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Riassunti Storia dell'Arte Giapponese 2 - "History of Japanese Art" P. Mason con IMMAGINI, Sintesi del corso di Storia Dell'arte

Riassunto dettagliato con immagini a colori del libro "History of Japanese Art" (Penelope Mason) per il corso di Storia dell'Arte Giappone 2 della Prof.ssa Vesco, presso l'Università Ca' Foscari di Venezia.

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

In vendita dal 06/11/2021

shiinya
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Scarica Riassunti Storia dell'Arte Giapponese 2 - "History of Japanese Art" P. Mason con IMMAGINI e più Sintesi del corso in PDF di Storia Dell'arte solo su Docsity! PERIODO MUROMACHI (BUDDHISMO ZEN) ® Architettura Il tempio buddhista zen: sotto all’influenza dello zer, la struttura dei templi buddhisti cambia radicalmente. Viene introdotto un nuovo tipo di cancello, il sammon. La sala principale, detta prima Kondo o hondo, cambia il nome in butsuden (Stanza di Buddha) e inizia ad essere utilizzata per cerimonie pubbliche. La sala da lettura, prima 4446, prende il nome di atto (Stanza della Legge) e viene usata per assemblee di monaci. Al complesso si aggiungono poi lo shariden (Stanza delle Reliquie), dove si possono onorare Shaka e i maestri zer, e un kaisandò, una sala dedicata al fondatore del tempio. Tòfukuji: Sanmon (portale d’ingresso) e secondo piano (1384-1425) Il Tofukuji è uno dei primi templi ge ad essere costruito a T'6kyd. È stato fondato nel 1236, ma viene completato solo negli anni successivi. Nel 1319 e nel 1334 viene danneggiato a causa di incendi, ma viene subito ricostruito grazie all'aiuto del 24477. Inizialmente era composto da più di 50 templi minori. Il sammon o “cancello della montagna”, è una struttura a due piani con tre porte d'entrata e PP un secondo piano accessibile da una scala coperta esterna all’edificio principale, che contiene solitamente immagini di Shaka e dei sedici rakan (coloro che hanno raggiunto PIlluminazione). Quello del Tofukuji è il primo esempio di questo nuovo tipo di entrata. L’esterno è in uno stile sobrio di derivazione del periodo della Cina Song, mentre l’interno del secondo piano è più ornamentale e rispecchia più lo stile cinese del XIV e XV sec, con decorazioni in verde, rosso, marrone, nero ed oro. Engakuji: Shariden (sala delle reliquie), Kamakura (1293-98) Lo stile architettonico utilizzato per i templi gen viene chiamato karayo o “stile cinese”, che si differenzia dal way0, quello puramente giapponese. Tipici di questo stile sono la sovrabbondanza di decorazioni e di travature elaborate sotto tetti spioventi e di finestre a cuspide con sbgji dietro. Il primo esempio di edificio in stile argo è lo shariden (reliquiario) dell’Engakuji di Kamakura. La base è quadrata ed è sormontata da un sistema di doppio tetto (m0£astò. L’interno è decorato in uno stile delicato e prezioso, a differenza delle grandi sale della maggior parte dei templi zer. Ry6anji: veduta del giardino secco (karesansui) All’interno dei templi ger vengono costruiti dei giardini, per favorire la meditazione. Sono costruiti in uno spazio limitato, in uno stile molto semplice e gli oggetti che contengono invitano l'osservatore ad un’interpretazione. La maggior parte è costituita da rocce e ciottoli, con muschi e arbusti. Questo tipo di giardino prende il nome di karesansui o “giardino secco”. Il più famoso è quello di Ryoanji (“I/ tempio del dragone tranquillo”), considerato l’epitome della tranquillità zen e della riflessione. Il tempio viene fondato nel 1450 e poi ricostruito più volte; la versione attuale risale al diciottesimo secolo. È costituito interamente da rocce inserite all’interno della ghiaia, in gruppi da cinque, tre e due. Da qualsiasi posizione lo si guardi, non si riescono a vedere tutte e quindici le pietre. Vi sono varie interpretazioni: una lo indicherebbe come la rappresentazione di un mare con delle isole; un’altra come una tigre che conduce i suoi cuccioli attraverso il fiume. Non si sa esattamente chi sia l'artista, ma si fa spesso ricorso al nome di Soami, famoso per i suoi dipinti di paesaggi in stile cinese. Daitokuji: giardino secco del Daisenin, 1513 ca. Tra i giardini più elaborati in termini di design, troviamo quello del Daisenin, un tempio minore del Daitokuji. Il Daisenin è stato fondato nel 1509 da Kogaku S6ko e l'edificio principale, 1’4gjà, è stato completato nel 1513 insieme ai molti giardini costruiti attorno ad esso. Uno dei giardini, probabilmente curato da S6k6 stesso, si trova proprio vicino alla sala formale dell’4gj0. Il fiume, motivo principale del giardino, inizia con due rocce sistemate in modo verticale. Una roccia sottile è stata poggiata su due più piccole a rappresentare un ponte, mentre una più piccola sembra ricordare un pesce che nuota. Il fiume può essere visto come il passaggio della vita umana. È tutto il resto può essere interpretato secondo la propria visione personale: immaginare un paesaggio fa infatti parte della meditazione, che aiuta a liberare la