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RIASSUNTI OPERE DI VITTORIO ALFIERI, Appunti di Filologia italiana

In questo riassunto è presente la narrazione dei principali eventi e l'analisi critica delle seguenti opere: Vita scritta da esso, Tirannide, Del principe e delle lettere, Saul, Filippo. Inoltre ho inserito i cenni storici legati ai fatti narrati e le più importanti figure retoriche.

Tipologia: Appunti

2020/2021

In vendita dal 14/06/2021

Fra.Stefanelli032
Fra.Stefanelli032 🇮🇹

4.1

(34)

23 documenti

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Scarica RIASSUNTI OPERE DI VITTORIO ALFIERI e più Appunti in PDF di Filologia italiana solo su Docsity! MAPPA RIASSUNTIVA LETTERATURA MAGISTRALE Alfieri a Roma La svolta verso l’antico: soltanto i soggetti antichi rendono grandi i loro autori. Alfieri criticherà il Filippo per la troppa modernità del fatto. Roma: costituiva il patrimonio storico di tutti i cittadini d’Italia, indipendentemente dai piccoli stati d’appartenenza. Si tratta del luogo del volto pubblico, si offre come palcoscenico da cui parlare delle repubbliche delle lettere e in cui Alfieri cerca il massimo della notorietà. Roma è fondamentale per il ripensamento della poetica alfieriana che d’ora in avanti avrebbe orientato le sue scelte inseguendo miti e personaggi circondati da una aura classica e biblica. Congiura dei pazzi: dal febbraio al maggio del 1781 aveva letto quest’opera. Alfieri cassò nella sua revisione la parte più radicale che prevedeva due tramate congiure. La prima era contro i Medici e la seconda comportava lo spargimento di molto sangue ed era finalizzata al ripristino del popolare governo. Dispense copisteria Mirafiori Vittorio Alfieri: nacque ad Asti nel 1749, nel 1772 inizia un grand tour, entrando nell’Arcadia declama il Saul, nel 1790 riprende la scrittura della Vita e muore nel 1803. Società segreta: fondata da Alfieri, essa era regolata da regole e riti affini alla Massoneria, componevano testi satirici e libertini con allusioni a figure politiche della corte. Drammaturgia della congiura: Alfieri guarda alla sua forma senza riuscire a realizzarla, a causa delle cesure antropologiche, politiche, religiose vigenti per tutto il teatro del Settecento. Teatro alfieriano: da Plutarco assume la funzione di modello della tensione eroica, attingendo al ai classici trova le parole per il suo teatro. Così alla declamatoria francese sostituisce un’oratoria patinata d’antico. Vi è un ritmo incalzante, un rapporto agonistico con il destino fissato nell’alternanza vendetta-morte, libertà- morte, propri del linguaggio del giuramento. Bruto 1-2: la stesura nasce per sfida a Voltaire, capovolge la visione storica. Infatti i figli hanno tradito credendo di salvare il padre, partecipano alla congiura credendo nel ritorno di Tarquinio. Ciò rende sublime il contrasto fra l’amore e per la libertà e l’affetto nei confronti del padre. 1 Parere Alfieri nelle edizioni Didot: Alfieri risponde alle critiche affermando che il conflitto si trova nell’universo parentale (dramma familiare) e nella resa scenica prende la forma dello scontro politico. Tragedia calda e fredda: se era vero che la tragedia calda basata sul tragico vero appassionava di meno di quella del vero sublime, ess ala superava il più nobile fine di suscitare l’amore per la libertà. Personaggi alfieriano: vanno verso la catastrofe. Una catastrofe che rinuncia alla narrazione per l’azione e la visione. Essoi sur le dispotisme: convinzione che il dispotismo e la tirannide avessero quasi la stessa accezione, quindi riguardassero tutti i governi delle nazioni a loro contemporanee. Se Mirebeau considera persino l’Inghilterra uno stato dispotico ricordando la schizofrenia fra amore e libertà e il pugno di ferro adoperato fuori dai suoi confini. Alfieri invece la esclude dalla tirannide ereditaria. Non mancando però di notare come l’acquisto della libertà sfociato in una monarchia costituzionale, sia limitata dal potere del Parlamento e inoltre aveva pagato il prezzo di una rivoluzione cruenta. La Vita e il vuoto: Alfieri la destinava a essere continuata all’età di 60 anni, ma presagendo la fine riapre il plico a Firenze. La corregge, interviene e aggiunge la narrazione degli anni mancanti dal 1790 al 1803. Del principe e delle lettere: si delinea lo scenario di un’unificazione dei piccoli stati italiani. Dapprima sotto su due soli principi/ati, poi eliminato quella della Chiesa. Tutto viene riunito in un principato potentissimo che avrebbe fatto acquistare la coscienza di essere un solo popolo. Post-mortem Alfieri: Luisa Stolberg rimasta col giovane pittore Francois Pascal Xavier Fabre s’occupa della pubblicazione delle opere alfieriane e in particolare della Vita, grazia all’abate Caluso. Eco Alfieri: dalle pagine del Conciliatore, la rivista nata a Milano nel 1818, Silvio Pellico intervenne più volte per salvare l’immagine di Alfieri. Incoronazione Campidoglio di Comodilla Olimpica: ha implicazioni filosofiche-politiche, simboleggia l’interesse per la scienza, l’abbandono della metafisica. Quindi attua una proposta di una poesia rinnovata e anti-pedantesca dai precisi contorni fondati su un’eloquenza civile. All’ombra di Pope. L’amicizia fra Luigi Gonzaga e Luigi Godard Il letterato buon cittadino: Luigi Gonzaga di Catiglione affida al teatro il compito di concorrere al benessere sociale, politico e domestico. Vi è un rifiuto radicale dell’ateismo, secondo un orientamento 2 Chi sono i ghibellini: la famiglia di Alfieri si schierò con il consorzio dei De Castello che comprendeva le principali famiglie nobili ghibelline. Per le continue lotte intestine in città il comune fu costretto a chiedere aiuto ai signori stranieri. Guerra di successione spagnola: l’inizio nel 1701 è motivata dall’ascesa al troni di Spagna, dopo la morte senza eredi di Carlo II di Borbone. Si formo una grande alleanza dell’Aia che comprendeva le Province Unite, l’Inghilterra e Leopoldo I. Nel 1702 venne dichiarata guerra contro la Spagna e la Francia. Allora Luigi XIV cercò inutilmente d’intavolare delle trattative di pace, ma a causa delle condizioni troppe pesanti proposte dagli avversari continuò il conflitto. Solamente nel 1711, grazie all’arciduca di Carlo, si giunse ai trattati di Utrecht e Ratstadt che cambiarono molto la situazione politica europea. Fasi scrittura tragedia: idea (bozza in prosa), stesura (divisione di atti e scene di un testo), la versificazione (prima, seconda) e poi il testo va alla stampa. Eugenio di Savoia: noto come Principe Eugenio, è stato un generale italiano al servizio dell’esercito del Sacro Romano Impero. Egli ha fermato l’avanzata nemica durante le Guerre d’Italia avvenute tra il 1494 e il 1559. Mirabeau: economista francese, insieme a Quesnay scrive il Trattato sulla Monarchia  si affermava il principio del dispotismo legale, tipico della teoria fisiocratica. Il saggio sul dispotismo del 1775- 1776 ispira Alfieri. Mirabeau si rivolge al delfino di Francia e gli dice che la virtù consiste nel rispettare le leggi e fa riferimento a Montesquieu. Seguaci Quesnay: ritenevano che la migliore forma di governo fosse quella retta da un unico individuo