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La Prima Guerra Mondiale: Origini, Eventi e Conseguenze, Sintesi del corso di Storia

La scintilla della Prima Guerra Mondiale che scoppiò nei Balcani, il ruolo delle varie potenze europee, le conseguenze sulla popolazione civile e militare, e la fine del conflitto con il Trattato di Versailles. Il testo illustra come la guerra coinvolse diverse nazioni, le motivazioni dietro le alleanze e le conseguenze territoriali e politiche.

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

Caricato il 11/11/2021

Giorno.Francesco
Giorno.Francesco 🇮🇹

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Scarica La Prima Guerra Mondiale: Origini, Eventi e Conseguenze e più Sintesi del corso in PDF di Storia solo su Docsity! Nel 1914 l'arciduca Francesco Ferdinando d'Asburgo, erede al trono austriaco, fu ucciso a Sarajevo, in Bosnia. Il governo di Vienna attribuì la responsabilità dell'assassinio alla Serbia, diventata punto di riferimento per i movimenti indipendentisti slavi. AI governo di Belgrado fu inoltrato un ultimatum che venne respinto e così l'impero austro-ungarico dichiarò guerra alla Serbia nel 1914. La scintilla della prima guerra mondiale scocco dunque nei Balcani, teatro di competizione fra l'Austria e la Russia. A causa dei vari trattati di alleanza, una dopo l'altra le potenze europee intrapresero la via della guerra. Per prima si mosse la Russia ergendosi a protettore dei popoli slavi. La Germania, alleata dell'Austria, dichiarò guerra alla Russia e alla Francia, alleata dello zar. Le truppe tedesche invasero il Belgio, violandone la neutralità, per procedere verso Parigi. Questa aggressione spinse la Gran Bretagna a schierarsi a fianco dei francesi dichiarando guerra alla Germania. L'Austria apri le ostilità contro la Russia e si unì all'alleanza antigermanica il Giappone. Fu così che una crisi di livello regionale si trasformò in un conflitto mondiale. L'annuncio della guerra nel 1914 produsse un'ondata di frenesia e sentimento patriottico. AI momento dell'entrata in guerra della Germania, il Parlamento tedesco approvò i crediti di guerra, stanziamenti straordinari per far fronte alle spese belliche. Lo stesso fecero austriaci, francesi e inglesi. In molti Paesi nacquero dei governi di unione nazionale nei quali forze politiche antagoniste si unirono. Uno spirito nazionale indusse molti civili a presentarsi come volontari per partire verso il fronte. Agli occhi di quei giovani la partecipazione alla guerra appariva un'occasione per liberarsi dalle convenzioni e dalla routine. A operai e contadini la partecipazione alla guerra continuò ad apparire soltanto come una costrizione. L'esercito tedesco di von Moltke attaccò lo schieramento francese di Joffre che fu costretto ad arretrare ma, a poche decine di chilometri da Parigi, le forze anglo-francesi riuscirono a bloccare l'offensiva tedesca nella battaglia della Mama. Il fronte occidentale si stabilizzò e la stasi delle manovre offensive portò alla costruzione delle trincee, la guerra di movimento si era trasformata in una guerra di posizione. In questi fossati i soldati erano esposti al tiro dei cecchini nemici, alle intemperie, alla malnutrizione e a pessime condizioni igieniche. Nel frattempo l'avanzata dell'esercito russo aveva costretto lo Stato tedesco a distogliere uomini e mezzi dalla guerra francese. Nelle due battaglie di Tannenberg e dei laghi Masuri i tedeschi uscirono vincitori, ma a loro volta i russi sconfissero l'armata austro-ungarica a Leopoli. Dato il carattere difensivo della Triplice Alleanza, il governo italiano aveva scelto la neutralità. All'origine di questa decisione vi era un apparato militare ancora provato dalla guerra di Libia ma la questione delle terre irredente, Trentino e Venezia Giulia, era rimasta viva tra l'opinione pubblica italiana alimentando un'avversione nei confronti dell'Austria. In Italia dominò un'infuocata polemica fra interventisti e neutralisti. Tra i sostenitori della neutralità vi era il Partito socialista anche se al suo interno l'atteggiamento contrario all'entrata in guerra non fu unanime. Benito Mussolini si schierò in favore della guerra e per questo fu espulso dal