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riassunto Arte come esperienza dewey, Appunti di Filosofia

riassunto arte come esperienza john dewey

Tipologia: Appunti

2014/2015
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Caricato il 04/12/2015

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Scarica riassunto Arte come esperienza dewey e più Appunti in PDF di Filosofia solo su Docsity! Dewey: Arte come esperienza Cap.1: La creatura vivente Il compito primario che Dewey si propone è, come suggerito dal titolo, ripristinare la continuità tra arte ed esperienza quotidiana. Nel modo comune di vedere, l'opera d'arte viene identificata con l'oggetto, posta su un piedistallo e reclusa in un museo. Viene cioè considerata come separata dall'esperienza umana. Per comprendere il significato reale degli oggetti artistici dobbiamo guardare il punto in cui affondano le loro radici nell'esperienza e considerarli allo stato grezzo. Bisogna assumere una concezione estesa dell'esperienza artistica per la quale anche il meccanico preso dalla sua opera è impegnato in un'attività artistica. Le idee che pongono l’arte su un piedistallo sono tante e diffuse. Le arti che oggi hanno maggiore consenso per l’uomo medio sono quelle che neanche vengono considerate arti come: il cinema, la musica, i giornali. Infatti per lui l’arte è quella confinata nei musei. Non dobbiamo andare molto lontani per trovare popoli per i quali qualsiasi cosa intensifichi il senso della vita è oggetto di profonda ammirazione, come dimostrato da popoli antichi, presso i quali utensili domestici erano lavorati con grande cura per dare enfasi alla vita quotidiana e che oggi sono considerati oggetti artistici in virtù della separazione tra utile e bello. Anche ad Atene c'era una stretta connessione delle belle arti e della vita quotidiana. In queste società l'idea dell'arte per l'arte non sarebbe stata neppure compresa. Tant’è vero che per gli antichi greci l’arte era un’imitazione. Oggi, invece, è sorta una concezione isolazionista dell'arte vista appunto come nicchia, per: nazionalismo: la maggior parte dei musei moderni sono nati per esibire la grandezza della nazione (es Napoleone e il Louvre) capitalismo: ha considerato l'arte come qualcosa da collezionare per il suo valore economico. Il collezionista tipico è il capitalista tipico, egli infatti ammassa dipinti e oggetti artistici come certificato della sua posizione nel mondo economico. mercificazione: le opere d'arte sono prodotte come altre merci per essere vendute sul mercato L'arte è stata snaturata per la perdita della sua connessione sociale e l'artista si è isolato, chiudendosi in un individualismo estetico. Anche le filosofie dell'arte hanno contribuito a questo processo,enfatizzando il carattere puramente estetico delle opere d’arte. L'alternativa a queste filosofie non è la materializzazione dell'arte, ma la sua connessione con l'esperienza ordinaria. Quindi per arrivare alla teoria dell'arte dobbiamo deviare dalla strada diretta e partire dall'esperienza considerata “normale”. La vita di un organismo consiste di fasi ascendenti e discendenti, flussi e riflussi, in un ritmo costante e organico, senza che vi siano mai buchi e fratture. L'artista non rifugge i momenti di resistenza e tensione, ma li coltiva per le loro potenzialità. - La differenza tra estetico e intellettuale: è solo una differenza di accento e non di genere nel rapporto tra creatura e ambiente. Non cogliere questa differenza significa credere che l'artista non pensa e che lo scienziato non fa che pensare:il pensatore ha il suo momento estetico e l'artista ha i suoi problemi. E' assurda l'idea che l'artista non pensi in maniera profonda come un ricercatore: un pittore, ad es, deve recepire consapevolmente l'effetto di ogni sua pennellata per rendersi conto di ciò che sta producendo. Entrambi hanno un pensiero pregno di emozione e sentimento pregno di idee. La sola distinzione riguarda il tipo di materiale cui inerisce l'immaginazione e la tecnica. Ogni concezione che ignori il ruolo necessario dell'intelligenza nell'opera d'arte si basa sull'identificazione di pensiero e di un particolare tipo di materiale, i segni e le parole; ma, se tutti i significati potessero essere espressi adeguatamente da parole, le arti belle non esisterebbero, perché ci sono valori e significati che possono essere espressi solo da qualità immediatamente visibili e udibili. L'esperienza organica non comporta frattura tra presente, passato e futuro: il passato è serbatoio di risorse, non oppressione di opportunità sprecate e il futuro è promessa, non è minaccia. L'arte celebra particolarmente i momenti nei quali il presente è rafforzato dal passato e sollecitato dal futuro. Gli animali e i selvaggi sono pienamente presenti in tutti i loro atti. Cap. 2: La creatura vivente e le cose eteree Problema: perché l'arte è stata staccata dalla vita comune? Secondo la tradizione la vita è suddivisa in compartimenti entro i quali ogni attività umana dev'essere reclusa. Anche l'arte ha il suo regno peculiare: questo è all’origine della separazione dell’arte dalla vita comune. Si è così determinata un'opposizione tra mente e corpo, senso e intelletto. Il processo del vivere è stato ridotto a etichettare situazioni, eventi e oggetti in una semplice successione. I sensi sono gli organi mediante i quali la creatura vivente partecipa direttamente ai processi del mondo che gli sta intorno. Da questo deriva l’esperienza che è il risultato di quell’interazione tra organismo e ambiente che quando diventa piena si trasforma in comunicazione e partecipazione. Gli organi sensoriali sono i mezzi di questa partecipazioni e se vengono danneggiati o indeboliti avremo un’esperienza di vita offuscata e ridotta. Le opposizioni mente e corpo, anima e materia, spirito e carne hanno origine nella paura di ciò che la vita può produrre. Tutti questi sono segni di contrazione e arretramento. Per Dewey c'è bisogno di un pieno riconoscimento della continuità di bisogni umani e animali che non implica una riduzione dell'uomo al livello selvaggio. L'uomo eccelle solo per una duplice complessità: sia costitutiva che delle relazioni con l'ambiente (I progetti diventano più ampi, la soddisfazione è più forte e ha più sfumature. Lo spazio diventa una scena ampia per una molteplicità di atti; il tempo è crescita); e per l'intenzionalità consapevole delle sue azioni, indispensabile affinché l'arte sia considerata tale. L'arte è la prova concreta della realizzabilità dell'unione di materiale e ideale; della consapevolezza dell'uomo che usa le energie della natura per espandere la propria vita. L'assorbimento dell'estetico in natura può assumere un aspetto mistico che rende l'esperienza estetica simile alla religiosa comunione estatica. L'esperienza sensoriale ha una capacità illimitata di assorbire significati e valori , che verrebbero considerati ideali. Infatti l'elevazione dell'ideale al di sopra del senso immediato ha fatto sì da un lato che esso divenisse esangue e anemico, dall'altro ha degradato l'esperienza diretta. Il poetico è sempre strettamente affine all'animistico; lo è anche l'architettura, nonostante il suo aspetto tecnico e matematico. Lo è nel momento in cui la