illuminato. Quest’ultimo avrebbe guidato i sudditi verso il bene e quindi diventa in questo caso un dispotismo illuminato. Fisiocratici: seguaci di una dottrina economica che si afferma in Francia tra il 1756-1758. Questa dottrina è in opposizione al mercantilismo e ha come obiettivo risollevare le scarse finanze francese. I fisiocratici furono tra i primi a teorizzare la nascita di un buon governo basato sul dispotismo. Fatti storici Filippo: Nel trattato in Francia nel 1518 doveva andare in sposa. Carlo abborra il padre ma lo rispetta, sua madre del Portogallo era cattolica. Il precedente storico era noto: Filippo II di Spagna sposò, dopo la pace di Cateau-Cambrésis del 1559, Elisabetta di Valois (Isabella, nella tragedia), che sarebbe dovuta andare in sposa al figlio Don Carlos. Nel 1568 Filippo fece imprigionare, senza svelarne pubblicamente i motivi, il figlio che, successivamente, morì in prigione: solo più tardi si seppe che, in realtà, Don Carlos aveva tentato di tramare con i rivoltosi delle Fiandre nel corso della guerra degli ottant'anni oltre 5 che tentare il parricidio. Alcune voci vollero attribuire una storia d'amore tra Don Carlos ed Elisabetta di Valois: a queste l'Alfieri attinge per sviluppare l'intreccio drammatico sull'impossibile amore tra i due. Gomez: doppio/consigliere di Filippo, cortigiano e consigliere. Fu un personaggio esistito realmente il cui nome era Antonio Perez del Hierro. Costui venne processato perché ritenuto favorevole ai rapporti con i Paesi Bassi. Massoneria e Inghilterra: risultò il nome di Alfieri in una società segreta di Napoli. L’Inghilterra nel 700 era l’unica potenza ad avere una monarchia costituzionale. Quindi viene visto come luogo di massima espressione della libertà. Massoneria moderna: Tra il 1715-18-21 viene fondata la Massoneria speculativa e pubblicò delle Costituzioni  portato all'indagine filosofica ( cioè un fatto mentale, intellettuale o spirituale, per intenderci ). La Massoneria moderna o speculativa nasce ufficialmente nel 1717 a Londra, dalla fusione delle quattro Logge londinesi già esistenti e che avevano già perso da molto tempo l'operatività tipica e caratterizzante delle Logge o Corporazioni Libero Muratorie dell'antichità. Nella Loggia massonica era proibito di parlare in senso stretto di religione, l’ateismo era bandito soprattutto tra i primi in grado. La Carboneria e la Giovane Italia nascono dalle ceneri della Massoneria. Guerra dei Sette anni: (fra il 1756 e il 1763 oppose Gran Bretagna e Prussia a Francia e Austria e loro alleati (Russia, Svezia, Polonia, Sassonia e più tardi la Spagna). Combattuta in quattro continenti, affermò la supremazia militare della Prussia in Europa, la preponderanza dell’Inghilterra sui mari e il suo dominio in America e in India, introdusse decisamente la Russia nella politica degli Stati occidentali, segnò infine la decadenza dell’Austria davanti all’affermata superiorità della Prussia e quella della Francia davanti all’Inghilterra, che le succedette nel dominio di vasti territori extraeuropei) , perché attirava l’idea della fratellanza Compagnia di Gesù: viene abolita tra il 1750/1770 , perché ritenuta come un braccio destro della chiesa con l’obiettivo d’ostacolare le decisioni del governo. FILIPPO Atto primo: Isabella apostrofa/soliloquio (usa spesso Io) se stessa per l’amore provato nei confronti di Carlo, non vi è ancora una tresca amorosa ma Carlo ha un sospetto su suoi sentimenti. Bellissim’alma consonanza/assonanza: si ripetono le consonanti/vocali. Il pianto è delitto perché è già un consenso alla passione colpevole (ripetizione uso dantesco). Oppresso  innocente, termine che lega a Manzoni. BINOMIO PADRE-RE FILIPPO E SUDDITO-FIGLIO FILIPPO. Quando si usa il termine sposa 6 bisognerebbe dire promessa sposa, facendo riferimento alla clausola presente nei preliminari del trattato di Cateau Cambresis. Tristo a un tempo  antitesi quasi ossimorica. Prence  Isabella usa per il vocativo per interporre ulteriore distanza con Carlo. Tu dunque  accento sulla quarta deittico. Nel di lei volto  anastrofe (inversione dell’ordina abituale di due parole di un gruppo. Virtù: è legata al fatto d’essere sapiente e riguarda le qualità di un cittadino elevato che pensa molto di più al bene pubblico. Perez: è fedele come amico di Carlo e consigliere del re. L’ENDECASILLABO DEVE AVERE GLI ACCENTI DI QUARTA E DI SESTA OPPURE DI TERZA E DI SETTIMA. Endecasillabi con accenti di 3ª-7ª: che non fosse divenuta pietosa (Guittone, Ahi Deo, che dolorosa, PD. I, p. 192, 60) ma sovente mi rinforza lo foco (Cino da Pistoia, Io non posso celar lo mio dolore, PDS. LXXIII, 7) Della cadente luna; e tu che spunti (4-6-10) Alla decima posizione cade l’accento tonico, ovvero l’ictus. Questo è aiutato dal fatto che la maggior parte delle parole italiane sono piane, ovvero l’accento cade sull’ultima sillaba. Se l’accento si trova sulla terzultima sillaba è sdrucciola. L’endecasillabo è un verso doppio, perché porta una cesura, ovvero una divisione netta che porta il verso a dividersi in due sotto-versi. Avremo un quinario e un settenario, oppure un settenario e un quinario. Endecasillabo admaiore  settenario e quinario  posizione di sei e di quattro  LA BOCCA SOLLEVò (cesura) DAL FIERO PASTO Endecasillabo a minore  quinario e settenario  accostamento di due membri con quattro posizioni e il secondo con sei  QUEL PECCATORE (cesura) FORBENDOLA AI CAPELLI Desio  se è alla fine potrebbe essere di tre sillabe. Dialefe  divisione delle due sillabe che rispettivamente finiscono ed iniziano per vocale. 7 Questione antropologica Filippo: il senso di proprietà dei figli da parte del padre. L’unica rivolta di Carlo: sono le parole che usa per affermare la sua innocenza. Isabella e Gomez: Isabella s’interroga sulla possibilità che Filippo abbia scoperto la relazione amorosa tra Carlo e Isabella. Gomez insolitamente si rivolge alla regnante senza aver ottenuto prima il permesso, affermando che la sentenza ingiusta per Carlo ricadrà anche su di loro. Parere dell’Alfieri sul Filippo: Alfieri ha evitato la descrizione delle atrocità della morte di Carlo. I problemi di Carlo si riflettono su Isabella, quest’ultima viene coinvolta in una strana forma d’incesto. Perez è la fenice dei cortigiani, Alfieri non gli ha dato tanto scene perché la sua scrittura è volta al togliere. A proposito della catastrofe, del quinto atto, tutto è fatto per gli occhi. Quinto atto: Isabella chiede a Carlo di fuggire. Carlo pensa che Filippo ha concesso a Isabella di arrivare fino alla prigione perché è a conoscenza del loro amore. Avviene l’addio tra i due innamorati che elevano il loro status a quello di eroi. Filippo è contento dell’approssimarsi alla morte per Carlo e desidera che esso si suicidi. Per Filippo non è sufficiente la morte dei due innamorati, ma vuole coglierli sul fatto per nutrirsi della loro vergogna. Vendetta vuolsi  uso del verbo dantesco. La fiamma di cui si parla è quella degli innamorati ed è contrapposta al furore di Alfieri (antitesi). Viene fatto un giuramento per attestazione che è una necessità d’espressione del personaggio ma non ha valore effettivo. L’amre dei due giovani era lecito ai tempi di Cataeu