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Riassunto "Arte. Una storia Naturale e civile" 4, Sintesi del corso di Storia dell'Arte Moderna

Riassunto dei capitoli 1-6 e 12-18 del libro "Arte. Una storia Naturale e civile" vol 4

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021
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Scarica Riassunto "Arte. Una storia Naturale e civile" 4 e più Sintesi del corso in PDF di Storia dell'Arte Moderna solo su Docsity! Arte. Una storia naturale e civile, vol 4 Barocco nasce come etichetta negativa per indicare una stagione artistica che occupa quasi tutto il Seicento, e significa “irregolare, bizzarro”. La differenza tra Barocco e Rinascimento è la consapevolezza della propria modernità, cioè la consapevolezza della propria fragilità e relatività. Cap 1, La vera natura di Annibale Carracci e Caravaggio Fonti: Bellori, Vite, 1672; analizza questa nuova stagione dell’arte, individuandone i protagonisti, tra cui spiccano Caravaggio e Carracci (oltre che il fiammingo Rubens) Chiesa di Santa Caterina dei Funari: - Muziano, Deposizione, 1580; il gruppo di figure è concepito come un basso rilievo privo di profondità, i colori sono tenui, il paesaggio riprendo - Pulzone, Assunzione della vergine, 1598-1604; modo di dipingere astratto, formalizzato, mentale, figure pensate come statue coperte di stoffe - Carracci, Santa Margherita, 1599; una figura sola, monumentale, vibrante, che interpella lo spettatore, lo guarda negli occhi; nonostante gli attributi iconografici, essa appare come una ragazza contemporanea, e i colori, la composizione, la tensione dello sguardo parlano del mondo reale; si nota una certa avversione per il conformismo tardo-manierista Annibale Carracci, suo fratello Agostino e suo cugino Ludovico avevano fondato nel 1582 un’accademia che proponeva una formazione artistica imperniata sul recupero della pittura del primo Cinquecento e sullo studio della natura. - Carracci, Macelleria, 1580 ca; qui si vede una pittura lontana da quella levigata e astratta del Manierismo, una pittura incentrata sul mondo reale - Carracci, studio di ragazzo, 1582-85 - Carracci, Pietà per la chiesa dei Cappuccini a Parma, 1585; si tratta della prima opera barocca; la scena ha un altissimo pathos, e la preoccupazione del Carracci è quella di rendere credibilmente la materia dei corpi; si tratta di una ripresa infiammata dello stile di Correggio; - Ludovico Carracci, Visione di San Francesco, 1584-84; si tratta di una ripresa dei notturni di Correggio, fatta però con disarmante semplicità e con confidenziale idillio - Ludovico Carracci, Pala dei Bargellini, 1588; adottando lo schema trasversale della Pala Pesaro di Tiziano, la Madonna col bambino è presentata di scorci. Con un gesto enfativo, san Domenico ci mette in connessione diretta con lo sguardo di Maria, mentre San Francesco presenta la donatrice (una Bargellini) e Maddalena porge un vaso d’unguento. Il tutto è ambientato sotto uno dei portici di Bologna - Caravaggio, Bacco, 1595; cfr Michelangelo, Bacco; il ragazzo, arrossato dal vino e coperto da un lenzuolo, dialoga direttamente con lo spettatore; grande attenzione per la nature morte (rivendica autonomia e dignità inaudite per il mestiere dell’artista; si tratta della rivoluzione moderna che vuole l’arte per l’arte) - Caravaggio, canestra di frutta, 1595; si tratta di una natura morta dipinta con la stessa dignità che si riserva ai quadri sacri - Caravaggio, Maddalena pentita, 1595; si tratta di un ritratto dall’aria umile, in cui lo spazio dello studio d’artista del pittore rivendica la propria importanza, e la posa, la luce, e l’attributo iconografico (vaso d’unguento) permettono di passare dal ritratto al genere sacro - Caravaggio, tele per la Cappella Contarelli in Luigi dei Francesi, 1599; il Cardinale Del Monte riesce ad ottenergli la commissione, e quindi Caravaggio dipinge tre quadri i cui soggetti erano già stati stabiliti da Cointrel nel 1565: Vocazione di Matteo, Martirio di San Matteo, San Matteo e l’Angelo - Santa Maria del Popolo, Cappella Cerasi: unica chiesa in cui le opere di Caravaggio e di Carracci si incontrano. Carracci, Assunzione della Vergine, rievoca l’Assunta dei Frari di Tiziano; si tratta di un quadro caratterizzato da una raffinata costruzione di corpi intrecciati, gesti eloquenti, grande energia. Caravaggio, Crocifissione di San Pietro e Conversione di Saulo, uso del chiaro scuro, sembrano quasi