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Riassunto + appunti di Storia Medievale - Giovanni Vitolo "Medioevo", Sintesi del corso di Storia Medievale

Riassunto integrale di Storia Medievale del libro di Giovanni Vitolo "Medioevo. I caratteri originali di un'età di transizione"

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019
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Scarica Riassunto + appunti di Storia Medievale - Giovanni Vitolo "Medioevo" e più Sintesi del corso in PDF di Storia Medievale solo su Docsity! STORIA MEDIEVALE Il periodo va dal 476 d.c. (deposizione dell’ultimo Imperatore Romano d’Occidente, Romolo Augusto) al 1492 d.c. (scoperta dell’America). Età tardo-antica: (di transizione) fattori di crisi dell’Impero Romano che iniziano dal 2° secolo d.c. per drammi interni di carattere economico, sociale, politico, militare e religioso, che subirono trasformazioni sfociando nella società alto-Medievale. 3° secolo d.C.: (235-285 anarchia militare con successione di 22 imperatori), fu un periodo di grande crisi militare, dove regnò il disordine e la guerra civile. Ci sono segni di cedimento da parte dello Stato. Insediamento dei Barbari oltre il limes. L’Impero Romano riesce a controllarli parzialmente confederandoli, ciò portò alla germanizzazione dell’esercito e quindi del potere politico Romano che si militarizzava sempre più. Diocleziano nel 284 d.c. tenta di dare stabilità all’Impero con la tetrarchia, riforme delle imposte e dell’esercito. Cercò di regolare la riscossione delle imposte, legando ereditariamente ogni categoria sociale alla propria attività. I contadini furono considerati responsabili delle imposte nel villaggio in cui risiedevano. Aggravò la loro situazione istituendo l’annona, formata da 2 imposte: personale detta capitatio e fondiaria detta ingatio, in natura. Riforma dell’esercito istituendo un esercito mobile di manovra (comitatense) stanziato nelle grandi città e rafforza la linea di confine con l’esercito di frontiera. L’Impero fu diviso in 4 prefetture: Gallie, Oriente, Italia annonaria e Illirico. E poi in 12 diocesi e un centinaio di province. Costantino attuò un’importante svolta politica. Si appoggiò sui latifondisti per i quali coniò una nuova moneta, il Solidus Aureo. Egli si appoggiò ai germani, completando la germanizzazione dell’esercito e rinforzò quello mobile. Mise fine alle persecuzioni contro i Cristiani con l’Editto di Milano del 313 d.c. e nel 325 d.c. condannò con il Concilio di Nicea la dottrina ariana, che raffigurava la natura di Gesù inferiore a quella di Dio e creata solo in seguito, non sempre esistita, che verrà ripresa in seguito dai germanici. Ufficializzò la divisione fra Impero d’Oriente e Occidente con la nuova capitale cristiana a Bisanzio, l’attuale Istanbul che battezzerà con il nome di Costantinopoli. La situazione precipitò perché nella seconda parte del 300 d.c. le incursioni da parte dei popoli esterni all’Impero aumentavano, soprattutto da parte degli Unni (nomadi) guidati da Attila che premevano sui barbari, i quali, respinti dagli eserciti romani della zona orientale, sorpassarono il limes e iniziarono a vagare nell’Impero Occidentale per cercare di stanziarsi. Si accentuò il fenomeno della ruralizzazione romana che sarà massima nell’alto Medioevo, spostando anche attività agricole, come la coltivazione di orti nelle città per poter curarli meglio e proteggerli. Nelle campagne inizia a prevalere l’elemento silvo-pastorale per ottenere riserve alimentari che nell’alto Medioevo i rustici utilizzeranno molto. Barbaro: è la parola onomatopeica con cui gli antichi greci indicavano gli stranieri (letteralmente i "balbuzienti"), cioè coloro che non parlavano greco, e quindi non erano di cultura greca. Residenza imperiale spostata da Onorio per ragioni di sicurezza da Milano a Ravenna. Nel 476 avviene la deposizione dell’ultimo imperatore Romano d’Occidente Romolo Augusto, sconfitto dal generale Romano di origine germanica Odoacre che segnò la fine dell’Impero occidentale e l’incursione dei germani in esso e quindi l’inizio del Medioevo. Romei: si indicavano i romani di lingua greca, abitanti dell'Impero Romano d'Oriente (395 - 1453). Monachesimo: dal greco singolarità, è un modo di vivere la propria religiosità, caratterizzata da alcune rinunce agli interessi terreni, per dedicarsi in modo completo all'aspetto spirituale per la propria vita. Origini Orientali: monaco: colui che ha scelto la solitudine separandosi dal mondo, fin dal 2° secolo si visse la religione in maniera diversa, cominciando ad allontanarsi dal mondo comune, vivendo una vita ascetica (metodo di purificazione interiore che permette di raggiungere la perfezione spirituale). Questa situazione divenne ad un certo punto eccessiva, i monaci vivevano come eremiti ed alcuni di loro, ad esempio Camaldolesi e Stiliti, vivevano su una colonna, esposti alle intemperie. 1° comunità monastica : a partire dalla prima metà del 4° secolo, fondata da Pacomio, che impose di dover seguire l’abate e praticare virtù monastiche quali la castità, la povertà e il vivere in silenzio. 2° comunità monastica : fondata da Basilio di Cesare e basata su 2 punti principali, l’obbedienza all’abate che aveva il compito di far mettere in pratica ai monaci i principi Cristiani e la pratica di virtù cristiane comunitarie. Questa comunità si diffuse maggiormente. Origini Occidentali: monachesimo Benedettino, fondato da Benedetto da Norcia, che all’età di 20 anni decise di diventare monaco. Per 3 anni visse in una grotta dedicandosi alla preghiera e nel 329 con alcuni sui discepoli, fondò un monastero a Montecassino e nel 330 scrisse la sua regola “Ora et labora” che praticò fino alla sua morte. Utilizzava gli scritti dei precedenti abati e altre regole monastiche come quella dei magistri, dove l’abate viene chiamato maestro. Si sofferma in maniera dettagliata sulle virtù cristiane: obbedienza, umiltà, pietà, castità, disprezzo dei beni terreni e obbligo del lavoro. Giornata del monaco benedettino: distribuita fra preghiera, lavoro e riposo. Non potevano farsi il bagno e mangiare carne perché era un cibo stimolante. Indossavano sandali e una tunica a corolla con cappuccio. Oblati: bambini che venivano “donati” al monastero dopo aver ricevuto un atto miracoloso nei loro confronti. Novizi: coloro che decidevano spontaneamente, dopo aver trascorso un certo periodo di tempo nel monastero, se entrarne a far parte o meno. Professi: monaci che professavano i voti nel monastero. Crisi dell’ordinamento ecclesiastico: nel X secolo, ci troviamo di fronte alla massima crisi delle istituzioni politiche ed ecclesiastiche, private della protezione del potere carolingio. In questo periodo il papato era sotto il controllo dei laici. Cause: 1) Pratica della simonia (commercio delle cariche ecclesiastiche). 2) Ignoranza e corruzione degli enti ecclesiastici che trascuravano i loro compiti lavorativi e sottraevano terre. 3) Nascita e diffusione delle chiese private su terre dei signori ecclesiastici, formate e sostenute dai rustici che le frequentavano. 4) Pratica del concubinato: ad opera dei chierici con donne libere. Riforma complessiva della chiesa: 1) Innalzare il livello culturale degli ecclesiastici. 2) Tutelare le istituzioni ecclesiastiche, proteggendole dai laici. Ciò venne attuato dal pontefice di Roma Leone IX con alcuni concili che condannarono la simonia e il concubinato nell’ XI secolo, assieme all’elaborazione del primato del papa sulla Chiesa Universale che causerà in seguito lo scisma con la Chiesa Orientale. Riforma Cluniacense: queste riforme cominciarono in ambito monastico con la fondazione del Monastero di Cluny in Borgogna nel 910 ad opera di Guglielmo di Aquitania, che donò le sue terre alla chiesa e il primo abate Bernone. Si istituì un monastero benedettino dipendente dal papato ed esente dal controllo del vescovo e immune dal controllo del funzionario pubblico, proprio per evitare la corruzione. Questi monasteri che si vennero a creare erano molto ricchi e sfarzosi, abbelliti con quadri e opere d’arte. Movimento Cluniacense: organizzazione verticistica: 1° Abbazia madre. 2° Priorati: abbazie rette dai priori e governate dall’abate di cluny. 3° Abbazia d’obbedienza: hanno l’abate, ma sotto il potere di cluny. 4° Abbazie affiliate: che volevano essere sostenute e riformate secondo il sistema cluniacense. Monachesimo Cistercense: alla fine del XI secolo in Borgogna, nacque questo monachesimo in polemica a quello cluniacense. Povero nella comunità e negli individui, secondo la reale regola benedettina, soprattutto per volere degli eremiti. Si dedicavano al lavoro manuale, sotto la giurisdizione dei vescovi e non godevano di esenzioni. Sul territori di questi vescovi si formano nuove abbazie, che si espansero in tutta Europa e ciò provocò un aumento delle ricchezze delle stesse per questo motivo, nel XII secolo, si trasformarono in Cluniacensi, adottando il sistema giuridico dell’esenzione. San Bernardo di Chiaravalle: criticò i monaci cluniacensi e affermò che dovessero tornare alla vita precedente, esente dal lusso e dai piaceri mondani, dedicandosi esclusivamente alla salvezza dell’anima, ma non riuscì nel suo intento a farli tornare sulla retta via. Ciò preparò il campo per l’affermazione di altri ordini religiosi, votati all’ideale della povertà: gli ordini mendicanti. Mendicanti: ordine dei domenicani: da Domenico di Guzman, un canonico spagnolo che adottò la povertà evangelica anti clericale nel 1200 con l’approvazione di Innocenzo III. Grande preparazione teologica soprattutto per combattere gli eretici Catari e nel 1216 fu approvata la sua regola canonica da Onorio III: professione di povertà, umiltà e obbedienza. Nel 1231 Gregorio IX istituì i tribunali dell’inquisizione con a capo i domenicani. Ordine francescano: da Francesco D’Assisi, che cominciò a predicare l’vangelo in maniera semplice ed ebbe subito un gran numero di seguaci per l’amore mostrato verso i fedeli e gli altri elementi del creato. Ottenne l’autorizzazione alla predicazione da Innocenzo III, senza però poter trattare questioni teologiche con il marchio distintivo “tau”. I suoi seguaci si chiamavano “minores” e prendevano il modello di Cristo, condividendo la sorte dei più poveri. Per procurarsi da vivere si affidavano alla Provvidenza e alla mendicità, evitando qualsiasi provvista per non essere tentati dal peccato. Per questo e per l’obbedienza al clero furono riconosciuti dalla Chiesa. Eresie popolari: sviluppate nel 1200, si presentavano come una religiosità critica nei confronti della chiesa di Roma. L’eretico Medievale è un cristiano che sperimenta autonomamente il suo modo di interpretare e di vivere il messaggio cristiano. Si diffuse il disagio fra coloro che avrebbero voluto una Chiesa vicina agli ideali del Vangelo. Vogliono il ritorno alla chiesa povera e umile perché dopo le riforme del clero, il papa divenne praticamente un monarca a tutti gli effetti, indossando simboli imperiali, quindi vi fu un fallimento che portò a questa sorta di monarchia ecclesiastica. Gli eretici vennero considerati pericolosi e per questo, contro i più temuti furono organizzate crociate. Gregorio VII: affermava che l’ereticità era la disobbedienza al pontefice e ciò fu equiparato da Innocenzo II al crimine di lesa maestà, divenendo così, l’eretico un vero e proprio criminale. L’eresia catara: quella più diffusa, ci fu nel 1208 una Crociata Cismarina contro gli Albigesi, residenti in Francia Meridionale, che erano i più “colpiti” da questa eresia, dopo l’uccisione di un legato papale, utilizzata prettamente come pretesto da Innocenzo III. Furono sterminati anche coloro che non erano catari, ma si trovavano in quella zona. Un vero e proprio massacro che durò 20 anni terminando con la Pace di Parigi. Fu l’unico movimento eretico ad organizzarsi in vere e proprie strutture ecclesiastiche. Si divideva in due parti: Orientamento moderato: collegato alle idee religiose del prete Bogomil con una predicazione dualistica che separava il mondo divino da quello materiale e la presenza di Satana subordinata a quella di Dio. Orientamento radicale: concezione dualistica manichea che ammetteva la compresenza e la lotta del bene con il male come principi cosmici eterni. La vita perfetta del cristiano era per i radicali, il continuo sforzo ascetico che condannava tutto ciò che era materiale. Non vi erano intermediari fra l’uomo e Dio. Un altro movimento importante dichiarato eretico furono i “fratelli apostolici” che avevano come leader Dolcino da Novara, dotato di un’ottima preparazione biblica. Dopo una lunga serie di scontri e persecuzioni, furono catturati e arsi vivi nel 1307 da Clemente V. Giustiniano e la ripresa dell’iniziativa imperiale: la liberazione