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Riassunto Argomenti da portare all'esame per Monica Dell'Asta, Appunti di Storia Del Cinema

33830 - STORIA DELLE TEORIE DEL CINEMA Parte istituzionale: Teorie classiche del cinema Argomenti trattati: Teoriche del montaggio Lev Kulešov, il montaggio come pratica generatrice di senso Sergej Ejzenštejn, o del cinema dialettico Dziga Vertov e la teoria degli intervalli Esfir Šub, o del montaggio “fattografico” Teoriche della fotogenia La bellezza del cinema secondo Louis Delluc Jean Epstein e la fotogenia dell’imponderabile Fotogenia e “straniamento” (Viktor Sklovskij) Teoriche della riproducibilità Walter Benjamin: il cinema come tecnica espositiva André Bazin: dall'aura dell'immagine all'aura dell'evento Parte monografica: Dal film-saggio al video-saggio

Tipologia: Appunti

2021/2022

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Scarica Riassunto Argomenti da portare all'esame per Monica Dell'Asta e più Appunti in PDF di Storia Del Cinema solo su Docsity! Teoriche del montaggio • Lev Kulešov, il montaggio come pratica generatrice di senso Lev Kulešov è stato un regista e teorico del cinema sovietico, nato il 13 gennaio 1899 e morto il 29 marzo 1970. È famoso per aver studiato il montaggio cinematografico e per aver scoperto il suo potenziale nell'influenzare la percezione e la comprensione di un film. Il montaggio cinematografico è l'arte di unire diverse sequenze di immagini per creare un'opera coerente e significativa. Kulešov ha dimostrato che il significato di un'immagine può essere alterato o ampliato in base al contesto in cui viene mostrata. Ha realizzato un famoso esperimento noto come "l'esperimento del Kulešov" per dimostrare il potere del montaggio. Nell'esperimento del Kulešov, Kulešov ha preso la stessa immagine del volto di un attore e l'ha montata accanto a diverse immagini. Ad esempio, se l'immagine del volto veniva montata accanto a una scena di un piatto di cibo, le persone pensavano che l'attore fosse affamato. Se l'immagine veniva montata accanto a una scena di un bambino giocoso, le persone pensavano che l'attore fosse felice. Questo dimostra che il significato dell'immagine del volto cambia in base al contesto in cui viene mostrata. Il concetto importante qui è che il montaggio può creare nuovi significati combinando immagini diverse. Può creare un senso di suspense, emozione o persino ironia. Ad esempio, se vediamo un personaggio che cammina in una strada deserta e il montaggio mostra immagini di alberi che si agitano e suoni sinistri, potremmo pensare che il personaggio sia in pericolo. Il montaggio può anche creare un senso di continuità nella narrazione. Ad esempio, se vediamo un personaggio che lancia una palla in aria e il montaggio mostra l'immagine della palla che vola e poi l'immagine del personaggio che la raccoglie, capiamo che la palla è stata catturata senza bisogno di mostrarlo effettivamente. Inoltre, il montaggio può influenzare le emozioni dello spettatore. Ad esempio, un montaggio rapido con immagini felici e vivaci può farci sentire felici e eccitati. Al contrario, un montaggio lento con immagini tristi e cupe può farci sentire tristi o malinconici. Quindi, in breve, il montaggio cinematografico è l'arte di unire diverse immagini per creare un significato. È come un puzzle in cui le diverse parti si combinano per raccontare una storia o trasmettere un'emozione. Kulešov ha dimostrato che il montaggio può generare senso e influenzare la percezione degli spettatori, creando significati nuovi e interessanti. • Sergej Ejzenštejn, e il cinema dialettico Sergej Ejzenštejn è stato un famoso regista e teorico del cinema sovietico, nato il 23 gennaio 1898 e morto il 11 febbraio 1948. È conosciuto per le sue innovative tecniche di montaggio e per aver introdotto il concetto di cinema dialettico. Ma cosa significa cinema dialettico? Per capirlo, dobbiamo prima capire cosa è la dialettica. La dialettica è un modo di pensare che mette in luce i contrasti e le contraddizioni. In sostanza, è l'idea che ogni cosa abbia un lato opposto o un conflitto interno. Ejzenštejn ha applicato questo concetto alla sua visione del cinema. Ha creduto che il cinema potesse raccontare storie e trasmettere emozioni attraverso il conflitto tra le immagini. Utilizzava il montaggio per creare un dialogo visivo tra