, innovazioni e riduzione dei costi hanno avuto l’effetto di ampliare a scala globale le aree di estrazione  A scala regionale: gli impatti riguardano l’organizzazione del territorio e dell’ambiente A scala globale, si possono individuare quattro tipologie di spazi minerari o macroregioni minerarie: 1. Europa e Giappone: sono due macroregioni con alti consumi, ma con bassa disponibilità 2. America settentrionale: alti consumi e alte esportazioni; ricca dotazione di risorse 3. Russia ed Est Europa: consumi interni in crescita, ricca dotazione 4. Sud del mondo: consumi interni bassi; dotazione disomogenea Minerali critici L’elenco dei minerali considerati critici si allunga rapidamente: sono considerati quelli economicamente e strategicamente importanti, ma che sono associati ad alti rischi nelle aree di estrazione. Sono importanti perché vengono usati nelle industrie ad alta tecnologia; non sono critici per la loro scarsità, ma per il loro ruolo chiave in settori strategici e perché sono concentrati in pochi paesi (es. litio). LEZIONE 16 – LE RISORSE RINNOVABILI Cap. 4.5 – Le risorse energetiche rinnovabili Sono fonti di energia che non si esauriscono durante il loro utilizzo, ossia il loro sfruttamento non pregiudica il loro uso da parte delle generazioni future. Derivano dai flussi di radiazione solari che vengono assorbite dal suolo e trasformate in energia termina dal terreno e dagli strati d’aria più bassi, così come in calore di evaporazione. La radiazione solare dà origine a diverse fonti di energia rinnovabile: 40  Eolica  Solare termica  Fotovoltaica  Biomassa  Produzione di biocarburanti  Idroelettrica La quantità di energia derivabile dalle rinnovabili dipende dalle qualità geofisiche del luogo. A differenza dei combustibili fossili, nel caso delle rinnovabili ogni territorio avrà a disposizione un proprio potenziale energetico locale. In uno scenario futuro, il suolo diventerà una risorsa e paesi con elevate estensioni, come Russia, Australia e Canada, potrebbero risultare depositari di vasti potenziali energetici. Ad oggi, il potenziale energetico locale è sfruttato marginalmente a causa di tre limiti tecnici: 1. Le risorse rinnovabili hanno bisogno di ampi spazi per produrre elevati livelli di energia 2. La produzione non è continua a causa della variabilità giornaliera, stagionale e climatica 3. Le rinnovabili coprono il settore dell’energia elettrica, mentre ad oggi il principale responsabile delle emissioni è il settore dei trasporti Tuttavia, il freno maggiore allo sviluppo delle rinnovabili è stato il loro costo di produzione, decisamente più elevato rispetto a quello del petrolio; l’aumento del prezzo del greggio, però, sta contribuendo a cambiare questo scenario. Energia eolica È una fonte rinnovabile che sfrutta l’energia cinetica del vento. Un impianto eolico tipico è composto dalle wind farm, generalmente disposte sulle colline. Esistono anche impianti offshore, costruiti in mare; rappresentano un’utile soluzione per i paesi costieri densamente popolati. Energia solare termica Applicazioni di questo tipo di energia risalgono fino al 1700. È oggi una realtà estremamente vantaggiosa, ma essendo una fonte di energia aleatoria sulla superficie terrestre, i collettori solari termici vanno realisticamente considerati integrativi rispetto alle tecnologie tradizionali. Energia fotovoltaica 41 L’energia solare viene convertita in energia elettrica sfruttando materiali semiconduttori; la tecnologia più diffusa è quella a base di celle di silicio nei pannelli fotovoltaici. In Italia, il mercato ha visto un boom a fine anni Novanta, per poi rallentare e dal 2008 riprendere a crescere. Il nostro è il quinto paese per capacità installata ed il quarto per capacità pro capite, con una produzione che ad oggi copra l’8.7% del fabbisogno nazionale. I pannelli fotovoltaici non hanno impatti negativi sull’ambiente, ad esclusione della fase di produzione delle celle. Energia da biomassa La radiazione solare, assorbita dalle piante, dà vita ad un processo di trasformazione di energia luminosa in energia chimica. Questa viene accumulata dalle piante sotto forma di composti chimici di carbonio; l’energia chimica può essere trasformata ed i possibili utilizzi sono:  Combustione per la produzione di energia termica ed elettrica  Trasformazione industriale per la produzione di combustibili liquidi e gassosi Biocarburanti La materia vegetale può essere modificata al fine di ricavare combustibili liquidi, come biodiesel, bioetanolo e gas metano. Il biodiesel è in grado di sostituire il diesel di origine petrolifera. Il bioetanolo può essere sostituito alle benzine per motori a scoppio nelle auto flessibili. Energia idroelettrica È la risorsa energetica rinnovabile attualmente più sfruttata al mondo; con una quota del 18%, è seconda solo al carbone. La sua produzione non provoca emissioni gassose o liquide, ma gli impianti idroelettrici possono portare con sé alcuni impatti ambientali. LEZIONE 17 – L’ACQUA E LE FORESTE L’acqua è la risorsa vitale per definizione; nutre e permea l’intero geosistema. Nel mondo, l’acqua è per il 96% salata e per il restante 4% dolce. Negli ultimi due secoli, il consumo di acqua dolce è costantemente aumentato, principalmente a causa della crescita demografica e della conseguente crescita dell’agricoltura: nel corso del Novecento la popolazione mondiale è triplicata, mentre il consumo d’acqua è sestuplicato. Secondo l’Unicef, una persona su tre non ha accesso ad acqua potabile. 