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RIASSUNTO "APOLOGIA DELLA STORIA" DI MARC BLOCH, Sintesi del corso di Storia

RIASSUNTO "APOLOGIA DELLA STORIA" DI MARC BLOCH. UTILE PER ESAME METODI DELLA RICERCA STORIA E DIDATTICA DELLA STORIA

Tipologia: Sintesi del corso

2017/2018

Caricato il 07/09/2018

sara-ruffini
sara-ruffini 🇮🇹

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Scarica RIASSUNTO "APOLOGIA DELLA STORIA" DI MARC BLOCH e più Sintesi del corso in PDF di Storia solo su Docsity! APOLOGIA DELLA STORIA - MARC BLOCH DEDICA Dedicato a LUCEIN FEBVRE, amico e compagno di battaglia per una nuova storia, ampia, rinnovata e più umana, che non si limiti ai fattori politici e militari, ma anche ai più umani, della vita quotidiana degli uomini e non solo dei “grandi” della storia. Lo storico deve studiare gli uomini e non solo i prodotti degli uomini. 1. METODO STORICO: analisi del documento, applicato da Bloch. 2. SCUOLA SOCIOLOGICA: dietro allo svolgimento delle attività umane ci sono leggi che inquadrano l’uomo. INTRODUZIONE Papà, spiegami a cosa serve la storia il libro è la risposta che dà al figlio, che è una persona semplice che vuole capire la storia e la sua legittimità. Domanda fondamentale, nata dall’età del bambino in cui si chiede cose semplici e fondamentali. Sarebbe bello se lui potesse esprimersi in un solo modo comprensibile ai bambini e ai dotti, ma non crede di essere in grado di arrivare a tanto. “Apologia della storia” diritto dello storico di fare il suo mestiere, senza che venga giudicato o debba giustificarsi per quello che fa. La storia serve? È legittima? Nota: dice di essere in polemica con un libro francese che aveva letto e usava, che dichiarava che la domanda “a cosa serve la storia” sia un problema ozioso. Secondo loro, la storia era ovviamente utile. Bloch si pome come affiancamento al Langlois-Segnobos, e non per sostituirlo. Chiede inoltre scusa per le critiche che rivolge ai suoi maestri. STORIOGRAFIA: in progresso continuo, sempre in contrasto con le generazioni precedenti. Qualsiasi fatto ha un antecedente e si evolve in un altro avvenimento, per la comprensione del tutto. STORICO/ARTIGIANO: Lo storico è uno scrittore ma non un artista, è un artigiano perché usa l’immaginazione per unire i pezzi che assembla con fatica, ma non inventa nulla. È un mestiere che implica l’esperienza diretta e la manipolazione di qualcosa che va ridefinito. Lo storico, come l’artigiano, si chiede se il suo lavoro serva: tutta la civiltà occidentale è interessata a questa domanda, perché ha sempre chiesto molto alla sua memoria. La civiltà stessa è derivata dall’eredità antica e cristiana (libri sacri come storici), commemorazione di eventi passati. Vita cristiana: viaggio dell’umanità dalla caduta di Adamo, fino al giudizio finale. Il destino dell’uomo è un’avventura che si svolge in un tempo storico con una durata. L’arte del presente è piena del passato Differenze tra tedeschi (ricordi collettivi, romantici) e francesi (razionali, concentrati sul presente): può essere che prima o poi l’occidente si allontani dalla memoria e dalla storia, dunque è compito degli storici riflettere sull’utilità della storia. STORIA MALCOMPRESA: che discredita, bisogna far sempre attenzione che la storia mal compresa non trascini con sé anche ciò che c’è di buono della storia. STORIA MEGLIO INTESA: ampia e più umana, fonte di conoscenza. Rompere definitivamente con le nostre tradizioni più antiche, e la scomparsa definitiva di una civiltà provoca la fine dell’utilità della storia: ESAME DI COSCIENZA. 1940, momento di crisi in cui ci si pongono le domande sulle scelte del passato e pensiero che hanno condotto alle situazioni di crisi. Le nostre società dubitano di sé stesse e si chiedono se abbiano fatto bene ad interrogare il passato. Bloch scrive “la strana disfatta”, sul disastro della Francia nella seconda guerra mondiale. Un soldato di Parigi dice, la storia ci ha ingannati. Sbagliato. Siamo noi che facciamo la storia e possiamo conquistare delle conoscenze che ci permettono di agire. Idea che la storia sia la causa della sconfitta. A cosa serve la storia? • È DIVERTENTE per chi la pratica come passione e mestiere. Tutte le scienze sono interessanti, ma una sola diverte il singolo che sceglie di praticarla, vocazione per la storia. • Dapprima istinto, attrazione per la conoscenza, che si evolve in formalizzazione della storiografia. • È DIVERSA dalle altre discipline, perché è fatta per compiacere la curiosità dell’uomo ed è appagante. • STIMOLA L’EMPATIA perché studia l’uomo. • Il richiamo della storia deriva dal piacere stesso di farla, che è un piacere legittimo da esporre, in quanto la storia non è arida ma è partecipazione allo spirito e alla vita di altri uomini. CAPITOLO 1: LA STORIA, GLI UOMINI, IL TEMPO Il passato non può essere oggetto di scienza, perché nel passato che tutto, e non è delimitato. 