superficie sensibile assume profondità di significato umano (es. il Partenone possiede uno statuto estetico quando diventa esperienza per un essere umano). Infatti molte arti sono nate in connessione con rituali primitivi, miti e la tendenza al soprannaturale: essi venivano praticati non solo per la loro presunta funzione magica e spiegazione intellettualistica, ma soprattutto perché servivano a migliorare l'esperienza del vivere. Nel titolo del capitolo Dewey riprende la parola di Keats “etereo” per designare significati e valori che alcuni filosofi ritengono inaccessibili per il loro carattere spirituale. Per Keats non si può comprendere qualcosa solo attraverso un ragionamento logico : i ragionamenti devono essere simili ai movimenti della creatura vivente, devono essere cioè spontanei e istintivi. L'errore consiste nel supporre che solo le cose legate ai sensi possano essere esperite qualitativamente e immediatamente: non possiamo afferrare alcuna idea finché non l'abbiamo avvertita e sentita come se fosse un odore o un colore. Keats ha identificato Verità e Bellezza, intendendo per Verità né correttezza né adeguazione, ma saggezza umana. La sua filosofia accetta la vita in tutta la sua incertezza e volge l'esperienza in direzione dell'immaginazione e dell'arte. Cap. 3: Fare un'esperienza Fare esperienza è come respirare, è un'alternanza ritmica di emissione ed emissione ed è un'interazione tra creatura e ambiente. Un'esperienza è compiuta quando c'è conclusione, che è un perfezionamento e non una cessazione: non ci sono né buchi, né giunture meccaniche né punti morti, ma pause e luoghi di riposo; è un processo attivo, caratterizzato da un significato crescente; un'unità in cui le parti non perdono il loro carattere specifico. E' come un oceano in cui le onde vengono portate avanti da altre onde; come un fiume che scorre. Esperienza intellettuale: un'esperienza di pensiero può avere una sua qualità estetica; è distinta dalle attività riconosciute come estetiche solo per i suoi materiali, che sono composti di segni o simboli mentre i materiali delle belle arti consistono di qualità. Però l'esperienza intellettuale deve avere una qualità emotiva per essere compiuta. Esperienza pratica: anche un'esperienza che consiste di azioni può avere una sua qualità estetica; si può agire in maniera efficiente, ma automatica, senza per questo fare esperienza cosciente: si arriva ad un fine, ma non ad una conclusione consapevole. Si può immaginare una pietra che faccia esperienza rotolando giù da una collina perché pensa al futuro, desidera l'esito finale e si interessa di ciò che incontra sul suo cammino. La maggioranza delle esperienze pratiche, invece, sono anestetiche perchè non c'è un vero interesse alle cose che accadono. Quindi i nemici dell'estetico non sono né il pratico né l'intellettuale, sono la monotonia, l'inerzia, la sottomissione a convenzioni. In un'esperienza vitale, non è possibile separare il pratico, l'emotivo e l'intellettuale: la dimensione emotiva lega tra loro le parti in un unico intero, così intellettuale designa semplicemente il fatto che l'esperienza ha significato e pratico il fatto che l'organismo interagisce con oggetti che lo circondano. L'emozione: è la qualità estetica che corona un'esperienza portandola a completezza e unità, è la forza che muove e cementa l'esperienza, seleziona ciò che è congruo e conferisce unità qualitativa a materiali all'apparenza eterogenei. Le emozioni non vanno pensate come compatte e ferme, ma sono le qualificazioni di un dramma, che cambiano con lo sviluppo del dramma e richiedono un tempo in cui svolgersi: l'esperienza è emotiva, ma non ci sono cose separate chiamate emozioni. Se la funzione del linguaggio fosse quella di riprodurre Il significato può essere: • estrinseco: quando è dotato di un riferimento puramente esterno, quando sta per qualcosa indicandolo. Ad es, il cartello indica il luogo dell'esperienza (la città), ma non la contiene • intrinseco: quando è una proprietà diretta dell'oggetto. Negare significato ad un'opera d'arte può voler dire che essa non possiede il genere di significato che appartiene a segni e simboli: questa è un'opinione corretta. Oppure può voler dire che l'opera d'arte è priva di significato come un nonsense, ma la negazione di significato di solito si basa sull'assunzione che il valore che l'opera possiede è così peculiare da non avere nulla in comune con altre esperienze. Queste posizioni sono da rigettare, la seconda perché sostiene l'idea esoterica dell'arte bella. L'opera d'arte, infatti, ha una qualità peculiare che è quella di chiarire e concentrare significati che sono contenuti in maniera dispersa e debole nel materiale di altre esperienze. Distinzione tra asserzione ed espressione: La scienza asserisce significati, l'arte li esprime. • asserzione: mostra le condizioni in base alle quali si può fare esperienza di un oggetto o di un'azione. E' solo un'istruzione, ma ha un tale prestigio che spesso si crede che riveli la natura interna delle cose. E' generale e universale. • espressione: costituisce un'esperienza, ha un'intenzione. E' individuale. Es. della distinzione: lo stato di beatitudine è tema ricorrente nei dipinti religiosi, ma nella maggior parte di questi dipinti lo stato è indicato attraverso simboli convenzionali invece che espresso. L'oggetto espressivo: Van Gogh in una lettera al fratello scrive di voler dipingere una visione del Rodano come un qualcosa di estremamente desolato. Attraverso la rappresentazione pittorica di un materiale osservabile da chiunque, egli ha inteso presentare un nuovo oggetto: l'episodio esterno e il sommovimento emotivo si sono fusi in un oggetto espressivo dotato di un suo significato peculiare “l'estremamente desolante”. L'oggetto espressivo è il risultato dell'interazione pittore (creatura) e oggetto (ambiente): nel momento in cui il pittore attribuisce un significato personale all'oggetto che intende rappresentare, esso diventa un portato di un significato sia intrinseco e oggettivo, che accidentale e soggettivo, conferitogli dal pittore. Due teorie confutate da Dewey: Non cogliere l'associazione tra materiale soggettivo e materiale oggettivo porta a due teorie errate in quanto isolano la creatura dall'ambiente in cui vive. 1. l'espressività estetica è fuori di noi e appartiene solo alle qualità sensoriali. 2. l'espressività estetica è dentro di noi e appartiene solo al materiale associato. Confutazione: 1. l'apparato ottico non funziona mai isolatamente: le qualità sensoriali che arrivano dall'occhio sono strettamente legate a quelle che arrivano da attività collaterali. Le linee esperite sono sempre demarcazioni di cose e in quanto tali portano con sé le proprietà degli oggetti; i colori non sono separati dalle cose che qualificano ma sono colori di oggetti dotati di risonanze. Solo per questa ragione sono qualificati emotivamente e sono significativi ovvero espressivi. 