mente. MU QI (pittore cinese, attivo 1279), Gru, Kannon e Scimmia, rotolo da appendere, Daitokuji, Kyoto Il trittico rappresenta una gru sulla sinistra, che sembra uscire da una foresta di bambù, Kannon avvolta in una veste bianca in centro e una scimmia che protegge il suo piccolo sul tronco di un albero sulla destra. La composizione è stata successivamente associata al buddhismo zer e all'idea di Illuminazione. Pittori e monaci del tempio Shokokuji: Josetsu (1405-1496), Tenshò Shîbun (-1460), Sesshi Tòyò (1420-1506) OJESTSU: Come catturare un pesce gatto con una zucca, rotolo da appendere, 1413 ca. Si tratta di un tipo di doshakuga innovativo, in quanto sullo sfondo viene dipinto anche un paesaggio dettagliato. Nella parte superiore ci sono circa Zrenta iscrizioni dei maggiori maestri zen. Nella parte inferiore è rappresentato un uomo antropomorfo in piedi in riva al fiume, che cerca di catturare un pesce gatto tenendo in mano una zucca. Questa sarebbe una sfida da superare per ottenere Illuminazione. Il soggetto tuttavia non è originale, ma il modo in cui viene trattato invece lo è: lo stile è di derivazione cinese nell'uso dell'inchiostro, ma le linee e i contrasti sono giapponesi. Inizialmente era stato posto su un piccolo paravento appoggiato a terra (tsuitaté) e messo nella stanza privata di uno sbog4 come strumento meditativo. Successivamente diventa un rotolo da appendere indipendente. È anche una svolta per l’uso dell’inchiostro grazie alla tecnica senza osso (mokotsu ho); montagne senza contorni, con scena soffusa perno lic che la rende irreale. i i di SHUBUN: Leggendo nello studio [nel boschetto] di bambù, rotolo da appendere, 1446 Bun esempio di shigajiku, con una lunga introduzione nella parte superiore e cinque brevi iscrizioni di cinque persone differenti. Il paesaggio rappresentato si rifà a quelli cinesi per l’uso della prospettiva a fasce, che dà l’idea di profondità spaziale e per i dettagli degli alberi sporgenti verso il vuoto. Sulla destra si può vedere uno studio semi- nascosto dai bambù e una grande finestra da cui si intravede uno scolaro con in mano qualcosa, forse un libro. Sulla sinistra, due uomini che stanno per raggiungere lo studio e in lontananza due barchette sull’acqua. : il più grande monaco e artista ge di questo periodo. > Paesaggio invernale (uno di 4 rotoli da appendere), 1470 ca. In basso a destra l'occhio parte da due alberi che crescono sull’acqua, per poi seguite la linea diagonale segnata da un sentiero sterrato sul quale un uomo cerca di raggiungere il tempio visibile sulla sinistra. Gli alberi e le rocce nella parte inferiore sono delineati in modo più deciso, mentre le colline e le montagne sono rese tramite linee più leggere. > Paesaggio nella tecnica dello haboku, rotolo da appendere, 1495 Oggi considerato tesoro nazionale, il dipinto è reso tramite la tecnica dell’inchiostro spezzato o haboku sansuî viene applicato uno strato sottile di inchiostro diluito, in modo da suggerire solo l'ambientazione paesaggistica e prima che si asciughi, altri particolari in primo piano vengono aggiunti alla composizione in modo che l’inchiostro risulti più denso. Il dipinto è stato realizzato da Sesshù come regalo di addio per un suo allievo. Nella parte superiore infatti vengono raccontate dall’artista le circostanze della sua produzione, insieme a poesie di monaci importanti. Le due sezioni sono chiuse con due sigilli (quadrato e a tripode). In lontananza si vedono picchi di montagne quasi impercettibili, mentre in primo piano vediamo una roccia sulla cui sommità crescono degli alberi. Più vicino, in basso, dei tetti, delle case, un recinto e delle barche sull’acqua. Qui Sesshù mostra le infinite possibilità che le sfumature e l'utilizzo dell'inchiostro possono dare. SOAMI pittore innovativo, parte della famiglia San'ami (Noami, Geiami, Sbami), che si prende cura della collezione d’arte della famiglia Ashikaga dopo che monaci zer come Sesshii lasciano la capitale. “Ami” è un suffisso utilizzato dalla famiglia che indica lo status di nomina clericale, legato al Buddhismo della Terra Pura. > Quattro delle Otto Vedute dei fiumi Xiao e Xiang, inizio XVI sec. (4 pannelli fusuma di un totale di 16 pannelli ora montati come rotoli da appendere), Daisenin, Daitokuji, Kyoto L’artista riprende la pittura cinese e la riadatta, utilizzando sia pennellate grigie che pennellate più scure e più decise per i dettagli. Si legge da destra (primavera) a sinistra (irverr0). Al centro c'è una sospensione, un respiro, una parte più libera per accompagnare lo sguardo da un lato all’altro. KANO MOTONOBU figlio di Kanò Masanobu e parte della Scuola Kanò, è un artista versatile che spazia dallo stile yazzato-e, a quello cinese con temi di fiori e uccelli, fino allo stile azg4, con motivi di personaggi e paesaggi. > Il patriarca zen Kyogen mentre pulisce con una scopa, rotolo dipinto, inchiostro e colore su carta, 1513 ca. Il dipinto fa parte di una serie di sei pannelli pensati per dei fusuma e poi riadattati in rotoli da appendere. Insieme rappresentano