1.LA SCELTA DELLO STORICO Analisi del termine STORIA, che ha cambiato significato e sfumature nel corso del tempo. Al contrario della sociologia, che analizza i fatti umani in modo superficiale, la storia conserva il significato più ampio, non contiene in sé alcuna IDEOLOGIA, ma è semplice e pura ricerca. La storia ha cambiato molte volte il significato del termine, come tutte le scienze. Resta fedele al primo nome che gli è stato dato, ma non si può pretendere che la storia antica sia del tutto identica alla concezione di quella moderna. Libro incentrato sui problemi reali della ricerca: nell’immensa e confusa realtà, lo storico è costretto a usare i suoi strumenti in un punto particolare, operando una SCELTA, diversa da quella che potrebbe fare un chimico o biologo. Questa scelta è un PROBLEMA D’AZIONE, non solo teorico/filosofico. 2. LA STORIA E GLI UOMINI La storia non è scienza del passato, perché il passato nella sua interezza non può essere oggetto di scienza. La prima storia annalistica non si preoccupava di definire la storia, ma narrava alla rinfusa fatti accomunati dall’essere prodotti nello stesso momento, sia naturali che umani. ANNALI non riguardano solo i fatti degli uomini, anche quelli della natura: semplice ricordo di tutti i fatti accaduti: NON È STORIOGRAFIA. Lentamente si passa dalla registrazione dei fatti alla SELEZIONE e ANALISI delle diverse storie accadute. (storia della natura, storia dei vulcani, storia dell’economia…) Quando la storia della natura interagisce con l’uomo diventa parte della storia degli storici. L’intervento storico diventa necessario quando l’umano fa la sua comparsa. UMANO: attività dell’uomo. La storia studia l’individuo concreto, le altre scienze studiano l’uomo come essere astratto, in generale. Le testimonianze importanti perché raccontano qualcosa sull’uomo, sono una traccia del suo passaggio: se l’uomo con le sue scelte fa accadere dei fatti naturali, lascia una traccia. L’opera di una società che rimodella l’ambiente secondo i suoi bisogno è un fatto storico. UOMINI: oggetto della storia. (usare il termine “uomo” favorisce l’astrazione. L’uso del plurale è simbolo di relatività, adatto ad una scienza del diverso). chi non coglie l’azione dell’uomo dietro ai fatti è solo un MANOVALE DELL’ERUDIZIONE. Lo storico invece è un ORCO affamato di carne umana. Problema dell’ESPRESSIONE. La storia, come conoscenza degli uomini, è scienza o arte/retorica? La forma espressiva è stata coniata nel positivismo per confermare la storia come scienza, ma Bloch critica gli storici, che non devono esser troppo specialisti, ma hanno l’obbiettivo di FARSI CAPIRE. Importanza eccessiva data alla forma: le frasi però devono essere ben formulare. Storia come retorica e storia con SOLIDITA SCIENTIFICA. Prima bisogna comprendere e poi esporre le proprie conoscenze. La storia nasce prima della storiografia. I fatti umani sono fenomeni delicati: per tradurli bene e per penetrarli a fondo è necessaria una grande finezza del linguaggio. Paragone tra fresatore e liutaio: entrambi lavorano al millimetro ma uno usa strumenti meccanici e l’altro si orienta con la sensibilità la storia non è unica, ma dipende molto dallo storico e dalla sua capacità di comunicarcela. 3.IL TEMPO STORICO Scienza degli uomini nel tempo: lo storico non pensa mai solo all’umano, ma lo colloca nella categoria della DURATA che riguardano le vicende umane. Per le scienze della natura come la fisica, il tempo è un’unità di misura. Per la storia il tempo è una durata, un flusso continuo e non un singolo istante. La realtà concreta è uno slancio irreversibile, il tempo storico è un PLASMA in cui nuotano i fenomeni: è il luogo della loro intelligibilità. Il tempo stesso caratterizza i fenomeni e ci permette di comprenderli. Importanza di COLLOCARE i fenomeni nel loro esatto ordine cronologico. Il tempo è un FLUSSO CONTINUO, ma è anche in costante CAMBIAMENTO. Non inizia e finisce ma cambia continuamente grandi problemi della ricerca. È possibile tagliare questo flusso mutevole: PERIODIZZAZIONE per comprendere meglio. UTILITA DELLA STORIA: in quale misura si ritiene la conoscenza del periodo più antico, necessaria per quello più recente? È necessario sapere ciò che è successo prima? Utile per le esigenze degli uomini di oggi? 4.L’IDOLO DELLE ORIGINI La spiegazione del recente mediante il più lontano ha dominato lo studio dello storico: ossessione delle origini, durante l’epoca romantica. In tutte le cose umane, le origini sono degne di studio. MA equivoco nella parola, che ha due significati. Origine come INIZIO, punto