2. Vernon Lee sostiene che l'arte sia desiderio di forme e che tale desiderio si soddisfi mediante la nostra immaginazione. Le qualità sensoriali sono quindi non estetiche; ciò che conta sono le relazioni tra cose. I drammi non hanno luogo nel marmo o nel colore, ma esclusivamente dentro di noi. Una teoria che considera esteticamente irrilevante il colore in pittura o il suono in musica, non ha bisogno di essere confutata. Le due teorie criticate si integrano l'una con l'altra e si può raggiungere la verità della teoria estetica solo per la loro compenetrazione profonda. Roger Fry: sostiene che nell'artista, mentre contempla un particolare campo visivo, comincia a cristallizzarsi un'armonia; certe linee divengono per l'artista piene di significato. La percezione in questo caso diventa artistica (creativa); non è il genere di rappresentazione che restituirebbe una macchina fotografica, perchè solo determinate linee e colori assumono significato, in relazione al bagaglio di esperienze del pittore o alla sua agitazione interna. In Fry il significato sembra poter essere esclusivamente riferito alle linee, che rimpiazzerebbero così tutti gli altri significati dell'esperienza (Fry infatti afferma che il contenuto trattato in un'opera d'arte è sempre irrilevante se non addirittura dannoso); quindi, mentre l'enfasi sull'emergere di nuove linee e colori è giusta, l'affermazione che il contenuto è irrilevante fa l'arte assolutamente esoterica. L'arte astratta: può sembrare un'eccezione rispetto a ciò che si è detto su espressività e significato. Alcuni sostengono che le opere astratte non siano affatto opere d'arte; altri affermano che sono il vero punto di vertice dell'arte per la loro lontananza dalla rappresentazione letterale. Ma il riferimento al mondo reale non svanisce dall'arte quando le forme cessano di essere quelle delle cose concretamente esistenti: quando in un dipinto non c'è la rappresentazione di un oggetto particolare, ciò che esso rappresenta sono le qualità di tutti gli oggetti particolari, come colore, estensione, movimento e ritmo. Ogni opera d'arte in una certa misura astrae da tratti particolari degli oggetti espressi, altrimenti sarebbe una mera imitazione, in particolare perché rappresenta su un piano bidimensionale oggetti tridimensionali. In scienza l'astrazione cerca l'asserzione, in arte l'espressione. Piacere di piangere: la nostra peculiare consapevolezza del piacere nell'osservare dipende dalla nostra consapevolezza della finzione. Cap. 6: Sostanza e forma In quanto espressivi gli oggetti d'arte sono linguaggi e comportano chi parla, la cosa detta e colui a cui si parla. Mentre l'opera è in via di sviluppo, l'artista deve fungere da pubblico ricevente. Ogni linguaggio implica ciò che viene detto (la sostanza) e come viene detto (la forma). Le teorie che separano materia e forma fanno perno sulla separazione di creatura e ambiente. Non si può tracciare una distinzione tra forma e sostanza se non per riflettere: l'opera stessa è materia che ha preso forma in una sostanza estetica; nell'atto espressivo non c'è distinzione ma integrazione perfetta tra forma e sostanza. Tale distinzione è arbitraria dato che anche se a prima vista sembra più naturale la materia al senso e la forma al pensiero, ciò che forma è in un contesto è materia in un altro e viceversa(un colore può essere materia per quel che riguarda l'espressività di alcune qualità o forma quando viene usato per trasmettere delicatezza). Il pregiudizio della loro separazione si fonda sulla distinzione metafisica tra materia e forma per cui la materia sarebbe il supporto irrazionale su cui si imprime la forma, elemento razionale intelligibile degli oggetti e degli eventi del mondo. Se non fosse per questo pregiudizio a nessuno verrebbe in mente che c'è un problema nella relazione tra forma e materia poiché la sola distinzione importante in arte è quella tra materia inadeguatamente formata e materiale formato compiutamente. In un'opera d'arte forma e materia sono connesse ma non identiche, infatti l'opera è materia formata. Attraverso l'arte significati di oggetti altrimenti muti e appena abbozzati vengono chiariti e concentrati non dal pensiero né perché si evada in un mondo di meri sensi, ma creando una nuova esperienza. L'opera d'arte tiene in vita la capacità di fare esperienza del mondo comune nella sua pienezza. La forma contraddistingue un modo di considerare una materia esperita in modo da farla diventare materiale per un'esperienza infatti un'opera d'arte è tale solo quando vive in qualche esperienza individuale. La sua universalità dipende dalla sua capacità di ispirare nuove realizzazioni personali nell'esperienza. In pittura la forma viene spesso identificata con le sagome delle figure, con le proprietà geometriche e spaziali, ma la figura è solo un elemento della forma estetica, non la costituisce. Infatti la figura è legata all'adattamento ad un fine particolare; la forma all'adattarsi delle parti alla funzione dell'intero. Quando la forma viene svincolata dall'esser limitata a un fine specifico e serve anche agli scopi di un'esperienza immediata e vitale essa è estetica e non semplicemente utile. (es. un cucchiaio è limitato al fine particolare di portare qualcosa alla bocca; perde tale limitazione se dotato di grazia che gli conferisce forma estetica). La connessione tra bello e utile è auspicabile ma non prestabilita. Solo quando le parti che costituiscono un intero sono finalizzate a contribuire al perfezionamento di un'esperienza cosciente la figura diventa forma. Non può farlo finché serve a uno scopo specifico ma solo quando serve allo scopo complessivo di fare un'esperienza fondendosi con tutte le altre proprietà dell'opera d'arte. Bradley distingue tra • materia per: il soggetto che si può indicare e descrivere in maniera diversa come fa un particolare prodotto artistico; è esterno( l'uccisione di un albatros da parte di un marinaio - la spiegazione in prosa di una poesia) • materia in: la sostanza effettiva, lo stesso oggetto artistico e non può essere espresso in nessun altro modo (i versi stessi) il contenuto: sfondo generale che viene trasformato nella vera sostanza dell'opera d'arte con il procedere dell'esperienza (tutte le esperienze di crudeltà e pietà relative a una creatura vivente) Il problema della relazione tra materia e forma si può riconfigurare come quello della relazione tra elemento decorativo (inclina dal lato dei sensi) ed elemento espressivo (dal lato del significato) che sono due significati della bellezza. Se si godesse solo di qualità in se stesse l'elemento decorativo e quello espressivo non avrebbero connessione l'uno con l'altro provenendo uno dall'immediata esperienza dei sensi l'altro da relazioni e significati introdotti dall'arte. Invece, nell'esperienza della creatura vivente si ha un intero di vitalità, l'esatto opposto di un singolo senso che funziona isolatamente o di alcuni sensi che si limitano a sommare insieme le loro qualità separate, cioè devono essere connessi. L'arte va al di là del mero senso e l'esperienza nel suo carattere continuo e cumulativo le fornisce un quadro di riferimento. La bellezza è un termine emotivo e non analitico: non può essere uno strumento di spiegazione o classificazione ma solo una risposta emotiva. Cap. 7: La storia naturale della forma La forma: è stata definita in termini di relazioni, che non sono operazioni puramente intellettuali, ma maniere di interagire. La forma può essere definita come unità qualitativa, cogliibile non attraverso riconoscimento, ma