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Riassunti slide e appunti per l'esame di ATTIVITÀ MOTORIE E SPORTIVE - SPORT - SCIENZE MOTORIE, Sintesi del corso di Sport

Riassunti, slide e appunti per l'esame di METODI E DIDATTICHE DELLE ATTIVITÀ MOTORIE E SPORTIVE integrati con il riassunto del testo Joy of Moving

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

In vendita dal 02/06/2020

Saylor7
Saylor7 🇮🇹

4.3

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Scarica Riassunti slide e appunti per l'esame di ATTIVITÀ MOTORIE E SPORTIVE - SPORT - SCIENZE MOTORIE e più Sintesi del corso in PDF di Sport solo su Docsity! 1 Modulo 1-2 Mètodo: - ricerca, indagine, investigazione, include l’idea del perseguire, quindi, letteralmente «l’andar dietro; via per giungere a un determinato luogo o scopo». - in genere, il modo, la via, il procedimento seguito nel perseguire uno scopo, nello svolgere una qualsiasi attività, secondo un ordine e un piano prestabiliti in vista del fine che s’intende raggiungere. - indica più esplicitamente l’ordine, e anche la regolarità costante con cui si procede: lavorare, studiare, operare. - precisa regole e tecniche particolari che presiedono a certi procedimenti. Didattica: - in generale, quella parte dell’attività e della teoria educativa che concerne i metodi di insegnamento. - si distingue una d. generale e d. sperimentale. Quando un metodo si applica all’insegnamento di qualcosa e diventa perciò un metodo di insegnamento per far apprendere qualcosa, si chiama DIDATTICA à quindi il movimento e lo sport possono essere insegnati ed avvalersi di metodi di insegnamento e, perciò, di didattiche! 2 … se ci chiedessero di fare uno stesso movimento, ci muoveremmo in maniera solo apparentemente simile, ciascuno interpretando a modo suo questa consegna ... ogni movimento che ci proporrebbero, a tutti noi, noi lo eseguiremmo in maniera del tutto diversa: ciascuno a suo modo, ciascuno facendo qualcosa di semplice magari, ma di unico e di irripetibile. Irripetibile anche perché nessuno di noi potrebbe ripetere un secondo movimento come il primo. Che cos’è il movimento? Dobbiamo ammettere che non sempre il fatto che non ci sia uno spostamento visibile significa che non c’è movimento (potrebbe sfuggirci, per brevità, per lontananza, perché è celato); spesso si vede (o lo arguiamo) in quanto modifica, poiché il movimento è modifica (uno stato d’animo che cambia è anche una modifica e, in questo senso, è un vero movimento: diremo, infatti, “movimento dell’anima”. Uno stato dell’anima che cambia possiamo dire che lo vediamo). Un celebre testo della Germania dell’Est di Kurt Meinel, titolo italiano del libro è “Teoria del movimento”. Ma non è condivisibile (almeno in senso stretto, per comodità di studio può servire) una “teoria” del movimento, perché il movimento è tutt’altro che teoria e può essere descritto come una teoria solo per tentativo. 5 - Il movimento caratterizza anche gli animali, ma essi – piuttosto che dominarlo – ne vengono solo istintivamente guidati. - Il movimento è un aspetto fondamentale della persona ed è ad essa connaturato: è un vero e proprio costitutivo della persona. Al punto che non esiste persona senza movimento, perché sarebbe impossibile la vita della persona. Senza movimento non c’è più una persona. Il movimento fa la vita della persona. Insomma, possiamo ritenere che il movimento sia un’essenza, forse l’essenza della persona? Dominare il movimento significa piegarlo ad uno scopo. Ad uno scopo che è umano. - Il movimento della persona è qualcosa di connaturato e profondo à è un elemento costitutivo ed essenziale à non è riducibile ad altro dunque è immanente nella vita. Senza movimento non c’è vita, perché il movimento è la vita! - Le 5 i: imprescindibile, immancabile, immanente, ineliminabile, ineludibile. Non movimento = morte. Einstein, vuol dire che l’animale si caratterizza da ciò che non è animale per il fatto che è se-movente, animato da una forza che lo fa muovere. Nell’animale, si tratta di una forza istintiva, nell’uomo di una forza razionale ed emotiva. La capacità di cui stiamo parlando è la capacità di muoversi, la capacità di motricità, la capacità motoria. Movimento si dice di chi è animato. Non movimento si dice di chi non è animato. 6 A volte, chi è in stasi, chi è fermo e non si muove non è inanimato, ha solo scelto di stare e di non muoversi. Il movimento è una possibilità, una intenzionalità in chi ha un’anima e può decidere di sé e del suo corpo. Anche chi è fermo e medita si muove: muove non parti di corpo ma l’intera sua mente e tutto il suo spirito. Ci sono forme diverse di movimento, ma il nostro campo principale di interesse è il movimento intenzionale, volontario: quello che si sceglie di fare e che ha sempre un obiettivo deliberato, cioè uno scopo preciso da raggiungere. Il movimento è vita, come la vita si genera, trasforma la vita delle persone, nel corpo e nello spirito. Trasforma solo se è accompagnato dalla consapevolezza, il movimento non consapevole non può trasformare con efficacia e può non dare risultati o frutti. La scelta della continuazione, il cogliere tutti gli elementi vantaggiosi del moto è una vera prerogativa dell’uomo e solo dell’uomo. Parliamo quasi sempre di corpi che si muovono. Ma anche di movimento delle idee. Il vivente ha movimento, lo hanno la psiche e la coscienza (la mente è pervasa di movimento). Addirittura l’anima acquista vita quando le attribuiamo la peculiarità di muoversi. Una vita movimentata significa molte cose. E basta il concetto di movimento a darle vigore e a suscitare un’immagine non statica di essa à la vita ha già implicito in sé il concetto di movimento, se la vita appartiene alla persona. 7 Il termine greco significa ed indica esattamente un “mutamento”, un “processo”, un “procedere”, di qualsiasi specie esso sia. La prima cosa che apprendiamo entrando nella vita e nel mondo, è che ci sono cose che si muovono, cose animate dal movimento (la mamma che si avvicina o si allontana, i giocattoli che ruotano e cadono, il mondo stesso che sembra ruotare intorno a noi). Abbastanza presto nella vita, siamo in grado di apprezzare le regolarità nel movimento, o almeno alcune forme di regolarità: bocche che si aprono magicamente quando si avvicina un cibo saporito, cose che si avvicinano e si allontanano e possono o essere prese oppure non essere prese à dunque, aprire/chiudere, avvicinare/allontanare, ecc. A misura che si cresce, si apprende a percepire il movimento come equivalente ad un cambiamento: il movimento è un cambiamento. Il movimento si studia: A scuola, apprendiamo che il movimento rientra tra gli oggetti di studio della fisica e, meglio, della meccanica. Il movimento degli oggetti animati è, però, ben altra cosa! Essi sono soggetti attivi (animati, dotati di animazione e di anima) che, pur senza violare le leggi della fisica, sono essi stessi generatori di forze che vengono prodotte per scopi precisi (o anche non molto precisi). 10 vita di altri uomini: es l’eutanasia, la clonazione umana, trapianto della testa, la distribuzione delle risorse nella sanità, i problemi che ci sono prima dell’inizio della vita, la vita perinatale, a quella dei bambini, a tutti i problemi che ci sono all’inizio della vita, la vita terminale, a quella dei malati gravi e gravissimi, i problemi che ci sono alla fine della vita. Li chiamano proprio così: “problemi di fine vita”... Chi si occupa dei problemi di bioetica? Una buona risposta è: “se ne occupano i bioeticisti!” … ma in realtà, non è proprio così. Tutti – vedremo – siamo chiamati giornalmente a impegnarci (o a non impegnarci) in scelte di carattere bioetico. Una formazione in bioetica è, oggi, davvero importante e determinante! Insomma, siamo tutti bioeticisti … tutte le volte che faccio qualcosa che influenza la vita soprattutto biologica – ma non solo – di un’altra persona, il mio comportamento è valutabile (si dice così) bioeticamente. Ma quante bioetiche ci sono? Tante quante sono gli uomini? Forse, ma ... si possono raggruppare in scuole di pensiero. Sì, anche se, sostanzialmente, sono due le visioni bioetiche fondamentali, nel mondo, a cui tutte le altre si possono ricondurre; quindi si parla di 2 diverse maniere di concepire l’uomo: A) la visione utilitaristica (l’utilitarismo); B) la visione personalistica. 