dalla pressione orientale germanica consentì a Giustiniano (imperatore che voleva riportare l’Occidente sotto l’autorità imperiale) di concentrale le proprie forze nella soluzioni di due problemi interni: placare la ribellione del Isauri e risolvere il problema religioso riguardante una politica conciliatoria con il Monofisismo (in Gesù era presente solo la natura divina, che assorbiva quella umana) e la condanna del Nestorianesimo (nature in Gesù divina e umana separate) con l’editto dei “Tre Capitoli”. Si rivelò deleterio, in quando non solo non si pose fine all’opposizione dei monofisiti ma si giunse alla rottura con il papa e i vescovi Occidentali Giustiniano nel 535 avvia la riconquista dell’Italia, al termine della quale nel 554 emanò una “Prammatica sanzione” su richiesta di papa Vigilio (trattenuto a Costantinopoli in cui accettò il punto di vista ortodosso di Giustiniano che causò uno scisma con la Chiesa) per sancire il ritorno dell'Italia sotto il dominio diretto dell’Impero. Conquistò anche parte della penisola iberica comprendente anche Malaga, in questo modo il Mediterraneo tornò ad essere commercialmente un “mare Romano”. Corpus iuris civilis: raccolta in latino di materiale normativo e materiale giurisprudenziale di diritto Romano, voluta dall'imperatore Giustiniano (che fu imperatore dal 527 al 565) e Triboniano, per riordinare l'ormai caotico sistema giuridico dell’Impero. Rimase alla base del sistema giuridico del successivo Impero Bizantino, anche per tenere a bada l’incontrollabile estensione dei latifondi dell’aristocrazia bizantina. Riorganizzazione Impero Bizantino e guerra con i Persiani: la sopravvivenza di Costantinopoli fu resa possibile grazie alla riorganizzazione delle strutture dell’Impero avviata da Maurizio (582-602) e poi da Eraclio (610-641), anche in mezzo a difficoltà interne gravissime, quali contrasti religiosi e sociali e esterne causate soprattutto dalla pressione Persiana. Dopo l’assegnazione amministrativa delle province di Italia e Africa a dei governatori militari chiamati esarchi, alla morte di Maurizio, causata da un sottufficiale (Foca) che guidò una rivolta, si fecero sempre più pressanti le incursioni persiane che conquistarono Antiochia (613) Gerusalemme (614) e Alessandria di Egitto (619) con l’asportazione delle reliquie sacre di inestimabile valore. Salì al potere quindi Eraclio che depose Foca e puntò ad una riforma amministrativa e militare dell’Impero. Ciò che restava dell’Asia Minore fu diviso in “temi”, ciascuno dei quali assegnati ad uno stratega. Nei temi erano stanziati i soldati detti “stratioti” che avevano il compito di difenderli e al tempo stesso fungevano da colonizzatori e proprietari di terre, trasmesse ereditariamente con l’obbligo del servizio militare. Tra il 626 e il 630 riuscì a sconfiggere definitivamente tutti i suoi nemici e coloro che assediavano Costantinopoli, colpendoli nel cuore del loro Impero (compreso quello persiano) con la restituzione dei territori e della Santa Croce e il pagamento di un’indennità, concludendosi così un duello durato quasi un millennio, che per le risorse umane e finanziarie impiegate può essere considerato il primo conflitto mondiale della storia. Esarcato d’Italia: formato dalle pentapoli: “cinque città” della costa romagnola-marchigiana: Rimini, Pesaro, Fano, Senigallia, Ancona e dalle città di Roma, Venezia, Forlì e Ravenna (capoluogo). Nel 638 Eraclio decise di porre fine all’opposizione dei monofisiti, tramite il patriarca Sergio che elaborò una formula teologica di compromesso che accettava la doppia natura distinta di Cristo, ma le presentava unite da una sola volontà, negando i contrasti di volontà e le tentazioni. (Monotelismo). Essa fu dichiarata in seguito, dopo molte diatribe, eretica nel 6° concilio ecumenico. Negli ultimi anni del suo governo, Eraclio, dovette assistere impotente alla perdita dei suoi territori riconquistati sotto l’urto degli Arabi. Tuttavia non riuscirono mai a conquistare Costantinopoli, che addirittura fra il IX e il X secolo riuscì a ritrovare una politica estera paragonabile ai suoi anni d’oro con la bizantinizzazione dell’area balcanica ad opera di Basilio II (976-1025) che fu riorganizzata dal punto di vista politi- amministrativo e religioso sotto la giurisdizione del patriarca di Costantinopoli e la difesa dell’Europa dall’espansione araba . Questo grazie alla saldezza dell’ordinamento militare e amministrativo che durerà fino al 1453. Catepanato d’Italia: fu una provincia dell'Impero Bizantino con sede a Bari e comprendente anche Napoli, Amalfi, Reggio Calabria, Otranto e Brindisi. Il Mondo Arabo e il Mediterraneo: Arabia pre-islamica: situata tra l’Africa e l’Asia, organizzata in tribù priva di unità religiosa e politica, erano prevalentemente politeisti. Nelle regioni Settentrionali e centrali, vivevano i Beduini nomadi, dediti all’allevamento, mentre a Sud vi erano tribù stanziali aventi un capo elettivo, che vivevano in oasi, per la frequenza di piogge. Un momento di coesione era il pellegrinaggio sacro verso La Mecca, dove vi era un santuario detto Kaaba a forma di cubo dove c’era la pietra nera. Tale pellegrinaggio forniva elementi di scambio commerciale e altri introiti economici per cui l’aristocrazia meccana (Qurayshiti) se ne avvaleva. Sunna: usi e costumi ereditati dagli antenati, in particolare Maometto. Salah: rituale della preghiera. Muslim: credente di fede islamica. Sermone dell’iman: direttore della preghiera del venerdì a mezzogiorno. Islam: si formò nei primi anni del 7° secolo, quando Maometto, nel 610, dopo l’apparizione dell’Arcangelo Gabriele, mentre riposava in una grotta, dove era solito sostare per dedicarsi alla riflessione religiosa, diede agli arabi una religione monoteista. Nel 613 cominciò a predicare il nome di Allah che lo aveva scelto come profeta. Principi che doveva predicare: 1) Allah è il creatore di tutto ed è benevolo. 2) L’uomo deve essere riconoscente ad Allah, adorandolo e sottomettendosi ad esso. 3) Il castigo eterno spetta agli ingrati che non si purificano concedendo elemosina ai poveri (decima) e non si sottomettono completamente. La religione si diffuse inizialmente soprattutto fra i ceti più umili. Maometto e i suoi seguaci, fuggono da La Mecca perché perseguitati dall’aristocrazia meccana politeista, la quale aveva paura di un possibile calo economico, nel 622 (EGIRA-inizio era islamica) ovvero l’emigrazione verso Medina (città del profeta). Nel 624 Maometto instituì ufficialmente il punto di orientamento per la preghiera rivolto verso La Mecca. Maometto divenne capo religioso e politico e nel 630 con un forte esercito si mosse verso La Mecca e la conquistò facendo anche convertire i Qurayshiti che furono sconfitti. Maometto morì nel 632 e si raccolse la sua parola divina ovvero il Corano (recitazione ad alta voce). Era formato da 5 punti fondamentali: 1) Professione della fede (shahada). 2) Preghiera giornaliera (5 volte). 3) Digiuno durante il mese del Ramadan (dall’alba al tramonto). 4) Pellegrinaggio alla Mecca da attuare almeno una volta nella vita. 5) Elemosina obbligatorie per i bisognosi, a scopo purificatorio (decima). A questi 5 pilastri, alcuni aggiungono un 6°, la guerra santa (jihad) che attualmente è considerata l’equivalente della crociata cristiana, ma in realtà significava la lotta personale che ciascun musulmano doveva condurre contro le cattive inclinazioni. La cultura del mondo Arabo comprendeva la poligamia (fino a 4 mogli), la possibilità che li schiavi diventassero liberi qualora si fossero convertiti, i pellegrinaggi, la razzia da parte dei Beduini e il culto della Pietra Nera. Si venne così a creare un’autorità centrale che insieme era sia temporale che religiosa. Vi fu successivamente un trentennio di califfato elettivo dopo la sua morte, dove vi erano 4 califfi (successori) parenti del profeta: Abu Bakr, Omar, Othman, Ali, che riuscirono ad invadere e sconfiggere l’Impero Persiano e conquistare alcuni territori di quello Bizantino. Con Ali che stabilì la sua sede a Kufa, scoppia un conflitto aperto fra i suoi partigiani Sciiti i quali sostenevano che il califfo dovesse essere un discendente del profeta e i Sunniti, i quali volevano che il Califfo dovesse essere eletto per meritocrazia. Nel contrasto ebbero la meglio i Sunniti e il potere passò al califfato degli Omayyadi (660-750) (di cui faceva parte anche il predecessore Othman). Fu sconfitto Ali nel 660 e salì al potere Muawija. Potere monarchico fortemente accentrato. In questo periodo gli arabi non convertiti assunsero il ruolo di “clientes” di quelli musulmani, trovandosi su un piano di inferiorità, ma ci fu un periodo nel quale per fini espansionistici, vennero reclutati. I Cristiani e gli ebrei costituivano la categoria dei “dhimmi” conservano la loro religione, pagando però alcune tasse speciali tuttavia non altissime. Emiro: governatore Arabo posto a capo di ogni provincia. Capi militari: amir. Emiro degli emiri: capo supremo dell’esercito. Fu conquistata tutta l’Africa Settentrionale e divennero abili navigatori. A partire dalla metà del 7° secolo, organizzano spedizioni contro Costantinopoli, non riuscendo mai a conquistarla, in quanto protetta da una cinta muraria altissima e anche grazie all’intervento dell’imperatore Costantino IV che sconfisse gli arabi in una battaglia navale di fronte Costantinopoli, utilizzando il Fuoco Greco (miscela di petrolio e altri materiali), che si infiammava a contatto con l’acqua. L’imperatore Bizantino Leone III Isaurico, nella prima metà dell’8° secolo ottenne la vittoria definitiva contro gli arabi che tuttavia continuarono la loro espansione in Oriente, divenendo grazie ai ripetuti attacchi alle isole (Cirpo, Creta e Rodi), padroni del Mediterraneo Occidentale e dopo la sconfitta ai danni della profetessa Kahina, vinsero sulla resistenza Berbera, conquistando e convertendo anche la Spagna. Capitale Impero Arabo: Damasco. Lingua ufficiale dell’Impero: Arabo. Moneta: solidus aureo Bizantino e il dinar Arabo. Punto di massima espansione: dalla Spagna all’Asia centrale. Questo fu il periodo artistico e architettonico di massimo splendore dell’Impero Arabo come nelle moschee di Gerusalemme e Damasco. Importante fu anche il commercio Arabo che produceva risorse agricole, artigianato e materie prime quali metalli in tutta Europa. Tuttavia in Asia Centrale scoppiarono rivolte violente fra i nuovi convertiti e i dominatori arabi, destinate a rivelarsi fatali per la dinastia Omayyade. Vandali: provenienti dal Reno, passarono in Africa come federati romani nel 435, espugnarono Cartagine nel 439 d.c. Impostarono il loro dominio sulla violenza e la dura imposizione. I grandi proprietari latini furono uccisi. L’assetto politico-amministrativo Romano fu sconvolto, le chiese cattoliche saccheggiate e i beni ecclesiastici trasferiti ai vescovi ariani. Il re Genserico e il suo regno nel 533 d.c. furono conquistati da una spedizione bizantina attuata da Giustiniano tramite Belisario, principalmente per eliminare la sua pericolosa flotta. Anglosassoni: si stanziarono nell’attuale Inghilterra fra il 5° e 6° secolo, vi facevano parte gli Angli, i Sassoni e gli Iuti della Germania settentrionale. Spinsero via le popolazioni celtiche verso il Galles, ma vi furono sempre conflitti fra questi. Crearono una pluralità di regni in conflitto fra loro (Mercia, Kent, Northumbria, Wessex). Erano pagani, ma si convertirono al cattolicesimo dal 6° secolo grazie a 2 missioni inviate dal Papa. Sopravvissero fino allo sbarco dei Normanni nell’ 11° secolo. Visigoti: si stanziarono in Aquitania, dopo essere entrati nell’Impero superando il confine del Reno imposto da Stilicone e aver saccheggiato Roma nel 410 d.c. si stanziarono come federati. Sottrassero i 2/3 dei beni fondiari non avvalendosi quindi della normale legge dell’hospitalitas la quale ne prevedeva 1/3. Fondano un regno con capitale Tolosa. Nei primi tempi furono abbastanza violenti, ma poi passarono alla collaborazione con i romani e con il vescovo Apollinare il quale divenne loro alleato. Piano giuridico: si continuò a procedere secondo le proprie leggi. Piano militare: affidato ai visigoti. Piano amministrativo: nelle mani dei romani. I visigoti pur essendo ariani rispettavano l’ordinamento cattolico. Tra il 5° e 6° secolo, iniziarono a romanizzarsi, legiferare in lingua latina. Nel 507 d.c. i franchi conquistano il regno di Aquitania. Così i Visigoti si mettono in movimento verso la penisola iberica, superando i Pirenei e si stanziano nella città di Toledo. Qui la collaborazione con i romani proseguì, la corte regia si romanizzò e vennero organizzati i latifondi secondo la curtis romana. Sul piano religioso, giunsero alla conversione con il re Recaredo. Nel 589 d.c. con il Concilio di