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Riassunto Aggiungi un selfie a tavola di Sociologia Generale-UNIGE, Dispense di Sociologia

Riassunto del libro, tratta dei temi principali in modo dettagliato

Tipologia: Dispense

2021/2022

Caricato il 15/05/2023

gaia-de-
gaia-de- 🇮🇹

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Scarica Riassunto Aggiungi un selfie a tavola di Sociologia Generale-UNIGE e più Dispense in PDF di Sociologia solo su Docsity! Il mukbang e la spettacolarizzazione dell’osceno -> cap 2 Mukbang= Il mukbang rappresenta uno degli esempi più significativi di carnevalesco perché si allontana dalle abituali norme dietetiche, delle regole di civilizzazione e in generale di tutte le condotte alimentari considerate normali. La partecipazione di chi guarda è di tipo gastropornografico poiché tendenzialmente nella pornografia alimentare “guardiamo ciò che non possiamo fare”. Esso fa riferimento alla condivisione di video su YouTube, o siti, di persone che mangiano da sole grandi quantità di cibo, masticando e risucchiando rumorosamente. Nasce in Corea del Sud, una cultura che tradizionalmente si fonda sulla condivisione dei pasti; se un individuo mangia da solo è oggetto di stigma. Tuttavia, con l’aumento di persone single e giovani soli in casa il mukbang nasce come un’alternativa al mangiare da soli, è un surrogato della convivialità. Tale condivisione rappresenta una relazione reciprocamente vantaggiosa poiché gli spettatori ottengono un appagamento simbolico mentre il mukbanger guadagna attenzioni e denaro. Il mukbanger si rivolge agli spettatori spiegando il cibo, facendo domande sulle preferenze e gli spettatori usano la chat per influenzare e dirigere le sue azioni alimentari. Un ulteriore lettura di tale fenomeno fa riferimento ad una forma di canalizzazione delle pulsioni che risulta funzionale al mantenimento dei modelli di consumo. È la messa in scena della decostruzione delle norme alimentari e la messa in scena dell’abbuffata bulimica. Il mukbang sospende le norme convenzionali e di civilizzazione, le quali regolano le condotte alimentari conviviali. Sono regole che ci vengono impartite sin dalla più tenera età, così come ciò che è buono e giusto da mangiare. L’idea di edibilità degli elementi è una delle basi su cui si fonda la socializzazione primaria e l’incorporazione culturale. La cultura entra nel nostro corpo attraverso la socializzazione, addestrandolo a reagire in modo conforme alla norma alimentare, a non commettere azioni considerate devianti rispetto alle aspettative sociali e non mangiare alimenti considerati non appropriati culturalmente. Gastropornografia= All’aumentare della moralità alimentare e con l’emergere dell’estetica visiva pornografica crescono gastropornografia e voyerismo alimentare. Con gastropornografia si intende l’annullamento della distanza tra spettatore e soggetto dello sguardo, inoltre tutto appare più vicino in quanto le azioni vengono prodotto da attori comuni. La repressione del godimento/gastropornografia, come la pornografia sessuale, afferma Foucault, cresce all’amplificarsi della morale sessuale, così la gastropornografia cresce ad amplificarsi della morale delle condotte alimentari. E’ inoltre importante riporre l’attenzione sugli elementi che compongono i food porn media, innanzitutto , l’estetica visiva gastropornografica: inquadrature vicine, dettagli, bocche di chi assaggia, lunghe descrizioni del gusto e degli odori, questi aspetti producono uno sguardo pornografico, esprimono intimità, vicinanza e annullano la distanza fra chi guarda e l’oggetto. È perciò nel frame nel quale sono inseriti tali dettagli a rendere pornografici lo sguardo e le immagini: inquadratura ravvicinate e prospettive riescono a rendere pornografico qualsiasi alimento. Frame = Il frame rende pornografica l’immagine perchè ne modifica lo sguardo. Il frame è un concetto introdotto dall'antropologo Bateson e sviluppato dal sociologo Goffman per spiegare come la capacità di «incorniciare» e quindi interpretare le varie