una sequenza che va letta da destra a sinistra e, ad eccezione del secondo, ogni pannello rappresenta un patriarca cinese ze assorto in qualche attività. Qui viene rappresentato il patriarca zer Kyogen nel momento in cui raggiunge PIlluminazione mentre spazza via alcuni cocci di una tegole caduta di un tetto con una scopa di bambù. Per creare una sorta di tensione, Motonobu mette gli elementi secondari lungo una linea diagonale, dando risalto all'immagine centrale e principale. ® Architettura Kinkakuji (Padiglione d'oro), Rokuonji, Kyoto (ricostruzione del 1964) originale 1390 ca. Era la villa di Ashikaga Yoshimitsu, poi diventata il tempio buddhista Rokuonji o Kinkakuji (Padiglione d’oro) dopo la sua morte. La struttura si compone di tre piani ricoperti in foglia d’oro, due tetti e si trova su un piccolo laghetto artificiale. Yoshimitsu aveva deciso di inserire in una serie di grandi giardini, alcuni edifici tra cui due pagode e questo tempio, che fu distrutto nel 1950 a causa di un incendio e poi ricostruito. Tornando alla struttura, il padiglione si rifà ai modelli cinesi ed era stato pensato per ospitare una serie di attività diverse. Il primo piano è nello stile Heian shinden (stile residenziale) ed era pensato per rilassarsi e osservare la natura. Il secondo è in stile buke zukuri (lo stile prediletto dalla classe guerriera) ed è uno spazio a “L’’ con una grande veranda, concepita per la contemplazione della luna. Il terzo piano è stato progettato per ospitare una statua di Amida, venticinque statuette di bodhisattva e una reliquia di Buddha derivante dall’Engakuji di Kamakura. Per quanto riguarda l'esterno, è evidente il contrasto tra l'oro dei piani superiore e il bianco di quelli inferiori. Torii iyonaga > Scena del nuovo anno: donne che si incontrano al Nihonbashi, 772/#colore su legno, 1786 + il gruppo sulla sinistra sta probabilmente tornando da una gita ad Enoshima, quello sulla destra rappresenta delle parenti. Sullo sfondo: il castello di Edo, il Monte Fuji, il fiume Nihonbashi. > Interno di un bagno pubblico, 7/tc/ore su legno, 1780 —> rappresenta le regole dei bagni pubblici dell’epoca, come la divisione dei sessi. Crea un'impressione di spazio con le linee oblique del pavimento che portano l'occhio alla stanza interna. > Yamauba e Kintarò: il castagno, 72/tiw/ore su legno, 1796-9 Toshùsai Sharaku: Segawa Tomisaburò nelle vesti di Yadorigi, mog/ie di Ogishi Kurando, multicolore su legno, 1794 —> artista enigmatico poiché si sa poco della sua vita: appare dal nulla nel 1794, produce una serie di più di cento opere raffiguranti attori Kabuki e poi sparisce un anno dopo. Viene rappresentato un attore kabuki in una posa zie emozione di un personaggio sembra essere fermata nel tempo. Kitagawa Utamaro > Geigi (dalla serie Hokkokn goshiki sumi — Cinque tipi di inchiastro dalle provina settentrionali), multicolore su legno, 1790 > Teppo (dalla serie Hokkokn goshiki sumi — Cinque tipi di inchiastro dalle province settentrionali), multicolore su legno, 1790 —+ Utamaro è interessato alla psiche delle donne: qui rappresenta gelgi, la più alta ed elegante delle cortigiane e #5p9, al livello più basso delle prostitute. — rappresenta l’amore di una madre nei confronti del figlio un po’ birichino. La Yamauba può essere sia uno spirito della montagna sia una donna abbandonata dal marito, costretta a fuggire sulle montagne con il figlio che, secondo la leggenda, si vendicherà del padre. Utagawa T'oyokuni I: Minazuki (Luglio) (dalla serie Imayò juni-Kagetsu — I dodici mesi della moda), stampa a ventaglio in xilografia 1823 — rappresenta Minazuki, il mese senz’acqua (0 “mese senza vedere”, per questo la veste sullo specchio). Una giovane donna osserva il suo collo tramite uno specchio riflesso in un altro specchio, un tema popolare tra gli artisti Utagawa. Utagawa Kuniyoshi: La strega Takiyasha e lo spettro scheletro da Soa dairi (il palazzo di Sora), multicolore su legno, 1845 — la stampa si rifà ad un’opera teatrale riguardo alla storia della ribellione di Taira no Masakado, uno dei primi samurai a ribellarsi al potere imperiale. Kuniyoshi cattura qui il gusto per il bizzarro del periodo Edo, rappresentando per la prima volta uno scheletro in dimensioni giganti. Katsushika Hokusai > Ilbottegaio di Fujimihara (da//a serie Le trentasei vedute del Monte Fuji), multicolore su legno, 1830 — paste della sua serie più di successo, rappresenta varie studi del vulcano in contesti atmosferici diversi, ma dipinge anche la vita di persone comuni. Qui, un bottegaio intento nel suo lavoro, sullo sfondo un campo di riso e il piccolo Monte Fuji innevato. Il cerchio sembra racchiudere l’intera scena. >» Sarayashiki (dalla serie Hyakn monogatari — Le cento storie sugli spettri), multicolore su legno, 1830 — serie contrapposta alla prima, dal gusto più bizzarro, che consta solamente di cinque stampe. Qui la storia di una giovane serva in casa di un samurai, viene accusata di aver rotto un set di piatti di porcellana e per questo viene gettata in un pozzo e affogata. Ritoma