Toledo, venne istituzionalizzata la compenetrazione tra potere politico ed ecclesiastico. Questo divenne un’organizzazione centrale del regno visigoto fino al 711 d.c. quando furono spazzati via dai regni Arabi. Longobardi: nel 568 dopo la conquista Bizantina dell’Italia, arrivano i Longobardi sotto la guida del re Alboino. Provenivano dalla Pannonia, costretti a lasciarla sotto la spinta degli Avari, sotto pressione curda. Organizzati in bande, con comando di un capo che agiva in grande autonomia. Non giunsero all’intera conquista della penisola, ma erano divisi un po ovunque su di essa, ci fu un intrigo di dominazione bizantina e longobarda. Si deve a loro l’inizio della divisione politica dell’Italia che durerà fino al 1800. Dominio territoriale discontinuo, debole sul piano politico. Diventarono veri e propri grandi proprietari terrieri, e con la necessità di difendere i beni acquisiti da una possibile offensiva Bizantina, finirono ristabilendo il modello politico Romano. Ci furono 10 anni di anarchia militare dopo la morte di Clefi e nei primi tempi il potere regio restò vacante, ma poi fu ristabilito dopo un decennio ad opera del re longobardo Autari con l’autorità regia. Egli si fece cedere delle terre, con cui formò aziende agricole con funzionari nuovi a capo chiamati “gastaldi” che furono posti in seguito al governo di intere province, legati da un rapporto di fedeltà personale. L’aristocrazia fondiaria donava propri beni fondiari che venivano distribuiti fra i membri dell’esercito (Arimanni). Assetto politico Romano sconvolto completamente, costruirono una monarchia territoriale con capitale a Pavia ed emanarono leggi in latino valide per entrambe le popolazioni. I Duchi Longobardi risiedevano nelle città romane, amministrandole. Accoglievano i nuclei armati delle campagna in ville rustiche, in siti già utilizzati dai romani, in quanto in Pannonia erano già abituati a servirsi delle strutture e costruzioni romane anche degradate. Nella prima metà del 600 con il processo iniziato precedentemente da Agilulfo nei confronti del pontefice Gregorio Magno che rese autonomo il papato dall’Impero Bizantino, inizia quello di conversione che fu molto lento con particolari rapporti di amicizia e scambio di favori con il papato e la diffusione della liturgia romana. Per questo motivo egli ottenne l’appellativo di “servus servorum Dei”, ovvero servo dei servi di Dio. Nel 596 mandò Agostino assieme ad un gruppo di missionari in Inghilterra, per Cristianizzarla e ci riuscì, battezzando il re.Ci furono tuttavia scontri fra lo schieramento filocattolico e quello nazionalista composto soprattutto dai duchi Longobardi, con l’alternanza al trono di re cattolici e ariani. Nel 643, però, Rotari, re Longobardo, tramite l’editto di Rotari, riprese la guerra contro i Bizantini, conquistando e divenendo autoritario su alcuni territori meridionali e Grimoaldo che rese per la prima volta effettiva l’autorità del re sui territori dell’Italia Meridionale. Il più grande dei re Longobardi fu Liutprando con il quale avvenne la conversione del suo popolo e il superamento della divisione etnica tra Longobardi e Romani. Nel 728 egli aveva conquistato tutto l’Esarcato e le Pentapoli, giungendo fino alle porte di Roma, dove il Papa Gregorio II, gli andò incontro appellandosi al suo sentimento religioso e lo convinse a rinunciare alla conquista e sgomberare le terra già conquistate del ducato Romano. Con Astolfo nel 750 ci fu un editto che sanciva il tipo di armatura romana e longobarda da indossare, non più su base etnica ma reddituale. Con lui la conversione al Cattolicesimo si completò definitivamente. Quando salì al potere Desiderio (756), l’ultimo re longobardo, non fu più possibile tenere a freno lo slancio espansionistico della monarchia longobarda, così il papato per fermarli chiamò in Italia i Franchi. Italia Bizantina: durante il regno Longobardo, la difesa bizantina in Italia non fu più invalicabile, questo perché dall’Oriente non arrivavano rinforzi. Per questo motivo cariche civili e militari si unificarono nelle autorità militari, con il contributo nel campo anche dell’aristocrazia. L’arcivescovo di Ravenna nel 666, grazie alla gestione di un patrimonio fondiario molto esteso, ottenne il riconoscimento di indipendenza disciplinare dal papato della sua Chiesa. Le origini dello Stato della Chiesa: nella metà dell’ VIII secolo, alla fine della dominazione bizantina, essa fu sostituita con il dominio pontificio, riconosciuto e garantito dalla protezione dei Franchi. A ciò si giunse lentamente, legando a se l’aristocrazia romana e gli esponenti della burocrazia bizantina. I Duchi bizantini retrocedettero quindi al ruolo di “supplente” del pontefice. Carolingi: Re dei Franchi: Pipino il Breve, figlio di Carlo Martello, fu l’ultimo maggiordomo di palazzo e nel 751 con un colpo di stato si impadronì della corona e depose l’ultimo re Merovingio (Childerico III), dando vita alla dinastia Carolingia. Ricevette l’unzione sacra dal papa Stefano II nel 754 con il titolo di “patrizio dei Romani”. Il regno si divise alla sua morte fra i suoi figli: Carlo Magno e suo fratello Carlomanno che però morì subito dopo. Nel 756 ci fu la spedizione definitiva di Pipino il Breve in Italia e la conquista del regno Longobardo e di Ravenna ai danni del re Astolfo. Con la successione nelle mani di Desiderio, si creò un’alleanza fra i due regni infatti le figlie di quest’ultimo sposarono i figli di Pipino il Breve. Nel 757 morì il papa Stefano II, nel 768 Pipino e nel 771 Carlomanno. Carlo Magno, rimasto unico sovrano, scacciò le due figlie di Desiderio dal regno. Così quest’ultimo si mosse per un attacco contro i territori ceduti alla chiesa, ma nel 773 fu sconfitto da Carlo Magno dopo 10 mesi di assedio, facendolo prigioniero con sé in Francia. Introdusse in Italia rapporti di tipo vassallatico sia nella sfera politica che militare. Divise i territori del regno in distretti affidandoli a funzionari pubblici che scelse fra i suoi vassalli che pian piano si trasformarono in una dinastia vera e propria, tramandando la carica pubblica ai loro figli. Un vassallo poteva prestare intervento militare in base al beneficio che gli veniva offerto dal signore, inoltre poteva servirne contemporaneamente anche più di 1. Attuò una serie di attacchi espansionistici contro i musulmani di Spagna (Saraceni) e popolazioni al di la dei confini orientali con spedizioni militari. In Spagna, dopo essere caduto qualche anno prima in un’imboscata e aver perso molti uomini, creò un distretto nell’813 molto ampio chiamato Marca Hispanica con capitale a Barcellona. In Sassonia nell’804 riuscì a placare le ultime rivolte anti-cristiane capeggiate dai contadini e Vitichindo, convertendo interamente la regione. A questo punto l’Impero Carolingio divenne vastissimo, grazie anche all’annessione di alcune città come Baviera e l’Austria e spedizioni contro popolazioni slave fra cui gli Avari che convertì. Assieme a questa fascia vi era un’altra sempre assai larga di territori sotto il dominio del duca longobardo di Benevento su cui egli esercitava influenza. Divenne dunque: Re dei Franchi, dei Longobardi e Patrizio dei Romani. Atteggiamento nei confronti del papato: alleanza con il papa, continuando ciò che iniziò suo padre, che ottenne portando avanti l’espansione territoriale, evangelizzando i nuovi territori conquistati. Sede di Carlo Magno ad Aquisgrana, fondata dallo stesso, costituì un sacro palazzo, una cappella palatina e una cancelleria (edificio dei documenti pubblici). Egli voleva imitare l’imperatore Costantino. Qui istituì anche la Schola Palatina formata da intellettuali ecclesiastici. Alcuino di York era il responsabile dell’organizzazione delle Schole Cattedrali e Monastiche di tutto l’Impero carolingio. Eginardo fu lo scrittore della biografia di Carlo Magno. Fu incoronato imperatore a Roma la notte di Natale dell’800 da Papa Leone III che 2 giorni prima giurò sulla propria innocenza in un’assemblea di laici convocata per alcune accuse fra cui l’adulterio e ottenne la riabilitazione. Nacque così il Sacro (perché legittimato dal papa) Romano (voleva rinnovare l’Impero Romano prendendo però spunto da quello antico) Impero. Con Costantinopoli nell’812 siglò una pace finale cedendo alcuni territori al nuovo imperatore Bizantino Michele I. Nell’Impero carolingio, l’elemento più importante era la terra. Funzionari pubblici: conti (circoscrizioni di varia ampiezza compiti di natura militare e giurisdizionale), marchesi (governo delle marche, ovvero distretti sulla frontiera), duchi (governatori di distretti ampi, i ducati, situati in regioni di nuova conquista), avvocato (agente che provvede al mantenimento dell’ordine pubblico nel territorio che aveva immunità fiscale e giurisdizionale, all’interno del quale i funzionari pubblici non potevano riscuotere tasse o compiere arresti a sproposito). Processo di ereditarietà del beneficio dei funzionari: tramandare a tutti gli effetti ai propri figli la propria carica pubblica (honor). Missi dominici e vassi dominici: funzionari pubblici che erano i fedeli diretti del re, posti alla giurisdizione dell’operato dei conti. Consiglieri dell’imperatore: arcicappellano, cancelliere, conti palatini. Leggi capitolari: costituite da brevi articoli chiamati “capitula” leggi emanate nel corso delle assemblee annuali (placiti), che servivano per regolare le Curtis Regie. Riforma monetaria: venne coniata una moneta d’argento chiamata “denaro”, che sostituì definitivamente l’aureo precedente. Riforma fiscale: regolamentò le tassazioni indirette. Base mantenimento del regno: terre fiscali, il sovrano si spostava molto nei vari distretti per poter controllare meglio il regno, e sostava nelle Curtis Regie, in quanto aveva il “diritto di albergaria”, ovvero il contributo al sostentamento del sovrano attraverso i prodotti delle aziende. Riforma chiese e monasteri: continuò la riforma avviata dal padre di istruzione dei monaci e vescovi, per garantire un efficace risultato politico. L’idea era quella di una concezione di Impero coincidente con la comunità cristiana retto dagli intenti dell’imperatore e del papa. Impero organizzato in diocesi e pievi (circoscrizioni parrocchiali), con la ripresa in Europa della disciplina monastica secondo la regola di San Benedetto. Ci fu un recupero strumentale dell’antico. Coniò monete con il suo volto inciso, creò la scrittura Carolina su modelli antichi per distinguere il suo Impero, istituì la liturgia romana e rivoluzionò l’architettura, tornando ai modelli e forme classiche dell’antichità. Nell’806 divise i suoi domini fra i 3 figli (Carlo, Ludovico il Pio e Pipino). I primi 2 morirono prematuramente, di conseguenza rimase unico erede Ludovico il Pio che si preparò alla successione imperiale del padre. Economia alto-Medievale: l’economia alto-Medievale è stata molto difficile a causa della povertà, continue guerre e pesti che hanno decimato le popolazioni. Ci fu dunque una dominanza dell’incolto. All’interno di boschi e foreste vi erano città e villaggi di dimensioni e forme varie a seconda del diverso calo demografico. Nei territori limitrofi si diffondeva l’aria coltivata dal villaggio, ancora più all’esterno vi era la fascia di terra desinata al pascolo e curata dalla comunità, oltre questa si estendeva la foresta, percorsa per lo più per la caccia. L’intervento di Carlomagno servì proprio per distinguere le terre allodiali, di proprietà dei contadini con quelle beneficiarie del signore, in modo tale da non poter chiedere corvèes come tributi pubblici, ma solo in cambio di concessione di terre da lavorare con contratti verbali solenni. Organizzazioni dei latifondi in curtes (ex ville romane): una parte era diretta dal signore pars dominica e un’altra frazionata divisa fra i coloni era il massaricium. Nel dominico il padrone usava prevalentemente il lavoro dei servi che spesso venivano impiegati anche nel massaricium a fianco dei coloni. Nel massaricium i coloni pagavano l’affitto in prodotti o denaro e fornendo giornate di lavoro al signore (corvèes). I coloni erano perseguibili giudiziariamente, non in quanto vincolati o schiavi ma per il semplice fatto di aver rotto un accordo. Commendati: piccoli proprietari che cedevano per debolezza difensiva e strutturale le loro terre, mantenendone il diritto d’uso, ai grandi proprietari che garantivano loro protezione, in cambio di un contributo nell’ambiente del massaricium. Servi della gleba: differenziavano dai coloni liberi e dai servi dipendenti e schiavi del padrone in quanto il vincolo di questa classe sociale legava i contadini ad un determinato terreno praticamente a vita e quindi potevano anche essere venduti assieme alla terra stessa. L’idea è che la curtes implicasse un’economia chiusa