Cambresis, adesso è malnato. Ognora sangue versare, e ognor versar più sangue ; Or ch’io te scorgo assai più ch’essa iniquo  chiasmi. Colpa di Isabella e Carlo: il rispetto di Isabella doveva essere così grande da non poter lasciare spazio all’amore per un altro. La colpa di Filippo è di aver sedotto Isabella. Metamorfosi di Isabella: Isabella prima era dolce e impaurita, adesso non ha più paura e vuole vivere il suo amore. Pur sapendo chi è Filippo essa è pronta ad andare incontro alla morte. Dice a Carlo che non può salvarla e che il tempo delle scuse è ormai finito. Tentavi disperati di Carlo: cerca di prendersi tutte le colpe, affermando che è stato solo lui ad offendere Filippo (esprime tutto ciò attraverso l’uso delle metafore). Carlo per discolparla è pronto ad abiurare il loro amore. Faccia a faccia  anadiplosi  inizio del verso con la stessa parola. Finale del Filippo: Gomez viene subito ucciso, vi è una congiunzione tra il primo e il quinto atto, vi è giuramento tra Carlo e Gomez. Isabella si da la morte tramite il pugnale avvelenato. Vi è l’apostrofe al ferro 10 che ha ucciso Perez, Carlo e Isabella entrano in contatto tramite il ferro e il sangue. Filippo seppur infelice fa prevalere il desiderio della fama e il potere del re, la morte di Isabella e Carlo è un suicidio coatto. SAUL Saùl: si tratta una tragedia scritta tra il 1782-83, quindi durante il periodo. Lesse quest’opera agli amici e anche agli esponenti dell’Accademia dell’Arcadia. Il Saul è una vicenda tramandata dal libro del gran sacerdote Samuele. Vi sono due conflitti: uno guerresco tra ebrei e filistei, un secondo è esistenziale tra l’uomo vecchio che non riesce a far posto al giovane erede. Nella società ebraica non esisteva il principio dell’eredità di sangue ma il criterio elettivo. Accademia dell’Arcadia: fondata nel 1650, essa si richiama nella terminologia e nella simbologia alla tradizione dei pastori-poeti della mitica regione dell’Arcadia. Primo atto: apostrofe a Dio, soliloquio, conflitto tra israeliti e filistei, l’ambizione militare è opposta al desiderio di morte, vi è un’allocuzione all’assente  David si rivolge a Saul. Saul è posseduto dal demone della folli. Prevale l’ansia di David per dare la sua vita in difesa del popolo. L’alba e il sole che sorge testimoniano l’entrata in guerra. Difesa d’Israele, persecuzione di Saul nei confronti di David che incarna la virtù. Il figlio di Saul Gionata non pretende il regno del padre. Gionata + David = Gomez + Carlo. La cenere sui capelli è un tipico atteggiamento di un dolore luttuoso. Prima non avevano paura dei filistei, adesso sono come giganti. Poi David apostrofa a Micol. Egli è incerto se ella lo ama ancora. Nonostante il padre li ostacolo e si chiede se la potrà vedere. La notte coincideva con l’infelicità, la morte come alternativa suprema. David afferma che è meglio morire da combattente e non da fuggitivo. Tuttavia quando Micol gli chiede di andare in una grotta inizialmente tenta di compiacerla accettando la proposta. Te salvo  epifora  consiste nel ripetere la stessa parola o le stesse parole o di egual significato alla fine di frasi o versi successivi, per rinforzare un concetto. Nell’oro infido  coppe d’oro che contengono il veleno  metonimia. SISTOLE  una figura retorica di accento che prevede lo spostamento dell'accento tonico verso l'inizio della parola a fini metrici o di rima  «la notte ch'io passai con tanta pièta (invece di pietà) [...] quandola notte ch'io passai con tanta pièta (invece di pietà) [...] quando verrà la nimica podèsta (invece di podestà)» DIASTOLE  una figura retorica di accento che prevede lo spostamento dell'accento tonico verso la fine della parola a fini metrici o di rima  «la notte ch'io passai con tanta pièta (invece di pietà) [...] quandoabbraccia terre il gran padre Oceàno (invece di Ocèano)» ; «la notte ch'io passai con tanta pièta (invece di pietà) [...] quandoe gli astori co' resti dei colùbri (invece di còlubri)». Scissione di Micol: essa prova il dolore per essere lontana da David, allo stesso tempo èscissa tra l’amore per il padre e per David. 11 Samuele: è il profeta e l’ultimo gran sacerdote d’Israele, sceglie David come suo prediletto, di norma attraverso l’unzione consacrava il re. Atto secondo: l’alba ha valore metaforico e si correla ai tempi passati, quando Saul era sicuro della vittoria. Saul ama i figli a si arrabbia se provano ad accarezzarlo, non distingue gli amici dai nemici, ha perso il contatto con la realtà. Nel primo ministro Abner a volte vede un volto amico, un congiunto, altre volte vede in lui un traditore. Bramo in pace far guerra  antitesi. Inarcature VS enjambement. Saul dialoga con la sua voce interiore, sogna il profeta Samuele on veste maligna, trovando ai suoi piedi David. Vi è la continua antitesi tra i ruolo padre-re. Saul è così arrabbiato da usare molti imperativi con la figlia Micol. Quest’ultima seppur molto remissiva (infatti non è fuggita con David) rimprovera Saul per non commuoversi di fronte alle sue lacrime. Ogni volta che c’è un monosillabo c’è anche un forte accento  dè. Che lunga ben cento tre cubiti  verso sdrucciolo  accento tonico sulla terzultima sillaba. Che veggio… ai padre  endecasillabo spezzato. Questi  David si riferisce ad Abner. Vi è il riferimento al combattimento tra David Golia e all’uccisione di Isacco. Ormai Abner è a capo dell’esercito e l’unica rivalità con David consiste nel numero dei nemici uccisi. Si dava la proscrizione quando si era esiliati/cacciati dal regno. Differenze tra Saul e Filippo: Saul ama i figli, sarebbe pronto a dare la vita per lui. Smetterebbe anche di desiderare la vittoria, il trono e il potere. Ogni volta che c’è un monosillabo c’è anche un forte accento  dè. Atto terzo: David vuole essere solo un soldato. Poi inizia un soliloquio che riguarda il valore di un comandante se non ha ottenuto il cuore dei suoi soldati, David viene rappresentato in maniera troppo idealistica. Giocondo e infausto  David è convinto di non poter rendere felice Micol. Micol preferisce essere una fuggitiva come David, piuttosto che continuare la mera esistenza col padre. Essa parla per tablò  quando si descrive un sentimento/pensiero come se fosse un dipinto.- Il delirio di Saul è veicolato da termini che rinviano alla morte. Gionata si rivolge al dio di Israele affermando di aver abbandonato Saul e il nemico è l’avverso di Dio ovvero il demonio. La morte potrebbe essere una metafonia ed avere un valore metaforico. Più che pare, più che re  valore di superlativo. Rotte parole  climax un delirio infinito senza un oggetto preciso che tuttavia suscita terrore. Calingin densa VS aria pura  il pensiero della morte causata da una possibile sconfitta. Saul tenta di credere di parlare con l’ombra di Samuel che è ormai morto. Figli di Ammon  gli Ammoniti era nemici tradizionali degli ebrei e furono sconfitti da Saul. Intomba  neologismo alfieriano. Micol di fronte al delirio di Saul non lo detesta, ma prova pena per lui. Rime Alfieri: sono intessute di un continuo richiamo alla connaturata malinconia. Saul e i sacerdoti: la sua rabbia scoppia per colpa dei sacerdoti (traditori di Dio secondo Alfieri) crede che Dio si è allontanato da Dio. Quindi pensa che David nominando Dio lo stia calpestando. L’unico desiderio dei figli, secondo Saul, è quello di vederlo morire. 