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Riassunto Archetipi del sottosuolo, Vanessa Pietrantonio, Sintesi del corso di Letterature comparate

Riassunto Archetipi del sottosuolo di Vanessa Pietrantonio, pagine da 51 a 178 e da 255 a 305

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019
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Scarica Riassunto Archetipi del sottosuolo, Vanessa Pietrantonio e più Sintesi del corso in PDF di Letterature comparate solo su Docsity! L’ALTERITÀ DEL SOGNO Il sonno non è altro che la momentanea sospensione della volontà o della capacità di sforzo e tutti i fenomeni che lo accompagnano. Nel sonno agitato dai sogni, che non sono altro che una porzione della vita animale sottratta all’intorpidimento in cui è sprofondata l’altra parte, l’immaginazione, la memoria e il giudizio, la locomozione stessa e la voce restano in esercizio, mentre ad essere sospesa risultano solo la sensazione e la percezione. In alcuni casi, come nel sonnambulismo, una parte dei sensi, ad esempio udito e tatto, rimane in comunicazione con gli oggetti esteriori, mentre gli altri sensi l’hanno perduta del tutto. Le funzioni della vita, sia quelle esteriori che interiori, hanno ciascuna il proprio periodo di attività e di remissione; qualcuna o addirittura la maggior parte di queste funzioni possono venire momentaneamente sospese, senza che per questo sopraggiunga il sonno vero e proprio. Vi è un io che ha la coscienza più o meno viva delle impressioni e delle immagini oppure non vi è né coscienza ne io. Nel primo caso non si tratta di un sonno ordinario e neanche incompleto; nel secondo abbiamo un sonno vero e completo. È vero che l’immaginazione, considerata come la facoltà di ricevere o produrre spontaneamente delle immagini o delle intuizioni semplici, sopravvive all’assenza completa dell’io o alla sospensione assoluta della volontà che costituisce il sonno perfetto. Lo stato di sonno è caratterizzato, secondo Barthez, da una concentrazione di principio vitale e sensibile in ciascuno degli organi parziali animati da questo principio, il quale stabilisce tra di essi una reale solidarietà, una simpatia reciproca più o meno intima anche durante lo stato di veglia. Durante il sonno c’è un indebolimento considerevole di tutte le funzioni della vita interiore. Lo stato di veglia è uno stato di sforzo esercitato dalla volontà o forza iperorganica sull’insieme degli organi che le sono direttamente subordinati, sforzo che, fintantoché persiste o dura la veglia, costituisce anche l’io o lo rende presente a se stesso, alle proprie sensazioni e agli atti. Dunque il sonno consiste nella sospensione dello stato di sforzo, le cause secondarie capaci di produrre sonno sono quelle in grado di interrompere questo sforzo; tutte le circostanze accessorie del sonno, tutti i fenomeni che presenta possono essere solamente dedotti da questa interruzione o dal principio comune della sospensione dello sforzo e delle facoltà volontarie. La causa del sonno non potrebbe nascere immediatamente dalla vita organica, né portare la propria influenza diretta sugli organi di questa vita che, essendo collocata al di fuori di ogni dipendenza assoluta dalla volontà, non è direttamente interessata dalla sua sospensione, sebbene possa esserlo in modo indiretto. Le cause del sonno sono le stesse che ostacolano l’azione continua della volontà, che possono essere attive o passive, ossia interne o esterne alla volontà. Le cause passive sono la stanchezza, l’ebbrezza, le malattie del sistema nervoso. Esse hanno a che fare con la deleteria influenza che esercitano sull’equilibrio generale e in particolare sul sistema nervoso, l’effetto di questi sonniferi sembra quello di determinare una concentrazione che tende progressivamente a indebolire le comunicazioni simpatiche del centro con le parti che sono in suo controllo. Si tratta di cause che attengono all’esercizio della volontà stessa ed è soprattutto da questo punto di vista che il sonno si può considerare una funzione attiva. Il principio dello sforzo costitutivo dello stato di veglia è ugualmente alla