iniziale di un fenomeno. Origine come CAUSA, che porta lo storico ad una ricerca causale assolutizzante. Contaminazione poco chiara tra i due termini: origine vista come un inizio che spiega, che è sufficiente a spiegare un dato fenomeno. PERICOLO: negli inizi non risiedono anche le cause. Molti storici sono più interessati alle origini del fenomeno, piuttosto che comprendere la ragione che li fa continuare e perdurare. Come mai l’inizio è così importante per lo storico? • Interpretazione filosofica della storia: il fattore iniziale costituisce l’anima dell’avvenimento e il suo carattere. • Portata culturale e religiosa: l’origine ha un valore intrinseco. Si può concepire un’esperienza religiosa che non debba nulla alla storia, ma il cristianesimo crede è una religione storica, i cui dogmi poggiano su avvenimenti. Le origini della fede sono anche i suoi fondamenti. La storia centrata sulle origini viene messa a servizio dei valori morali. Il fatto che il modello di storia sia desunto dalla storia religiosa, diventa modello generalizzato: rischio di inerire giudizi nelle opere storiche, derivati dalle religioni. La cultura cristiana si estende alla cultura generale. Il passato viene usato attivamente per spiegare il presente, con l’intenzione di giustificarlo o condannarlo. Dunque il “demone delle origini” diventa MANIA DEL GIUDIZIO. La conoscenza dell’inizio di un avvenimento non basta a spiegarlo. Per quanto si suppone una tradizione cristiana sono da indagare le motivazioni del suo permanere: RAGIONE UMANA da indagare. La questione non è più sapere se Gesù sia veramente risorto, ma perché la gente continui a crederci. Come l’albero è nato dal seme, è cresciuto per altre motivazioni indipendenti dal seme. le origini non spiegano la continuità. L’uomo crede di aver detto tutto quando mette significato attuale e antichissimo vicini, noncurante di spiegare il cambiamento che è avvenuto nel tempo. Anche i termini e il loro uso attuale non dipendono dalla loro origine. Gli uomini hanno l’abitudine di cambiare il loro vocabolario. Bisogna conoscere le circostanze in cui avviene un avvenimento: contestualizzare un fenomeno. Ciò che accade dopo l’origine trova spiegazione in fenomeni più ampi. Non si spiega mai un fenomeno storico in una parola, senza studiare il momento in cui avviene. Preverbio arabo: “gli uomini assomigliano più al loro tempo che ai loro padri” quando non si presta attenzione al tempo storico si inizia a fare cattiva storia, che getta nel discredito lo studio del passato. vivente attuale. Necessaria un’educazione alla sensibilità storica: la conoscenza del presente serve in modo diretto per capire il passato. • Sarebbe un errore credere che l’ORDINE degli storici sia dall’antico al recente procede A REBOURS, dal più chiaro al meno chiaro, dal presente al passato. (metodo cartesiano) • Rischio di perdere tempo a cercare le cause e le origini, magari immaginari, uso di un METODO PRUDENTEMENTE REGRESSIVO, per evitare di compiere passi falsi: gli uomini del passato non sono come noi, non hanno i caratteri di chi vive nel presente. Per interpretare i documenti e penetrare il passato, bisogna PORRE CORRETTAMENTE I PROBLEMI al passato, bisogna per prima cosa osservare, analizzare il PRESENTE. Storia come scienza degli uomini nel tempo, che ha la necessità di unire lo studio dei morti a quello dei vivi, come chiamarla? STORIA, usare il nome antico per definire questa nuova scienza storica. La vita è troppo breve e le conoscenze sono troppe per volerle apprendere ogni cosa. Ci sono degli SPECIALISTI, che però non devono essere AUTARCHICI e isolarsi. Una branca della storia isolata non capirà mai niente. C’è una sola STORIA AUTENTICA, che è la storia UNIVERSALE obbiettivo utopico, di tutti gli uomini e tempi. La scienza storica però non si definisce solo per il suo oggetto, LIMITI dati dalla natura dei metodi. Ci si chiede, se le tecniche della ricerca storica cambiano nel tempo e siano gli stessi di quelli antichi • Problema dell’OSSERVAZIONE STORICA. STORIA-LEGITTIMA: è opera di conoscenza razionale, UTILE per l’attualità perché ci dà INTERPRETAZIONI e CHIAVI DI LETTURA per il presente. Bloch vuole dare alla storia un’attività UMANA, ed eliminare la componente ideologica. CAPITOLO 2 – L’OSSERVAZIONE STORICA 1.CARATTERI GENERALI DELL’OSSERVAZIONE STORICA Lo storico non può conoscere fatti che studia. A parlare sono solo TESTIMONI, fonti. La conoscenza del presente è opposta a quella del passato, perché sono TESTIMONIANZE INDIRETTE. Tutto si basa sulle testimonianze, conoscenza indiretta del passato, mentre del passato si ha esperienza diretta. Come un generale che guarda la battaglia e ha bisogno del rapporto di attendenti per avere altre info indirette. Anche