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Riassunti Storia dell'arte giapponese 2, Appunti di Storia Dell'arte

Riassunti del libro di testo per l'esame (seconda parte del libro)

Tipologia: Appunti

2018/2019

Caricato il 06/10/2019

virgi-gostissa
virgi-gostissa 🇮🇹

4.3

(4)

3 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Riassunti Storia dell'arte giapponese 2 e più Appunti in PDF di Storia Dell'arte solo su Docsity! Storia dell’Arte giapponese 2    Nel Periodo Kamakura ha un importante ruolo, per la vita religiosa, l’introduzione del  Buddismo Zen, alla fine del XII secolo. Enfatizza l’importanza dell’autodisciplina  necessaria per capire la vera natura delle cose, questo tipo di buddismo riscuote  molto successo tra la classe militare, infatti le regole dello Zen sono semplici,  precise, rigorose, più in consonanza a questa classe.  Rinzai e Soto furono coloro che introdussero il Buddismo Zen in Giappone. Rinzai  ricevette il consenso dei daimyo e dal shogunato, utilizzava l’arte dei koan e della  cerimonia del tea per arrivare all’Illuminazione. Invece Soto praticava in un  equilibrio la via della meditazione e l’attività fisica come una ruota di momenti di  consapevolezza, comprensione, e un’Illuminazione più graduale, apprezzato  maggiormente dai samurai delle province.   Nella pratica dello Zen per comprendere la vera natura della vita e della morte  c’erano due pratiche principali: zazen, meditazione stando seguiti con la schiena  dritta e le gambe incrociate, il suo obiettivo è di essere completamente presenti qui  e ora, la seconda lo studio dei koan, domande che non possono essere capite o dare  una risposta con una ragionamento razionale, l loro obiettivo è di spezzare questo  tipo di ragionamento.  WABI, concetto estetico da cui si traeva piacere dall’austerità e la solitudine, la  bellezza è percepita nella semplicità.    Templi Zen   La composizione del tempio Buddhista cambiò molto sotto lo Zen. Il più importante è  il complesso centrale per le cerimonie pubbliche e di fianco ci sono una serie di  subtempli privati, tatchu, costruzioni per far accomodare i leader religiosi. Un nuovo  tipo di cancello fu introdotto, sanmon, o cancello-montagna, a due piani con tre  entrate e un secondo piano accessibile da scale esterne. L’ingresso principale, fu  rinominato hatto (ingresso della Legge), utilizzato per le assemblee dei monaci.  Queste due strutture sono situate lungo un’asse centrale che si estende dal Sanmon  fino alle residenza dell’abate, l’hojo, che serviva come quartier generale e principale  edificio di accoglienza del tempio. Il termine Hojo si riferisce anche a una iccola  capanna utilizzata dai monaci in ritiro (eremiti). In ultimo il complesso pubblico  poteva essere fornito da un shariden, o sala delle reliquie, in onore del Buddha  Shaka, riverito Maestro Zen, e un Kaisando, o sala del fondatore, dedicato al  fondatore del tempio o del recinto.      -​Tofukuji​, uno dei primi templi Zen, costruito a Kyoto, fondato nel 1236. Il Sanmon  Il primo esempio del nuovo tipo di cancello, fu costruito tra il 1384 e il 1425.  L’edificio è largo due arcate da cinque arcate ed è sormontato da due livelli.  L’esterno del cancello preserva l’estetica della Cina del sud del periodo Song. Gli  interni sono decorati con colori come il verde, il rosso, il marrone, il nero e l’oro e  sono pieni di statue, con un tetto di legno.    Giardini Zen   “Era una via di contemplazione, che portavano alla calma e alla ricerca interiore.  Nulla era lasciato al caso o al piacere personale, bensì esistevano codificazioni  precise che li rendevano dei veri e propri rituali. I giardini Zen si trovavano  soprattutto in templi, costruiti in perfetta sintonia con gli edifici che li  circondavano. Essi dovevano essere contemplati dalla veranda o anche dall’interno  delle sale, da seduti, con i pannelli scorrevoli aperti, erano luoghi che dovevano  condurre alla meditazione.”  Due esempi di giardini sono:  -​Ryoanji​, a Kyoto costruito intorno il 1500, da Soami, “è  un esempio di giardino secco, cioè composto di soli sassi,  rocce e ghiaia, composto da 15 rocce disposte in gruppi  di 5, 2 e 3. È impossibile riuscire a vederle tutte  contemporaneamente” viene  definito un koan (domande a  cui non si può rispondere con la  logica).   -​Daisen’in​, del Daitokuji, costruito da Soami nel 1513,  “presenza di vegetazione, più racchiuso e sembra più una  conformazione montagnosa secondo lo stereotipo cinese.”  Ogni roccia, albero e la ghiaia è scelta e posizionata  accuratamente, niente è a casa, vi è un tentativo di  ricreare la natura selvaggia.          Pittura Zen  casa, un appuntito promontorio sormontato da due pini, uno dritto e l’altro  stranamente piegato alla base del tronco e attraversa il primo. Il promontorio e gli  alberi sono dipinti con inchiostro scuro. Le roccie e la casa occupano la parte destra  del dipinto mentre a sinistra c’è una distesa di paesaggio pianeggiante di terreno e  un ruscello, sopra il ponte un vecchio signore cammina davanti un giovane, uno  studioso e il suo ragazzo che fanno visita al loro amico nello studio di bambo. In  lontananza a sinistra si può vedere l’altra sponda con due barche da pesca legate  insieme e altre due più a destra, attraverso il movimento dell’acqua. Si può anche  intravedere il tetto piastrellato di un monastero.      -​Sesshu Toyo​ (1420-1506) “Allievo di Josetsu, i suoi dipinti  hanno una sola ispirazione: la natura; sono opere di enorme  impatto visivo per l’abilità nell’uso del pennello e  dell’inchiostro.” -“​Paesaggio in inverno​” dipinto circa nel 1470, ha combinato  motivi frequenti trovati in Cina per creare un’originale e tipica  esposizione Giapponese. Innanzitutto in basso a destra con un  motivo di due alberi in crescita al livello dell’acqua, l’occhio  dello spettatore è portato nello spazio delle linee diagonali di  un percorso a gradini lungo il quale un uomo con un cappello a  tesa larga è arrampicato, presumibilmente in cammino verso il  complesso del tempio visibile sopra le colline. Le colline  attraverso le quali viaggia e le montagne nello sfondo  circondano il tempio, facendo sembrare loro stesse un’oasi in un luogo freddo. Gli  alberi e il passaggio sono disegnati con inchiostro nero, mentre le montagne dietro  sono solo tracciate in contrasto col cielo grigio. -“​Haboku”​, è una tecnica per dipingere, detta tecnica dell’inchiostro  spezzato, è un termine che denota lo stile molto libero ed eseguito  rapidamente in cui l’inchiostro sembra essere stato  spruzzato sulla superficie della carta, questa  tecnica si ottiene sovrapponendo una pennellata di  inchiostro denso su un primo strato d’inchiostro  ancora bagnato. Ha dipinto della terra vicino a  dell’acqua, con larghi alberi e una montagna dietro e  due persone a bordo di una barca. “La parte  superiore del rotolo porta, in basso, un’iscrizione di  Sesshu che sembra una sua breve autobiografica.  Ringrazia i suoi maestri, Josetsu e Shubun,  sottolinea l’importanza del legame della pittura con  la natura, racconta del viaggio in Cina. In alto, gli  apprezzamenti aggiunti nel tempo di altri sei monaci  zen. Seconda la tradizione zen, il dipinto fu creato e  donato da Sesshu al suo allievo Soen, arrivato dal tempio Engakuji di  Kamakura, come una sorta di attestato per la conclusione degli studi che  lo confermava artisti indipendente.”    Kinkakuji  Il padiglione d’oro del 1390, completamente ricoperto di  foglia d’oro dentro e fuori, fu eretto dal terzo shogun  Ashikaga, Yoshimitsu, nel 1398, come dimostrazione del suo  potere. All’inizio faceva parte del complesso templare di  rokuonji. Mentre i due piani bassi erano destinati a uso  abitativo e informale, con verande e una terrazza sull’acqua,  per la contemplazione della natura, il terzo piano, più piccolo  e con finestre arrotondate, aveva funzione religiosa,dedicato  a Buddha e ai 25 bodisattva, rispecchia maggiormente lo stile  zen.    Ginkakuji  Costruito nel 1489 dallo shogun Yoshimasa,  faceva inizialmente parte della villa di  Higashiyama, divenuta poi il tempio Jishoji,  costituito da 12 edifici. Degli edifici oggi  rimane solo la sala del Buddha, conosciuta come  Ginkakuji, e il Togudo, la cappella privata di  Yoshimasa, finito nel 1486. Più sobrio ed  elegante del P. d’oro, il padiglione d’argento si  rivela con il colore naturale del legno e non  ricoperto di foglia d’argento. Le finestre a  cuspide seguono il gusto dell’architettura zen semplice ed essenziale. Il tetto è  costituito da un materiale simile al muschio, all’interno tutto ricoperto di lacca nera  e al primo piano vi è la statua di Kannon. Il piano  terra dedicato alla meditazione, con porte  scorrevoli. Questo tipo di architettura si  inserisce bene nella natura che lo circonda.  Nonostante sia immerso nel verde rigoglioso di  alberi ad alto fusto e muschi sul pendio della  montagna e di fronte a un laghetto, una piccola  parte del giardino è nello stile secco, realizzato  con sola ghiaia bianca accuratamente disposta  con il rastrello in file che ricordano piccole onde  d’acqua, questo angolo è singolare per la  montagna a forma di tronco-conica che spicca  perfetta sul piano dei sassi.    -​Togudo​, ha un unico tetto spiovente, composto              da un’unica stanza di 4 tatami utilizzata per la                  cerimonia del tè (​dojinsai​). Fu modellato sul Saikoji dedicato ad Amida. È affacciato sul lago artificiale.    La scuola Ami     ne facevano parte Noami, Geiami e Soami, produssero un catalogo dei dipinti Cinesi  nella collezione dei Ashikaga. Soami fu il più innovativo del gruppo, sviluppo uno stile  più soft che combinava elementi di Mu Qi e della scuola Cinese di Mi Fu. Una delle  sue opere erano dei pannelli scorrevoli, nel Daisenin, che rappresentavano le rive del  Xiao e dello Xiang in Cina, le montagne sono modellate con del grigio e dell’inchiostro  più scuro per dare definizione.        -Murata Shuko​, trasformò il semplice atto di bere e offrire il tea agli ospiti in un  rituale, chanoyu. Lo spazio in cui si teneva la cerimonia del tea su ridefinita per  esprimere i concetti estetici dei singoli maestri del tea, le idee di Murata furono  espresse nel Dojinsai la stanza del tea nel Togudo. L’interno mostra molte delle  caratteristiche di design che nel periodo successivo furono incorporate nello stile  architettonico dello shoin: il chigaidana, un gruppo di mensole interponesse a altezza  diverse, il tsuke shoin, un nicchia poco profonda con un’ampia sporgenza usata come  scrivania e le finestre scorrevoli gli shoji. Gli oggetti utilizzati per fare il tea, tea  verde noto come matcha, sono stati scelti con accuratezza per suggerire l’età e  un’aurea cinese di semplicità ed eleganza. Le tazze venivano create per cercare di  imitare quelle Cinesi, conosciute come tenmoku, tazze  di forma conica che può essere decorata con qualsiasi  numero di differenti smalti.    Shito  Nella prima parte del periodo medievale, la corte e  l’aristocrazia continuavano ad avere abbastanza fondi  per continuare a proteggere le arti shintoiste. Uno dei  kami più popolari sia a corte che tra i samurai e la  popolazione fu il “burocrate” divinizzato Sugawara no  Michizane, o Kitano tenjin. Il “kitano Tenjin engi  emaki” è un rotolo che vuole descrivere la sua vita e la  costruzione del suo santuario a Kyoto, del 1219. La  prima parte sono episodi di buon auspicio che riportano  la nascita Michizane, come la sua triste storia di  carriera a corte, dove come poeta e studioso di  letteratura cinese è stato falsamente accusato di  crimine contro l’imperatore e fu esiliato nel Kyushu, dove morì senza la grazia.  L’ultima parte rappresenta i rokudo-e (raffigura i sei regni dell’esistenza) e hanno  poco a che fare con la vita o la vendetta di Michizane. La scena più emozionante è la  sua vendetta sotto forma di spirito come il Dio dalla pelle rossa di Thunder,  cavalcando una massa turbinante di nuvole nere e seminando caos nel palazzo dei suoi  nemici. L’immagine del dio è disegnata nella stessa tradizione delle sculture del Fujin  e del Raijin.   “​Kasuga Deer Mandala​” del 13/14 sec, rappresentato un grande cervo bianco che si  manifesta su una nuvola sopra un torii del Santuario Kasuga. Dalla sua sella sorge un  ramo dell’albero Sakaki, che è incrociato dietro l’immagine di uno specchio in piedi,  su ogni ramo ci sono i 5 Kasuga kami raffigurati nelle loro forme buddhiste come  natura e delle stagioni, che costituì la pianta originale, il Medio shoin, il padiglione  della Musica e il Nuovo goten aggiunti successivamente, tutti si affacciano sul lago. La forma e le dimensioni delle stanze giapponesi potevano flessibilmente essere  modificate secondo le necessità attraverso la chiusura o l’apertura dei pannelli  scorrevoli interni (fusuma), mentre la luce veniva filtrata e indirizzata attraverso lo  scorrimento dei pannelli esterni di carta bianca. La decorazione dei fusuma con fiori  di paulonia dorati su fondo perlaceo è una ricostruzione recente fedele all’originale,  ricavata da parti di carta recuperate nel palazzo.  Il Nuovo goten si differenziava dal resto della villa per la complessità degli elementi  architettonici: mentre il pavimento è rialzato rispetto la prima stanza il soffitto è  ribasso e suddiviso a cassettoni. In un lato si apre una grande finestra a pattine, e  più in alto, sulla destra, un’altra piccola finestrella orizzontale riparata dagli shoji.    In questo periodo i dipinti ritraggono soprattutto vedute di Kyoto ed Edo, in  occasioni speciali o durante la fioritura dei ciliegi, gli aceri d’autunno e le  performance teatrali.      Fusuma, Byobu, Shoji  Shoheika dipinti su porte scorrevoli (fusuma) e paraventi (byobu), sono stati  sviluppati in grandi formati per la pittura del periodo, il modulo di base, per  entrambe, è su un pannello costituito da telaio in legno chiaro, che racchiude un  reticolo di strisce di legno sottile. Sopra a questa struttura sono incollati pezzi di  carta per creare un supporto in grado di sostenere l’ultimo strato che di solito è di  carta ma può essere anche di seta, su cui viene realizzato il dipinto. Ogni fusuma è  provvisto di un telaio esterno, solitamente di legno laccato di nero e una maglia di  metallo in prossimità dei bordi, consente allo sportello di essere spinto avanti e in  dietro senza danneggiare il dipinto. I pannelli sono più stretti e sono uniti con un  complicato sistema di cerniere. Il perimetro del byobu è incorniciato, di solito con  legno che è laccato di nero. In questo periodo divengono di largo uso soprattutto per  le case della nobiltà, daimyo e samurai e concittadini ricchi, probabilmente per due  motivi: per il nuovo gusto estetico di usare i colori vivaci su foglia d’oro o per il  collegamento dell’oro dei gioielli di Buddha Amida. Ci sono tre passaggi per creare la  foglia d’oro: la preparazione della lega e del suo supporto, il zumiuchi; il processo  iniziale di battitura, nelle quali le piazze sono diradate, e la battitura finale e la  finitura del fogliame. Nello passaggio del zumiuchi, l’oro è posizionato tra due fogli  di carta preparati appositamente, unita alla carta è poi alla pelle di gatto e  schiacciato a mano o con una macchina.  Gli shoji si differiscono dai fusuma, sia che siano fissati o utilizzati come porta  scorrevole, è la carta bianca traslucida incollato su di un lato del reticolo del legno,  danno una luce tenue e diffusa nelle camere e un senso di separazione dall’esterno o  dello spazio adiacente.    -“​Funaki Byobu​”​ ​1615 Colore e oro su carta. Si  vede il cambiamento di  città. La densità degli  edifici è maggiore, e le  strade sono gremite di persone. Sulla destra compare un tempio rosso, oggi  scomparso a causa di un terremoto.    -“​Nanban brobu​” ​(XVII) Colore su carta dorata. Coppia di paraventi  a sei pannelli. Viene illustrato l’arrivo dei  portoghesi sulle coste giapponesi. Grande  realismo e precisione anche nelle barche e  nei vestiti portoghesi.       -“​Hikone byobu​” ​(1624-1644) Colore e foglia d’oro su  carta. È un dipinto che  ritrae la casa di una  cortigiana nel quartiere  di piacere, nei due  panelli a destra sono  rappressentate due  cortigiane con un bimbo che aspetta di parlare con un samurai, che si appoggia  languidamente sulla spada. Un gruppo di tre uomini e donne sta suonando il samnise,  simile al banjo ma con solo tre corde. Altri tre giocano a dama giapponese e le ultime  tre sono impegnate a leggere, ascoltare e scrivere.   Ceramiche  Iniziarono a prendere piede la varietà di smalti per ceramiche per la cerimonia del  tea, chanoyu, e i servizi di cibo assocciati, kaiseki ryori, che consiste in un pasto  leggero: pesce cotto, zuppa e riso, il cibo è servito in una piccola ciotola o piattino,  entrambi di ceramica e lacca.  Introdussero l’invetriatura per dare alle ceramiche colori verdi/ocra.  Assenza di decori policromi, predilezione colori caldi e terrosi. La superficie è  volutamente irregolare e imperfetta. Diventano oggetti di culto. Concetto di ​wabi  (bellezza semplice); concetto di ​sabi​ (patina del tempo). ​Raku​: ceramica legata  esclusivamente alla cerimonia del tè. Koetsu “Fujisan”​ (shiroraku)  Lascia intravedere le spatolate irregolari di colore (2  tonalità). Chiamato Fujisan perché sembrava di bere un  liquido incandescente da un vulcano. Oltre che per il  fatto che i colori lo facessero sembrare davvero il  Fujisan.   Un esempio di vestiario di una signora di un samurai,  decorato con piante delle 4 stagioni, con l’aggiunta di rami di glicine, forme di  montane e fiocchi di neve tondi, questo è conosciuto come kosode, un termine  applicato dal periodo Meiji ai vestiti tradizionali datati prima del periodo Edo.  Letteralmente significa “manicotti piccoli”.    La scuola Kano  La scuola Kano fu fondata da Kano Masanobu, ma si affermò con il figlio. La capacità  diplomatica e pittorica di Masanobu, che alternava soggetti giapponesi e cinesi, fu  raffinata dal figlio Motonubu, che da prima si guadagnò la carica di capo del  dipartimento della pittura sposando la figlia di Tosa Mitsunobu, maestro di pittura  yamato-e, dall’altra trasformò la pittura religiosa in pittura decorativa secolare,  aggiungendo l’uso del colore all’inchiostro nero. Fu con Eitoku che la potenza della  scuola arrivò al massimo splendore.             -​Kano Masanobu​ (1434-1530) “​Pratica Zen di Kyoden che spazza con una scopa​”  (1513), il maestro di Kyoden gli aveva chiesto della  vita prima della nascita della sua attuale  incarnazione. Ma non sapendo come rispondere, volle  cercare subito una risposta, quando i libri Buddhisti  fallirono provò con la meditazione, in fine mentre  stava in piedi in giardino e una tegola cadde dal tetto  e sentendo il suono Kyoden ebbe l’illuminazione. A  destra in basso vi è una formazione rocciosa, poi  sopra dei cespugli e quindi l’eremo protetto dal  boschetto di bambù. Nel resto del dipinto una gran nuvola copre  l’ambiente, dal quale si intravedono rocce e pini. La  diagonalità degli elementi e il velo della nuvola  permette una grande profondità.    -​Kano Motonobu​ (1476-1559), figlio di Masanobu.   -​Kano Shoei​ (1519-1592), figlio di Motonobu.   -​Kano Eitoku​ (1543-1590), figlio di Shoei. Hojo del Jukoin​ (1566) è riuscito a trovare una  soluzione per distribuire il dipinto in tutte e tre e  pareti. Paesaggio delle 4 stagioni, in 16 pannelli, eseguiti  con una vigorosa pennellata d’inchiostro su una delicata  striatura d’oro. La sua soluzione per i fusuma era di non  fare disegno verticali ma ha utilizzato tre enormi alberi,  un prugno nodoso che rappresenta la primavera e due  pini che suggeriscono il periodo invernale negli angoli  opposti della stanza, distribuendoaltri motivi, come le  anatre che nuotano, rocce e piante palustri, in modo da  mandare l’occhio dello spettatore più in profondità nello  spazio pittorico.     -​Kaiho Yusho​ (1533-1615) frequentò la scuola Kano ma si distacco e creò il suo stile,  fù influenzato dallo Zen.  -“​Susino singolo​” e “​Vecchio pino nodoso​”, inizio XVII sec, il  motivo di questi due dipinti è simile alla tecnica della calligrafia a  inchiostro eseguita velocemente su una base bianca. Il susino è  un’immagine contenuta, definita dall’inchiostro nero, il tronco  rotondo cresce verticalmente ad eccezione dei sottilissimi rami  spinosi sporgenti ad angolo acuto dal tronco. La parte giovane  cerca di staccarsi dal corpo centrale dell’albero.    -“​Reti da pesca si asciugano al sole​” A destra è presente  erba di palude in verde brillante e una  stretta fascia di acqua. L’altra parte è  dominata dalle reti. La naturale ripetizione  dell’erba contrasta con le controllate  forme delle reti e l’indistinto leggero fluire  dell’acqua.    -​Konoe Nobutada​ (1565-1614) poeta e calligrafo, famoso per i sui dipinti nello stile  di questo dai letterati Cinesi, detti bunjinga. Una immagine famosa è l’icona del Kami  Shinto Tenjin, la divinità di tutti gli studiosi del Giappone, è noto anche come Nikka  Tenjin perché ogni giorno Nobutada dipingeva una nuova immagine di Tenjin.   Yamato-e   -​Sotatsu ​(1558-1637) “​Cervi in frontespizio​” lui ha ridipinto  diversi motivi sui endpaper in oro e ha aggiunto interi nuovi  dipinti come il frontespizio       -“​Rotolo dei cervi​” inizio XVI sec uno degli esempi più  raffinati della collaborazione di Koetsu calligrafo e  Sotatsu decoratore. Si tratta di un lungo rotolo  illustrato conservato tra Atami e Seattle.  Flessuosamente disegnati in oro, con poche  pennellate eleganti per i colori. Lo sfondo, neutro,  lascia spazio all’altrettanto flessuosa ma energica  calligrafia corsiva in inchiostro nero di Koetsu, in  un’armonia perfetta tra scrittura e pittura.  Riprende 28 poesie in 31 sillabe sull’autunno dall’antologia Shinkokinshu.    -“​Paravento decorato da ventagli​” (1630),  i pannelli riprendono una scena dell’Ise monogatari, in questi scena un uomo che si  innamora della futura consorte imperiale e la rapisce durante la notte. Vengono  colpiti da una tempesta e si rifugiano in una casa diroccata, la ragazza dorme  all’interno mentre lui sorveglia la porta da fuori. Ma alla mattina quando va a  controllare la sua amata non la trova, infatti è stata mangiata da un demone, e i  tuoni camuffavano il pianto di lei nel chiedere aiuto. Nel dipinto si vede il demone  volare sulla casa e il giovane uomo, appena visibile in un angolo, dorme sotto una  tettoia marrone. La casa domina il dipinto.  -“​Dio del Vento e Dio del Tuono​” 1640, su sfondo in foglia d’oro e accompagnati da  nubi sfumate in inchiostro nero,  irrompono dal confine dello spazio  pittorico a destra il dio del Vento e a  sinistra il dio del Tuono. Il dio del Tuono  è identificato con la serie di tamburelli  da percuotere a mano che fa girare  intorno a se. Più simile a un demone che a  una divinità, è muscoloso, con le corna, le  orecchie appuntite e una fascia legata intorno alla testa. Il dio del Vento è  riconoscibile per il tradizionale sacco sulle spalle  gonfio di vento; capelli lunghi e dritti e un corno al  centro della testa. -“​Matsushima​” 1625, i pochi elementi del paesaggio le  roccie e i pini con le loro chiome, appaiono  semplificati nelle forme e realizzati con pochi colori,  in alto una nube dorata stilizzata che unisce i due  paraventi rappresenta la costa dell’isola; sullo sfondo  un mare denso con motivi geometrici di onde e vortici  realizzati in oro e bianco per la schiuma.   Ukiyo-e  È un tipo di espressione pittorica che caratterizza il periodo Edo, ritrae il monde del  teatro, i quartieri di piacere, i chonin e i samurai che frequentavano entrambe. La  prima apparizione del mondo degli ukiyo fu nel contesto Buddhista, per descrivere  l’impermanenza del mondo degli umani, ma nel periodo Edo prese un’impronta diversa.  Il primo pioniere di questo genere fu Iwasa Matabei, con uno stile pittorico nel quale  i contorni neri filiformi e i colori vivaci sono stati combinati con temi che  raffigurano esseri umani in momenti d’emozione estrema. Si cimentò anche nei  Moji-e personaggi stilizzati che in realtà sono sillabe dell’hiragana.   L’ukiyo-e fu influenzato anche dallo stile bijinga che ritrae singole  cortigiane, con sfondo neutro, famosi nel periodo Kanbun, eseguiti  da pittori che non lasciavano la loro firma. I dipinti erano realizzati  con pennellate delicate ed elaborate stoffe in colori sobri, i  soggetti erano donne rappresentate come creature remote ed  eleganti. Un esempio è questa immagine del XVII sec, una giovane  donne in piedi con le ginocchia leggermente piegate, le braccia sono  disegnate dentro le maniche, la sua bocca è nascosta da  un indumento intimo, e i suoi occhi sono diretti verso  sinistra. Se il suo atteggiamento denota timidezza o il fascino schivo di una  cortigiana.    Esempio di Otsu-e    -​Hishikawa Moronobu​ (1618-1694) la sua grande  innovazione la produzione di scene di illustrazioni  in fogli singoli senza scritte e fu il primo a  mettere il suo nome sui suoi dipinti. “Yoshiwara no  tei” 1678, il dipinto rappresenta l’interno di una  casa da tea con i diversi mecenati seduti a  guardare le cortigiane ballare accompagnate da un  tamburo e due samisen.     -​Torii Kiyomoto​ (1645-1702), fondatore della scuola Torii, fu un esecutore dei ruoli  da donna (onnagata) nel teatro Kabuki, i suoi poster divennero talmente famosi che  fece quelli di tutti i teatri.   -​Torii Kiyomasu​, “Goro sradicando una pianta di Bambù” 1697,  l’attore Ichikawa, un uomo tarchiato con braccia e gambe  muscolose, esercita la sua forza come il personaggio Goro,  sradicando un tronco di bambù da terra. Le linee che delineano il  contorni del corpo sono calligrafiche. Aprezzata per il suo stile  forte e vigoroso.      