situazioni che si incontrano nel quotidiano sia un processo di apprendimento che si sviluppa nell'interazione. I frame rappresentano dei dispositivi interpretativi, definiti anche come «cornice di senso, struttura di significato, angolatura della realtà», spesso alimentati dai media, che danno forma e organizzazione all'esperienza. Ed è proprio questo il senso che diamo alla nozione di Food porn media : una metacomunicazione che rende significativo il discorso pornografico sul e del cibo. PORNOGRAFIA E MUKBANG COME ETERETOPIA= Come la pornografia anche il mukbang può essere letto come eteretopia: gli spazi di eterotopia e carnevalesco possono essere funzionali al mantenimento dell’ordine poiché offrono uno svago circostanziato e chiuso, e le persone che vi partecipano lo fanno solo in modi e tempi limitati. ASMR= L’asmr è centrato sul rumore amplificato della masticazione. Esso è caratterizzato da risposte fisiche ad un’attività piacevole rilassante che porta a un piacere mentale che si manifesta come un formicolio del cuoio capelluto o della parte inferiore del collo, stati di euforia e relax. La percezione del gusto è influenzata dal rumore che fanno gli alimenti. Un’altra rottura simbolica operata da questi video riguarda la cultura dei cibi: soprattutto gli asiatici mangiano molluschi crudi e molto strani. Vi è la rottura della norma alimentare sia nel far rumore mangiando sia nella visione di un animale insolito crudo e mangiato con le mani. Questo porta a toccare alcuni dei tabù più radicati appresi durante la socializzazione alimentare, producendo repulsione e attrazione. La visione e l’ascolto di questi video è un modo per varcare la soglia del lecito e del normale e attraversare il paradosso dell’onnivoro (avere paura degli alimenti sconosciuti ma anche il bisogno di sperimentare) e il paradosso dell’orrore(essere attratti da qualcosa che ripugna). CONSEGUENZE DI MUKBANG E ASMR= Vedere questi video può portare a due principali conseguenze: o un rinforzo per le condotte di iper-controllo, quindi un sostegno alle fantasie di fame, oppure può produrre lo scatenarsi di abbuffate.Vedere persone che mangiano può spingere chi guarda a percepire un comportamento normale che non comporta conseguenze negative, oppure, può indurre a rinforzare i comportamenti bulimici. Inoltre, gli stimoli non realistici possono portare a forme di frustrazione legata al fatto di non ricevere lo stesso piacere e lo stesso a pagamento con la propria alimentazione, e indurre a un’alimentazione disordinata, all’abbuffata seguita da comportamenti di compensazione. Infine, le abbuffate a cui si sottopongono portano scompensi nel corpo anche di chi fa questi video; successivamente si sottoporranno ad allenamenti estenuanti per riuscire a compensare l’abuso calorico, oppure, faranno uso di sistemi di compensazione. CIBO E POLITICA -> cap 4 Cibo e politica= Incorporando riferimenti al cibo il messaggio politico è più universale e comprensibile anche dalle persone meno competenti o interessate al dibattito espresso nelle sue forme classiche. Il cibo intrecciato ai discorsi della politica, infatti, rafforza la percezione delle identità collettive e l’appartenenza. Inoltre, c’è la tendenza ad associare gli accordi politici ai piatti consumati nell’occasione, con il tentativo di umanizzare la politica, di alleggerire il carico di formalità, avvicinandola agli elettori anche grazie lo svelamento di gusti e abitudini alimentari dei governanti, in una contrapposizione tra dimensione pubblica e privata. Nella comunicazione mediatica di diversi politici il cibo assume un ruolofondamentale, ad esempio per Salvini il cibo assume particolare rilevanza per attirare a se l’uomo medio. Salvini pubblica immagini che valorizzano la regionalità dei prodotti, come dimostrazione del riconoscimento di culture locali che definiscono il patrimonio culturale nazionale e modellano le identità nazionali, in questo modo lui vuole mostrarsi come un politico vicino al cittadino comune. Inoltre, il food porn di Salvini contrasta i