ed autosufficiente, fondata sul baratto con puri scambi in natura, ma successivamente con i nuovi studi, si è visto come attraverso mercati settimanali si espanse. Gradualmente il ricavato della produzione agraria dei signori cominciò ad essere reinvestito come una sorta di plusvalore in nuove imprese e nei commerci, dunque non è possibile parlare di economia chiusa. Innovazioni dell’esercito: trasformazione dalla cavalleria pesante formata da cittadini di qualsiasi classe sociale a quella rituale che svolgeva un ruolo importante per i castellani ed era formata esclusivamente da membri della grande aristocrazia, poiché garantiva ascesa sociale ed economica. Sul campo militare: creazione della sella rotonda più confortevole e resistente, lancia legata alla corazza difficile da trasportare, corazza più spessa e protettiva. Incastellamento: la costante incursione di queste popolazioni, attuò una mobilitazione militare che provocò un movimento di autodifesa spontaneo dei signori laici ed ecclesiastici e delle collettività urbane con l’incastellamento, ovvero la costruzione di fortezze, custodite dai Castellani, i quali fondarono vere e proprie dinastie all’interno. Essi erano scelti secondo le clientele vassallatiche dei signori e funzionari, si crearono un vero a proprio esercito per creare una protezione attorno al castello. Questo esercito era formato dai cittadini limitrofi e da rustici, che oltre a turni di guardia, dovevano svolgere opere di manutenzione e costruzione dello stesso e dovevano pagare delle imposte note come “corvèe bannali”, in cambio della protezione elargita dalla fortezza. I Castellani si trasformarono in veri e propri signori bannali, attribuendosi autonomamente potere politico e compiti giudiziari, soprattutto se all’interno del territorio in cui esercitavano questo potere costruivano delle chiese o dei monasteri. Carlo il Calvo nell’864 emanò un editto con il quale cercò di controllare l’aumento incontrollabile dei castelli con alcune disposizioni che però non furono rispettate per il pericolo imminente e reale delle minacce ad opera delle popolazioni che tentavano di insediarsi. A causa di ciò ci fu un proliferare di chiese e monasteri privati sia laici che ecclesiastici, con il trasferimento ai vescovi di poteri di natura politica. Signoria di banno: fu un istituto nel quale il potere giurisdizionale era esercitato da grandi possidenti terrieri, anche su persone e beni non appartenenti al proprio patrimonio fondiario. Poteri Bannali: i castellani ricevettero questo potere, esercitando giustizia, comando, divieti, privilegi fiscali, costruzione di edifici circostanti al castello e istituzione di imposte indirette. Signoria Territoriale: chi esercitava potere sulla totalità della zona nella quale garantiva protezione, compresi i territori fondiari. Ceto Feudo-Cavalleresco: si affermava sempre più la violenza dell’aristocrazia feudale che minacciava le signorie bannali e territoriali le quali, tramite la Chiesa, per potersi difendere crearono 2 movimenti, con lo scopo di diminuire la violenza e trasformare il ceto inquieto dei guerrieri con quello ideale del cavaliere al servizio dei deboli e della fede 1. Movimento Pace di Dio, nato in Aquitania composto da vescovi e signori contrari alla violenza, che chiamavano all’assemblea vassalli e signori imponendo loro di rispettare Dio e proibendo qualsiasi attività bellica, con la conseguente scomunica per i trasgressori. 2. “Tregue di Dio”, con il quale si ottenne la sospensione delle ostilità tra signori in precisi giorni della settimana e dell’anno. Ciononostante non si riuscì a controllare la violenza, sempre più insistente. La tendenza alla militarizzazione del potere si vede anche negli enti ecclesiastici, lo stesso pontefice creò un ordine religioso per combattere e uccidere i trasgressori e i non credenti. I nuovi cavalieri erano gran parte nobili e inoltre godevano di innumerevoli vantaggi, come l’esenzione delle tasse delle terre che possedevano, dato che erano il loro corrispettivo delle funzioni militari. Si vennero a creare anche giostre e tornei per i cavalieri più giovani e non ancora sposati, affiancati alla lettura di romanzi cortesi cavallereschi Il cavaliere, prima dell’investitura, doveva adoperarsi in un rituale di carattere religioso che iniziava dal giorno precedente, ciò è prova del carattere che aveva assunto quello che in origine era un rito militare. Il Regno d’Italia: dopo la deposizione di Carlo il Grosso nell’887, il regno italico fu attribuito al marchese Berengario del Friuli. A lui si susseguirono nell’arco di una 20ina d’anni numerosi e di breve durata re. In seguito riprese il potere scacciando nel 915 Ungari e Saraceni e ottenendo la corona imperiale dal papa Giovanni X. Nel 924 uscì definitivamente di scena sconfitto da Rodolfo di Borgogna. Anch’egli durò poco e a lui succedette al trono Ugo di Provenza, che vi restò fino al 946. Ci furono una serie di scontri causati dal malumore che il re provocò fra la feudalità che alla fine gli si contrappose con l’incoronamento a Re d’Italia (Centro-Settentrionale) nel 950 del marchese Berengario d’Ivrea che tentò di estendersi ai danni della chiesa, la quale tramite il papa Giovanni XII, nel 961 chiamò in aiuto il Re di Germania Ottone I, che fece prigioniero Berengario d’Ivrea. Nell’anno seguente (962) Ottone I ottenne a Roma sia la corona di Re d’Italia (Centro-Settentrionale), che quella di imperatore per poter dare stabilità al regno e al papato, divenendo Imperatore del Sacro Romano Impero Germanico. I suoi contemporanei lo considerarono come il restauratore dell’Impero di Carlo Magno, per la medesima situazione di forza che consentì ad entrambi di conseguire quell’altissima dignità e soprattutto la comune ispirazione all’universalismo antico di Roma come protettori della Cristianità del papato. Questo perché tra l’877 e il 962 si succedettero ben 21 pontefici che portarono sempre più in basso il prestigio della dignità papale, anche a causa del potere usurpatore che l’aristocrazia romana esercitava sul patrimonio fondiario della Chiesa, con il conseguente indebolimento della stessa. Con a capo di Roma e della sua aristocrazia, Alberico II di Spoleto, nominato “principe e senatore dei Romani”, però, la situazione cambiò, in quanto egli governò con saggezza favorendo anche la ripresa della vita religiosa e garantendo la sicurezza della città, impedendo a tutti i sovrani dopo Berengario d’Ivrea di poter ricevere la corona imperiale, fino alla sua morte nel 954, quando gli successe suo figlio, che divenne il pontefice Giovanni XII, lo stesso che incoronò nel 962 Ottone I. Ottoni: le imprese militari di Ottone I iniziarono a partire dal 936, quando successe al padre (Enrico l’Uccellatore), riuscendo a rendere effettiva la sua autorità nei ducati del regno di Germania. Per quanto riguarda il rapporto con la Chiesa tedesca, divenne un vero e proprio capo, scegliendo abati e vescovi delle famiglie a lui legate e assegnava loro cariche pubbliche e funzioni spirituali. Inoltre rialzò notevolmente il livello culturale degli stessi. Privilegium Othonis: diritto di giudicare l’eletto pontefice prima della consacrazione. Assumendosi la responsabilità di garantire per il futuro la correttezza dell’elezione papale. Nel 967 fece incoronare imperatore suo figlio Ottone II. Riuscì a far divenire vassalli i principi longobardi, ma non ebbe lo stesso successo con quelli bizantini, fino al 972, dove ad Ottone II vennero riconosciuti i territori bizantini dell’Italia meridionale. Nel 973 Ottone I morì e le cose si complicarono perché in Italia tornò nuovamente a regnare il caos e infatti suo figlio non fu in grado di venirne a galla soprattutto quando nel 982 subì una grave sconfitta ad opera dei Saraceni e l’anno seguente morì a soli 28 anni lasciando sul trono il piccolo Ottone III sotto tutela fino al 996. Con lui si ripresero le politiche di universalismo dell’Impero adottate dal nonno, trasferendosi a Roma e con la nomina a pontefice di un suo parente Gregorio V e come suo successore il suo maestro a cui verrà attribuito il nome di Silvestro II. Il risultato fu però catastrofico, in quanto attirò contro di lui tutte le forme di indipendenza che si ribellarono con i feudatari e l’aristocrazia romana che lo costrinsero a lasciare la città e morì all’età di 22 anni nel 1002. Gli successe il cugino Enrico II che si preoccupò essenzialmente dei problemi politico-militari in Germania, tralasciando totalmente l’Italia, che nel 1002 incoronò il cosiddetto “primo re nazionale” che insorse precedentemente contro Ottone III, chiamato Arduino d’Ivrea. Enrico II fu costretto a tornare in Italia, nel 1004 fu incoronato re d’Italia, dopo molte battaglie che durarono 10 anni, fino alla ritirata e in seguito alla morte di Arduino verificatasi nel 1015. Successione agli Ottoni: Enrico II morì nel 1024, a seguito si verificò anche la distruzione del palazzo regio ad opera dei cittadini. Gli succedette il nuovo imperatore Corrado II il Salico e subito si schierò dalla parte dei valvassori ai danni della nobiltà maggiore con la Constitutio de feudi del 1037, assicurando l’ereditarietà ai feudi minori (Edictum de Beneficiis). Ben presto però fu contrastato dall’intera città di Milano che si sentiva minacciata dal suo volersi impadronire tramite un assedio. Così essi respinsero quella che appariva un’aggressione all’intera città, ma ben presto, dando vita al Comune, avrebbero assunto la gestione diretta del governo locale. Processi simili a questi si verificarono anche nella parte meridionale della penisola nei territori Longobardi (Salerno, Benevento e Capua), Bizantini (sotto il diretto controllo di Costantinopoli ed erano: Puglia, Basilicata e Calabria), e nei ducati indipendenti (Gaeta, Napoli e Amalfi), le regioni più urbanizzate del tempo, sviluppate nell’economia e nel commercio. Da ciò partì la consapevolezza cittadina e delle comunità urbane di poter giocare un ruolo fondamentale sul piano politico, il popolo partecipava insieme al principe e all’aristocrazia alla gestione del potere. Ciò si venne a formare principalmente grazie all’intraprendenza dei funzionari pubblici, conti e gastaldi in primo luogo, che tendevano a radicarsi sul territorio e a sottrarsi al controllo del principe e alle signorie che tramite i vasti possessi di beni terrieri, comportavano un esercizio di potere di comando su quelli che vi abitavano. Concordato di Words e evoluzione monarchica del papato: con il nuovo pontefice Callisto II fu possibile tramite il sopracitato concordato nel 1122, trovare un compromesso fra prerogative spirituali concesse dall’autorità ecclesiastica e le funzioni temporali dell’autorità politica. 1) Vescovi e abati sarebbero stati eletti tramite norme canoniche. 2) Solo il pontefice investiva i vescovi di anello e del bastone pastorale. 3) Poteri temporali e giuramento di fedeltà ad opera dell’autorità politica. 4) L’imperatore aveva diritto di assistere e votare alle elezioni episcopali. Il Concilio Lateranense ecumenico dell’anno successivo, il primo Occidentale, segnò l’avvio del processo di collocazione del papato al vertice della società cristiana e alla piena realizzazione del primato papale teorizzato da Gregorio VII, avviando un’opera di consolidamento in tutti i campi, ad esempio il papato si dotò di strumenti per poter intervenire in maniera diretta nelle chiese locali, dove nelle stesse i vescovi persero progressivamente il loro potere. Si ribadì la condanna alla simonia, al concubinato e si esclusero definitivamente i laici da ogni funzione degli organi ecclesiastici. Si creò “l’istituto della legazione”, rappresentanti del papa a tutti gli effetti che potevano decidere in merito a controversie, consacrare e deporre. I cardinali invece avevano i compiti più importanti, provenivano dall’aristocrazia romana e grazie a loro si ebbe una forma assai avanzata di centralismo monarchico che in seguito gli Stati Europei presero come modello politico da seguire. La Santa Sede in conformità con le teorie gregoriane riuscì a diventare il punto di riferimento di tutta la politica europea assumendo la sovranità diretta di alcuni Stati e influendo fortemente sulla vita degli altri. I suoi interventi erano sempre finalizzati alla difesa e promozione della fede, ma divenivano sempre più numerose le questioni in cui il papa si sentiva legittimato a far sentire la sua voce. Ne conseguì una supremazia non solo in ambito ecclesiastico, ma anche sul piano strettamente politico alla quale gli storici moderni danno il nome di: “ierocrazia” (supremazia sacerdotale su quella secolare). Incremento demografico e processi agricoli nei secoli XI-XIII: la crescita demografica si verificò in maniera disomogenea e fu dovuta principalmente a: 1) Estensione delle cinta murarie della città. 