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La Letteratura Anticlassicista del Sedicesimo Secolo: Teofilo Folengo e Angelo Beloco - Pr, Sintesi del corso di Letteratura Italiana

La letteratura anticlassicista del primo cinquecentosesso, caratterizzata da fermenti alternativi come la lingua maccheronica di teofilo folengo e la creazione del personaggio di contadino pavano di angelo beloco (ruzante). La lingua maccheronica, basata sulla grammatica latina ma costruita nelle frasi nell'ordine sintattico del volgare, diventa un mezzo espressivo eccezionale con l'opera di folengo. Beloco, nato a padova, si distingue per le sue doti di attore e crea personaggi bizzarri e attribuisce il suo lavoro a vari personaggi. La lingua di ruzante si scontra con il rude dialetto pavano e bergamasco, creando un contrasto interessante. I testi di ruzante, come parlamento e bilora, rivelano una drammatica violenza e un fondo di motivazioni economiche e materiali, dando una immagine concretissima della realtà italiana di quegli anni.

Tipologia: Sintesi del corso

2017/2018

Caricato il 26/11/2018

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Scarica La Letteratura Anticlassicista del Sedicesimo Secolo: Teofilo Folengo e Angelo Beloco - Pr e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! Teofilo Folengo La letteratura del della prima metà del sedicesimo secolo è percorsa da fermenti alternativi chiamati anticlassicisti. Queste si caratterizzano per le contaminazioni di linguaggi diversi, un caso particolare fu segnato dalla lingua maccheronica il cui uso letterario si sviluppò all’interno delle università. Questa lingua si basa sulla grammatica latina ma costruisce le frasi nell’ordine sintattico del volgare. con l’opera di Folengo (Opus macaronicum) questa lingua diventa un eccezionale mezzo espressivo. Nato a Mantova nel 1491 ed ebbe modo di entrare a contatto sia con ambienti popolari che elevati. Nei suoi ultimi anni scrisse opere religiose tra cui il poema di dieci libri La umanità del figliuolo di Dio mentre nelle altre opere l’autore si nascondo dietro maschere bizzarre e attribuisce il suo lavoro a vari personaggi. Il corpo della poesia maccheroniche ruota intorno al Baldus composto da ben venticinque libri. La parodia ha come obbiettivo principale l’Eneide, narra l’infanzia del giovane Baldo che partecipa alla vita umile di Mantova fino a diventare capo di una banda di teppisti. A partire dall’undicesimo libro lui e i suoi seguaci intraprendono un viaggio che li condurrà in luoghi magici che si dimostra poi un percorso di iniziazione. Dopo aver incontrato lo stesso poeta sotto il nome di Merlin Cacai la banda si dirige verso l’inferno nel quale raggiungono un’immensa zucca vuota in cui trovano cantori e poeti sottoposti alla tortura da tremila barbieri che trappano loro i denti, questo posto è anche dimora dell’autore che, torturato come gli altri, mette fine al poema. Rifiuta quindi di approdare ad un punto di arrivo definitivo e l’unica sua legge è quella del paradosso. Angelo Beloco (Ruzante) Nacque nel 1496 a Padova e nella sua vita si distinse per le sue doti di attore organizzando recite e feste teatrali ma soprattutto creando un originale personaggio di contadino pavano (padovano). Il suo primo testo scritto è la Pastoral: con la struttura di ecloga traduce in forme drammatiche e sceniche gli schemi della letteratura pastorale, ma la lingua dei pastori arcadici si scontra qui con il rude dialetto Pavano di Ruzante, e con il dialetto Bergamasco parlato da un vecchio medico, suo servo. Intorno al 29 scrive e rappresenta 3 notevoli atti unici, o dialoghi: Dialogo Facetissimo; Parlamento de ruzante che iera vengu' de campo (il personaggio di Ruzante giunge a Venezia per riprendersi la moglie Gnua ma viene picchiato dal nuovo amante); Bilora (il contadino Bilora giunge a Venezia per riprendersi l mogli, divenuta amante del vecchio mercante Andronico, dopo una serie di scontri egli accoltella il vecchio). Nelle orazioni destinate ai due cardinali Ruzante si richiama al conflitto tra città e campagna. Soprattutto il PARLAMENTO e IL BILORA, composti mentre le campagne padovane subivano la carestia del 1528-29, rivelano un fondo di drammatica violenza. Tutto sfocia in una crudele potenza drammatica, in un nesso di motivazioni economiche e materiali e di sentimenti violenti ed elementari che danno un'immagine concretissima della realtà italiana di quegli anni.
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