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Riassunto Alberto Moravia, vita e opere, Sintesi del corso di Letteratura Italiana

Riassunto su Alberto Moravia, vita e opere, riassunto degli indifferenti

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

In vendita dal 25/10/2021

barbara-aliotta
barbara-aliotta 🇮🇹

4 documenti

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Scarica Riassunto Alberto Moravia, vita e opere e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! ALBERTO MORAVIA Sia lui che Brancati sono gli esponenti del realismo critico. Moravia, invece, non sceglie l’ironia né l’umorismo, ma c’è più che altro un sarcasmo pungente in particolare contro la borghesia. Brancati sceglie la chiave del comico e si ispira molto all’umorismo pirandelliano. Essi danno voce alla crisi della società del tempo (come tutti gli altri). Sono gli anni in cui si consolida il regime fascista, che consolida il suo volto autocratico, a partire dal 1924 (delitto Matteotti). Nei primi anni Venti il fascismo si era presentato come movimento rivoluzionario, e tra essi si trovano Brancati e il giovane Vittorini. Essi sono siciliani (Brancati nasce a Pachino e Vittorini nel sicuracusano), all’inizio erano entusiasti dell’attivismo fascista, che poi si rivelò ingannevole. Quando ne prendono coscienza, la vivono come un’onta da espiare, un fraintendimento storico. Vittorini si unisce quindi ai partigiani. Per Brancati invece la resistenza avviene tramite la scrittura, attraverso la comicità. Salvatore Battaglia dice, a proposito di Moravia, che la sua penna è un trapano freddo perché lui in modo molto distaccato e impalacabile, descrive lo squallore della borghesia degli anni 20, cioè la borghesia fascista. Nella sua famiglia ha ascendenze ebraiche e ciò lo costringe ad abbandonare Roma insieme alla Morante con cui si sarebbe sposato nel ’41. Si rifugiano persino in Ciociaria, ospiti di contadini. Gli indifferenti (1929): il titolo allude eloquentemente alla volontà di Moravia di offrire uno spaccato sugli aspetti più critici della condizione sociale e storica di quegli anni. > REALISMO CRITICO E NEOREALISMO: SONO DIVERSI! Il realismo critico è la coscienza della crisi che subentra negli anni ‘20 e ‘30 ed è comune a tutti gli scrittori del Novecento. La condizione di crisi che investe tutti gli aspetti della realtà diventa una condizione costitutiva della realtà, una condizione ontologica. Il neorealismo si lega di più agli anni del secondo dopoguerra e all’epopea della resistenza partigiana e si protrae fino ai primi anni 50, il momento della ricostruzione. Sarà una tendenza non solo letteraria, ma anche cinematografica (Pasolini). Nel 1957 viene pubblicato La Ciociara. 1943 > Agostino, romanzo di formazione. Pone al centro il protagonismo popolare, che è uno dei temi principali del neorealismo successivo. 1960 + l’anno del boom economico: nell’anno in cui tutti inneggiano alla ricostruzione, lui pubblica La Noia, in stridente contraddizione. In esso si fa strada che la ricostruzione materiale della società (fabbriche, infoltimento delle masse operaie, gli elettrodomestici) è in realtà una degenerazione: il denaro viene messo al primo posto e lui si oppone anche politicamente, perché la politica non si occupa altro che dell’economia e lui denuncia ‘‘l’inadeguatezza, l'insufficienza e la scarsità della realtà” (cit. Moravia), e si riferisce alla dimensione etica. Anche in Svevo e Pirandello c’è una grande attenzione alla dimensione utilitaristica della società borghese. Lui già presagisce tutti i disagi che ciò porterà (lotte operaie e terrorismo). Tutti i personaggi degli Indifferenti sono tacciati dall’indifferenza ma tutti in modo diverso (lui lo scrive giovanissimo quando era malato di tubercolosi ossea). Al centro c’è un ambiente molto claustrofobico (c’è prevalenza di spazi interni descritti con grande minuzia — anche lui attraverso la descrizione minuziosa di ambienti e fisionomie rappresenta questa crisi — come Pirandello e Tozzi). Lui lo fa in modo molto più sorvegliato, non c’è nessun furor espressionistico. Incipit — il modo in cui viene descritto l’ambiente del salotto coopera a rivestire l’immagine del deterioramento e dello squallore, in cui si muovono i personaggi. Mariagrazia appartiene ad una famiglia borghese decaduta, mentre il compagno Leo è un nullatenente, e si fa attrarre dalla falsa facciata della mondanità borghese di