12 Bayle nell’opera Dictionaire historique et critique parla del principio della tolleranza, della libera indagine e dell’anti-dogmatismo religioso. Capitolo quarto, quinto: il principe non vuole che vi siano letterati che scrivano cose vere e quindi sobillatrici. Alfieri parla come se fosse un principe e si chieda cosa gli convenga fare con gli intellettuali e gli scrittori. La letteratura è congiunta con l’utile, l’idea che per essere autentica deve avere come scopo l’utile risale ad Orazio. Con l’ambito cortigiano Alfieri fa riferimento all’Europa del suo tempo. I sovrani mantengono gli accademici come prima si mantenevano i buffoni. Capitolo sette: Se i letterati non si sottomettono all’autorità del principe allora lui li perseguiterà. I luoghi di rifugio per il letterato secondo Alfieri sono l’Olanda e l’Inghilterra. Poi perderà la fiducia nell’Inghilterra per il modo in cui trattava le colonie americane, si dimostrava dispotica. Al principe non conviene inimicarsi i letterati, perché da una parte diversa del mondo potrebbero distruggere l’opinione pubblica del principe. Capitolo otto: Gli autori ai tempo di Alfieri no agiscono come rivoluzionari, il loro coraggio è affievolito perché non hanno spinta all’azione. Durante il periodo giacobino non si batterono e difesero la monarchia. Secondo Alfieri i veri letterati sono quelli che muovo i lettori all’azione. Capitolo nove: L’idea che il principe, per quanto possa perseguitare non potrà mettere a tacere lo storico Tacito che aveva parlato in modo veritiero di Roma. Capitolo dieci: Alfieri fa riferimenti al presente: in tutti i governi si cerca di reprimere la tirannai, i letterati devono trarre esempio dalle società libere, parla del presente facendo finta di fare riferimento solo al passato. [DIFFERENZA TRA TRAGICO VERO E SUBLIME]. Capitolo undici: parla della condizione del dispotismo illuminato rivolgendosi ai letterati che scrivono per il trono. Fa degli esempi di sovrani illuminati: Leopoldo di Toscana, Caterina di Russia, Federico II di Svevia (Germania). Repubbliche delle lettere: 500-700, anticipazione dell’idea di Europa, l’idea dell’unica patria è nata dalla letteratura, può entrarci chi è ricco e vuole la gloria. LIBRO SECONDO Capitolo primo: la libertà coincide con la ricchezza come condizione che può servire all’ingegno. Alfieri ha una visione oligarchica, ovvero solo per pochi. Capitolo secondo: attraverso i popoli liberi si sono avuti esempi di veri scrittori e veri filosofi. Vi sono due tipi di perfezione: quella nella forma, ne è un esempio la letteratura di Virgilio. Poi c’è la perfezione data 15 dall’energia e dalla brevità, tipica dell’oratoria che convince a seguire la virtù. Alfieri parla dei letterati non protetti come Dante che produsse i maggiori capolavori e i letterati che furono protetti come Virgilio e Orazio i cui capolavori sono stati superati. Capitolo terzo: vi è l’utopia alfieriana: idealizza un sistema perfetto che può esistere solo intellettualmente e non realmente. Alfieri si chiede se può esistere un popolo libero che si oppone alle decisioni del governo. Il primo impulso delle lettere è la voglia di distinguersi. Secondo Alfieri si da troppa importanza a un desiderio di gloria che in realtà è solo ingegno. La soluzione di Castiglione è la monarchia temperata che per Alfieri è una falsità. Capitolo quarto: Alfieri mette in opposizione i filosofi e gli scrittori. Capitolo quinto: in contrapposizione le lettere e le arti. L’arte ha sempre bisogno della commissione e non commuove come la scrittura. Quest’ultima ha meno bisogno di sostegno economico. Fa una gerarchia delle arti e dice l’arte è un’imitazione della natura. Capitolo sesto: Alfieri parla della gloria del presente che consiste negli elogi e nei riconoscimenti, quindi è effimera. La funzione dell’arte riguarda solo chi detiene il potere, la gloria più importante è quella postuma. Il vero coincide con la virtù e la libertà dei popoli. Capitolo settimo: per essere grandi bisogna accettare che accada tutto pur di ricevere la protezione del popolo. Capitolo undicesimo e dodicesimo: il vero premio per i letterati sublimi è la gloria postuma, perché eterna. LIBRO TERZO Dedica: agli scrittori che sono stati liberi e sono pochi. Alfieri dice che lui appartiene al suo periodo, quindi è nato in un periodo in cui i letterati sono servi, ma lui ha fatto un passo per uscire dalla schiavitù. Capitolo secondo: Alfieri si scaglia contro la società moderna e la cultura cortigiana, parla dello scrittore sublime = alto animo + vivere in libere circostanze + avere un forte sentire + acuto ingegno. Capitolo terzo: Alfieri parla delle scienze  ha una visione limitata di esse, non sa se necessitano di molta protezione. Ovvero dei finanziamenti del principe per gli esperimenti e i laboratori non possono sussistere di penne e carta. Le scienze scoprono palpabili verità, le lettere scopre le verità morali. Newton diventa grande 16 perché attinge dalla dottrina precedente. I grandi scienziati che creano possono essere paragonati ai veri scrittori che parlano di verità morali. Capitolo quarto: Alfieri mitizza la geometria e afferma che l’architettura è una costruzione sociale. Il lusso giova all’economia e allo stesso tempo porta la degenerazione all’umanità. La medicina nel periodo di vita d’Alfieri non ha fatto lo sbalzo conoscitivo, oppone i letterati scrittori ai letterati attori. Alfieri afferma che perseguendo la gloria e la libertà si riesca a dirigersi verso la virtù. Capitolo quinto: Guido Santado afferma che Alfieri ha modificato il suo parere nei riguardi della religione come se in lui ci fosse stata una conversione. La scienze dell’uomo riguarda il campo umanistico, gli uomini sommi sono gli scrittori virtuosi come i sette martiri. Alfieri non parla soltanto del cattolicesimo e ciò è rivoluzionario capitando nel 700. L’idea religiosa di Alfieri ha una funziona civilizzatrice e positiva ed ha un’influenza massonica. Zoroastro dice che è importante credere in una dottrina per predire i diritti umani in visione anti-monarchica. I veri santi sono mossi da un’inarrestabile impulso naturale. Se vengono protetti si allontano dai dettami religiosi e si sottomettono ai regimi politici. Il credere in Dio non ha recato danno a nessun popolo, ma può servirlo a migliorarlo. Alfieri parla dei romani recuperano ciò che aveva detto Vico, ovvero la sottomissione dei popoli italici. Gli scrittori illuministi come Voltaire e Diderot esaltano soltanto i santi della libertà, ovvero coloro che hanno dato impulso alla nascita della repubblica. Religione: Alfieri parla di una rivalutazione della religione, perché può ingentilire i costumi degli uomini. I protestanti non vogliono il primato della Chiesa Romana, si alla povertà e alla rivalutazione del Vangelo. I popoli operano un ritorno alla religione più primitiva e pura. Il cattolicesimo spinge al fanatismo ne è un esempio la notte di San Bartolomeo. Per rivoluzione s’intende anche la congiura, rivolta prima della rivoluzione al ribaltamento dello stato di cose. Capitolo sei: Alfieri parla di Mosè e Maometto come spinti da un ardore forte e impegno naturale. Per impulso si intende un bollore di cuore e mente e quando non si riesce a stare in nessun luogo per una sorte continua di gloria. Capitolo sette: Vi sono delle persone convinte di saper scrivere qualcosa di utile e importante ma in realtà sono spinti da un impulso artificiale. Lo scrittore sublime seppur infiammato dalla scrittura di un altro autore decide di chiudere il libro e scrive di suo pugno un nuovo testo senza emularlo ( il giovane Alfieri con i testi di Shakespeare). IL vero scrittore anche nobile economicamente deve poter vivere anche senza lavorare e deve espatriare dalla sua patria per quella futura, ovvero quella della libertà. Alfieri fa il confronto tra l’impulso naturale dei greci e l’impulso artificiale di Racine. 