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Riassunto Amleto (Shakespeare), Appunti di Letteratura Inglese

In questo documento è riassunta la vita del drammaturgo inglese, brevi cenni storici e un riassunto atto per atto dell'Amleto, con analisi dei personaggi. Gli atti più complessi e lunghi sono spiegati facendo riferimento alle citazioni (in lingua) dell'opera.

Tipologia: Appunti

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Caricato il 17/01/2018

daniela_di_todaro
daniela_di_todaro 🇮🇹

4.4

(16)

17 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Riassunto Amleto (Shakespeare) e più Appunti in PDF di Letteratura Inglese solo su Docsity! La vita del drammaturgo inglese, le opere, brevi cenni storici e un riassunto atto per atto dell'Amleto, con analisi dei personaggi. William Shakespeare – Le opere (Nato il 26 aprile 1564. Morto nel 1616.) Drammaturgo e poeta inglese, è uno degli esponenti principali del rinascimento inglese e uno dei più grandi autori della storia del teatro occidentale. Nato a Stratford-on-Avon, nel 1592 si trasferì a Londra dove si impegnò come autore e, marginalmente, come attore con la compagnia "Chamberlain's Men" (divenuta in seguito "King's Men" a causa della salita al trono di Giacomo I). Da questo momento la sua carriera fu fulminea e gli procurò considerevoli guadagni che gli consentirono di essere comproprietario dei due teatri più importanti di Londra: il "Globe Theatre" e il "Blackfriars". Difficile inquadrare la sua notevole produzione artistica, che annovera drammi storici, commedie e tragedie, anche a causa della rilettura successiva dei suoi lavori ad opera dei letterati romantici che videro profonde assonanze tra la loro ricerca estetica e i lavori di Shakespeare. Per lungo tempo, infatti, questa rilettura ha influenzato sia la critica che gli allestimenti delle sue opere, esasperando le affinità poetiche con il romanticismo. Indubbiamente sono presenti, soprattutto nelle grandi tragedie, temi e personaggi che preludono all'esperienza romantica, ma l'originalità del grande artista inglese va cercata maggiormente nella grande capacità di sintesi delle diverse forme teatrali del suo tempo in opere di grande respiro ed equilibrio dove il tragico, il comico, l'amaro, il gusto per il dialogo serrato e per l'arguzia, sono spesso presenti in un'unica miscela di grande efficacia. Essendo impossibile selezionare alcuni lavori più importanti di altri, mi limiterò a segnalarne alcuni in ordine sparso. Per quanto riguarda le tragedie la più famosa è certamente "Amleto" (1599-1600), insieme a "Romeo e Giulietta" (1594-95), "Enrico IV" (1597-98) e "Macbeth" (1605-06); per le commedie possiamo citare "La bisbetica domata" (1593-94), "Molto rumore per nulla" (1598-99) e "Le allegre comari di Windsor" (1600-01). Una menzione speciale meritano due opere "fantastiche" nelle quali sogno e realtà si mescolano in maniera talmente suggestiva da essere dei veri e propri capostipiti del genere "Fantastico": si tratta di "Sogno di una notte di mezza estate" (1595-96) e "La tempesta" (1611-12). Cenni storici L'avvento al trono di Elisabetta nel 1558 non fu facile. Durante il breve regno della sorellastra Maria, che l'aveva preceduta, c'era stato un sanguinoso tentativo di restaurazione del cattolicesimo contro la Riforma protestante. Assicuratasi il trono, Elisabetta aveva perseguito all'estero una politica di espansione commerciale e territoriale e all'interno aveva mirato ad uno sviluppo economico accelerato. La nazione la sosteneva, soprattutto dopo che la sua flotta riuscì a distruggere l'Invincibile Armata spagnola, facendo dell'Inghilterra la maggiore potenza mondiale sui mari. sovrannaturale, come l'apparizione del fantasma o il caratteristico avvelenamento di cui il vecchio re Amleto è vittima. Gli antecedenti storici e le affinità concettuali non devono comunque oscurare la singolarità dell'opera di Shakespeare. Prima di tutto occorre notare la natura conflittuale dell'uomo, perfettamente rappresentata in quest'opera. Non appena la rappresentazione inizia, Amleto ha appena completato gli studi, è figlio di un grande re e suo diretto discendente al trono, e tutto ciò sembra esaltare la natura stessa dell'uomo, come si evince da uno dei suoi primi monologhi, in presenza di Rosencrantz e Guildenstern: "Che capolavoro è l'uomo! Nobile d'intelletto, dotato d'una illimitata varietà di talenti; esatto nella sua forma e in tutti i suoi atti; compiuta, ammirevole creazione: pari a un dio nella mente, e nell'azione a un angelo. Lui, la bellezza del mondo. Lui, la misura di ogni animata cosa!". Ma, in contrasto con quanto detto