Partito, egli si unì poi ai leader del sindacalismo rivoluzionario De Ambris e Corridoni. Anche lo schieramento cattolico e la maggioranza del Parlamento di Antonio Salandra erano a favore della neutralità. A favore di un ingresso nel conflitto si schierarono i nazionalisti, la sinistra democratica e i fuoriusciti dall'impero austro-ungarico con a capo Cesare Battisti. Si trattava di favorire l'emancipazione nazionale dei popoli soggetti al dominio straniero debellando l'autoritarismo dell'Austria e della Germania. | liberali di destra, che facevano capo a Salandra e a Sonnino, ritenevano che l'entrata in guerra potesse ricreare le condizioni per una svolta conservatrice. Re Vittorio Emanuele III vedeva di buon'occhio la guerra nella speranza che un successo militare potesse rinsaldare le fondamenta della monarchia. A favore dell'intervento erano infine i rappresentanti dell'Industria pesante attratti dei profitti. Nel 1915 il governo italiano stipulò con le potenze dell'Intesa il patto di Londra con il quale l'Italia si impegnava a entrare in guerra. Il patto prevedeva che in caso di vittoria l'Italia acquisisse dall'Austria il Trentino, l'Alto Adige e la Dalmazia. Salandra rassegnò le dimissioni nel 1915 e il re offrì l'incarico a Giolitti, che rifiutò, e allora venne riconfermato Salandra. Il Parlamento conferì al govemno dei poteri straordinari per l'entrata in guerra. Nel 1915 l'Italia dichiarò guerra all'Austria-Ungheria. Apparve più vantaggioso schierarsi con la Francia e l'Inghilterra poiché le due potenze erano in grado di assicurare al nostro paese adeguati rifomimenti di carbone e materie prime e sembravano disposte a riconoscere all'Italia adeguati compensi in caso di vittoria. Le truppe italiane furono schierate su due fronti: in Trentino e in Venezia Giulia. L'esercito restò inchiodato sul fiume Isonzo e l'unico risultato tangibile degli attacchi italiani fu la conquista di Gorizia. Approfittando dell'impegno bellico italiano in area friulana, gli austriaci attaccarono in Trentino lanciando nel 1916 la cosiddetta Strafexpedition che indusse gli ambienti politici a sostituire il ministero Salandra con un governo di concentrazione nazionale sotto la guida di Paolo Boselli. Nel 1915 le vittorie austro-tedesche proseguirono e i russi furono costretti ad abbandonare la Polonia. Dal 1914 gli imperi centrali poterono contare sull'ingresso in guerra dell'impero ottomano. Nel tentativo di aprire una via di comunicazione con la Russia le forze angolo-francesi intrapresero una spedizione anti-turca attraverso i Dardanelli. Nel 1915 le truppe inglesi sbarcarono a Gallipoli ma l'operazione si rivelò un fallimento. Intanto il conflitto si era allargato ad altri Paesi come la Bulgaria, schieratasi con gli imperi centrali, che contribuì alla sconfitta della Serbia. A fianco della Triplice Intesa entrano invece il Portogallo e la Romania. Ciò che giocava a favore delle potenze dell'Intesa era la supremazia della flotta britannica che assicurò loro un vantaggio cruciale perché consenti di stringere in un blocco navale gli imperi centrali impedendo loro di approvvigionarsi all'estero. Con l'aggravarsi degli effetti del blocco navale inglese, la guerra sottomarina tedesca divenne totale in quanto prevedeva l'affondamento di tutte le navi, essa avrebbe spinto gli Stati Uniti a entrare in guerra. Durante il conflitto nacquero nuove armi come la mitragliatrice automatica e le armi chimiche, sperimentate per la prima volta a Ypres nel 1915 dall'esercito tedesco contro i francesi. | gas rimanevano di difficile impiego e per questo si perfezionarono i sistemi di lancio, di fronte al pericolo di questi attacchi nell'equipaggiamento del fante entrò la maschera antigas. Oltre ai sottomarini un'altra innovazione furono i carri armati, autocarri rivestiti di placche d'acciaio, armati di mitragliatrice e muniti di cingoli. Quanto agli aeroplani essi ebbero un impiego limitato nei combattimenti ma svolsero importanti compiti di ricognizione. | soldati vivevano nelle trincee circondati da topi e parassiti, chiunque pensasse di scappare, di arrendersi o di non eseguire gli ordini, sapeva che ad attenderlo
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