leggi e alle disposizioni degli organi sui quali agisce. Perché la volontà possa prolungarsi o anche solo cominciare ad esercitarsi sugli organi del movimento che si trovano nella sua sfera di attività occorre che rimangano integri i legami di comunicazione diretta che uniscono gli organi al centro da cui parte la determinazione motrice iniziale, in modo che questa determinazione sia trasmessa o effettuata appena viene concepita o voluta dall’io; secondo una legge generale della natura alla quale obbediscono tutti gli ordini di fenomeni, bisogna che la reazione della parte mobile corrisponda all’azione della forza motrice e che le sia proporzionata. È sempre la stessa causa che agisce opprimendo o sospendendo momentaneamente l’azione della volontà sugli organi che le sono subordinati. Se ad essere esercitati sono stati solo gli organi dei sensi o dell’immaginazione passiva, la concentrazione moderata delle forze sensibili in questi organi e nel cervello, con il quale intrattengono rapporti intimi e costanti, può allontanare molto il bisogno di sonno che deriva solo d’ala legge dell’abitudine. L’esercizio anche prolungato degli organi esterni non può produrre quel genere di sentimento che esprimiamo con il termine di fatica o spossatezza. Il sonno degli uomini occupati nella veglia da lavori che esigono una seria e ininterrotta meditazione è molto meno soggetto alle inquietudini dei sogni. La volontà, ritirando a poco a poco la propria azione, con il sentimento interrotto della propria forza motrice o di se stessa, perde la possibilità di esercitarsi o di produrre nuove contrazioni in organi che, in questa nuova disposizione, sono quasi del tutto sottratti al suo dominio. Si fanno molti movimenti anche molto complicati a causa della ripetizione abituale o di una disposizione acquisita dagli organi senza intenzione, senza volontà, senza sforzo, senza io. Questi movimenti si alleano perfettamente con lo stato del sonno e se finiscono per associarsi con un’immaginazione completamente passiva, che permane in questo stato, allora danno luogo al fenomeno del sonnambulismo. Tutto ciò che è nell’intelletto umano è stato prima nei sensi, ma non è affatto nei sensi subordinati in modo passivo alle impressioni degli oggetti esteriori, ma in quelli attivati dalla volontà. Senza l’attenzione non si potrebbe formare il giudizio più semplice, non avremmo la memoria o il ricordo delle sensazioni o delle idee e non sarebbero possibili, di conseguenza, nessun paragone, nessun ragionamento e nessuna riflessione. L’esperienza attesta l’esistenza di due principi di movimento e di azione nella successione dei fenomeni che interessano la veglia. L’immaginazione sensibile che in questo caso dirige tutti i fenomeni, anche quando i sensi esterni sono svegli, è in effetti questa facoltà passiva, interamente subordinata, pressioni puramente affettive degli organi interni, ai quali è legata da una concreta simpatia. Anche nello stato di veglia completo le impressioni passive e immediate di una sensibilità interna, con la quale l’immaginazione tende sempre a mettersi in una sorta di equilibrio, esercitano un’influenza più reale e costante sulla direzione delle idee, le intuizioni spontanee della mente, il movimento delle passioni, tuta l’esistenza fisica e morale. Può capitare che grazie ad alcune leggi periodiche il centro organico dell’immaginazione finisca nel cerchio delle stesse immagini senza che l’individuo possa percepire né riconoscere che lo hanno già colpito e senza poterle associare a un atto esplicito di reminescenza, anche quando interviene il sentimento confuso di una loro esistenza anteriore. Ad esercitarsi nel sonno e nella veglia, non sono le stesse facoltà. Se la volontà avesse conservato sui nostri sogni la minima parte del potere che esercita sulla successione delle nostre idee durante la veglia, non avrebbe esitato a sopprimere le immagini che ci inquietavano e a trattenere quelle piacevoli. Mentre nel sogno, al contrario, rimaniamo abbandonati senza sforzo e senza reazione alle immagini che ci perseguitano e ci colpiscono in modo più penoso. La