in precedenza, conclude con questa pessimista nota malinconica: "Ebbene, per me non è che una quintessenza di polvere. L'uomo non m'incanta". Non rende contraddittoria la rappresentazione del giovane ascendente al trono della Danimarca, figlio di un importante re? Effettivamente, l'intera opera ruota intorno a questo punto di vista. Si vedrà il giovane Amleto intraprendere una profonda introspezione, tanto da farlo dubitare del mondo intero, di quanto pensava in passato e della presunta eccellenza della sua stessa natura. Di che genere di mondo è stato testimone per essere indotto a rendere tanto discordi i suoi pensieri dalle sue azioni? Amleto è stato forzato a "sopportare gli oltraggi, i sassi e i dardi dell'iniqua fortuna". La morte di un re e di un padre, il precedente re Amleto. Scoprire che sua madre Gertrude è una donna di facili costumi, tanto da arrivare all'incesto a soli due mesi dalla morte del padre (rivelazione resa ancora più sconcertante dall'intimità che lega Amleto e Gertrude). Rendersi conto che i propri amici di vecchia data, Rosencrantz e Guildenstern, non sono differenti da tutti gli altri cortigiani: opportunisti con la sola intenzione di "assorbire, dal re, incarichi favori e ricompense". Argomento, questo dell'amicizia (che difficilmente resiste alle pressioni del tempo, come dimostrano qui Rosencrantz e Guildenstern) da non sottovalutare in quanto ricorrente nelle opere di Shakespeare, come ad esempio ne "Il Mercante di Venezia" ed in un'alta percentuale dei suoi sonetti. Infine, l’ultimo elemento responsabile dello sconvolgimento di Amleto, del suo cambiamento nel vedere il mondo, è la sua fedeltà nell’amore. Inizialmente osserviamo Polonio negare ad Ofelia il diritto di vedere Amleto, fatto in se neanche troppo sconvolgente, se non fosse legato all’atto di Ofelia di prendere parte ad un esperimento preparato dal re e da Polonio per testare l’effettiva pazzia di Amleto. Questa completa perdita di fiducia nel mondo femminile, che sembra confermare quanto pensato in precedenza su Gertrude, è determinante; tanto determinante da spingere alcuni autori teatrali a rivisitare il personaggio di Amleto in chiave Freudiana, accentuando i rapporti con Ofelia e la madre Gertrude. Inoltre, a generare ed in seguito ad affilare i suoi propositi di vendetta, un fantasma rivelatore (lo spirito di suo padre) appare davanti a lui in due occasioni: lo metterà a conoscenza del suo omicidio da parte del fratello Claudio, incitandolo alla vendetta, e ritornerà in seguito per evitare che i suoi propositi si possano attenuare. Amleto scopre così di vivere in un mondo di apparenze. Il nuovo re Claudio, usurpando il trono con metodologia e propositi vili, non potrà mai rappresentare l'autorità e la legge come fece in passato il re Amleto. Rappresenta per Amleto, di fatto, "un assassino, un vigliacco, un cialtrone che non vale la ventesima parte d'un millesimo del vostro re di prima; una parodia di re, un tagliaborse del potere e del regno che da un cassetto scassinato ha tratto di furto il ricco diadema della legalità, e se l'è cacciato in tasca". Un altro elemento degno di nota è "La trappola per topi". Questa rappresentazione teatrale dentro la rappresentazione teatrale, e soprattutto la scena in cui il re interrompe bruscamente la recita, sembrano eliminare la sensazione di essere solo presenti ad un’opera. Questo effetto è dato dall’impressione che effettivamente l’unica opera a cui si stia assistendo sia "L’Omicidio di Gonzago", e che l’interruzione di quest’ultima sia un fatto reale. Inoltre non bisogna dimenticare che è la storia di Priamo e Gonzago a convincere realmente Amleto del crimine di Claudio, ravvivando il suo desiderio di vendetta, ed a spegnere la seppur vana ipotesi di aver parlato con uno spirito diabolico. Ma è solo durante il viaggio in Inghilterra, venendo a conoscenza del tradimento di Rosencrantz e Guildenstern, che Amleto decide di dare il colpo decisivo alla Danimarca, permettendogli di superare ogni scrupolo da cui era stato trattenuto in precedenza. E' interessante inoltre analizzare i due contrastanti punti di vista di Amleto e Claudio: dove il fantasma del vecchio Amleto rappresentava coraggio, onestà ed onore, Claudio rappresenta viltà, disonestà e vizio. Laddove il giovane Amleto è filosofo e poeta, Claudio è politicante e retorico. Oppone all'immaginazione filosofica di Amleto un atteggiamento orientato alla praticità ed al materialismo. Ed è proprio questa dualità dell'attuale re, simbolo di autorità del paese e, al contempo, individuo dedito alla menzogna ed alla volgarità, a portare Amleto a scontrarsi con la falsa autorità