2) Allargamento del sistema delle colture e di ciò che si coltivava. 3) Nascita di nuovi centri urbani e di dighe. 4) Aumento della produzione agricola, dissodamenti, disboscamenti e opere di bonifica con il potenziamento dei mezzi di produzione e nuove tecniche di allevamento degli animali con l’aggiogamento. A) Utilizzazione della tecnica agricola: “campi ed erba”, consisteva nella coltivazione di questi campi, che una volta divenuti improduttivi dopo 3/4 anni, venivano lasciati al pascolo. B) Pratica del debbio: per concimare la terra venivano bruciate le steppe secche sul suolo terriero. C) Rotazione triennale del maggese: 1°anno: 2 parti utilizzate per la coltura dei cereali e 1 parte utilizzata per il riposo del pascolo. Ogni anno una parte diversa viene lasciata a riposo per garantire una quantità maggiore dei raccolti rispetto alla rotazione biennale dell’aratro leggero utilizzata nell’Europa Mediterranea, mettendo da parte anche scorte di cibo. Veniva utilizzato l’aratro pesante trainato dai cavalli. Insediamento e istituzione di “Villenove” (o borghi franchi): ovvero nuovi centri abitati per accogliere più abitanti, che venivano avvantaggiati dal punto di vista economico e politico con l’esenzione da alcune imposte, perché impegnati anche nella valorizzazione di terre incolte e nella loro difesa da attacchi esteri. Essi erano sorti sulla stessa base dei Comuni rurali (formati nei piccoli villaggi o nelle campagne) che si stavano via via diffondendo sempre più ed erano posti sotto il controllo da parte dei Comuni popolari. La ripresa del commercio e delle manifatture: l’aumento delle città creò un forte inurbamento inizialmente spontaneo e poi forzato. Aumentarono le attività commerciali e la diffusione delle monete nelle campagne. Nel X secolo inizia il cambiamento con la comparsa di due fenomeni: l’ampliarsi del ceto dei mercanti di professione e la crescita impetuosa delle fiere (come quella di Champagne), nelle 2 grandi distinte aree commerciali (Mediterranea e Nordica) che alcune volte si incrociavano. Innovazioni per la navigazione sicura: bussola, portolani (guide per naviganti), carte nautiche, navi più attrezzate per commercio e guerra. La sicurezza degli scambi era assicurata dalla “societas maris”,contratto societario stipulato per operazioni commerciali simile a quello bancario. Monetazione: nel XIII secolo con Federico II si riprende la monetazione aurea per via del commercio che ne richiedeva sempre più l’uso, prima con “l’Augustale” in Sicilia, poi Fiorino, Genovino, Zecchino (a Venezia) e poi a fine secolo con lo Scudo in Francia. Il settore di punta dell’industria Medievale era quello tessile e in particolare modo della lana che non poté più essere prodotta solo dagli artigiani singoli, ma per la grande richiesta nel mercato internazionale, si passò ad una diversa organizzazione chiamata “opificio decentrato”, dove il prodotto veniva lavorato dalle materie prime alle rifiniture in diverse botteghe. Tutto ciò è possibile grazie al grande commerciante che diventa imprenditore capitalista, che lo immetteva poi sul mercato. Fiorente era anche la lavorazione di metalli per la produzione in particolare modo di armi, la fabbricazione della carta e delle ceramiche, l’industria del vetro e il settore dispendioso di costruzione navale. Nei settori dell’artigianato l’unità produttiva era costituita dalla bottega formata da: maestro, familiari, soci, apprendisti e salariati occasionali. Corporazioni: organismi che raccoglievano tutti coloro che esercitavano lo stesso mestiere per difenderlo. Controllando il prezzo, la qualità e la quantità dei prodotti forniti. Con la loro forza economica erano in grado di influenzare le autorità comunali, avendo dunque un ruolo ben definito politico-amministrativo. Gilde: corporazioni tedesche dei mercanti. Sviluppo dei centri urbani e origini della borghesia: la città Medievale a differenza di quella romana, era incentrata nel ruolo di centro produttivo e di scambio per le attività economiche. Le maggiori città marinare per gli scambi commerciali inizialmente comprendevano anche Bari, Amalfi e Gaeta, ma poi non poterono stare al passo con Venezia, Genova e Pisa, perché dotate di potenti flotte per poter scambiare verso l’Oriente in particolar modo i territori Bizantini e Arabi, dopo che Genova e Pisa nel 1016 scacciarono i Saraceni dalla Sardegna ottenendo il monopolio degli scambi commerciali italiani. Nel 1284 nella battaglia della Meloria, Pisa dovette cedere definitivamente il campo a Genova. Gli scontri terminarono nella battaglia di Chioggia fra Venezia e Genova nel 1381 che sancì l’uscita da un conflitto in cui entrambe le Repubbliche Marinare avevano subito danni economici, ma nessuna prevalse anche se Genova entrò in un periodo di decadenza. Milano e Firenze commerciavano con i Paesi Bassi e Marsiglia. Ruolo dei vescovi nelle città: eletti dal clero e dal popolo, svolgevano le funzioni pubbliche e avevano una grande partecipazione politica nella comunità cittadina, spesso legati al ceto dirigente che era la nobiltà. Divisione in 3 ordini della società europea: Coloro che predicavano (oratores). Coloro che combattevano per la difesa del popolo (bellatores). Rustici che lavoravano la terra per sé o per gli altri (laboratores). All’interno di questi cominciarono ad emergere a partire dai secoli XII-XIII i borghesi. La divisione fra contadini e borghesi si verificò in maggior modo dalla protezione che le mura cittadine esercitavano sul contado circostante. Essa rappresentava la divisione fra benessere, commercio, sicurezza e situazioni di pericolo e arretratezza strutturale dei contadini, anche se tuttavia entravano spesso in contatto, avendo anche i borghesi alcune volte terreni o orti in coltivazione, all’infuori dalle cinta murarie. Formazioni comunali si verificarono oltre che in Italia, anche in Francia con movimenti di rivolta e iniziativa politica nelle mani di un gruppo ristretto di famiglie o proprietari terrieri, per conseguire la “Carta di Comune” delegata dal re, e in Germania dove in esse fu diverso il ceto dirigente, soprattutto con l’affermarsi di quello dei grandi mercanti che impressero una forte accelerazione al processo autonomistico. Nascita e sviluppo comunale in Italia: nel 40ennio che va dal 1080 al 1120 (lotta per le investiture), nelle collettività urbane dell’Italia, appaiono i comuni consolari, con l’inurbamento cittadino, attraverso le coniurationes: associazioni giurate, grazie alle quali tutti i membri della collettività urbana si impegnano a mantenere la pace e la stabilità. Nasce il consolato come magistratura collegiale che era in carica per un solo anno e i membri venivano scelti fra i “maiores” ovvero le famiglie dell’aristocrazia feudale di maggior rilievo, ricche di beni fondiari, che avevano potere deliberativo, con affianco le famiglie dei “minores” e arginando il potere sacerdotale dei vescovi che andava sempre più espandendosi assieme a quello dei duchi, dei conti e dei mercanti. I consoli ripromettevano di curare gli interessi di tutta la città e non solo del gruppo sociale di cui erano espressione, per questo motivo godevano del consenso di tutta la comunità cittadina. Essi restavano in carica breve tempo per evitare l’affermarsi di regimi di tipo personale. Comuni fiamminghi: a differenza di quelli italiani, al comando di essi vi erano esclusivamente i borghesi. Arengo: luogo di assemblea dei cittadini, i quali avevano potere decisionale, affiancato al Collegio dei Consoli per il potere esecutivo. Estensione del Comune sul contado e potere territoriale: utilizzavano rapporti beneficiario-vassallatici con i signori e i castellani, i quali pagavano una tassa chiamata “cittadinatico”. Inoltre stipulavano trattati di pace, ingaggi militari con i signori armati più potenti, o puntavano all’estensione con la conquista di territori signorili o con il loro acquisto. Federico I Barbarossa di Svevia e i comuni italiani: Federico I Barbarossa una volta Imperatore, nel 1155 constatò che gli sviluppi generali della Germania e dell’Italia sul piano politico amministrativo erano incompatibili con il suo ambizioso programma politico. Ciò si evince anche dal fatto che nel 1143 abbatté il regime comunale formatosi a Roma per poter ricevere la corona imperiale. I Comuni si erano già appropriati di innumerevoli diritti regi (regalie), che l’imperatore era disposto a lasciare a patto che versassero un contributo annuo e riconoscessero nell’Impero la fonte di tutti i poteri. Emanò anche una Costituzione sulla pace, proibendo le leghe fra le città e le guerre private e rivendicò la dipendenza dal potere regio e impedì la divisione per quanto riguarda i distretti pubblici (contee, marche, ducati). Dunque si evince che egli volesse uno Stato nel quale tutti i poteri, sia pubblici che comunali, dovessero derivare dall’imperatore e stringere rapporti feudali per coordinare i poteri signorili esistenti sul territorio. Tentò anche di imporre un controllo sulla Chiesa al di la delle prerogative basate sul concordato di Worms. Ciò causò una forte opposizione anche da parte dei Comuni che vide il pontefice scappare ed essere sostituito con un antipapa scelto dall’imperatore e il comune di Milano raso al suolo (1162). Tuttavia tramite la fusione di alcune leghe comunali si formò la Lega Lombarda con a capo il pontefice Alessandro III, per questo chiamarono la città strategica: Alessandria. Barbarossa non riuscì a penetrarla. Così, dopo alcune sconfitte si giunse a un accordo diplomatico nel 1183, a Costanza, restituendo alla Chiesa di Roma i territori e le regalie precedenti, eliminando l’antipapa e concedendo ai Comuni della Lega Lombarda, il diritto di costruire fortezze e unirsi in leghe, i quali a loro volta si impegnavano a versare un’indennità e a mantenere la pace. Comune podestarile: c’è l’ascesa del ceto borghese popolare e mercantile che inizia ad organizzarsi in associazioni militari ed entra in contrasto perenne con il vecchio ceto dirigente aristocratico. Avviene quindi la fase di passaggio al regime podestarile, tramite il governo di un tecnico pellegrino della politica e del diritto con mandati a tempo determinato al posto dei consoli. Aveva il compito di eseguire le decisioni prese dai consigli cittadini e amministrare la giustizia, garantendo la sua indipendenza rispetto ai centri di interesse in città. Comune popolare: ciò non riuscì però a dare stabilità e pace. I nobili nutrivano sentimenti di odio verso altre famiglie nobili, creando dei veri e propri clan riuniti in federazioni che formarono 2 raggruppamenti definiti: Guelfi: aderenti al partito filopapale, che consideravano il rapporto con la Chiesa di Roma la forma di copertura all’autonomia comunale e riconoscevano all’imperatore una sovranità puramente teorica. Ghibellini: erano i sostenitori di un saldo legame con il potere imperiale. Stati regionali: ordinamenti più ampi, sorti ad opera espansionistica di una città o una stirpe signorile dominante, inglobavano a loro volta altre città e Comuni, formando così veri e propri stati regionali. Ciò si attuò tramite lo sperimentalismo proveniente dal basso, cioè fra particolarismi, comprendenti collegamenti e alleanze tra fazioni, rapporti beneficiario-vassallatici e concedendo liberate a borghi e Comuni rurali, per ottenere il loro favore, oppure anche con le annessioni attuate con la forza o con esborso di notevoli somme di denaro. Nel 1300 e 1400 le maggiori le maggiori potenze territoriali erano lo Stato Pontificio, la Repubblica di Firenze, di Venezia, di Genova, di Siena, il Ducato di Milano, di Savoia (i cosiddetti custodi alpini, con l’ascesa dei discendenti di Amedeo V,VI,VII,VIII, con quest’ultimo furono Signori del Piemonte), lo Stato Estense (che comprendeva il Ducato di Mondena, quello di Reggio-Emilia e quello di Ferrara), il Marchesato di Monferrato, il Regno di Napoli, il Marchesato di Mantova, la Repubblica di Lucca, il Marchesato di Saluzzo e la Repubblica di Ragusa. Lo Stato della Chiesa: anche lo Stato pontificio mirò alla costruzione di una salda dominazione territoriale, per l’esigenza di tutelare la libertà della Chiesa. Il progetto si andò realizzando nel corso del 1200, fino a comprendere le attuali regioni Lazio, Umbria, Marche e Emilia Romagna Il punto di partenza fu costituito dai territori bizantini italiani donati ai pontefici dai re franchi, grazie all’antico “Patrimonium Petri”, che tuttavia venivano sempre contrastati dagli imperatori e dai signori per l’egemonia. Ciò si consolidò solo grazie alla crisi imperiale del 1200, che consentì al papato di recuperare le terre sottratte alla sua sovranità. Le province della Chiesa vennero controllate da un preside o rettore. La