17 dell’autorità. Il dispotismo orientale governa con il pugno di ferro. Alfieri tratta del primo ministro come facente parte di una categoria non aristocratica che s’assume importanti responsabilità. Il consigliere/ministro: Alfieri elimina la figura del consigliere e introduce il termine ministro. Gli antecedenti sono noti: nel 500 Baldessare Castiglione e Tommaso Moro in un’accezione positiva. Machiavelli parla di un consigliere/segretario che è più crudele del re. Tommaso Moro approfondisce il rapporto tra il principe e gli adulatori  bisogna che il principe parli solo di chi si fida e questa persona fidata deve parlare solo con chi glielo concede. Lettura Machiavelli: Alfieri ne fece una lettura obliqua. Fino all’Ottocento si affermava che Machiavelli avesse scritto il Principe per mostrarne la scelleratezza che lo contraddistingue. Capitolo sesto: Vi è una citazione a Tacito a proposito di Seiano  quanto più il ministro riceve il potere e lo condivide il Tiranno, in realtà il tiranno in questa maniera perde il potere. Burattinaio  il primo ministro. Quest’ultimo viene percepito pari al popolo che si eleva in modo assurdo. Il ministro è il doppio del re, nelle sue mani il tiranno diviene di legno. Il primo ministro deve essere feroce ma anche accorto per non farsi schiacciare com’è successo al predecessore. Attraverso l’opera Virginia e la sua morte si comprende il potere abusivo di Claudio. Il popolo si ribella al tiranno solo dopo aver visto il cadavere di Virginia uccida dal padre. Capitolo settimo: Parlando della milizia fa riferimento a Machiavelli. Nel 700 vi furono le guerre di successione che si conclusero con il Trattato di Utrecht e Ratstadt. La guerra dei sette anni attua un rovesciamento delle alleanze. Il sovrano è un usurpatore poiché non c’è da parte del popolo la volontà di porlo al di sopra di tutti. Alfieri nascendo nel 1749 risente della forte militarizzazione vigente. Milizia e tirannicidio: Se non c’è libertà, non c’è patria. I soldati sono definiti mercenari che non difendono la patria. La contraddizione della Svizzera: è il rifugio di molti intellettuali/pensatori, ma è piena di mercenari. La legittimità della violenza degli oppressi potrebbe sfociare in tirannicidio. Virtù e onore: il falso onore è quello delle antiche e nuovi tirannide. L’onore è il diritto di venire onorati da tutti. Il ceto dei migliori è quello dei virtuosi. La virtù deve essere a cascata, il fine è quello procure l’utile agli altri oppure si tratta di mera ambizione. Nel 1730 anche Metastasio parla d’onore che Alfieri ritiene falso. Nono capitolo: Alfieri fa il confronto tra tirannide autentiche e tirannidi moderne. Bruto console è un esperimento della repubblica fiorentina secondo Machiavelli. I nuovi tiranni hanno una maschera perché non si palesano in tutta la loro ferocia. 20 Capitolo dieci: Seiano è il prefetto del pretorio che riuscì a conquistare la fiducia dell’imperatore Tiberio, ma nel tentativo di succedergli nella dignità imperiale, cade in disgrazia e viene condannato a morte. Alfieri riflette sul fatto che anche i moderni tiranni giurano. Se la violenza è indirizzata contro il tiranno è giustificata. Gli uomini hanno dei diritti che trascendono l’autorità governativa. Capitolo undicesimo: Alfieri fa una divisione tra patrizi e plebei, tipica del 300-400. Il popolo non consiste solo nei meno abbienti. I nobili non possono coesistere in una repubblica, quindi sarebbe meglio l’oligarchia. Nelle rivoluzioni oltre al tiranno bisogna sradicare anche la nobiltà. Alfieri critica i sacerdoti che salgono al potere elettivamente. Con la caduta della repubblica avviene il feudalesimo. Capitolo dodicesimo: Alfieri parla della successione per ereditarietà e tirannia. La tirannide asiatica è pari a quella europea. I maomettani sono più ligi alla religione. Gli europei sono più vili perché potrebbero capovolgere la tirannide. La vendetta è intesa come rivoluzione. Bassori di corte  gli adulatori di corte. Capitolo tredicesimo: Il lusso dovrebbe essere utile anche alla comunità, i ricchissimi non hanno empatia per la situazione dei meno abbienti. Capitolo decimoquarto: In questo periodo stava abbozzando la Virginia, accenna alla rivista “Il conciliatore”. Nell’ambito manzoniano Lucia è vessata dal tiranno calato in Lombardia. Chi non deve guadagnare per vivere (vitto), non deve sposarsi né fare figli in questo mondo tirannico. Capitolo quindicesimo: Nella tirannide l’uomo è come un vegetale (amore animale). Nella repubblica vi è una scala di valori particolare in cui l’amore verso la patria viene prima di tutto. La patria equivale alla libertà. Capitolo decimosesto: I pochi istruiti che non coltivano i propri diritti fanno nascere in sé l’amore per il tiranno se gli concede dei favori. I cortigiani pur ricevendo favori mascherano il loro timore sotto dorma di amore, poiché il ben volere del tiranno è mutevole. L’amore di Seiano è paradigmatico, ovvero possiamo comprendere l’assunto fondamentale dell’amore-timore per il tiranno. Seiano ha salvato Tiberio per salvare se stesso. Capitolo diciassettesimo: Un amore per essere smascherato/vero bisogna che sia bilanciato tra colui che chiama e l’amato. Capitolo decimottavo: Alfieri fa la differenza tra tirannidi ampie e strette, la grandezza sta nel tiranno. Nelle tirannidi ampie i sudditi soffrono di più, in quelle strette i sudditi vengono infastiditi maggiormente, quindi sono entrambe infelici. 