le diverse scene e le diverse parti di una storia. Un esempio famoso della tecnica di cinema dialettico di Ejzenštejn è nel suo film "La corazzata Potëmkin", realizzato nel 1925. In una delle scene più famose del film, c'è un conflitto tra i marinai a bordo della nave e l'esercito zarista. Ejzenštejn utilizza il montaggio alternato tra le immagini dei marinai ribelli e delle truppe che li attaccano per creare una tensione e un senso di conflitto. Un altro esempio è nel suo film "Quei signori di Pietroburgo", realizzato nel 1927. In una scena, Ejzenštejn utilizza un montaggio rapido per mostrare le facce dei personaggi mentre si scontrano con le immagini di una folla in rivolta. Questa tecnica di montaggio crea un senso di intensità e di conflitto emotivo. Il concetto importante da comprendere è che il cinema dialettico di Ejzenštejn sfrutta le contraddizioni visive per creare significato e coinvolgere emotivamente gli spettatori. Utilizza il montaggio per mettere in relazione immagini contrastanti, creando così un dialogo visivo che suscita emozioni e riflessioni. In sostanza, il cinema dialettico di Ejzenštejn è come una danza tra le immagini, dove le diverse parti si confrontano e si influenzano a vicenda per raccontare una storia più profonda. È un modo di fare cinema che sfida il modo tradizionale di raccontare storie e invita gli spettatori a pensare in modo critico e attivo durante la visione dei film. Ma cosa intendiamo con "La bellezza del cinema secondo Louis Delluc"? Louis Delluc credeva che il cinema fosse un'arte che poteva trasmettere emozioni e creare bellezza attraverso l'uso di immagini e suoni. Secondo lui, il cinema non era solo una forma di intrattenimento, ma un mezzo di espressione artistica. Delluc considerava il cinema come un modo per esplorare e rappresentare la realtà in modo poetico. Voleva che il cinema evocasse sensazioni e sentimenti negli spettatori, simili a come la musica può farlo. Credeva che la bellezza del cinema risiedesse nella sua capacità di catturare momenti preziosi e di offrire una visione soggettiva del mondo. Un esempio di come Delluc cercò di esprimere la bellezza del cinema è il suo film "La Femme de nulle part" del 1922. In questo film, utilizzò tecniche innovative di montaggio e illuminazione per creare un'atmosfera onirica e surreale. Voleva che gli spettatori si immergessero in un mondo di immagini poetiche e suggestive. Un concetto importante secondo Delluc è che la bellezza del cinema risiede nella sua capacità di trasmettere emozioni e di far riflettere gli spettatori. Credeva che il cinema dovesse andare oltre la semplice rappresentazione realistica del mondo e offrire una visione soggettiva e artistica. Delluc ha anche sottolineato l'importanza della luce e del colore nel cinema. Credeva che l'uso sapiente della luce potesse creare atmosfere e trasmettere emozioni. Ad esempio, una scena illuminata in modo caldo e dorato potrebbe evocare sentimenti di felicità o calma, mentre una scena illuminata in modo freddo e blu potrebbe creare un senso di tristezza o tensione. In sintesi, Louis Delluc credeva che il cinema fosse una forma d'arte capace di trasmettere emozioni e creare bellezza. Voleva che il cinema fosse poetico e soggettivo, in grado di offrire una visione unica del mondo. Attraverso l'uso di tecniche innovative di montaggio, illuminazione e soggettività, Delluc cercò di esprimere la bellezza del cinema. • Jean Epstein e la fotogenia dell’imponderabile Jean Epstein è stato un regista e teorico del cinema francese, nato il 25 marzo 1897 e morto il 2 aprile 1953. È considerato una figura importante nel cinema d'avanguardia e uno dei pionieri del cinema sperimentale. Ma cosa significa "fotogenia dell'imponderabile"? Per comprendere questo concetto, dobbiamo prima capire cosa sia la fotogenia. La fotogenia si riferisce alla qualità di una persona, un oggetto o un'immagine che appare attraente o affascinante quando viene ripresa dalla macchina fotografica o dalla telecamera. In altre parole, è ciò che rende qualcosa di interessante da vedere sullo schermo. Secondo Jean Epstein, la fotogenia non si limitava solo agli oggetti o alle persone che potevano apparire attraenti in modo tradizionale. Credeva che anche le cose più imponderabili o invisibili potessero avere una fotogenia particolare. Questo concetto è conosciuto