nishiki-e​, invenzione del XVIII sec, fu l’evoluzione della tecnica delle stampe  policrome per creare immagini come le immagini broccato. L’uso dei coloro per i fogli  singoli entrò in vigore solo dalla metà del XVIII sec. Il primo produttore di nishiki-e  fu Suzuki Harunobu, uno dei suoi soggetti preferiti fu Furyu nana Komachi, i sette  eventi principali della vita di una delle più belle poetesse del periodo Heian, Ono  Komachi, tratta in uno stile moderno e in abiti moderni. “​Kayoi Komachi​”, si concentra su no dei poeti aspiranti amanti con cui  aveva fatto un accordo che se visitava casa sua per cento notti senza  vederla allora avrebbe acconsentito ad un appuntamento. Il giovane  andò per 99 notti ma morì prima della centesima, Harunobu rivisitò il  finale e fece star male il padre del futuro amante e così non poté  andare.   -“​Foschia della mattina ad Asakusa​” fanciulle  innocenti e inviolate dalla rigidità della vita, Ofuji ha un flirt con  un giovane samurai, conosciuta anche come “ragazza Ginko” per via  della pianta vicino il negozio del padre.       dietro di lui una risaia e molto distante si intravede il Fuji innevato. Il cerchio di  botte racchiude tutto: l’artigiano il suo mondo, il nudo terreno e la bellezza del  paesaggio naturale visto in lontananza. “​La grande onda presso la costa di Kanagawa​”,  1830 e 1832, la schiuma dell’onda ad artiglio di  drago è una delle particolarità dello stile di  Hokusai e uno dei temi di tanti suoi schizzi da  manuale. Qui sottolinea la forza prorompente  della natura sulla realtà umana rappresentata  da piccole barche in balia del mare. Sullo  sfondo di questa scena il sacro monte Fuji,  rimane immobile.    Creò anche un’altra serie intitolata “Hyaku monogatari”, 100  storie (di fantasmi). “​Sarayashik​i”, dimora dei piatti, 1830,  l'opera narra di una donna gettata in un pozzo colpevole di  aver rotto un piatto pregiato, e del suo ritorno sotto forma di  fantasma. Nella scena, la protagonista “emerge” dal pozzo con  una lunga capigliatura che si fonde con i nove piatti che  compongono il collo. Il soffio che esce dalla bocca conta da  uno a nove.       -​Totoya Hokkei​, (1780-1850)  famoso per il suo surimono, o edizione limitata di  eleganti stampe di piccole dimensioni, per essere  inclusi nel raglo di inizio anno, di solito un poesia o  due, o un haiku di 17 sillabe o un un kyoka da 31  sillabe. Per esempio la sua stampa “​Monte Fuji e  l’isola di Enoshima dalla spiaggia di Shichiri​” 1821, su  questa spiaggia un drago malvagio venne  trasformato in un serpente della dea Benten (anno  del serpente). In basso, sulla spiaggia, compaiono  due persone e al centro l'isola di Enoshima. L'acqua  occupa molto spazio. Sullo sfondo si vede il monte  Fuji e sopra ancora due poesie​.   -​Ando Hiroshige​ (1797-1858), il suo successo  legato ai temi della natura e del paesaggio,  famosa la sua serie delle “Cinquantatre stazioni  di posta del Tokaido” realizzata tre il 1832 3 il  1834, venne definito “maestro della pioggia” per  la densità e la forza che sapeva trasmettere  nelle sue stampe di paesaggi sotto uno scroscio  improvviso, reso con infinte linee più nere o più  grigie, verticali oppure oblique sottilissime e  fittissime. “​Kuwana​” 1834, due imbarcazioni con  i marinai che hanno appena completato il viaggio di 27.4 km tra la baia di Ise e Miya,  dietro c’è il castello Kuwana e sull’orizzonte delle barche. Il castello è dipinto di  bianco e grigio come dovrebbe essere ma le piante sono in nero e grigio nella maniera  dei paesaggio monocromi.       Porcellana  -​Arita​, regione del Kyushu, daimyo Nabeshima Naoshige scoprì l’argilla ricca di  caolino con cui si poté creare la porcellana. Dalla Corea arrivò un nuovo forno, il  notori gama (forno arrampicata) che consisteva in una serie di forni lungo il lato  della collina. Questi tipi di forni permettevano di controllare la temperatura di  ciascuno di essi, la porcellana veniva cotto ad alte temperature, tali che solo alcune  lacce colorate riuscivano a sopravvivere al processo di cottura. Scoprirono due nuovi  colori il cobalto, che dava una colorazione blu e l’ossido di rame che invece era rosso.  Un esempio d’uso del cobalto e della basa chiara con un paesaggio è una bottiglia di  sakè con rappresentata una montagna, un tetto di un padiglione e in primo piano dei  pini. Un nuovo sviluppo si ebbe quando impararono a vetrificare il piombo fuso, in  questo modo entrarono nuovi colori:blu, nero, giallo, verde, occasionalmente il viola e  un particolare rosso aranciato. Un esempio è una bottiglia di saké ornata con una  fenice e una paulonia. La porcellana di Nabeshima, dopo il 1625, di provenienza da  Arita​. ​Inizialmente costituiva la porcellana del daimy​ō​ locale, poi la clientela si  allargò pur rimanendo nelle alte classi.  -​Ko Kutani​, dal villaggio di Butani a Ishikawa, queste ceramiche non erano prodotte  per la massa popolare ma su richiesta dei clan, soprattutto piatti e tazze, per il  sevizio e la consumazione della cerimonia del tea. Un esempio famoso è il piatto con  rappresentata una fenice, con colori tre il blu, il giallo, il verde e ruggine. -​Kyoyaki​, le caratteristiche essenziali erano una base di porcellana dura (gres) e dei  delicati disegni tradizionali giapponesi in vivaci smalti vetrificati.   Inro​, Lacca nera e lacca dorata. Sono divise in scompartimenti, con una  corda che le avvolge da legare alla cintura per il trasporto. Sono laccate  con molti motivi decorativi. Lo strato inferiore è di lacca nera, quello  superiore di lacca dorata che viene incisa e rimossa per creare la  decorazione.       