le cose viste DIRETTAMENTE, sono composte da testimonianze. Illusione della conoscenza diretta, che non può allargare il suo campo di conoscenza anche per il presente. Qualsiasi raccolta di cose viste, è fatta da cose viste DA ALTRI. Il singolo coglie solo un angolino dei fatti, dato dai suoi sensi e capacità di attenzione. L’osservazione del passato ha sempre e solo bisogno di testimonianze indirette? Lontananza tra l’oggetto della conoscenza e il ricercatore. La storia è basata di avvenimenti, episodi. Una volta la conoscenza storica era basata solo sui racconti, ma lo storico va oltre con il suo metodo. Lo storico però si sente umiliato, davanti al testimone diretto, perché non sa se è informato con certezza. Es. scheletri di bambini nelle mura della cittadella. Lo storico capisce che si trova davanti ad un sacrificio umano. Due tipo di testimonianze: DIRETTA al ritrovamento stesso, INDIRETTA se leggo altri testi per spiegare. Anche la conoscenza del passato può darci tracce di conoscenza diretta, senza mediazione di altre spiegazioni. A volte dobbiamo affidarci per forza a testimonianze indirette: le cose che non sono del nostro tempo, che ci sono estranei, non possiamo conoscerle se non attraverso parole d’altri. Lo storico arriva quando l’esperienza è terminata, ma essa può aver lasciato degli elementi osservabili: l’OESSERVAZIONE STORICA è una via per conoscere le TRACCE. Non c’è nessun manuale che recuperi tutte le tipologie di tracce, ma bisogna guardare all’uomo che l’ha prodotta, e all’intenzione che sta alla sua base. Le tracce possono essere state VOLONTARIE o INVOLONTARIE. Lavoro di INTERPRETAZIONE rudimentale, per passare dall’oggetto alla prova della sua esistenza, serve un altro osservatore. CONOSCENZA INDIRETTA: quella che arriva alla mente dello storico per il canale di altre menti umane. Lo storico può anche capire attraverso FATTI e non parole di altri. (TESTIMONIANZE NON SCRITTE) mediante l’induzione classica. Realtà che cogliamo noi stessi attraverso la nostra intelligenza, senza bisogno di ricorrere ad altre menti che la spieghino. Particolarità dell’osservazione storica: La conoscenza di tutti i fatti umani del passato, avviene per TRACCE, segni percepibili ai sensi che lascia il fenomeno. (se lo scienziato può fare esperimenti, lo storico non può, perché non può far accadere un evento passato. Il procedimento di ricostruzione è diverso) Tutti i fatti umani non possono essere riprodotti, come non si può suscitare emozioni nell’uomo. La conoscenza del presente ha dei vantaggi per lo stoico, perché la quantità di tracce è maggiore e ci sono dei testimoni da interrogare direttamente. La differenza tra ricerca presente e passata, è di tipo QUANTITATIVO, perché mi accosto alle tracce con lo stesso metodo. Il passato non si può modificare, ma la CONOSCENZA DEL PASSATO è in EVOLUZIONE, si trasforma e perfeziona. Quello che è stato è stato, ma noi lo possiamo conoscere attraverso tracce e interpretare in modo diverso, scoprendo anche nuove tracce che ci danno una visione diversa. Tutto è diventato una fonte storica da saper leggere, analisi fatti sociali e relazionali, indagati profondamente. Scambio reciproco di conoscenza del presente in funzione del passato. Gli storici non sono uomini totalmente liberi, perché il passato è un TIRANNO, perché proibisce loro di conoscere ciò che lui stesso non abbia acconsentito a lasciar conoscere: LIMITATEZZA della conoscenza. Le ricostruzioni fedeli dipendono dalle tracce già esistenti. Lo storico non piò fabbricarsi nuove tracce se non si trovano nel passato. Tutti i fenomeni trascorsi che non hanno lasciato una traccia, sono destinati ad essere dimenticati. Lo storico ha il dovere di ARRENDERSI all’ignoranza, solo dopo aver DISPERATAMENTE CERCATO, e ammettere onestamente per mantenersi fedeli alla verità storica. 2.LE TESTIMONIANZE Ogni testimonianza può essere sia VOLONTARIA che INVOLONTARIA: ci dobbiamo conformare a chi lascia la testimonianza, che è involontaria in funzione dello storico. Le fonti narrative ci danno un aiuto prezioso, perché sono quelle che danno una visione continua e cronologica. Nel corso del tempo, si è sempre messa maggior fiducia nei testimoni stessi. La testimonianza ci dà verità diverse a seconda di come la si interroga: ora ci si accorge che la verità risiede nelle testimonianze involontarie, perché quelle volontarie vogliono dare una versione di fatti. Quello che si lascia intendere senza averlo voluto dire espressamente è più attendibile. L’accessibilità o meno alle fonti dipende da motivazioni storiche comprensibili, ma anche da un elemento IRRAZIONALE che distrugge la razionalità della conservazione. Questo conferisce alla ricerca un po’ di tragicità e attrattiva