come "fotogenia dell'imponderabile". Epstein cercava di catturare la fotogenia dell'imponderabile attraverso il suo approccio al cinema. Credeva che il cinema potesse rivelare aspetti nascosti o impercettibili del mondo che ci circonda. Ad esempio, potrebbe essere la bellezza di un paesaggio, l'emozione di un gesto o un dettaglio insignificante che acquisisce significato sullo schermo. Un esempio del lavoro di Epstein che esplora la fotogenia dell'imponderabile è il suo film "La tempesta nel cranio" del 1921. In questo film, utilizza tecniche sperimentali come il montaggio discontinuo e l'uso di primi piani per creare un'atmosfera intensa e psicologica. Cerca di rivelare gli aspetti più profondi e misteriosi della mente umana. Un concetto importante secondo Epstein è che la fotogenia non è solo una questione di apparenza estetica, ma riguarda anche la capacità di rivelare l'essenza delle cose e di emozionare gli spettatori. Credeva che il cinema dovesse andare oltre la mera rappresentazione realistica e catturare la realtà in modo poetico e suggestivo. In sintesi, Jean Epstein credeva nella fotogenia dell'imponderabile, ovvero la capacità del cinema di rivelare la bellezza e la profondità degli aspetti invisibili o sottili del mondo. Attraverso l'uso di tecniche sperimentali e un approccio poetico, cercò di esplorare e catturare questa fotogenia in modo unico. • Fotogenia e “straniamento” (Viktor Sklovskij) La fotogenia è un concetto che si riferisce alla qualità di qualcosa o qualcuno che appare attraente o affascinante quando viene ripreso da una macchina fotografica o da una telecamera. In sostanza, è ciò che rende qualcosa interessante da vedere sullo schermo o su una foto. Ad esempio, una persona che appare bella o un paesaggio che sembra magico possono essere considerati fotogenici. Viktor Sklovskij, uno scrittore e critico russo, ha introdotto il concetto di "straniamento" nel campo dell'arte. Questo concetto riguarda il modo in cui l'arte può rompere le nostre abitudini di percezione e farci vedere le cose in modo nuovo e sorprendente. Sklovskij sosteneva che spesso ci abituiamo a ciò che ci circonda e smettiamo di notare la sua vera essenza. L'arte, invece, può aiutarci a riscoprire la bellezza e la complessità delle cose che consideriamo ordinarie. Quando si applica il concetto di straniamento alla fotogenia, Sklovskij suggerisce che la fotografia o il cinema possono catturare e presentare le cose in un modo che ci fa guardare attentamente e apprezzarle in modo nuovo. Ad esempio, un'immagine che mostra un oggetto banale o familiare in un modo insolito o inaspettato può farci notare dettagli che altrimenti avremmo trascurato. Questo ci porta a riflettere sul suo significato e ad apprezzarne la bellezza. Un esempio di come l'arte visiva può creare straniamento e fotogenia è il famoso dipinto "La persistenza della memoria" di Salvador Dalí. Questo dipinto rappresenta orologi morbidi che si sciolgono su un paesaggio surreale. L'immagine straniante degli orologi sciolteci ci fa riflettere sul concetto del tempo e delle nostre percezioni della realtà. È una forma di fotogenia che ci fa vedere gli oggetti familiari in un modo nuovo e sorprendente. In sintesi, la fotogenia riguarda la qualità di qualcosa o qualcuno che appare attraente o affascinante quando viene ripreso da una macchina fotografica o da una telecamera. Lo straniamento, invece, è il concetto secondo cui l'arte può rompere le nostre abitudini di percezione e farci vedere le cose in modo nuovo e sorprendente. Quando combinati, questi concetti ci aiutano a scoprire la bellezza e la complessità delle cose che consideriamo ordinarie. Teoriche della riproducibilità • Walter Benjamin: il cinema come tecnica espositiva Walter Benjamin è stato uno scrittore e filosofo tedesco nato il 15 luglio 1892 e morto il 26 settembre 1940. È noto per le sue opere sulle teorie dell'arte e della cultura, e il suo pensiero ha influenzato molti ambiti, tra cui la filosofia, la letteratura e il cinema. Secondo Benjamin, il cinema è una forma d'arte che utilizza la tecnologia per esporre la realtà in modi unici. È una "tecnica espositiva" perché utilizza le immagini in movimento per mostrare e comunicare idee, storie e emozioni agli spettatori. Una delle idee chiave di Benjamin è che il cinema può catturare e rappresentare la realtà in