attraverso la percezione che è una visione in grado di afferrare l'intero. La forma non si trova esclusivamente nelle opere d'arte, ma è un carattere di ogni esperienza vitale; essa è l'effetto di forze che portano a totale compimento l'esperienza. La connessione tra forma e sostanza è quindi intrinseca. Le caratteristiche della forma: sono la continuità, l'accumulazione, la conservazione, la tensione; • la resistenza: se non ci fosse resistenza interna ci sarebbe un fluire disordinato verso un obiettivo immediato. Essa è indispensabile sia nella produzione dell'opera d'arte, che nella fruizione (il fruitore deve infatti riaggiustare le sue esperienze passate). Una rigida predeterminazione di un prodotto finale da parte dell'artista o del fruitore secondo uno stampo convenzionale genera un prodotto meccanico;l'opera tende ad essere lavoro e la produzione fatica, ma l'opera deve presentarsi sempre come qualcosa di nuovo per rieducare il modo di vedere; • la preziosità: intesa non come valore economico, ma come nuovo e inatteso, in grado di salvaguardare l'opera dall'indifferenza causata dalla familiarità del tema. Tecnica: queste caratteristiche vengono attribuite erroneamente più alla tecnica che alla forma, ma la tecnica non è identica alla forma né interamente indipendente da essa; è l'abilità con cui sono gestiti gli elementi che costituiscono la forma, altrimenti è esibizione o virtuosismo. In nessun arte estetica c'è progresso, perchè i passi in avanti nella tecnica scaturiscono dal bisogno di nuove modalità di esperienza: emergono nuovi materiali d'esperienza quando sono richiesti nuovi modi di espressione. Esistono tre fasi che di solito accompagnano la comparsa di una nuova tecnica: sperimentazione, in cui si esagera il fattore di novità, condannado i nuovi procedimenti vengono assimilati e si trasforma la vecchia tradizione; la nuova tecnica acquisisce validità classica alcuni aspetti particolari della tecnica dei maestri vengono ripresi per imitazione, conducendo all'accademismo o all'eclettismo. Ritmo: è una variazione ordinata di cambiamenti. In un'opera d'arte c'è alternanza ritmica di : • abbandono: l'opera travolge lo spettatore con un'impressione complessiva che precede ogni riconoscimento • riflessione: è il discernimento che matura dal coltivare l'esperienza personale; ci si chiede dove l'opera ci stia portando e come lo stia facendo L'opera d'arte al tempo stesso eccita e calma e solo il passare attraverso la resistenza può portare ad una tranquillità dinamica che non sia apatia. Il ritmo nell'opera d'arte è reso possibile solo dall'esistenza del ritmo in natura; quest'ultimo non è sovrimposto all'arte, ma è costitutivo dell'arte stessa. L'attenzione al ritmo è ciò che originariamente ha accomunato arte e scienza: quest'ultima infatti ha utilizzato i ritmi appresi dalla natura per introdurre un ordine nelle immagini degli uomini. Originariamente non c'era alcuna distinzione tra arte (percezione dell'ordine) e scienza (riproduzione dell'ordine); ma in seguito lo sviluppo ha diviso le strade di scientificità e artisticità, nonostante ancora oggi l'interesse comune per il ritmo sia il loro vincolo di parentela. Dato che l'arte riproduce il ritmo della natura, si può parlare di naturalismo, che non è mera imitazione, ma l'espressione della relazione tra creatura e ambiente e del ritmo che caratterizza la loro interazione. In quanto espressione incanala l'emozione, che assume una forma ritmica. Il medium: determina la natura dell'opera; il medium in cui operano pittore e scultore è più esteriore e distante dal pubblico rispetto a quello in cui operano attore e danzatore; essi rimodellano un materiale esterno sulla base di una tensione interna e devono subire la pressione esercitata dal pubblico presente. Cap. 8: L’organizzazione delle energie L’indefinita qualità pervasiva di un’esperienza è quella che lega insieme tutti gli elementi definiti, dei cui oggetti siamo coscienti focalmente,facendone un intero. La dimostrazione migliore che le cose stanno così è il nostro costante senso di pertinenza o non pertinenza delle cose,un senso che è immediato. Se il senso non fosse immediato non avremmo guida per la nostra riflessione. Quando una cosa non ha senso,è folle,insana per noi è una cosa che viene strappata dal contesto comune che resta sola e isolata. Un’opera d’arte accentua questa qualità di essere un intero e di appartenere a quell’intero più grande,che è l’universo in cui viviamo. Credo che questo spieghi quel sentimento di chiarezza che proviamo con un oggetto di cui si fa esperienza con intensità estetica intensa. L’intero viene quindi sentito come l’estensione di noi stessi. Infatti solo chi viene deluso da un particolare oggetto che ha desiderato,come Macbeth, ritiene che la vita sia una favola raccontata da un idiota. In ogni esperienza noi tocchiamo il mondo attraverso un particolare tentacolo,noi portiamo avanti il nostro rapporto con il mondo e il mondo assume rilievo per noi. L’ intero organismo opera attraverso un medium,occhio,orecchio,tatto. In qualsiasi comune percezione visiva si vede per mezzo della luce,ma nelle percezioni comuni questo medium del colore è mescolato,corrotto. Mentre vediamo,noi udiamo anche,sentiamo il caldo o il freddo. Per i popoli primitivi si dice,le fotografie possiedono una qualità magica che viene temuta. Come delle cose solide possono essere raffigurate in questo modo è misterioso. L’uomo primitivo inoltre attribuiva a suoni utilizzati come parole capacità di controllare in modo soprannaturale le azioni e i segreti degli uomini e di dominare le forze della natura. Nell’arte bella “medium” indica il fatto che questa individualizzazione di un organo particolare del’esperienza è portata fino al punto in cui vengono strutturate tutte le sue possibilità. Medium significa innanzitutto intermediario,”mezzo”. Sono le cose di mezzo che intervengono e attraverso le quali si fa accadere qualcosa che ora è lontano. Tuttavia non tutti i mezzi sono media. Ci sono due tipi di mezzi:gli esterni a ciò che viene realizzato, e quelli che si assimilano alle conseguenze prodotte e restano immanenti. Il mezzo cessa di agire quando si raggiunge la “fine”. I mezzi esterni o ,meri mezzi, possono essere sostituiti da altri,ma quando parliamo di “media” ci riferiamo a mezzi incorporati nell’esito. Gli effetti estetici appartengono intrinsecamente al loro medium. La differenza tra operazione estrinseche e intrinseche vale per tutte le faccende della vita. Quando il mezzo è estrinseco si determina qualcosa di meccanico. Ci sono casi in cui mezzi e fini si fondono,e quindi questi mezzo sono non-estetici,buona parte di ciò che è definito spirituale è anestetico. Il medium è un intermediario tra l’artista e chi percepisce. Delacroix ha detto che dei pittori del suo tempo usavano la colorazione anziché il colore. Ciò significa che applicavano il colore agli oggetti che rappresentavano invece di ricavarli dal colore. Quindi la loro mente e la loro esperienza erano divise,mezzo e fine non erano fusi insieme. Usare artisticamente un medium significa escludere aiuti irrilevanti e utilizzare in modo intenso una sola qualità sensoriale per svolgere il lavoro. Ciò che fa di un materiale un