che Claudio rappresenta. Questo elemento, anch'esso basilare all'interno dell'opera, raggiunge il suo apice nella scena finale, quando Amleto (ferito a morte) trafigge il re, avvelenandolo. L’unico personaggio che sembra mantenere la propria lucidità senza subire rilevanti sconvolgimenti psicologici, forse a causa della propria saggezza (spesso dimostrata nei dialoghi con Amleto, di cui di fatto è il suo unico confidente), è Orazio. Acquisterà un'importanza sempre più rilevante all'interno dell'opera, divenendo infine l’unico perno fisso nel tragico scenario di morte della scena finale, in cui rappresenta il tramite per trasmettere l’accaduto ai posteri; probabilmente Orazio si può considerare anche il solo uomo veramente degno di rispetto all'interno della corte di Elsinor. Per concludere, quest’opera non offre verità etiche o morali, ma mostra la vita da una prospettiva molto più ampia di quanto sia mai stato fatto in precedenza; una prospettiva in cui l’uomo si interroga, analizza se stesso, ragiona e soffre sotto una continua pressione emotiva. Un uomo che si interroga, prima ancora che sugli avvenimenti correnti, sui misteri della sua stessa natura. Una simile visione della vita si allontana dal semplice concetto di tragedia, diventando prima ancora di un opera d’arte, uno schema sulla condizione dell’uomo ATTO 1 Scena 1 La tragedia comincia davanti al castello di Elsinore, in Danimarca, in tempi leggendari. E' la mezzanotte di una notte fredda e Francisco, una sentinella, è di guardia e aspetta il cambio. Entra Bernardo che, in apprensione, chiede alla sentinella di guardia chi sia. Gli viene a sua volta richiesta la parola d'ordine, quindi si approssimano Marcello e Orazio. Quest'ultimo non è una sentinella regolare, ma è stato invitato a recarsi al posto di guardia per essere testimone di un fatto sovrannaturale che vi si verifica da due sere. Marcello descrive la visione apparsa, ma, prima che Bernardo possa completare la descrizione, entra il fantasma. Orazio condivide l'opinione delle due sentinelle che si tratti del fantasma del defunto re Amleto e Marcello lo invita a parlare all'apparizione. Orazio allora chiede al fantasma chi sia, ma questi si allontana. I due vengono a parlare della situazione politica e del giovane Fortebraccio, principe di Norvegia, che vuole riconquistare le terre sottratte a suo padre dal padre di Amleto, appena scomparso. Orazio ricorda che nell'antica Roma prodigi come quello della comparsa del fantasma erano presagi di importanti rivolgimenti politici e ritiene che la situazione presente del paese sia forse prossima a cambiare in peggio. A questo punto rientra il fantasma e Orazio lo invita a dire qualunque cosa possa essere fatta per lui o a svelare importanti segreti sul futuro del paese, o ancora ad indicare il luogo in cui un tesoro sia stato sepolto. Ma il gallo canta e il fantasma scompare. E' mattino e Orazio propone di riferire l'accaduto ad Amleto, con la speranza che lo spirito voglia conferire con lui. ATTO 1 Scena 2 Entrano re Claudio e personaggi della corte. Il re rivolge un discorso ufficiale (cfr.Discorso di re Claudio), che riguarda importanti affari di stato: innanzitutto il suo recente matrimonio, seguito quasi immediatamente alla morte del fratello, quindi le minacce di Fortebraccio, che dalla Norvegia reclama i territori sottratti al padre. Riceve poi una speciale richiesta da Laerte, figlio di Polonio (il Lord Siamo di nuovo nella stanza di Polonio , il quale sta mandando il suo servo Reinaldo a Parigi con del denaro e delle lettere per il figlio. Raccomanda al servitore di informarsi sul comportamento di Laerte prima di fargli visita, e lo istruisce sui metodi più opportuni per spiarlo. Entra Ofelia e, con aria spaventata, racconta che, mentre si trovava sola in una stanza a cucire, è entrato Amleto con un aspetto dissennato e gli abiti scomposti, le ha preso un polso e, fissandola, ha singhiozzato, per poi avviarsi con lo stesso fare sconvolto verso la porta. Polonio ne deduce che Amleto soffre per l'amore non corrisposto e chiede ad Ofelia se vi sia stata una lite. Ofelia nega, ma riconosce di aver respinto le lettere di Amleto e di aver rifiutato d'incontrarsi con lui. Per Polonio è sempre più chiaro che si tratta di pene d'amore e ammette che forse il suo giudizio sulle intenzioni del principe verso la figlia non era stato del tutto esatto. Decide di andare con Ofelia dal re per parlargli della scoperta fatta. ATTO 2 Scena 2 La scena si sposta ad una stanza del castello in cui re Claudio e Gertrude stanno dando il benvenuto a Rosencrantz e Guildenstern. Si tratta di compagni di studi di Amleto