modi che le altre forme d'arte non possono. Attraverso l'uso di fotogrammi, montaggio e suono, il cinema può mostrare momenti fugaci, prospettive soggettive e creare un senso di temporalità e spazialità unico. Un esempio di come il cinema può essere una tecnica espositiva è il film "L'arrivée d'un train en gare de La Ciotat" (L'arrivo di un treno alla stazione di La Ciotat) dei fratelli Lumière del 1895. Questo breve film mostra un treno in avvicinamento alla stazione, e si dice che abbia spaventato gli spettatori dell'epoca perché sembrava che il treno stesse realmente dirigendosi verso di loro. Questo esempio dimostra come il cinema possa esporre la realtà in modo coinvolgente e coinvolgente. Un concetto importante secondo Benjamin è che il cinema ha il potere di trasformare la nostra percezione del mondo. Attraverso l'uso del montaggio, il cinema può creare associazioni e collegamenti tra immagini che possono far Un concetto importante nel film-saggio è l'autoreferenzialità, ovvero la consapevolezza del mezzo cinematografico stesso. I registi di film-saggio spesso incorporano nel loro lavoro riferimenti a film precedenti o all'atto stesso di fare un film. Questo crea un dialogo tra il film-saggio e il pubblico, invitandolo a riflettere sulla natura stessa del cinema e della sua rappresentazione della realtà. In sintesi, il film-saggio è una forma di cinema sperimentale che si concentra sull'uso delle immagini per esprimere idee, emozioni o concetti astratti. Registi come Hans Richter, Chris Marker e Jonas Mekas hanno contribuito a sviluppare questa forma d'arte, utilizzando il montaggio, la fotografia statica e l'autoreferenzialità. Il film-saggio invita il pubblico a guardare il cinema in modo diverso, andando oltre la narrazione tradizionale per esplorare nuovi modi di comunicare attraverso l'arte delle immagini. • Esfir Šub, Myriam, Nicole Vedrès, Agnès Varda: la genealogia femminile del film saggistico Iniziamo con Esfir Šub. Esfir Šub è stata una regista russa attiva negli anni '20 del secolo scorso. Nel 1922, ha diretto un film documentario chiamato "Il passato e il presente", che può essere considerato uno dei primi esempi di film saggistico. Questo film si concentra sulla trasformazione della società russa dopo la Rivoluzione d'Ottobre e utilizza immagini reali per mostrare la vita quotidiana delle persone in quel periodo. Successivamente, passiamo a Myriam. Purtroppo, non sono a conoscenza di una regista chiamata Myriam specificamente legata al film saggistico. Se intendevi qualcun altro o se hai altre domande, sarò felice di aiutarti. Proseguiamo con Nicole Vedrès. Nicole Vedrès è stata una regista francese attiva negli anni '50. Nel 1955, ha realizzato un film saggistico chiamato "Paris la belle", che esplora la città di Parigi attraverso una serie di immagini e frammenti cinematografici. Il film offre uno sguardo soggettivo sulla città e sulle persone che la abitano, mescolando scene documentaristiche con elementi di finzione. Infine, arriviamo ad Agnès Varda, una regista francese molto influente nel cinema saggistico. Agnès Varda è stata una figura chiave della Nouvelle Vague, un movimento cinematografico francese degli anni '50 e '60. Nel 1955, ha diretto un documentario saggistico chiamato "La Pointe Courte", che è considerato uno dei primi film del movimento Nouvelle Vague. Questo film esplora la vita di una piccola comunità di pescatori attraverso una combinazione di stili narrativi e documentari. Agnès Varda ha continuato a fare importanti contributi al cinema saggistico con film come "Cléo dalle 5 alle 7" del 1962 e "Senza tetto né legge" del 1985. Nel suo lavoro, ha sperimentato con diverse tecniche cinematografiche, come il montaggio non lineare e l'uso di voci fuori campo, per esplorare temi sociali e personali. Un concetto importante nella genealogia femminile del film saggistico è la prospettiva femminile. Queste registe hanno offerto una visione unica del mondo attraverso il loro sguardo e le loro esperienze, dando voce a storie e prospettive spesso trascurate nel cinema tradizionale. Hanno utilizzato il medium del film per esplorare questioni di genere, identità e società in modo personale e innovativo. In sintesi, Esfir Šub, Nicole Vedrès e Agnès Varda sono tre importanti registe che hanno contribuito alla genealogia femminile del film saggistico. Hanno