inaspettata. L’elemento irrazionale porta a far mancare un elemento è per questo, scoprire un’altra realtà non presunta. Inizio di percorsi inaspettati. CATENE CAUSALI indipendenti tra loro, che non permettono nessuna previsione. L’imprevisto e il rischio, nelle ricerche documentarie, sono educativi perché ci abituano a scommettere e accettare le sconfitte. abitua all’avventura, come scommessa con il destino. CAPITOLO 3 – LA CRITICA 2 NOV 1. ABBOZZO DI UNA STORIA DEL METODO CRITICO Non tutte le testimoniane devono essere ritenute vere, e devono essere accostate con prudenza. Sistemi per vagliare le testimonianze: 1. BUONSENSO: anche se quello che sembra verosimile, non sempre è vero. (l'uomo può fare cose che vanno oltre il buonsenso 2. SCETTICISMO DI PRINCIPIO: prudenza ma non assoluto scetticismo, come non bisogna essere assolutamente creduli. "Il dubbio si è fatto esaminatore": dubbio sistematico, che elabora regole oggettive che portano a distinguere verità da falsità, e permettono di effettuare una SCELTA. Papembroeck: scettico che pensava che considerava falsi tutti i diplomi merovingi nei monasteri. • 1681: DE RE DIPLOMATICA, pubblicato da Mabillon, critica dei documenti d'archivio. Strumento di metodo oggettivo per distinguere, sulla base di ragionamenti oggettivi, il vero dal falso nei documenti (in questo caso, i diplomi, prodotti dalla pubblica autorità) Fine 1600: momento decisivo per lo sviluppo del metodo critico nella ricerca. CRITICA: prova di veridicità, sistematicità del vero. Annuncia la scoperta di un metodo di applicazione quasi universale. Vista come fiaccola nelle vie dell'antichità, per distinguere il vero dal falso. Nuova generazione di cartesiani, (Mabillon, Spinoza, Papembroeck, Simon) che vedono la nascita anche del libro "discorso sul metodo". Perchè una filosofia impregni un'epoca, le generazioni subiscono l'influenza di un’epoca. La critica della testimonianza storica va di pari passo con il metodo di Cartesio: • Eliminare la credenza e il principio di autorità, senza intento di nichilismo, ma per arrivare ad unna verità più sicura, fatta di prove concrete e non solo del racconto di altri. • DUBBIO: spinta fondamentale verso la verità, tutto deve essere verificato. Diventa uno strumento di conoscenza, che mette in discussione. Non tutti però, dopo queste scoperte, applicano il metodo critico e del dubbio. Solo poca gente si avvicina al metodo, poche persone erudite che ricercano nel dettaglio, mentre molte più persone continua a scrivere storia senza tenere nemmeno in considerazione le pubblicazioni di chi seguiva il metodo. Scisma tra erudizione critica e storiografia per il pubblico. Da una parte c'è chi mette in crisi il principio di veridicità facendo storia senza metodo, dall'altro lato c'è il rischio di fare opere talmente erudite che siano leggibili solo ad un piccolo nucleo di studiosi. Solo nel 19° secolo, la storiografia ed erudizione si sono riunite, e anche chi scriveva di storia narrativa ha dovuto munirsi del metodo storico. Esiti non sempre ottimi: colpa della mentalità generale, che alla storia ben fatta preferisce la "storiella". Serve uno sforzo mentale per accettare i criteri che seguono il metodo storico. Ancora non si è arrivati a far accettare questo dalla gente: avendo come oggetto di studio gli uomini, sono gli uomini stessi a cui sono rivolte le opere storiche, se l'uomo non riesce a capire, il compito è fallito: • Difetti che rendono la storia mal compresa: cattive abitudini dello storico che fanno nascere pregiudizi, che creano nel pubblico disaffezione. Tuttavia anche il pubblico deve lasciare agli storici la loro scientificità. • Un'affermazione non può essere presentata, se prima non è confermata e verificata, tramite la dichiarazione nelle note dei propri percorsi. - REGOLA UNIVERSALE DI PROBITÀ (onestà) Il lettore ha perso il gusto del controllo, perchè se vuole un buon prodotto, deve sopportare le prove che lo rendono tale. La storia dovrebbe spingere il lettore alla riflessione e ricerca. La storia può essere scritta bene come letteratura ma è anche una materia scientifica che deve seguire accorgimenti di tipo pratico. Tutto il metodo critico è usato per analizzare le testimonianze VOLONTARIE, per appurare che quello che ci ha lasciato un certo re, è una testimonianza vera o falsa. Il metodo però si può usare anche per le testimonianze INVOLONTARIE, sempre più usate e ricercate, per estorcere le informazioni che non erano state predisposte come volontarie. • Lo storico ESAMINA e CONFRONTA continuamente, per arrivare alla verità. Tutte le informazioni involontarie sono sottoposte alle stesse procedure di critica della testimonianza di quelle volontarie, ma con uno spirito di accoglienza e comprensione delle