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Riassunti prima parte critica del giudizio, Appunti di Filosofia

Schematizzazione dei paragrafi dell'analitica del bello e dell'introduzione della critica del giudizio di Kant

Tipologia: Appunti

2015/2016

Caricato il 07/07/2016

corinna_morini
corinna_morini 🇮🇹

4.3

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Scarica Riassunti prima parte critica del giudizio e più Appunti in PDF di Filosofia solo su Docsity! Critica del Giudizio Analitica del Bello Primo momento: qualità (§1- §5) §1 (gdg estetico) : gdg è estetico in quanto il fondamento della sua determinazione è il piacere, l’unico riferimento a rappresentazioni che non si riferisce all’oggetto ma solo al soggetto (esistono anche rappresentazioni estetiche riferite all’oggetto) . Piacere = modo in cui il soggetto sente di essere affetto dalla rappresentazione in nessuno modo produttivo di conoscenza, l’intelletto non vi è coinvolto. §2 (disinteresse) : per l’attribuzione di bellezza tramite gdg deve essere espunta ogni dipendenza personale dall’esistenza dell’oggetto. Non è possibile giudicare della bellezza di qualcosa se si è interessati a che esso esista; si deve semplicemente verificare se la sua rappresentazione produce in noi compiacimento in modo del tutto indifferente rispetto all’oggetto stesso. Possibili tuttavia vari tipi di compiacimento non propriamente estetici in quanto interessati §3 (gradevole) : gradevole = ciò che piace ai sensi nella sensazione Necessario distinguere sensazione (= rappresentazione dell’oggetto per mezzo dei sensi, ricettività della facoltà conoscitiva oggettiva) da sentimento (= sensazione esclusivamente soggettiva, non vi è rappresentazione dell’oggetto). Senza tale distinzione ogni piacere fisico sarebbe un piacere estetico; non potrebbe esistere un piacere non sensuale e tantomeno sarebbe possibile il disinteresse. Il giudizio del gradevole produce il desiderio dell’oggetto e non lo considera imparzialmente non è estetico. §4 (buono) : buono= ciò che piace mediante la ragione, per il suo mero concetto; utile (buono per)= ciò che piace solo come mezzo; buono in sé = ciò che piace per sé stesso. Sempre presente il riferimento ad un fine desiderato presente un interesse per l’esistenza di qualcosa necessario il concetto dell’oggetto considerato come fine giudizio sul buono ≠ giudizio estetico, sono presenti concetti ed interesse; gdg nasce da riflessione e si riferisce ad un concetto indeterminato. Gradevole ≠ buono : il primo è riferito ai sensi, il secondo alla ragione; gradevole sempre immediato, il buono può essere distinto in due specie; buono in sè = morale, emancipazione dai sensi comandata dalla ragione. Unica convergenza tra i due la presenza dell’interesse, cioè del compiacimento per l’esistenza della cosa §5 (confronto) : gradevole = compiacimento patologico; buono = compiacimento puro pratico; bello= compiacimento contemplativo, esente dal riferimento a concetti. Gradevole = ciò che soddisfa, valido anche per gli animali (=inclinazione); buono= ciò che è stimato come valore oggettivo (=rispetto), valido solo per esseri razionali; bello= ciò che piace e basta, valido solo per animali razionali, cioè gli uomini unico compiacimento libero (=favore), manca l’interesse sia fisico che razionale. Definizione primo momento: gusto = facoltà di valutare un oggetto o una maniera di rappresentazione mediante un compiacimento, o dispiacimento, senza alcun interesse. Bello = oggetto di un tale compiacimento Dagli appunti: • paradosso del gusto, ovvero pretesa di universalità dei gdg senza che essi possano essere giustificati come giudizi morali o empirici critica come ricerca di un apriori del gusto. • Distinzione sensazione / sentimento, il secondo è solo soggettivo sempre necessaria l’esperienza diretta per la valutazione estetica, non si può far proprie valutazioni estetiche altrui autonomia del gusto, problema del ruolo dei critici d’arte. • Zangwill: giudizi verdettivi/ sostanziali. Il gdg non qualifica stati di cose, dunque non è né vero né falso. Il verdettivo precede il sostanziale, ma quest’ultimo può far emergere caratteristiche dell’oggetto non considerate che possono rimettere in discussione la valutazione verdettiva; ciò tuttavia non fa dei g. sostanziali delle argomentazioni estetiche, che non sono in alcun