serie di immagini che formano i sogni non sono altro che il risultato delle leggi di associazione spontanea in assenza di alcuna capacità di sforzo. Quindi, se si tratta di fenomeni che devono verificarsi con la sospensione della volontà, essi confermano il fatto della sua assenza per tutta la durata del loro stato. La nullità del ricordo o l’impossibilità del richiamo è un altro carattere del sogno che dipende necessariamente dall’assenza dell’attenzione volontaria o attiva nella prima produzione di questi fenomeni. Questo carattere è ulteriormente confermato dall’esperienza di tutti i sonnambuli, che non ricordano in alcun modo ciò che hanno fatto, detto o sentito durante il sonno. È molto improbabile che vi siano sonni senza sogni e se non è corretto dire che l’anima pensa sempr, poiché il pensiero propriamente detto presuppone la coscienza dell’ io e la coscienza si riferisce allo stato di sforzo che caratterizza la veglia, uno sforzo periodico e sospeso nel sonno, si può per lo meno supporre che l’immaginazione passiva non sia più soggetta ad intermittenze della sensibilità fisica dalle quali dipende. Ogni sonno è pieno di sogni e chi non li ricorda è perché non li conserva al risveglio. Infatti quando il sonno è profondo e completo o privato di ogni sentimento dell’io, di ogni esercizio della volontà, anche quando l’immaginazione sia rimasta costantemente in esercizio. Senza l’azione della volontà non vi è sforzo d’attenzione e senza attenzione non vi è alcun ricordo, infatti in un sonno completo non c’è alcun ricordo. Una percezione o un’immagine che passa nello spirito senza lasciare alcuna traccia nella memoria può in ogni caso servire a introdurre altre idee che le sono legate per mezzo delle leggi di associazione. È quindi grazie ad una sorta di esclusione del ricordo che noi riconosciamo le immagini del sonno come veri e propri sogni. Un aspetto decisivo che distingue le immagini del sonno da quelle della veglia è che risultano sempre legate a una particolare affezione della sensibilità. I sogni sono dunque incoerenti, spesso ritornano ad immagini legate ad affezioni primitive e che hanno messo radici antiche e profonde nella vita sensitiva. Le intuizioni o le immagini sensibili che si presentano al nostro spirito siano sempre accompagnate dalla persuasione dell’esistenza reale degli oggetti rappresentati. Tutto ciò che resiste alla volontà o allo sforzo dell’io sia necessariamente distinto e separato da questo io e debba essergli esterno. L’individuo è indotto a giudicare o a credere che tutte le cause delle impressioni sulle quali la volontà non ha alcuna presa. Tutte le immagini sensibili che si rappresentano da sé alla nostra mente con una certa vivacità e senza alcuno sforzo della volontà durante la veglia, comportano la persuasione momentanea di un’esistenza reale. Ma nel sonno profondo, dove la volontà è completamente sospesa, le immagini che nascono spontaneamente acquistano subito un sovraappiù di vivacità causato dall’assenza di tutte le impressioni dirette dei sensi esteriori e dalla concentrazione delle forze sensibili nell’immaginazione. Una cosa è l’impressione affettiva, un’altra cosa sono i prodotti dell’immaginazione che questa affezione determina, che le sono essenzialmente analoghi e ai quali si associa intimamente, e un’altra cosa ancora è la credenza nella realtà dell’immagine corrispondente a questa accezione. La disposizione affettiva che determina l’inizio di un sogno lo può portare ad un grado di vivacità tale da creare un immediato e brusco risveglio. Una delle condizioni organiche che determina la produzione del sonno e dei sogni è un’altra modalità di concentrazione delle forze sensibili o motrici sempre nel cervello o in alcune zone particolari oppure negli organi stessi del movimento o della locomozione volontaria e ciò porta all’indebolimento o l’interruzione  I sonnambuli che agiscono e che parlano;  I sonnambuli che agiscono, che parlano e che provano allo stesso tempo diverse affezioni corporee. Nel sonnambulismo, gli atti dipendono anche da un’operazione concreta dell’intelletto, da un impulso