per vendicarsi: il famo che esce dalla bocca indica il suo contare fino a nove e il suo successivo pianto sommesso. T'otoya Hokkei: Monte Fuji e l'isola di Enoshima, u/ticolore su legno, 1821 — allievo di Hokusai, famoso per i suoi surimono (“edizioni limitate”) usati come regali per il Nuovo Anno, con incise sopra una o due poesie. Qui viene rappresentata Enoshima, un'isola in cui si credeva fosse nascosto un dragone. Hokkei dipinge una lunga spiaggia, in parte oscurata; delle onde, un piccolo villaggio in rosso pallido e, sullo sfondo, il Monte Fuji, quasi invisibile sul cielo beige. Dipinti ukiyo-e Bellezza Kanbun, XVII sec., rotolo da appendere, colore su carta Questo stile di pittura 4440 si diffonde nell'era Kanbun (1661-72) ed è definito bijinga viene rappresentata una singola cortigiana su uno sfondo piatto e neutro. I lavori solitamente non erano firmati dagli artisti e venivano venduti come somverirs ai chonin benestanti. In questo esempio è raffigurata una giovane donna con le ginocchia leggermente piegate e le braccia nascoste nelle larghe maniche. Si copre la bocca con la sottoveste e rivolge lo sguardo verso sinistra: uno sguardo che può essere letto sia come timido che come misterioso. Le pennellate utilizzate per questo stile sono delicate, mentre lo sfondo presenta solitamente dei pattern elaborati. Varie tipologie di ceramica Verso la fine del sedicesimo secolo, il Giappone era uno dei maggiori clienti della Corea e della Cina per l’acquisto della porcellana. Da qui in poi, i d4/776 iniziano ad interessarsi a questo tipo di arte e cominciano a creare dei prodotti autoctoni. Vengono scoperti due nuovi colori, il blu cobalto e il rosso e viene utilizzata inizialmente la tecnica della doppia infornatura: i vasi venivano primi cotti con uno smalto trasparente e poi infornati muovamente ad una temperatura più bassa dopo essere stati colorati. Varie zone iniziano ad avere il monopolio della nuova industria, come Arita e Imari. ® Bottiglia di saké con paesaggio, Ko imari, porcellana, XVII sec. Esempio della porcellana di Imari, con smalto blu cobalto e paesaggi cinesi. Caratteristica delle creazioni di questa zona è la rusticità del prodotto finale. ® Architettura Una delle priorità di questo periodo è quella di continuare la ricostruzione dei templi buddhisti iniziati durante il periodo precedente. Uno di questi è il Ky6ogokokuji di KySto, conosciuto anche come Toòji. La sua ricostruzione e quella della pagoda sono state finanziate sia Hideyoshi e dal figlio, sia da Iemitsu. Pagoda del Tòji (Ky6ògokokuji) La pagoda a cinque piani del T6ji era stata distrutta in un incendio nel 1641, ma è stata ricostruita quasi immediatamente. La nuova struttura è semplice, senza ornamenti né decorazione, in contrasto con il nuovo gusto eclettico del periodo Edo. Nonostante il suo stile tradizionale, veniva comunque apprezzato dalla nuova società. Tòshogu (Nikkò), Mausoleo di Tokugawa Ieyasu, 1636 Un edificio che al contrario rispecchia lo standard della muova era è il Toshogu a Nikks, il mausoleo di Tokugawa Ieyasu. Dopo la sua morte, allo sh0gn viene assegnato il nome di Toshò Daigongen (La grande incarnazione che illumina l'est) e viene costruito per lui questo edificio dalla doppia funzione: mausoleo e tempio. Il complesso si trova su una collina ed era una volta la meta di pellegrinaggio degli shogr. Il mausoleo è circondato da un corridoio coperto da cui si può accedere tramite un elaborato cancello. Da una seconda entrata si può raggiungere invece l'edificio principale del complesso: lo basder, a sua volta attaccato ad un altro edificio chiamato Ishinoma. Questo particolare arrangiamento degli edifici è conosciuto come gongen zukuri (architettura dei mausolei). L’esterno del complesso e in particolare lo YOomeimon, il portale, è completamente decorato da sculture di ogni genere su modello cinese, ma è caratterizzato anche da un gusto più essenziale e giapponese: soggetti tradizionali cinesi come il £tràr, i dragoni, i leoni e le fenici, si mischiano a quelli autoctoni giapponesi come i crisantemi e gli uccelli acquatici. A differenza di altri edifici tipicamente giapponesi, qui vengono utilizzati dei colori molto brillanti come il rosso, il blu, il verde che fanno contrasto con il bianco, il nero e l’oro. * Pittura Kanò Tan'yù: Teikan zu (Specchio degli Imperatori), (4 fusuma nelJòdan no ma), Castello di Nagoya L'artista più importante della scuola Kans di questo periodo è Kanò Tan'yiî, nipote del grande Kano Eitoku e pittore ufficiale del 2444 a soli quindici anni. Gli viene commissionato un dipinto per il jodannoma, la stanza più importante del Jorakuden. Il soggetto è moralistico: è la trattazione delle azioni buone e cattive degli imperatori della storia cinese secondo gli standard confuciani. Una delle sezioni meglio conservate è quella dell’Imperatore Wen, che decise di bloccare i lavori per la costruzione di una torre che sarebbe costata troppo: questa gesto rappresenterebbe la rettitudine. Il pittore distribuisce i vari elementi nei quattro fusuza e