ragioni di tutti: tutte le testimonianze sono buone, anche quelle false. Le testimonianze sono espressione dei ricordi, ed i primi errori della percezione si uniscono agli errori della memoria (inesattezza quasi patologica dei testimoni, imprecisi). • La ricostruzione del passato subisce una serie di condizionamenti, pur ispirata da nobili propositi: Siamo davanti a tracce che a volte ci dicono bugie volontariamente, altre volte sbagliano involontariamente: tutto è criticabile e incerto. MA tutte queste incertezze non toccano le strutture elementari del passato: • Bayle: ci sono delle CERTEZZE (es. Cesare ha sconfitto Pompeo, ed entrambi sono esistiti) • Certezze vere e solide, nella loro semplicità. Se non ci fossero, la storia sarebbe composta solo dell'incertezza della critica della testimonianza, che non vanno ad intaccare la struttura della storia stessa, ma le fatti che stanno nella superficie, che riguardano il parere dell'individuo o avvenimenti spiccioli. Condizionamenti sociali della percezione della testimonianza collettiva: esistono anche le epoche, come gli individui, meno attente ai particolari del loro tempo. Gli errori collettivi della testimonianza o dell'interpretazioni, svelano precise mentalità di quella società. L'intera società è condizionata a tal punto da percepire e trasmettere i dati della realtà in maniera distorta. Bloch vuole dimostrare che la storia è legittima e anche utile: se lo storico è in grado di discriminare il vero dal falso e trovare le motivazioni degli errori, allora sarà anche in grado di trovare gli antidoti alla mentalità che genera l'errore. Individuare un errore significa leggere le paure e pregiudizi di una società, diventa a sua volta una testimonianza per capire il tempo. Gli errori di percezione dell'individuo che poi si estende alla collettività, si manifesta di più dove ci sono due azioni combinare: PROPAGANZA (diffusione di una notizia) e CENSURA (mancanza di confronto per la correzione della notizia). Dimensione morale e socialmente utile della storia, per abituare l'uomo a reagire a quello che ci viene raccontato, ragionando con la propria testa. La storia non ci insegna le cose tramite i concetti, ma tramite i metodi, e nel metodo critico troviamo il CONFRONTO, che è strutturato, e ci permette di decidere sul vero e sul falso. 3. SAGGIO DI UNA LOGICA DEL METODO CRITICO 5 NOV La critica della testimonianza, che lavora su menzogna, errore e psicologia della testimonianza, si confronta con la mentalità e la volontà dell’uomo. Ogni operazione di critica è autonoma rispetto alle altre, è una pratica metodica che segue alcune operazioni mentali. • Non si interpreta mai un documento, senza inserirlo in una serie cronologica, temporizzarlo. Mabillon ha fondato De Re Diplomatica, mediante i confronti. • Alla base di ogni critica sta alla base un lavoro di comparazione, anche se il processo non è automatico: è un’arte di finezza, che mostra somiglianze o differenze. • Altro: termine di paragone che ci permette di classificare i nostri Margot: memorie di un ufficiale napoleonico. I suoi racconti si scontrano con altre fonti: discordanza tra fonti, il suo racconto è smentito da altri racconti, e sappiamo anche che Margot è un bugiardo. Elementi di sospetto. Davanti ad una contraddizione, dobbiamo stabilire chi ha mentito. Un’analisi psicologica approfondita ci aiuta a capire i testimoni e le loro testimonianze. Ci sono situazione più complicate, in cui due testimoni autorevoli danno testimonianze contrastanti. Dobbiamo introdurre elementi di probabilità: l’operazione di confronto necessita di intelligenza e intuizione. • L’idea che guida lo storico, è che nella stessa società regni una somiglianza di tecniche che impedisca a qualcuno di discostarsi troppo dalla pratica comune. Bagaglio di culturale e usanze che creano consonanza, ciò che è in disaccordo viene condannato postulato di ordine sociologico. • Bisogna anche fare attenzione che le fonti non siano troppo uguali, che c’è stata una copia. È necessario che la somiglianza non sia troppo forte, perché andrebbe a sfavore della testimonianza. La nostra ragione ci impedisce di pensare che esistano due testimonianze identiche tra loro, riguardando uno stesso avvenimento, visto magari da due punti (e due persone) diverse. La critica si muove tra due estremi: la somiglianza che giustifica, e quella eccessiva che rivela un plagio. È importante appurare in che direzione va l’originale e dove va la copia. Principio di somiglianza limitata: di caso in caso. Non è detto che riscontrare differenze o somiglianze sospette, ci porti a casi di falsificazione o copiatura. Anche la storia ha le sue antinomie: • La SCOPERTA è trovare qualcosa di diverso rispetto a quello che