Sotto il kosode s’indossava il uchikake.  Questo  uchikake in particolare ha un disegno spettacolare,  dipinto  su seta bianca, decorato con foglia d’oro e polvere  d’oro,  che rappresenta dei bambù in mezzo alla nebbia.            Architettura e Arte del Buddhismo  -​Kyoogokokuji​, quando la pagoda venne distrutta da  un incendio nel 1641, Iemitsu trovò subito i fondi  per farla ricostruire e fù finita 3 anni dopo. La  nuova pagoda fu ricostruita con i canoni  tradizionali, notevole per la sua austerità e il suo  contenuto eclettismo rispetto agli altri edifici del  periodo Edo, quasi priva di superficie scultorea e di  ornamenti.    -​Toshogu​, iniziato nel 1636, sorge  pittorescamente su una collina in un boschetto  di cedri, a racchiudere la struttura è un  corridoio coperto che può essere raggiunto  attraverso un cancello elaborato. Un secondo  recinto definito con un tetto a tegola contiene i  principali edifici del santuario: il 4 per 9 baie  Haiden, collegato a un edificio chiamato  Ishinoma (stanza delle pietre) a un’altra hall.  Questa tipica disposizione degli edifici è tipica  dello stile Gongen zukuri, architettura a mausoleo, il termine gongen deriva dal  titolo postumo di Ieyasu, Tosho Doigongen. Le statue ornamentali dipinte ricoprono  tutta la superficie dell’edificio.   Un altro esempio di edifici templari ebbero uno sviluppo significativo sotto il regime  Tokugawa fu il koshibyo o seido, il tempio Confuciano un esempio è al Taku City,  costruito tra il 1695 e il 1708. La pianta standard consisteva in un cortile aperto  circondato da un corridoio coperto e si entrava attraverso il Kyokomon (porta delle  grandi aspirazioni) e un semplice arco in pietra all’ingresso del recinto e finiva nel  Taiseiden (Sala del Grande Saggio). Nel Taku questi due edifici distinti sono  compresi nello steso.     Nei monasteri Zen tra il sanmon e il butsuden  principali vi era un edificio secondario, il Tennoden  (la sala dei re guardiani), dove vi erano i Quattro Re  Guardiani, o Shitenno. Nel butsuden vi è installata  un’immagine di Shaka sulla piattaforma centrale e s  lungo il lato più corto dell’edificio sulle piattaforme  più basse c’erano le 16 immagini dei rakan. Dietro il  butsuden vi era l’hatto, sala della lettura, alla  sinistra di questo c’era un piccolo edificio chiamato  zendo, dove si praticavano la meditazione zazen e  del nenbutsu.     Le statue del Kodo dl Tojifurono fatte da Kori e dal suo discepolo Kosho,  impressionavano per la grandezza delle statue e per la loro solidità. Una seconda  scuola di scultura fu dallo scultore cinese Fan Daosheng (jps. Handosei) eseguì delle  dell’acqua in oro e argento potrebbero essere stati realizzati con la tecnica  dell’applicazione di mascherine, usata nella decorazione di tessuti.    -​Sakai Hoitsu​, creò una serie di dipinti intitolata “Fiori e Uccelli dei 12 Mesi”, i  questione “​Il Nono Mese​” del 1823, colore su seta, dipinte 4 piante autunnali, una  pianta coi fiori e tre erbe, dipinte davanti la luna. La posizionedelle erbe così basse  suggerisce una live brezza che tocca le erbe.   -​Suzuki Kiitsu​, “​Camelie bianche ed Erbe autunnali​”, metà  del XIX sec, inchiostro, colore e foglia d’oro e d’argento su  carta. Vi è una contrapposizione tra la forma astratta della  collinetta e il realismo delle camelie bianche.        Scuole ralistiche  La rappresentazione della flora e della fauna in vita fece nascere due scuole  diverse: la Yofuga, con uno stile occidentale, dipinta a olio o nei pigmenti tradizionali  Giapponesi, con un’enfasi sulla prospettiva e la modellazione nella luce e nelle ombra;  e la scuola Murayama-Shijo, nelle tecniche classiche giapponesi erano combinate in  una nuova via per ottenere una maggiore precisione dalla raffigurazione e un senso  di naturalismo e del quotidiano.  Per la prima scuola un grande pittore fu Shiba Kokan con il suo  dipinto “​Il bottaio​”, del 1789. Un uomo con vestiti occidentali in  piedi con in mano un martello e l’altra che tiene il barile.  Per la seconda scuola Maruyama Okyo con il suo dipinto “​Pini  nella neve​” del  1781-1789, coppia di  paraventi a sei ante,  colore tenue su carta. Tenui e umide  pennellate delineano il tronco su un unico lato,  quello non coperto dalla neve. Mentre il manto  nevoso è reso lasciando la superficie bianca,  priva di colore, sullo sfondo d’oro. Piccole e affilate pennellate nere disegnano  minuziosamente ogni ago di pino e vengono interrotte solo per lasciare spazio al  bianco della neve. Il pino di questo secondo paravento si snoda in orizzontale, rivolto  verso l’altro pino, con rami dolci e sinuosi che sembrano rasentare il suolo. Nel primo  pannello invece un pino innevato protrae un lungo ramo sulla superficie di tre ante e  creando un angolo acuto di forte impatto visivo. Il punto di vista è ravvicinato e  l’effetto è reso dalla linea della terra molto alta, più chiara rispetto al fondo dorato  che accorcia il tronco. Il brillio sfumato reso con polvere d’oro ricrea il riverbero  del sole sulla neve.    