dei fotogrammi di intensa realisticità - Caravaggio, Morte della Vergine, 1604-06; si tratta di un quadro di grande realismo, privo di speranza e fede, in cui la Vergine prende le sembianze di una cortigiana morta; proprio per questo non fu accettata dalla committenza, e fu invece adorata da artisti e principi, passando dalle mani del duca di Mantova, del re d’inghilterra e di quello di Francia - Sempre a Roma, Caravaggio dipinse anche altre pale, tra cui la Madonna dei Pellegrini per la chiesa di Sant’Agostino - Galleria di Palazzo Farnese, decorazione in onore delle nozze di Ranuccio Farnese e Margherita Aldobrandini; questa galleria diventa la palestra della scuola romana dei Carracci; tema degli affreschi è la potenza dell’Amore celeste e profano. La sala è coronata da un belvedere immaginato come un’architettura antica. Il primo ordine è scandito da telamoni in marmo separati da medaglioni bronzei ossidati e da quadri che rappr l’amore degli dei. Ai quattro angoli la struttura si apre in una loggia circondata da balaustre e li si scontrano amore celeste e terreno. Il secondo ordine consiste in una serie di quadri che culminano con il Trionfo di Bacco e l’incontro tra la Venere Celeste e Terrena. I quadri sono caratterizzati da libertà e sensualità, come si può vedere dalla scena di Giove e Giunone. Questa galleria è una riscrittura della cappella sistina con la monumentalità dei corpi michelangioleschi, la luce e la sensualità di Tiziano, la morbidezza e languidezza del Correggio Cap. 2, Italia-Europa: 1610-30, la rivoluzione cammina - 1606, Caravaggio fugge da Roma e ripara a Napoli - Caravaggio, le sette opere di Misericordia, 1607; un tema astratto diventa, nelle mani di Caravaggio, una narrazione concentrata e compressa che concentra episodi del mito, della Bibbia e dell’agiografia che si fondono a scene riprese dal vivo - 1608, Caravaggio entra a far parte dell’Ordine di Malta e dipinge per loro uno dei suoi capolavori - Caravaggio, Decollazione di Sa Giovanni Battista, 1608; la scena avviene in un grande spazio vuoto, senza eroismi e senza nulla di speciale, una semplice esecuzione, in cui il santo annega nel proprio sangue: una scena spietata. - Caravaggio fugge in Sicilia - Caravaggio, Resurrezione di Lazzaro per la cappella dei Lazzari In Buona Morte, 1609; scena vista dagli occhi di Lazzaro, che oppone resistenza a questo forzato ritorno alla vita - Caravaggio, David con la testa di Golia, 1610; David è qui un boia riluttante; la testa di Golia è un autoritratto dell’artista - Caravaggio muore sulla strada per Roma. Subito si sviluppa il fenomeno del caravaggismo, che ha diversi volti: alcuni imitano per tutta la loro vita il Merisi, altri lo imitano per poi passare a stili diversi, altri ne recepiscono il nucleo morale senza tuttavia seguirne lo stile - Caravaggio, Giuditta e Oloferne, 1599; cfr Artemisia Gentileschi, Giuditta e Oloferne, 1620; la Gentileschi perde la compressione e concentrazione drammatica del prototipo, rendendo l’orrore in qualche modo decorativo il realismo delle foglie, dello sguardo di terrore negli occhi di Dafne; forse come modello Bernini aveva in mente Reni, Atalanta e Ippomene, 1618, in cui i due nudi si danno a una danza geometrica e astratta - Poussin, Ispirazione del poeta, 1629-30; praticamente una versione profana del San Matteo e l’angelo di Caravaggio; ben presto una pittura del genere non fu più accettata da papa Barberini (arriva l’epoca della pittura sacra) - Antoon Van Dyck, Ritratto del cardinale Barberini e ritratto del Cardinale Bentivoglio; Van Dyck è uno dei più grandi ritrattisti dell’epoca; migliore allievo di Rubens, riesce a richiamare in vita il colore veneziano con l’uso del colore e della luce - Marzo 1624 viene ritrovato il corpo di Santa Bibiana; a Bernini viene affidato il suo primo incarico architettonico - Bernini, Santa Bibiana, posta sull’altare maggiore della Chiesa di Bibiana, 1624-26; si tratta di una statua in marmo, la figura è vestita, il corpo della santa è percorso da continue insenature, solcato da profondi golfi d’ombra e rilevato in ampie zone convesse che riflettono la luce. Il viso della santa è vicino a quelle delle sante di Reni, ma al contempo è pervaso da un’intensità e un’individualità inedita. La santa è rappr nel momento precedente il martirio. Da questa statua parte una serie di statue di sante vergini, tra cui la Santa Susanna d Duquesnoy - Lanfranco, Assunzione di Maria (intradosso della