11 L’UTILITARISMO: • Afferma il primato dell’utile su tutto il resto e concepisce, pertanto, l’uomo come uomo-oggetto, uomo-mezzo, uomo da sacrificare allo Stato, uomo da privilegiare se rientrante nel gruppo dei più da rendere felici, uomo da scartare se rientrante nel gruppo dei pochi, dei meno forti. • Nell’utilitarismo, tutto è possibile: RELATIVISMO ETICO vuol dire proprio questo: che non ci sono valori o norme permanenti. Per l’appunto, tutto è relativo. E le persone sono “disponibili” (ad es., lo stupro, il doping o altre forme di imbroglio nello sport, la frode, il furto, ecc). Un principio decisivo ... UTILITARISMO à Il principio della disponibilità dell’essere umano, che posso sfruttare e degradare, per diverse finalità à Vi è la disponibilità (cioè la messa a disposizione) dell’essere umano (anche in quanto persona) à Lego un certo fenomeno, una determinata persona o un gruppo all’utilità che posso ricavare da un mio comportamento nei loro riguardi. 12 IL PERSONALISMO: • Afferma il primato della persona umana in quanto uomo-valore, uomo- persona, uomo-fine, mai strumentalizzabile, sempre da riconoscersi dotato di intrinseca dignità, come soggetto che è fine in se stesso, fine primario e fine ultimo. • Centralità, dunque, della persona umana e della sua conservazione, della sua dignità e del suo sviluppo. La persona, dice il personalismo, è “indisponibile”. Un principio decisivo … PERSONALISMO: il principio della indisponibilità della persona: • Aspetti oggettivi: salvaguardia di vita, integrità fisica e salute; • Aspetti soggettivi: consenso del soggetto à Vi è la indisponibilità assoluta dell’essere umano (in quanto persona) à Lego tutto alla persona, che viene sempre prima di ogni altra cosa. Mai si può passare sulla persona, ma tutto passa per la persona. Un principio decisivo ... dipende dalla parte dove si sceglie di stare: • dalla parte dell’uomo, della persona, di tutti gli altri, oltre che di me stesso oppure ...; • dalla parte di tutto il resto che non sia l’uomo e la sua particolare natura di persona. 15 comuni) riflettono – bene o male – sui loro comportamenti verso gli altri uomini. • È moderna perché si costituisce come scienza circa 40 anni fa (Potter; il Kennedy Institute). • Da sempre essa oscilla tra 2 posizioni: 1. quella che assoggetta l’uomo all’uomo (in varie forme) e rende l’uomo disponibile per gli interessi di un altro (l’utile prevale su tutto il resto: l’utilitarismo); 2. quella che nasce e finisce con il concetto di persona (la persona non è mai disponibile: il personalismo). La Bioetica prese le mosse, raccogliendo tutto il passato ed anche (e soprattutto) quel presente tragico, dallo shock di Norimberga (1946) che utilizzò lo slogan: “Mai più!”. Lo slogan fu posto a perenne monito nel futuro: “dobbiamo trattare gli uomini come persone degne della massima attenzione e del massimo rispetto” … ma tutto continuò, se non come prima, quasi come prima: e ancora l’uomo continuò ad approfittarsi, per un suo interesse o perché costretto dagli eventi, di altri uomini. È però interessante che sempre, in ogni luogo ed in ogni epoca, si parlasse di interesse per l’uomo e per la sua dignità (magari appartenente ad un gruppo privilegiato). Così nacquero le Scuole di Bioetica, ciascuna con suoi adepti, esponenti di fama, difensori, teorizzatori, manifesti culturali, ecc: 16 1) Modello pragmatico-utilitarista (Contrattualismo): Ø rispetto delle persone, beneficialità, giustizia; Ø bioetica pubblica che intende raggiungere minimi etici di significato pratico, da condividere (Respect of Autonomy, Nonmaleficence, Beneficence, Justice); Ø 4 principi che devono illuminare le nostre scelte: a) rispetto dell’autonomia à Rispettare le decisioni autonome di ognuno; b) non maleficenza à Non causare danno a nessuno, per es. nella sperimentazione; c) beneficialità à Agire in modo che i propri atti producano il bene, prevenire il danno, procurare assistenza; d) giustizia à Specie nella distribuzione delle risorse. 17 Modulo 4 La cultura è: - l’insieme delle cognizioni intellettuali che, acquisite attraverso lo studio, la lettura, l’esperienza, l’influenza dell’ambiente e rielaborate in modo soggettivo e autonomo diventano elemento costitutivo della personalità, contribuendo ad arricchire lo spirito, a sviluppare o migliorare le facoltà individuali, specialmente la capacità di giudizio. - Complesso delle istituzioni sociali, politiche ed economiche, delle attività artistiche e scientifiche, delle manifestazioni spirituali e religiose che caratterizzano la vita di una determinata società in un dato momento storico. - “Intendo per cultura l’insieme di cognizioni intellettuali di un popolo, che si traduce nel linguaggio, nel modo di pensare, di partecipare emotivamente, di formulare giudizio etico ed estetico.” (Marco Marchetti, fisiologo, 2003) Ma quando si formulano giudizi, si manifesta, come abbiamo già visto, una visione etica della vita, quella che considera sia i valori sia i disvalori, sia le cose che ci convincono ed inseriamo perciò nei nostri comportamenti, sia quelle che rifiutiamo ed escludiamo dalla visione della vita in cui ci identifichiamo. Come è inserito il movimento nella nostra cultura? E nella cultura dei diversi Paesi del mondo? Ci sono differenze e differenti punti di vista? Insomma, in che cultura siamo immersi? 20 A) AM del tempo libero, dello svago, del diporto, del piacere di muoversi (cfr. pedagogia francese): parte del costume di vita, dello stile di vita à quando posso, mi piace fare un po’ di moto, mi piace nuotare, mi piace andare in montagna, ecc. B) AM rientranti nello stile di vita come prevenzione (cfr. ancora francesi) à mi muovo perché è importante avere cura del proprio corpo: io lo faccio con una dieta appropriata e molto movimento, lo faccio per prevenire malanni. C) AM rientranti in speciali cure e terapie (intese come veri e propri farmaci, terapia) à chi ha il diabete è bene che si curi anche con il movimento organizzato (ecco una novità: il movimento organizzato, il movimento si può organizzare ...!) D) AM obbligatorie per riabilitare dopo malattie e traumi invalidanti (infarto, ictus, traumi, lombalgia acuta, ecc.) à dopo nessuna grave malattia si resta a letto o in poltrona: il movimento serve a riabilitare, più se ne fa e meglio è! ATTIVITÀ MOTORIE: o come piacere, per un maggiore benessere; o come stile di vita per prevenire malattie e favorire il benessere; o come terapia per malattie, spesso croniche, e dunque per ritrovare e mantenere il benessere; o come riabilitazione da malattie gravi ed invalidanti, per ritrovare - almeno in parte - il benessere fisico e psichico. à Le attività motorie consentono alle persone di esprimersi liberamente nel moto e con il moto ed aiutano a prevenire e curare le malattie: contribuiscono 21 alla salute fisica e mentale delle persone. Contribuiscono al benessere delle persone: ma se fanno questo, vuol dire che possono accrescere davvero “la qualità della vita”…quindi «innalzano la qualità della vita, se sono liberamente e consapevolmente scelte e praticate» à quindi AM come piacere, per un maggiore benessere à come stile di vita per prevenire malattie e favorire il benessere. Il movimento si può organizzare, lo si può strutturare e definire e proporlo ad una persona, in base alle sue esigenze; oppure una persona lo propone a se stessa: voglio fare un’ora di cammino al giorno: per tutta queste attività motorie possiamo parlare di ESERCIZIO FISICO, che è un po’ sinonimo di ESERCIZIO FISICO ORGANIZZATO. Possiamo dire, tanto per capirci: “abbastanza organizzato” e poi proposto (a noi stessi o ad altri). Chi organizza e propone deve saperlo fare e deve, in sostanza, possedere: 1. una certa “COGNIZIONE DI CAUSA” 2. una certa “SPECIFICA COMPETENZA” Esercizio fisico, insomma, sinonimo di attività motoria? In effetti, ci aiuta a dare alle attività motorie il significato di movimento organizzato e strutturato. Anzi, è meglio intenderlo proprio così e così utilizzare la locuzione “esercizio fisico”! In realtà, esercizio fisico è sinonimo di “esercitazione fisica” o semplicemente “esercitazione”. Si tratterà sempre di un’esercitazione motoria, basata cioè sull’esecuzione di movimenti, con un fine particolare: un fine - possiamo dire - educativo. Per questo, si può anche parlare di educazione 22 fisica, di educazione cioè attraverso il movimento. Il movimento è un strumento per educare! Educazione fisica, ovvero educazione attraverso il movimento. Si realizza - così si diceva 50 anni fa - con: a) ginnastica b) giochi c) sport d) attività di ambiente naturale 25 IL GIOCO: COSA È IL GIOCO? Il gioco è da sempre! Def: “Il gioco è quella attività, scelta liberamente, verso la quale l’uomo, in ogni periodo della sua vita, è istintivamente portato à si manifesta in gratuità, nella massima naturalezza esecutiva e con il fine di ricreare”. 3 importanti aspetti da segnalare: 1. la libertà di scelta, ovvero la libera adesione. 