canoni della cura dell'impiattamento, con foto poco instagrammabili, ma è proprio dal contrasto che questo stile di comunicazione assume efficacia perché favorisce l’identificazione da parte del pubblico. Un ulteriore esempio di relazione affrontatasi tra cibo e politica riguarda lo scontro tra Italia e Francia. Quando, ad inizio pandemia, la diffusione del virus sembrava interessare in modo particolare l’Italia, un’emittente francese ha pubblicato un video provocatorio dove un pizzaiolo italiano (pizza= prodotto locale) malato tossisce su una pizza appena sfornata. La “pace della pizza” è arrivata quando il ministro degli esteri Luigi di Maio ha pranzato in una nota pizzeria romana con l’ambasciatore francese Masset. Un ulteriore esempio riguarda l’ipotesi che si era presentata ad inizio pandemia riguardo il passaggio del virus tra specie animali e umani a causa dell’abitudine al consumo di pipistrelli diffusa in diverse regioni cinesi. Per cui, la cultura gastronomica cinese è stata messa al centro di un processo di stigmatizzazione costruito sul disgusto e sulla devianza per pratiche alimentari considerate illegali. Infatti, secondo la cultura italiana, alcune carni animali sono associate a sentimenti di timore e avversione (pipistrelli e topi) o amore e protezione (cani). Si tende allora a dire che la distanza tra le pratiche alimentari sia la misura della distanza tra i livelli di civilizzazione, creando così a partire da una prospettiva etnocentrica, una forma di gerarchizzazione che esprime la superiorità della cultura italiana su quella cinese: li si accusa di uno scarso livello di civilizzazione. Ciò rappresenta un giudizio morale che permette di individuare un colpevole della pandemia. In un discorso neoliberale si direbbe che la società cinese è incapace di autoregolarsi e tutelarsi dei rischi legati all’igiene e all’alimentazione, si sottolineerebbe l’inadeguatezza della società cinese, minaccia per il resto del mondo. Nel quadro del banopticon si direbbe che il riconoscimento della cittadinanza resti sempre in bilico per alcuni gruppi sociali: negli ultimi anni la comunità cinese in Italia sembrava godere di una certa invisibilità nel discorso xenofobo, concentrato sugli sbarchi e dei richiedenti asilo. Nel momento dello scoppio della pandemia è aumentata la percezione dei rischi legati all’igiene e all’alimentazione e, dato che le origini del virus sono state ricondotte alla Cina, la narrazione xenofoba si è rimodulata portando sul banco degli imputati i migranti cinesi, le loro abitudini e i loro consumi. Il valore simbolico del cibo= Il cibo ha un valore simbolico e rende molto efficace la distinzione dall’altro a partire da ciò che ha nel proprio piatto. Si può essere considerati inferiori sulla base di abitudini di consumo non conformi ai modelli dominanti, così come si può essere rappresentati come barbari per gli alimenti che non si includono nella propria dieta. La dimensione delle restrizioni alimentari riguarda soprattutto i culti religiosi. Nei secoli le interpretazioni e le applicazioni delle diverse norme alimentari su base religiosa si sono rese funzionali alla coesione interna della comunità e sono state usate come strumento di verifica delle conversioni alla religione (il consumo di carne di maiale come prova effettiva dell’aderenza al credo cristiano). L’eventuale concessione di un piatto alternativo alla tradizione corrisponde alla sottomissione della cultura italiana a favore di culture dipinte come necessariamente invasive e violente (ad esempio, nella musulmana); non essere in grado di proteggere la sacralità della giusta preparazione del cibo tradizionale significherebbe rivelarsi custodi inadeguati della propria cultura, in questo modo verrebbe messa a repentaglio la purezza e l’autenticità della propria cultura di appartenenza. PANE E PANDEMIA -> cap 5 Lockdown/pandemia= Durante il lockdown uno degli strumenti ricorrenti nelle interazioni sui social media è stato il cibo: pranzi, torte, foto di pane fatto in casa.. Inizialmente, il cibo