libero e motivato, ma invece di richiamarsi in maniera costante e regolare alle impressioni interne, dipendono al contrario da un’eccitazione eventuale e specifica del cervello. In effetti, la volontà, l’azione dell’intelletto, tutto ciò che può appartenere alla percezione, ala memoria attiva, sono sospesi sia nel sonnambulismo che negli altri sogni. Le persone che sognano e contemporaneamente parlano in generale hanno dei sogni abbastanza coerenti, si può modificare il loro corso, cambiare il loro argomento con delle irritazioni esterne. Può capitare che alcuni malati manifestino all’improvviso un’attività intellettuale, uno sviluppo dell’istinto che permette loro di fare o di scoprire cose che non sarebbero alla loro portata in qualunque altra circostanza. I sogni in cui i pazienti dimostrano una sagacia straordinaria devono essere inclusi nei sogni che dipendono principalmente da un aumento sensibile dell’attività del cervello. I SOGNI ARTIFICIALI Con il suo modo di agire sulle facoltà mentali, l’hascisc lascia colui che si sottomette alla sua strana influenza il potere di studiare su se stesso i disordini morali che caratterizzano la follia, o almeno le principali modificazioni intellettuali che sono il punto di partenza di ogni genere di alienazione mentale. Ogni forma, ogni accidente del delirio o della follia propriamente detta traggono la loro origine da una modificazione intellettuale primitiva, sempre identica a se stessa: l’eccitazione maniaca, che è evidentemente la condizione necessaria alla loro esistenza. Non esiste nulla di paragonabile, se non l’attività stessa del pensiero, alla quasi infinita varietà di sfumature del delirio. Man mano che sotto l’influenza dell’hascisc si sviluppa questo fatto psichico, una profonda modificazione si opera in tutto l’essere pensante, il sonno e la veglia diventano allora confusi. Ciò che si vede, si sente, si intende nel sogno è uguale a ciò che si percepisce da svegli. L’unica differenza risiede nell’origine delle impressioni che percepisce ed elabora l’intelligenza, se durante il sonno si verificano delle sensazioni è perché si sono già verificate durante la veglia. Qualche volta le associazioni di idee sono perfettamente regolari, una logica severa concatena i nostri ragionamenti. Le operazioni dell’anima presentano talvolta in sogno una regolarità che non sempre si incontra durante la veglia. Sembra che due vite, due esistenze morali siano state assegnate all’uomo. La prima di queste due esistenze risulta dai nostri rapporti col mondo esteriore, seconda non è che il riflesso della prima: si alimenta solo dei materiali che essa le fornisce, ma ne è tuttavia perfettamente distinta. Il sonno è come una barriera elevata tra le due: il punto fisiologico dove finisce la vita esteriore e incomincia la vita interiore. Ma può succedere che, sotto l’influenza di diverse cause, fisiche e morali, queste due vite tendono a confondersi. Si opera allora una fusione imperfetta. Con una piccola dose di hascisc, ma capace di modificare profondamente il morale, gli effetti fisici sono pressoché inesistenti, con una dose elevata, tale sensazione si fa sempre più viva, vi penetra e vi smuove, come se diventasse sovrabbondante per debordare; infine se la dose è stata considerevole non è raro vedere sopraggiungere dei fenomeni nervosi. I disordini fisici causati dall’hascisc si ricollegano al sistema nervoso e si sviluppano molto più tardi dei disturbi intellettuali. Uno dei primi effetti dell’azione dell’hascisc è l’indebolimento graduale, sempre più sensibile della capacità che abbiamo di dirigere i nostri pensieri a piacer nostro. Questa serie di idee alla quale ci si lascia andare in certi momenti, sono dei sogni, perché non si è in grado di fare alcuna distinzione tra questi e quelli che procura il sonno graduale. Il sonno naturale e quello provocato artificialmente rappresentano una modificazione organica analoga e i cui risultati intellettuali sono identici. Tramite la memoria possiamo in qualche modo ricominciare la nostra esistenza. Con l’immaginazione viviamo nell’avvenire, per suo tramite