Pittori eccentrici   Gruppo d’artisti non collocabile nelle scuole esistenti, e con un proprio stile di  difficile imitazione. Sono definiti “eccentrici” sia per i loro dipinti che per il loro  stile di vita.     Nagasawa Josetsu​, “​Yamauba e Kitaro​” del 1797, colore su seta. Nel  suo dipinto Yamauba è una donna anziana e brutta, vestita con abiti  distrutti, una volta belli ma ora a brandelli, Kitaro sembra più una  scimmia che un bambino. La sua visione sembra mettere a nudo una  realtà vista cinicamente dietro una facciata delle cure materne e  dell’eroe nascente.        -​Ito Jakuchu​, “​Gallo, chioccia e  ortensia​” del  1757, rotolo colore su seta, i soggetti sono  meticolosamente dipinti. Nonostante il realismo del  gallo e della  chioccia c’è un appiattimento dato dall’ortensia e  dalle rocce che  “bloccano” lo sfondo. -“​Insetti, rettili e anfibi nello stagno​”  rotolo, colore e  inchiostro su seta. La varietà di insetti,  rane e serpenti  sono dipinti minuziosamente e cloratissimi, ma è appiattito dallo sfondo  d’acqua.       -​Soga Shohaku​, “​Paesaggio​” del 1770, inchiostro su carta.  A prima vista i panelli sembrano  impiegare i motivi familiari di rocce  in primo piano e alberi, morbide  nebulose montagne all’orizzonte,  però se si esaminano più  attentamente si nota che l’artista  ha allungato quasi ai limite gli  elementi del paesaggio. Il senso di  prospettiva nel pannello a sinistra si  sposta da un motivo di roccia all’altra. Queste distorsioni richiedonoallo spettatore  di concentrarsi su un gruppo pittorico a volta per meditare sui vari elementi.    La tradizione Zenga  Trae origine dal ​suiboku​ (pittura monocroma a inchiostro) realizzata già nel 1300 dai  monaci. Inizialmente è figurativa e di paesaggio. Si sviluppa poi in ritratti di  patriarchi, vita del Buddha, parabole della vita zen. ​Sono esercizi spirituali di  meditazione​. Non è uno stile decorativo né soggetto a mecenatismo. Si inserisce anche l’uso della calligrafia. Haiku. Singoli kanji che significano un intero  concetto. Si notano particolarità della natura (erba, insetto, foglia), oppure oggetti  quotidiani senza valenza artistica (cerimonia del tè, tazze, ecc)   -​Hakuin Ekaku​,  Il carattere di “mu”, metà del XVIII,  inchiostro  su carta. Il significato è “Il nulla”.  Concentrandosi finché il corpo si consuma per il dubbio della natura delle cose, prima  del “nulla” si apre, le incomprensione se ne vanno, e appare la realtà della vita e della  morte.  -“​Una mano applaude​” del 1766, inchiostro su carta. Invece di tenere entranbe le  mani in grembo, Hotei ha nascosto uno nelle pieghe della veste e detiene l’altra di  fronte a lui. Con scritto: “ i giovani, non gli importa cosa dici, qualsiasi cosa è priva di  senso salvo che non sentano il suono di una mano.” La veste tirata indietro in curve  morbide intorno alla parte inferiore del corpo.    Bunjinga e Nanga Pittura dei letterati. Ogni artista si poteva definire intellettuale.  Deriva dalla pittura cinese “del sud”, che non ha a che fare con la provenienza  geografica degli artisti, ma riguarda lo stile più spontaneo (rispetto a quello rigido e  pedante della pittura “del nord”). Nonostante ogni artista fosse per definizione  unico e indipendente, tutti condividevano l’ammirazione per lo stile tradizionale  cinese. I dipinti sono tutti a inchiostro monocromatico, raramente con qualche  pallido colore. Quasi sempre i soggetti sono paesaggi cinesi. “Il concetto di bunjin (letterato) e di bunjinga (pittura del letterato), era nato in  Cina per definire l’ideale estetico dell’intellettuale versato nelle arti: poesia,  calligrafia, musica, pittura, e che si distingueva dall’artista di professione per gli alti  natali. In Giappone trovò corrispondenza nel termine Nanga (pittura meridionale),  filone pittorico a imitazione cinese di srtisiti delle classi più alte che dipingevano  per vocazione, istruiti nella culla della cultura tradizionale, Kyoto.”    -​Goin Nankai​, “​Fiori di susino​” del 1740, rotolo, inchiostro su carta.  Il susino è uno delle 4 piante nobili insieme al bambù, le orchidee e i  crisantemi. Venivano usati come modelli per la pratica della  calligrafia e servivano ai letterati per la transizione da scrittori a  pittori, perché ogni pianta è così diversa nei modelli e nelle  caratteristiche, che è un significante test delle abilità con il  pennello. Nel suo dipinto la realizzazione artistica viene dimostrata  dal forte contrasto tra le pennellate vigorose eseguite nella tecnica  hihaku e quelle delicate dei petali del fiore.     -​Yanagisawa Kien​, “​Bambù​” della metà del  XVIII sec,  rotolo, verde chiaro su carta blu indaco.​ ​Non si vedono né  l’inizio né la  fine della pianta di bambù ma solo il ramo che attraversa la  parte  superiore del dipinto. È il simbolo del gentiluomo perché si  piega ma non si  spezza. L’autore utilizza la firma e il sigillo per riempire lo  spazio in modo  da non lasciare spazi blu vuoti e dare equilibrio al dipinto.     -​Ike Taiga​, “​Prima visita ai dirupi rossi​” del 1749 By​ō​bu (paravento a 6  pannelli),  colore su carta. A sinistra vi è un grande specchio d’acqua avvolto  dalla nebbia e dal quale spuntano delle rocce. 
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