cupola di sant’Andrea), 1625-27; Lanfranco qui recupera e rilancia il modello delle cupole dipinte dal Correggio: il risultato è una straordinaria dilatazione dello spazio; - Pietro da Cortona, trionfo della divina provvidenza nel pontificato di Urbano VIII (Quirinale), 1632-39; primo cielo barocco; Pietro da Cortona prende l’idea di Carracci nella Galleria Farnese; la sala sembra coronata da un’altana in cui le membrature sembrano rivestite da sculture di marmo e di bronzo; quella struttura serve ad aprire ben cinque finestroni che danno direttamente sul cielo, e da queste piove sullo spettatore un popolo di dei antichi. - Borromini, Chiostro di San Carlino alle Quattro Fontane, 1634-38; si tratta della prima commissione indipendente di Borromini, svolta per i Trinitari Scalzi; lo spazio ridotto viene trasformato, otticamente, in un grande maestoso e austero chiostro; ciò avviene grazie all’uso delle pareti come fossero materia scultorea (come già fatto da Michelangelo), aggiungendoci però qualcosa di nuovo, cioè il movimento circolare a quasi ossessivo - Borromini, intradosso della cupola di San Carlino, 1634-38; decorato con un complicato partito decorativo le cui proporzioni diminuiscono progressivamente, dando idea di profondità (sembra una sorta di alveare) - Borromini e suo nipote Bernardo Castelli, facciata di san Carlino, 1634-67; uso di una triplice curva che increspa la superficie - Urbano VIII inizia il suo pontificato affidando al venticinquenne Bernini il compito di risolvere il problema della Copertura della Confessione e del soprastante altare maggiore della Basilica di San Pietro - Bernini, Baldacchino, 1624-35; si tratta di un baldacchino di dimensioni monumentali: solo le colonne tortili (in riferimento alle colonne del palazzo di Salomone) sono alte 11 metri, e sopra di essi si erge una gigantesca corona abitata da rami di palma e angeli che reggono in tensione con dei tiranti la copertura di stoffa da cui pendono le nappe, che creare l’illusione di potersi muovere da un momento all’altro. - Bernini e Urbano trasformano i piloni che sorreggono la cupola in quattro reliquari, e in ogni nicchia pongono delle statue collegate alla reliquia: croce di Cristo-Sant’Elena (scolpita da Andrea Bolgi), sindone-Santa Veronica (scolpita da Mochi), capo di Sant’Andrea-Sant’Andrea (Duquesnoy), lancia che aprì il costato di Cristo-San Longino (scolpito da Bernini stesso, la posa aperta serve a rendere la scultura leggibile anche da lontano) - Sacchi, Messa di San Gregorio Magno, 1625-27; prima pala vaticana nello “stile Barberini”, prolunga illusivamente lo spazio dipingendo un altare sopra l’altare; mette in scena il miracolo del tele reliquario che, punto, sanguina - Poussin, Martirio di Sant’Erasmo, 1628-29; la luce e il colore rimandano a Veronese, la figura del santo viene praticamente buttata addosso allo spettatore, gli aguzzini hanno ascendenza caravaggesca; la scena si svolge in un proscenio palladiano popolato da sacerdoti in vesti bianche - Bernini, tomba monumentale di Urbano VIII, 1627-47; pur rifacendosi alle tombe dei duchi della sagrestia nuova di Michelangelo, rispetto a questi il Bernini preferisce l’uso di più materiali. La statua del pontefice è in bronzo dorato, le allegorie della Carità e della Giustizia sono in Marmo Bianco, il sarcofago è in marmo e sopra di esso si sporge la morte, che con un ossicino scrive il nome del pontefice - Il nuovo papa Innocenzo X Pamphili decise che alla Basilica avrebbe donato un enorme rilievo in marmo - Algardi, Leone Magno mette in fuga Attila, 1646-53; si tratta di uno dei capolavori del barocco; l’opera cattura la luce con grande efficacia - Alessandro VII Chigi, salito al potere, decide di affidare al Bernini i due punti irrisolti della basilica: la piazza di fronte ad essa e la zona absidale - Bernini, Cattedra di San Pietro, 1656-66; si tratta di un enorme reliquario progettato per racchiudere un trono di età carolingia in legno e avorio; fanno corona alla grande sedie di bronzo quattro statue che rappr i Padri della Chiesa; subito sopra la sommità del seggio è una cascata d’oro e di luce, che rappr una visione. La struttura architettonica dell’abside è cancellata dall’irruzione della colomba dello spirito santo, forse in continuità con la rappr barocca dei cieli - Gaulli, trionfo del nome di Gesù (volta della Chiesa di Gesù), 1676-79; drammatica e istantanea rappr della caduta degli angeli ribelli - Bernini, Colonnato