medium è il venir usato per esprimere un significato diverso da ciò che esso è in virtù della sua vera esistenza fisica. I media sono diversi nelle diverse arti, ma è di tutte le arti avere un medium,altrimenti non sarebbero espressive,né potrebbero avere una forma. Vi è un altro elemento che è comune alla sostanza di tutte le opere d’arte. Lo spazio e il tempo si trovano nella materia di ogni prodotto artistico. Sono sostanziali,sono proprietà di ogni sorta di materiale utilizzato nell’espressione artistica. In pittura lo spazio sicuramente aiuta a costruire la forma,ma è direttamente sentito come qualità. Finché William James non insegnò nulla di meglio,gli psicologi erano abituati a trovare nei suoni solo una qualità temporale. James ha mostrato che i suoni sono anche spazialmente voluminosi. Il movimento nell’esperienza diretta è alterazione delle qualità degli oggetti e lo spazio di cui si fa esperienza è un aspetto di questo cambiamento. Su e giù,dietro e avanti,si sentono in modo diverso. La ragione di ciò è che non sono punti statici in qualcosa che è in sé statico,ma sono oggetti in movimento. C’è un’altra involuzione significativa del tempo e del movimento nello spazio. Essa è costituita non solo da tendenza verso qualche direzione (su e giù) ma da avvicinamenti e indietreggiamenti (vicino,lontano). Sono qualità di importanza pregnante,spesso tragica. Significano allentare e stringere,separare e compattare. Azione e reazione di tal genere sono la stoffa stessa di cui sono fatti gli oggetti e gli eventi di cui abbiamo esperienza. Spazio e tempo sono diversificati nelle qualità. Possiamo ricondurre la diversificazione a 3 temi generali : spazio,estensione,posizione ,o spaziosità,spazialità,spaziatura. Lo spazio è luogo e il luogo è spaziosità,possibilità di essere,vivere e muoversi. La mancanza di spazio è negazione della vita,l’apertura di spazio è affermazione della sua potenzialità. Il sovraffollamento,anche quando non è di impedimento alla vita,è irritante. Ciò che è vero per lo spazio lo è per il tempo. Abbiamo bisogno di uno “spazio di tempo” in cui realizzare qualsiasi cosa di significativo. La fretta eccessiva a cui ci costringe la pressione delle circostanze è odiosa. Il nostro grido costante ogni volta che siamo pressati dall’esterno è “dateci tempo”. Le opere d’arte esprimono lo spazio in quanto occasione di movimento e azione. Il pure e semplice spazio sarebbe però assolutamente vuoto. La spazialità è massa e volume,così come la temporalità è resistenza,non solo durata astratta. Il tempo in quanto vuoto non esiste. A esistere sono cose che cambiano e agiscono. Senza la terza proprietà,la spaziatura,l’occupazione sarebbe un caos. La corretta posizione,che viene determinato dalla distribuzione di intervalli mediante la spaziatura è connesso con il sentimento di energia. Le cose potrebbero essere troppo lontano o troppo vicine per consentire energia d’azione. Ne risulta una composizione goffa,che sia un essere umano o un architettura. Cap. 10: La sostanza differente delle arti Il prodotto dell’arte non è l’opera d’arte. L’opera ha luogo quando un essere umano coopera con il prodotto dando esito a un’esperienza che piace per le sue proprietà di libertà e di ordine. Se arte fosse un vero e proprio sostantivo gli oggetti d’arte potrebbero essere distinti in classi diverse. L’arte sarebbe allora divisa in generi e questi sarebbero divisi in specie. Se l’arte è una qualità interseca dell’attività non possiamo dividerla. Le qualità in quanto tali non si prestano a una divisione. La qualità è concreta ed esistenziale. Possiamo parlare di rosso e poi del rosso di rose o tramonti ma questi sono termini di natura pratica in quanto ci danno un’indicazione sulla direzione verso cui rivolgerci. Nella realtà non ci sono due tramonti che hanno esattamente la stessa sfumatura di rosso. Il rosso è sempre quello dell’esperienza. Per certi scopi consideriamo i termini: rosso, dolce, aspro come degli universali. Ci limitiamo a definire rosso quello che in natura ci da la sensazione di rossezza. Sarebbe impossibile definire tutti i rossi che ci sono in natura. Quanto più l’indicazione è generale e semplice tanto è migliore, quanto è più dettagliata più confonde. Un poeta recentemente ha sostenuto che la poesia è più fisica che intellettuale in quanto la riconosce da eventi fisici come la pelle d’oca o il brivido lungo la schiena. In realtà si assimila l’esperienza intellettuale attraverso i sensi che appartengono al corpo vivente. Per questo la definizione è errata. Una definizione è buona quando ci aiuta a fare esperienza. Essa indica come sono fatte le cose. William James ha fatto notare quanto sia noiosa una classificazione di cose che si fondono e variano come fanno le emozioni umane. I tentativi di classificare le belle arti in modo preciso e sistematico mi sembrano altrettanto noiosi. Una catalogazione che distingua tra pittura, scultura, poesia lascia che l’illuminazione giunga dal solo luogo da cui può giungere: l’opera d’arte individuale. Le classificazioni rigide sono inadeguate perché distraggono l’attenzione da ciò che è esteticamente fondamentale. (l’esperienza di un prodotto artistico). Queste classificazioni generano confusione perché trascurano gli anelli di connessione, di conseguenza pongono ostacoli insuperabili che impediscono di seguire in modo intelligente lo sviluppo storico di qualsiasi arte. Una sola classificazione che ha incontrato un certo favore è quella degli organi di senso. Un esempio della confusione generata dalla divisione in arti dell’occhio e dell’orecchio si riscontra nel caso della poesia. Un tempo la poesia esisteva solo nella voce. Era qualcosa di cantato, fino a quando con l’invenzione della scrittura si è avvicinata anche all’occhio e non solo all’orecchio. Aristotele afferma che la più rappresentativa delle arti è la musica, essa riproduce per mezzo di suoni le passioni le impressioni emotive che sono prodotte da oggetti e scene. L’architettura non è rappresentativa se con questo termine si intende la riproduzione di forme naturali fine a se stessa. L’architettura rappresenta le memoria umane, le speranze, le paure, gli scopi di coloro che costruiscono. Il tentativo di giungere a una classificazione e a una definizione rigida non è fatto per le arti. Una cosa analoga è stata fatta per catalogare la bellezza. La classificazione pone dei limiti alla percezione. L’artista non si lascerà andare all’ispirazione ma seguirà delle regole. Le opere nuove sono le opere che non si adattano alle regole. La filosofia della classificazione incoraggia tutti gli artisti a fare della sicurezza il loro principio guida. Le parole scultura, pittura letteratura, poesia denotano tendenze che appartengono a ogni arte. Il tratto che caratterizza l’architettura è che i suoi media sono materiali grezzi della natura e i suoi difetti dipendono da questi materiali. Il prodotto architettonico esprime la costituzione strutturale della natura stessa. Essa raccoglie e celebra più di altre le caratteristiche generiche della nostra natura umana. La bruttezza degli edifici di oggi in parte è dovuta anche a una distorsione dei valori umani e niente potrà renderli belli come i templi antichi. La scultura è