modo possibili. • Gdg = riflessione senza concetto. Nel procedimento logico essa è una fase nel processo di costruzione di concetti, ma in ambito estetico resta indeterminato a quale concetto ci si stia riferendo: non c’è bisogno di concetti per riconoscere la bellezza. • Distinzione tra i tipi di compiacimento: non fenomenologia empirica dei piaceri, ma indagine trascendentale sulle strutture proposizionali in cui essi vengono espressi. Solo esse, la validità e le pretese che si riconoscono loro, consentono di distinguere l’oggetto in questione. • Kant & Nietzsche sul disinteresse. Fuochi della critica: imparzialità del gdg e fondamento universale della bellezza; questione normativa sulla natura del giudizio e non metafisicamente impegnata. • Nietzsche: visione “elitaria” contrapposta, al punto di vista dello spettatore preferisce quello dell’artista creatore come riferimento per il giudizio estetico. La distinzione tra i due in realtà è funzionale solo all’esaltazione del portato soggettivo ed estremamente personale associato all’artista e al suo intimo coinvolgimento esistenziale, che mancherebbe all’impersonale spettatore kantiano. Kant : disinteresse estetico radicato non nel vissuto soggettivo ma nella razionalità universalmente condivisa. Citazione di Stendhal da parte di Nietzsche, “la bellezza contiene una promessa di felicità” massima enfasi sull’interesse soggettivo. • In generale corretta l’obiezione di Nietzsche per cui l’imparzialità non esaurisce l’esperienza estetica. Tuttavia eccessivamente critico nei confronti di Kant, la cui teoria permette comunque di pensare la poliedricità dell’esperienza estetica (es. bellezza libera/aderente). Distinzione netta tra interesse e disinteresse possibile solo analiticamente a posteriori. Zangwill: corretta l’impostazione kantiana che muove dallo spettatore, l’artista non è un buon giudice dei propri prodotti. Inoltre la consapevolezza di come l’opera è stata prodotta mitiga il carattere misterioso della bellezza. Altre questioni: stati percettivi soggettivi alterati sono preferibili a quelli “normali”? Da moodle: • il piacere non può precedere la valutazione altrimenti sarebbe solamente privato, in quanto determinato solo dalla sensazione empirica dell’oggetto che il giudizio dovrebbe limitarsi a generalizzare il piacere deve essere preceduto dalla possibilità di comunicarlo universalmente in un giudizio, come condizione soggettiva unica forma di comunicabilità universale è la conoscenza, come ambito in cui ogni rappresentazione è determinata concettualmente; tuttavia non possono esservi concetti nella valutazione estetica fondamento soggettivo dell’universalità del gdg è lo stato d’animo che si riscontra nel rapporto reciproco delle facoltà conoscitive, in quanto esse riferiscono una rappresentazione data alla conoscenza in generale. • Libero gioco delle facoltà conoscitive, poiché assenza di concetti = assenza di regole (vedi articolo di Cohen) lo stato d’animo è il sentimento del libero gioco di immaginazione ed intelletto in una rappresentazione data in vista di una conoscenza in generale ; possibilità di una comunicazione universale, in quanto la conoscenza è rappresentazione universalmente valida. Ogni conoscenza richiede primariamente tale rapporto come sua condizione soggettiva, dunque il gdg ha una base universalmente valida e comunicabile. • Piacere estetico deriva dall’accordo libero di imm. e int. ; universalità delle condizioni soggettive universalità del piacere che su di esse si fonda universalità del giudizio in cui tale piacere viene collegato all’oggetto. Senza riferimento al sentimento del soggetto la bellezza di per sé non è niente. • Consapevolezza dell’accordo soggettivo delle capacità conoscitive è estetica o intellettuale? Se fosse intellettuale risulterebbe mediata da concetti e potrebbe dare esito solo a giudizi logici deve accadere necessariamente tramite il sentimento del piacere che tale accordo suscita: esso è infatti una percezione soggettiva dell’animo e mai riferita a concetti di oggetti. Accordo non concettuale delle facoltà sensazione non concettuale dell’effetto di tale accordo Definizione secondo momento: bello è ciò che, senza concetto, piace universalmente. Dagli appunti: • Pretesa di universalità = condizione per la predicazione di bellezza, è implicita in questa. • Gdg = associazione