21 LIBRO SECONDO Capitolo primo: Alfieri parlerà del modo in cui si può sopportare la tirannide, volendo oppure non volendola distruggere. Capitolo secondo: Vivere senza pensare è il modo più semplice per sopravvivere nella tirannide  vivere senz’anima. Capitolo terzo: Alfieri parla di quei pochi esseri pensanti, anche se non tutti possono esiliarsi. Parla dell’impossibilità di agire che egli sostituisce con la scrittura. Vi è dunque la proiezione della vita di Alfieri. Capitolo quarto: Alfieri vuole coniugare i pensieri e la virtù, gli uomini ingegnosi-liberi debbono essere prudenti ma anche pronti a suicidarsi. Alfieri e Machiavelli: Se ricevi ingiurie puoi sopportare se riguarda quello che si possiede, ma non puoi sopportare la tirannide se l’oltraggio al tuo onore o al sangue (danni a persone care). Alfieri fa la differenza tra la privata vendetta (Virginia) e la vendetta pubblica (Cesare). Tirannicidio: ci deve essere inizialmente qualche vittima ferito in più, poi ci può essere una rivoluzione collettiva. Chi ha troppa angoscia di morire non si reputi adatto al tirannicidio. Ma se pensa che la sua vendetta abbia un risvolto universale allora agisca pure. Storiografia: nel 600 aveva un andamento annalistica senza la visione filosofica. Nel 700 la storia non consiste in un elenco di fatti uno dopo l’altro. La storiografia francese è romanzata, non si distingue la storia di fattori romanzati. Capitolo quinto: Vi è la contrapposizione tra Alfieri e Machiavelli tematiche sulla questione della rivoluzione inglese e la guerra tre Enrichi. Si parla delle illusioni dei letterati del tardo settecento di poter arrivare ad un cambiamento del sistema ereditario. Per eliminare il tipo di governo e non solo il tiranno, la rivoluzione deve essere determinata dallo stesso tiranno. L’importanza del codice tragico  l’esempio del singolo  Tra il 48-49 a Napoli vi è una rivolta popolare capeggiata da Masiello, ma non ci fu partecipazione dei più ricchi, quindi Masaniello venne ucciso. Vendette: per Alfieri ha un valore positivo, afferente al codice pubblico dove si parla del diritto della vendetta. La vendetta privata porta alla morte, egli otterrà gloria e innescherà un successivo moto di rivoluzione pubblica. 22 Pericoli congiura: la modifica della data dell’atto, dover attentare a più persone (ci riuscì solo Pelopida/Leonida). Inoltre qualcuno potrebbe vendicare il principe congiurato, ne è un esempio il cesaricidio. Inoltre vi è pericolo se si profetizza troppo tempo prima la congiura può fallire. VITA Vita di Alfieri: Memoire di Goldoni  invenzione ed eventi tagliati/inventati. Alfieri inizia a scriver quest’opera nel 1789, poi fa un pausa. Alfieri è contento per le tragedie che ha scritto ma prova un certo senso di vuoto. Riprende la Vita prima di quando si era prefissato. Varie edizioni: due manoscritti  1789-1790, 1798-1803. Con la seconda edizione ricomincia da capo. Nel 1806 esce una falsa edizione a Londra, da quest’edizione emerge che il misogallismo alfieriano coincide con l’anti-francesismo. Giornali: diari in francese, in seguito verranno tradotti. Alfieri afferma che nessuno si conosce meglio di noi stessi. Egli vuole capire se analizzandosi potrà tollerarsi, vuole essere tollerante nei confronti degli altri. Introduzione: Alfieri non parla in veste di scrittore ma di uomo che seleziona i fatti significativi. Alfieri racconta di sé per contribuire alla scoperta dell’animo del luogo. Tutti gli uomini hanno amore verso di sé, ne è un esempio l’istinto di sopravvivenza per gli uomini comune e l’amore eccessivo che hanno gli scrittori- poeti. Novità della “Vita”: Alfieri dialoga col lettore, fa una riduzione dell’uso dei verbi e spesso comprime il discorso. L’epoca preferita di Alfieri è la giovinezza a causa della sua senilità precoce. Alfieri afferma che parlare solo di sé come qualcosa di molto utile. Inoltre lo stile deve adattarsi alla naturalità della vita narrata. Egli fa della brevità un tratto caratterizzante della sua scrittura. EPOCA PRIMA – PUERIZIA Capitolo primo (1749): Alfieri avendo vissuto tra i nobili si permette di criticarli, essere nobile gli permette di non cedere ai mecenati. Alfieri parla dell’insofferenza verso la madre che trova la felicità con gli altri figli e il marito di turno. Alfieri tesse le lodi del padre contento per essere il suo erede, tuttavia le circostanze della sua morte sono confuse. Benché  questo termine indice della prova per la condotta della madre. La madre trovò una perfetta felicità che escludeva dunque Alfieri. Morte e dolore: La morte serve per non sentire i dolori, in questo caso parla della dissenteria. Alfieri esprime il dolore per la separazione dalle persone amate. 25 Capitolo secondo (1752-1755): parla della sorella lontana, del monastero e la differenza di trattamento con gli altri figli. Capitolo terzo (1756): parla delle visite al monastero e la descrizione dei frati e i novizi. Alfieri: I viaggi narrati da Alfieri fanno parte del grand tour a cui era riservati tutti i giovani di nobili famiglia. Alfieri afferma che le virtù sono inseparabili dal vizio. Esso ci parla del rapporto col primo figlio della madre, prova per lui una forte invidia e soccombe alla sua forza. Si ferisce mentre gioca con il fratello e prova paura ed emulazioni nei suoi confronti. EPOCA SECONDA – ADOLESCENZA Seconda parte: si tratta del periodo dell’adolescenza fino alla fine del percorso scolastico. Lo zio paterno che fa il gran tour dal Piemonte lo manda all’Accademia di Torino. Alfieri parla per la sofferenza della madre per la perdita del figlio uterino e la partenza di Alfieri. Quest’ultimo soffre di più per il distacco del maestro Vivaldi che sostituisce la figura paterna. Capitolo primo (1758): Alfieri vuole dara importanza al mutamento interiore e il moto degli animi. Parte nel 1758 e prova per la prima volta l’ebbrezza di un viaggio veloce in carrozza. L’interesse per il panorama visto fuori dalla finestra dimostra che Alfieri risentiva della diffusione della letteratura sul viaggio in quel periodo Vi è un eco dantesco perché Alfieri si trova in un luogo oscuro e lontano dall’affetto. Inoltre parla della differenza di libertà degli studenti dei vari appartamenti. Nel… nel… nel  climax. Nessuna massima di morale mai  anafora. Capitolo secondo (1759): Parla dell’ajo Andrea, ovvero il servo che lo aiuta in tutto. Alfieri è motivato negli studi perché vuole primeggiare, fa riferimento alla competizione sui versi delle Georgiche. Alcina è la maga che seduce tutti gli uomini. Inoltre parla della croste che ha sulla testa, ovvero la somatizzazione di un evento che ha provocato un forte impatto nella vita. Lo zio diventa una figura politica importante per il regno di Sardegna. Capitolo terzo (1759): parla dello zio, dei suoi problemi di salute e della sua scarsa costituzione. Capitolo quarto-quinto (1760-1763): Alfieri parla del compagno che lo costringeva a tradurre in latino. Come reazione inventa un perfetto inesistente per metterlo in ridicolo di fronte a tutti gli altri alunni. Fa cenno all’effetto che gli provoca la musica  struggimento e malinconia positiva. Poter vedere la sorella gli da l’ispirazione per scrivere un sonetto che poi mette in un cassetto e poi viene travolto da un periodo di dissoluzione. Nel 1763 lo zio viene nominato Viceré. Parla del suo primo innamoramento per la duchessa di 26 Parma e fa riferimento ai popoli che disprezza. Filosofia pedantesca  critica all’istruzione da cui veniva educato. Capitolo sesto (1763): parla di nuovo delle sue enormi croste sulla testa che gli impedivano di studiare come voleva. Questo episodio rimanda all’evento della reticella, ovvero la parrucca che gli avevano messo. L’odio per il professore francese costituirà il sostrato per il suo misogallismo nei confronti dei francesi. Arte burattinesca  danza. Capitolo settimo (1763): alla morte dello zio Alfieri non è triste, gli viene tolto l’ajo Andrea. Soffre per Andrea nonostante fosse immorale e lo trattasse male. Alfieri s’inorgoglisce, diventa più libero e ribelle, vive in un altro appartamento. Gli capita di leggere