strettamente legata all’architettura, la scultura sceglie di dare enfasi a ciò che rende l’architettura ricordo e monumento. È specializzata nel evocativo . L’architettura esprime la vita collettiva dell’uomo, la scultura esprime vita nelle sue forme individuali. Mentre la musica e la poesia mettono in evidenza crisi interiori la scultura è tutto tranne che occasionale. L’orecchio e l’occhio sono tra loro complementari, ciò che è visto eccita l’emozione indirettamente mediante interpretazioni. Il suono agita direttamente essendo un tumulto dello stesso organismo. Udito e vista vengono spesso identificati come i due sensi intellettuali. In realtà però il fascino della musica è molto più esteso di quello di una qualsiasi altra arte. Per quanto riguarda invece la letteratura essa ha un fascino particolare, i suoni che costituiscono il suo medium non sono suoni in quanto tali ma sono suoni che sono stati sottoposti a un arte che li ha trasformati in scrittura. Il suo materiale dunque ha una forza intellettuale superiore a qualsiasi altra arte, ma allo stesso tempo ha la capacità di rivelare i valori della vita collettiva come l’architettura. Come arte la letteratura è quella che ha bisogno di continuo sviluppo. Mentre non c’è una differenza tra la prosa e la poesia c’è un abisso tra il prosaico e il poetico. Uno di loro incarna il potere delle parole di esprimere ciò che sta in terra in cielo etc per mezzo di estensione l’altro di intensione. Il prosaico e come un documento si limita a catalogare, il poetico invece inverte il processo dando nuova energia alle parole. Ogni parola in poesia è immaginativa. Noi osserviamo, notiamo e giudichiamo le persone intorno a noi in termini che sono ricavati dalla letteratura. Essa da quindi la prova che attinge alò materiale delle esperienze e lo esprime in un medium che ne intensifica l’energia, le altre arti lo fanno in maniera non intenzionale. Cap. 11: L’apporto umano Con “apporto umano” intendo quegli aspetti e quegli elementi dell’esperienza estetica che di solito sono chiamati psicologici. Discutere l’aspetto psicologico dell’estetica è inevitabile. Naturalmente la discussione deve limitarsi ai tratti più generale dell’apporto umano. L’apporto specificamente personale va cercato nelle stesse opere d’arte. C’è una costituzione comune a tutti gli individui normali. Essi hanno mani,organi,dimensioni,sensi,affetti,passioni che sono gli stessi,si nutrono degli stessi alimenti,vengono feriti dalle stesse armi,sono soggetti alle stesse malattie,vengono curati dagli stessi rimedi. Per comprendere i fattori psicologici di base torniamo ai nostri principi basilari: l’esperienza è questione di interazione dell’organismo con l’ambiente circostante,un ambiente che è umano oltre che fisico. L’organismo vi apporta forze che giocano un ruolo nell’interazione. L’organismo è forza non trasparenza. Le esperienze che dominano l’apporto interiore,vengono chiamate “mentali” ,si riferiscono a esperienze di carattere più oggettivo,possono essere comprese solo tenendo conto dell’esperienza normale totale in cui fattori sia interni che esterni sono incorporati in modo da perdere ciascuno il proprio carattere speciale. In un’esperienza,cose ed eventi che appartengono al mondo,vengono trasformati in virtù del contesto umano in cui entrano. Questa concezione della produzione e della struttura di un’esperienza è dunque il criterio che si userà per interpretare e giudicare i concetti psicologici. Si suppone che l’esperienza sia qualcosa che ha luogo esclusivamente all’interno di un sé o di una mente o di una coscienza,qualcosa che è autosufficiente e intrattiene solo relazioni esterne con la scena oggettiva in cui si trova inserita. Quando si spezza il legame tra il sé e il suo mondo,allora anche le diverse modalità in cui il sé interagisce con il mondo cessano di avere una connessione unitaria tra loro. Dewey sottolinea il modo in cui hanno avuto origine storicamente marcate distinzioni psicologiche,iniziando con Platone e la sua triplice divisione dell’anima. Platone assegnò la facoltà appetitiva e ricettiva dei sensi alla classe mercantile; la facoltà irascibile ai cittadini- soldati fedeli alla legge e alla giusta fede,anche a spese della loro esistenza personale; la facoltà razionale a coloro che erano adatti a fare le leggi. Ci sono individui e persino classi di individui che sono prevalentemente esecutivi o riflessivi,sognatori o idealisti,egoisti o altruisti. La funzione dell’arte nella singola persona è di comporre le differenze,di abolire isolamenti e conflitti tra gli elementi del nostro essere. Esempi della separazione tra organismo e mondo non sono rari nella filosofia estetica. Una separazione del genere si cela dietro l’idea che la qualità estetica non appartenga agli oggetti in quanto oggetti ma sia proiettata su di loro nella mente. In altri ampi dell’esperienza una distinzione preliminare tra sé e oggetto è non solo legittima ma necessaria. Un obbligo analogo si impone a coloro che sono impegnati a manipolare materiali e ad eseguire progetti. Per costoro è necessario mantenere l’atteggiamento di chi dice “questo appartiene a me,mentre quello compete agli oggetti trattati”. Confuso sentimentalista è chi permette ai propri sentimenti e ai propri desideri di colorare ciò che ritiene essere l’oggetto. L’aspetto che contraddistingue in modo peculiare l’esperienza estetica è esattamente il fatto che in essa non esiste una tale distinzione tra sé e oggetto. La mente non denota mai qualcosa di autosufficiente,di insolito dal mondo delle persone e delle cose,ma si usa sempre facendo riferimento a situazioni,eventi,oggetti,memorie. Significa anche attenzione. Significa anche proposito: abbiamo in mente di fare questo e quello. La mente è cura,preoccupazione,ma anche di star dietro alle cose che hanno bisogno di essere curate. Il verbo mind giunge anche a significare obbedire- come quando si dice ai bambini di dar retta ai loro genitori. In breve “to mind” denota il notare qualcosa,avere preoccupazione e simpatia, agire secondo uno scopo. Mind è anzitutto un verbo. Esso denota tutti i modi in cui ci occupiamo delle situazioni in cui ci troviamo. Purtroppo una maniera influente di pensare ha trattato la mente come un’entità indipendente la quale fa attenzione,si prende cura,osserva e ricorda. Questa trasformazione è nefasta,poiché scioglie la mente dalla necessaria connessione con gli oggetti e gli eventi,futuri dell’ambiente. La mente ha una relazione analoga anche con il corpo. Se si rende la mente puramente immateriale il corpo cessa di essere vivo e diventa una massa morta. La mente costituisce lo sfondo sul quale si proietta ogni nuovo contatto con le cose circostanti,” sfondo attivo” che sta in attesa e attacca qualunque cosa capiti sulla sua strada così da assorbirla nel suo stesso essere. La mente come sfondo è costituita dalle modificazione del sé che hanno avuto luogo nel corso di precedenti interazioni con l’ambiente. Diverse tipi di mente: mente di tipo scientifico,esecutivo,artistico,economico. In ciascuno c’è una maniera principale di selezionare, conservare,organizzare. Mente è più che coscienza. La mente cambia lentamente,la coscienza è sempre in rapido mutamento. È il continuo