di San Pietro, 1655-67; nonostante l’effetto di sorpresa sia venuto meno con la distruzione del tessuto urbano originale, l’impatto col colonnato è ancora impressionante: i giochi di luce inghiottono e restituiscono alla vista le tre file di colonne, creando un effetto di movimento, e a ciò concorrono anche le statue che sono sopra il colonnato - Piazza Navona: Palazzo Pamphili, storie di Ena affrescate da Pietro da Cortona; Bernini, Fontana dei Quattro fiumi - Pietro da Cortona, Santa Maria della Pace, 1656-57; commissione di Alessandro VII (lì c’era la cappella voluta dal suo antenato Agostino Chigi) facciata immaginata come raccordo tra lo spazio della piazza e quello della chiesa, legati dal profondo portico semicircolare e da un raffinato sistema di ali laterali e di volute (l’architettura si fa urbanistica) - Borromini, Sant’Ivo alla Sapienza, 1643-62; la pianta sono due triangoli incastrati a formare una stella iscritta in un esagono; il perimetro è poi racchiuso in una sequenza di pilastri giganteschi; La curva della cupola è incassata e solcata da una serie di archi rampanti rovesci, un evidente debito alla tradizione gotica lombarda; la cupola è culminata da una spirale scultorea che rimanda allo spirito santo - Piazza del Popolo, dove, in Santa Maria del Popolo, era sepolto Agostino Chigi; - Bernini, Porta del Popolo, prima fatiscente, viene ristrutturata su volere di Alessandro VII; in essa si possono riconoscere lo stemma dei Chigi (tre monti) e pendente sotto di esso lo stemma dei Vasa, in onore dell’ingresso della Regina Cristina di Svezia) - Bernini, cappella Cornaro, 1647-51; contiene l’Estasi di santa Teresa; le figure della famiglia Cornaro si affacciano da un palchetto, assistendo alla scena come se fossero a teatro - Spesso, in età barocca, si costruivano dei veri e propri palcoscenici che cambiavano l’aspetto della città: Bernini, catafalco funebre di Carlo Barberini; Bernini, apparato per la nascita del delfino di Francia - Poussin, La calma, 1650; paesaggio ideale ma verosimile; - Lorrain, Veduta fantastica di un porto al tramonto, 1637; si inserisce il topos del sole che tramonta nel mare - Salvator Rosa, Paesaggio con arco di roccia, 1640; si tratta della conquista dell’orrida bellezza da parte del barocco italiano; “spesso l’orror va col diletto”, Marino - Orrido sociale: il Bamboccio, La sosta, 1635; Sweerts, un artista copia il Nettuno di Bernini, 1655; Linglebach, Piazza Navona, 1657; Dujardin, Saltimbanchi al palatino, 1655 Cap. 5, L’Italia parla Barocco - I duchi di Savoia modificano la loro capitale, Torino - Guarini prende la lezione di Borromini e la radicalizza, verificandola alla luce della grande stagione gotica - Guarini, Cappella della Sindone, 1667-90; reliquario di marmi neri; la sua derivazione dal Sant’Ivo del Borromini è denunciata dalla cupola conica formata da archi sovrapposti le cui dimensioni diminuiscono via via che sale - Guarini, San Lorenzo, 1668-87; chiesa giocata sulla pirotecnica della doppia copertura a cupola; Guarini non prevede un intradosso continuo, ma smaterializza la cupola maggiore, presentandola come un cono diafano di luce attraversato da un sistema di nervature che s’incrociano formando una stella ad otto punte - Guarini, Palazzo Carignano, 1679-85; fabbrica di mattoni rossi cosparsa di stelle e mossa da improbabili volute; - Genova si era impoverita come città, e quindi non si hanno architetture barocche, ma si hanno quadri e sculture - Van Dyck, Ritratto equestre di Anton Giulio Brignole Sale, 1627; tipologia di ritratto imperiale/militare, ma con atteggiamento gioviale - Van Dyck, ritratto di Paolina Adorno, 1627; - Gregorio de Ferrari, Stagioni, 1687; in questi affreschi esterno ed interno dialogano, sfondano i soffitti con un nuovo senso della natura, acutizzato ed estenuato - Filippo Parodi, Adone, 1679; nelle sue scultura Parodi preferisce la decorazione alla storia, eseguendo figure prive della gravitas berniniana - Chiesa di San Luce: Parodi, Assunta, che ben si accorda con gli affreschi del Piola; sempre qui si ammira la Natività del Grechetto, - Grechetto, Adorazione dei pastori, 1645, caratterizzata dalla composizione diagonale, l’accentuata verticalizzazione, sottolineata dalla colonna, l’uso della luce - Pugnet, progetto per il baldacchino di Nostra Signora di Carignano; paragonabile al baldacchino di San Pietro del Bernini, ma questo non fu realizzato se non le statue di Alessandro Sauli e