utilizzato il cinema come strumento per esplorare e comunicare idee • Il film-saggio e la "politique des auteurs": Alexandre Astruc, André Bazin, Jacques Rivette Iniziamo con il concetto di film-saggio. Un film-saggio è un tipo di film che cerca di esplorare idee e concetti complessi attraverso l'uso del cinema. È diverso dai film narrativi tradizionali che raccontano una storia, perché il film-saggio mette in primo piano l'espressione artistica e il pensiero critico. Può includere immagini di repertorio, sequenze documentaristiche, interviste e narrazione poetica. Ora, parliamo della "politique des auteurs". È un concetto che è emerso nella critica cinematografica francese negli anni '50 e '60. Gli autori di questo movimento, come Alexandre Astruc, André Bazin e Jacques Rivette, sostenevano che il regista dovrebbe essere considerato l'autore di un film, proprio come uno scrittore è l'autore di un libro. Alexandre Astruc è stato un regista e critico cinematografico francese. Nel 1948, Astruc ha scritto un articolo chiamato "La nascita di una nuova avanguardia: la macchina da presa stylo" in cui ha introdotto il concetto di "macchina da presa stylo" o "macchina da presa penna". Astruc suggeriva che i registi dovrebbero usare la macchina da presa come uno scrittore usa una penna, per esprimere il proprio punto di vista e la propria visione artistica. Questo concetto è stato un pilastro della "politique des auteurs" e ha influenzato il modo in cui il cinema è stato considerato come forma d'arte. André Bazin è stato un critico cinematografico francese e uno dei fondatori della rivista "Cahiers du Cinéma". Bazin ha sostenuto la "politique des auteurs" e ha teorizzato sul concetto di realismo cinematografico. Ha sostenuto che i registi dovrebbero cercare di catturare la realtà nel modo più fedele possibile, senza manipolare troppo l'immagine o l'audio. Questo approccio ha influenzato molti registi successivi nella loro ricerca di una rappresentazione autentica della realtà. Jacques Rivette è stato un regista francese associato alla "politique des auteurs" e alla Nouvelle Vague. Rivette ha cercato di esplorare le potenzialità del cinema come forma d'arte, spingendo i limiti delle convenzioni narrative e sperimentando con la durata dei film. Ha diretto film come "Céline e Julie vanno in barca" del 1974, che esplora l'immaginazione e l'avventura attraverso una trama non lineare e lunghe sequenze. In sintesi, il film-saggio è un tipo di film che esplora idee complesse attraverso l'uso del cinema. La "politique des auteurs" è un concetto che sostiene che il regista dovrebbe essere considerato l'autore di un film. Alexandre Astruc, André Bazin e Jacques Rivette sono importanti figure associate a questo movimento. Astruc ha introdotto il concetto di "macchina da presa stylo", mentre Bazin ha teorizzato sul realismo cinematografico e Rivette ha sperimentato con le convenzioni narrative. Queste idee hanno contribuito a plasmare il cinema come forma d'arte.  Chris Marker, maestro del film-saggio Certamente! Spiegherò in modo semplice chi è Chris Marker e perché è considerato un maestro del film-saggio, come se lo stessi spiegando a un bambino. Userò anche date, esempi e concetti importanti. Chris Marker è stato un regista, scrittore e fotografo francese, nato il 29 luglio 1921 e morto il 29 luglio 2012. È famoso per i suoi film-saggio, che sono una forma di cinema sperimentale che mescola documentario, narrazione poetica e immagini di repertorio. Un film-saggio di Chris Marker molto conosciuto è "La Jetée" del 1962. È un cortometraggio di soli 28 minuti, realizzato principalmente con fotografie fisse e una voce narrante. La storia si svolge in un futuro post-apocalittico e segue un uomo che è costretto a viaggiare nel tempo per cercare una soluzione per salvare l'umanità. "La Jetée" è considerato uno dei capolavori di Marker e un esempio eccellente di film-saggio. Marker era un maestro nel combinare diverse forme artistiche, come il cinema, la fotografia e la scrittura. I suoi film-saggio esplorano temi complessi come la memoria, la storia, la politica e la condizione umana. Utilizzava immagini di repertorio, interviste, collage visivi e una narrazione poetica per creare un'esperienza cinematografica unica. Un altro famoso film-saggio di Marker è "Sans Soleil" del 1983. In questo