sapevamo. Es. Testo in una lingua anteriore alla sua stessa invenzione ufficiale. Possiamo trovare altri elementi che lo confermano? Forma, testo, contenuti. • La COINCIDENZA è possibile in storia, ma è da verificare. Es. Ignazio, gesuiti, 31 luglio, clemente 14 – Giovanni, gesuati, 31 luglio, clemente 9 La critica parte dal dubbio, non vuole essere scetticismo ma CURIOSITA’ di sapere in maniera certa. È consapevole dei difetti della testimonianza, ha nella critica uno strumento di verifica, mediante operazioni di comparazione strutturata (operazione ripetitive e finezza) • Teoria della probabilità: il passato non lascia più spazio alla probabilità, ma solo il futuro. Del passato si può dubitare e dunque l’incertezza è in noi e non nelle cose avvenute. • Lo storico quando lavora deve ricostruire il passato, e immaginarlo nel momento appena prima al suo accadere: riapre la possibilità che qualcosa accada. Rimette in gioco tutto quanto, e quello che manca alle sue fonti viene ricostruito sulla possibilità che sia più o meno accaduto. • I dadi degli storici sono sempre truccati, perché hanno a che fare con la volontà degli uomini, ed è in grado di fare ipotesi più valide di altre. Le scelte dello storico sono orientate dalla conoscenza degli uomini di quel tempo. Il volere umano turba la partita dello storico, perché non agiscono casualmente, ma secondo delle preferenze. Ci sono delle operazioni razionali che vanno compiute nella critica, ma non ci danno alcuna certezza, che ci può dare la matematica per esempio. Davanti ad una scienza così piena di variabili, come possiamo giustificare lo sforzo che si fa per andare verso la verità? Come può la storia avere la certezza di sovrapporre i fatti accaduti alla storiografia? Non bisogna rinunciare, perché la bontà sta nel metodo storico. ci serve a vivere meglio perché ci aiuta a conoscere gli uomini perché ci dà chiavi di interpretazione dei fatti umani. La storia è un guadagno per la conoscenza in totale e non solo per la conoscenza storia: ci insegna operazioni di logica e critica che possiamo applicare nella nostra quotidianità. Non ci fa accettare le cose, ma ce ne dobbiamo accertare, per curiosità e non scetticismo. Se la nostra immagine del mondo è stata ripulita da tante convinzioni non certe, grazie alla storia abbiamo una conoscenza dell’universo più limpida. Il principio di critica 2. DALLA DIVERSITA’ DEI FATTI UMANI ALL’UNITA’ DI COSCIENZA Comprendere è un atteggiamento che non ha nulla di passivo. Per fare scienza occorrono sempre due cose: realtà e l’uomo. La realtà umana è vasta e varia. C’è un primo filtro: le tracce che abbiamo non sono tutto il passato. Lo storico però non può prendere tutto quello che trova in maniera indistinta, ma sceglie e distingue: analizza. Es. iscrizione funeraria romana: nata intenzionalmente per ricordare un defunto (scopo preciso) ma Bloch dice che possiamo trovare anche fonti involontarie stessa fonte, storico fa domande diverse dal solito, mediante il quale trova stato della lingua latina e usi lessicali del parlare comune, e trova il credo dei romani rispetto al post-morte, oppure troviamo fonti su vita politica, economia, scoprire nuovi mestieri… Tutti gli uomini hanno la loro peculiarità e interesse specifico, che formano un gruppo sociale di individui diversi. scegliere un filo conduttore per raccontare la storia di persone diverse, collegate dal fatto che hanno vissuto lo stesso periodo. Questa scelta esclude alcuni elementi, ma evita un risultato confuso. Lo storico deve capire, non descrivere genericamente. Fili interpretativi per capire meglio (e. analisi economica o religiosa...), più comprensibili se disposti in modo verticali, in maniera da capire cosa avviene prima e dopo. abituarsi a scegliere, utilità. Se non si ordinasse razionalmente una materia allo stato grezzo, si finirebbe per negare il tempo e la storia. Questo perché non collocare gli eventi in una linea temporale cronologica, non ci permetterebbe di capire. I fenomeni umani si condizionano per concatenazione di fatti simili, ed è utile classificarli per genere per mettere in luce le linee di forza. Critica: tutto ciò è un’astrazione, le linee che traccia lo storico sono immaginarie, un racconto non reale e concreto di quello che successe nella realtà dove tutto si mescola lo storico deve essere coraggioso e usare le parole e l’immaginazione, necessarie per comprendere e spiegare. Questo esercizio di astrazione raggruppa i fatti in maniera utile alla loro comprensione. Lo storico deve fare scelte motivate, e deve essere consapevole che non rappresentano la totalità, ma un aspetto del problema. Necessaria la modesta, per ammettere di occuparsi di un tratto di storia altrettanto dignitoso rispetto a quello studiato