San Sebastiano, passaporto del successo di Pugnet (anche se non conosce la sintetica monumentalità del Bernini) - Quadroni di San Carlo: Crespi e Procaccini, San Carlo Borromeo erige le croci alle porte di Milano; Crespi, Procaccini, Mazzucchelli, Martirio delle sante Rufina e Seconda; 1625; esemplificativi del barocco lombardo, sentimentale ed enfatico - Nel Barocco lombardo rimane comunque la fascinazione per la pittura della realtà (c’è quindi una certa continuità con il Manierismo maturo) con Baschenis, Strumenti, 1675; o Zurbaran, natura morta, 1633; - Accanto alle nature morte, i ritratti: Ceresa, Ritratto di un anziano gentiluomo seduto in poltrona, 1650, forse vicino a Velazquez come stile - Richino, Chiesa di San Giuseppe, combina insieme due strutture a pianta centrale e fonde elementi della tradizione lombarda ed altri legati a Michelangelo e Maderno - Giordano, la volta della galleria Ricciardi, 1685; l’incontro con Preti gli aprì un grandissimo orizzonte artistico, in seguito al quale viaggiò a Roma e Venezia, unificando l’Italia artistica, come dimostrato dagli affreschi svolti a Firenze - Giordano, Cacciata dei Mercanti dal tempio, 1684; affresco per la controfacciata della chiesa napoletana dei Girolamini; Giordano abbatte la parete della chiesa, proiettando lo spettatore direttamente nell’animata vita delle strade e dei vicoli del centro antico, puntando tutto sullo spaesamento e sulla reazione emotiva del fedele - Lecce è una città secondaria in cui lo stile barocco non riguarda un singolo monumento o monumenti identificabili, ma tutta la città; l’intera città è costruita in una pietra calcarea tenerea e dorata immersa nel latte per renderla più resistente. Secondo Gregorovius, “Lecce è la Firenze del Rococò” - Basilica di Santa Croce, composta in un linguaggio ancora inconfondibilmente gotico ma coperta dalla più esuberante e barocca delle decorazioni. Per motivazioni pratica (le strade sono strette e gli edifici si vedono dal basso) grande importanza hanno le mensole - Serpotta: apparteneva a una famiglia di stuccatori e passò la sua vita a decorare con quella tecnica gli interni di chiese e oratori della sua città; Oratorio di San Lorenzo, realizza la cornice in stucco della Natività di Caravaggio, plasmando una teoria di quadretti rappr scene della vita dei due santi titolati, interrotta da candide virtù - Serpotta, un trofeo di armi e due ragazzi, 1690; impressionante naturalismo caravaggesco con cui coglie la complessione, i poveri vestiti, la sveltezza di due giovani. La particolarità del Serpotta sta nella scelta di innestare il barocco sul sostrato manierista, aprendo la strada al Rococò - 1693: una serie di terremoti distrugge 35 città e ne danneggia altre venti. Catania cambiò radicalmente restando in loco. Ragusa continuò a convivere con la parte vecchia. Avola fu disegnata in forma esagonale. Particolare il caso di Noto, che ricostruita a 15 km di distanza su poi vittima di una pestilenza che ridusse gli abitanti ulteriormente; ci fu poi anche un referendum per tornare alla vecchia Noto, che divenne la nuova Noto: questa viene intesa come una grande scenografia, in cui tre larghe strade parallele vengono tagliate ortogonalmente da traverse che mettono in comunicazione i livelli diversi Cap. 6, Il paesaggio barocco - Lo spazio barocco è uno spazio in bilico, giocato tra la consapevolezza dell’assenza di confini e la necessità di dominare, con i sensi o con l’intelletto, questa dimensione infinita - Borromini, Galleria di Palazzo spada, 1652-53; sembra di trovarsi davanti a uno spazio incredibilmente lungo, ma in realtà sono solo 12 m - Bernini, Scala Regia in Vaticano, 1663-66; - Pozzo, soffitto della chiesa di Sant’Ignazio - Quattro Canti trasfigura l’incrocio tra le due fondamentali prospettive viarie della città - Rapporto con l’acqua: Ponte Sant’Angelo; Fanzago, Palazzo Donn’Anna, 1642-48 (particolari sono la posizione, ma anche il fatto che le facciate sono scolpite nel masso di roccia su cui posa l’edificio) - Capolavoro della paesaggistica d’acqua, la Palazzata di Messina è andata distrutta. Doveva fare un effetto simile al Porticato del Bernini - Giardino Borromeo, diversi architetti hanno trasformato uno scoglio di pescatori in una sorta di grande nave barocca - La continua metamorfosi tra arte e natura, la creazione di spazi smisurati, incontrollabili e in qualche modo anticlassici e a tratti soverchianti sono gli elementi del rapporto