2. il carattere di non-lavoro, gioco come opposto del lavoro. 3. il grande significato positivo del gioco motorio, il gioco cioè che si basa sul e che contiene il movimento! Un gigantesco incredibile paradosso sul gioco motorio: è molto studiato, poco applicato, con la quasi scomparsa della spontaneità: dove è il gioco spontaneo oggi? TEORIE SUL GIOCO: Una serie di Autori che se ne sono occupati: - Donald Woods Winnicott - Sigmund Freud - Roger Caillois - Johan Huizinga - Eugen Fink 26 Platone ha un’idea ben precisa del gioco, cui attribuisce una valenza creativa à «è naturale – egli osserva – che l’anima del fanciullo abbia bisogno di gioco. I fanciulli sono per natura portati ad inventare giochi e basta che si ritrovino insieme perché il più delle volte ne scoprano uno.» Aristotele à il perfezionamento Aristotele, partendo dal pensiero di Platone, assegna al gioco dei bambini una finalità particolare, quella di essere imitazione delle successive occupazioni della vita più adulta. In questo senso, il gioco sarebbe un vero e proprio addestramento alle future mansioni. Il gioco è importante perché addestra i giovani alla perfezione della vita adulta. (Ma il gioco che diventa addestramento è un gioco cui è stata tolta l’imprescindibile spontaneità di cui invece esso ha assolutamente bisogno). Per Tommaso à il divertimento di chi lo fa Tommaso sostiene che «il divertimento certo non è ordinato ad un fine estrinseco, è ordinato al bene di chi si diverte, in quanto è cosa piacevole e riposante.» Tommaso libera il gioco da finalità pratiche, ciò che conta è il bene stesso di colui che gioca e giocando si diverte. 27 MORITZ LAZARUS à ricreazione e correzione Lazarus considera il gioco come: a) mezzo ricreativo, di riposo dalla fatica; b) ed anche correttivo degli stati di timidezza dei giovani. ALFRED ADLER à per superare i complessi Per lui, il gioco consentirebbe di eliminare i complessi di inferiorità giovanili. KARL GROOS à imitare per prepararsi alla vita Per lui il gioco è una forma di preparazione alla vita adulta. Egli sostiene che «i giuochi sono imitazioni delle cose gravi che vengono poi». WILHELM WUNDT à la ricapitolazione Per questo filosofo tedesco, medico e psicologo, al gioco va attribuito il carattere di un “post-esercizio”, come sintesi di esperienze fatte in precedenza, nel corso della vita quotidiana. Egli sostiene che, giocando, si ricapitolerebbe, si esprimerebbe, si attuerebbe, si proverebbe qualcosa che già si possiede internamente. GRANVILLE STANLEY-HALL à la spontaneità con cui si manifestano i retaggi È animato dal desiderio di giustificare la spontaneità del gioco, carattere di attività non precostituita al presente. Egli enuncia una particolare teoria: il gioco costituirebbe il ricordo di attività ancestrali, non nate nel presente; un retaggio, un’eredità del lontano passato. 30 1. Per lui il gioco serve ad esprimere la propria realtà interiore, a definire il confine del proprio e dell’altrui corpo, pertanto anche a raggiungere un controllo sul corpo. 2. I giochi di contatto fisico che i bambini fanno da 3 anni in su servono a stabilire proprio una posizione di ruolo, rispetto alla possanza e alla forza fisica, perché ognuno stabilisce quale sia il limite del proprio corpo. 3. Il gioco serve a sviluppare le funzioni dell’io, in specie la creatività. Così scrive: «È soltanto mentre gioca che il bambino o l’individuo adulto è in grado di essere creativo e di fare uso dell’intera personalità, ed è solo nell’essere creativo che l’individuo scopre la parte più profonda di sé, il proprio sé corporeo: sulla base del gioco viene costruita l’intera esistenza dell’uomo, come esperienza di sé.» 4. Perché il gioco sia creativo, deve essere trasgressivo. Il gioco vero è quello che sorprende, che non è mai uguale a se stesso. Non vi sarebbe crescita senza una trasgressione, senza la rottura di un equilibrio raggiunto. I bambini trasgrediscono sempre, poiché la trasgressione è risposta di vita, di vitalità e di ricreazione di sé. 5. Così scrive ancora: «con il gioco, il bambino è capace ... di sviluppare il suo personale stile di vita, di diventare un essere umano completo, amato ed accettato per quello che è». 31 6. «Mentre gioca, e forse soltanto mentre gioca, il bambino o l'adulto è libero di essere creativo [...] ed è solo nell'essere creativo che l'individuo scopre il sé» SIGMUND FREUD à il gioco sostanzialmente come espressione dell’inconscio, relativamente ad ansia, frustrazioni, angoscia di morte, piacere, imitazione della vita adulta 1. Sigmund Freud è stato un neurologo, psicoanalista e filosofo austriaco, fondatore della psicoanalisi, una delle principali correnti della moderna psicologia. Egli ha elaborato la famosa teoria dell’iceberg, secondo la quale è l’inconscio a governare il comportamento ed il pensiero degli esseri umani e delle stesse interazioni tra individui. 2. Per Freud, «il gioco è espressione del mondo inconscio del bambino; è come un veicolo di scarico e di canalizzazione delle tensioni, come un mezzo di cui il bambino dispone per superare e gestire l’ansia e prendersi una sorta di rivincita alle frustrazioni». Nel gioco del bambino confinano realtà e fantasia. È molto facile, pertanto, che nell’attività ludica, il bambino crei un suo mondo, in cui proietta le sue realtà interiori. 3. Per Freud, il gioco infantile si basa sul principio del piacere. Il bambino, egli sostiene, cerca il piacere come fine a se stesso. Ma egli attribuisce al gioco anche altre valenze – assai significative -: dell’imitazione, del controllo di situazioni dolorose, della gestione dell’angoscia di morte. 32 4. Il bambino, in effetti, promuove attraverso il gioco l’imitazione di quanto conosce della vita degli adulti. Egli imita l’adulto perché attraverso questa imitazione si integra, si definisce, si sente intero; e questo avviene soprattutto se l’imitazione viene sperimentata in un contesto ludico, di gioco. Il gioco, inoltre, gli consente di tenere sotto controllo le esperienze traumatiche: cfr. i movimenti consolatori che il bambino attiva di fronte alle grandi e alle piccole frustrazioni. 5. Il gioco aiuta il bambino a soddisfare una pulsione a ripetere. I giochi dei bambini, come anche quelli dell’adulto, sono caratterizzati dal fatto di essere ripetitivi. Soprattutto nei giochi con regole precise, si assiste alla ripetizione ossessiva di gesti e di situazioni. Tale ripetizione ha a che fare, sostiene Freud, con la gestione dell’angoscia di morte, perché ripetere e muovere in un contesto governato da regole garantisce e protegge dall’uccidersi anche fisicamente. ROGER CAILLOIS 1. Roger Caillois è stato un grande scrittore, sociologo e critico letterario francese. Egli è autore di numerose opere, tutte di grande pregio. Nel 1958, egli pubblicò il trattatello “I giochi e gli uomini. La maschera e la vertigine”. Si tratta di un’opera diventata celebre, sempre citata e punto di riferimento per molte altre opere e per molti altri autori. Definisce il gioco come un’attività con 6 caratteristiche peculiari: 1. «libera: a cui il giocatore non può essere obbligato senza che il gioco perda subito la sua natura di divertimento attraente e giocoso; 35 - è una forma di aggressività socializzata. L’aggressività può avere una potenzialità asociale con il suo possibile contenuto di cariche e tensioni negative. Non però l’agonismo, che è l’istituzionalizzazione dell’aggressività entro limiti socialmente accettabili. J. HUIZINGA: HOMO LUDENS è: - l’opera – davvero basilare – che ci interessa esaminare. Qui la funzione del GIOCO è ricondotta alla giustificazione delle manifestazioni più elevate della vita e della convivenza sociale, cioè alla cultura, alla giustizia, addirittura alla poesia. - un’opera di grande originalità, del tutto nuova e rimasta poi insuperata. Homo ludens (1939; trad. it. 1946). - Homo Ludens vuol dire la cultura come gioco, la cultura in quanto gioco dello spirito. Ludens è riferito all’uomo, perché lo spirito è solo umano! Nella Prefazione: «Da molto tempo sono sempre più saldamente convinto che la civiltà umana sorge e si sviluppa nel gioco, come gioco». 