film, Marker utilizza immagini girate in diversi paesi, come Giappone, Guinea-Bissau e Islanda, per esplorare il concetto di memoria e la relazione tra passato, presente e futuro. "Sans Soleil" è un esempio straordinario del modo in cui Marker mescola diversi elementi per creare un'opera d'arte cinematografica. Marker è stato un pioniere nel campo dei film-saggio e ha influenzato molti registi successivi. La sua capacità di combinare immagini, suoni e parole per esprimere idee complesse in modo poetico è ciò che lo rende un maestro del genere. I suoi film sono stimolanti, coinvolgenti e ti fanno riflettere su temi importanti. In sintesi, Chris Marker è stato un regista e artista francese noto per i suoi film- saggio. Questi film combinano diverse forme artistiche e esplorano temi complessi essere prodotto e distribuito più facilmente rispetto ai film tradizionali. Il video- saggio combina immagini, suoni, testo e spesso anche elementi visivi sperimentali per esplorare una varietà di temi e concetti. Il passaggio dal film-saggio al video-saggio è avvenuto negli ultimi decenni, con lo sviluppo della tecnologia digitale. Mentre il film-saggio era limitato dalla necessità di lavorare con pellicola e attrezzature specifiche, il video-saggio ha tratto vantaggio dalla diffusione delle videocamere digitali e dei software di montaggio video accessibili. Un esempio di video-saggio potrebbe essere un cortometraggio creato da un artista o un cineasta indipendente che utilizza il video digitale per esplorare una tematica particolare. Potrebbe contenere interviste, immagini di repertorio, animazioni e anche elementi interattivi. Il video-saggio può anche essere distribuito online o proiettato in mostre d'arte, offrendo una nuova forma di espressione artistica accessibile a un pubblico più ampio. Con il video-saggio, gli artisti hanno più libertà di sperimentazione e possono esplorare nuove tecniche e linguaggi cinematografici. Possono anche utilizzare i mezzi digitali per integrare elementi interattivi e coinvolgere attivamente lo spettatore. In sintesi, il passaggio dal film-saggio al video-saggio rappresenta l'evoluzione dell'espressione artistica nel campo cinematografico. Mentre il film-saggio si basava sulla pellicola e sulle tecniche tradizionali, il video-saggio sfrutta la tecnologia digitale per creare opere più accessibili e sperimentali. Questo apre nuove possibilità creative per gli artisti e amplia il pubblico che può godere di queste opere.  Funzioni e modelli della critica videografica del cinema La critica videografica del cinema è un modo di analizzare e interpretare i film utilizzando il video come mezzo di espressione. È simile alla critica cinematografica scritta, ma invece di utilizzare parole scritte, si utilizzano immagini e suoni per esprimere le idee e le opinioni sulla pellicola. Ecco alcune funzioni della critica videografica del cinema: 1. Analisi visiva: La critica videografica può esaminare gli aspetti visivi di un film come la composizione delle immagini, l'uso del colore, l'illuminazione e il montaggio. Ad esempio, un critico videografico potrebbe analizzare come un regista ha utilizzato la luce per creare un'atmosfera specifica in una scena. 2. Montaggio e struttura: La critica videografica può esplorare il modo in cui un film è stato montato e organizzato. Può analizzare come le scene sono collegate tra loro e come il montaggio influenza la narrazione. Ad esempio, un critico videografico potrebbe evidenziare l'uso di tagli rapidi e di montaggio parallelo in una sequenza d'azione per creare suspense. 3. Contesto storico e sociale: La critica videografica può considerare il contesto storico e sociale in cui è stato realizzato un film. Può analizzare come il film riflette o critica determinati eventi o temi della società. Ad esempio, un critico videografico potrebbe esplorare come un film ambientato durante la seconda guerra mondiale rappresenta gli orrori della guerra. 