uomo-paesaggio dell’età barocco, un rapporto che è tutto meno che tranquillizzante Cap. 7-11 NO Cap.12, L’Italia al tramonto del barocco - De Brosses critica la facciata di Palazzo Pamphili, definenendola gotica (e quindi non elegante); la stessa accusa viene posta da Contini al Rococò (nuovo genere caratterizzato dalla minuta decorazione, nato in Francia, prende nome dalla storpiatura di rocaille, cioè conchiglia) - De Sanctis, Scalinata di Trinità dei Monti, 1723-26; si tratta di un susseguirsi di flessuose curve rocaille di cui si fatica a comprendere la forma generale ma che è capace di sedurre in modo magnetico lo sguardo dell’osservatore - Raguzzini, piazza di Sant’Ignazio, 1727-28; si tratta di una efficace prospettiva teatrale costruita attraverso umilissime palazzine, senza decorazioni ma con lo spirito Rococò ce soffia nelle curve nervose e scattanti dei palazzi e nella opposizione di una scala domestica a quella grandiosa della antistante facciata della chiesa - Sardi, facciata della Chiesa della Maddalena, raro campionario di applicazione alla facciata di una chiesa monumentale di forme nate per decorare paraventi, boudoir o padiglioni di giardino - La nuova sensibilità penetra inesorabilmente nel gusto dell’aristocrazia (appartamento di Cornelia Costanza, presenta decorazioni ispirate alla Cina e ai nativi americani) - A Roma, il linguaggio architettonico continua comunque a parlare Barocco, e si ha quindi convivenza con la stagione Rococò - Galilei, Facciata di San Giovanni in Laterano, 1733-36; riedizione della facciata di Carlo Maderno per San Pietro, ma giocata sul profondo chiaroscuro determinato dalle logge aperte; solo il bizzarro piedistallo su cui poggia il Cristo Benedicente allude al Borromini, tutto il resto rimanda al Bernini - Galilei, Cappella Corsini, opera severamente classica - Fuga, facciata di Santa Maria Maggiore, 1741-43; fugge ogni sinuosità rocaille ed è anche pensata come una severa, razionale incastonatura dell’antica facciata mosaicata della Basilica, che in parte continua a potersi ammirare. - Fuga, palazzo della Consulta - Fuga, palazzo Corsini (ora Accademia dei Lincei) - Salvi, Fontana di Trevi, 1731-62; trasformazione di un palazzo in una sorta di modernissimo arco trionfale imperiale, il cui fornice centrale serviva a contenere una monumentale statua di Nettuno in piedi su un carro acquatico - Juvarra, allievo di Fontana, si occupa inizialmente delle scenografie per il teatro del cardinale Ottoboni, poi passa a servizio di Vittorio Amedeo II - Juvarra, Basilica di Superga, dialoga con Michelangelo (pianta centrale + cupola), Sant’agnese in Piazza Navona (torri gemelle), Pietro da Cortona (intradosso della cupola a cassettoni), Sant’ivo di Borromini (innesto di un corpo longitudinale a una pianta centrale) - Juvarra, Stupinigi, - Interni del Juvarra: Gabinetto del Segreto Maneggio degli Affari di Statp in Palazzo Reale (1730), caratt da due corpi: sontuosissimi tavoli su cui si innesta il corpo verticale di una libreria; Gabinetto Cinese in Palazzo Reale, nato come boudoir, alternanza di specchiere rocaille e decorazioni cinesi (copie o originali) - Vittone, santuario di Vallinotto, esterno semplice ed orientaleggiante a cui si oppone un interno fortemente barocco (tre volte: una ad archi incrociati, l’altra dipinta e una terza) - Napoli, pittura non memorabile: Solimena, Cacciata di Eliodoro, 1725; è una riflessione sull’eredità seicentesca - Architettura: Vaccaro, Santa Maria della Concezione a Montecalvario, 1724; uso di pianta centrale ottagonale; str giocata tutta sullo stucco e sulla luce; Vaccaro, chiostro maiolicato di Santa Chiara; ci sono molti esempi di rococò: facciata di Santa Maria in Vertecoeli; Canale, Balaustra dell’altare della certosa di San Martino - Grande popolarità hanno le scale monumentali: Canale, Scalone di Palazzo Mastellone, 1738; Canale, cortile di palazzo Trabucco; Sanfelice, scalone di Serra di Cassano, 1735; - Cappella Sansevero: decorata con diversi marmi, tra cui il più notevole è Queirolo, Il disinganno, 1735; Corradini, Pudicizia, 1752, il cui corpo è coperto da un sottile velo; Sammartino, Cristo Velato, 1753; questo allude alla vocazione funeraria della cappella ed è un vero e proprio capolavoro - Nuova dinastia: Borbone. Vengono promosse delle nuove costruzioni, tra cui quella di Palazzo di Capodimonte (prog di Medrano) con attorno un enorme parco su progetto di Sanfelice, in cui si trovano diversi