del piacere universale (come predicato) all’oggetto (come soggetto del predicato); verbalizzazione del piacere. • “sorpresa” delle facoltà conoscitive di fronte all’oggetto giudicato bello, che sembra recare in sé l’universalità • Problema del riconoscimento del piacere estetico: la riflessione esclusiva sull’animo sembra alludere ad una divisione dell’esperienza in due momenti, nel primo dei quali esperiamo il puro piacere estetico e nel secondo in cui ne diveniamo concettualmente consapevoli (equivoco il termine “riconoscimento”). • Problema del disaccordo: produce anch’esso un giudizio estetico, ad esempio sulla bruttezza? il piacere estetico è solo quantitativo? Rischio di annullare la distinzione qualitativa tra piacere estetico e piaceri fisici. Inoltre se accordo = piacere = pretesa di universalità, allora disaccordo = dispiacere = no universalità brutto = corrispettivo disarmonico del piacere estetico, tuttavia non universalmente comunicabile; per Kant non è possibile valutare la bruttezza esteticamente? • Posizioni sul valore di verità del gdg: • Normativista: criteri per la valutazione oggettivi e razionali, possibile correttezza o meno del gdg. Retroterra realistico, i criteri oggettivi corrispondono a proprietà sostanziali degli oggetti problema della loro individuazione • Espressivista: gdg senza valore di verità; non possono essere corretti o errati. • Relativista: criteri di verità relativi a chi giudica. Kant? Presupposizione di normativismo nel senso comune (recentemente invalidata da alcuni esperimenti; anche in questioni di comparazione non necessariamente si assume atteggiamento normativista), tuttavia elemento espressivista nel gdg (=universalità soggettiva) . • Obiezione ai normativisti su predicati monadici/diadici: l’attribuzione di bellezza può apparire del primo tipo, ma in realtà veicolare contenuti soggettivi e appartenere al secondo. Kant = espressivista non realista che preferisce la grammatica impersonale del normativismo. • Controfattuale per espressivisti e relativisti: come si spiega la pratica diffusa di discutere razionalmente sulla propria valutazione degli oggetti d’arte e di evidenziarne le ragioni? Necessario ammettere proprietà estetiche oggettive per giustificarla? Possibile in realtà illustrare nozioni precedentemente sconosciute su date opere d’arte, es. l’arte contemporanea non potrebbe essere apprezzata senza conoscerne il retroterra teorico. Inoltre ipotesi che la condivisione della valutazione accresca il piacere estetico. Da moodle: • Articolo di Cohen sui 3 problemi di Kant. • 1) ruolo dell’intelletto nel gdg • 2) singolarità dei gdg e problema delle generalizzazioni • Risposta di Rind a Cohen, muovendo dal performativo Terzo momento: finalità (§10 - § 17) §10 (finalità in generale): definizioni trascendentali. • Fine = l’oggetto la cui esistenza è pensata come possibile solo tramite il suo concetto finalità = causalità del concetto sull’oggetto, non solo in vista della conoscenza ma anche dell’esistenza di quest’ultimo. • Volontà = facoltà appetitiva determinata secondo fini • Oggetto finalistico: oggetto la cui possibilità non presuppone necessariamente un fine, tuttavia non può da noi essere spiegata senza riferirlo alla finalità di una volontà possibilità di una finalità senza un fine, nella misura in cui l’oggetto non può con certezza essere riferito ad una finalità e tuttavia non può essere compreso senza di essa. Assenza di un fine determinato la finalità senza fine può essere colta tramite riflessione dalla capacità di giudizio senza bisogno dell’intervento della ragione. §11 (forma della finalità a fondamento del gdg): impossibile un fine soggettivo come fondamento del gdg, perché comporterebbe interesse; impossibile anche un fine oggettivo, perché poterebbe il gdg a determinare l’oggetto secondo la causalità, mentre deve interessarsi solo al rapporto delle facoltà conoscitive. Esclusi anche gradevolezza, concetto del buono e perfezione dell’oggetto. unico fondamento possibile è la forma della finalità, ovvero una finalità soggettiva senza fine (né oggettivo né soggettivo) presente nella rappresentazione dell’oggetto. §12 (fondamenti a priori del gdg) : impossibile stabilire a priori una connessione tra certe rappresentazioni ed il piacere estetico, significherebbe stabilire una causalità che solo nell’esperienza