che il re ha fatto venire in Danimarca perchè chiariscano le ragioni del comportamento del principe. La regina promette loro una ricompensa ed essi accettano di aiutare il re. Entra Polonio con la notizia del ritorno degli ambasciatori dalla Norvegia e allo stesso tempo dichiara di aver scoperto le ragioni della pazzia di Amleto. Claudio sembra più ansioso di ricevere questa informazione che non il resoconto degli ambasciatori, ma Polonio pensa sia meglio introdurli e il re acconsente. Entra Voltimando con la notizia del successo della sua missione in Norvegia: il re di quel paese ha indagato sulle azioni intraprese dal nipote Fortebraccio contro la Danimarca, ed intende porvi termine, anzi ha deciso di inviare il nipote con le forze da lui raccolte a combattere contro la Polonia e chiede a Claudio di garantire il passaggio delle truppe attraverso la Danimarca. Usciti gli ambasciatori, Claudio e la regina ascoltanto il discorso ampolloso che Polonio imbastisce per riferire dell'incontro fra Amleto e la figlia. Il Ciambellano legge una lettera d'amore che il principe ha scritto ad Ofelia. Claudio sembra soddisfatto della teoria di Polonio e chiede cosa si possa fare per averne ulteriore conferma. Polonio suggerisce un piano che evidentemente aveva già preparato: spiare l'incontro dei due innamorati di lontano, nascosti dietro un arazzo, in un luogo dove il principe è solito passare. Il re accondiscende e in quel momento fa il suo ingresso Amleto. Egli cammina tristemente e definisce Polonio un "fishmonger" (letteralmente "pescivendolo", gergale per un protettore) intimandogli di non lasciar andare la figlia in giro da sola perchè non abbia a concepire spontaneamente. Il discorso sembra ai presenti una conferma della teoria della delusione d'amore, come causa della pazzia di Amleto. Dopo uno scambio di battute satiriche che riguardano le letture di Amleto, entrano Rosencrantz e Guildenstern, salutati allegramente dal principe, che chiede loro cosa abbiano fatto per essere spediti in una prigione come la corte di Danimarca. I due replicano di essere venuti per fargli visita ma, alle sue pressanti domande, devono ammettere di essere stati invitati dal re e dalla regina con lo scopo di controllarlo. Infine Rosencrantz e Guildenstern informano Amleto dell'imminente arrivo di una compagnia di attori. Prima che questi facciano il loro ingresso Amleto confida loro che Claudio e Gertrude si ingannano sulle cause della sua pazzia e che egli è pazzo solo quando ve ne è la necessità. Entra Polonio con gli attori. Amleto dà loro il benvenuto e chiede loro di recitare un dialogo sulla morte di Priamo di cui ricorda le prime battute, cosa che gli attori fanno immediatamente. Amleto, entusiasta del saggio di recitazione offerto (cfr. Monologo dopo l'incontro con gli attori), chiede alla compagnia di recitare quella sera stessa davanti al re la "Morte di Gonzago", inserendovi una dozzina di righe scritte da lui stesso per l'occasione. Gli attori acconsentono. ATTO 3 Scena 1 La scena è ambientata nella stanza del castello dove deve svolgersi l'incontro fra Amleto e Ofelia. Sono presenti il re e la regina, circondati da Polonio, Ofelia, Rosencrantz e Guildenstern e altri cortigiani. Il re chiede a Rosencrantz e Guildenstern se abbiano niente di nuovo da dire circa lo stato d'animo del principe e i due rispondono che con "abile pazzia" egli si è astenuto dal dare risposte precise, ma che è sembrato interessato all'arrivo degli attori, ai quali ha già commissionato una recita per la sera stessa. Rosencrantz e Guildenstern escono ed è invitata a uscire anche Gertrude. Il re e Polonio si nascondono invece in attesa dell'incontro fra Amleto ed Ofelia. La fanciulla dovrà leggere un libro pio per far apparire naturale la sua presenza da sola in quel luogo. Entra Amleto, così assorto nei suoi pensieri che sulle prime non vede neppure Ofelia e pronuncia il suo monologo più famoso (cfr.Essere o non essere). Terminato il monologo, l'incontro con Ofelia inizia in modo gentile e corretto, quindi la fanciulla dichiara di voler restituire ad Amleto degli oggetti che le ha regalato. A questo punto le risposte di Amleto si fanno ambigue e pungenti, fino al punto in cui il principe consiglia alla ragazza di ritirarsi in un convento perchè non abbia a generare peccatori. "I am myself indifferent honest, but yet I could accuse me of such things that it were better my mother had not borne me". Quindi, ad un lungo elenco dei propri difetti, fa seguire l'improvvisa domanda su dove sia Polonio, per poi tornare ancora e ancora sulle attitudini peccaminose delle donne e sulla necessità che Ofelia si ritiri