lusso, fatta di balli e affettazione (è un arrivista). Mariagrazia è il personaggio più patetico (suscita compassione), non si accorge delle reali intenzioni di Leo o meglio fa finta di non vedere. Si trucca in modo vistosamente antitetico rispetto alla sua età (come la vecchia imbellettata), Moravia la definisce una maschera. I figli di Mariagrazia sono consapevoli di vivere in una dimensione squallida e grigia senza minimamente essere toccati da alcun sussulto etico o culturale. Mariagrazia e Leo non hanno percezione di nulla, in particolare Mariagrazia non nutre dubbi neppure transitori (come quelli di Marta). Carla vive lo squallore in modo quasi rassegnato, come se pensasse che una vita diversa non possa esistere e ripetendosi spesso che forse una nuova vita potrebbe aprirsi se si aprisse alle lusinghe di Leo. Questo è un elemento di ulteriore squallore: Leo circuisce Mariagrazia facendosi credere innamorato, ma cerca di sedurre Carla. Moravia scrive di lui che è mosso solo da appetiti materiali. Carla inizialmente resiste ma poi comincia a lasciarsi andare. Carla cede non perché è realmente convinta che possa iniziare una nuova vita, crede in un possibile cambiamento ma non fino in fondo. Michele > Moravia lo definisce ‘‘impotente e rivoltato’”’. Michele è impotente perché ha percezione della propria indifferenza e di essere preda di questa incapacità di cambiare le cose, cerca apparentemente di reagire — ecco perché è rivoltato. È come se fosse un’emanazione degli inetti sveviani, che pur avendo consapevolezza dell’indifferenza e volendovi reagire, finisce per compiere qualcosa che spesso si ritorce contro di lui o sembrano avere un inerpicamento vorticoso e poi, all'apice di questa reazione, tutto implode così come nasce e Michele torna nel grigiore quotidiano senza alcun tipo di esito. (per esempio quando, scoperto il legame tra Carla e Leo, cerca di Sparare a Leo ma si dimentica di caricare la pistola). Lui compie atti mancati: in Svevo c’è l’ironia antifrastica, qui invece Moravia insiste sulla cappa che grava sui personaggi che non riescono a liberarsene. Moravia ha una declinazione tutta sua dell’inettitudine. Nei suoi Quaderni milanesi scrive che, dopo la seconda guerra mondiale, a causa della distruzione della scala dei valori, si verifica ciò che aveva ribadito Salvatore Battaglia riguardo alla crisi della coscienza, ovvero la frattura tra l’interna trama della coscienza e la cognizione della realtà, che fino ad allora si era basato sulle etiche tradizionali. L’uomo si ritrova incapace di stabilire un rapporto qualsiasi con il proprio mondo, che diventa indecifrabile 0, peggio ancora, inesistente, come se non ci fosse più nulla con cui rapportarsi > da qui, l’indifferenza. - Legge passo dal PowerPoint dagli Indifferenti su Michele I marciapiedi erano affollati, la strada rigurgitava di veicoli, era il momento del massimo traffico; senza ombrello sotto la pioggia, Michele camminava con lentezza come se fosse stata una giornata di sole, guardando oziosamente le vetrine dei negozi, le donne, le réclames luminose sospese nell'oscurità; ma per quanti sforzi facesse non gli riusciva d'interessarsi a questo vecchio spettacolo della strada; l'angoscia che l'aveva invaso senza ragione, mentre se ne andava attraverso i saloni vuoti dell'albergo, non lo lasciava; la propria immagine, quel che veramente era e non poteva dimenticar di essere, lo perseguitava; ecco, gli pareva di vedersi: solo, miserabile, indifferente. Gli venne il desiderio di entrare in un cinematografo; ce n'era uno su quella strada, assai lussuoso, il quale sulla porta di marmo ostentava una girandola luminosa in continuo movimento. Michele si avvicinò, guardò le fotografie: roba cinese fatta in America; troppo stupido; accese una sigaretta, riprese il suo cammino senza fiducia, sotto la pioggia, tra la folla; poi buttò via la sigaretta: niente da fare. Ma intanto l'angoscia aumentava, su questo non c'era dubbio; già ne conosceva la formazione: prima una vaga incertezza, un senso di sfiducia, di vanità, un bisogno di affaccendarsi, di appassionarsi; poi, pian piano, la gola secca, la bocca amara, gli occhi sbarrati, il ritorno insistente nella sua testa vuota di certe frasi assurde, insomma una disperazione furiosa e senza illusioni. Di questa angoscia, Michele aveva un timore doloroso: avrebbe voluto non pensarci, e come ogni altra
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