possiamo creare un mondo nuovo. Poiché l’azione dell’hascisc indebolisce la volontà, la memoria e l’immaginazione predominano, le cose presenti diventano estranee, siamo completamente rivolti verso le cose de passato e dell’avvenire. La coscienza valuta diversamente questi effetti, secondo il grado di violenza del disturbo intellettuale suscitato dall’agente modificatore. L’attività intellettuale sembra concentrarsi e ripiegarsi completamente nel cervello; ci si abbandona senza riserve alle nostre sensazioni interiori, come se la coscienza non potesse mai essere completamente spenta. Le modificazioni intellettuali si limitano spesso quando l’azione dell’hascisc è moderata e porta a idee stravaganti o false convinzioni, senza che le facoltà siano altrimenti alterate. L’azione dell’hascisc, esercitandosi su tutte le facoltà allo stesso tempo, prima di sottrarle completamente al mondo esteriore, alle impressioni che ricevono dall’esterno, ma il corso delle idee può essere rotto anche da una causa più leggera. Sotto l’influenza dell’hascisc, la mente può cadere nelle più strane illusioni riguardo al tempo e allo spazio, ogni idea di precisa durata. Il tempo e lo spazio su dei punti intermedi, posti tra il punto di partenza e quello di arrivo. Il senso dell’udito, come tutti gli altri sensi, diventa straordinariamente impressionabile grazie all’azione dell’hascisc. La sovreccitazione dell’hascisc che causa a tutto il sistema nervoso in generale pare farsi sentire nella porzione di questo sistema destinato alla percezione di suoni, l’udito acquisisce una finezza e sensibilità incredibili. I suoni hanno il potere di risvegliare i ricordi, di provocare certe associazioni di idee, che a loro volta, mettono in gioco le nostre affezioni. Evidentemente l’armonia non ha che una minima parte nelle emozioni che ci colgono: i ricordi, il lavoro dell’immaginazione fanno tutto. Dalla sovreccitazione della memoria e dell’immaginazione nasce uno stato mentale particolare: lo stato di sogno. Questo stato modifica le sensazioni prodotte dall’armonia. Tali sensazioni assumono tutti i caratteri dei fatti psicologici che chiamiamo allucinazioni. Nei casi di delirio spontaneo o di follia, le idee fisse, qualunque sia la loro natura, hanno per carattere essenziale quello di dominare l’intelligenza in maniera esclusiva, assoluta e di assorbire tutta la personalità degli individui. Ma il minimo impulso della volontà fa variare queste idee all’infinito. È l’idea principale di un sogno che sopravvive ad un sogno che l’ha generata. Le cause morbose hanno come risultato immediato quello di scombussolare in modo brusco le facoltà intellettuali esagerando la loro azione, si parla di sovreccitazione. Prima di ogni idea fissa, esiste questo stato di eccitazione generale delle facoltà intellettuali che caratterizza il fatto psicologico chiamato: fatto primordiale. Una volta che le convinzioni deliranti si sono stabilite, è estremamente raro che rimangano in uno stato stazionario. La loro intensità, il loro grado di influenza sull’insieme delle facoltà morali sono lontane dall’essere sempre le stesse. In alcuni saranno visibili i segni esteriori di una leggera eccitazione, in altri appariranno all’improvviso, o in rapida progressione, tutti i sintomi che caratterizzano la mania intensa. La maggior parte, tuttavia, mostrerà sintomi intermedi. L’osservazione interiore, ossia l’osservazione che si compie attraverso la coscienza intima, aveva permesso di stabilire che la dissociazione di idee e lo stato di sogno, che è la sua conseguenza naturale, erano la fonte prima, il fatto psichico primordiale delle idee fisse. Queste stesse idee hanno un’origine esattamente identica negli alienati sia che vengano esaminate all’insorgere delle malattie o in altri periodi. Dal punto di vista psichico, c’è poca differenza tra il delirio dei dementi e quello dei maniaci. In entrambi i casi il risultato psichico è sempre lo stesso: l’incoerenza, la dissociazione delle idee, l’impossibilità di formare dei giudizi. Le idee fisse non possono essere che il risultato di una modificazione profonda, radicale