in convento. La lascia alla fine senza parole, in uno stato di disperazione. Il commento finale di Ofelia è un ritorno alla poesia dopo la prosa dell'ultima parte: la fanciulla ricorda come Amleto fosse un ideale cortigiano, soldato e studente, modello di finezza e di intelligenza e compiange la mente tanto nobile che vede sconvolta dalla pazzia ("O, what a noble mind is here o'erthrown!"). Claudio e Polonio escono dal loro nascondiglio. Il re ora rifiuta la teoria di Polonio sul mal d'amore e pensa che qualcosa di più grave turbi l'anima di Amleto, a tal punto da poter essere fonte di qualche pericolo. Decide pertanto di mandarlo in Inghilterra con la scusa di riscuotere un tributo dovuto alla Danimarca. Polonio suggerisce invece, prima di ricorrere a questo rimedio estremo, di far chiamare Amleto dalla madre perchè lei stessa lo interroghi sulla causa del suo stato. Egli stesso, nascosto nella stanza, ascolterà la loro conversazione. Se neppure questo incontro sarà risolutivo, Amleto partirà per l'Inghilterra. ATTO 3 Scena 2 Amleto fa il suo ingresso nella sala del castello e spiega agli attori il suo concetto ideale di recitazione, quindi Polonio, Rosencrantz e Guildenstern vengono a riferire che il re a la regina assisteranno allo spettacolo. Mentre si attende il loro arrivo, il principe chiama da parte Orazio e gli confida che lo ritiene l'uomo più giusto che abbia incontrato ed il suo più vero amico. Gli espone dunque le rivelazioni del fantasma e gli chiede di osservare le reazioni del re durante la rappresentazione: se l'atteggiamento di Claudio non tradirà la sua colpa, il fantasma che ha visto è stato probabilmente diabolico inganno. Entra la corte e dopo un breve scambio di battute fra il principe, Polonio ed il re, la regina invita Amleto a sedere accanto a lei per assistere allo spettacolo, ma questi preferisce la compagnia di Ofelia, che però continua a trattare senza alcun rispetto. Al loro ingresso sulla scena, gli attori inscenano innanzitutto un mimo, che riassume la trama del dramma: un re ed una regina si abbracciano con affetto, quindi l'uomo si distende in un giardino e si addormenta e la donna si allontana. Si avvicina un altro uomo, prende fra le mani la corona del dormiente e la bacia, poi gli versa del veleno nell' orecchio. Al ritorno la regina scopre il marito morto e si dispera. Rosencrantz e Guildenstern raggiungono Amleto mentre questi ha appena sotterrato il corpo di Polonio. L'atteggiamento del principe verso di loro è satirico: li accusa di aver perso ogni prerogativa umana nel momento in cui si sono messi al servizio del re e che l'unica ricompensa che avranno per aver venduto la loro anima sarà la distruzione da parte di chi li usa. ATTO 4 Scena 3 Claudio fa un resoconto della situazione ad alcuni suoi consiglieri. Dice di voler tenere sotto controllo Amleto, ormai divenuto pericoloso per lo stato, e manifesta il proposito di spedirlo in Inghilterra. Entrano Rosencrantz e Guildenstern dicendo di non aver potuto trovare il corpo di Polonio, ma di aver condotto con loro il principe, che attende fuori della stanza. Amleto, interrogato su dove sia il cadavere, risponde che Polonio è ad una cena in cui, anzichè mangiare, è mangiato. Dopo aver inviato degli attendenti alla ricerca del corpo, Claudio informa ufficialmente Amleto della necessità di partire per l'Inghilterra. Rimasto solo, Claudio rivela al pubblico che la sua lettera al re d'Inghilterra richiede l'immediata esecuzione di Amleto, poi lascia la scena. ATTO 4 Scena 4 La scena si apre la mattina successiva su di una strada prossima al confine danese. Entra Fortebraccio col suo esercito e comanda al capitano di portare i suoi saluti al re di Danimarca e di ricordargli l'impegno di lasciar passare l'esercito Norvegese diretto verso la Polonia. Il capitano resta solo sulla scena e a questo punto compare Amleto che, accompagnato da Rosencrantz e Guildenstern, è sulla via dell'imbarco. Amleto interroga il capitano quanto alle ragioni della spedizione norvegese e ne commenta gli intenti, quindi chiede agli uomini che lo accompagnano di precederlo e resta solo sulla scena. Pronuncia a questo punto il suo quarto monologo. La vista dell'esercito in partenza per una guerra inutile, giustificata solo da un punto d'onore, suscita in lui nuovamente il rimorso per l'inazione rispetto ad una vendetta che egli continua a procrastinare e lo induce a porsi di nuovo il problema di quali cause possano averlo spinto a ritardare tanto l'esecuzione della sua missione. ATTO 4 Scena 5 Siamo di nuovo al castello di Elsinore dopo circa un mese dagli ultimi eventi rappresentati. Entra la regina con