36 NATURA E SIGNIFICATO DEL GIOCO COME FENOMENO CULTURALE L’INCIPIT: «Il gioco è più antico della cultura ...» «... già nelle sue forme più semplici, e nella vita animale, il gioco è qualcosa di più di un fenomeno puramente fisiologico e una reazione psichica fisiologicamente determinata. Il gioco come tale oltrepassa i limiti dell’attività puramente biologica; è una funzione che contiene un senso». IL GIOCO: - non è legato a nessuna concezione di vita e a nessun grado di civiltà. Il gioco c’è, ce lo ha dato la natura. - è innegabile. Si possono negare quasi tutte le astrazioni: la giustizia, la bellezza, la verità, la bontà, lo spirito, Dio. Si può negare la serietà. Ma non il gioco». NOI GIOCHIAMO e sappiamo di giocare, dunque siamo qualche cosa di più che esseri puramente raziocinanti, perché il gioco è irrazionale». MA IL GIOCO ... si distingue dalla vita ordinaria. Esso trasfigura la realtà, intessendo di sé le grandi attività originali della società: linguaggio, mito, culto. Il gioco è un fattore decisivo di cultura, della cultura. Il gioco in sé, benché attività dello spirito, non contiene una funziona morale, né virtù, ne peccato. 37 Il gioco non si collega né con il vero né con il buono, sostiene Huizinga; forse che si collega con il bello? Sì, vi è un fondamentale rapporto tra gioco e bellezza. «Alle forme più primitive del gioco, si uniscono sin dall’inizio, la gentilezza e la grazia. La bellezza del corpo umano in movimento trova la sua massima espressione nel gioco». HOMO LUDENS. Caratteristiche del gioco: Il gioco è anzitutto e soprattutto un atto libero, è libertà à Il gioco comandato non è più gioco. Il gioco può essere differito ed annullato. Non è una necessità fisica, non un dovere, si fa nell’ozio. Gioco non è la vita ordinaria o vera à È, anzi, un allontanarsi da quella, per entrare in una nuova sfera di attività, dove il gioco si converte in serietà e la serietà in gioco. Il carattere disinteressato del gioco à Il gioco interrompe il processo di ordinaria ed immediata soddisfazione di bisogni e desideri. Si presenta come un intermezzo della vita quotidiana, una vera ricreazione. È accompagnamento, completamento e parte della vita che completa ed adorna: è indispensabile alla vita (anche alla collettività per il senso che contiene). Insomma, appartiene ad una sfera superiore a quella strettamente biologica del processo nutrimento- accoppiamento-difesa. 40 «La società primitiva gioca. Quel gioco è sin dall’inizio pieno degli elementi propri del gioco: ordine, tensione, movimento, solennità fervore. ... Dentro il gioco viene incuneandosi a mano a mano il senso di un «atto» sacro. Il culto s’innesta al gioco. Però giocare in sé fu il fatto primario». «… culto è massima e sacrosanta serietà. Può nondimeno essere gioco allo stesso tempo? Insomma, si regge o meno l’antitesi gioco-serietà? Per Huizinga la risposta è no: il gioco è quanto di più serio vi possa essere. Davvero illuminante il passo successivo: «Il bambino gioca con perfetta serietà. Pure gioca e sa di giocare. Lo sportivo gioca con abbandono e serietà e col coraggio dell’esaltato. Eppure gioca, e sa di giocare. L’attore suole darsi completamente quando recita. Nondimeno gioca, e si rende conto del gioco. Il violinista prova le più sante emozioni, entra a far parte di un mondo che è sopra e al difuori del mondo comune; pure il suo agire resta un gioco. Il carattere ludico può essere inerente alle azioni più elevate». SULLA SERIETÀ DEL GIOCO à secondo Huizinga: Serietà si oppone a gioco, o tenta di opporvisi à ma gioco, senza alcun dubbio, può includere serietà. Gioco e gara creano cultura: «La cultura sorge in forma ludica, la cultura è dapprima giocata. Anche quelle attività che sono indirizzate alla soddisfazione dei bisogni vitali, come per esempio la caccia, nella società arcaica assumono di preferenza la forma ludica». 41 Ed è chiaro che non è il gioco che diventa cultura, ma è la cultura che reca il carattere di gioco! à Gioco e gara creano cultura. «... esigenza umana di vivere in modo bello [soprattutto esteticamente bello]. La forma nella quale questa esigenza s’appaga è quella di un gioco». Anche la guerra, in origine, deriva dal gioco, ha ed è una funzione agonale à «All’origine di ogni competizione c’è il gioco, che è una convenzione: quella cioè di compiere entro un limite di tempo e di spazio, secondo date regole, in una data forma, qualche cosa che sciolga una tensione e che esorbiti dal corso normale della vita». «La ragione della profonda identità dell’espressione poetica, in tutti i periodi della convivenza umana a noi noti, va cercata in massima parte nel fatto che questa forma espressiva della parola creatrice è radicata in una funzione più vecchia e più originale di ogni altra attività di cultura. Quella funzione è il gioco». Ricapitoliamo un po’ quelle che ci sono sembrate le caratteristiche più proprie del gioco:. - è un’azione che si svolge entro certi limiti di luogo, tempo e senso, in un ordine visibile, secondo regole liberamente accettate, e fuori della sfera dell’utilità e della necessità materiali». - «Lo stato d’animo del gioco comporta astrazione dal «consueto» ed estasi, ed è o sacro, o puramente allegro in rapporto al tono sacro o ricreativo del gioco. 42 L’atto è accompagnato da sentimenti di elevazione e tensione, e comporta letizia e distensione». «Ora, a mano a mano che la cultura si sviluppa spiritualmente e materialmente, aumentano i settori ove il carattere ludico non è affatto o a malapena percettibile a spese di quelli ove il gioco agisce liberamente. La cultura come un tutto diventa più seria. Giustizia e guerra, arti e scienza sembrano via via perdere completamente il loro contatto col gioco». FINK à “OASI DEL GIOCO” (1957) Secondo Fink, il gioco «è concepito come ciò che non è serio, ciò che non è normativo, ciò che non è autentico, come arbitrio e oziosità» à insomma, Fink si oppone decisamente al fatto che al gioco siano erroneamente imposte le etichette di attività, rispetto alla vita: - periferica; - marginale; - complementare. Al contrario, Fink cerca di mostrare come il «gioco [sia] un fenomeno fondamentale dell’esistenza, tanto originario e a sé stante quanto la morte, l’amore, il lavoro e il dominio, ma non è direzionato, come gli altri fenomeni fondamentali, da un comune tendere a uno scopo finale. Piuttosto gli sta per così dire di fronte – così da accoglierli in sé rappresentandoli. Noi giochiamo con la serietà, l’autenticità, il lavoro e la lotta, l’amore e la morte. E giochiamo 45 Modulo 6 MOVIMENTO E FORMAZIONE GIOVANILE. I DIRITTI DEI BAMBINI GLI STRUMENTI DELLA PROFESSIONE I COSIDDETTI DIRITTI DEI BAMBINI à Ciascun ragazzo ha: - il diritto di divertirsi e di giocare - il diritto di praticare sport - il diritto di essere trattato con dignità - il diritto di vivere in un ambiente salutare - il diritto di essere allenato ed educato da persone competenti - il diritto di ricevere un allenamento adeguato alla sua età, ai suoi ritmi e alle sue capacità individuali - il diritto di misurarsi con giovani dello stesso livello, in idonee competizioni - il diritto di praticare sport in condizioni di sicurezza - il diritto di usufruire di adeguati periodi di riposo - il diritto di avere la possibilità di diventare un campione oppure di non esserlo - Multilateralità orizzontale, oppure estensiva: il senso (ed il verbo da usare!) è quello di ampliare, allargare, conoscere il nuovo; - Multilateralità verticale, oppure intensiva: il senso (ed il verbo da usare!) è quello di ripetere, restringere, riconoscere il conosciuto. 46 Fino a 10 anni: Apprendere ed ampliare il bagaglio di conoscenze motorie e di abilità fondamentali. Tra 11 e 14 anni: Apprendere ancora, ma cominciare a scegliere. Dopo i 14 anni: Scegliere e delimitare. I contenuti ed i mezzi dell’attività di formazione I mezzi per realizzare la formazione di base sono costituiti dalla più ampia gamma possibile di attività, di gesti e di sequenza motorie, proposti attraverso una successione e un’alternanza che al profano può dare l’impressione di confusione di attività, mentre invece costituisce l’espressione di un piano preordinato e rispondente ad esigenze del tutto razionali. La formazione si realizza, cioè, secondo un progetto mirato di attività multilaterali (Bellotti/ Matteucci 2000, pag.122). 47 Modulo 7 MOVIMENTO E VITA ADULTA. LE ABILITÀ DI VITA CHE VENGONO DALLA FORMAZIONE PREGRESSA IL MOVIMENTO E LO SPORT COME STRUMENTI PER INSEGNARE A VIVERE “La percentuale di italiani, sopra i 3 anni d’età,che dichiara di praticare sport con continuità nel proprio tempo libero ha raggiunto il 25,1%, ovvero nel 2016 una persona su quattro fa sport. Se a questi si aggiungono coloro che dichiarano di fare sport saltuariamente si arriva al 34,8%. ... La pratica sportiva in Italia sta incrementando ...” Quale è il fine del movimento fatto in giovane età? Nel giovane, il movimento prepara alla Vita. Quindi, il movimento fatto da bambini e in giovane età condiziona inevitabilmente la Vita adulta! Il Movimento fatto in giovane età consente di creare uno stile di vita che molto difficilmente (quasi impossibile, in verità) si potrà sviluppare in età adulta. Senza quello stile di vita si è esposti a un rischio maggiore di problematiche legate alla salute (e non solo)! Soprattutto per bambini e adolescenti, che si trovano ancora nel periodo della crescita, gli stimoli motori, quando sufficientemente ed adeguatamente dosati, rappresentano uno stimolo formativo decisivo per uno sviluppo sano da un punto di vista fisico, psichico e sociale (Weineck, 2013). Sono diverse le evidenze scientifiche per le quali l’attività fisica non occasionale, ma decisamente abituale ed anzi del tutto regolare, ovvero la partecipazione a programmi di fitness adeguati all’età si è rivelata in grado di potenziare il benessere fisico e psicosociale dei giovani, influenzando positivamente lo stile di Vita dell’età adulta (Faigenbaum et al, 2009). 