riassestamento del sé e del mondo nell’esperienza. “Intuizione” è quell’incontro tra il vecchio e il nuovo. Immaginazione è stata tradotta come una facoltà speciale e autosufficiente,distinta da altre perché dotata di poteri misteriosi. Quando cose vecchie e familiari si rinnovano nell’esperienza,c’è immaginazione. Quando si crea il nuovo,ciò che è distante e ciò che è strano diventano le cose comuni più naturali nel mondo. C’è sempre una certa dose di avventura nell’incontro tra mente e universo,e quest’avventura è immaginazione. Un’esperienza immaginativa è ciò che accade quando materiali diversi di qualità sensoriale,emozione e significato,convergono in un unione che segna una nuova nascita nel mondo. C’è un conflitto vissuto dagli stessi artisti che è istruttivo per quel che interessa la natura dell’esperienza immaginativa. Questo conflitto è stato messo in evidenza in molti modi. Un modo di enunciarlo riguarda l’opposizione tra visione interna ed esterna. C’è uno stadio in cui la visione interna sembra molto più ricca e bella rispetto a quell’esterna. Sembra afferrare molto più di quanto riesca quest’ultima. Poi sopraggiunge una reazione,il contenuto della visione interna sembra simile ad uno spettro a confronto della solidità e dell’energia della scena che si presenta. L’artista è spinto a sottomettersi alla disciplina della visione oggettiva. Ma la visione interna non viene cacciata via. L’interazione tra queste due modalità di visione è immaginazione quando; quando l’immaginazione prende forma ,nasce l’opera d’arte. La storia della scienza e della filosofia, come anche delle arti belle documenta come il prodotto immaginativo venga all’inizio condannato dal pubblico. Si dice che la filosofia abbia inizio nella meraviglia e a fine nella comprensione. L’arte parte da ciò che è stato compreso è a fine nella meraviglia. Qualsiasi psicologia che isoli l’essere umano dall’ambiente lo stacca anche,dai suoi simili. Ma i desideri di un individuo prendono forma sotto l’influenza dell’ambiente umano,i materiali delle sue riflessioni e delle sue convinzioni gli vengono dagli altri con cui vive. Le esperienze espresse sono quel che sono grazie a esperienze di vivi e morti che le hanno plasmate. Non è necessario che la comunicazione sia parte dell’intento deliberato di un’artista. Si verifichi una comunicazione,in forza della natura,che l’artista condivide con altri. L’arte è la forma più universale e libera di comunicazione. Il senso di comunione generato da un’opera d’arte può assumere una qualità chiaramente religiosa. L’unione reciproca tra gli uomini è l’origine dei riti che hanno commemorato i momenti decisivi di nascita,morte e matrimonio. L’arte che unisce uomo e natura è un fatto noto. L’arte rende anche gli uomini consapevoli della loro reciproca unione dell’origine e nel destino. Cap. 12: La sfida della filosofia L’esperienza cosciente possiede un certo grado di qualità immaginativa. Essa diventa cosciente nel momento in cui entrano in gioco significati che sono derivati da esperienze precedenti. La mente non entra sempre nella attività e nei momenti di passività che succedono qui e ora. A volte viene bloccata o deviata. La qualità immaginativa dell’esperienza estetica è dominante. Senza l’intervento dell’immaginazione non sarebbe stato inventato nessun oggetto utile. L’opera d’arte non è solo però l’esito di un presso immaginativo ma agisce anche immaginariamente. L’opera d’arte è una sfida a effettuare quello che si è immaginato. L’esperienza estetica è pura, essa è liberata dalle forze che ostacolano e confondono lo sviluppo in quanto esperienza. La visione immaginativa è la forza che unifica tutti gli elementi che costituiscono la materia di un opera d’arte. Le filosofie dell’estetica sono molte e varie. Ma per la critica c’è un filo che fornisce una guida sicura attraverso questo labirinto. L’esperienza diventa cosciente come abbiamo detto attraverso la fusione di vecchio e nuovo che cambia entrambi. La teoria secondo cui l’arte è una forma di finzione deriva dal contrasto tra l’opera d’arte come esperienza e l’esperienza del reale. Essendo dominata dalla qualità immaginativa, l’esperienza estetica sia avvolta in una luce che mai si vide su terra o mare. Anche l’opera più realistica se è un opera d’arte non è una riproduzione imitativa delle cose che chiamiamo reali perché sono familiari, regolari o pressanti. Nella creazione di un opera d’arte interviene un elemento di rêverie, passiamo a uno stato onirico, le idee creative vengono in filosofia e in arte quando le persone si rilassano. Il capitale inconscio di significati immagazzinato nei nostri modi di fare non ha alcuna possibilità di diffondersi quando compiamo uno sforzo pratico o intellettuale. La parte maggiore di questa riserva è tenuta a freno. Immagini idee ci vengono non perché ce lo siamo imposti ma per lampi e questi arrivano solo nel momento in cui siamo rilassati. Esse si susseguono l’una all’altra obbedendo alla pura volontà e questa purezza della successione rispetto sentimento è l’unico controllo esercitato. Si ha un prodotto estetico solo quando le idee cessano di fluttuare e prendono corpo in un oggetto. Il materiale immaginativo per diventare materiale di un opera deve essere concepito in termini di colore e l’immaginazione de tramutarsi in immagini. L’oggetto è lo scopo fin dall’inizio. È negli scopi che si mete in pratica quello che si ha nell’intimo. La teoria per cui l’arte è simile al gioco è simile alla teoria dell’arte come sogno. Essa però si avvicina di un passo alla realtà dell’esperienza estetica perché riconosce la necessità dell’azione, di fare qualcosa. Si dice spesso che i bambini fingono quando giocano. Ma i bambini che giocano sono quanto meno impegnati in azioni che danno una manifestazione esteriore al loro immaginario; mentre giocano idea e azione sono completamente fuse. La verità di questa teoria sta nel suo sottolineare il carattere non forzato dell’esperienza estetica. Il suo errore invece sta nel non riuscire a riconoscere che l’esperienza estetica comporta una determinata ricostruzione di materiali oggettivi. Il gioco resta un gesto di liberà ed è perciò contrapposto al lavoro ma si trasforma in opera in quando l’attività è subordinata alla produzione di un risultato oggettivo. Tale contrapposizione risale allo stesso dualismo tra soggetto e oggetto. In arte l’atteggiamento ludico diventa interesse per la trasformazione del materiale utile allo scopo di un’esperienza. Oltre alla commedia, spesso ci sono opere d’arte divertenti. Ma questi fatti non costituiscono una ragione per definire l’arte in termini di divertimento. Ciò che si chiama classico corrisponde all’ordine oggetti e alle relazione oggettive, quello che si dice romantico corrisponde alla freschezza e alla spontaneità che derivano dall’individualità. Il desiderio di ciò che è strano e distante nello spazio e nel tempo, contraddistingue l’arte romantica. Eppure nella fuga dall’ambiente familiare verso un ambiente estraneo è spesso un mezzo per ampliare l’esperienza successiva. Delacoix pittore fin troppo romantico è stato un precursore degli artisti di due generazioni che hanno fatto diventare le scene arabe parte del materiale comune della pittura. Walter