edifici tra cui la Reale Fabbrica di Porcellana - Negli stessi anni, restaurazione di Palazzo Reale e fondazione del teatro San Carlo - Fuga, Real Albergo dei Poveri, 1750 - Vanvitelli, Reggia di Caserta, 1750; detto da Wittwoker “canto del cigno del barocco italiano”; se l’esterno, per le dimensioni monumentali, non presenta sufficiente movimento nella facciata, l’interno è invece caratt da una concatenazione di vestiboli, cortili, scaloni, che moltiplicano le prospettive e i contrasti di luce rendendo il tutto simile a una scenografia; vero capolavoro è il parco, in cui si riprende la tradizione dei giardini manieristi sfruttando la conformazione del territorio Cap. 13, Ritorno alla Realtà - La pittura borghese in Italia non aveva radici; ogni pittore qui nominato apparteneva a una realtà locale, ma li si possono leggere come appartenenti a un filone della “pittura della realtà” - Bologna: Crespi, formatosi con gli allievi del Carracci, lavorava a commissioni principesche ma anche a quadri realistici: Sacramento della confessione, 1710 (aderisce alla luce e alla tensione emotiva); Il cortile, 1715 attenzione per la rappr dello squallore del paesaggio - Bergamo: Ghilandi, noto come Fra’ Galgario, conosceva personalmente Crespi e Tiepolo: Autoritratto, 1732; Ritratto di Cavaliere, 1740; si tratta di una pittura libera e impressionistica, fatta di addensamenti materici e di sfaldamenti delle forme (uso della sintassi formale barocca anche per cavaliere qualsiasi) - Milano: Giacomo Ceruti, detto il Pitocchetto (da mendicante), era solito rappr mendicanti o comunque umili lavoratori, dando però loro la dignità di un ritratto e usando tele di notevoli dimensioni (due m): L’incontro nel bosco, 1735; Donne che lavorano, 1725; La lavandaia, 1735; - Genova: Magnasco, rappr la povertà degli ambienti contemporanei, connettendosi direttamente al più avanzato illuminismo italiano; Satira del nobile in miseria, 1725; Trattenimento in un giardino d’Albaro, 1735 in cui i membri dell’aristocrazie sono appollaiate su poltrone rocaille - Venezia: Pietro Longhi (formatosi in ambiente emiliano), il cui sguardo sfocia nel ritratto ironico ma fraterno e commosso, simile a Goldoni: La lezione di danza, 1751; Il rinoceronte, 1751; - Napoli: Traversi, la commedia di Longhi assume qui tratti più corrosivi, disincantati e monumentali, riaccendendo il realismo di Caravaggio (es Vecchio Mendicante), con risultati vicini al Ceruti; anche la pittura sacra trova, nelle sue mani, una nuova tenerezza di vita quotidiana (Santa Margherita da Cortona, 1758); ma sono in realtà le scene di genere (Lezione di disegno, 1760, e Lezione di musica, 1756) che rivelano in lui una nuova consapevolezza sociale - Venezia: Canaletto, Il laboratorio dei mamri a San Vidal, 1725; rappr una Venezia popolare, lontana dagli elegantissimi protagonisti del Longhi; il colore è saturo, freddo, denso, e le ombre cadono nette; si dedica anche alla glorificazione della solennità di Venezia, con quadri monumentali come Ritorno dal Bucintoro, 1729-30 e Bacino di San Marco verso est, 1738; - Canova, le tre grazie, 1817;, scultura realizzata per John Russel (rimasto colpito da quella realizzata per la moglie di Napoleone) - Thorvaldsen, le tre grazie ascoltano il canto di cupido, in lui Canova trovò un rivale - Canova, Monumento Funerario di Maria Cristina d’Austria, 1805; uso di una forma inconsueta, quella della piramide, oltre che ruolo marginale del ritratto della defunta. Vero protagonista dell’opera è il corteo che la accompagna verso la tomba, costituito da un genio alato, dalla Virtù, dalla Carità e da altre due fanciulle - Oltre a questi monumenti grandiosi, Canova sperimentò anche un altro tipo di tomba: la stele funeraria, già diffusa in Grecia antica e Roma, come ad esempio la Stele di Volpato, 1807 in cui una giovane donna piange davanti a un busto all’antica del defunto. Schema identico viene ripreso nella Stele per Falier - Canova, busto di Cimarosa, 1808; carattere ufficiale (doveva essere esposto nel Pantheon, per la sepoltura), ma comunque animato di sentimenti - Canova, ritratto di Juliette Recamier in veste di Beatrice, 1818; fissa i lineamenti di queste regina della moda, idealizzandoli - David, Juliette Recamier, 1800 qui invece viene rappresentato il carattere della stessa - Canova, Paolina Borghese come Venere vincitrice, 1808; ritratto commissionato da Camillo Borghese suo marito (lei è la sorella di Napoleone); la nudità, che