50 Sarebbe opportuno chiedersi con i giovani, lo sport si può utilizzare? Con quale scopo? Proviamo a rispondere… Le funzioni esecutive rappresentano il “direttore d’orchestra della mente” e sono responsabili della capacità di inibire pensieri e comportamenti routinari per esplorare nuove vie, pianificare azioni, essere creativi e adattare flessibilmente il proprio comportamento al variare delle situazioni (Diamond, 2013). Le tre funzioni esecutive fondamentali sono: la funzione inibitoria, la memoria di lavoro e la flessibilità cognitiva. Esse concorrono alla capacità del bambino di gestire efficacemente la propria attenzione (Pesce et al, 2015). Le abilità di vita o life skills costituiscono l’insieme di abilità personali e relazionali che servono per governare i rapporti con il resto del mondo e per affrontare la vita quotidiana, sono competenze sociali e relazionali che consentono di far fronte in modo efficace alle esigenze della vita quotidiana, rapportandosi con fiducia a se stessi, agli altri e alla comunità; sono abilità e competenze necessarie per mettersi in relazione con gli altri e per affrontare problemi, le pressioni e gli stress della vita quotidiana. 51 La partecipazione a programmi di attività motoria in età giovanile consente anche lo sviluppo di abilità di Vita (c.d. life-skills), cioè l’insieme di abilità intrapersonali e interpersonali che consentono di mettere in atto comportamenti adattivi e positivi, per far fronte alle richieste e alle sfide della Vita quotidiana (Pesce et al, 2015; Marchetti et al, 2016). 52 Consigli per la conduzione dei giochi: 1) Prima di proporre attività valutare le potenzialità e il livello di sviluppo delle capacità di ognuno con OSSERVAZIONE QUALITATIVA. 2) Conoscere molto bene le modalità di svolgimento del gioco e le strategie didattiche per una buona GESTIONE delle attività. 3) Preferire giochi che offrano ESPERIENZE DI SUCCESSO. 4) Le ISTRUZIONI devono essere chiare e lineari. 5) Far partecipare tutti i bambini CONTEMPORANEAMENTE. 6) Eseguire ATTIVITA’ PROPEDEUTICHE per giochi che si compongono di più compiti motori. 7) Evitare i GIOCHI A ELIMINAZIONE. 8) È necessario inserire momenti di PAUSA durante il gioco. 9) Raccogliere RIFLESSIONI che aiutano i bambini a prendere consapevolezza. 55 3) La complessità del compito motorio 4) L’adattabilità delle abilità motorie rispetto al contesto in cui si eseguono 5) Scelta di comportamenti motori da adottare in base alla variabilità del gioco Per questa sessione di giochi sono stati scelti ambiti sia dalla tradizione sia dall’innovazione. Giochi tradizionali: hanno valenza culturale, struttura precisa e regole peculiari. Sono suddivisi in tre categorie: - Giochi morbidi: ambiente di gioco confortevole, nessun contatto diretto tra i partecipanti, la complessità varia in base alla competenza dei partecipanti - Giochi frizzanti: le condizioni del contesto richiedono attenzione e impegno - Giochi ruvidi: si distinguono per l’opposizione diretta tra i giocatori e per la competizione. Giochi didattici: hanno lo scopo di raggiungere un obiettivo didattico. Giochi pre-sportivi: hanno affinità con le attività sportive strutturate. Giochi in fiabe: si lascia spazio alla fantasia dei bambini, poiché anziché chiedere ai bambini un’azione motoria dettagliata si spronano ad entrare in una situazione fantastica e quindi a interpretare liberamente il movimento. Giochi di ritmo: riconoscimento della struttura ritmica padroneggiando diverse gestualità motorie e sportive. Questi contribuiscono ad attuare un approccio multi-sportivo, centrato sugli aspetti qualitativi del suo sviluppo motorio. 56 FUNZIONI COGNITIVE E CREATIVITA’ L’efficienza fisica e l’esercizio fisico favoriscono lo sviluppo delle funzioni cognitive. Come? Dal punto di vista fisico risultano impegnativi, mentre da quello cognitivo sono stimolanti, poiché un allenamento di tipo ludico che vede al suo interno situazioni di cooperazione, di ricerca di una soluzione sprona i bambini all’allenamento di funzioni cognitive per il raggiungimento di obiettivo e per creare percorsi originali. La ricerca di nuove soluzioni inoltre sviluppa la creatività, poiché la consapevolezza del proprio percorso di crescita e della conoscenza mettono in atto le funzioni della metacognizione, di cui la creatività è la più rappresentativa. Un prodotto creativo è, infatti, creato dall’inibizione di pensieri routinari e dalla creazione di nuovi percorsi, si parla in questo senso anche di creatività motoria. Questi giochi sviluppano la consapevolezza del proprio corpo quando è fermo e quando è in movimento, stimolando attenzione e promuovendo lo sviluppo della memoria. Abbiamo quindi due tipologie di giochi, basati sulla memoria e sulla flessibilità cognitiva. GIOCHI SULLA MEMORIA à il primo è composto da dare il segnale, interpretare il segnale, controllo della correttezza dell’interpretazione, sviluppo del naturale sviluppo degli arti. Il secondo è dato dall’osservazione di un movimento e riproduzione con diverse posizioni del corpo. 57 FLESSIBILITA’ COGNITIVA à utile allo sviluppo mentale assieme all’efficienza fisica. ABILITA’ DI VITA I giochi di movimento promuovono le abilità di vita che sono indispensabili per il benessere individuale e l’integrazione sociale del bambino, e del futuro adulto, poiché sono trasversalmente utili in tutti i domini. Tali abilità sono particolarmente adatte, oltre che allo sviluppo di buone prestazioni motorie, anche per affrontare la vita e mantenere il benessere. Un’educazione motoria che considera la persona nella sua completezza deve contemplare, quindi, lo sviluppo delle abilità di vita. Dal momento che, le abilità di vita sono parte integrante dello sviluppo di competenze ci sono alcune strategie da attuare che favoriscono, appunto, lo sviluppo delle abilità interpersonali e intrapersonali, privilegiando il contesto ludico. Per sviluppare le abilità intrapersonali L’obiettivo dei giochi è quello di lasciare che il bambino definisca da solo i propri obiettivi e i contenuti delle attività, valutando i prerequisiti e le abilità richieste dal compito, per scegliere quale percorso attuare per il raggiungimento del risultato. Come educare le abilità di vita intrapersonali? 60 Socializzazione cooperativa = gioco che sviluppa la capacità di sacrificio per i compagni per il raggiungimento di un obiettivo. 61 JOY OF MOVING INTRODUZIONE PRIMA PARTE Le indagini di settore inerenti allo sport denunciano un progressivo deficit dell’efficienza fisica e motoria nella popolazione scolastica. La prima causa di questo è da considerarsi nel fattore di commercializzazione dello strumento-corpo tramite la spettacolarizzazione dello sport. Questo annulla la dimensione ludica del movimento e annulla lo sviluppo delle potenzialità della pratica sportiva. Ci si interroga, quindi, su cosa fare per promuovere l’immagine positiva dello sport, che si traduce in cambiamenti comportamentali visibili: • Qualità dell’educazione • Differenziazione della pratica motoria MODELLO • Condivisione di risorse INNOVATIVO • Variabilità • Ambientià Spazi idonei à Prima condizione per rendere l’attività fisica un momento separato dal quotidiano che si tramuta in abitudine • Utilizzo di peculiarità dell’educazione fisica per contribuire alle relazioni sociali e al benessere fisico. • Creazione di una realtà inclusiva per lo sviluppo del bambino come cittadino consapevole REALTA’ INCLUSIVAà INSEGNANTI, FAMIGLIE, DIRIGENTI, SPECIALISTI IN SCIENZE MOTORIE FORMARE FORMATORI PER LA QUALITA’ COME: condivisione, aggiornamento, interdisciplinarietà COSA SERVE: metodo, lavoro collaborativo tra insegnanti e specialisti in scienze motorie, collaborazione con il territorio Ricerca scientifica del modello educativo: (per constatare la validità del metodo) Si è focalizzata su: • Efficienza fisica • Coordinazione motori • Funzioni cognitive e creatività • Abilità