Scott viene classificato come romantico in letteratura. Hazlitt denunciò le opinioni di Scott sostenendo che l’esperienza estetica è immaginativa, si può raggiungere l’immaginativo senza diventare fantastico che è determinato solo dal fare non dalle regole dello pseudo classicismo. Le 2 teorie vengono discusse perché caratterizzano filosofie che isolano l’individuo. La teoria dell’arte andava all’estremo opposto. Essa considerava l’individuo un tramite attraverso cui trasmettere del materiale oggettivo. Questa teoria concepiva l’arte come imitazione. I sostenitori di questa teoria si appellano a Aristotele che però intendeva qualcosa di molto differente dall’imitazione, per lui infatti il metafisico era più reale del particolare. Il problema per la riflessione filosofica riguarda non la presenza o l’essenza del materiale oggettivo, ma la sua natura e il modo in cui esso opera all’interno del movimento in cui si sviluppa un’esperienza estetica. che essi possiedono per Aristotele non è il significato che viene in mente con spontaneità ma a un tipo che già esiste per la costituzione stessa della natura. Ci sono infatti impulsi e sogni che sono comuni all’umanità. È infatti grazie all’attività condivise e al linguaggio che qualità e valori diventano comuni all’esperienza comune di un gruppo. L’arte è il modo di comunicare efficace che esiste per questo la presenza di fattori comuni nell’esperienza cosciente è un effetto dell’arte. Il senso dell’oggetti della natura e dell’uomo che prova l’esperienza estetica, ha portato i teorici di filosofia a trattare l’arte come una modalità di conoscenza e ha indotto gli artisti, a considerare l’arte come una maniera di rivelarsi della natura. La concezione dell’arte come forma di conoscenza è implicita nell’affermazione di Aristotele secondo il quale la poesia è più filosofica della storia. Che la conoscenza entri profondamente nella produzione di un’opera è dimostrato dalle stesse opere . Da questo deriva la necessità del ruolo svolto dalla mente dai significati provenienti precedenti che sono assimilati nella percezione estetica. Ci sono artisti che nel loro lavoro sono stati influenzati dalla scienza del loro tempo come Dante, Milton. Sia nella produzione che nella percezione di un opera la conoscenza è trasformata diviene qualcosa in più che conoscenza poiché si fonde con elementi non intellettuali per formare un’esperienza valida in quanto esperienza. La conoscenza è strumentale a questa frase i critici hanno dato diversi significati; ossia la conoscenza è strumentale rispetto all’arricchimento delle esperienza immediata in virtù del controllo sull’azione che essa esercita. L’origine di questo 3 tipo di teoria risale a Platone egli parte dal concetto di imitazione ma per lui c’è un elemento di simulazione in ogni imitazione e la vera funzione della bella è di condurci verso qualcosa che è al di là. Secondo Platone l’obbiettivo dell’arte è di insegnare ad andare verso la percezione di essenze razionali. C’è una scala dove lo stadio più basso consiste nella bellezza di oggetti sensibili, uno stadio pericoloso perché siamo tentati di rimanerci. Da qui siamo incoraggiati a salire alla bellezza della mente e di li alla bellezza di leggi e istituzioni, per poi salire alla bellezza delle scienze e arrivare alla bellezza assoluta. Ogni esperienza è qualitativa e le qualità sono ciò che rende preziosa la stessa esperienza della vita. La riflessione va al di là delle qualità immediate poiché si interessa delle relazioni. Il desiderio di sminuire le qualità sensoriali immediate trova rinforzo nella paura del senso. Il senso sembra una seduzione che distoglie l’uomo dallo spirituale. Il termine essenza denota il nocciolo di qualcosa; noi consideriamo una serie di conversazione e il risultato è ciò che è essenziale. Un’opera d’arte può trasmettere l’essenza di una gran quantità di esperienze. Si selezione e si semplifica perché si vuole esprimere l’essenziale. Se oggi siamo consapevoli di significati essenziali è perché gli artisti di tutte le diverse arti li hanno estratti ed espressi in un contenuto percetti vivido. Lo stato della mente che costituisce l’opera d’arte è una manifestazione di uno stato della mente ed è intuizione in quanto conoscenza di essa. L’architettura per Platone è al gradino più basso , la scultura invece è più elevata, mentre la musica privilegia su tutte le arti perché non ci offre solo le oggettivazioni esterne della volontà. Cap. 13: Critica e percezione La critica è giudizio. Le percezioni forniscono al giudizio il materiale relativo. Il contenuto della percezione è l’unica cosa che rende differenti i giudizi che ne derivano. Il controllo del contenuto della percezione è la chiave per cogliere la straordinaria distinzione tra i giudizi. Sarebbe pertanto possibile procedere subito dall’esperienza estetica diretta a ciò che è implicito nel giudizio, i fili da seguire sono dati,da un alto,dalla materia formata di opera d’arte,dall’altro da ciò che è implicato nel giudizio per la natura della sua stessa struttura. Ma,in pratica, è necessario anzitutto sgombrare il terreno. C’è motivo di ritenere che le questioni più vitali della teoria estetica vadano ricercate in generale in controversie che riguardano movimenti particolari di qualche arte,come il funzionalismo in architettura. Tali controversie possono essere accompagnate da animosità e pregiudizio. Ma è probabile che esse siano gestite con un occhio diretto su opere d’arte concrete . Non si può assumere tranquillamente all’inizio che il giudizio sia un atto d’intelligenza compiuto in rapporto alla materia della percezione diretta a vantaggio di una percezione più adeguata. Infatti giudizio ha anche significato e rilievo nell’ambito della legge. Un giudice è colui che pronuncia una sentenza vincolante. La critica è un processo di assoluzione o condanna in base a meriti e demeriti. Il giudice occupa una carica socialmente autorevole. La sua sentenza determina il distino di un individuo. Il desiderio di autorità anima il cuore dell’uomo. Buona parte della critica giudiziale deriva da un’inconscia sfiducia in se stessi e dal conseguente appellarsi a un’autorità per avere protezione. Tali attività hanno condizionato negativamente la concezione stessa della critica. Il giudizio definitivo,è più congeniale a una natura umana sclerotizzata di quando lo sia il giudizio che sviluppa nel pensiero una percezione di cui ha profonda consapevolezza. La sentenza del giudice può essere emessa soltanto sulla base di regola generali. I rappresentanti della scuola della critica giudiziale non sembrano sapere con certezza se i maestri sono grandi perché osservano determinate regole o se le regole da osservare oggi sono tratte dalla pratica di grandi uomini. La fiducia nelle regole è una versione indebolita di un’ammirazione precedente. Criteri e regole sono generali,gli oggetti artistici individuali. I primi non hanno collocazione nel tempo,non appartengono né a un luogo né a un altro. Per avere concretezza devono essere riferiti a titolo esemplificativo all’opera dei maestri. Quindi incoraggiano l’imitazione. Sono maestri proprio perché non seguono né modelli né regole.
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