Orazio ed un altro gentiluomo. I due cercano di persuadere Gertrude ad incontrare Ofelia, ma la regina continua a rifiutare. Orazio ed il collega le spiegano lo stato critico della ragazza, che potrebbe concepire propositi insani. I gentiluomini lasciano la scena e la regina ammette che il suo senso di colpa non le permette di confrontarsi con nuove disgrazie. Entra Ofelia in stato di evidente alterazione mentale e sembra non riconoscere la regina. Canta due frammenti di canzoni che parlano di un amante morto e seppellito. Quando entra Claudio la fanciulla sta ancora cantando, ed il re conclude che la sua pazzia è causata dalla morte del padre. Claudio elenca le disgrazie accadute: l'uccisione di Polonio, l'esilio di Amleto, la confusione del popolo circa la morte del Ciambellano (sepolto in segreto), il ritorno clandestino di Laerte dalla Francia e, per di più, il sospetto diffuso fra il popolo che lo stesso re Claudio sia responsabile della morte del Ciambellano. A questo punto fa irruzione Laerte, che ha raccolto una folla di facinorosi e reclama vendetta per la morte del padre. I regnanti cercano di indurlo alla calma e Claudio afferma che può provare di essere innocente della morte di Polonio. A questo punto rientra Ofelia e Laerte è gravemente turbato nel constatare lo stato mentale della sorella. Ofelia distribuisce fiori ai presenti e canta della morte del padre, poi esce. Ora Claudio spiega a Laerte le circostanze della morte di Polonio e si dichiara pronto ad aiutarlo nel portare a compimento la sua vendetta contro i veri colpevoli. ATTO 4 Scena 6 La scena sesta ha luogo in una stanza del castello contigua alla precedente. Orazio è stato convocato qui per incontrare dei marinai che hanno chiesto di lui. Riceve da loro una lettera di Amleto che ne descrive le avventure in mare come segue: dopo due giorni di navigazione l'imbarcazione è stata abbordata da una nave pirata; durante la battaglia Amleto si è ritrovato solo sulla nave nemica e prigioniero dei pirati, che lo hanno però trattato con riguardo e liberato. Chiede perciò ad Orazio di fare in modo che questi uomini possano far pervenire in tutta sicurezza al re le lettere che egli stesso ha scritto e desidera che Orazio si faccia accompagnare da questi buoni amici fino a lui. Orazio accompagna i pirati dal re. ATTO 4 Scena 7 La scena si sposta in un'altra stanza del castello dove il re ha un colloquio con Laerte, il quale vuol sapere come mai Claudio non abbia fatto immediatamente giustiziare l'assassino del padre. Il re risponde che ciò è avvenuto per due ragioni: per l'amore della regina sua madre verso Amleto e per la popolarità goduta dal principe fra la gente di Danimarca. A questo punto giunge un messaggero con le lettere di Amleto. Claudio ne è profondamente turbato e ne legge il contenuto a Laerte. Amleto scrive di essere tornato, privo di ogni bene, sul suolo danese e di avere intenzione di presentarsi al re il giorno dopo, per dare un resoconto delle strane circostanze del suo ritorno. Laerte gioisce dell'occasione che gli viene presentata di vendicarsi, e Claudio concepisce un piano per liberarsi di Amleto in modo che la sua morte sembri del tutto accidentale. Racconta che due mesi prima un visitatore normanno ha lodato davanti ad Amleto l'abilità di Laerte come schermidore, suscitando nel principe il desiderio di affrontarlo a duello. L'idea di Claudio è quella di far affrontare Amleto e Laerte al fioretto. Il principe non è solito controllare le armi e Laerte potrà procurarsi un fioretto appuntito con cui ucciderlo. Laerte acconsente, ed aggiunge che, per maggior sicurezza, immergerà la punta della sua arma nel veleno, cosicchè anche un graffio risulterà fatale. Claudio, non contento, concepisce anche un piano supplementare, che consiste nel preparare un calice avvelenato dal quale il principe berrà, nel caso la sete lo colga durante l'incontro. Entra Gertrude con la triste notizia che Ofelia si è affogata e descrive la scena della sua morte. Laerte, sopraffatto dal dolore, lascia la stanza. Il re e la regina lo seguono per confortarlo. ATTO 5 Scena 1 La scena ha luogo in un cimitero nei pressi del castello di Elsinore il giorno seguente. Due becchini, interpretati da clowns, discutono sul rito funerario della donna per cui stanno preparando la tomba. Sembra che ella sia destinata ad avere sepoltura cristiana, per quanto si tratti di una suicida. Il capo becchino manda il suo attendente a prendere del liquore e continua a scavare, cantando una gioiosa canzone d'amore. A questo punto entrano Orazio e Amleto e quest'ultimo appare sorpreso dal fatto che il becchino manchi così di sentimento. Orazio