può essere riconosciuta non esiste una regola del piacere estetico. Piacere = consapevolezza della finalità soggettiva presente nella data rappresentazione, ovvero della causalità di quest’ultimo rispetto alla vivificazione delle facoltà in vista della conoscenza in generale, senza concetti determinati. Causalità del piacere: mantenere attive le facoltà conoscitive e reiterare la rappresentazione la considerazione del bello “rafforza e riproduce sé stessa”. §13 (gdg indipendente da attrattive ed emozioni): “barbarie” del gusto nel richiedere attrattive ed emozioni per provare piacere estetico e nell’esaurire quest’ultimo in esse. Confondere le attrattive per il piacere estetico = confondere la materia del piacere per la forma. Gdg non determinato da attrattive ed emozioni ma solo dalla finalità formale = gdg puro. §14 (esempi) : gdg empirici appartengono ai sensi (materia) ed attribuiscono gradevolezza, gdg veri e propri sono formali e attribuiscono bellezza. Primato della forma nelle arti figurative l’essenziale è il disegno, “ciò che piace mediante la sua forma; i colori che danno risalto al contorno rientrano nell’attrattiva”. Emozione non riguarda la bellezza ma è collegata con il sentimento del sublime e dunque richiede un diverso criterio di valutazione. §15 (gdg indipendente dal concetto di perfezione) : finalità oggettiva richiede applicazione di concetti cui riferire il molteplice (concetto del buono). Due tipi di finalità oggettiva : esterna (utile) ed interna (perfezione) la prima non può mai legarsi al piacere estetico, che altrimenti non sarebbe tale; possibile tuttavia nel secondo caso una sovrapposizione di bellezza e perfezione ( riferimento a Baumgarten e Leibniz: bellezza= percezione confusa e non intellettuale della perfezione). Finalità interna necessario il concetto di un fine interno come fondamento della possibilità interna della cosa concetto di “cosa l’oggetto deve essere”; accordo del molteplice intuito con tale concetto = perfezione qualitativa; perfezione quantitativa = concetto della totalità dei predicati richiesti perché la cosa sia quella e non un'altra. La finalità soggettiva nella forma dell’oggetto non coincide con la perfezione come finalità oggettiva; nella prima è assente il concetto di ciò che la cosa deve essere, richiesto invece dalla seconda bellezza ≠ perfezione dell’oggetto, differenza specifica tra gdg e giudizi logici: i primi non sono la versione confusa dei secondi, mettono in luce la finalità soggettiva nella rappresentazione e non la perfezione dell’oggetto (finalità oggettiva interna). L’intelletto non può “giudicare sensibilmente” ovvero fondare il gdg sul piacere, poiché non può appunto sentire quest’ultimo: l’unico ruolo che ha nell’esperienza estetica è di determinare il gdg in relazione al soggetto e al suo sentimento avvertito senza concetti. § 16 (giudizi di bellezza secondo concetti = impuri) : bellezza libera = senza concetto, incondizionata, in sé e per sé gdg puro, totale libertà dell’immaginazione. • Superiorità della bellezza libera su quella aderente in quanto essa consente di rappresentare la natura come finalità e non solo come meccanismo proprietà teoretica e pratica, non puramente estetica (interesse sistematico di Kant). • Ruolo di credenze e competenze decisivo nella scelta se valutare un oggetto esteticamente o secondo la bellezza aderente (es. botanico di fronte a dei bei fiori); esse non possono infatti influire sulla valutazione propriamente estetica totale arbitrarietà della scelta? • Necessario postulare una minima rilevanza della specificità dell’ oggetto ai fini della scelta, il rapporto forma funzione è variabile ma può condizionare anche la valutazione estetica. Es. decorazioni su una chiesa: non tutti i tipo sono possibili, limitazione imposta dalla funzione dell’edificio. • distinzione perfezione/bellezza è analitica e possibile solo a posteriori, nell’esperienza le due dimensioni spesso si incrociano. Impossibile di fatto un’esperienza estetica non cognitivamente informata, nonostante secondo Kant essa si contraddistinguerebbe proprio per l’assenza di concetti: di fatto credenze e conoscenze sono condizioni del giudizio, sebbene non suoi criteri specifici. valutazione estetica = parte di una valutazione complessiva degli oggetti che ne considera anche la funzione, equilibrandola con la