situazione peggiorò quando fu stabilita ad Avignone la curia papale, sia per i pellegrini, che per coloro che richiedevano il beneficio ecclesiastico, assieme alle lotte per la supremazia interna ai territori. Per questo motivo il papa incaricò ad un suo cardinale, Egidio di Albornoz per restaurare l’autorità pontificia nel complesso dei territori della Chiesa, ed eliminare i signori e le città ribelli e i tiranni, ponendoli sotto il controllo dei rettori. Inoltre promulgò una serie organica di norme chiamata “Costituzioni egidiane” nel 1357. Inghilterra Normanna: la conquista Normanna inizia con l’Inghilterra, con truppe provenienti dal Ducato di Normandia in Francia, con esercito feudale e a capo Guglielmo I il Conquistatore nella battaglia di Hastings del 1066 contro le truppe di Aroldo II. Ciò consentì alla Francia di venire a stretto legame con l’Inghilterra, sia per il folclore, sia per i rapporti feudo-vassallatici trasmessi. Lasciarono intatta la divisione del regno in contee e posero sotto controllo regio amministratori detti sceriffi che riscuotevano le tasse. Per l’amministrazione delle finanze fu creata invece la “Camera dello scacchiere” e fecero redigere un catasto del regno per la riscossione delle imposte ad opera degli sceriffi. Italia Normanna: quadro iniziale politicamente debole a causa delle invasioni, guerre e conflitti interni. I domini bizantini dell’XI secolo comprendevano parti molto frazionate, alcune delle quali con autonomia propria. La stessa Sicilia, dominata dagli Arabi subì molti conflitti interni. Eterogeneità culturale e religiosa ma quadro economico decisamente positivo con l’esportazione commerciale. Si passò alla conquista dell’Italia Meridionale con un esercito formato da cavalieri che lavoravano inizialmente come mercenari fra le fazioni contrapposte in Italia. La prima volta comparvero a Salerno contro i Bizantini. La conquista si conseguì senza disegni prestabiliti. I primi gruppi normanni comparvero in Campania e in Puglia dopo che Melo da Bari fu sconfitto a Canne nel 1018 dai Bizantini. Così riuscirono ad ottenere la Contea di Aversa, Capua da Riccardo Quarrel e il Ducato di Melfi. Da qui iniziò la vera e propria conquista che causò un fronte anti- normanno con il pontefice Leone IX che in aiuto dei Beneventani si alleò con Bizantini e Longobardi, ma nel 1053 e nella Battaglia di Civitate, furono sconfitti e il papa fatto prigioniero da Roberto il Guiscardo e rilasciato dopo aver riconosciuto le conquiste. Concordato di Melfi del 1059: fra Roberto il Guiscardo e Riccardo Quarrel che giurarono fedeltà a Nicolò II il nuovo papa che concesse il titolo di Duca di Puglia, Calabria e Sicilia al primo e al secondo principe di Capua. Conquista della Sicilia musulmana dal 1061 al 1071 con Roberto che attribuì il titolo di Gran Conte al fratello Ruggero e tra il 1070-76 Amalfi e Salerno assieme a Bari, l’ultimo possedimento Bizantino in Italia. A Roberto il Guiscardo morto nel 1085 seguì suo figlio Ruggero Borsa e il figlio Guglielmo che non riuscì a dare stabilità ai territori Così alla sua morte, ristabilì l’equilibrio e la pace Ruggero II, il figlio del Gran Conte, il quale si alleò nello scontro del papato, con il papa Anacleto II che lo incoronò nel 1130 come Re di Sicilia. Con l’ultima conquista di Napoli, Ruggero II poté concentrarsi sull’organizzazione del suo regno, che si configuro in breve tempo come uno dei meglio organizzati del tempo formato da esponenti della feudalità francese. A Ruggero II successe suo figlio Guglielmo I il Malo e poi suo figlio Guglielmo II il Buono che furono capaci, tramite un’amministrazione efficace che si avvicinava molto al modello Arabo-Bizantino, di produrre leggi, procurarsi le entrate fiscali e controllare meglio l’apparato ecclesiastico. In questo periodo la capitale del Regno di Sicilia era Palermo. Secondo gli storici l’introduzione dei rapporti feudo-vassallatici si rivelò alla lunga dannosa per lo sviluppo della società e dell’economia del Mezzogiorno, soprattutto in un periodo in cui il resto dell’Italia si andava orientando con la formazione dei Comuni verso istituzioni politiche capaci di suscitare maggiore partecipazione e una già vivace dinamica politico-sociale. 4) Crociata dal 1198 al 1204 bandita da Innocenzo III per riconquistare Gerusalemme ai Cristiani, dopo la morte del Saladino e ricondurre la Chiesa d’Oriente (in grande difficoltà) sotto la sovranità pontificia. Fu strumentalizzata da Venezia con cui i crociati giunsero a degli accordi quali: trasporto gratuito delle truppe verso l’Oriente e scalo a Zara per aiutare i Veneziani a riprendere il possesso della città e ad avere una grande parte nella spartizione delle terre conquistate. Il 13 Aprile 1204 saccheggiarono e conquistarono Costantinopoli, che poi fu la capitale del nuovo Impero Latino d’Oriente fino al 1261, nato dallo smembramento dei territori dell'Impero Bizantino, nell’Impero di Trebisonda, Il Despotato d’Epiro e il Ducato di Atene. 5) Crociata dal 1217 al 1221 indetta dal IV Concilio Lateranense sotto Innocenzo III, per attaccare l’Egitto e danneggiare e saccheggiare le proprietà e gli averi del Sultano. Fu guidata dal re Andrea d’Ungheria, ma non si ebbero risultati rilevanti se non qualche breve occupazione. 6) Crociata dal 1228 al 1229 guidata da Federico II di Svevia (re della Sicilia) che ottenne la restituzione di Gerusalemme ai Cristiani senza dover combattere con i musulmani, tramite un patto con il sultano di Il Cairo, che prevedeva lo smantellamento di tutte le difese della città in modo da non costituire fonte di preoccupazione militare per lo stesso. Nel 1244, però, una tribù di Turchi nomadi attaccò e saccheggiò Gerusalemme impadronendosi della stessa. 7) Crociata dal 1248 al 1254, guidata da Luigi IX (considerato l’ultimo vero esponente del movimento crociato) per tentare di riuscire a controllare l’Egitto, ormai punto indispensabile per il controllo della Palestina ma si rivelò un totale disastro, con la sua cattura. 8) Crociata nel 1270, guidata sempre da Luigi IX, dopo essere stato liberato a seguito del pagamento di un oneroso riscatto, detto il Santo dopo la sua morte, verificatasi a causa dalla peste prima ancora di partire per la spedizione, che aveva progettato dopo essere stato liberato pagando un oneroso riscatto. I Genovesi provavano insofferenza per la posizione di assoluta preminenza conquistata dai Veneziani, che li portò a stringere un patto con Michele VIII Paleologo nel 1261 re dell’Impero di Nicea (il più forte dei piccoli Stati bizantini sottrattisi all’autorità degli imperatori latini di Costantinopoli), dando inizio alla dinastia dei Paleologhi che, deponendo l’Impero Latino d’Oriente, resterà al potere fino alla conquista di Costantinopoli ad opera dei Turchi nel 1453. I Mamelucchi, la casta degli schiavi-guerrieri che deteneva il potere effettivo a Il Cairo, mise da parte gli ultimi discendenti del Saladino e nominarono un loro sultano che avviò la conquista sistematica dei territori rimasti ancora in mano ai Cristiani fino al 1291. Passaggio dai Normanni agli Svevi: ci fu una crisi alla morte di Guglielmo II il Buono che aveva sposato la figlia del Re d’Inghilterra, in quanto dopo alcuni anni di matrimonio senza figli egli morì. Per questo motivo non vi erano suoi eredi diretti, ma Federico I Barbarossa di Svevia ebbe un figlio di nome Enrico VI di Svevia (Re di Sicilia), grazie al matrimonio combinato con Beatrice di Borgogna. Il 26 dicembre del 1194 nacque Federico II di Svevia, figlio di Enrico VI di Svevia e Costanza d’Altavilla. Nel 1198 fu incoronato Re di Sicilia. Innocenzo III e l’apogeo del papato: la seconda metà del XII secolo vide una decisa evoluzione del papato in senso monarchico. Nel 1198 fu eletto pontefice Innocenzo III. Egli si dichiarava vicario di Gesù e affermava la totale supremazia del potere spirituale su quello politico. La prima intenzione fu quella di avere il controllo effettivo del Regno di Sicilia, con Federico II di Svevia che nel 1208 raggiunse la maggiore età, dapprima sotto la sua tutela e in seguito lo incoronò Re di Germania, nel 1215 dopo la scomunica e lo spergiuro ai danni di Ottone di Brunswick che dovette ritirarsi. Nel fu incoronato 1220 imperatore. Contemporaneamente egli riuscì ad ottenere l’omaggio feudale di molti sovrani fra cui il re d’Inghilterra, l’imperatore latino d’Oriente, i duchi di Atene e gli imperatori dei regni di Aragona, Portogallo, Bulgaria, Serbia. Attuò anche una crociata contro gli eretici Albigesi, come già detto in precedenza che, assieme ad altre, trasformò le crociate da fenomeno religioso, a strumento politico nelle mani del papato. Ciò fu rappresentato anche nel IV Concilio Lateranense in cui si discusse molto per la lotta contro l’eresia e si presero importanti decisioni circa l’organizzazione complessiva della vita religiosa. L’anno seguente, nel 1216, Innocenzo morì lasciando la Chiesa al culmine del suo prestigio e delle sua potenza temporale. I suoi successori tuttavia dovettero fronteggiare con la crescita organizzativa dei sovrani, soprattutto di Francia e Sicilia che avevano tratto vantaggio dalle politiche del papato. La restaurazione del potere monarchico in Francia: il re di Francia Filippo Augusto fu l’unico a tenere testa al pontefice ed era impegnato nel rilanciare l’immagine della monarchia, appannata in precedenza a causa del trasferimento del re d’Inghilterra Enrico II in una grande parte di territorio francese, dopo aver sposato Eleonora d’Aquitania. Tentò di indebolirlo con rivolte interne della nobiltà e fomentando contrasti nella famiglia reale, attirando a se Riccardo (Cuor di Leone), che in seguito alla sua cattura diventerà suo vassallo e aiutante. Con la morte di Riccardo nel 1999, salì al trono il debole Giovanni Senzaterra che non presentandosi dinanzi al sovrano per essere battezzato come vassallo, fu accusato per fellonia con la conseguente confisca di tutti i feudi posseduti. Continuò ad espandere il suo dominio tra il 1203 e il 1207 recuperando alla Corona: Normandia, l’Angiò, la Bretagna ecc… lasciando agli inglese poche zone. Progettò la conquista dell’Inghilterra, ma dovette fermarsi in quanto Giovanni si mise sotto la protezione di Innocenzo III, dichiarando il suo regno feudo della Chiesa. Dopo lo vittoria contro Ottone (IV) di Brunswick, in cui egli si schierò nella coalizione formata dal pontefice Innocenzo III e ne divenne perno principale (in quanto fra gli alleati dell’Imperatore vi erano alcuni feudatari della Francia e Giovanni Senzaterra), nella Battaglia di Bouvines il 27 Luglio 1214 (fu lo scontro decisivo del primo grande conflitto internazionale tra coalizioni di eserciti nazionali in Europa e definito “lo scontro che ha fatto la Francia”). A seguito di ciò, con il Trattato di Chinon, gli vennero riconosciuti tutti i territori da lui incorporati negli ultimi anni. Alla sua morte nel 1223, il territorio sotto il dominio della Corona si era triplicato rispetto a quello trasmessogli dal padre. Nel 1239 fu scomunicato per la seconda volta; e decaduto dalla dignità imperiale nel Concilio di Lione del 1245, da Innocenzo IV. Si creò una coalizione fra cui le città marinare e la Lega Lombarda contro Federico e gli fu attribuito l’appellativo di Anticristo mobilitando anche i mendicanti. Questo perché attaccò in precedenza la Lega Comunale e non rispettò i patti e gli obblighi stabiliti con il pontefice a seguito della pace. Subì notevoli sconfitte e suo figlio Ezio a cui egli designò la Sardegna fu catturato e imprigionato. Nel 1250 Federico II morì e fu sepolto a Palermo. Nel 1254 morì anche suo figlio e successore Corrado IV. La ripresa cristiana in Spagna: il movimento cristiano contro i musulmani di Spagna, diventò realmente efficiente fra il X e il XI, con la costruzione di fortezze e castelli e in seguito favorito dalla crisi politica del califfato nelle zone iberiche, divenendo quasi una vera crociata. Ciò fu favorito dall’aiuto dell’Occidente di Normanni e Francesi mandati dal papa, ma rimasti delusi in quanto i sovrani Spagnoli volevano sottomettere politicamente i musulmani e non sterminarli, con protezione in cambio di un tributo annuo, come faceva l’Islam. All’interno delle città e delle comunità rurali che fornivano alla monarchia un prezioso sostegno in cambio di terre cedute ai colonizzatori, vi erano i combattenti a cavallo che costituivano una sorta di oligarchia guerriera. Si ottenne che dopo la liberazione dai musulmani, del XII secoli, gli Stati Spagnoli erano così divisi: Regno di Leòn, Contea del Portogallo, Regno di Navarra, Regno di Castiglia, Regno di Aragona. Il movimento espansivo cristiano era ormai incontenibile con l’esercito Castigliano-Aragonese che conquistava nuovi territori e verso la fine del