la storia ecclesiastica di Fleury. Principi  polemica alla personalità vicine all’illuminismo. Il periodo della ribellione e i vari strapazzi a cavallo rafforzarono il corpo e la salute di Alfieri. Capitolo nono (1770): l’identità aristocratica mai superata, ma non sarà superno con i poveri. Climax  età sfrenata. L’età bollente  giovinezza. Alfieri anela alla libertà, egli è un libertario. Capitolo decimo (1771): Parla del primo amore, ovvero la cognata che è una donna sposata. L’amore per lei è come un incorporeo fantasma della sua mente. A Genova rivede la madre, non la vedeva dai tempo del matrimonio della sorella. Alfieri afferma d’aver bruciato le sue memorie, forse dopo aver scritto la Vita. L’accademia gli permetteva una carriera giuridica. La vita da militare gli permetteva di non fare nient’altro. Parla della sua conversione, ovvero da una vita di vizi alla vocazione dello scrittore. Al fianco del suo nuovo ajo inglese impara la lingua che gli serviva per il suo sogno dell’Inghilterra. Alfieri non poteva affermare che già a 17 anni aveva il desiderio di essere uno scrittore, tutto è sorto da una prospettiva a posteriori. EPOCA TERZA – GIOVINEZZA Capitolo primo (1766): Alfieri definisce gli innamoramenti passionali con donne sposate come rete e intoppi e li oppone all’amore per Luisa. Allobrogo  piemontese. Viaggi d’Italia  per distinguerlo dai tanti libri di viaggio. Alfieri accentua il fatto che una volta conosciuto esterno perde interesse nello studio. Alfieri lesse i libri in francese di cui ha preso degli appunti, a Bologna si sente un essere vegetativo ma ha smania d’andare sempre avanti. Non apprezza del tutto le bellezze architettoniche a causa della sua scarsa formazione. Parlerà della tomba di Michelangelo che reputa il difensore di Firenze dalle barbarie e ha aggiunto che ha vissuto per la repubblica. Francesco Elia: nuovo servo, prova disprezzo per il suo qualunquismo ma lo definisce un uomo di mondo. Tuttavia apprezza il valore infatti lo rende eroe protagonista della commedia dei suoi viaggi, come fosse una guida. 27 Rapporti con le donne: ha rapporti venali con le donne che si prostituiscono. Alfieri fa fi tutto per non incontrare una donna che potrebbe farlo soffrire come Penelope. Egli prende delle malattie veneree e si fa curare dal chirurgo. Capitolo tredicesimo (1773): Alfieri fa un’auto-analisi di sé a 23 anni, trova un appartamento nella bella piazza di Torino, il racconto nella loggia non è presente nella prima edizione, ma in quella prima della sua morte poiché non è più soggetto ai governi. Nella loggia mettevano degli scritti in una cassaforte di legno, fanno della satira  portavano maldicenza ed erano immorali. La terza ebbrezza sconcia è una donna sposata con un massone, più vecchia di lui. Auguste, buffoneria  espressione antifrastica. Dopo il 1792 smetterà di andare in quella loggia. Odiosa amata  lo trae in schiavitù. Capitolo quattordicesimo (1773-1774): Alfieri parla della sua ulcera e gastrite, la rabbia e la vergogna sono provocate dall’amore. A causa del suo sozzo labirinto aveva cominciato a desiderare la morte. Non può fare a meno di lei, tuttavia non la stima. I lacci  rinuncia alla carriera militare. Sotto l’influenza del teatro shakespeariano scrive un Ur-Cleopatra. Schiccherare  cominciò a scrivere degli appunti. L’amore finito e Cleopatra: dopo aver scritto mette gli appunti sotto il cuscino della poltrona di lei. La sua donna s’ammala  l’amore per lei segue lo schema del romanzo. Alfieri non dice tutto della liberazione dal rapporto umiliante. Nascita farfalla = diventa un autore tragico. Capitolo quindicesimo (1775): In questo anno entra nel Parnaso = mondo della scrittura. Il melodramma è un genere inverosimile per Alfieri, dato le sue caratteristiche irrealizzabili (poesia perfetta di Muratori), il teatro come mostro secondo Gravina. La mancata stima per la donna diventa un laccio/legame. Per Alfieri deve trasformarsi in un patto a qualcuna, che gli individui. Alfieri manda il sonetto al padre Paciaudi che organizzava concorsi letterari. La virtù è intesa come forza d’animo che aiuta a vincere le cose negative, come se si trattasse di un sogno. Già Metastasio parla dei sogni e delle favole come sogni. Il padre Paciaudi risponde alla lettera di Alfieri, che in precedenza lo aveva lodato per incoraggiarlo. Il cardinale Delfino pensa che non conviene procedere con la stampa delle sue opere. Odiosamata  ossimoro. Parallelo con Foscolo: dell’amico a cui si rivolge non sa se otterrà il sostegno di cui ha bisogno. Taglia una parte dai suoi capelli come pegno della sua promessa. Foscolo  Jacopo Ortis  treccia che si taglia la donna e la manda alla suocera. Cleopatra: Alfieri perde il foglio per il primo tentativo di scrittura, la definisce un’opera sventurata e mal nata. Alfieri prima impazziva per amore adesso impazzisce per la scrittura. Alfieri si fa auto-umiliare facendosi legare e vestendosi da Apollo. Nel 1775 viene inscenata la Cleopatra ed inizia l’incomprensione di Alfieri con gli attori. Secondo aborto  seconda stesura della Cleopatra. Alfieri nella farsa mette a confronto 30 Cleopatra con altre eroine. Mascherata  Alfieri scrive delle colascionate, tipici versi da accompagnare con la musica. Sventurata  Cleopatra si suicida, mal nata  non è nato come tragediografo, in Antonio rivedeva se stesso. Amore di gloria = poesia. Palma teatrale  successo nel teatro. Appendice all’epoca terza (1774): aveva dato inconsapevolmente il nome di una delle tre parche. Si nota la differenza con il linguaggio tragico tipico di Alfieri. Appendice II – Colascionata prima: Sestine e quartine a rima baciata, carnevale del 1775. La colascionata era un genere tipicamente popolare, in questo caso tratta delle pene amorose. Racconta le sue catene amorose anche per suscitare le risate in teatro. Alfieri non si sente più un uomo, perché ha perso ogni volontà. Alfieri è geloso perché alla donna ha altri amanti, beccone = tradito Colascionata seconda: l’inizio sembra l’incipit di un poema cavalleresca  cortesi donne, amati cavalieri. Appendice VI: Riferendosi ai poeti fa un excusatio manifesta  sa di non aver scritta una grande tragedia al pari di Sofocle. Prende in giro se stesso facendo una captatio benevolentiae nei confronti del pubblico. I poetastri non ammettono d’aver fatto un lavoro mediocre, parla dell’identità dell’autore tragico. Tana è un suo amico ma allo stesso tempo è invidioso di lui. EPOCA QUARTA – VIRILITà Capitolo primo (1775): Alfieri fa salti nel passato rispetto alle composizioni precedenti/recenti. L’impeto vuole fargli fare molte cose ma prova vergogna. La Cleopatra ha problemi di versificazione, non crede agli applauso ma all’interesse del pubblico. Alfieri prima credeva ci fossero le basi per la monarchia costituzionale. Processo di scrittura  da giovane, salto temporale, prosieguo, riscrittura. O temeraria cetra  ironia su se stesso. La loggia massonica doveva mostrare il vero, veniva detto attraverso la metafora di scoprire il velo. La massoneria con i riti d’iniziazione si dovevano liberare di ogni pregiudizio e idolo. Poi parla del Conte Tana e don Paciaudi, a cui deve molto perché hanno messo sul sentiero giusto delle lettere. Capitolo secondo (1776): Alfieri traduce le tragedie senechiane, esercita il suo latino con la poetica e le odi di Orazio. Prima della “Vita” la sua scrittura era già verso i moti dell’animo. In confronto a chi lo critica ha in più il forte sentire. I Medici si sono estinti nel 1737, la vicenda di Don Garzia è simile a quella della morte di Filippo. Capitolo terzo (1776): Alfieri torna a Torino per divertirsi con gli amici e le donne, non smetterà di studiare, fonderà insieme ad altri la società San Paolina, ci parla delle rime per una donna e afferma che deve ancora appropriarsi della lingua italiana. 