di vita 62 Valutazione dei contenuti: Preintervento MONITORAGGIO DEI PROCESSI E Postintervento I RISULTATI DELLA TECNICA Follow-up TRANSLATIONAL CAPITOLO 1 L’obiettivo del manuale è partire dallo sviluppo del corpo in movimento per arrivare alla formazione del cittadino. La chiave per analizzare il modello proposto è nel GIOCO DI MOVIMENTO, ovvero il gioco che coinvolge tutti i movimenti del corpo, favorendo l’acquisizione e il consolidamento della motricità di base. Essa si struttura dallo sviluppo di sistemi di produzione e l’utilizzo dell’energia per muoversi, ovvero l’efficienza fisica, e dallo sviluppo dei sistemi che controllano il movimento, ovvero la coordinazione motoria. I giochi di movimento sono strutturati per rafforzare entrambi gli ambiti (efficienza fisica e coordinazione motoria), poiché la condizione del movimento nel gioco passa da momenti di equilibrio a disequilibrio che richiedono un continuo riadattamento del corpo, che dovrà stabilizzare e calcolare la produzione energetica e i movimenti in base a questi cambiamenti. Il cervello in questo senso è dotato di PROGRAMMI MOTORI, ovvero la capacità di coordinare i movimenti in base alle circostanze. In questo senso i giochi di movimento sono indispensabili poiché permettono al bambino di esplorare i vari ambiti motori, distinguendo le tecniche specifiche di movimento e le azioni di tutti i giorni. Saper giocare è quindi un prodotto che parte dall’intelligenza corporeo-cinestetica, ovvero la capacità di usare i movimenti del proprio corpo in modo differenziati, per arrivare a dominare azioni apparentemente lontani da quelle motorie, come quello cognitivo e sociale. COGNITIVE Si intendono le funzioni esecutive, funzioni responsabili di inibire le azioni routinarie per esplorarne altre nuove. In che modo? Pianificare azioni, creatività, adattare il corpo alle situazioni. C’è infatti una relazione tra lo sviluppo cognitivo e quello motorio (Piaget): c’è correlazione nella comparsa di alcune abilità con il solidificarsi e il comparire di determinate funzioni cognitive. I giochi di movimento attivano la maturazione delle strutture del sistema centrale del cervello che supporta lo sviluppo cognitivo e motorio, poiché la variazione delle proposte di gioco sollecitano l’affinamento di tali funzioni. Altre caratteristiche del gioco di movimento in ambito della PERCEZIONE e del COMPORTAMENTO, riguardano la valenza emozionale e la richiesta di interazione cooperativa con i compagni e competitiva con gli avversari, che sollecitano abilità che sono oltre quelle cognitive e motorie. Esse sono: - Organizzazione delle relazioni sociali (interscambiabilità e diversificazione dei ruoli) - Sviluppo delle competenze sociali (condivisione del contenuto ludico) Legando le due aree possiamo quindi dire che: LA PRODUZIONE DI STRATEGIE RISOLUTIVE E OPPORTUNE PER OGNI SITUAZIONE NEL GIOCO PORTA ALLA SCELTA DI COMPORTAMENTI ADATTI ALLA RISOLUZIONE DELLE AZIONI IN MODO CORRETTO, SIA INDIVIDUALE CHE COOPERATIVO. 65 Differenze sull’adattamento e il controllo A1) il compito richiede un alto controllo inter-segmentario (es. eseguire movimenti sulla musica che aumenta in velocità)? (CONTROLLO VELOCE) A2) ci sono richieste di percezione che cambiano e più alternative d’azione (es. guardia e ladri)? (ADATTAMENTO VELOCE) b. Il gioco è composto da compiti che richiedono molta precisione? Differenze sull’adattamento e il controllo B1) il compito richiede un alto controllo inter-segmentario (es. passare fra ostacoli fissi senza toccarli)? (CONTROLLO PRECISO) B2) ci sono richieste di percezione che cambiano e più alternative d’azione (es. gioco di squadra con la palla)? (ADATTAMENTO PRECISO) CAPACITA’ COORDINATIVE MISTE: (elementi di controllo + elementi di adattamento): Capacità di Equilibrio: anticipatorio àcontrollo motorio (es. tirare un calcio ad una palla) reattivo àadattamento motorio (es. quando ti spingono e cerchi di non cadere) Capacità di Ritmo: seguire ritmo internoà controllo motorio seguire il ritmo esterno à adattamento motorio Capacità di Orientamento: corsa pianificata à controllo motorio corsa liberaà adattamento motorio In ultimo la capacità di adattamento va analizzata anche in funzione della reazione agli stimoli, che può essere: - semplice: uno stimolo - una risposta; - discriminativa: vari stimoli, una sola risposta corretta; - di scelta: due o più associazioni a stimolo/risposta. ANALISI DELLE FUNZIONI COGNITIVE E DELLA CREATIVITA’ Nella vasta gamma delle funzioni esecutive quelle fondamentali sono: inibizione, memoria, flessibilità cognitiva. Tutte e tre concorrono alla capacità del bambino di gestire la propria attenzione. - Funzione inibitoria: è utile a bloccare i pensieri e le azioni abituali o le azioni che diventano inadeguate per la situazione. - Memoria: è la parte in cui conserviamo le informazioni che ci servono per agire efficacemente. - Flessibilità cognitiva: capacità che ci consente di cambiare il criterio di risoluzione di un compito. Compito semplice: il bambino durante il gioco deve trattenere o posticipare una reazione? INIBIZIONE 66 Compito complesso: il bambino deve tenere a mente una regola mentre gioca in base alla quale deve muoversi o immobilizzarsi? Compito semplice: il bambino deve tenere a mente delle informazioni? MEMORIA DI LAVORO Compito complesso: il bambino deve tenere a mente un’informazione e manipolarla e aggiornarla durante il gioco? Spostamento della risposta: i bambini passano da una regola di comportamento ad un’altra associando stimolo e risposta e poi invertirla? FLESSIBILITA’ COGNITIVA Spostamento dell’attenzione: i bambini devono spostare l’attenzione su nuovi elementi mentre giocano e passano da un’associazione stimolo- risposta all’altra Queste funzioni esecutive che sono state descritte sono anche le basi su cui il bambino costruisce la METACOGNIZIONE, ovvero la consapevolezza di ciò che sa e di come usa questa conoscenza per padroneggiare il proprio comportamento. Tra le funzioni metacognitive spunta la CREATIVITA’, cioè la capacità di uscire da azioni routinarie per addentrarsi verso percorsi inesplorati, sia di azione sia di pensiero. La creatività si suddivide in: - CREATIVITA’ MOTORIA: abilità fondamentale in quanto funge da ponte tra le abilità cognitive esecutive e le abilità di vita - CREATIVITA’ TATTICA: utile nei giochi motori strategici, poiché ciò che è richiesto è che durante il gioco si decide e agisce Domande essenziali per comprendere se un gioco di movimento è creativo - motorio e/o creativo – tattico: 1) L’obiettivo del gioco è nell’imitazione o nella produzione di azioni individuali e cooperative non preannunciate dall’educatore? 2) I compiti motori sono totalmente definiti o semidefiniti (=sono specificati punto di partenza e obiettivo, ma non le modalità di esecuzione? 3) Durante il gioco viene chiesto di ripetere gli stessi movimenti o di svolgere uno stesso compito in maniere differenti? 67 4) I compiti hanno già una soluzione o le soluzioni sono molte? ANALISI DI ABILITA’ DI VITA Cosa sono le abilità di vita? Sono l’insieme delle abilità personali e relazionali che permettono di affrontare in modo efficace le esigenze, i problemi, le pressioni e gli stress della vita quotidiana. Sono presenti in tutti i domini della persona e sono: - Dominio fisico-motorio: mantiene lo stato di salute - Dominio cognitivo: individuazione e proseguimento di un obiettivo - Dominio comportamentale: regola azioni ed emozioni - Dominio sociale: comprendere gli altri e comunicare e interagire con loro in modo efficace e cooperativo. Le abilità di vita ci aiutano a soddisfare i bisogni di autonomia, competenza (abilità intrapersonali – interne) e relazione (abilità interpersonale – esterne). Lo sviluppo delle abilità di vita è inerente a due ambiti: 1) sfera cognitiva: • Goal setting: scelgo l’obiettivo • Decision making: decido cosa fare • Positive thinking: come posso migliorare 2) sfera emozionale: • Emotional regulation: consapevolezza di sé, autocontrollo L’analisi del gioco nelle sue varie versioni ha o meno come obiettivo esplicito le abilità di vita? per comprenderlo, inizialmente ci chiediamo: prima, durante e dopo il gioco si crea uno spazio di riflessione su ciò che si sta per fare? Durante il gioco si lascia ai bambini la possibilità di esprimere le difficoltà, il vissuto emozionale, la qualità di collaborazione con gli altri? DOMANDE PER RICONOSCERE LE ABILITA’ INTRAPERSONALI NEL GIOCO: a. Il gioco prevede pause di riflessione in cui i bambini riflettono su cosa possono migliorare? b. Il gioco sollecita i bambini a manifestare le proprie emozioni? c. Il gioco richiede autocontrollo nel rispetto delle regole? d. Il gioco è costruito secondo il criterio di risoluzione del compito solo dopo aver riflettuto sulle varie conseguenze delle azioni? e. Il gioco presenta variazioni gradualmente più complesse che facciano individuare al bambino il livello di difficoltà a lui più congeniale? DOMANDE PER RICONOSCERE LE ABILITA’ INTERPERSONALI: a. Per la riuscita del gioco è necessario che un bambino si immedesimi nell’altro e nelle sue emozioni? b. Il gioco permette la l’espressività e il superamento di paure? c. L’educatore incentiva le relazioni tra i bambini? d. Il gioco se è di gruppo permette la cooperazione tra pari? 70 l’esplorazione, e quindi la destrezza. Affinché il bambino assecondi la sua tendenza naturale è quindi necessario seguire i GRADI DI LIBERTA’ MOTORI: congelare (=ridurre la gamma di risoluzioni), poi liberare (=ampliare la gamma di risoluzioni), poi capitalizzare (=sfruttare al meglio anche le forze esterne per realizzare soluzioni motorie efficaci). Possiamo legare a questo anche il fattore associazione stimolo-risposta. Come? Con i gradi di libertà percettivo-motori: -congelare (=scegliere un solo stimolo), -liberare (=rafforzare altri stimoli-risposte e poi passare ad un altro), -capitalizzare (=associare ad uno stimolo più risposte). 