da altri. Es. la storia non si occupa di diritto o geografia, bensì di gruppi di uomini che interagiscono col dritto o geografia. Scienza degli uomini, per portare l’attenzione su argomenti che sono espressione della natura umana. La scienza non scompone il reale, se non per studiarlo meglio: così fa lo storico. Il guaio comincia quando lo storico vuole vedere tutto da solo. (lo dice per difendere la storia, in un periodo in cui si pensava che la storia vera fosse solo quella politica) Max Geber: caratterizza e tipicizza le attività umane, mediante il quali confrontarli e capire la società (uomo religioso, uomo economico, uomo politico) non esistono nella realtà, non c’è un “uomo politico” a basta, utili per capire, ma non devono diventare ingombranti. L’unico uomo è quello in carne e ossa. Ci sono fatti umani diversi, seguiti dallo storico (storie economiche, religiose…) ma lo storico deve essere consapevole che l’uomo è uno solo, e c’è unità di coscienza. 1. Percorso delle specializzazioni verticali : analizzare un singolo aspetto dell’attività umana. 2. Tentativo di storia globale: analisi di un momento della comunità, trovando tutte le espressioni possibili delle attività umane. Gli storici possono scegliere se: individuare un nodo della coscienza oppure un lineamento generalizzante. Es. capi del terrore nazisti, sono ottimi capi di famiglia: sono contraddizioni o aspetti complementari? Questo discorso vale anche per la società: l’aspetto religioso è conflittuale con quello economico o fa parte della stessa realtà? tutti gli aspetti dell’individuo e della società sono da unire in una singola visione. La conoscenza dei frammenti, studiati ognuno per suo conto, non possono essere sommati per formare quella dell’insieme (e neanche la storia totale dei frammenti) ma il lavoro di composizione dei pezzi non potrebbe essere senza l’analisi. Il lavoro di ricomposizione è la ragion d’essere dell’analisi. Per restare fedeli alla vita, non bisogna pretendere di analizzala tutta intera, ma è legittimo analizzare un solo aspetto della vita. Lo storico non esce mai dal tempo, rimane nella realtà indescrivibile. Dato che lo storico deve comprendere la realtà, considera nel tempo sia le grandi ondate dei fenomeni su lunga durata (economia, religione, ecc) che durano secoli, e capisce il lo sviluppo dell’attività stessa nella sua lunghezza, ma deve capire il momento umano in cui queste attività si sviluppano, l’attitudine degli uomini di quel momento. 3. LA NOMENCLATURA Il linguaggio è un’astrazione che usiamo ci serve per farci capire. Lo storico nella sua opera usando la lingua deve farsi capire e far capire gli altri, di cui parla. Scelta del linguaggio è fondamentale. Problema di classificazione, ogni analisi esige un linguaggio capace di tracciare le progressive scoperte. Punto debole dello storico: linguaggi diversi da persona a persona. La storia riceve il suo vocabolario dalla materia del suo studio, tramite le fonti e le tracce. La storiografia accetta il linguaggio, già modellato e ambiguo come lo trova. Se trovo una parola nuova è per un motivo preciso, mentre quelle che trovo sono già usata da altri da molto tempo: non sempre descrivono in modo giusto. I documenti tendono a imporre la loro nomenclatura, suggeriscono allo storico il proprio modo di esprimersi: se lo ascolta lo storico scrive con la nomenclatura di epoche diverse, ma con i concetti della sua epoca. Lo storico passa dalla lingua che studia alla propria lingua: pericolo di capire quelle parole adattandole al proprio linguaggio. Si creano difficoltà di comprensione e trasmissione. Linguaggio dei documenti e linguaggio dello storico, poi devo anche far capire agli altri. • SI PUÒ RIPRENDERE LE PAROLE DELLE FONTI. Si presentano dei rischi: • I nomi restano e le cose cambiano (concetto di università nel medioevo e adesso) • I nomi cambiano e le cose restano • Diversità delle lingue e necessità di traduzione • Bilinguismo gerarchico: modo di parlare diverso dal modo di scrivere. (notaio dotto che scrive ciò che gli viene dettato in volgare) • Linguaggi specifici rispetto ad ogni classe professionale Nulla è più difficile per un uomo, che esprimere sé stesso: difficoltà in ogni scelta di comprensione. Il vocabolario dei documenti, solo se inserita nel suo contesto, collocata e compresa, è una testimonianza (come la bugia diventa testimonianza solo se si scopre autore o motivo). • SI PUO’ USARE LE NOSTRE PAROLE. Rischio di anacronismo: compromettere la comprensione di un termine, usando parole del presente per comprendere parole del passato. Lo storico deve spiegare in anticipo le sue intenzioni, altrimenti diventa anacronistico. Posso usare parole del
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