dell’intelligenza, di un disorientamento generale delle nostre facoltà. Un folle non si sbaglia, agisce intellettualmente in una sfera totalmente differente dalla nostra. Sotto l’effetto dell’hascisc, le facoltà affettive sembrano mostrare lo stesso grado di sovreccitazione delle facoltà dell’intelletto. Gli effetti, allo stesso modo delle idee alle quali si ricollegano, hanno sull’intelligenza un dominio assoluto. Sono impulsi istintivi, ciechi, nei quali la coscienza non ha nessun ruolo. Nella monomania ordinaria è evidente che l’intelligenza è lesa e che questa lesione comporta il disordine degli effetti e delle azioni. Nella monomania lucida, l’intelligenza non è lesa in modo senza le, tanto è vero che è in grado di registrare le azioni degli alienati. L’azione sovreccitante dell’hascisc porta in superficie affezioni le cui cause passate si trovano allo stato di semplici reminiscenze e hanno lasciato lievi tracce nell’anima. Gli impulsi, questa specie di movimenti istintivi che si verificano su di noi, quasi all’insaputa della coscienza, acquistano, con l’influenza dell’hascisc, una capacita di trascinamento straordinariamente e perfino irresistibile se l’azione tossica è molto intensa. Le determinazioni di un alienato non sono sempre irresistibili, sebbene in alcuni casi non si possa ritenerlo responsabile. Man mano che cresce l’eccitazione, che la nostra mente si chiude alle impressioni esterne per concentrarsi sempre di più sulle impressioni interiori, si opera una specie di metamorfosi che ci sottrae alla vita reale per gettarci in un mondo dove non c’è nulla di reale se non gli esseri creati dal nostro ricordo e dalla nostra immaginazione. È plausibile che le immagini o le idee che hanno lasciato nella mente un’impronta più profonda siano le prime a risvegliarsi. In qualunque situazione la nostra mente si trovi, qualunque emozione ci agiti, fino a che non sopraggiunge l’eccitazione, non abbiamo alcuna specie di illusione. Come tutti gli altri fenomeni morbosi dell’intelletto, le illusioni si trovano allo stato latente in un cervello eccitato. Le illusioni dell’udito sono poco frequenti nell’hascisc. Le illusioni della sensibilità generale siano il risultato di modificazioni particolari o di alterazioni speciali della sensibilità. Le illusioni della sensibilità non sono nient’altro che delle sensazioni anormali che possono essere considerate come delle vere e proprie allucinazioni a cui si aggiunge l’azione degli oggetti esteriori sui nostri sensi. L’illusione è necessariamente limitata come l’azione dei sensi ai quali essa si ricollega. L’immaginazione agisce nei limiti dell’attività sensoriale, l’allucinazione comprende invece tutte le facoltà dell’anima. Lo stato allucinatorio deriva dal fatto primordiale che è la fonte comune a tutte le anomalie della mente, è un fenomeno di esistenza interiore. L’allucinato percepisce i propri pensieri così come vede e percepisce le creazioni della sua immaginazione. Quando le facoltà morali sono alterate rispetto al loro stato ordinario, accade che i nostri pensieri ragionino nel nostro cervello in maniera tale che li sentiamo come se le nostre orecchie fossero davvero impressionate da quei suoni. Man mano che l’azione dell’hascisc si fa sentire con maggiore forza, passiamo impercettibilmente dal mondo reale in un mondo fittizio senza che questo comporti alcuna perdita di coscienza, si crea una fusione tra lo stato di sogno e lo stato di veglia. Le allucinazioni, quale che sia la situazione morale dell’individuo nel quale le osserviamo, costituiscono in tutti i casi un disordine mentale, poco esteso, ma reale. Tra la veglia e il sonno c’è uno stato intermedio che partecipa di entrambi allo stesso modo e costituisce un vero e proprio stato misto. Tuttavia la vita i intellettuale non cessa a causa del sonno. Man mano che l’eccitazione si accentua, ci lasciamo andare allo stato di vaga fantasticheria nella quale diventiamo preda della nostra immaginazione e subito esistiamo solo in un mondo puramente ideale. Può essere sufficiente la più leggera impressione esteriore per fare cessare quello