all’epoca era scandalosa, non costituisce problema in quanto la statua è di gusto antico - David, Napoleone al Gran San Bernardo, 1801; dipinto celebrativo della potenza militare di Napoleone - Canova, Napoleone come Marte pacificatore, 1806; il riferimento alla mitologia rende appropriato la rapp di un nudo - Thorvaldsen, Alessandro a Babilonia, 1812; realizzato in gesso per la Sala delle Dame del Palazzo del Quirinale, risistemato dall’architetto Stern - Ingres, Il sogno di Ossian, 1813; pensato per l’appartamento di Napoleone nel Quirinale - Gondoin e Lepere, La colonna Vendome, 1810; realizzata coi cannoni dei russi e degli austriaci sconfitti ad Austerlitz, questa colonna si rifà al modello della colonna in onore di Traiano dopo la vittoria in Dacia Cap. 16, L’architettura tra classicismo e altri itinerari - Nel settecento viene pienamente apprezzata l’architettura greca, soprattutto in riferimento a Paestum e all’ordine dorico, rappr della maestà e della robusta semplicità. - Dufourny, Orto Botanico di Palermo; è affiancato da due padiglioni, il calidarium e il tepiderium, in cui sono adattati elementi dorici, a cominciare dalle possenti colonne; sotto al livello del tetto corre un fregio, per le cui metope l’architetto francese si ispirò sia a pubbl di botanica sia alle piante dell’orto - Il Pantheon esercitò sempre una grande influenza, come si può notare da Canova, Tempio canoviano a Possagno (un pronao precede il grande vano interno di forma interno di forma cilindrica e coperto da una cupola, ma questo pronao ha otto colonne doriche, come pure è dorico il fregio soprastante triglifi e metope) - Bianchi, Basilica di San Francesco di Paola a Napoli - Marvuglia, Palazzina cinese di Palermo, 1802; si tratta di una costruzione orientaleggiante voluta da barone Lombardi, che testimonia la vivacità culturale della Sicilia; era presente un meccanismo che permetteva di far scendere piatti e vivande direttamente dalla cucina alla sala da pranzo - Piermarini, Teatro alla Scala, 1778; si tratta di un una partitura architettonica misurata e severa, in cui le esigenze funzionali si equilibrano intelligentemente con il lessico classico - Antolini, progetto per Foro Bonaparte (mai realizzato perché troppo oneroso) Cap. 17, Il dominio dell’immaginazione, il fascino della natura - Il percorso di Piranesi è per tanti aspetti parallelo a quello di Winckelmann, come si può vedere dal cfr tra Parere sull’architettura e Storia dell’arte dell’antichità - Piranesi: architettura, Roma. Winckelmann: scultura, Grecia. - Piranesi, Grotteschi, 1744; combinazione libera di sculture e monumenti antichi entro luoghi immaginari - Piranesi, Tavola dalle Carceri d’invenzione, 1761; qui lo sguardo non domina lo spazio, ma al contrario subisce il fascino di strutture misteriose attraversamenti imprevedibili e percorsi labirintici - Piranesi, Antichità romane, 1756; serie di 250 tavole che ricostruivano la topografia della Roma antica, ma non ideate per soli specialisti - Piranesi, Parere sull’architettura, sostiene che l’architettura non deve sottostare a un sistema rigido di norme - Piranesi, Diverse maniere d’adornare i cammini, tema della decorazione, dedicato al cardinale Rezzonico (da cui prende poi la commissione di rinnovare Santa Maria del Priorato - Fussli, incubo, 1781 - Fussli, Titania e Bottom, 1794 - Goya, la famiglia dell’infante don Luis di Borbone, 1784 - Goya, Caprichos, 1799 - Goya, la repressione dell’insurrezione del 3 maggio 1808, 1814 - Goya, saturno che divora uno dei suoi figli, 1823 - Due eccezioni a queste opere scure: Ritratto di Leocadia Zorrilla e Cane interrato Inghilterra, popolarità del tema del sublime e del pittoresco, influenza soprattutto la paesaggistica (Jones, Balcone, 1782; Towne, veduta dall’interno del colosseo, 1780), c’è quindi fascinazione per le rovine e per le alpi Cap 18, Il paesaggio tra secondo settecento e primo ottocento - Attenzione topografica - Collecini, Real Colonia di San Leuco, si tratta di una str ispirata a modelli architettonici normanni - Giardino all’inglese: giardino progettato per sembrare privo di progetto - Stradone di Parma, l’Italia importa dalla Francia l’iniziativa di grandi spazi verdi a uso pubblico - Memmo, Prato della Valle di Padova canale di forma ovale che circonda un’isola raggiungibile tramite quattro ponti. - Vanvitelli, Real Passeggio di Napoli - - - - - - - - - - - - -
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