replica che si tratta dell'effetto dell'abitudine e Amleto concorda. Il becchino getta ora verso di loro un teschio e Amleto riflette sulla vanità dei desideri umani ed esprime le sue riflessioni sulla morte che si protraggono fino al momento in cui vede approssimarsi un corteo funebre guidato dal re. Il principe nota dai paramenti che si tratta del funerale di un suicida e, con Orazio, si apparta per vedere non visto. Entrano il re, la regina, Laerte ed il ministrante. Amleto comprende che si tratta del funerale di Ofelia e, nel momento in cui Laerte si slancia sulla tomba della sorella imprecando contro di lui, si avvicina e chiede se Laerte abbia diritto a tanto dolore quando lui, "Amleto il danese" è presente e si getta anche lui sul feretro. I due cominciano a lottare. Dopo aver dimostrato in un drammatico scambio successivi all'incontro con il fantasma non compie alcun gesto concreto in questa direzione, ma si limita a turbare la corte con il suo agire irrazionale. Questa finta malattia mentale, anzichè proteggere Amleto, ottiene di allarmare lo zio, che prima cerca di scoprirne le cause poi, preoccupato per la propria stessa vita, decide di allontanare il nipote incaricandolo di una missione senza ritorno in Inghilterra. Nel frattempo l'incapacità di accettare la realtà della vita o di agire per distruggerne i mali tormenta Amleto molto più di quanto la sua bizzarra condotta non infastidisca coloro che lo circondano. In primo luogo si accusa di codardia, poi razionalizza la sua incapacità di agire ritenendola un frutto dei suoi dubbi circa la vera natura del fantasma (forse diabolica). E infine quando, grazie allo stratagemma della rappresentazione teatrale, riesce a smascherare lo zio, è colto da una momentanea, insana felicità ma continua a meditare il suicidio ed a motteggiare crudelmente Ofelia. La sua prima, vera reazione avviene durante il dialogo con la madre e sembra che misteriosamente la direzione della sua rabbia sia sempre distorta più verso la regina che verso il re, anche ora che la colpevolezza di quest'ultimo è certa. Questa insistenza sulle colpe materne, insieme a certe allusioni che tornano ricorrenti nei discorsi con Ofelia relativamente alla "falsità" e alla "fragilità" femminili, hanno spinto alcuni commentatori ad interpretare il personaggio di Amleto in chiave freudiana. Comunque sia, è solo dopo la riconciliazione con Gertrude che la realtà comincia ad apparirgli diversa e che può compiere il suo mandato. Polonio La principale caratteristica di Polonio è l'autoadulazione e l'autocompiacimento. Trattiene la partenza del figlio per Parigi con una sequela di insegnamenti moraleggianti che non hanno nulla a che vedere con la sua pratica di vita. E' vecchio e così orgoglioso della sua superficiale saggezza che quando viene a sapere della relazione fra Amleto ed Ofelia decide immediatamente che le intenzioni di Amleto debbano essere disoneste. E' maestro nell'arte del sotterfugio e dello spionaggio. Arriva al punto di dare una lezione su questi nobili metodi al servo Reinaldo, che manda a Parigi per spiare il figlio Laerte. Orazio A differenza di Laerte, che torna da Parigi per assistere all'incoronazione del nuovo re, e di Rosencrantz e Guildenstern, che sono stati chiamati, Orazio è venuto in Danimarca da Wittenberg per i funerali del padre di Amleto ed è rimasto per confortare l'amico. Quando Amleto incontra il fantasma, Orazio cerca di calmarlo, e nei due mesi successivi conquista l'affetto del principe con il suo comportamento misurato, la sua integrità ed il suo riserbo. Amleto parla di lui come di una persona in cui "passione e giudizio sono ben commisti" ed è a lui che si rivolge quando fa ritono in Danimarca dopo l'avventuroso viaggio in Inghilterra. Quando, al cimitero, Amleto si lascia andare a tristi riflessioni sulla morte, è di nuovo Orazio che tempera la sua eccessiva sensibilità col dire "'Twere to consider too curiously, to consider so". Orazio tenta di dissuadere Amleto dal duello con Laerte ed alla fine vorrebbe seguire la stessa sorte del principe bevendo dalla coppa avvelenata. Con la sua capacità di accettare serenamente gli eventi, deve sopravvivere ad Amleto per esercitare la sua positiva influenza sul ricostituirsi dello stato. Ofelia Ofelia è figlia di Polonio e sorella di Laerte. Come figlia del lord Ciambellano, Ofelia ha dovuto convivere da sempre con la sua mentalità retriva e con la sua visione negativa del genere umano. Tuttavia è ancora capace, forse grazie alla sua innocenza, di destare l'amore di Amleto. E' di carattere debole e facilmente è manipolata dai familiari. Così, nonostante le lettere