bellezza formale. • Minimo cognitivismo in Kant? È possibile che le conoscenze modifichino la valutazione estetica? Attenuato il rigore della divisione iniziale tra estetico e logico. • Ideale del bello: dotato di necessità esemplare, è esempio di una regola universale che tuttavia non si può addurre in quanto puramente soggettiva e tuttavia capace di garantire l’intersoggettività dei giudizi estetici. • Variabilità dell’idea normale, universalità e immutabilità di quella razionale che in essa deve esprimersi moralità manifestata nell’ideale è ciò che lo rende massimamente desiderabile, il bene è l’oggetto più alto e stabile del desiderio umano; nesso tra bellezza e bene fonda l’universalità dell’ideale è ideale proprio perché prescrive una connessione tra interno ed esterno mai pienamente realizzabile. • Problema: Socrate brutto ma buono? necessario conoscerlo per formulare un giudizio estetico secondo l’ideale su di lui impossibile giudicare liberamente volti e persone, radice morale della considerazione del bello secondo l’ideale. Quarto momento: necessità (§ 18- §22) §18 (modalità di un gdg) : necessità del piacere conseguente alla rappresentazione di oggetti belli non riscontrabile con altri tipi di rappresentazioni necessità non teoretica (deduzione a priori del necessario compiacimento altrui) né pratica (dovere morale del compiacimento) né ricavabile empiricamente da una pluralità di giudizi, bensì esemplare : il giudizio è considerato esempio di una regola universale che non si può addurre, ma che come tale esige accordo di tutti. §19 (necessità condizionata) : gdg incorpora pretesa di consenso universale sulla base di un fondamento universale (accordo delle capacità); unica condizione dell’efficacia di tale pretesa è la corretta sussunzione sotto tale fondamento. §20 (idea di senso comune) : necessario un principio per i gdg, che tuttavia non sia oggettivo cioè concettuale principio di validità universale del sentimento soggettivo : senso comune, che deve essere ed è ogni volta presupposto per la formulazione di un gdg. §21 (fondatezza della presupposizione del senso comune): necessaria comunicabilità delle conoscenze necessaria comunicabilità della loro condizione, ovvero del corretto rapporto tra immaginazione ed intelletto suscitato da un dato oggetto diversi oggetti, diverse proporzioni del rapporto: proporzione massima è quella in cui le due facoltà si vivificano vicendevolmente in vista della conoscenza in generale, ed è avvertibile solo tramite il sentimento dev’essere possibile comunicare questa disposizione ed il suo sentimento, ma per farlo è necessario postulare un senso comune proprio perché si tratta di sentimenti e non di concetti senso comune non fattore psicologico ma trascendentale, è una condizione universale di comunicabilità. §22 (necessità soggettiva rappresentata come oggettiva postulato il senso comune) : necessità dell’accordo intersoggettivo con il dato gdg postulata sulla base del sentimento, a sua volta considerato necessariamente come universale cioè riferito ad un senso comune. Senso comune tuttavia non deducibile empiricamente, afferma una condizione trascendentale di necessità è una norma ideale, rispetto alla quale il singolo gdg si qualifica come esempio. Postulato un senso comune universale come norma ideale, se la sussunzione è corretta il gdg è sentito come in accordo con tale sentimento e quindi dotato di necessità ed universalità. Conferma empirica del riferimento all’idea di senso comune nella nostra stessa pretesa di dare gdg. • Senso comune = costitutivo o regolativo dell’esperienza? È frutto di una norma razionale superiore, “esigenza della ragione per produrre una concordia del modo di sentire”? questione rimandata alla dialettica Definizione del quarto momento: Bello è ciò che senza concetto viene riconosciuto come oggetto di un compiacimento necessario. Nota generale • Gusto = facoltà di giudicare un oggetto in riferimento alla libera legalità dell’immaginazione immaginazione non riproduttiva, bensì riproduttiva e spontanea; questo non significa produzione arbitraria di forme indipendentemente da quella dell’oggetto dato, ma ricezione di forme che l’immaginazione avrebbe potuto produrre autonomamente legalità senza legge nell’accordo soggettivo tra immaginazione ed intelletto che determina il piacere, non vi è legge