XIII secolo la “reconquista” poteva dirsi conclusa as esclusione di un piccolo territorio a Granada dove essi rimarranno fino al 1492 come tributari del re di Castiglia. Un ceto intermedio che si formò fra i combattenti a cavallo e i nobili che promossero la colonizzazione dei loro vasti domini per reclutare i contingenti militari per la guerra contro i musulmani, erano gli “hidalgos” che erano perennemente inquieti dopo la reconquista, in quanto non riuscirono ad ottenere cariche nobili e accumulare grandi patrimoni, e si consolidarono al loro interno, creando una situazione di instabilità. Il principato di Kiev: tra il VIII e il IX secolo, pirati-mercanti provenienti dal Scandinavia e chiamati “Rus” dagli slavi, assunsero presto il controllo delle città in cui vi erano mercati importanti come quella di Kiev. Diedero vita sotto la guida di Oleg al principato di Kiev, assimilando tutte le tribù residenti attorno a loro. Strinsero presto accordi di tipo commerciale con Costantinopoli con scambi di enorme portata. Una svolta si ebbe con il principe Vladimir nel X secolo decise di far convertire il suo popolo al Cristianesimo, battezzandoli nel fiume Dnepr. Si trattò di un enorme successo per i missionari bizantini e di un avvenimento di grandissima importanza nella storia della Cristianità. La Chiesa Russa, fu posta sotto il metropolita di Kiev, che fu nominato dal patriarca di Costantinopoli, portando in Russia anche l’arte religiosa bizantina di rito greco, che era affine alle diocesi formate. A partire dalla metà del secolo XI il principato iniziò a decadere sia per i continui attacchi delle popolazioni turche, sia per il declino commerciale a seguito della grande ripresa dei traffici mediterranei, che per i contrasti delle lotte dinastiche interne che decretarono la divisione del potere a vantaggio delle formazioni politiche limitrofe come quella di Mosca. La comparsa dei mongoli di Gengis Khan: i mongoli erano una popolazione semi-nomade, divenuta guerriera grazie alla figura di Gengis Khan, che la lanciò alla conquista del mondo, assoggettandola ad un solo sovrano e ad un unico piccolo corpo di leggi lo “yasaq”. Nacquero nel XII secolo e nel 1206 egli aveva già inglobato nel suo dominio tutte le tribù mongole. Nel quindicennio successivo si spinse a Nord e poi dal 1220 tutti i suoi sforzi si concentrarono sul fronte Occidentale fino ad arrivare in Mesopotamia e Russia nel 1223. Nel 1226 si volse verso la Cina e la conquistò completamente, ma la sua morte nel 1227 non gli consentì di realizzare il suo progetto. Le popolazioni che non vi si opposero trovarono grandi vantaggi, fra cui quelli commerciali e libertà nel professare la propria religione, quelle che si opposero, furono decimate e videro al contrario delle prime distrutte le loro città. Calcolando circa 10 milioni di morti totali in tutta Eurasia. Dopo la sua morte il governo fu affidato a funzionari mongoli che amministrarono, ricostruirono città e fondarono la capitale a Karakorum. Continuarono le opere espansive, conquistando la Corea, la Persia, furono travolti i principati russi, arrivando fino in Germania, quando all’improvviso nel 1242, cominciarono a ripiegare, anche se tuttavia i principati russi restarono vassalli della formazione politica sorta dopo la divisione dell’Impero di Gengis Khan, chiamata “Orda d’oro”. Continuò l’avanzata a sud arrivando fino ad uccidere il califfo di Baghdad nel 1258. Ma furono sconfitti in Egitto dai Mamelucchi che li costrinsero alla ritirata e in India dal sultano di Delhi. Si formarono 4 imperi destinati sempre più a differenziarsi: Impero degli Ilkhan, Khanato di Chagatai, Impero del Gran Khan e l’Orda d’oro. L’Impero più vasto era quello del Gran Khan, che raggiunse il suo massimo splendore con Kubilai (1260-1294), trasferendo la capitale a Pechino dove si convertirono al Buddhismo. Si recarono senza successo missionari Cristiani e mercanti italiani che poterono viaggiare in tranquillità, grazie alla “pax mongolica”, ovvero la sicurezza resa possibile grazie al controllo Mongolo dell’intera area. Tra questi viaggiatori vi era anche Marco Polo (1255-1325), il quale rimase 17 anni alla corte del Gran Khan e gli furono assegnate missioni diplomatiche per la grande fiducia nei suoi confronti. Dalle scoperte politiche-amministrative, sul paesaggio, sul folclore e le caratteristiche fisiche delle popolazioni, scrisse un lungo e importantissimo racconto sull’immagine Orientale chiamato “Il Milione”. L’Orda d’oro, si integrò nel mondo islamico-mediterraneo, convertendosi anche all’Islam quasi interamente. Molti russi, dopo la distruzione di Kiev, si rifugiarono a Mosca per sottrarsi al dominio diretto. Il principe di Mosca Ivan I (1325-1359), si schierò dalla parte dei mongoli contro gli altri principati russi e ottenne il titolo di “Gran principe” Ci furono una serie di scontri dopo che il potere politico mongolo si iniziò a frantumare, ma nessuno portò ad una reale svolta duratura, in quanto riuscirono sempre a riacquisire la loro sovranità nei territori russi. Evoluzione politica e conflitto tra Filippo il Bello e Bonifacio VIII: il problema del ruolo di Impero e papato nella politica europea si venne chiarendo agli inizi del 1300 grazie al rapido succedersi di eventi soprattutto in Italia, Francia e Germania. Il primo ebbe come protagonisti il re di Francia Filippo IV il Bello e il pontefice Bonifacio VIII, la cui elezione fu contrastata dall’aristocrazia romana dei Colonna e dai mendicanti che volevano tornare ad una chiesa povera. Non si lasciò intimidire da accuse e sospetti, abbattendo i suoi oppositori e con il giubileo che ebbe enorme successo a Roma. In Italia si schierò dalla parte comunale dei Neri che nel 1301 si impadronirono del potere e costrinsero i Bianchi come Dante che volevano una politica di maggiore indipendenza da Roma all’esilio. In Francia, il re Filippo IV adottò un’opera di consolidamento dello Stato che gli permetteva di tassare il clero in caso di grave necessità. Il pontefice, però, dopo che egli ebbe imprigionato un vescovo a cui era legato, annullò la concessione ed emanò nel 1302 la bolla “Unam Sanctam” che riaffermava la sottomissione di ogni creatura umana al pontefice (e quindi anche di autorità politiche). Filippo IV si dotò di collaboratori di buona preparazione giuridica, così attuò una campagna scandalistica contro il pontefice per chiamarlo in giudizio, ma grazie ad un’insurrezione popolare e i rinforzi giunti da Roma, fu bloccato tutto. Filippo IV non fu condannato in quanto, dopo la morte di Bonifacio VIII, l’anno seguente, divenne papa con il nome di Clemente V l’arcivescovo di Bordeaux che per paura di un’accoglienza ostile dei romani, decise di spostare nel 1309 la sede papale ad Avignone dove resterà fino al 1376. Nel 1308 divenne re di Germania Enrico VII, il quale tentò di restaurare l’autorità regia e giunse in Italia per l’incoronazione, suscitando entusiasmo in chi come Dante vedeva il restauratore della pace e giustizia, verso la salvezza eterna (con la Chiesa) e la felicità terrena. Ma si rivelò un totale fallimento e disastro, come i suoi successori. Nel 1356 poi il nuovo imperatore del Sacro Romano Impero, Carlo IV emanò la celebre “bolla d’oro” precisando con sanzione definitiva il diritto di elezione che spettava a: 7 grandi elettori, 3 ecclesiastici e 4 laici. Disconoscendo così il diritto papale di sancire l’investitura imperiale, trasferendo inoltre l’incoronazione da Roma in Germania. Il papato ad Avignone (cattività): l’evento del conflitto fra Filippo il Bello e Bonifacio VIII fu considerato negativo, in quanto pose il papato sotto l’influenza della monarchia francese, che lo rese sempre più centro di potere e sempre meno guida spirituale per il mondo cattolico. Ancor più della monarchia, fu influente la Chiesa di Francia, infatti nel periodo avignonese i papi, cardinali e la curia erano di origine francese. Ciò permise però di instaurare in tranquillità nella piccola regione un sistema burocratico-amministrativo che verrà ammirato in tutta Europa. Questo si evince dal fatto che vescovi, arcivescovi e monaci vennero decretati dai papi. Importante fu la regolamentazione della Cancelleria e un nuovo ufficio, la Camera apostolica che gestiva le finanze nel 1300. Il ritorno dei papi e Roma e lo Scisma d’Occidente: con Gregorio XI nel 1377 a causa anche della situazione poco sicura durante la Guerra dei Cent’anni , la sede papale fu trasferita nuovamente a Roma. Alla sua morte il nuovo papa, su intimidazione e insistente richiesta dei Romani, fu italiano e prese il nome di Urbano VI. I Francesi, dichiarando non valida l’elezione, elessero a loro volta un nuovo papa Clemente VII che si insediò ad Avignone. I due papi considerarono entrambi legittima la propria elezione e diedero vita a due collegi di cardinali e ad due curie,una a Roma e l’altra ad Avignone.E così fecero anche i successori. Questo scisma, non turbò i regnanti europei che lo utilizzavano come mezzo politico dove schierarsi e trarne vantaggio, ma destò sconcerto tra le coscienze cristiane, contribuendo ad abbassare ulteriormente il prestigio della dignità sacerdotale. La soluzione fu trovata nella convocazione nel 1409 del Concilio di Pisa, dove furono deposti entrambi i papi attuali, dichiarati scismatici ed eretici e fu eletto un nuovo papa, l’arcivescovo di Milano che prese il nome di Alessandro V. Tuttavia questa decisione non fu riconosciuta e ai due papi, dunque, se ne aggiunse addirittura un 3°. Così si decise di convocare un concilio ecumenico che si tenne a Costanza nel 1414, con la partecipazione anche di molti sovrani, e dove si votò per nazione. Fu approvato l’”Haec Sancta”, ovvero che il concilio universale, ha autorità su tutti i Cristiani compreso il papa. Fu eletto il papa Romano con il nome di Martino V (1417-1431), furono scomunicati gli altri due e ci fu il decreto “Frequens”, secondo cui i concili generali si sarebbero dovuti riunire regolarmente ogni 10 anni. Nei successivi concili si passò a ridimensionare i poteri sia del papa che degli organismi curiali, restituendo agli ordinari diocesani maggiore libertà nel conferimento dei benefici. Nel 1439 con il Concilio di Basilea, Ferrara e Firenze si metteva fine, temporaneamente, allo scisma d’Oriente, tuttavia però ci fu un’altra scissione nella Cristianità d’Occidente, di breve durata però che finì nel 1449 riconoscendo nuovamente il pontefice Romano Niccolò V. La ripresa dell’autorità pontificia: superata così la crisi “conciliarista” e definito un orientamento nei confronti del potere politico, poté dedicarsi al recupero del terreno perduto, con un grande impiego di mezzi. Innanzitutto papa Pio II pubblicò nel 1460 la “bolla Execrabilis” che riaffermava il ruolo del papato come guida suprema della Cristianità, debellando le tesi ecumeniche conciliariste. Si potenziò anche il flusso continuo dei benefici ecclesiastici concessi ai membri ecclesiastici di loro gradimento e di procuratori di principi e re. Si sviluppò anche il cosiddetto “nepotismo papale” la tendenza, da parte di detentori di autorità o di particolari poteri, a favorire, affidando cariche e signorie locali, i propri parenti, indipendentemente dalle loro reali abilità e competenze, per avere un più saldo controllo sul territorio. Inoltre si creò un ordinato sistema fiscale che consentì la crescita della entrate, mentre riprendeva il flusso di denaro prodotto dal conferimento dei benefici ecclesiastici e dalla riscossione delle decime. Queste entrate concedettero ai papi di poter assoldare truppe mercenarie per mantenere il controllo dello Stato, della politica italiana e di attuare un rinnovamento edilizio e urbanistico di Roma. Oltre al fenomeno del “mecenatismo” che si diffuse con artisti come Michelangelo e Raffaello. Nacque anche il movimento dell’Osservanza, principalmente per soccorrere al problema della cura delle anime e per ritornare al rigore iniziale, predicando e promuovendo opere assistenziali con la creazione di nuovi conventi dai quali nascerà in seguito l’Ordine dei cappuccini. Monarchie Iberiche e ideologia politica Catalano-Aragonese: fu anche contrastato il processo di consolidamento delle istituzioni monarchiche nella penisola iberica. Quello a superarlo per primo fu il Portogallo con la dinastia dei d’Aviz con Giovanni I (1383-1433), con forte impulso alle attività marinare e mercantili, operando soprattutto nella città mercantile di Lisbona. In politica estera invece si consolidava l’alleanza con l’Inghilterra. In Castiglia invece si fece sentire il peso della nobiltà. Nel 1400 però con l’unione delle città in “Fratellanze” si acquisì una posizione preminente all’interno delle “Cortes” (equivalenti al parlamento inglese) consentendo alla monarchia di farne un