dedica l’immagine centrale al momento in cui gli inservienti informano l’imperatore della grossa spesa. Le rocce, gli alberi e le nuvole mettono in risalto il “regno sopra le nuvole”, sottolineando leccezionalità del comportamento esemplare dell’imperatore. La scuola RINPA La scuola Rinpa è un movimento che si sviluppa con pochi artisti, non legati fra loro da vincoli familiari (come la scuola Kans o la scuola Tosa), ma da uno stile e da una grande creatività che li accomuna. Il termine nasce dal grande artista Ogata Korin, che dà nuova vita ai lavori di Sotatsu e di Koetsu. “Rin” è preso infatti dalla seconda sillaba di K6 riv. Caratteristiche tipiche di questa scuola sono: il fondo dorato, i colori forti e brillanti (insieme all'oro e all’argento) e le linee piatte. OGATA KORIN: artista principale della scuola Rinpa, gli elementi essenziali della sua arte sono la ripresa e la rivisitazione dei temi tipici dello yamato-e (temi della letteratura, uccelli, fiori, quattro stagioni), qualità dei disegni quasi fossero dei motivi decorativi più che delle ricreazioni del mondo naturale e il gusto per il lusso. > Scatola decorata, tardo XVII sec., legno laccato in oro Un esempio della pittura figurale e floreale di Karin. Il soggetto non è identificato, ma probabilmente si tratta di un episodio dello Hogen monogatari, un tema caro anche a Sotatsu. > Iris (coppia di paraventi a 6 ante), colori e foglia d’oro su carta, 1701 Korin utilizza la tecnica mokkotsu, “senza osso” si tratta di uno stile derivante dalla Cina che non prevede le linee di contorno in inchiostro nero. Il tema viene ripreso dall’Ise monogatari: il protagonista, esiliato a T'6ky6, si trova a passare in una zona in cui ci sono otto piccoli canali con dei ponti circondati da iris. La nostalgia per l’amata lo porta a creare una poesia, le cui prime sillabe di ciascun verso formano la parola Kakitsubata, “iris” in giapponese. Korin creerà molte altre versioni di questo tema, come quello dello yatsuhashi, l’ottuplice ponte con gli iris. La superficie sembra vellutata, grazie alla diversa intensità dei colori sul fondo d’oro. I fiori sembrano delle silhouette che si stagliano sullo sfondo uniforme. L’assenza delle figure umane permette allo spettatore di entrare in questo spazio naturale. Questo espediente dell’assenza di personaggi ha il nome di ruusumoyò, “motivo decorativo senza figure umane”. > Susino bianco e susino rosso, kohakubaizu by6bu (coppia di paraventi a due ante), 1710- 16 In apparenza sembra la rappresentazione di due susini, uno a destra e uno a sinistra, divisi da un corso d’acqua. In realtà, questo è uno studio sui contrasti: un bocciolo verso l’alto (dx) e uno verso il basso (sx); lo sfondo dorato in contrasto con l’argento e i colori scuri; la tensione fra reale e irreale. L'interesse è nell’essenza di che cos'è la natura. Ì susini sono rappresentati nella maniera più incantevole possibile, quasi irreale. E un tema di chiara derivazione della poetica Heian, anche se più stilizzato. L'intento dei paraventi è quello di trasmettere il senso del desigr, in cui il climax è all'estremità di ciascun paravento: non c’è quindi il pericolo dello spazio vuoto al centro, anzi, è totalmente riempito da una massa liquida scura, con un motivo decorativo continuo, uniforme e astratto. Il corso d’acqua diventa quasi geometrico. Utilizza la tecnica del tarashikomio “gocciolamento”, tipica della scuola Rinpa: consiste nel far cadere una goccia di colore molto acquoso o di inchiostro su una zona in cui un altro colore non si è ancora asciugato, creando così una sorta di macchia irregolare in cui i colori si fondono. Ogni ramo del susino è fatto per formare una curva o un angolo in una posizione molto precisa. Il susino rosso è ben saldo a terra, con rami che sembrano delle braccia aperte. Al lato opposto, prevale il susino bianco che forma una geometrica a suggerirne la maestosa presenza. Ì rami sono resi con estrema precisione. > Pini nella neve, (coppia di paraventi a 6 ante), fine XVIII sec. Il dipinto è stato realizzato in inchiostro su fondo dorato e mostra degli elementi tradizionali giapponesi resi tramite uno stile decorativo e realistico. Nel pannello di destra viene raffigurato un singolo pino con dei rami che si allungano verso destra e verso sinistra, ad occupare lo spazio orizzontale della scena. L'albero si snoda verso l’alto e verso il basso, come se continuasse anche al di fuori del paravento. Murayama utilizza la tecnica isuketate “senza contorni”, tipica della sua scuola: per raffigurare il manto nevoso, viene lasciata la superficie dorata priva di colore. Viene utilizzata anche la prospettiva unifocale, con l'orizzonte posto molto in basso e il punto di vista molto ravvicinato. La neve sembra brillare: è resa tramite la polvere d’oro che ricrea il riverbero della luce del sole sulla neve. Ogni ago di pino è disegnato in maniera molto minuziosa, con pennellate delicate interrotte solo per creare la neve. L'impressione finale lasciata dall’opera è quella di una bellezza immobile e serena