71 CAPITOLO 3 “Non ciò che ci viene dato, ma valorizzare al meglio ciò che abbiamo è ciò che distingue una persona dall’altra”. Durante lo sviluppo educativo di un bambino, con l’insegnante si crea un rapporto e un’interazione che sono necessari e alla base del percorso poiché i comportamenti di entrambe le parti si influenzano reciprocamente. È per questo che lo stile di insegnamento è necessario per perseguire determinati obiettivi. Esso è composto da strategie specifiche che rendono efficacie il processo di insegnamento-apprendimento. Nessuno stile sovrasta gli altri, ma si impara a selezionare gli stili più appropriati in base alle circostanze. Con questo si intende una FLESSIBILITA’ DELIBERATA, che permette il passaggio da uno stile all’altro in base al tipo di compito e alle sue finalità. Per comprendere la varia natura dello stile di insegnamento e delle strategie che si attuano affinché uno stile venga preferito rispetto ad un altro, facciamo una mappa riassuntiva di tutti gli stili, e poi li analizziamo uno per uno. Gli stili di insegnamento si basano su due capacità insite nella natura umana, la riproduzione e la produzione. Questi sono i due estremi del continuum che va dallo stile più legato alla centralità dell’insegnante, appunto quello riproduttivo, a quelli centrati sull’allievo e la sua autonomia, e in cui esistono categorie intermedie. STILE RIPRODUTTIVO à STILE DI ASSIMILAZIONEà STILE DI SCOPERTA à STILE PRODUTTIVO Tra lo stile di assimilazione e lo stile discoperta si inserisce la SOGLIA DELLA SCOPERTA, ovvero si supera il margine per cui si lascia la libertà alla persona di decidere come risolvere un problema. Quindi avremo: STILE RIPRODUTTIVO à STILE DI ASSIMILAZIONE SOGLIA DELLA STILE DI SCOPERTA à STILE PRODUTTIVO SCOPERTA Gli stili riproduttivi stimolano gli allievi a copiare un modello proposto dall’insegnante, quindi dal punto di vista cognitivo sollecitano la memorizzazione di programmi motori (= comandi del cervello che arrivano ai muscoli); è caratterizzato, quindi, da uno stile di comando. Lo stile di assimilazione è caratterizzato dalla scelta dell’educatore su cosa fare e come valutarlo, ma al suo interno ci sono svariate strategie che si allontanano dallo stile esclusivamente riproduttivo, come: - Lo stile di pratica: dopo aver dato il compito e organizzato l’ambiente diamo la possibilità al bambino di esercitarsi - Lo stile dell’autovalutazione: in cui il bambino monitora costantemente i suoi risultati 72 - Lo stile reciproco: in cui la valutazione avviene in coppia o in terzetti - Lo stile per livelli di difficoltà: ai bambini mettiamo a disposizione vari metodi di risoluzione e lasciamo che ognuno scelga il metodo che reputa più idoneo per sé stesso da svolgere. Gli stili di scoperta è caratterizzato dalla graduale ricerca del bambino di una soluzione tramite tentativi dei problemi motori. Possono essere: - Lo stile di scoperta guidata: l’insegnante tramite le domande guida il ragionamento del bambino verso la soluzione - Lo stile di scoperta convergente: quando il compito non prevede una sola soluzione corretta e il bambino è stimolato a cercare soluzioni nuove. 75 CAPITOLO 4 La logica del legame, dello scambio tra discipline e dell’integrazione sono il punto di forza per la realizzazione di un insegnamento efficace. La parola chiave è TRASFERIBILITA’ degli apprendimenti che affianca il sapere, la teoria, con il saper fare, la pratica. Per mirare ad un apprendimento efficace è importante applicare l’interdisciplinarietà, mettendo in relazione i contenuti che apparentemente sono separati tra loro, e la transdisciplinarietà, che è il metodo per cui le competenze come la rielaborazione, l’analisi, la costruzione di modelli si applicano alla costruzione autonoma delle conoscenze. Si impara quindi a creare delle connessioni tra le discipline apparentemente distanti tra loro, favorendo, quindi, la scoperta e la metasorpresa. Perché l’educazione motoria come ponte tra le discipline? L’educazione fisica fa acquisire la consapevolezza della corporeità attraverso lo sviluppo di capacità motorie e abilità motorie. Le prime sono tratti stabili che sono in larga parte genetici, ma comunque allenabili; le seconde sono specifiche e si acquisiscono mediante l’apprendimento e l’esperienza. La corporeità crea una correlazione non solo con le abilità fisico-motorie, ma anche, come abbiamo già detto, quelle relazionali, sociali e cognitive che sono la base da cui qualsiasi apprendimento si sviluppa e amplia. Perché il gioco è il giusto tramite per la connessione fra le discipline? Il gioco è l’attività che attraversa tutte le fasi e le età della vita di un individuo mutando continuamente le modalità e gli obiettivi con cui viene svolta. Con il gioco si strutturano tutte le proposte didattiche e educative, poiché è considerato il punto focale dell’apprendimento che da espressione all’affettività, all’emotività, e alle acquisizioni spontanee dei bambini. Gli insegnanti sono le figure che devono favorire il dialogo tra le discipline: implementare le risposte motorie significa sollecitare il problem-solving con l’aiuto di tutte le conoscenze apprese. Si assume quindi la capacità di MOBILITARE le conoscenze apprese da tutte le discipline in funzione dell’apprendimento. L’educazione motoria asseconda questa progressiva assunzione del bambino come costruttore della propria identità corporea in termini di conoscenze. 76 CAPITOLO 5 È necessario che l’attività motoria sia accompagnata da coerenza e continuità nelle azioni. Partiamo con il dire che alcuni dati sono allarmanti sulla situazione di benessere e di salute della popolazione e sui rischi di una grave mancanza di equilibrio nella vita delle persone. Altrettanto preoccupante è la percentuale sempre più alta di bambini inclusi in questa situazione di disequilibrio e problematica di salute. Le linee guida raccomandano quanta e quale attività fisica va praticata per rimanere in salute. Ciò che risulta carente rispetto a queste linee guida non è l’attività sportiva strutturata, ma l’attività sportiva libera. Una prima barriera che non permette questa seconda opportunità è il livello agonistico cui volgono molti sport, e quindi lontani dalla vita quotidiana delle persone. Un modello educativo efficace e che garantisce una continuità tra la vita reale e lo sport sta nel gioco deliberato che si pone come ponte tra la pratica deliberata, quindi lo sport strutturato, e il gioco spontaneo, che non è regolamentato. Un altro limite alla coerenza sportiva è nell’ambiente. Si parla di ambiente costruito per intendere tutte quelle creazioni urbane costruite dall’uomo, mentre di ambiente facilitante per parlare di un ambiente che facilita e stimola le pratiche di attività motoria. Affinché il metodo educativo proposto sia valido e costante è necessario che esca dalla scuola o dalla palestra e che arrivi a tutti gli ambienti facilitanti dove è possibile praticare il gioco deliberato. Solo in questo modo la pratica sportiva si traduce in uno stile di vita. Un esempio di pratica deliberata è il parkour, ovvero tutte quelle azioni motorie inserite nel contesto metropolitano (es. saltare la pozzanghera). È necessario quindi un intervento urbano, in modo da rendere possibile il movimento anche fuori dagli ambienti in cui si pratica lo sport. CAPITOLO 6 Per raggiungere l’obiettivo di far muovere