d'amore di Amleto l'abbiano realmente commossa, crede al fratello, che descrive l'amore di Amleto come ingannevole e presta ascolto ai facili moralismi di Polonio. Ormai confusa, si presta ad agire da esca per coloro che intendono spiare Amleto. Suggestionato dalle parole del fantasma e disgustato dal comportamento della madre, Amleto è deluso dal genere femminile e la rifiuta. E'allora che Ofelia capisce la forza del suo affetto per Amleto, ma è troppo tardi. Prima il rifiuto dell'amante, poi la morte del padre, spezzano le sue esili forze e la ragazza impazzisce. Si aggira pronunciando frasi incoerenti e cantando stralci di vecchie canzoni. Quasi per caso, appendendo una ghirlanda al ramo di un albero sospeso sul fiume, Ofelia cade in acqua ed annega. Laerte Laerte, figlio di Polonio e fratello di Ofelia, è un giovane la cui buona indole è stata distorta dalla preoccupazione per le apparenze, tipica del padre. Dopo una breve comparsa a corte per l'incoronazione di re Claudio, sul punto di tornare a Parigi, tiene alla sorella un lungo discorso sull'importanza di proteggere la castità della sorella da Amleto. A questo consiglio Ofelia, probabilmente a conoscenza dei modi di agire del fratello, replica che egli non dovrebbe insegnarle l'austerità di costumi senza praticarla egli stesso. Quello relativo alla severità di costumi di Laerte è un sospetto che viene rafforzato quando il padre ordina al servo Reinaldo di spiarlo. Evidentemente Laerte predica una morale che non mette in pratica e, proprio come il padre, è convinto che esistano per i due sessi due pesi e due misure. Quando viene a sapere delle oscure circostanze della morte del padre, Laerte è toccato nel suo senso dell'onore e torna in Danimarca per vendicarsi. Riesce persino a raccogliere una folla di facinorosi per assalire il castello. La vista della pazzia della sorella gli causa un sincero dolore, che manifesta apertamente abbandonando la scena, eppure ciò che più lo ferisce sembra essere il fatto che il funerale del padre sia stato anonimo ed oscuro, senza onore di rito e di trofei. Al contrario di Amleto, che, trovando il re inginocchiato, ha posticipato la sua vendetta, egli ucciderebbe il principe "tagliandogli la gola in chiesa" pur di avere soddisfazione. Il comportamento di Amleto ai funerali di Ofelia lo conferma nei suoi propositi. Nella conclusione del dramma è offerta a Laerte l'opportunità di desistere dalla vendetta: Amleto gli stringe la mano e si scusa, adducendo a giustificazione la sua pazzia. Ma Laerte, troppo invischiato nelle regole formali dell'onore, pur accettando di cuore la sua amicizia, rinvia la riconciliazione al momento in cui un gruppo di maestri delle regole di corte gli possa assicurare che la sua reputazione non ne sarà intaccata. Laerte si riscatta quando ormai tutto è perduto, offrendo e ricevendo il perdono ed informando Amleto dei propositi di Claudio. Gertrude Madre di Amleto, solo un mese dopo la morte del padre ne ha sposato lo zio. Gertrude è la donna che causa il tormento morale ed il disprezzo per la carne nell'animo di Amleto e che allo stesso tempo trattiene Claudio dall'eliminare brutalmente il nipote. Eppure non è un carattere eccezionale. Bisogna a questo punto ricordare che le parti femminili nel teatro elisabettiano erano interpretate da ragazzi e che di conseguenza l'autore tendeva a non concepire per esse un eccessivo onere nella recitazione. Gertrude non interpreta lunghi monologhi, ma da ciò che dice si deduce che si tratta di una madre attenta ed amorevole, che non è stata complice dell'omicidio del marito e che insiste nel voler vedere solo il lato positivo della vita, evitandone per quanto può gli aspetti oscuri. Rifiuta di incontrare Ofelia quando essa è sconvolta dalla morte del padre perchè pensa di non poter resistere a tanto dolore e quando la ragazza muore ne descrive la fine in modo tenero e perfino poetico. Spirito positivo, non crede alla esistenza del fantasma del marito, che Amleto le descrive. Il rifiuto di Amleto di dimenticare il padre morto e di accettare il suo affrettato matrimonio con lo zio le causa una vera infelicità, e accondiscende a tutti i piani di Claudio e di Polonio per scoprire le ragioni della pazzia del figlio, nella ingenua speranza di recuperare la serenità. Quando deve fronteggiare il biasimo e la condanna del figlio in un incontro faccia a faccia, la sua prima reazione è quella di troncare il dialogo piuttosto che ascoltare l'elenco delle colpe che le vengono attribuite. Alle reiterate accuse, risponde con l'orgoglio di una coscienza innocente ("What have
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