42  Per il sistema politico ed è alla base di ogni processo di trasformazione del territorio. Tuttavia, se la popolazione cresce in maniera rapida può esercitare pressioni sull’ecosistema, sulle risorse e sul territorio. Nel tempo, la popolazione mondiale ha avuto un andamento caratterizzato da cicli di espansione e di flessione. Le condizioni ambientali e la disponibilità di spazio agricolo hanno posto dei vincoli alla crescita, rendendola dipendente dall’ambiente naturale. Fino al Settecento il ritmo di crescita demografica è stato lento; ha iniziato ad assumere ritmi più veloci con la rivoluzione industriale e nel 1900 ha assunto un andamento esponenziale. I grandi cambiamenti del Novecento hanno portato anche ad uno spostamento del peso demografico mondiale, spostandolo dai paesi del nord a quelli del sud del mondo: la crescita non è, infatti, uniforme, ma è molto più forte nei paesi del sud. Analisi demografica  Bilancio demografico  Andamento demografico  Caratteri della popolazione Piramidi di età della popolazione Sono dei grafici utili a comprendere i differenziali di sviluppo e le fasi della transizione demografica. Modalità della distribuzione geografica  Modello economico dominante rurale-agricolo o Popolazione prevalentemente dispersa o Mondo rurale  Modello economico dominante industriale o postindustriale o Popolazione prevalentemente concentrata o Mondo urbano Transizione demografica L’organizzazione socioeconomica e politica di un territorio è espressione diretta delle modalità di aumento o declino della popolazione nel tempo. 45 L’andamento della popolazione è variabile perché dipende da un insieme di elementi: risorse, sviluppo economico, politiche demografiche, cultura, sanità. In Europa, nel corso del Novecento si è compiuto il ciclo demografico moderno: la speranza di vita passa da 25 a 85 anni, mentre le nascite passano da 30 per mille a 10 per mille. Il ciclo della transizione è composto da quattro fasi: 1. Prima fase: alto-stazionaria. È caratterizzata da alti tassi di natalità e mortalità 2. Seconda fase: prima espansione. È caratterizzata dall’abbassamento del tasso di mortalità 3. Terza fase: espansione rallentata. Cala il tasso di natalità fino ad arrivare a valori simili al tasso di mortalità 4. Quarta fase: basso-stazionaria. La mortalità si mantiene bassa mentre il tasso di natalità può avere piccole oscillazioni È un processo che si è concluso da tempo nei paesi economicamente avanzati, di recente in Asia ed è in corso in Africa. Si definisce transizione intersettoriale quando, in parallelo con la diminuzione dei tassi di natalità e mortalità, la maggior parte degli occupati è occupato nel settore primario, successivamente si sposta nel secondario fino a quando la maggior parte della popolazione è occupata nel settore terziario. Cap. 4.11 – I flussi migratori I flussi migratori hanno fatto parte della storia dell’umanità e la motivazione di fondo resta quella di migliorare le condizioni di vita. La geostoria delle migrazioni mondiali non è lineare, ma è fatta di numerose ondate con caratteri e tempi diversi. Nei secoli, il fattore di attrazione prevalente è stato quello di richiesta di manodopera per il settore agricolo, mentre il fattore di espulsione dipendeva dalla fame di terre dei paesi europei. La differenza nel livello di sviluppo dei paesi continuerà ad alimentare la mobilità migratoria mondiale. I flussi migratori internazionali possono essere considerati come un fenomeno della globalizzazione e sono espressione di divari socio-economici. Modello di Zelinsky È una teoria della transizione che collega le migrazioni con le transizioni di fondo della popolazione (demografica, intersettoriale, rurale-urbana). Il modello si divide in tre fasi: 1. Caratterizzata dal mondo agricolo preindustriale, i flussi migratori avvenivano soprattutto tra aree rurali 2. L’industrializzazione richiede forza lavoro e i flussi crescono rapidamente verso le aree urbane 3. I flussi migratori dominanti sono tra le aree urbane del mondo 46 LEZIONE 19 – POLITICHE E METODI DELLA SOSTENIBILITA’ Cap. 5.1 – Ambiente, ecosistemi, pressioni L’ambiente ha dei limiti di alterazione e di consumo (finitezza dell’ecosistema). Il processo con cui ci stiamo avvicinando ai suoi limiti è caratterizzato dall’evoluzione della popolazione mondiale. Il ritmo dell’aumento demografico degli ultimi due secoli non è compatibile con la capacità di equilibrio dell’ecosistema. La criticità del quadro viene evidenziata se guardiamo il balzo della produzione industriale, l’indicatore più immediato della pressione sulle risorse e sull’ambiente: dall’anno 1 ad oggi è cresciuta di 600 volte. La nostra epoca geologica prende il nome di antropocene; è un’epoca in cui l’ambiente viene fortemente condizionato su scala sia locale che mondiale dagli effetti dell’azione umana. Ecosistema: è il sistema degli organismi presenti in ogni ambiente naturale, l’insieme delle relazioni reciproche e le relazioni con l’ambiente. Ecologia: insieme delle conoscenze riguardanti l’economia della natura. Questione ambientale  Primo avvio negli anni Sessanta  Nascita di associazioni ambientalistiche o WWF o Greenpeace o Friends of Earth  Lavoro del Club di Roma o Associazione volontaria di un gruppo di ricercatori internazionali o Incaricò dei ricercatori del MIT di indagare sulle cause e sulle conseguenze della crescita di popolazione, industria, agricoltura, consumo di risorse, inquinamento La WCED, World Commission on Environment and Development, individua un triplice ordine di problemi generati dalle attività dell’uomo sull’ecosistema: 1. Problema demografico 2. Problema energetico 3. Problema politico Viene data la definizione di sviluppo sostenibile: è lo sviluppo che soddisfa le necessità della generazione attuale senza compromettere quelle delle generazioni future. Si basa su tre principi: 1. Equità 47
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