efficace contrappeso allo strapotere della nobiltà. Il Regno di Aragona puntò alla conquista Mediterranea, acquisendo il controllo prima delle Baleari e Valencia e poi della Sicilia con le guerre del Vespro e della Sardegna con una lunga battaglia contro i sardi iniziata nel 1323 in cui si accordarono economicamente con i Pisani per la gestione dei domini. In poco tempo riuscirono anche a respingere la difensiva della giudicessa Eleonora d’Arborea che scrisse anche il codice di leggi “Carta de Logu de Arborea” che verrà poi esteso dagli Aragonesi dopo la conquista. Si ebbe la nascita dunque di un vero e proprio Impero marittimo. La Confederazione Svizzera: qui l’opera di ricomposizione territoriale avvenne da iniziative di contadini liberi, che avevano acquisito nel corso del tempo notevole competenza economica e militare, conseguendo importanti risultati negli scambi commerciali tra Italia e Centro Europa. Nel 1291 per contrastare gli Asburgo d’Austria, diedero vita alla “Lega perpetua”, mettendosi in stretto contatto con i nemici degli stessi. Sconfissero nel 1315 i cavalieri austriaci. Nel 1393 la confederazione arrivò a contenere 9 cantoni dando vita ad un ordinamento unitario, con conseguente patto militare che aveva anche obbiettivi espansionistici. Nel 1499 la pace di Basilea con Massimiliano I sancì sostanzialmente l’autonomia della confederazione e il suo distacco dall’Impero. Passaggio dagli Svevi agli Angioini: il papa era deciso ad eliminare definitivamente gli Svevi dalla scena politica e così chiamò in Italia Carlo I d’Angiò, fratello di Luigi IX e possessore delle contee di Angiò e Provenza, per consolidare l’apparato burocratico-amministrativo. Riuscì a conquistare l’Italia meridionale rapidamente con legami diplomatici. Si impadronì del Regno di Sicilia dopo aver sconfitto nel 1266 Manfredi, il figlio naturale di Federico II che fu incoronato nel 1258. I difficili inizi della dinastia Angioina: il papa Urbano IV offrendo il regno agli Angioni voleva ottenere 2 obbiettivi: rendere effettivo il vincolo feudale che subordinava la monarchia del Regno di Sicilia alla Chiesa e avere un valido sostegno per coordinare le forze guelfe del papato. Intanto il peso fiscale gravava sempre più sul regno e ci furono alcune rivolte per il malcontento generale che furono in seguito placate con gravose multe alle città che ne fecero parte e con l’assegnazione di ranghi ai feudatari francesi e cariche ecclesiastiche ai funzionari francesi che divennero la nuova classe dirigente e nonostante fece il possibile per eliminare forme di discriminazione, si diffuse un nuovo malcontento. Così scoppiò un moto rivoluzionario a Palermo nel 1282, dopo uno scontro fra giovani siciliani e soldati francesi accusati di aver arrecato molestie a una nobildonna palermitana. A ciò si aggiunse anche un malcontento per lo spostamento della capitale da Palermo a Napoli e per la scarsa borghesia mercantile senza sbocchi all’interno del regno. Divisione del Regno fra Angioini e Aragonesi: a questa contesa si aggiunse Aragona con il re Pietro III, marito della figlia di Manfredi, proponendosi come il prosecutore della dinastia sveva. Egli era sostenuto in maniera decisa sia dalla feudalità, sia dalla borghesia che fornirono uomini, flotte e mezzi finanziari per la politica e lo scambio commerciale in tutto il Mediterraneo. I siciliani erano pronti ad offrire la corona al re d’Aragona e scacciare la monarchia Angioina. Ci furono vari scontri, dopo la sua morte, suo figlio Federico III ottenne il titolo di re di Trinacria (della sola Sicilia) dal papa Bonifacio VIII nel 1302, con la pace di Caltabellotta, per poi dover tornare sotto il dominio Angioino che intanto risiedeva nel Regno di Napoli. Titolo che invece rimase nelle mani degli aragonesi, quando nel Trattato di Avignone del 1372, atto conclusivo della Guerra del Vespro durata 90 anni, la Sicilia divenne indipendente dal Regno di Napoli, sebbene i suoi sovrani giurarono vassallaggio ai re Napoletani. Lo sviluppo Angioino di Napoli: nonostante la sconfitta, gli Angioini riuscirono a riprendersi molto velocemente, grazie soprattutto all’appoggio papale, e al sostegno degli uomini fiorentini che misero a sostegno della monarchia Angioina ingenti somme per ottenere privilegi e feudi. Grazie a ciò, Napoli divenne una piazza commerciale di prim’ordine e fu inondata da persone acculturate. A ciò si aggiunse anche un rinnovamento edilizio e urbanistico come il Maschio Angioino. Si capisce di quale livello sia stata la considerazione del regno Angioino nel contesto politico europeo, con Roberto d’Angiò, alla cui corte attirò i maggiori esponenti della cultura italiana del tempo come Petrarca, Boccaccio, Giotto, mostrandosi attento anche alle espressioni religiose. Il ruolo che ebbero i Comuni nell’ambito dello Stato Angioino crebbe sempre di più, soprattutto nei momenti di debolezza monarchica, rispondendo alle richieste del clero, dei feudatari e soprattutto delle comunità cittadine. Le competenze parlamentari dei comuni, verso il 1300 furono affidate a ristrette magistrature collegiali variamente denominate e composte: i Sei a Napoli, i Dodici a Salerno. Crisi della dinastia Angioina e riunificazione Aragonese: il regno Angioino era diviso in 4 rami: Durazzo, Taranto, Ungheria e Napoli. Con l’avvento al trono nel 1343 di Giovanna I, si apriva un’aggrovigliata crisi dinastica, aggravata dalla crescente potenza dei feudatari e dei disordini che scoppiavano a causa delle tensioni sociali del XIV secolo, anche per l’invasione degli Ungheresi nel Regno di Napoli, a causa di un sospetto omicidio di un parente del re che tuttavia durò poco tempo. La regina Giovanna I, non aveva eredi diretti per le morti premature dei suoi mariti, così nel 1381 il Regno di Napoli fu invaso dal nipote Carlo III di Durazzo che fece imprigionare e uccidere la zia. Inizialmente il regno sembrò riprendersi, ma fu assassinato nel 1386. La caduta di Costantinopoli e l’espansionismo turco: Ai Bizantini non restava che sperare ancora una volta nelle formidabili mura della loro capitale, circondata ormai da tempo dai territori in mano ai nemici. Alla sua conquista si dedicò il sultano Maometto II il Gran Turco (1451-1481), contro l’ultimo Imperatore Romano d’Oriente Costantino XI Paleologo. L’impiego di mezzi e la durata non ha eguali nella storia del Medioevo, perché i difensori erano pronti a morire tutti piuttosto che cedere, nonostante l’offerta di resa del sultano. Il 29 maggio del 1453, l’esercito turco dilagò verso il centro della città. Lo stesso imperatore Bizantino morì combattendo come un semplice soldato. Dopo 3 giorni di stragi e saccheggi entrò in città Maometto II. I superstiti furono deportati e le chiese trasformate in moschee, tra esse anche la chiesa madre dell’Impero Romano d’Oriente, Santa Sofia, dove il giorno prima greci e latini celebrarono insieme l’ultimo servizio divino. Costantinopoli, diventata in lingua turca Istanbul, divenne la capitale dell’Impero Ottomano. La sua caduta destò enorme impressione i Occidente, dove erano ancora pochi quelli che avevano una visione chiara del potenziale bellico turco e si sentivano responsabili di aver abbandonato a se stessa la Cristianità orientale. Manometto II approfittò del panico suscitato per conquistare altri territori e Stati Cristiani indipendenti, controllando ormai tutto il bacino Mediterraneo. Ci furono anche attacchi isolati sul fine 1400 in Puglia, ma furono subito scongiurati dal re Ferrante di Napoli. Il pericolo per l’Italia a e l’Occidente sembrò scongiurato, ma la minaccia turca era destinata ad incombere sull’Europa, interrompendo le vie di comunicazione con l’Estremo Oriente, che fu stimolo per cercare in direzione opposta nuove vie per raggiungere l’Oriente, proprio come cercò di fare Cristoforo Colombo. Organizzazione dell’Impero Turco: le popolazioni dominate mantennero le loro tradizioni linguistiche e religiose. Il potere politico e religioso era nelle mani del sultano, che governava attraverso funzionari, spostati frequentemente. L’esercito era formato dalla fanteria tramite i “giannizzeri”, dotati di una formidabile artiglieria e dalla cavalleria che formavano il principale fondamento dell’Impero turco. Sviluppi politici nell’Italia del 1400: la caduta di Costantinopoli anche se suscitò in Europa grande impressione, non valse a far adottare misure concrete per scongiurare un ulteriore pericolo di espansione dei Turchi, essendo alle prese con gravi problemi di riassetto, dopo le crisi dinastiche e i conflitti sociali per l’egemonia che li avevano sconvolti. La più dinamica e aggressiva forza politica italiana, fu il Ducato di Milano, dove i Visconti avviarono il recupero dei territori perduti, avvalendosi dei più rinominati condottieri del tempo, fra cui Francesco Sforza e alleandosi con le città toscane in contrasto con Firenze. Si venne a formare un’alleanza tra quanti si sentivano minacciati dall’espansionismo visconteo, formata da Venezia, Firenze, dal Papa e da Duca di Savoia. La guerra che ne scaturì durò più di 20 anni (1423-1447) e fu ricca di colpi di scena e di passaggi da uno schieramento all’altro soprattutto da parte degli eserciti mercenari. Intanto dopo la pace di Ferrara del 1433 che durò solo un anno, il conflitto si complicava, allargandosi verso l’Italia Meridionale, dove era in corso la lotta tra Luigi III d’Angiò e Alfonso d’Aragona per la successione a Giovanna II. Abbiamo già parlato di come Filippo Maria Visconti si alleò prima con Luigi e poi dopo aver imprigionato Alfonso, strinse con lui un patto di fedeltà, liberandolo e aiutandolo. A Firenze gli insuccessi militari degli Albizzi, contro i Visconti crearono le pretese per l’avvento al potere di Cosimo dei Medici che firmò una provvisoria pace nel 1441. Non appena ripresa la guerra gli schieramenti si erano rimescolati, con lo Sforza che passò dalla parte avversaria e Filippo Maria Visconti che aveva dalla sua il re di Napoli e il pontefice Eugenio IV. Nel 1447 ci fu un nuovo colpo di scena, perché Filippo Maria morì e il patriziato milanese, diede vita, seppur per soli 3 anni a un regime di tipo oligarchico, proclamando l’Aurea Repubblica Ambrosiana. Dopo 20 anni di guerre l’unica potenza che poteva ritenersi soddisfatta era Venezia che si era sempre impiegata in una politica espansionistica, finendo con il configurarsi come la maggiore potenza italiana del 1400, soprattutto al tempo del doge Francesco Foscari (1423-1457). I milanesi erano sempre più pressati dai veneziani e dall’aggravarsi della carestia, così nel 1450 Francesco Sforza fu proclamato duca di Milano e riuscì effettivamente a respingerli. Ne seguì tuttavia un’altra guerra che durò 3 anni, quando giunse in Italia la notizia della caduta di Costantinopoli e del conseguente appello del papa per la crociata contro i Turchi. Venezia concentrò la sua attenzione sul Mediterraneo Orientale per fermare l’avanzata dei turchi che prima o poi avrebbe investito i suoi possedimenti. Si giunse così alla Pace di Lodi del 1454, che sancì definitivamente la tregua e il riconoscimento delle conquiste veneziane in Lombardia. A rendere ancora più salda la pace fra Milano, Venezia e Firenze fu la Lega Italica creata, ed estesa al papa e al re di Napoli. L’accordo prevedeva il reciproco rispetto e l’impedimento di qualsiasi tentativo espansionistico. All’accordo poi aderirono anche tutte le altre città della Penisola e aveva durata di 25, eventualmente rinnovabile. Lorenzo il Magnifico e la politica dell’equilibrio: nella politica della seconda metà del 1400, Firenze svolse un ruolo molto importante, esercitando un grandissimo dominio territoriale, grazie ai Medici, prima con Cosimo e poi Lorenzo, suo nipote, fedele agli Sforza, che seppero condurre una politica estera assai abile. Quella dei Medici era solo una supremazia di fatto, basata sulla solidità economica della famiglia e non una signoria legittima, per questo motivo altre famiglie a Firenze continuavano con congiure e lotte per il potere. Lorenzo creò un saldo collegamento anche con il papato, dando in sposa sua figlia Maddalena alla figlia naturale del pontefice. Puntò anche alla manomissione degli organismi comunali, rinforzando però gli Otto di guardia e altre magistrature già esistenti. Nel 1478 ci fu una congiura di una nobile famiglia fiorentina, i Pazzi, assieme ad alcuni alleati che temevano l’espansionismo dei Medici. Ci fu la morte del fratello di Lorenzo, Giuliano, e il primo malgrado fosse ferito, riuscì a scappare e rifugiarsi. La reazione popolare sancì la morte di molti Pazzi e di alcuni alleati, tra cui l’arcivescovo di Firenze Salviati e fu tenuto in ostaggio il cardinale Raffaele Riaro, sospettato di complicità.
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