di più la popolazione in generale e i bambini in particolare, è necessario realizzare interventi multisettoriali, che significa coinvolgere i diversi settori, come la scuola, la sanità, lo sport, la pianificazione urbanistica, il settore dei trasporti e gli uffici deputati al controllo del traffico e del verde pubblico. Tutto questo è possibile con le politiche definite MULTISETTORIALI, dove ogni settore si rende coinvolto nella gestione dello spazio urbano in maniera costruttiva e collaborativa, ad esempio nella creazione di aree pedonali, strade chiuse al traffico e potenziamento delle piste ciclabili. Vengono, dunque, chiamati in causa i PARTENARI PUBBLICO-PRIVATO, ovvero forme di cooperazione tra settore pubblico e settore privato, in cui le rispettive competenze sono integrate per il finanziamento, la realizzazione e la gestione di opere pubbliche. Infatti, nessun singolo soggetto sarebbe in grado di realizzare autonomamente tutte le azioni a promuovere uno stile di vita sano. L’OMS ha dichiarato quale importanza ha, dal punto di vista economico, non dare priorità agli sport di vertice, ma dare l’opportunità di crescere e sostenere lo sport alla portata di tutti, e al di fuori della palestra o della scuola. Nel contesto odierno le iniziative di responsabilità sociale promosse da grandi imprese produttrici di alimenti e bibite sono molte. Tali interventi variano dall’essere puntiformi e poco complessi a programmi a lungo termine. Le prime possono essere ad esempio centrate sulla sponsorizzazione di eventi sportivi, o campagne informative per sensibilizzare il pubblico. Le seconde sono orientate più a lungo termine e si attuano in sinergia tra agenzie educative per la 77 promozione dell’educazione fisica: vengono proposte buone prassi di alfabetizzazione motoria per i più piccoli e la partecipazione polisportiva (= più sport insieme) per i più grandi, o anche la promozione attraverso lo sport delle abilità di vita. INTRODUZIONE SECONDA PARTE I giochi presentati sono suddivisi in base ai quattro pilastri. I giochi sull’EFFICIENZA FISICA sono ideati per promuovere la salute fisica dei bambini, poiché le conseguenze della sedentarietà hanno dato vita a patologie da deficit di esercizio. Questi giochi hanno obiettivi che vanno insegnate con metodologie diverse, di tipo prevalentemente prescrittivo e riproduttivo. I giochi per la COORDINAZIONE MOTORIA sono necessari per lo sviluppo del giusto ed efficacie del movimento che sarà per il futuro la base su cui si sviluppa l’efficienza fisica. I giochi per la coordinazione motoria sono strutturati per far assaggiare ai bambini vari tipi di sport, allontanando così l’idea dello sport univoco e di “eccellenza”. Nell’età evolutiva i bambini predispongono di abilità che se ben sollecitate avviano allo sport a carattere polisportivo e multilaterale. Per questi giochi le strategie sono principalmente a carattere riproduttivo e prescrittivo, ma le varianti che si possono effettuare sui giochi sono caratterizzate da aspetti euristici. I giochi per lo sviluppo delle FUNZIONI COGNITIVE e della CREATIVTA’ sono strutturati sulla consapevolezza che sono entrambi fattori funzionali all’apprendimento scolastico. Infatti, una parte di giochi si focalizza sullo stimolo della memoria e sulla flessibilità cognitiva le cui strategie predominanti sono molto variati, da metodi prescrittivi a metodi basati sul problem-solving. In una parte i bambini sono guidati dall’educatore a raggiungere l’obiettivo (scoperta convergente), mentre un’altra parte si basa sull’esplorazione di modi diversi per risolvere il compito (scoperta divergente). I giochi per lo sviluppo delle ABILITA’ DI VITA accrescono nei bambini la consapevolezza della loro autodeterminazione e autoregolazione individuale e cooperativa. Vedono concentrati molti metodi didattici tutti con il fine di far prendere consapevolezza i bambini del gioco che stanno facendo e di come lo stanno perseguendo. Le strategie sono dunque definite da insegnamento a domande, che stimolano i bambini alla riflessione. Consigli per la conduzione dei giochi: 10) Prima di proporre attività valutare le potenzialità e il livello di sviluppo delle capacità di ognuno con OSSERVAZIONE QUALITATIVA. 11) Conoscere molto bene le modalità di svolgimento del gioco e le strategie didattiche per una buona GESTIONE delle attività. 12) Preferire giochi che offrano ESPERIENZE DI SUCCESSO. 13) Le ISTRUZIONI che consentono l’esecuzione del gioco in maniera chiara e lineare. 14) Far partecipare tutti i bambini CONTEMPORANEAMENTE alle attività. 80 ABILITA’ DI VITA I giochi di movimento promuovono le abilità di vita che sono indispensabili per il benessere individuale e l’integrazione sociale del bambino, e del futuro adulto, poiché sono trasversalmente utili in tutti i domini. tali abilità sono particolarmente adatte, oltre che allo sviluppo di buone prestazioni motorie, anche per affrontare la vita e mantenere il benessere. Un’educazione motoria che considera la persona nella sua completezza deve contemplare, quindi, lo sviluppo delle abilità di vita. Dal momento che le abilità di vita sono parte integrante dello sviluppo di competenze ci sono alcune strategie da attuare che favoriscono, appunto, lo sviluppo delle abilità interpersonali e intrapersonali, privilegiando il contesto ludico. Per sviluppare le abilità intrapersonali L’obiettivo dei giochi è quello di lasciare che il bambino definisca da solo i propri obiettivi e i contenuti delle attività, valutando i prerequisiti e le abilità richieste dal compito, per scegliere quale percorso attuare per il raggiungimento del risultato. Si possono seguire alcune fasi: - Dichiarare gli obiettivi del lavoro - Valutare lo stato della prestazione tramite dei test - Far fissare al bambino l’obiettivo personale - Insegnare a incrementare le abilità di vita e trasferirle in altri ambiti - Valutare la prestazione - Registrare i progressi - Fare sintesi della lezione - Concludere con un rituale Come educare le abilità di vita intrapersonali? - Promuovere la fiducia in sé stessi (POSITIVE THINKING= atteggiamento mentale che genera aspettative positive e facilita il perseguimento degli obiettivi)à DEFINIRE GLI OBIETTIVI, SVILUPPARE UN PROGRAMMA CHE RAFFORZI LE COMPETENZE CHE SI VOGLIONO MIGLIORARE, USARE LE 4 R=REPLAY, RELAX, REDO, READY (ripeti, rilassati, rifai, sii pronto). - Avere la capacità di risolvere problemi (PROBLEM-SOLVING= capacità di risolvere problemi emergenti in modo pertinente)à 4 STEP STAR= STOP, ovvero prendi tempo per pensare, THINK, pensare più di una via, ANTICIPATE, prevedere le conseguenze delle scelte, RESPOND, scegliere l’opzione che ti fa raggiungere l’obiettivo. - Scelta di obiettivi (GOAL SETTING=sviluppo di un piano di azione teso a motivare la persona)àin base ai risultati che si ottengono di volta in volta scegliere degli obiettivi che sono oggettivamente raggiungibili. - Scelta di un programma efficace (MAKING GOAL LEADER= fare una scaletta di passi)à in base ai risultati che si raggiungono - Consentire l’autovalutazione e la scelta del livello più congeniale (DECISION MAKING=presa di decisione efficace sotto pressione temporale Per sviluppare le abilità di vita interpersonali L’uomo si esprime e comunica attraverso il corpo che è una fonte di emozioni, sentimenti, stati d’animo. Le attività si incentrano perciò sugli elementi che modulano l’espressione corporea: 9) Tensioni muscolari= percezione del proprio corpo, alternanza contrazione-rilassamento 10) Ritmi respiratori= allenamento su tempi, velocità della respirazione 11) Flussi sensoriali= esercizi per la percezione di sé stessi con musica e attrezzi 81 12) Postura= assunzione di varie posizioni nello spazio 13) Qualità del movimento= decodifica di messaggi espressivi 14) Prossemica= sperimentare gli altri a diverse distanze 15) Comunicazione non verbale= sviluppo di gestualità per interpretazione e coreografie motorie 16) Comunicazione verbale= controllo dello sviluppo fonico Sviluppo della competenza relazionale e di gruppo La competenza relazionale nel bambino si sviluppa nelle attività ludiche nel passaggio del gioco simbolico e nel gioco a regole, individuale e cooperativo. Il bambino vive nella società e per questo l’assunzione di un comportamento sociale e motorio efficace è indispensabile per lo sviluppo della convivenza civile. Competenza sociale= giochi di gruppo, balli di gruppo, giochi a squadre Maturazione socio-comportamentale= giochi di regole Socializzazione cooperativa= gioco che sviluppa la capacità di sacrificio per i compagni per il raggiungimento di un obiettivo.
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