perché non vi sono concetti determinati. • Problema delle forme regolari e simmetriche, es. figure geometriche : giudicate esempi di bellezza da molti, ma in realtà il piacere che deriva dalla loro contemplazione è di natura intellettuale poiché vi è applicazione di concetti e la finalità dell’intelletto risulta soddisfatta; nella contemplazione estetica tale regolarità è al contrario costrizione, dopo poco annoia e non spinge a reiterare lo sguardo intrattenendo l’immaginazione : questo perché non si tratta semplicemente di soddisfare l’intelletto, ma di nutrire la fantasia dell’immaginazione es. nelle belle vedute non è l’apprensione a determinare il piacere, ma la divagazione dell’immaginazione di fronte alla varietà inesauribile che si manifesta. Dagli appunti: • libera conformità a leggi dell’immaginazione : rapporto indeterminatamente finalistico di imm. e int., il secondo è al servizio della prima perché non impone concetti • sentimento ≠ percezione; percepiamo cose belle ma non la bellezza, che è attribuita solo a partire dal sentimento problema della non-argomentabilità del gdg: non sembrano poter godere di motivazioni razionali in quanto incorporano l’esperienza soggettiva, che nei giudizi logici normali fa semplicemente da base ed è abbandonata con l’enunciazione. • Ruolo epistemologico del piacere eccessivamente preponderante in Kant: impossibili attribuzioni di bellezza sostanziali Zangwill: possibile scomporre il giudizio in formulazione giustificazione, prevedendo per la seconda la possibilità di argomentazioni a partire dall’identificazione delle qualità sostanziali che hanno stimolato l’immaginazione (“concetti immaginativamente applicati”) • Impossibili genuini contrasti di valutazione in Kant? Apparentemente sì, è possibile stabilire primati solo tra gdg eterogenei (puri vs aderenti, ecc.) e non tra gdg puri impossibile il disaccordo in estetica per Kant? No, esso è empiricamente provato e tuttavia non mina la possibilità di uno standard valutativo estetico • Levinson: distinzione sensibilità percettiva/ attitudinale. La prima è la disposizione a cogliere le qualità sostanziali, la seconda quella a reagire in modo positivo o negativo ad esse, nonché quella maggiormente soggetta a variazioni culturali, etniche, ecc. La differenza dei gusti e delle valutazioni non preclude tuttavia la discussione normativa sulla loro validità in vista di una possibile convergenza Analitica del Sublime Dagli appunti: • L’immaginazione è in relazione con la ragione, e non più con l’intelletto, sebbene in forma indeterminata. Immaginazione : intelletto ≠ immaginazione : ragione • Non stato contemplativo ed omogeneo dell’animo, ma movimento da un primo momento di controfinalità e piacere ad uno di finalità e piacere. Controfinalità = violenza sull’immaginazione, fallimento delle sue capacità di fronte alle esigenze della ragione. • Il sublime non è attribuito all’oggetto, ma solo allo stato d’animo che emerge nel soggetto per il fallimento delle capacità rappresentative; non c’è una rappresentazione cui riferire il sublime gli oggetti sono occasioni per suscitare in noi il sentimento di una facoltà soprasensibile. • Sublime matematico: rappresentazione di oggetti indefinitamente grandi assenza di forma, impossibile per l’immaginazione racchiudere l’intuizione ed interrompere il processo dell’apprensione del molteplice (es. il cielo) fallimento delle facoltà rappresentative, controfinalità e dispiacere; perché tuttavia lo sforzo è reiterato? Esigenza della ragione come facoltà dell’incondizionato: è richiesto che la totalità venga dato in un’intuizione singola, nonostante ciò sia evidentemente contraddittorio. • Idea di infinito in atto postulata dalla ragione nella sua dimensione conoscitiva (facoltà dell’incondizionato) è inconciliabile con la sintesi di oggetti nell’esperienza; l’infinito è possibile per l’immaginazione solo come sintesi dell’apprensione che progredisce indefinitamente • l’unica possibile esibizione dell’infinito è l’esibizione della sua impossibilità, esso è rappresentabile solo nella sua non-rappresentabilità. Sublime matematico chiama in causa la ragione come facoltà del soprasensibile nella sua dimensione conoscitiva: si avverte di possedere in sé idee irriducibili all’esperienza, di un sostrato noumenico
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