4. Interpretazione e significato: La critica videografica cerca di interpretare il significato di un film e i messaggi che trasmette. Può analizzare i personaggi, i dialoghi e gli elementi simbolici per cercare di comprendere le intenzioni del regista. Ad esempio, un critico videografico potrebbe discutere del significato simbolico di un oggetto ricorrente in un film, come un orologio che rappresenta il trascorrere del tempo. Passiamo ora ai modelli della critica videografica: 1. Video-essay: Questo modello si basa sull'uso di immagini e suoni per creare una narrazione visiva. Un critico videografico può utilizzare sequenze di film, interviste, frammenti audio e grafica per sviluppare un'argomentazione o esporre un'analisi. Ad esempio, un video-essay potrebbe esaminare il tema della solitudine in diversi film, utilizzando frammenti e citazioni per sostenere il proprio punto di vista. 2. Video-recensione: Questo modello è simile a una recensione scritta, ma viene presentato in formato video. Un critico videografico può esprimere la propria opinione sul film, discutendo degli aspetti positivi e negativi, senza necessariamente approfondire l'anal isi visiva. Ad esempio, un video-recensione potrebbe elencare i motivi per cui un bambino potrebbe apprezzare un determinato film d'animazione. 3. Video-analisi: Questo modello si concentra sull'analisi dettagliata di un aspetto specifico di un film. Può essere un personaggio, una scena, una tecnica cinematografica o qualsiasi altro elemento significativo. Ad esempio, un video- analisi potrebbe esaminare l'evoluzione del personaggio di Spider-Man nei film, evidenziando i cambiamenti nel costume, nella personalità e nelle relazioni. Spero che questa spiegazione sia stata chiara! La critica videografica del cinema può essere un modo coinvolgente e creativo per esplorare e condividere le proprie opinioni sui film utilizzando il video come mezzo di comunicazione. Teoriche del montaggio Lev Kulešov è stato un regista e teorico del cinema sovietico noto per il suo studio sul montaggio cinematografico. Ha dimostrato che il significato di un'immagine può essere alterato o ampliato in base al contesto in cui viene mostrata, e ha utilizzato l'esperimento del Kulešov per dimostrare il potere del montaggio nel generare senso e influenzare la percezione degli spettatori. Sergej Ejzenštejn è stato un regista e teorico del cinema sovietico che ha introdotto il concetto di cinema dialettico. Ha utilizzato il montaggio per creare un dialogo visivo tra le scene e le parti di una storia, sfruttando i contrasti e le contraddizioni visive per trasmettere significato ed emozioni. Dziga Vertov è stato un regista e teorico del cinema sovietico che ha introdotto la teoria degli intervalli. Gli intervalli sono i momenti tra le scene di un film, e Vertov credeva che fossero altrettanto importanti quanto le scene stesse per trasmettere significato e far riflettere gli spettatori sul passaggio del tempo e sulle connessioni tra le azioni. Esfir Šub è stata una regista e montatrice sovietica pioniera nel cinema. Ha sperimentato con diverse tecniche di montaggio per creare narrazioni coinvolgenti ed espressive, utilizzando il montaggio per creare ritmo, suspense e raccontare storie dalla prospettiva delle persone comuni. In breve, queste quattro figure hanno contribuito in modo significativo alla teoria del montaggio cinematografico. Kulešov ha dimostrato il potenziale del montaggio nel generare senso e influenzare la percezione degli spettatori, Ejzenštejn ha introdotto il concetto di cinema dialettico, Vertov ha sviluppato la teoria degli intervalli e Šub ha sperimentato con tecniche innovative di montaggio per creare narrazioni coinvolgenti. Teoriche della fotogenia - La bellezza del cinema secondo Louis Delluc: Louis Delluc era un critico cinematografico e regista francese che credeva che il cinema fosse un'arte che poteva trasmettere emozioni e creare bellezza attraverso l'uso di immagini e suoni. Pensava che il cinema dovesse evocare sensazioni e sentimenti negli spettatori, simili alla musica. La sua idea era che la bellezza del cinema risiedesse nella capacità di catturare momenti preziosi e di offrire una visione soggettiva del mondo. Un esempio del suo approccio è il film "La Femme de nulle part" del 1922, in cui utilizzò tecniche innovative di montaggio e illuminazione per creare un'atmosfera onirica e surreale. - Jean Epstein e la fotogenia dell'imponderabile: Jean Epstein era un regista e teorico del cinema francese che credeva che anche le cose più imponderabili o invisibili potessero avere una fotogenia particolare. Questo concetto è conosciuto come "fotogenia dell'imponderabile". Epstein cercava
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