era considerato disgustoso perché rappresentava la possibile origine della diffusione del virus; questo ha smosso paure antiche e recenti: angosce generate dal vivere in una società che è stata definita del rischio nata con il fenomeno della mucca pazza. Il cibo, però, è anche simbolo di ricostruzione comunitarie con azioni di solidarietà, come ad esempio le raccolte e distribuzioni di generi alimentari. Durante l’emergenza covid19 si sono moltiplicate le raccolte di beni alimentari: dalle raccolte e successive distribuzioni attraverso l’azione di volontari, ai cestini appesi alle finestre, ai carrelli lasciati fuori dei supermercati. Questo tipo di pratiche affondano le radici in una tradizione di solidarietà italiana. In tempi di crisi una via di uscita potrebbe trovarsi nell’organizzazione di iniziative per l’impegno civile. Beck chiama gli imprenditori del bene comune i protagonisti chiave per gestire lo sviluppo del lavoro di impegno civile nella post-modernità. Durante il lockdown abbiamo assistito al massimo grado di individualismo, isolamento sociale e contemporaneamente alla rinascita del senso di comunità e di forme di solidarismo. I dati sui consumi mostrano hanno mostrato una polarizzazione: da una parte il bisogno di sicurezza, dall’altra l’attenzione verso la comunità. Collins disse che in tempo di crisi la solidarietà aumenta, si rispettano i comportamenti che consolidano il senso identitario, come, ad esempio, la messa in scena di vessilli, come le bandiere e di cerimonie. La centralità del cibo nella cultura italiana è stata dimostrata anche dalla corsa all’approvvigionamento nei supermercati, cucinare divenne presto una pratica particolarmente diffusa. Durante la pandemia il consumo di cibo è aumentato e si è modificato, prestando una particolare attenzione per: il made in Italy, la tutela dell’ambiente, la tipicità del territorio, la salute, la convenienza, l’attenzione per il locale, gli alimenti a km zero, il fatto da piccole aziende del territorio / acquisti di farine, lieviti, latte, uova, pasta, ortofrutta e vino. In modo particolare si diffuse la volontà di fare il pane in casa, ciò accade perchè c’era chi non l’aveva mai fatto e voleva provare, impastare era rasserenante, era inoltre un rito che alleviava le ansie e dava un senso e un ritmo alla giornata. Condividere il pane con qualcuno significa esserne compagno e amico perché il pane è la base dell’alimentazione, fondamento della società. Fare il pane/lockdown= Nell’area del Mediterraneo il pane ha sempre svolto un ruolo prioritario all’interno delle relazioni sociali e nelle celebrazioni religiose di molti popoli, la sua produzione, preparazione e consumo sono accompagnati da gesti, preghiere, formule e riti di ringraziamento. È uno dei cibi più ricchi di significati, funzioni e valenze culturali; rappresenta il riscatto dalla fame, ma anche la possibilità di dominare la natura. I primi cristiani attribuivano un potere sacro al pane consacrato, lo utilizzavano per guarire i malati invalidi e lo portavano intorno al collo come un talismano per proteggersi dalle calamità naturali. Attraverso la panificazione casalinga durante la pandemia si è costruito un senso di quotidianità e la sua condivisione attraverso le foto postate sui social media ha contribuito alla riorganizzazione simbolica della società mediatica, ma ha anche rappresentato qualcosa di sacro cui appellarsi per scongiurare il pericolo e contrastare l’angoscia. Disturbi alimentari/lockdown= Durante il lockdown i comportamenti alimentari e sociali sono intrecciati in modo significativo: attraverso il cibo e il consumo gli individui si relazionano reciprocamente e stabiliscono rapporti. Per non mangiare da soli si sono sperimentate nuove forme di integrazione a tavola, tra cui aperitivi con amici e cene con parenti lontani attraverso un appuntamento sulle piattaforme digitali. C’era il bisogno di ricreare socialità e condivisione. Inoltre, durante la pandemia, sono aumentati i disturbi
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