che è uno stato determinato dall’invasione progressiva del sogno. L’alienazione mentale costituisce un mondo di esistenza a parte, una sorta di vita interiore i cui elementi e materiali sono necessariamente stati attinti dalla vita reale o quotidiana, di cui essa non è che un riflesso di vita interiore. Non esistono allucinazioni, ma si parla di stato allucinatorio, le allucinazioni sono un fenomeno psicologico molto complesso, mentre lo stato allucinatorio comprende tutto quello che, nell’esercizio delle facoltà morali, si riferisce ai sensi speciali. L’anima, completamente abbandonata alla vita interiore, diversamente impressionata nel facoltà uditive, visive e tattili, trasporta nella vita reale i prodotti e le creazioni della sua immaginazione e si persuade di avere inteso, visto, toccato, come nello stato ordinario, mentre in realtà essa non fa che immaginare di vedere, intendere e toccare. L’allucinazione si ricollega dunque ai pensieri, a quelli che principalmente lo preoccupano in precedenza, sui quali la sua attenzione si era concentrata. SOGNARE DA SVEGLI Sauvages ha attribuito il nome di allucinazione agli errori dell’immaginazione in cui l’uomo incorre quando un organo di seno, colpito da qualche lesione vitale o organica, non percepisce più le sensazioni come in precedenza. Sagar definisce allucinazioni le false percezioni. Darwin e con lui i medici inglesi hanno definito allucinazione il delirio parziale che colpisce solo un senso. Questo sintomo di delirio è stato confuso da tutti gli autori o con lesioni locali dei sensi o con errori delle sensazioni, o con associazione viziosa delle idee, o con effetti della sola immaginazione. È stato considerato in maniera isolata soltanto quando aveva per oggetto le idee che riguardano la vista. Esiste quindi una certa forma di delirio in cui gli individui credono di percepire delle sensazioni, mentre non esiste nessun oggetto che produca tali sensazioni. Colui che è in delirio, non essendo padrone della propria attenzione, non può governarla o rivolgerla ad altri oggetti. Le presunte sensazioni degli allucinati sono immagini, idee riprodotte dalla memoria e associate all’immaginazione e incarnate dall’abitudine. Tutto ciò viene riprodotto nel sogno, che da vita sempre ad idee passate. Le allucinazioni differiscono dal sonnambulismo perché, in generale, gli allucinati ricordano tutte le idee che hanno turbato la loro mente, mentre i sonnambuli non ricordano nulla. Differiscono anche dall’estasi e dall’entusiasmo per il fatto che questi due ultimi stati della facoltà pensante sono prodotti sempre da un grande sforzo di attenzione. Il convincimento degli allucinati è così assoluto perché le allucinazioni provocano nell’alienato piacere o dolore, amore o odio. Non bisogna confondere le allucinazioni con le false percezioni degli ipocondriaci, nelle allucinazioni nessun oggetto esterno agisce attualmente sui sensi.le allucinazioni possono anche dipendere da ripetizioni volontarie o forzate dei movimenti del cervello, movimenti che sono stati spesso e necessariamente ripetuti per acquisire qualche conoscenza, ma quando viene impedito il corso naturale dell’intelletto compare il delirio. Sono le idee che predominano che provocano le affezioni per dare spazio poi ad una forte passione che prende possesso di tutta la facoltà pensante e assorbe tutta la sensibilità. Le allucinazioni sono uno degli elementi del delirio che ritroviamo più di frequente nella mania, nella monomania, nella malinconia, nell’estasi, nella catalessi e nel delirio febbrile. Le idee che dipendono dalle impressioni ricevute attraverso il gusto e l’odorato sono riprodotte frequentemente all’inizio delle follie, ma quelle delle vista e dell’udito si manifestano più o meno in tutti i deliri. Le allucinazioni della vista, essendo più frequenti, riproducono oggetti che interessano comunemente e fanno più impressione sulla moltitudine, si chiamano visioni. Le allucinazioni sono soltanto un sintomo del delirio e pertanto possono convenire a diverse malattie dell’intelletto.
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