immersa nel mondo naturale. Matsumura Goshun: Susini bianchi, (coppia di paraventi a 6 ante), 1781-89 Matsumura Goshun prosegue con lo stile dell'amico Maruyama Okyo e lo unisce a quello tipico del bunjinga. Un esempio della fusione dei due stili è una coppia di paraventi raffiguranti dei susini su uno sfondo blu pallido. Il dipinto è stato fatto su una base di seta grezza e gialla. Sulla sinistra, due piccoli susini sono dipinti in modo chiaro, come se fossero esposti alla luce lunare, in modo da creare una visione luminosa della natura. Goshun unisce qui le varie tecniche apprese, creando un nuovo tipo di realismo. Pittori eccentrici In un momento di esplosione di nuove scuole e di nuovi stili pittorici, emergono alcuni artisti di talento che non si riconoscono nella tradizione o negli stili dell’epoca. Questi personaggi vengono definiti “eccentrici”, poiché propongono una sperimentazione molto ardita e presentando un’arte senza precedenti. Il nuovo stile trova terreno fertile a Kyoto: è meno ambizioso ed è avvantaggiato dal fatto che non richiede nessun tipo di iniziazione estetica. IÎl movimento artistico si compone di tre artisti principali: Nagasawa Rosetsu, Itò Jakuchi e Soga Shohaku. Nagasawa Rosetsu: Yamauba e Kintarò, colore su seta, 1797 Il suo è uno stile realistico, spesso satirico. Si dice fosse un personaggio piuttosto problematico e nel 1793 decide di cambiare il nome d’arte, il sigillo e anche lo stile, utilizzando ora una pittura più leggera e soggettiva. Qui un dipinto ema (votivo) dedicato al santuario di Itsukushima. Qui sceglie il tema della Yamauba, la donna della montagna e del figlio Kintarò, cresciuto per diventare un guerriero. Lei è una donna di corte anziana e non molto bella, mentre il bambino ha dei tratti più animaleschi che umani. La resa sembra nascondere una punta di cinismo dietro al tema dell'amore materno e dell’eroismo. Ito Jakuchdù: figlio di un mercante, ai quarant'anni si fa monaco e si dedica completamente alla pittura. Studia inizialmente lo stile della Scuola Kan6, ma la abbandona molto presto, in quanto limitato. Successivamente si dedica allo studio di dipinti cinesi, per poi rivolgersi allo shaiseiga (‘la copia dalla natura”) e quindi la pittura dal vero: una caratteristica che diventa il tratto distintivo della sua pittura. > Gallo, gallina e ortensia, rotolo da appendere, colore e inchiostro su seta, 1757 Jakuchù osservava gli animali dal vivo giorno dopo giorno, in modo da porter rendere ogni singolo movimento. È infatti attento ai movimenti vivaci degli animali, che raggiungono un'intensità inaspettata nell’uso variegato della palette cromatica. Ogni animale sembra così avere una propria personalità. Qui il gallo, la gallina e le ortensie sono rese in modo straordinariamente realistico e dettagliato. Mentre la relazione tra il gallo e la gallina è molto chiara, lo spazio è reso tramite sovrapposizioni. Ì motivi piatti e l’effetto decorativo sono di derivazione Rinpa. Ogni petalo è stato disegnato in maniera individuale, senza linee di contorno. Il tutto è dipinto su seta. > Insetti, rettili, anfibi in uno stagno (dall’album: Il regno colorato degli esseri viventi), rotolo da appendere (serie di trenta), inchiostro e colore su seta Anche in questo dipinto l’artista unisce l’iper-realismo ad un'estetica decorativa tipica della scuola Rinpa. I vari insetti, le rane, le lucertole e i ragni sono resi minuziosamente tramite colori, ma insieme alle piante, vengono “appiattiti’’ e arrangiati su uno sfondo a vortice. Soga Shohaku: Paesaggio, inchiostro su carta, (coppia di paraventi a 6 ante), 1770 Probabilmente l’artista più eccentrico, è ben riconoscibile per la resa forte e libera del pennello e per le sue composizioni drammatiche rese tramite la sovrapposizione di vari motivi pittorici. È conosciuto soprattutto per i suoi personaggi della storia e della letteratura cinese, ma anche per i suoi paesaggi. Al primo sguardo, il dipinto sembra rappresentare un motivo paesaggistico familiare, ma ad uno sguardo più attento, si può notare come in realtà si tratti di elementi di vari paesaggi. L’occhio è portato ad osservare un elemento per volta, meditando così su temi come l’immensità del paesaggio e la tranquillità del ritiro in luoghi rurali. Nell'insieme, questi elementi creano un pattern dinamico che sorprende e cattura l’attenzione. Ike Taiga >» Prima visita alla Roccia Rossa, (coppia di paraventi a 6 ante), 1749 La composizione e l’utilizzo del pennello mostrano le reminescenze dei paesaggi del quindicesimo secolo e l’influenza della scuola Rinpa. > Veduta reale del Monte Asama, inchiostro e colore su carta, 1760 Mostra influenze europee: tecnica dell’uso dei vari livelli di prospettiva. È il primo dipinto identificato come shinkeizw un tipo di pittura di paesaggio basata sulla rappresentazione naturalistica di un luogo particolare. Nella parte in alto a destra si può vedere una rielaborazione di una bozza del Monte Fuji di Taiga, mentre nella parte sotto un passaggio di un altro disegno dell’artista. La poesia è