31 Capitolo quarto (1776): fa il secondo viaggio in Toscana ricevendo il permesso necessario per viaggiare. Il popolo si solleva solo dopo aver visto il cadavere di Cesare e Virginia. Alfieri non scrive di getto ma ci sono diversi passaggi. Egli parla dell’affetto non solo fra uomini e donne. Felicissimi  antifrasi. I tre spiriti  esplicita il suo modo di scrivere la sua poetica tragica. Con l’orribile deve scuotere senza soffermarsi sui dettagli della violenza. Avere un amico è un bene di prima necessità e accumunato da pensieri comuno, volendo la stima di Gandellini cerca di scrivere opere degne di lui. Procreare  al posto dei figli le opere. Capitolo quinto (1777): dopo l’incontro con Luisa, non penserà più alla tirannide. Ne è subito attratto, ma tenta di prendere le distanze. L’amore per Luisa è legato all’amicizia e la stima. Alfieri sente di poter condividere tutto con lei, così le è fedele. Per lui Luisa costituisce un incentivo, senza di lei non è completo. Il metodo di non leggere le prime opere dello stesso soggetto avviene sotto l’influenza di Gandellini. Molta propensione alle belle arti  caratteristica di Luisa molto importante secondo Alfieri. Dodici anni dopo  come se lo stesse scrivendo a 40 anni. Capitolo sesto (1778): Vittorio Amodeo III acconsente al vitalizio di Alfieri. Quest’ultimo cerca di risparmiare sulla servitù, cibo e regala alcuni cavalli. Ma spende soldi per i libri e aiuta Luisa ad imparare l’italiano. Capitolo settimo (1779-1780): Luisa già dai 16 ai 25 anni stava con lo stesso marito. Capitolo ottavo (1781): Alfieri cerca di giustificare il fatto che Luisa sia sposata. Infatti critica il marito, come se lei stesse sotto una violenta tirannia. Per sfuggire dal marito la fa andare in un monastero. Racconta la sua vita al monastero: seppur non vessata dal marito lei era triste, quindi lei e Alfieri era come se fossero disgiunti. Capitolo nono (1782): parla delle versificazioni delle sue opere. Inizia a scrivere l’America Libera. Dopo aver visto gli attori vuole che sia messa in scena l’Antigone. La prova del sedere: se l’uditorio rimane seduto ad ascoltare la lettura delle sue tragedie vuol dire che è un successo. Capitolo decimo (1783): Vi è la recita dei dilettanti, per loro è un hobby strutturato. Alfieri è incerto se stampare o meno le sue opere. Con la guida della Duchessa avrebbe avuto successo nella recitazione. Verso rotto = enjambement. Alfieri scrive l’Antigone per rendere importante la tragedia in Italia, come se fosse il nuovo Sofocle. La recita dell’Antigone lo aveva messo al centro dell’attenzione, nel mirino di molti letterati. Egli recitò per comprendere se la sua opera poteva piacere e capisce l’importanza della censura. Per non essere bloccato dalla censura pontificia, pubblica con un editore toscano. Alfieri va a trovare l’antipatico Pio VI che gli aveva concesso libertà e protezione. Il fratello cardinale di Alfieri va a fare visita al marito e poi scaccia Alfieri da Roma. Egli parla della sua nostalgia per un certo periodo. Le lettere scritte da Alfieri erano 32 Capitolo ventisettesimo (1799): Alfieri è più erudito di molti sedicenti letterati. Nel 1804 Guingene legge la Vita e risponde alle accuse di Alfieri. Importante è il passaggio del Piemonte da regno a democrazia. Vi sono le lettere del nipote che ha tradito perché arrestato dai francesi. Alfieri per sopportare questa situazione s’occupa dello studio. Eventi storici: nel 1799 si teme che i francesi riusciranno ad occupare anche la Toscana. Ciò accadrà ma non durerà molto a causa della reazione austro-russa. Per quasi un anno si ristabiliscono i poteri italiani, poi si ristabiliscono i francesi con la battaglia di Marengo. Quindi si formerà la seconda cisalpina con annessione del Piemonte, la toscana rientra il regno dell’Etruria. Napoleone non voleva che ci fosse un’unica monarchia in Italia, perché si sarebbero sollevati contro di lui. Napoleone quindi frammenta l’Italia e pone suo fratello a capo di Napoli. L’egemonia di Napoleone sull’Italia dura fino al 1814. Nell’ultimo periodo di vita d’Alfieri vede l’occupazione del Piemonte da parte dei francesi. Alfieri: finito Misogallo, temendo invasione francese a Firenze, fa trascrivere solo dieci trascrizioni di quest’opera. Quando parla delle commedie postume, torna a idealizzare la monarchia inglese, vuole fare una chiusa secondo il modello di Pindaro. Attribuisce importanza politica ai prefetti, studia il Vecchio Testamento e racconta il metodo nello studio di Omero. Alfieri ha paura che gli venga requisita la casa per essere adibita per i soldati. Quindi Alfieri s’estranea da tutti e trova la pace con Luisa. Capitolo ventottesimo (1799): cacciati i francesi dall’Italia può risorgere la speranza. Paura delle opere tiranniche che potessero esseri prese a vantaggio della rivoluzione francese. Capitolo ventinovesimo (1800): riferimento alla battaglia di Marengo, invasione di Firenze che non gli ha dato tempo di fuggire. Alfieri inaugura un modo di vivere monacale, si veste persino di nero. Egli desidera che chi trova la Vita raccontasse del modo in cui morrà. Parla della sua estraneità nei confronti di un certo potere (i francesi). Parla della trasformazione dell’Accademia delle Scienze in Istituto nazionale, poi avvia la scrittura delle commedie e smette con le rime. L’ideazione non coincide con la versificazione, situazione francese = schiavitù per l’Italia. Scrive quattro commedie (teatralogie), una per ogni forma di governo. Alfieri polemizza sul nuovo genere di commedie borghesi che stava cominciando ad avere successo  dramma borghese lacrimevole che designa come dramma urbano/cittadino. Capitolo trentesimo (1801): vi è la morte del nipote, figlio della sorella  rimane senza eredi e discendenza. Alfieri morirà con la metà dei beni con cui era nato, disprezza le nipoti femmine. Nel 1802 si riempie di pustole, cominciano i dolori che lo porteranno alla morte. 35 Capitolo trentunesimo (1803): Alfieri vuole raccontare di se stesso ma allo stesso tempo si scusa per questo, pensa di aver riformato il genere delle commedie. Prova un certo orgoglio per le opere scritte tra i 47 e i 53 anni (si auto-premia con una collana) e si fa cavaliere di Omero. Lettera del signore abate di Caluso: una lettera scritta per essere pubblicata, quindi è un’epistola fittizia. In fin di vita danno ad Alfieri dell’oppio. La narrazione del trapasso viene fatta secondo gli usi del tempo, negli ultimi momenti Alfieri non credeva di stare per morire. 36
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