stata composta e scritta da Taiga, dopo aver scalato il Monte Asama nel 1760: esprime quanto il paesaggio sia un'espressione della sua personalità. » La cascata di Nachi, rotolo da appendere, colore su carta, 1770 ca. È la ricreazione delle impressioni che Taiga ha avuto da paesaggi naturali. Sono visibili rocce, alberi, una grande montagna triangolare con una cascata al centro. A sinistra della montagna, sono visibili un corso d’acqua e una collina. Le pennellate abbondanti danno al dipinto un’atmosfera “umida” e realistica. Ike Gyokuran: Paesaggio, rotolo, inchiostro e colore su carta Moglie di Ike Taiga, la prima artista femminile durjinga. Stile simile a Taiga, ma più personale. Yosa Buson > Sezione da Oku no hosomichi (La stretta via verso il nord), rotolo inchiostro e colore su carta, 1778 Esempio di /naiga* e omaggio al maestro Bashò. Dipinge il viaggio del maestro con il suo compagno Sora, che partono (destra), mentre tre amici li salutano (sinistra), rendendo l’atmosfera del dipinto melanconica e sentimentale, come suggerito anche dall’haik4. >» Le vette spoglie del Monte Gabi, rotolo inchiostro e colore su carta, 1778-83 Esempio dello stile personale di Buson. Il tema è una poesia del poeta cinese Li Bai. Lo stile non ricorda quello cinese, a partire dal titolo scritto in grassetto, accompagnato dalla firma e dal sigillo. Il rotolo si sviluppa verso sinistra, mostrando le varie vette della montagna, ognuna diversa dalle altre, delineata in inchiostro grigio, con un tocco di rosso ocra. Non c’è nessuna profondità e le forme sembrano quasi astratte, non dettagliate. Importante qui è l'elemento di sorpresa: alla fine del dipinto, Buson crea una piccola luna lasciando uno spicchio di cielo privo di colore. *Haiga: un'immagine dipinta accompagnata da un haik4, che dev'essere creata immediatamente come risposta al componimento poetico. PERIODI MEIJI, TAISHÒ, SHOWA Il periodo modemo si suole far coincidere con l'inizio del periodo Meiji (1868-1912), ma in questa definizione vengono inclusi anche i periodi Taisho (1912-1926) e Showa (1926-1989). Dal 1868 al 1945 c'è un grande spirito di rinnovamento, soprattutto in seguito all'apertura forzata e all'influenza occidentale. Il nuovo governo sostiene la ricerca della conoscenza in ogni campo, in modo da rafforzare i fondamenti del potere imperiale: viene smantellato il sistema feudale, per fare spazio a quello militare. Il Giappone non si volge più alla Cina come modello, soprattutto in seguito alle guerre dell'oppio e di quella sino-giapponese. Nel 1871 il Giappone invia la Missione Twrakura che dura 23 mesi in Europa e negli Stati Uniti per rivedere i cosiddetti Trattati Ineguali; il risultato è nullo dal punto di vista politico, ma porta a dei traguardi: il riconoscimento di archivi e di musei come mezzi di avanzamento della nazione e uno sviluppo dal punto di vista dell’architettura e dell’arte, con invito di specialisti stranieri. L'obiettivo è quello di far apparire il Giappone come nazione sviluppata e raffinata. Si forma la Scuola di Belle Arti. > Architettura Quando il Giappone apre le porte all'Occidente, si accorge che esistono delle differenze sostanziali per quanto riguarda l'architettura degli edifici: per quelli statunitensi venivano utilizzati mattoni e cemento, per quelli giapponesi il legno. Anche il design era diverso. Per colmare questo divazio, si decide di invitare degli esperti e degli specialisti, inmodo da poter istruire gli architetti giapponesi. JOSIAH CONDER, Josiah Conder, Ueno Imperial Museum, Tokyo, 1882 Uno degli esperti più influenti è stato sicuramente Josiah Conder, colui che ha istruito quelli che sarebbero diventati gli architetti più importanti del periodo Meiji, come Tatsuno Kingo, Katayama Tokuma e Sone Tatzunò. TATSUNO KINGO: Banca del Giappone, Tokyo, 1890-96 (distretto di Otemachi) TATSUNO KINGO: Stazione di Tokyo, 1914 La stazione è una grande struttura in mattoni rossi, costruita in una zona centrale. Diventa un importante luogo di snodo per le comunicazioni YOGA }€EI (Pittura in stile occidentale) Nel 1855 il 2a&4f apre un ufficio (prima Yogakusho e poi Bansho Shirabesho) dedicato allo studio dei documenti occidentali e in particolare si concentra sulle tecniche pittoriche: non tanto per lo stile in sé, ma perché secondo i giapponesi era un modo per raggiungere la tecnologia occidentale. TAKAHASHI YUICHI: Oiran, olio su tela 1872 È Partista principale che emerge dal Bansho Shirabesho. Ricco di lezioni apprese sullo stile della scuola Kanò, deciderà poi di dedicarsi allo stile occidentale. Questo suo dipinto ad olio di una geisha di altissimo livello è un interessante esempio della sua pittura. L’opera gli era stata commissionata da un gentiluomo che desiderava il ritratto della geisha Koine della Casa Inamotoro, richiedendo che fosse raffigurata con l’intricata acconciatura conosciuta come 4iyggomage (ormai caduta in disuso). La geista è seduta con una sguardo perso nel vuoto e un’espressione enigmatica, quasi a suggerire il turbamento di un cambiamento epocale. Le forcine utilizzate per mantenere l’acconciatura complessa fanno da contrasto con la stolida figura che suggerisce l’artiticialità della vita della geisha. YAMAMOTO HOSUI, Nudo, olio su tela, 1880 Uno degli studenti dell’artista italiano Fontanesi. Studia la pittura 222ji2ga presso il Kobu Bijutsu Gakkò (Scuola tecnica di Belle Arti), la prima scuola d’arte giapponese istituita dal governo Meiji. Yamamoto Hosui è inoltre il primo pittore giapponese a studiare all’estero, seguito poi da molti altri. Qui viene rappresentata una giovane stesa su un lato, vicino ad uno stagno. Il corpo e la nudità sono lontani dalla concezione giapponese, rispecchiano piuttosto quella occidentale. Caratteristica degna di nota è il volume tridimensionale delle forme. ASAI CHÙ: Mietitura, olio su tela, 1890 Lo studente più talentuoso di Fontanesi è stato però Asai Chù, anche lui uscito dalla Kòbu Bijutsu Gakkò e fondatore della Meiji Art Society, una società volta a sottolineare l’importanza della pittura occidentale. Il dipinto è illuminato da una luce dorata e soffusa, che dà un senso di lirismo. Viene raffigurata la mietitura del riso, tramite movimenti deliberati in modo che sembrino in armonia con il ritmo della natura. ASAI CHÙ: Autunno a Grez-sur-Loing, olio su tela, 1901 Grez-sur-Loing era un piccolo paesino a sud di Parigi, dove Asai Chù è rimasto per sei mesi. L’albero di pioppo è un tema che riprende più e più volte. Come il dipinto precedente, i toni del giallo, del verde e del marrone chiaro, dominano la scena. KURODA SEIKI: Toilette mattutina, olio su tela, 1893 Kuroda era il rivale di Asai. Studia con Raphael Collin un artista noto per i suoi dipinti sul nudo. Quest'opera, in particolare, riscosse successo, ma attirò anche molte critiche e andò purtroppo distrutta in un incendio durante la Seconda Guerra Mondiale. Una donna occidentale, completamente nuda, è in piedi di fronte ad uno specchio. Lo stile e la palette di colori sono tipicamente di influenza francese e impressionista. Il nudo nel mondo artistico verrà accettato solamente molti decenni dopo. KURODA SEIKRI: In riva al lago, olio su tela, 1897 Drammaticità nella trattazione, focalizzata sul viso e sul busto della donna che, con lo sguardo lontano, sembra presa dai suoi pensieri. AOKI SHIGERU: Il Palazzo sotto il mare, olio su tela, 1907 In questo dipinto, le tematiche folkloristiche giapponesi vengono rivisitate in chiave romantica. Il mito trattato da quest'opera si rifà alla storia di due fratelli, uno un abile cacciatore e l’altro un abile pescatore, che un giorno decidono di scambiarsi i ruoli. Il cacciatore perde però l’amo da pesca del fratello e scende nelle profondità del mare per recuperarlo. Aoki lo dipinge mentre sta seduto sul ramo di un albero nel giardino del Palazzo del mare, mentre si innamora della principessa (sulla sinistra), accompagnata dalla sua serva (sulla destra). Il cacciatore sposa la principessa e inizia la sua vita sotto al mare, ma alla fine decide di tornare al suo mondo e la principessa, incinta, lo segue. Una volta partorito, il marito rompe la sua ingiunzione, ma la donna assume la forma di un coccodrillo. La principessa, imbarazzata, decide di abbandonare il figlio e torna nel palazzo del padre. FUJISHIMA TAKE]I: Farfalle, olio su tela, 1904 Insieme a Kuroda Sheiki, Fujishima Takeji è il secondo maggiore artista della Hakubakai (Società del Cavallo bianco), formata nel 1896 da Kuroda per esaltare il nuovo stile luminoso e brillante appreso dai francesi. Qui, una giovane ragazza bacia un fiore che si è spezzato da una pianta, coperta sulla sinistra, mentre è circordanta da uno sciame di farfalle. La scena, luminosa, si staglia su uno sfondo blu scuro. Vengono utilizzati il chiaroscuro e alcune sfumature per modellare il viso e le mani della ragazza. L'impressione che ne consegue è di bidimensionalità. Si tratta di un’opera moderna che si rifà inevitabilmente alla tradizione decorativa giapponese. TOKYO NIHONGA £R# EXE SHIMOMURA KANZAN: Yorobòshi (Monaco mendicante), coppia di paraventi a sei ante, colore e foglia d’oro su carta, 1915 In quest’opera è evidente il tributo alla scuola Rinpa e in particolare a Korin e alla sua opera “Susizo rosso e susino bianca”. Il dipinto si rità ad un pezzo del teatro Nò dallo stesso titolo, in cui la figura centrale è un monaco cieco, Shuntokumaru, che dopo essere stato falsamente accusato di un crimine, si dedica ad una vita di vagabondaggio. Qui, il monaco mendicante guarda verso ovest con le mani unite in un gesto di venerazione e, con l’immagine del sole nel suo cuore, sa che esso sta per tramontare. La figura del monaco è piccola, quasi insignificante e il suo viso ricorda una maschera del Nò. La composizione si snoda sui dodici pannelli con l’utilizzo del susino in fiore su uno sfondo dorato per unire la scena. Sulla sinistra, un gruppo di tombe è quasi del tutto oscurato dai rami dell’albero, che si protendono verso il cerchio arancione del sole calante, quasi a volerlo raggiungere.
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